Capitolo 4
J’onn
tornò al DEO dopo una lunga giornata di lavoro.
“Ben fatto capo!” disse Alex porgendogli
una bottiglietta d’acqua.
“Non usavo
i miei poteri da lungo tempo, devo ammettere che essere Supergirl per
così tanto non è facile!” disse piano, dato la presenza di agenti del DEO che
non conoscevano la sua vera identità “Ma è anche bello poter di nuovo volare!”
“Comunque, rimproveri sempre mia sorella di
essere spericolata, ma neanche tu ci vai leggero!” disse Alex.
“Devo o no interpretare tua sorella?”
chiese J’onn.
“Si, ma devi anche stare attento. Se ti
succede qualcosa…”
“Alex, tranquilla. Non sono come Kara. Sembra che mi lancio nel pericolo, ma valuto ogni
cosa e ogni mossa da compiere prima di entrare in azione. Non devi dirmi di
agire con prudenza per i l mio bene e quello del DEO!”.
“Sono solo preoccupata!” disse Alex.
“Ti ringrazio, ma sono io quello che doveva proteggere te e Kara.
A proposito, lei come sta?”
“Dice di stare meglio, ma Winn mi ha riferito che ha avuto altri attacchi di panico.
So che questa situazione la sta stressando. Vorrebbe tornare in azione, ma…”
disse Alex.
J’onn
le mise una mano sulla palla.
“Sono sicuro che presto tornerà. Ha bisogno
di tempo!”.
“A me va bene qualsiasi cosa scelta, io
voglio che sia felice e mi dispiace di non poter fare molto in questa
situazione!” disse Alex frustrata.
“Fai molto per lei Alex e questo nessuno lo
mette in dubbio, solo te!”
“Vorrei poter fare di più!” disse Alex “Tu riesci a capire quello che sta provando,
potresti parlarle tu?”
“D’accordo, ma ho anche un’idea. Porta tua
sorella qui sta sera e vedremo di fare una terapia un po’ drastica!”.
Alex lo guardò fra il curioso e il preoccupato. “Che cosa hai in mente?”.
Kara
era appena rientrata nel suo loft, sospirò. Aveva ancora il cuore a mille per
quanto era successo quel giorno.
Per la prima volta da settimane, il suo
cuore sembrava impazzito per qualcosa di diverso rispetto alla paura.
Era una sensazione che non aveva mai
provato, un’emozione che la rendeva felice e spaventata allo stesso tempo.
Andò al frigorifero e prese del gelato. Doveva
riflettere su quello che stava succedendo tra lei e Adam e cosa implicava avere
una relazione con il figlio del capo. Guardò l’orologio e vide che mancava
circa un’ora all’arrivo di sua sorella. Era la serata sorelle e Kara sapeva che Alex le avrebbe dato una mano ad affrontare
quella situazione, perché lei riusciva a pensare solo che sarebbe stato un
disastro. In quel momento il telefono squillo sul display e Kara
lesse il nome di Alex e fu subito preoccupata.
“Ti prego Alex non dirmi che non puoi venire.
Ho bisogno di parlarti!”
Kara
attese la risposta e sospirò prima di aggiungere “Arrivo subito!”
Neanche
cinque minuti dopo, Kara entrò al DEO.
“Alex, cosa succede? C’è un’emergenza?”
chiese Kara, guardando gli schermi per cercare
traccia di minacce.
“Se ci fosse saresti pronta a tornare sul campo?” chiese Alex.
Kara
abbassò il capo indecisa, poi guardò sua sorella “Prima o poi devo ricominciare,
non posso nascondermi per sempre!” rispose Kara.
“La tua esitazione però mi conferma che non
è una cosa che vuoi!” disse Alex.
“Si, si che lo voglio Alex, ma…
“La paura ti blocca, lo so. Per questo io e
J’onn pensiamo di poterti aiutare. È un po’ drastico,
ma potrebbe funzionare!” disse Alex.
