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Autore: Sion26    06/04/2020    3 recensioni
Victor Nikiforov non avrebbe mai immaginato che la sua vita sarebbe potuta cambiare così drasticamente da un giorno all'altro. Quando pensa che niente abbia più senso se non può più pattinare, prende la decisione forse più importante della sua vita: un viaggio di sola andata per il Giappone per allenare il giovane Katsuki Yuuri, senza un motivo apparente. Yuuri rappresenta la sua ultima speranza di tornare a sentirsi di nuovo vivo sul ghiaccio, ma il ragazzo, dopo una brutta sconfitta, decide di gettare la spugna e rinunciare a pattinare. La vita di entrambi prende una svolta inaspettata quando si incontrano e, assieme, decidono di lottare per tornare a sognare di nuovo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1

Hasetsu, aprile 2016
 
Victor si guardò attorno e controllò per la seconda volta il bigliettino tra le mani. L’Indirizzo sembrava quello giusto ma non riusciva a trovare la locanda da nessuna parte. Makkachin lo guardava confuso, come se stesse anche lui dubitando del senso dell’orientamento del suo padrone. “Perché mi guardi così? Non ci siamo persi, devo solo capire da che parte andare.” Il cane guaì per tutta risposta adagiandosi per terra in paziente attesa.

Era appena arrivato in Giappone dopo un volo di quasi 10 ore. Si sentiva ancora un po’ confuso per il viaggio e il fuso orario, ma non doveva certo dirlo al suo cane, no? Non sapeva molto di giapponese, se non qualche parolina in croce, al contrario dell’inglese, con cui, invece, poteva esprimersi come se fosse la sua lingua madre. In fondo quasi 10 anni di pattinaggio artistico a livello competitivo erano serviti a qualcosa. Fu così, quindi, che decise di chiedere indicazioni, ma ben presto si rese conto che l’inglese non era la lingua preferita dei giapponesi. Non con poca fatica, riuscì finalmente a trovare il posto che stava cercando. Una locanda a conduzione famigliare che gestiva dei bagni termali, un’usanza tradizionale giapponese di farsi il bagno in acque calde e rilassanti dopo essersi lavati il corpo. Non era l’unica cosa del Giappone che adorava. Si voltò verso il suo cane e sorrise. “Te l’avevo detto che non ci eravamo persi.” Fece un respiro profondo ed entrò, annunciandosi alla donna che era venuto ad accoglierlo dopo averlo sentito entrare.

“Buongiorno, come posso aiutarla? Vuole fare un bagno?” esclamò la donna in giapponese. Inizialmente non si era accorta subito della sua identità e questo era un sollievo per Victor, ma allo stesso tempo un problema. Non aveva la minima idea di che cosa gli avesse chiesto.

“Buongiorno, signora, a dire il vero stavo cercando… Yuuri Katsuki…” controllò di nuovo sul foglietto, dove si era segnato la pronuncia giusta del nome del ragazzo, assieme all’indirizzo, che era il motivo principale che lo aveva portato a Hasetsu, in una bella giornata di Aprile. Sicuramente il periodo dell’anno più bello per visitare il Giappone pensò tra sé e sé. “Ma gradirei anche un bel bagno caldo. Ho sentito dire che i vostri bagni termali sono i migliori del Giappone.” Continuò in inglese, sperando di essere capito.

La donna lo guardò per un istante e poi Victor riconobbe i chiari segni sul suo viso che aveva finalmente capito con chi stesse parlando. “Oh… oh!” fece un salto e poi si affrettò a rispondergli “Yuuri sta dormendo in questo momento, ma… prego può entrare.” Le si erano illuminati gli occhi per l’entusiasmo forse, e Victor non se lo fece ripetere due volte. Si tolse le scarpe e le lasciò accuratamente all’entrata mentre si avviava all’interno. “Spero non sia un problema se entro con il mio cane.”

“Affatto.” La donna gli procurò delle pantofole per entrare e accarezzò il cane mentre gli faceva strada all’interno. L’atmosfera era proprio quella di una casa tradizionale giapponese e rimase completamente affascinato da quell’ambiente. Quasi quasi gli veniva voglia di non andarsene mai.

“Mi chiamo Katsuki Hiroko, sono la mamma di Yuuri.” Si presentò la donna a un certo punto e Victor fece un piccolo inchino. “Victor Nikiforov, piacere di conoscerla, signora.” Esclamò cortese. Quella donna parlava bene l’inglese, si chiese se forse era stata costretta a impararlo a causa del fatto che gestiva praticamente l’unico bagno termale pubblico della sua città. “Scommetto che avete molti turisti.”

