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Autore: Dolceninfa    06/04/2020    2 recensioni
SI TRATTA DI UNA STORIA CON PIU' CAPITOLI, NON DI ONE SHOT.
Ci sono sbagli a cui non è possibile rimediare. Talvolta l'errore è semplicemente troppo grande perchè vi sia una soluzione e l'unica cosa possibile da fare è andare avanti, convivere con le scelte fatte e proseguire per la propria via. Il dolore che si prova non è altro che un compagno da cui non ci si può separare e questa è una lezione che i ninja conoscono molto bene. D'altronde non è ciò che sono? Coloro che sopportano il dolore. Ma come si fa quando quella sofferenza è semplicemente insopportabile?
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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"Questa di Marinella è la storia vera
Che scivolò nel fiume a primavera
Ma il vento che la vide così bella
Dal fiume la portò sopra una stella
Sola senza il ricordo di un dolore
Vivevi senza il sogno di un amore"

La canzone di Marinella.

 

 

-Vi è mai capitato di desiderare di poter tornare indietro nel tempo? Avete mai sentito dentro la vostra mente il bisogno impellente di poter cambiare qualcosa nella vostra vita? Di riuscire a riavvolgere il nastro, modificando ciò che ritenete abbia causato più danni al vostro presente, per poter raggiungere un pò di pace? - pausa di qualche secondo -Io lo faccio continuamente. Chiudo gli occhi e mi concentro sul mio passato, cercando di individuare quale evento abbia condotto me a tale punto. Cosa è scattato, quale è stato l'interruttore che, acceso, ha dato inizio alla sequela di errori a cui non posso rimediare? Cresciamo con l'illusione che gli errori non siano altro che dei maestri di vita, che servano ad imparare la lezione nel modo più duro, ma spronano anche a poter cambiare, a fare di meglio la prossima volta. Ci istruiscono consegnandoci una gomma, capace di cancellare ciò che è errato. Ci prendono in giro, mentendoci, donandoci la speranza che, anche se fai un errore, hai comunque la possibilità di porvi rimedio. Che basta essere umile, comprendere laddove hai sbagliato e agire di conseguenza. Nessuno però ci avverte che non sempre questo è possibile. Ci sono errori ai quali non si può porre rimedio. Non esiste una gomma nella vita reale. Ci sono scelte che, una volta compiute, ti lasciano solo con un'unica possibilità: andare avanti imparando a convivere con quanto fatto. A nessuno poi importa cosa ha causato quell'errore, quella scelta. Quando lo sbaglio diventa imperdonabile, quando ti spingi troppo oltre, gli occhi di tutti ti guarderanno sempre in maniera diversa, persino i tuoi. E' per questo che ho smesso di specchiarmi, perchè non voglio più vedere il biasimo nel mio stesso sguardo. E quindi mi immergo nella fantasia della mente, nell'illusione che io possa tornare indietro e cambiare quel momento. Anche solo una parola differente, una brezza di vento che spira al momento opportuno e la sequela di eventi che mi ha condotto qui, sarebbe diversa. A che serve provare rimorso, quando non puoi risolvere i tuoi stessi casini? Si dovrebbe vivere il presente con il senno di poi per impedirsi simili sbagli, invece arriva sempre dopo. Ma a che serve raggiungere la consapevolezza, la realizzazione della verità, se questa arriva troppo tardi? Che cosa me ne faccio della ritrovata verità, che cosa me ne faccio di questo nuovo me, se il mio passato è una montagna creata sugli sbagli con cui non riesco a convivere? Tutto ciò che mi rimane è l'illusione creata dalla fantasia, da quella speranza interna che mi ripete che, se potessi tornare indietro, non rifarei gli stessi sbagli. Ma, ditemi, tutto questo a che serve? A cosa importa se ora sono una persona migliore che morirebbe per chiunque? Che vale che adesso il mio scopo è cambiato, a che serve che io sia cambiato? Tutto ciò che sono è e rimmarrà sempre colui che ha commesso quegli sbagli.- E così tacque.