Di cosa stai parlando?
“Vieni con me!”
Alex portò Kara
nella stanza di combattimento dove Hank le aspettava.
“Ehi Hank, grazie per quello che stai
facendo!” disse Kara sorridendogli.
“Sono felice di aiutarti e spero di poterlo
ancora fare!”
“Mi dite cosa avete in mente voi due?”
domandò Kara, curiosa.
“Sono le grida delle persone a scatenare le
tue visioni e gli attacchi di panico. Pensiamo
che mettendoti davanti alla tua paura, costringendoti ad affrontarla, possa
essere una terapia efficace.” Disse Alex per poi osservare sua sorella, che
nervosamente giocava con le mani. “È un po’ quello che si fa con le fobie. Chi
ha paura dei ragno, viene avvicinato sempre di più all’animale, fino anche a
doverlo maneggiare per poi far si che superi questa fobia, noi vogliamo fare la
stessa cosa. Te la senti? So che hai provato qualcosa del genere, Winn me l’ha detto, ma questa volta non ci saranno
orecchini che ti salveranno quando ti sentirai sopraffare. Lo dovrai affrontare
fino alla fine”
Kara
guardò Alex e Hank preoccupata. Non le piaceva l’idea, ma se l’avesse aiutata ci
avrebbe provato.
“D’accordo, ma dopo mi devi come minimo una
pizza, dei ravioli cinesi e dei consigli su un pasticcio in cui sono andata a
ficcarmi!”
“Cat sospetta
ancora che tu sia Supergirl?” chiese Alex preoccupata.
“No, ma in qualche maniera centra anche
lei!” disse Kara, per poi prendere un respiro
profondo “Ok…cominciamo!”
Hank guardò Alex, la quale annuì dandogli
il via. Il primo premette un pulsante su
un pannello disposto all’entrata e delle grida registrate di incidenti
avvenuti nei giorni passati, riempirono la stanza. Kara
chiuse gli occhi e fece dei respiri profondi. Passò qualche secondo dove Alex non
vide nessun segno evidente di paura.
Poi la vide muovere la bocca. Non poteva
sentire quello che stava dicendo, ma le sembrava una canzone. Pensò si
trattasse di un mantra Kryptoniano che l’aiutava a
liberare la mente, ma qualsiasi cosa fosse, non
l’aiutò a lungo.
Le
sue mani presero a tremare, gli occhi vennero strizzati e il respiro divenne
più irregolare.
Alex le si avvicinò e le afferrò le mani “Kara, ascoltami! Ce la puoi fare!”
Kara
scosse la testa e liberando le mani dalla presa di Alex, si coprì le orecchie.
“Tu sei più forte di così!” disse Alex,
staccandole le mani e stringendogliele nuovamente.
“Non posso…io non…posso…” cominciò Kara.
“Si ce la puoi fare. Apri gli occhi!” disse
Alex, senza però che venisse ascoltata.
“Kara apri gli
occhi e guardami!” insistette Alex.
Kara
obbedì, ma continuava a vedere Krypton “Non ti vedo!”
“Dove sei ora?”
“Krypton. Sono per le strade di Argo. Mia madre
mi tiene la mano mentre corriamo. Ci sono persone che gridano di paura,
chiedono aiuto, altri giacciono a terra. Tutto sta cadendo a pezzi. Ho così paura
Alex! Portami via!” disse Kara piangendo.
“Ma tu non sei li Kara!”
disse Alex.
“Si, si invece. È tutto troppo reale!”
disse Kara, guardandosi intorno.
“è solo la tua mente che ti sta facendo
brutti scherzi, ma ragiona. Se fossi su Krypton, come spieghi che riesci a
sentire la mia voce? Non ci conoscevamo ancora all’epoca, ricordi? Ora sei
sulla terra, sei al sicuro con me e Hank. Ti trovi al DEO, sei la mia sorellina e sei la persona più meravigliosa che abbia
mai conosciuto e sei simpatica, leale, coraggiosa…io…io so che puoi farcela Kara, ricorda quello
che vedi è una cosa passata, su cui non hai il controllo e che non hai alcuna
colpa per non aver salvato il tuo mondo.
