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Autore: Fenice e Dregova    05/04/2020    0 recensioni
All'alba dei tempi, la terra era abitata da moltissime creature. Le più potenti erano i draghi che offrivano protezione alle altre razze che stavano crescendo sviluppando la loro propria magia. In un tempo in cui la pace sembrava prosperare, i draghi commisero un errore che risvegliò un male rimasto imprigionato nel baratro del nulla per secoli: donarono la magia agli uomini. I maghi cominciarono a scavare nei segreti cui potevano ora accedere e, spinti dal desiderio di un potere sempre maggiore, finirono col seguire il canto seduttore dei demoni. Li liberarono e cominciò la guerra che terminò, secondo una leggenda, col sacrificio di alcuni rappresentanti dei popoli che abitavano il pianeta. I maghi divennero i nuovi custodi della pace, mentre i draghi si estinsero. Ma c'era qualcosa che si stava muovendo, l'ombra di un'antica minaccia che era riuscita a fare capolino dal buco oscuro in cui era stata richiusa. Cosa ne sarà della giovane Hel, riuscirà a destreggiarsi tra i problemi legati alla sua famiglia e quelli nati dall'avere la magia nelle vene?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marcus Fearlow si mosse nell’ufficio di Archer come un’ombra trasportante tempesta, a ogni suo movimento l’aria si caricava di elettricità e le correnti d’aria che smuoveva erano gelide, tanto da intirizzire la donna che lo osservava in silenzio da dietro la scrivania, con le labbra coperte dalle mani incrociate e con l’occhio che fissava la scura figura in cerca di qualche segnale che glielo facesse vedere come un nemico.
Non perché lo odiasse, semplicemente aveva sempre covato segretamente il desiderio di confrontarsi contro di lui, per vedere chi fosse più forte.
Marcus Fearlow era un vampiro di 432 anni proveniente da una delle famiglie più nobili che avevano frequentato l’accademia che si era trovata a dirigere. Di lui si diceva fosse un lottatore formidabile, con abilità che andavano al delle comuni capacità dei vampiri. In qualsiasi torneo la sua famiglia organizzasse lui risultava il vincitore.
Un uomo interessante e invidiabile, nonostante la sua veneranda età, che dovrebbe renderlo simile a una mummia rinsecchita che appena si muoveva perdeva polvere dalla pelle, assomigliava a un ragazzo di appena diciotto anni, volendo essere eccessivi. Altrimenti sarebbe potuto passare benissimo per uno di quei mocciosi che si impegnavano ad avere nemmeno un’unghia del suo talento.
Archer lo fissava divertita, e la cosa infastidiva l’uomo che si domandava come mai avesse accettato l’invito della donna.
-Allora, che ne pensi?-
Che doveva pensare della fregatura che gli aveva proposto. -Che mi sento offeso?- le disse.
-Offeso?-
-Sì.-
Archer rise dietro le mani. Qualcosa la rendeva tesa, anche se non aveva ben inquadrato cosa. Probabilmente l’aspetto minaccioso che aveva il vampiro. Vestito con un saio nero, con il suo incarnato ebano e gli occhi di un pallido giallo paglierino, aveva tutto l’aspetto di un demone vendicativo che l’avrebbe attaccata appena avesse mostrato di possedere qualche debolezza.
-E posso sapere cosa to offende?-
-Che tu mi voglia nel tuo libro paga.-
-Ti disturba così tanto che la tua vecchia allieva ti voglia come insegnante.-
-Un po’.-
-In vero, dovresti esserne fiero. Vuol dire che ti trovo più capace di tutti quelli che ho attualmente alle mie dipendenze.-
Archer e Marcus avevano dei trascorsi. Erano stati allieva e maestro per tanti anni, poi colleghi e, per un periodo abbastanza breve, anche amanti. Le cose potevano farsi complicate quando si frequentava un vampiro, e nonostante lei potesse vivere qualche centinaio di anni in più rispetto ai comuni mortali, l’immortalità non era ancora tra le sue doti. In più c’era la differenza della dieta e il fatto che le venisse da vomitare ogni volta che aveva il più piccolo pensiero su un vampiro che tracannava sangue umano.
-Questo sì, ma fa comunque un certo effetto sapere di essere così vecchio.-
-Senti chi parla. Non è te che il tempo intacca.-
-Eppure, mi sembra che tu sia invecchiata benissimo.-
-Il solito adulatore.-
La donna si costrinse a rilassarsi, spostando il peso del corpo sullo schienale, allargando le spalle rimaste troppo tempo chiuse sul petto e abbassando le braccia.
Marcus. Di lui sapeva che non lo avrebbero incantato i soldi, d’altronde la sua famiglia possedeva tesori che non potevano essere quantificati in una sola vita. Erano le sfide quelle che lo attiravano di più, e gliene stava per porgere una con tutti i fiocchi e salamelecchi che gli servivano per accettare l’invito.
-Ricordi Marialuce Danai?-
-Certo, mi è dispiaciuto molto venire a conoscenza della sua morte e, a tal proposito, ti devo le mie condoglianze. So quanto fossi affezionata a lei.-
Archer annuì. -Purtroppo, sono cose che capitano. Non abbiamo controllo sulla morte. Ci viene a prendere quanto più le fa comodo, anche quando è troppo presto.-
-Già.- concordò l’uomo.
-Se ti dicessi che la tua allieva sarà sua figlia?-
-Non sapevo avesse una figlia.-
-È cresciuta con il padre umano. Non credevo avrebbe sviluppato poteri degni di nota, ma il fato non è stato gentile con lei. Ha lo stesso potere della madre, se non più forte.-
-Questo potrebbe essere un problema per te.-
-Per questo ti ho fatto chiamare.-
-Dopo tutto questo tempo hai avuto il coraggio di chiamarmi.- la stuzzicò Marcus.
-Sai perché non l’ho fatto.-
-Hai avuto paura della nostra storia.-
-Siamo troppo diversi.- gli rispose secca, poi alzò le mani togliendogli la parola ancor prima che potesse pronunciare altro -E non è questo il motivo per cui ti ho chiamato. Mi serve sapere se sarai disposto a prenderti cura di lei.-
-È così potente?-
Lei annuì. -Ha bisogno di essere educata. Non ha il minimo controllo sulle sue abilità.-
-Ne vale la pena? Ho visto molti promettenti astri fare una brutta fine.-
-Ha il carattere della madre. È testarda e volenterosa, sa quello che vuole diventare. E imparando a controllare il potere non correrà il rischio di fare del male a qualcuno per sbaglio.-
Marcus soppesò la proposta. Gli aveva accento qualcosa nella missiva di invito, ma non avrebbe mai pensato che gli volesse realmente affidare degli allievi, sapeva cosa era accaduto agli ultimi e da quell’ultimo giorno si era ripromesso di non mettere più piede in nessuna delle Accademie. E di proposte ne aveva avute.
E perché proprio questa gli solleticava la gola.
-Cosa ci guadagno io?-
-Qualsiasi cosa tu voglia. Hai la possibilità di crescere la prossima Nova.-
-Addirittura? Nova? Una ragazzina si meriterebbe già il titolo più alto delle maghe?-
-Capirai quando la vedrai.-
-Presupponi già che accetterò il lavoro.-
-Lo hai già fatto.- disse Archer sorridendo -Per quanto tempo vuoi fingere?-
-Il tempo che sarà necessario a farti supplicare.-
   
 
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