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Autore: Miharu_phos    06/04/2020    0 recensioni
“Vedi Riccardo? Adesso non fa più male come prima. Basta solo abituarsi al dolore e prima o poi riuscirai a non sentire più niente. Te lo prometto”
Dove Riccardo cerca di aiutare il povero Gabriel ma finirà per essere trascinato a fondo insieme a lui.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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La guancia di Riccardo era bollente per lo schiaffo appena ricevuto dai propri genitori.

-Non permetterti mai più a rispondermi in quel modo hai capito?! E d'ora in poi quel bambino non lo vedrai più!-

Il ragazzo singhiozzava sul letto, in preda al pianto, mentre le parole di suo padre gli risuonavano ancora nella testa.

I suoi genitori erano furiosi; non perché avessero scoperto del bacio, per fortuna almeno di quello erano rimasti allo scuro;

Ma i voti del ragazzino erano notevolmente calati, dava buca alle lezioni di pianoforte ed ormai aveva preso a rispondere in modo sgarbato ai propri genitori, il tutto a causa della cattiva influenza di Gabriel.

Ma nonostante le minacce del padre, Riccardo non era spaventato; non aveva alcuna intenzione di rinunciare a Gabi, anche a costo di rischiare una punizione ancora più grande.

Si toccò le labbra, leccandosele lentamente per cercare di assaporare il sapore ormai sbiadito della bocca del suo amato.

Non gliene importava più niente di nessuna cosa, voleva solo rivedere al più presto Gabriel e baciarlo ancora e ancora, fino a consumarlo di baci.

Era letteralmente in estasi, nonostante il dolore alle guance, sognante mentre si cullava nel ricordo paradisiaco di quel primo lungo bacio che si erano scambiati sotto il loro albero speciale.

Non aveva più paura di nulla; Gabi era il suo pensiero fisso, la sua forza, e niente sarebbe riuscito a scoraggiarlo.

 

Il rosa invece era in tutt'altra situazione; anche le sue guance bruciavano per gli schiaffi ricevuti, ma purtroppo, a differenza di Riccardo, il suo bacio con lui non era passato inosservato alla madre, la quale lo aveva preso per i capelli non appena il ragazzino aveva messo piede in casa.

Lo aveva chiamato con epiteti crudeli e rivoltanti; gli aveva lavato letteralmente la bocca col sapone, lo aveva gonfiato di botte, gli aveva strappato interi ciuffi di capelli per la rabbia.

Gabriel giaceva sul proprio letto singhiozzante.

Il padre gli accarezzava i capelli dispiaciuto, mentre con una mano gli teneva del ghiaccio sull'occhio destro ormai annerito per le botte.

-Perdonala tesoro, ha bisogno di aiuto- lo supplicava l'uomo, consumato dalla fatica e dalla rassegnazione alla quale era stato condannato fin dalla nascita di Gabriel.

-Sono io ad aver bisogno d'aiuto- mormorò lui freddamente.

Il padre sospirò, baciando la testa del figlio, per poi rimettersi in piedi.

-Adesso devo andare a lavoro. Mi raccomando, cucina per lei e assicurati che non si avvicini ai fornelli, sai che rischia sempre di bruciare la casa- si raccomandò.

"Magari potesse bruciare con lei dentro" pensò il ragazzino.

L'uomo dovette lasciare il piccolo al proprio risentimento, per svolgere doveri che in quel momento considerava più urgenti.

Gabriel invece approfittò della propria solitudine per continuare a nutrire l'odio che cresceva a dismisura dentro di se giorno dopo giorno.

"Un giorno ti ammazzerò" si ripromise.

Una volta rimasto solo si alzò dolorante dal letto, per andare a spiare la madre mentre riposava serenamente sul divano.

La guardò con odio, sentendo una goccia di sangue scivolargli giù dalla narice sinistra.

-Giuro che prima o poi ti ammazzo- sussurrò a bassa voce, per poi tornare nella propria stanza.

 

•••
 

-Mi spieghi perché l'hai fatto?-

-Te l'ho detto, mi stava prendendo in giro per l'occhio nero-

I due amici si trovavano nell'ufficio del preside, uno affianco all'altro; Gabriel aveva spinto giù dalla pertica in palestra un suo compagno di classe, Bailong, che a detta sua lo aveva preso di mira mentre si arrampicavano; Riccardo invece aveva opposto resistenza ai professori che avevano afferrato il suo amico per portarlo in presidenza, dopo che il povero ragazzino era stato portato in infermeria su di una barella.

-Gabi non puoi fare del male a tutti quelli che ti prendono in giro, te l'ho detto devi difenderti a parole- lo rimproverò il castano.

Il rosa non rispose, troppo arrabbiato anche con Riccardo che stava dimostrando ancora una volta di non stare dalla sua parte.

Cosa poteva saperne lui di tutta la rabbia che Gabi aveva in corpo? Cosa poteva saperne di tutte le angherie che quotidianamente doveva sopportare in casa propria, alle quali si aggiungevano le prese in giro a scuola?

Il ragazzino era semplicemente scoppiato; stanco di subire aveva finalmente reagito, e la soddisfazione che derivava dall'aver ferito nuovamente qualcuno gli scorreva nelle vene sotto forma di adrenalina.

Non riusciva a smettere di sorridere, felice del proprio gesto e per nulla pentito.

-Se si è spezzato qualche osso? Sai che rischi seriamente di finire nei guai?-

-Spero tanto che si sia spezzato l'osso del collo- mormorò glaciale l'altro, facendo deglutire di terrore il castano.