Non hai colpa per essere sopravvissuta, ma se continui a farti bloccare dalle tue paure, allora avrei
la colpa di non aver fatto niente per
salvare quelle persone che ora stanno chiedendo il tuo aiuto e per cui puoi realmente fare la differenza!”.
Kara
continuava a guardarsi intorno , finchè lentamente le
immagini scomparvero e il volto di sua sorella, comparve nel suo campo visivo.
“A-Alex…ti vedo!” fisse Alex sorridendole.
“Vieni, sediamoci un attimo!” disse la
sorella maggiore, accompagnando Kara su una panchina.
“Respira profondamente e cerca di calmarti.
Va tutto bene!” disse Alex, dicendo a J’onn, con un
gesto della mano, di spegnere l’audio.
“Ce l’ho fatta?” chiese Kara
incredula.
“Alex le sorrise e disse “Ce l’hai fatta,
ma non poteva essere altrimenti!”.
Kara
sorrise, mentre cercava ancora di regolarizzare il suo respiro. Vide Hank
avvicinarsi, per poi posarle una mano sulla spalla per incoraggiarla.
“Kara, so che è
molto difficile, ma non basta una volta
per guarire. Dovremo ripeterlo più volte,
finché le grida diventino solo grida!” disse Alex.
Kara
si morse nervosamente il labbro prima di annuire.
“Sicura di voler ritentare? Non c’è alcuna
fretta!” disse Hank.
“No,no…va bene.
Facciamola finita!” disse Kara determinata.
La porta del loft si spalancò, lasciando
entrare una Kara esausta che si buttò sul divano e
una Alex carica di cibo per rifocillare la sorella.
“Non posso credere che tu mi hai fatto
prendere il doppio del cibo che ordiniamo di solito!” disse Alex, posando le
buste sul tavolo.
“Dopo il pomeriggio che mi hai fatto
passare, devo ricaricarmi!” disse Kara, alzandosi per
buttarsi sulla confezione di ravioli cinesi.
“Sbaglio o eri d’accordo?” disse Alex.
“Si, ma non pensavo che sarebbe stato così…così…terribile?
Ed è frustrante sapere che non sono ancora del tutto guarita!” disse Kara sbuffando.
“Ci vuole tempo e questa sera hai fatto passi da giganti!”
disse Alex.
“Dillo a coloro che non salverò questa sera
o domani o…quanto ancora durerà questa storia Alex. Mi sento così inutile. Ho sempre
voluto aiutare le persone e ora questa cosa mi blocca. Voglio che tutto torni
come prima!”
“E tornerà Kara,
abbi solo pazienza!” disse Alex, cercando
di incoraggiarla.
Kara
sospirò prima di addentare un altro raviolo cinese.
“Allora, di cosa volevi parlarmi?” chiese
Alex curiosa “Era qualcosa che riguardava la signora Grant!”
“Oh quello…ecco…si…io…ho un appuntamento!”
disse Kara.
“Con la signora Grant?” chiese Alex alzando
un sopracciglio. “Si…cioè no….non con la signora Grant, con…con…Adam. Si, ecco,
mi ha invitato a mangiare con lui domani sera e io…io non so se ho fatto bene
ad accettare e se le cose vanno male? Diventerebbe tutto più complicato e…”
cominciò Kara, ma Alex dovette interromperla.
“Aspetta…aspetta…aspetta, mi sono persa
qualcosa? Chi è Adam?”
“Adam è…è un ragazzo!” disse Kara.
“Si, fino a li ci arrivavo. Due giorni che
non ci vediamo faccia a faccia e tu ti trovi un ragazzo? Perché non me lo hai
detto?” chiese Alex.
