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Autore: _iamross    05/04/2020    0 recensioni
I limiti sono dei punti fondamentali da non dover superare. Il controllo, difatti, è forse la caratteristica che più rispecchia Arabella Nelson; ama dominare e avere sempre il coltello dalla parte del manico. Arruolarsi nell'accademia militare è stata infatti la scelta più azzeccata per quell'anima da combattente che da sempre ha influito sul suo presunto futuro. Ma la sua facciata da falsa combattiva nasconde milioni di retroscena. Un passato difficile, una vita dura, molti segreti e un appiglio: la sua carriera. Ma cosa accadrebbe se qualcuno in particolare riuscisse ad abbattere quel muro di freddezza costruito negli anni?
•••
«Forse sei abituata ad avere il mondo ai tuoi piedi.».
« O forse sei tu che credi di essere superiore agli altri, tanto da non rispondere ad una semplice domanda.».
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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La morbidezza è il primo aggettivo che mi viene in mente, non appena le labbra di Trevor si poggiano sulle mie. I miei occhi rimangono aperti, nonostante le sue palpebre si siano chiuse nel momento in cui ha deciso di baciarmi. Sono sorpresa del suo gesto avventato ma allo stesso tempo quasi curiosa di capire come siamo arrivati a tal punto. Non so esattamente cosa sia scattato in lui, anche perché fino a qualche secondo prima ci stavamo per sbranare, e non so nemmeno per quale assurdo motivo io non mi stia spostando o non lo stia schiaffeggiando come solita fare. Mille pensieri corrono nella mia testa, mille dubbi e perplessità inondano la mia mente ma non galleggia alcun rifiuto. Il mio cervello ha totalmente spento la parte della razionalità e non so come sia successo. Non mi capita mai di spegnere quel tasto che mi permette di agire d'impulso. In questo caso, però, qualcosa è cambiato.

Rimango rigida nella mia posizione mentre i miei occhi non si staccano dal viso fin troppo appiccicato al mio. Mi aspettavo che mi urlasse contro per la mia impertinenza, che mi attaccasse per le mie risposte pungenti o che addirittura provasse a minacciarmi e invece ha fatto tutt'altro. Qualcosa che, considerati i miei principi, non dovrei mai far accadere ma che, stranamente, sta fottutamente accadendo.

Le mie mani poggiano sul materasso morbido ma sono costretta a sollevarle per circondare il suo collo, quasi come se il suo corpo o la sua mente mi stia intimando di farlo, di ricambiare questa effusione aggressiva e indecente. Quasi come se mi stia costringendo a compiere azioni senza il mio consenso. I miei occhi alla fine si chiudono, la mia testa segue solo il suo corso e la ragionevolezza mi abbandona definitivamente.

Ad occhi chiusi, solamente con uno sfioramento, potrei descrivere perfettamente il disegno della sua bocca che famelica divora la mia. E diamine, so che è fottutamente sbagliato incamerare questi scenari, come la stranezza delle sue labbra sulle mie o la perfezione del puzzle che abbiamo appena realizzato eppure non posso controllare la mia testa che galoppa senza sosta.

Non sono un tipo sentimentale che vede cuori e fiori e tanto meno non sono il tipo incline all'amore o cazzate del genere. Piuttosto, sono il tipo di ragazza che ama il controllo, che gradisce tener tra le dita le redini della situazione e che non ammette alcun tipo di sottrazione.

Probabilmente, il genere di ragazza che gli uomini amano avere al loro fianco, - o sotto di loro, dipende dalla scala di perversità che domina la loro testa -, e senza dubbio il genere che le donne sdolcinate odiano e tentano di spezzare in due.

Le sue dita affondano nei miei fianchi stretti e di istinto interrompo quell'incastro creato dalle mie gambe, per piantare le mie ginocchia sul materasso che molleggia istantaneamente.

Un sospiro fuoriesce dalle mie labbra infrangendosi sul suo viso mentre Trevor interrompe il bacio con uno schiocco leggermente udito. Stringo le ciocche dei suoi capelli tra le mie dita e appiattisco i miei polpastrelli sulla nuca bollente.

Siamo un concentrato di calore e riesco perfettamente a sentirlo.

Accarezza il mio labbro inferiore, per poi fiondarsi nuovamente ma in modo totalmente differente. Le sue mani modellano i miei fianchi e perseguono una scia fluida, intrufolandosi al di sotto della felpa piuttosto pesante che indosso. Rabbrividisco al contatto improvviso e appiattisco il mio corpo al suo. Il mio petto diventa un tutt'uno con il suo, abbastanza tonico, mentre le nostre ginocchia collidono.