-Adesso basta Gabi. Devi dire al preside che si è trattato di un incidente, me lo prometti? Devi dire che stavi cadendo e nella paura ti sei aggrappato a Bailong-

-Non ci penso nemmeno- borbottò il rosa graffiandosi la ferita nel palmo della mano con le unghie, facendola sanguinare.

Riccardo gli bloccò le mani per impedire di continuare a martoriarsi la bruciatura e lo costrinse a guardarlo dritto negli occhi.

-Ascoltami bene Gabi, verrai espulso e non potremo più vederci. È questo che vuoi?-

Gli occhi del rosa scattarono come saette, ed un brivido di paura percorse tutto il suo corpo.

-Tu devi difendermi. Devi dire che è stato lui a spingermi e che mi sono difeso- gli ordinò.

-No Gabi, devi dire che è stato un incidente!-

-No!- protestò il rosa ritirando la propria mano con uno scatto.

-Di Rigo ci sono i tuoi genitori. Tu Garcia entra dal preside, i tuoi non hanno potuto presentarsi-

La voce dell'insegnante interruppe il battibecco, facendo deglutire il castano.

-Dì che si è trattato di un incidente. Me lo devi promettere-

Gabi lo guardò furente mentre il castano si allontanava, raccomandando con lo sguardo 
il rosa fino all'ultimo secondo.

Passò circa mezz'ora, poi toccò a Riccardo entrare nell'ufficio del preside con i propri genitori, che avevano già provveduto a fargli una bella ramanzina.

-Il vostro compagno di classe, Gabriel Garcia, sostiene di essere stato spinto per primo da Bailong e di aver agito quindi solamente per difesa. L'altro ragazzo però sostiene il contrario, di essere stato spinto giù senza motivo, ed anche l'insegnante di ginnastica che ha visto la scena sostiene lo stesso. Oltre a lei nessun altro sembra essersi accorto della caduta, se non quando il ragazzino si trovava già sul pavimento. Come faccio ad essere sicuro che mi stiate dicendo la verità, Di Rigo?-

Riccardo stava sudando freddo; perché Gabi si era ostinato a raccontare quella versione?

-Riccardo devi dire la verità, non c'è alcun bisogno di difendere un delinquente- lo rassicurò la madre.

-Vi posso giurare su quel che ho di più caro che è stato Bailong a spingerlo per primo, con l'intenzione di farlo cadere-

Il cuore stava per sfondargli il petto per il panico, ma nonostante ciò Riccardo restava esteriormente impassibile, sperando di sembrare convincente.

Il preside sospirò poco convinto, portando lo sguardo sui genitori del ragazzino.

-Sembra che ci sia una parità. Vostro figlio è un ottimo studente, estremamente affidabile, volenteroso, impeccabile. Non possiamo non tener conto della sua testimonianza- ammise l'uomo.

La madre deglutì, poco convinta quanto il preside, mentre il padre ascoltava tutto dietro di loro a braccia conserte, in un tacito accordo di lasciar correre le evidenti bugie del ragazzo, solo per mantenere il buon nome della famiglia.

-Nonostante ciò mi trovo costretto a metterti almeno una nota di demerito per aver ostacolato i due insegnanti- constatò dopo un po' il preside, scarabocchiando qualcosa sul proprio registro.

-Ma certo- mormorò la donna, mentre stringeva sotto al tavolo la mano del figlio, fino quasi a spezzargli le dita.

Riccardo era consapevole che per un atto del genere avrebbe dovuto aspettarsi una pesante punizione, ma difendere Gabi era molto più importante.

Tutti poterono finalmente ritornare a casa; Riccardo venne relegato in camera sua fino a tempo indeterminato; di Gabriel invece da quel giorno se ne seppe poco e niente.

Cominciarono le sue assenze a scuola; cominciarono gli appelli che arrivati al suo nome ricevevano in risposta un inquietante silenzio.

Cominciarono i mormorii dei professori, cominciarono le occhiate preoccupate verso il suo banco.

Se solo Riccardo avesse potuto uscire di casa nel pomeriggio, senza ombra di dubbio sarebbe andato a casa del suo amico per capire che cosa stesse accadendo.

Ma i suoi genitori gli stavano col fiato sul collo, lo accompagnavano fino all'entrata di scuola e da quello stesso punto andavano a riprenderlo al termine delle lezioni.

Eppure Riccardo non riusciva a smettere di essere in pensiero per il povero Gabriel, scomparso nel nulla da un giorno all'altro.

Ogni giorno durante le lezioni teneva lo sguardo fuori dalla finestra, fisso sul cancello di scuola, aspettando di vederlo comparire lì da un momento all'altro mentre lo aspettava per andare nel loro posticino segreto; ma Gabi non c'era mai.

Provò a chiedere informazioni ai professori, ma nessuno sembrava saperne niente di Gabriel Garcia.

Ed un presentimento terrificante cominciava a crescere nella testa del castano, che giorno dopo giorno tentava di convincersi con tutte le proprie forze che Gabi stesse bene, che forse aveva solo preso l'influenza e che non riusciva a guarirne, o che magari stava decidendo di cambiare di nuovo scuola, perché alla Raimon non si trovava più bene.

Ma nessuna spiegazione plausibile riusciva a togliere dalla mente di Riccardo la convinzione che a Gabi fosse accaduto qualcosa di male.

   
 
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