“Oh…ehm…non l’ho fatto apposta. È che dopo
tutto quello che sta succedendo e lui non è….insomma è successo tutto in
fretta, poi lui mi ha fato il suo mp3, Cat era lì che
mi fissava e ho detto di si!” disse Kara, non facendo
nemmeno una frase di senso compiuto.
“Kara, se me lo
dici in kryptoniano forse è più facile per me
seguirti. Riavvolgi il nastro e comincia dall’inizio!” disse Alex alquanto
confusa.
“Ho mandato una lettera al figlio della
signora Grant a nome suo e inaspettatamente lui si è presentato. Appena ho
incrociato il suo sguardo, Ho sentito come…non lo so…un ...wapau?
o quelle che definiscono farfalle nello stomaco? Sono andata dal panico e ho
conciato a farfugliare, cosa che lui trova carina e il giorno dopo, cioè oggi
mi ha chiesto se volevo cenare con lui!”
Alex sorrise divertita.
“Mi ha colto talmente di sorpresa che non
riuscivo a parlare finchè non è arrivata Cat a mettermi più
in imbarazzo. ho detto di sì pur di scappare da quella situazione. Ero così imbarazzata!”
disse Kara, portandosi le mani al volto.
“Quindi in realtà non avresti accettato?” chiese
Alex.
“Avrei calcolato tutte le eventualità possibili
prima di rispondere, sono stata imprudente. Insomma sono Supergirl il che mi
costringe a mentirgli, oltre al fatto che è il figlio della signora Grant. Cosa
succede se tra noi le cose andassero male? Perderò il mio lavoro? E se….”
Cominciò Kara, ma Alex la interruppe “Ok, ora calmati.
Non deve per forza andare male. Le cose potrebbero anche funzionare, chi lo
sa?”
“Non ho mai avuto una vera relazione Alex.
Tutti sono scappati quando ho inavvertitamente rotto loro qualcosa e io credo
che Cat voglia suo figlio intero!” disse Kara, ricordandosi tutti coloro a cui aveva rotto il naso
quando avevano provato a baciarla.
“Kara, ora sai
controllare meglio i tuoi poteri e poi se non ci provi, non saprai mai come
andranno a finire le cose. Dici sempre che vuoi una vita normale, allora
buttati!” disse Alex.
“Voglio solo che nessuno si faccia male!”
disse Kara tristemente.
“E io non voglio che sia tu a stare male. Kara, il rapporto tra due persone non è rose e fiori
nemmeno per chi non è dotato di poteri, quindi non pensare che siano le tue
doti ad ostacolare quello che potrebbe esserci tra te ed Adam!” disse Alex.
Kara guardò
scettica sua sorella “Quindi pensi che dovrei andare? Dovrei accettare di
cenare con lui?”
“Da quanto ho capito, hai già accettato e
hai fatto bene. Tuffati, male che vada,
se fa il cavaliere, hai mangiato gratis!” rispose Alex divertita.
Kara
sorrise, poi aggiunse “Ho un altro problema!” Alex alzò un sopracciglio in
attesa di sapere di cosa altro avesse
bisogno la sorella.
“Non so cosa indossare!”
Alex sorrise e scosse la testa, prima idi
recarsi al suo guardaroba.
“La mattina seguente Kara
era seduta alla sua scrivania con la testa tra le nuvole.
“Kara, tutto ok?”
chiese Winn, notando la sua distrazione.
“ S-si, sto solo pensando a questa sera!”
disse Kara.
“Oh la tua serata con il figlio della
signora Grant. Nervosa?” chiese l’uomo.
