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Autore: MauraLCohen    06/04/2020    1 recensioni
[In revisione]
Raccolta di One shots su Sandy e Kirsten ambientate tra la prima e la quarta stagione.
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Dal I capitolo:
Kirsten si avvicinò a Sandy, aveva una mano sopra la sua, e con l’altra gli stava accarezzando il viso.
« Grazie » gli disse, la voce spezzata dal pianto imminente. Lui le sorrise e, avvicinandosi piano, le scostò qualche ciocca bionda dalla guancia, sfiorandole le labbra con le proprie.
« Lo sai che ti amo, vero? » le mormorò.
Stavolta fu lei a sorridere, annuendo, mentre Sandy continuava a baciarle gli angoli esposti della bocca.

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Dal II capitolo:
« È un appuntamento, signora Cohen? » scherzò lui, rispondendo al bacio e facendola ridere.
Kirsten annuì. « È un appuntamento, signor Cohen. »

{ + flashback ambientato ai tempi di Berkeley }
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Dal III capitolo:
Voltandosi, Kirsten trovò Sandy che le sorrideva un po' colpevole, mentre le portava le braccia attorno alla vita.
« Hey » mormorò lei, abbozzando un sorriso incerto, talmente dolce agli occhi dell'uomo che lo indusse istintivamente a mordersi il labbro inferiore, proprio come un ragazzino.
« Hey » le rispose, con lo stesso tono di voce.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ambientato durante un momento non ben precisato della seconda parte della prima stagione 



Vuoi ballare?


Quella sera il Club ospitava l’asta annuale di beneficenza di Newport, ovvero l'evento più atteso dal gruppo delle pettegole , le quali non vedevano l’ora di partecipare per mettersi in mostra, farsi fotografare e flirtare con qualsiasi maschio sotto i quaranta presente in sala. Erano agghindate per l'occasione, ovviamente: abiti corti e scollature vertiginose che lasciavano campo libero su quello stormo di seni rifatti. Allo stesso modo, l’ala del locale che ospitava l’evento era stata allestita seguendo esattamente lo sfarzo che piaceva al jet-set di Newport. 

Vedendo quello scenario pacchiano e raccapricciante, Kirsten non poté che pensare a quanto fosse ipocrita tutta quella serata: serviva davvero una festa da centinaia di migliaia di dollari per staccare un assegno e devolverlo a qualche associazione?

 Il primo impulso della donna fu quello di voltarsi e condividere il pensiero col marito, certa che anche lui stava pensando lo stesso , ma quando si voltò di lato si ricordò che Sandy non era lì con lei quella sera. 

Chissà dov'era, che faceva, se la pensava.

Kirsten sapeva che Sandy odiava le feste di Newport, che fossero sfilate, galà, manifestazioni, non importava: lui detestava l'ipocrisia, la frivolezza e la superficialità; niente riusciva ad infastidirlo più di un ricco che si fingeva interessato ai problemi reali per ammazzare la noia.

« Vivono tutti in una bolla di sapone, devono augurarsi che il loro mondo non incontri mai la punta affilata di quello reale. Rischierebbero di farsi male. » Lo ripeteva sempre, ogni volta che si ritrovava in giacca e cravatta, seduto ad un tavolo a guardare Newport fare dei tovaglioli stonati l'ennesimo dramma.

Eppure Sandy continuava ad inghiottire il rospo e partecipare, sforzandosi di divertirsi e di far divertire Kirsten. 
Era lei il motivo per cui si trascinava a quegli inutili parties, perché capiva quanto sua moglie ci tenesse ad averlo lì al proprio fianco.

Kirsten questo lo sapeva bene. 
Sapeva che Newport era un boccone amaro che Sandy mandava giù solo perché l'amava e lei non sapeva dirgli quanto gli fosse grata per essere sempre il marito eccezionale che era.

Quella sera, però, lui non era al suo fianco. 
Non c'erano battute sussurrate di nascosto all'orecchio per prendere in giro qualche cinquantenne con il seno da ventenne; niente baci rubati,  balli abbracciati al centro della pista; niente di niente. 

Era sola.

Lei contro Orange County, senza Sandy che le faceva scudo dalle malelingue delle pettegole, dagli sguardi languidi di qualche marito annoiato, da tutto quel mondo ovattato che la soffocava.

Tutto perché quella mattina avevano discusso.

Per cosa? Nemmeno se lo ricordava più. 