 

 

I ninja si muovevano, alternandosi nello scontro. Fuoco, elettricità, vento, elementi che si scambiavano colpo su colpo, accompagnati anche dal suono sordo di oggetti di metallo che cozzavano tra loro. Scatti in avanti con kunai, allontanati da shuriken o parati con altri kunai. Nessuno sembrava voler cedere un passo, un balletto fatale la cui minima distrazione poteva costare la vita. I piedi calpestavano la superficie acquatica, un concentrato di chakra che rendeva quel fiume come il terreno: solido. Solo uno tra di loro sembrava stanco, per gli altri era come se non avessero fatto nulla, come se non stessero là da chissà quanti minuti o forse ore a rincorrersi, a difendersi, a colpirsi, ad allontanare la morte che l'altro provava a provocare. E poi avvenne, il cedimento. Un attimo di esitazione durato esattamente un battito di ciglia. Talmente poco da non essere nemmeno quantificabile, ma sufficiente. La lama del kunai squarciò la sua gola. Spalancò gli occhi e le labbra, consapevole in quegli ultimi secondi di vita che non avrebbe visto il tramonto di quella giornata, perchè la notte era giunta sulla sua esistenza. Fiotti di sangue caldo bagnarono il fiume. Udì urla strazianti, che perforarono il suo cuore come un pugnale. L'ultima cosa che vide fu il volto del suo carnefice con la lama insanguinata in mano. L'ultima cosa che sentì fu il corpo precipitato nel fiume, ora che nessun chakra riusciva a sostenerlo. L'ultima cosa che percepì fu l'acqua immergere il suo cadavere. E poi fu buio.

 

 

Tutta Konoha era presente quel giorno. I ninja si erano radunati dietro quella lapide di pietra così piccola, così grigia, per chi aveva perso la vita. Davanti un ragazzo biondo singhiozzava coprendosi gli occhi con il braccio destro. Quasi non volesse vedere la realtà. Al suo fianco un uomo dai capelli grigi, una benda sul'occhio sinistro ed una maschera tirata fino al naso, teneva una mano sulla spalla di quel giovane, mentre una lacrima scendeva dall'unico occhio in vista. Non credeva possibile che per la seconda volta avesse perso un compagno. Era come un incubo che tornava, solo che non esisteva risveglio.

Qualche passo più distante un uomo ed una donna, adulti, piangevano in silenzio il sangue del loro sangue, domandandosi in silenzio perchè non avessero spinto per un'altra strada, qualcosa di meno pericoloso. Al loro fianco tre ragazzi: una bionda travolta dal dolore al punto da perdere i sensi e due giovani, uno cicciottello ed uno magro, impegnati a portarla via, per farle riprendere coscienza. Ad un passo da loro un'altra donna sempre bionda. Dall'espressione avrebbe volentieri spaccato tutto ciò che la circondava. Non era solo rabbia la sua, ma furia accecante che probabilmente nessuno avrebbe mai potuto spegnere.

E così via. Altri ragazzi, altro dolore. Ogni persona presente in quel luogo piangeva il morto, perchè quel giorno Konoha aveva subito una grande perdita. A poco a poco il luogo si faceva sempre più deserto, fin quando rimasero solo il giovane dai capelli biondi e l'uomo con la maschera. Il ragazzo si piegò, posando un fiore di ciliegio ai piedi della lapide.

 

Sakura Haruno

Con te se ne va la primavera.

 

Buongiorno a tutti!!!

Mi sono svegliata ispirata e ho scritto queste parole, guidata dalla musica poetica di De Andrè. Non so bene che cosa sia realmente questo pezzo. Ho scelto di ritenerlo una oneshot perchè al momento sto scrivendo la mia storia, La famiglia Uchiha, ma non è detto che non decida di portarla avanti.

Un capitolo molto angst e abbastanza duro. Sakura è uno dei miei personaggi preferiti, ma ho sempre pensato che la sua morte potesse dare comunque molto alla storia. Ho volutamente lasciato molto vaghi i protagonisti, è tutto sfumato per fare in modo che sia la vostra fantasia a parlare ed intuire. La sintesi è il minimo essenziale, giusto per non spoilerare cose di troppo.

Quindi boh...aspetto vostri pareri e vi abbraccio tutti virtualmente, augurandovi una serena settimana santa <3

   
 
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