“Nervosa è un eufemismo. Sto contando tutte
le situazioni in cui posso rendermi ridicola! O mandare tutto a quel paese. Posso
combattere la criminalità e alieni, ma non posso affrontare una uscita con un
ragazzo. Ah se poi teniamo conto che al momento non eccello nemmeno nel mio
lavoro di Supergirl…sarà un disastro!” disse Kara,
poggiando i gomiti sulla scrivania e nascondendosi il volto con le mani.
“Andrai benissimo ed Adam è molto fortunato e se non se ne rende
conto, è lui a rimetterci!” disse Winn gentilmente,
facendo fare un sorriso a Kara, la quale poi aggiunse
“Ogni volta che lo incontro non riesco a fare nemmeno una frase di senso
compiuto!”
“Questo perché….” Cominciò Winn, prima di prima di prendersi un infarto quando Kara si alzò
di scatto dalla sua scrivania.
“Oh no, il latte per la signora Grant, me
ne sono completamente dimenticata....di nuovo!” disse Kara,
dirigendosi verso l’ascensore per rimediare al suo errore, ma proprio in quel
momento il Ding dell’ascensore di Cat
Grant, si fece sentire.
“Signora Grant, vado subito a prendere il caff…” cominciò Kara , ma si
bloccò appena vide che la donna aveva in mano due bicchieri “Avevo un po’ di
tempo e sono andata a prendermelo da sola e ne ho preso uno anche per te!”
disse Cat, porgendo a Kara
un bicchiere.
“G-grazie!” disse Kara
perplessa, per poi guardare Winn come per cercare una
spiegazione a quel comportamento, ma l’uomo alzò semplicemente le spalle.
“Allora Kera,
pronta per sta sera?” domandò Cat a un passo di
lontananza dal suo ufficio.
“S-si
signora Grant!”
“Oh e dove andrete di bello?”
“E-ecco….io…io non lo so!” rispose Kara.
“A che ora vi incontrerete?” domandò Cat.
Kara
ci pensò un attimo e disse “Ehm non
lo…so!”
“Dove vi incontrerete?”
“Ecco….” Disse Kara,
rendendosi conto che qualcosa non stava funzionando.
Cat
sospirò “Verrà a prenderti a casa tua sta sera verso le otto!” disse Cat per poi aggiungere. “Ho fatto le medesime domande a mio
figlio. Lui ha ovviamente saputo rispondere a tutte le domande, tranne a quella
su cui abitavi!”
“Bhe si…in
effetti io…” cominciò Kara, ma si interruppe quando vide Cat
prendere un foglio e una penna dalla sua scrivania e scriverci sopra un numero,
per poi porgerlo alla sua assistente “è proprio vero che Dio li fa e poi li
accoppia. È assurdo che a nessuno dei due sia venuto in mente di scambiarvi i
numeri di cellulare!”
Cat
alzò gli occhi al cielo “Sta volta ho fatto da tramite, ma sia chiaro che non
voglio fare da postino fra voi due. Hai il numero di Adam ora. Abbi almeno la
cortezza di dirgli dove abiti!” disse Cat, prima di
andarsene nel suo ufficio.
Kara
guardò Cat allontanarsi, poi il suo sguardo si posò
sul foglietto datogli dalla donna. Sospirò. Quella relazione era già partito
col piede sbagliato.
La serata era trascorsa in modo piacevole.
I due ragazzi avevano parlato del più e del meno imparando a conoscersi e Adam
aveva già potuto constatare il grande appetito di Kara.
“Mi dici dove riesci a mettere tutto quello che hai mangiato?”
chiese Adam divertito “Bello vedere che non sei la tipica ragazza che sta
attenta a non mangiare zuccheri e carboidrati per paura di ingrassare!”
Kara
si sentì imbarazzata.
Aveva cercato di contenersi, ma a quanto
pare aveva comunque esagerato “Ecco…lavorare per tua madre richiede molte
energie. Corro sempre di qua e di là!”
“Si, mi sembra giusto!” disse Adam con un
sorriso “Quindi tu dipingi. mi farai vedere mai qualcosa?”