“Purtroppo non in questo periodo, non c’è più molta gente che passa da queste parti. Ma immagino che sia molto stanco e vorrà fare un bagno caldo.”
“Non vuole sapere per quale motivo sono venuto?” esclamò Victor confuso. La donna sorrise, e non poté fare a meno di sentire la sensazione materna che quel sorriso trasmetteva.

“Una madre non ha bisogno di chiedere.” Esclamò con un risolino e poi si premurò di spiegargli tutto quello che c’era da sapere, compreso la procedura corretta prima di entrare nella vasca. “Vado subito a svegliare mio figlio. Ultimamente è diventato un po’ pigro. Faccia pure come se fosse a casa sua, Victor-san!” così dicendo sparì dalla sua vista, mentre Victor si spogliava e ancora ridacchiava per come era stato accolto.

Immerse prima un piede nell’acqua e poi tutto il corpo. L’acqua era piacevolmente calda e rilassante, un toccasana per il corpo e per la mente. Soprattutto per la sua mente. Non fece in tempo a rilassarsi abbastanza, però, che la porta del bagno da dove era appena entrato si aprì bruscamente e la figura di un ragazzo si parò davanti a lui, sudato e con il fiatone, segno evidente che aveva corso per arrivare fino a lì.

“Victor…?”

Nonostante non lo vedesse da più di un anno, non fece fatica a riconoscerlo. I capelli neri gli contornavano il viso, aveva forse qualche chilo in più di quello che si ricordava, ma era proprio lui. A essere sincero, l’ultima volta che lo aveva visto era in un video che era stato postato qualche giorno prima su Youtube, un video dove quel ragazzo aveva riprodotto fedelmente, con pochissimi errori, uno dei suoi programmi migliori, lo stesso programma che aveva posto fine alla sua carriera da atleta. Era stato in quel momento, mentre osservava i lineamenti perfetti di Yuuri Katsuki, che quel ricordo era balenato di nuovo nella sua testa, come una palla che non smette mai di palleggiare. Quella notte aveva sognato di nuovo il giorno della festa, le parole del ragazzo che gli chiedeva di essere il suo coach. Ci aveva pensato molto durante la sua convalescenza, l’unica cosa che poteva fare a letto era pensare. Che cosa avrebbe fatto una volta guarito? Il medico gli sconsigliava caldamente di tornare a competere, non subito per lo meno. Aveva subìto tre operazioni al ginocchio, nella cui ultima gli avevano inserito una protesi per permettergli di camminare. Aveva fatto riabilitazione, era tornato sulle sue gambe, ma ancora non aveva messo i pattini ai piedi e non si era arrischiato a entrare su una pista di pattinaggio. Aveva vissuto in quella situazione per  mesi… non si era neanche preso il disturbo di contarli. Si manteneva in vita, aspettando qualcosa che lo aiutasse a decidere quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Victor non aveva bisogno di sapere come era finito sdraiato su un divano, con il suo cane tra le gambe, senza nulla da fare, a scorrere la home di Youtube (non aveva mai avuto così tanto tempo libero in vita sua) ma aveva bisogno di sapere che cosa avrebbe fatto della sua vita da quel momento in poi… Aveva aperto  il video di Yuuri Katsuki che eseguiva una performance di Victor Nikiforov. Questo era il segnale che stava aspettando, che gli aveva finalmente schiarito le idee. Era inutile continuare ad avere paura di tornare a pattinare, era inutile rimpiangere il passato e piangersi addosso, era venuto il momento di prendere in mano la sua vita e fare qualcosa. Aveva comprato un biglietto per il Giappone ed era partito solo con un trolley, con dentro un paio di vestiti per allenarsi e i pattini che non indossava ormai da più di un anno… e ovviamente il suo cane.

“C-Che cosa ci fai qui?” gli chiese il ragazzo, quando sembrava aver finalmente riacquistato la voce.

Victor ridacchiò e si alzò in piedi, totalmente incurante della sua nudità, e gli tese la mano. “Yuuri!” esclamò sorridendo estasiato. “Ti stavo aspettando! Questo posto è proprio all’altezza delle sue aspettative.”

“G-Grazie, ma… che cosa ci fai qui?” ripeté di nuovo la domanda, stavolta sperando di non essere nuovamente ignorato.

La sorpresa che gli leggeva negli occhi era più che naturale. “Beh, a partire da oggi… sarò il tuo coach. Ti farò vincere la finale del Grand Prix.” Victor gli fece l’occhiolino mentre pronunciava quelle parole e si rimetteva seduto nella vasca, ignorando l’espressione di pura sorpresa sul volto di Yuuri. Portò la testa all’indietro e tese le braccia per rilassarsi completamente. Sì… finalmente era tornato.
 
   
 
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