La lussuria è un sentimento del tutto carnale. La voglia di aversi, di sentirsi sotto pelle e la passione che incendia ogni fibra del corpo. Qualcosa che va oltre al semplice 'far l'amore'. È più un'ondata di piacere libidinoso che scinde perfettamente l'amore dal sesso. La tensione sessuale è palese ormai, è chiaro il richiamo del mio corpo al suo, il fuoco che divampa nel momento in cui solamente i nostri occhi si incrociano.

Puro desiderio di possedersi, di aversi.

I suoi denti affondano sul mio labbro inferiore tirandolo con forza e provocando un gemito che esce dalle mie labbra in maniera involontaria.

« Hai perso» sussurro aprendo gli occhi, rendendomi conto solo adesso delle sue iridi verdi già focalizzate sul mio viso.

Le sue gemme sono due pozzi scuri, neri come la pece, quel colore che definirei simile al nero che incombe negli inferi. Ma non spaventa. L'inferno terrorizza eppure i suoi occhi mi trasmettono tutto fuorché timore.

Le sue dita risalgono accarezzando la mia schiena, fermandosi sul gancetto del reggiseno che segna il limite massimo da non dover superare.

Non va oltre in questi minuti ma i suoi occhi mi garantiscono che non lo farà nemmeno nei minuti a venire.

Aspetta un mio consenso e sa bene che glielo negherò.

Socchiudo gli occhi, quando le sue labbra rosse e gonfie lambiscono impercettibilmente la mia guancia destra. Non indugia ulteriormente e mi godo quel semplice contatto che, seppur minimo, mi spinge a chiedere un qualcosa in più.

« Io non perdo mai» mormora, costringendomi ad aderire perfettamente al materasso. La mia testa poggia sul cuscino mentre si sistema sul mio corpo, senza schiacciarmi. I suoi occhi perlustrano ogni imperfezione del mio viso ed io mi comporto di conseguenza. « E se dovessi perdere, mi assicurerò che prima l'avversario si arrenda»

Le mie mani lambiscono il suo collo mentre i pollici tracciano la mascella affilata. Vederla è un conto ma toccarla è un'altra questione.

Toccare il suo corpo è un'altra questione.

Spingo il suo viso avvicinandolo al mio ma lo invito a girarlo da un lato, in modo da poter sfiorare con le labbra il suo orecchio.

« Hai perso nell'esatto momento in cui i tuoi occhi hanno incrociato i miei. Il vincitore non sei tu ma io, sergente» sussurro tirando e succhiando leggermente il lobo.

Le sue dita si appiattiscono alla pelle della mia schiena e sorrido, perché sono sicura dell'effetto che ho su di lui.

I nostri occhi si incrociano nuovamente e inclino il capo leccandomi le labbra, gesto che non passa inosservato. Tant'è che abbassa le iridi su di esse, leccando istintivamente le sue.

« Harley dove l'hai lasciata? Il tuo soprammobile non ti piace più?» chiedo, fingendomi dispiaciuta.

Il suo sguardo varca orizzonti decisamente lontani dalla mora di cui sto parlando.

Mi desidera e non quel tipo di desiderio legato all'amore ma puro desiderio viscerale, carnale.

Lussuria.

« Sei gelosa della bambolina, Nelson?» mi stuzzica.

Una mano esce dal nascondiglio creato dalla mia felpa e le sue dita tracciano un percorso che si arresta sulle clavicole.

Ridacchio del tutto divertita. « Gelosa?» ripeto schioccando la lingua sul palato. « Se volessi, potrei sottrarti dalla sua presa in un batter d'occhio e sai cosa? Nemmeno te ne accorgeresti»

Probabilmente pecco anche di presunzione ma sento che è così. Lo vedo dal modo in cui mi guarda, dal modo in cui mi parla - nonostante ci urliamo contro continuamente - e dal modo in cui traccia la mia pelle con le sue dita ruvide. Il tocco che riserva a lei è superficiale. Non la bacia nemmeno e se lo fa, è perché è lei a volerlo ma basta poco per scansarla. Non la guarda, lo fa solo perché è costretto ed il modo in cui le parla si allontana dal modo in cui lo fa con me. È vero, non litigano mai ma perché non è minimamente interessato a farlo o per lo meno, non gli interessa intrattenere alcun dialogo. Si limita unicamente a del sesso liberatorio ed è questo che volevo far capire ad Harley ma, evidentemente, dal modo in cui gli gira ancora attorno non ha recepito il messaggio.

« Presuntuosa ed esageratamente convinta»

« Solo realista» ribatto immediata.