Kara rispose “Ecco…non sono un granché. Quando
sono triste mi metto a dipingere pezzi della mia vita passata, quando stavo con
i miei genitori, ma in genere mi aiuta solo a farmi sentire più malinconica. Ma
non farlo mi fa temere di dimenticare tutto. Anche i miei genitori. Infatti a volte faccio fatica a
ricordare i loro volti. Per fortuna ci sono gli olog….le
foto, che mi rinfrescano la memori!” disse Kara con
un sorriso triste.
Adam allungò la mano per sfiorare quella
della ragazza posata sul tavolo “Mi dispiace che tutto questo sia capitato a
te!”
“Sono anche stata fortunata a trovare una
famiglia che mi abbia adottata subito e che mi abbia amato nonostante le mie
stranezze!”
Adam stava per rispondere quando delle urla
attirarono la sua attenzione e quella di Kara.
“Tutti
contro la parete, fate in fretta!”
Poi ci fu uno sparo che fece comprendere a
tutti i clienti del locale, di essere nel bel mezzo di una rapina.
Adam e Kara, così
come tutti, seguirono gli ordini impartiti, ma le grida e i pianti delle
persone, scaturirono un inizio di
attacco di panico in Kara, che si portò le mani alle
orecchie e cominciò a respirare in maniera irregolare.
Adam si rese conto dei segnali e cercò di parlare
a Kara per tranquillizzarla, pensando che fosse la
situazione ad averla spaventata, ignaro del fatto che lei era l’unica persona a
essere al su sicuro.
“Kara, va tutto
bene. Finirà preso. Te lo prometto!”
“Sta zitto!” urlò un rapinatore , puntando
la pistola verso ad Adam, il quale alzò le mani in alto.
I rapinatori erano in due. Ognuno di loro
teneva sul viso un passa montagna ed erano entrambi armati.
“Dateci tutti i soldi e i beni di calore e
non vi faremo niente!” disse Il primo rapinatore.
“Io direi invece che non faremo niente alla
maggior parte di loro. Ci sono dei bei bocconcini qui e io ho un certo
appetito, se capisci quello che intendo!” disse il secondo rapinatore, dando un’occhiata
alle varie ragazze presenti nel locale. Il suo sguardo si posò anche su Kara, ma la sua attenzione sembro andare per una cameriera
del ristorante.
“Tu! Vieni qui!” disse il secondo
rapinatore.
La ragazza interpellata, tremante si
avvicinò. L’uomo l’afferrò il mento e dallo strizzare degli occhi era evidente
che fosse divertito dalla paura della sua vittima.
“Ora io e te ci divertiremo!” disse
afferrandola per un braccio, ma non fece nemmeno un passo che una voce lo fermò.
“No, tu non le torcerai un capello!” disse
un altro cameriere, venuto in soccorso della collega.
Il primo rapinatone non contendo del gesto
altruista dell’ostaggio, reagì avvicinandosi al ragazzo e colpendolo alla nuca
con l’impugnatura della pistola.
Kara
sussultò al grido del mal capitato e si morse il labbro, quando lo vide cadere
a terra dolorante.
Il primo rapinatore lo afferrò per i
capelli, sollevandogli la testa per poi dirgli “Pagherai per la tua stupidità!”
detto questo, l’uomo lo lasciò andare e puntandogli la pistola contro, aggiunse
“Questo è quello che succederà a chiunque provi nuovamente a…” l’uomo non
riuscì a terminare la frase che un rumore di una bottiglia che andava in
frantumi, colse tutti di sorpresa.
Il primo rapinatore cadde a terra, con
sorpresa del secondo, che vide chi fu l’artefice della dipartita del suo
collega.
Kara
si trovava in piedi, dietro al primo rapinatore, con metà bottiglia rotta tra
le mani. La lasciò cadere, guardando con sguardo arrabbiato il secondo rapinatore, il quale, infuriato
dal suo gesto, le puntò la pistola
contro e la caricò.