Si era scordato una cena? Aveva dato a Seth il permesso di fare qualcosa che lei gli aveva negato? Era forse per Rachel?

Non importava, perché Sandy in quel momento le mancava più di quanto l’avesse fatta arrabbiare. 


Lo voleva lì con lei, sentire le sue braccia strette attorno alla vita, la sua risata che le solleticava la pelle e la sua voce che, mentre le parlava, riusciva a farle dimenticare dove fossero.  

Era incredibile pensare che senza la presenza di Sandy, Kirsten non riusciva a sopportare Newport. Quella città era casa sua, il padre ne aveva costruito la maggior parte e lei era cresciuta tra quelle strade, con quelle persone, che ora vedeva passeggiare per tutta la sala; eppure niente di tutto ciò la faceva sentire a proprio agio. La verità era che quel luogo continuava a ricordarle come sarebbe stata la sua vita, come sarebbe stata lei, se un giorno di tanti anni prima non fosse inciampata in Sandy Cohen, che teneva in mano una spilla e sul viso un sorriso bonario.  E quello che vedeva non le piaceva.

« Kiiiki! Che bello, sei venuta! » Una voce alle sue spalle la fece trasalire, riportandola alla realtà. Era Julie Cooper, accompagnata dalla regina delle pettegole, Veronica Townsend, entrambe vestite in nero, come gli uccelli del malaugurio. 

Oh no! – pensò Kirsten, desiderando con tutta se stessa di scappare. 

Qualcuno mi salvi, continuava a ripetere tra sé e sé, mentre, sorridendo nella loro direzione, le guardava avvicinarsi a lei. 

« Non vedo Sandy, che fine ha fatto? » chiese Veronica, dando una rapida occhiata in giro. 

Giù le mani da mio marito, troietta - avrebbe voluto risponderle Kirsten, ma si trattenne, limitandosi ad un secco: « Non è riuscito a venire. » 

Non è voluto venire... Perché non dici la verità, eh Kiki? Codarda. - si ammonì, tra sé e sé. 

« Da quando Sandy Cohen rinuncia a fare un po’ di beneficenza? Aver adottato un trovatello gli ha fatto cambiare idea sull'aiutare il prossimo? » intervenne Julie, in tono sarcastico. 
Kirsten alzò gli occhi al cielo, incurante che le due donne potessero cogliere il senso di fastidio che provocavano in lei. 

« Tutto il contrario, Julie. Conosci Sandy, lui preferisce la vera beneficenza. Ed ora, se volete scusarmi, andrei a cercare i miei figli. » Emfatizzò l'ultima parola per chiarire il concetto: nessuno insulta la sua famiglia e Ryan è parte di essa. Il tono irritato con cui aveva parlato lasciò alle due donne poca possibilità di replica, così si limitarono a fissarla mentre si allontanava nel suo elegante abito rosso. 

Intanto l’asta stava per cominciare e dal palco si invitavano i partecipanti a prendere posto al tavolo. Kirsten, però, non aveva ancora trovato i ragazzi: forse nemmeno loro erano lì. 
in fondo, tale padre, tali figli, si disse. 

L’asta iniziò con un colpo di martelletto e subito arrivarono i primi oggetti e le prime offerte; ci fu un susseguirsi incessante di mani alzate e rilanci per qualsiasi cosa venisse mostrata, che fosse un vaso o un paio di scarpe non sembrava fare differenza. Bastava comprare.
Si arrivò alla battuta finale dopo quasi due ore e mezza di asta; era stato venduto tutto e la cifra raggiunta era da capogiro, come ogni anno.

Peccato che la metà torni nelle tasche della gente seduta a quei tavoli - si disse Kirsten.

Dopo aver ringraziato tutti, colui che si era incaricato di condurre l’evento diede il via libera ai festeggiamenti post-serata. Venne servita la cena, il bar riprese a preparare cocktail, i camerieri ripresero a girovagare armati di calici di champagne e riniziò a suonare anche l’orchestra da sala. 

Kirsten si prese una pausa da tutta quella confusione. Essere rimasta seduta per così tanto tempo le aveva intorpidito le gambe e voleva sgranchirsi un po’, così lasciò la grande sala e si diresse sul terrazzo,  el quale, appoggiata alla ringhiera, poteva ammirare il mare di Newport avvolto nell’oscurità della notte. 
Alle spalle sentiva il calore degli enormi lampadari che illuminavano di intense luci gialle la sala da ballo, la musica che faceva da sottofondo alle chiacchiere e alle risate dei presenti, ma la sua mente era del tutto rapita dalle increspature dell'acqua che si potevano ammirare in lontananza. 
Sandy avrebbe amato quanto lei quell'immagine.