« Hai lasciato che ti baciassi»

La sua mano si chiude a coppa sul mio seno, rinchiuso in un insulso reggiseno.

Piego la gamba e ciò garantisce una posizione nettamente migliore per Trevor.

« Non vedevi l'ora di farlo. Vedilo come un regalo, perché non ci ritroveremo più in questa situazione»

La serietà trapela dalla mia voce ma è decisamente camuffata dal desiderio impellente di toccare il suo corpo, così come lui sta facendo con il mio senza alcun problema.

L'orgoglio supera di gran lunga il pizzicore delle mie dita ma lui non demorde.

« Sei fin troppo sicura di te» sussurra leccando le sue labbra. I miei occhi cadono di riflesso su di esse. « Potrei ridurre in piccoli pezzettini il tuo orgoglio»

« Nessuno c'è mai riuscito»

« C'è sempre la prima volta» ribatte.

L'altra mano nascosta, sotto la felpa, tocca il mio ventre piatto mentre le mie mani si intrufolano nuovamente tra i suoi capelli morbidi, come immaginavo fossero.

« Tu non sarai la mia prima volta, Trevor. Non ci sopportiamo»

« Però mi baci»

« E tu hai perso» ripeto, nuovamente, senza timore.

La presa sul mio seno diventa più ferrea ed un gemito fuoriesce dalla mia bocca.

« La perdizione non è un sentiero individuale, Arabella» cantilena con voce bassa e arrochita dal desiderio impellente.

« Ci odiamo» continuo, imperterrita.

« La linea è sottile. L'odio e la passione camminano di pari passo»

Le sue labbra indugiano sulla mia mascella e chiudo gli occhi, stringendo la presa dei suoi capelli scuri.

« Non era l'odio e l'amore?» intervengo, saccente.

Lo sento sorridere. « Beh, a chi la diamo a bere? È più eccitante parlare di odio e passione», La lingua traccia un sentiero a me sconosciuto ma sentito. « La lussuria...», socchiudo le labbra. « Il piacere...», il suo respiro ansante si infrange sul mio viso. « La carnalità... tu senti, Arabella»

« Stai perdendo il controllo» sibilo.

« O lo stai perdendo tu?» controbatte arrogante.

« Io non perdo mai il controllo» ribatto piccata. Capovolgo la situazione e, sorprendendolo, mi ritrovo a cavalcioni sul suo corpo.

« Mi piaci sopra» sorride sghembo, agguantando i miei fianchi.

Inarco un sopracciglio contrariata ma molto più furba di lui. Sorrido fintamente e abbasso il viso fino a ritrovarmi ad una spanna dal suo. Da questa prospettiva è più che attraente, un tipo di bellezza lascivo e quasi peccaminoso.

Immorale, proibito.

« Sai qual è la differenza tra me e te?» domando con voce soave, ammorbidita.

La smorfia vittoriosa provocata dal mio tono accondiscendente, mi diverte. È facile prenderlo per il culo.

« Quale?» soffia socchiudendo gli occhi.

Inclino il capo ed il mio dito traccia i tratti del suo viso perfetti, fin troppo.

I suoi occhi verdi rapiscono e ti incatenano in una maniera assurda.

« Il controllo riesco a mantenerlo. Lo sento nelle vene, circola come il sangue che fluisce nelle nostre vene. Riesco a dominarlo, riesco a conservarlo e soprattutto riesco a sfruttarlo a mio piacimento»

Bacio impercettibilmente il mento, le guance, gli angoli delle labbra ed infine mi fermo a qualche millimetro dalle due protuberanze morbide.

« Quando e come voglio» sussurro sorridendo.

Premo le mie labbra sulle sue e, senza dargli il tempo di metabolizzare la cosa, mi sollevo - aiutandomi con le braccia - dal suo corpo per scendere dal letto.

Se pensa che queste moine bastino ad intrappolarmi nella sua tela si sbaglia. Questo accade con Harley ma ne ha strada da fare per vedermi sottomessa.

Peccato che non succederà mai o per lo meno, non se non lo dico io.

Raggiungo la porta d'ingresso ma la sua voce mi blocca.

« Non mi conosci»

« Ti conosco abbastanza per affermare con sicurezza che non saresti andato oltre. Siamo simili, Trevor, ricordalo»

So di aver centrato il punto. Trevor è più orgoglioso di me, anche se qualche minuto prima non sembrava così. Voleva vedermi crollare, modellarmi a suo piacimento ma non ci riuscirà.

La sua risposta non arriva e senza voltarmi mi dileguo, lasciando definitivamente la sua stanza.

   
 
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