“No!” urlò Adam, mettendosi davanti a Kara, quando il colpo venne sparato. Le grida degli ostaggi
riempirono le orecchie della ragazza, la quale per la prima volta a malapena le
percepì. Era concentrata a seguire la traiettoria del proiettile per poterlo
fermare prima che fosse troppo tardi.
Il proiettile era diretto verso il cuore di
Adam. Il ragazzo non avrebbe avuto scampo.
Kara
agì in fretta, a una velocità tale che nessuno percepì il ben che minimo
movimento.
Adam si guardò attorno confuso, poi guardò Kara per accertarsi che non si fosse fatta male, ma la
ragazza non gli diede il tempo di controllare che, approfittando del momento di
smarrimento del secondo rapinatore, gli diede un calcio nelle parti basse, che
lo portò istintivamente a far cadere la pistola e inginocchiarsi a terra.
Un ostaggio vedendo la pistola a terra,
l’afferrò e la puntò contro il rapinatore, dicendo “Qualcuno trovi qualcosa per
legarli!”
Quando i due criminali furono sistemati, le
due armi vennero posizionate su un tavolo , pronte per essere consegnate alla
custodia della polizia, che non tardò ad arrivare.
Dopo che tutti vennero interrogati,
poterono ritornare alle loro case.
Durante il tragitto Kara,
notò che Adam era piuttosto silenzioso. Pensò che si trattasse di un
atteggiamento post traumatico per quanto avevano appena vissuto, d'altronde
aveva rischiato di morire poco prima.
“Adam, tutto bene?” chiese Kara, afferrandogli il braccio.
Adam a quel contatto sembrò come se si
svegliasse e guardando la ragazza disse “Sto bene, solo non riesco a capire!”
“Si, anche io non riesco a spiegarmi come
certa gente possa agire in determinati modi!” disse Kara.
“Non mi riferivo ai rapinatori, ma a te!”
disse Adam serio.
“Me?” chiese Kara
confusa.
“Si, spiegami come ti è venuto in mente.
Come hai potuto essere così avventata, così folle da attaccare un rapinatore!”
disse Adam agitandosi.
“Cosa avrei dovuto fare? Lasciargli
uccidere quell’uomo e poi fare del male
alla ragazza?” chiese Kara infastidita “Ho avuto la possibilità
di fermarli e non mi sarei personata se nonostante avessi potuto fare qualcosa,
fossi rimasta ferma a guardare!”
“Avresti dovuto aspettare l’intervento
della polizia!” disse Adam.
“Non sarebbe arrivata in tempo e lo sai. A
quel punto ci sarebbero state probabilmente diverse vittime!” disse Kara.
“Ma così facendo una delle vittime, avresti
potuto essere tu!” disse Adam nervosamente.
“Ma non è successo!” rispose Kara difendendosi.
“Avrebbe potuto però. Devo dirlo Kara, questo tuo atteggiamento suicida non mi piace!” disse
Adam infastidito. A Kara però non piacque quell’affermazione
e disse “Oh scusa tanto se ho voluto salvare delle vite!” il suo tono di voce
era alterato “Ho fatto quello che ritenevo giusto e lo rifarei dovessi ritrovarmi in situazioni
del genere!”
“Questo non vuol dire che mi stia bene. C’è
gente che è addestrata per correre in mezzo al pericolo e di solito è gente
addestrata e ben equipaggiata. Dovresti lasciare loro il loro lavoro!” disse
Adam.
“Io ho seguito il mio cuore e lo farò
sempre. Sta sera ho fatto una buona azione che mi ha fatto sentire bene. Non mi sentivo così da
diverso tempo e non ti permetterò di rovinarmi questa sensazione!” Disse Kara, per poi girarsi e allontanarsi, lasciando solo Adam
con i suoi pensieri, incapace di trovare le parole per poterla fermare.