Lui e il mare avevano un rapporto profondo, di cui, a volte, Kirsten era gelosa. 

Da quando lo conosceva, era stata rara la volta che non si fosse alzato all'alba per andare a fare surf. 

« È rilassante immergersi nella quiete di una spiaggia semi-deserta, con il sole chi si affaccia sul mondo e le onde che si alzano per salutarlo. E quando ho finito, il mare si porta via ogni preoccupazione con cui ero arrivato. » 

Sandy glielo aveva rivelato una mattina di tanti anni prima, quando ancora erano a Berkeley, distesi tra le lenzuola raggrinzire del letto di lei, uno abbracciato all'altra e con nessuna intenzione di lasciarsi andare.

Sì, è tempo di chiamarlo - si disse. Erano stati lontani fin troppo per i suoi gusti ed ora voleva sentirlo, sapere che aveva fatto tutto il giorno, cosa aveva mangiato, se era andato a giocare a golf... Voleva farsi raccontare ogni cosa, nel dettaglio, per sentirlo parlare, per fargli sapere che le mancava da morire e che non voleva più litigare con lui, perché era estenuante stargli lontano. 

Ma a quanto pare, Kirsten non era l'unica ad aver avuto quell'idea; infatti, prima ancora che potesse prendere il cellulare in mano per chiamare il marito, si sentì avvolgere nella giacca di un completo nero. 

Era lui.

Voltandosi, Kirsten trovò Sandy che le sorrideva un po' colpevole, mentre le portava le braccia attorno alla vita. 

« Hey » mormorò lei, abbozzando un sorriso incerto, talmente dolce agli occhi dell'uomo che lo indusse istintivamente a mordersi il labbro inferiore, proprio come un ragazzino. 

« Hey » le rispose, con lo stesso tono di voce. 

Rimasero a guardarsi per qualche secondo, persi l'uno negli occhi dell'altra.
Il mondo intorno a loro parve sparire e i rumori affievolirsi per non disturbarli.

Si erano mancati.

Tanto.

E non c'era bisogno di dirlo ad alta voce, entrambi lo sapevano, lo leggevano, nello sguardo dell'altro, nella stretta di quell'abbraccio. 

Sandy la teneva vicino a sé con entrambe le braccia allacciare con decisione alla sua schiena, mentre il viso di Kirsten restava nascosto contro il suo petto. Nessuno dei due voleva muoversi o allontanarsi. 

« Vuoi ballare? » le chiese lui, sussurrandoglielo con le labbra e il naso tra i suoi lunghi capelli biondi. Lei si mosse piano, rimanendo ben salda tra le braccia del marito, e cercando di incontrare i suoi occhi.

« Da tutta la sera » gli rispose, allungandosi verso il suo viso. 

Sandy fece lo stesso, andandole incontro e lasciando che le loro labbra si incontrassero a metà strada. Sentì i palmi delle mani di Kirsten poggiarsi sulle proprie guance, facendo pressione per attirarlo ancora di più a lei. 

« Non sai quanto mi sei mancato » gli bisbigliò, vicino alla bocca, mentre riprendeva fiato. Le loro fronti premute una contro l'altra e gli occhi chiusi. 

Lui le ricatturò il viso, stavolta senza aspettare per approfondire il bacio. Le labbra di Kirsten si schiusero appena sentirono la punta della lingua di Sandy farsi strada tra di loro, lasciandola libera di incontrare la sua. Insieme iniziarono una lunga danza, che vent'anni di pratica avevano reso perfetta. 

Sandy si allontanò dopo qualche secondo, facendole scappare un gemito misto di piacere e frustrazione. 

« Pace fatta? » la stuzzicò con un sorriso beffardo dipinto sul viso. 

Lei rispose al sorriso, annuendo e afferrandogli la cravatta con una mano per attirarlo di nuovo a sé e riprendere il bacio da dove Sandy lo aveva interrotto. 

Pace fatta, decisamente - si disse Kirsten, portandogli entrambe le braccia al collo per far aderire meglio i loro corpi. 

   
 
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