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Autore: RaidenCold    07/04/2020    1 recensioni
Fin dai tempi del mito, i cavalieri di Atena proteggono l'umanità dalle minacce più oscure.
Gettato nel loro mondo, sotto l'egida di una severa insegnante in pochi anni Ramiel si trasforma da fragile bambino a cavaliere d'oro; all'arrivo di una nuova minaccia sconosciuta, sembrerebbe che stia per iniziare una nuova guerra, ma lui scoprirà che la posta in gioco è molto più alta di quanto il Grande Sacerdote Saga ed i suoi cavalieri possano immaginare.
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold Saints, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piccole lapidi di marmo bianco si ergevano su una piccola collinetta erbosa, circondate da centinaia di altri sepolcri, tutti con sopra incise soltanto due cose: un nome, e sotto di esso la scritta cavaliere, di bronzo, argento, o oro.

Ma c’era un un’unica grande differenza tra quelle lastre grige e tutte le altre: nel suolo in cui erano piantate non vi erano spoglie di alcun genere, ma solo la fredda e nuda terra.

Il Grande Sacerdote si inginocchiò davanti ad esse, per poi incamminarsi silenzioso verso l’uscita del cimitero, ma d’improvviso due braccia lo afferrarono energicamente per la toga:
“Nemmeno una parola, Saga?” - ringhiò Deathmask strattonandolo.

“Lascialo subito!” - intervenne Zenovia tentando di frapporsi tra i due.

“Sta indietro ragazzina, gli adulti devono parlare!” - rispose il cavaliere d’oro spingendola via bruscamente e facendola cadere all’indietro - “Guardami, sacerdote, che cos’hai da dirmi ora?”

“Ho fatto il possibile.”

“Dall’alto del tuo trono?!”

“Tu dov’eri, Deathmask?”

“Non rigirare la frittata, non ho mandato io verso morte certa Areusa, Mur, e Milo!”

“Sai bene che non avevo alcuna intenzione di sacrificarli, e che ho agito facendo ciò che ritenevo più giusto.”

“Cosa me ne faccio ora delle tue buone intenzioni?!” - urlò mollando infine la presa, per poi andarsene senza aggiungere altro.

“Grande Sacerdote, dobbiamo inseguirlo?” - gli domandò un soldato.

“Lasciatelo perdere, è solo sconvolto, come tutti del resto; rimane comunque un servo di Atena.”

 

Nel frattempo, Ramiel aiutò Zenovia a rialzarsi:
“Ce la faccio da sola.” - rispose lei più bruscamente di quanto intendesse fare.

“Non ce l’aveva con te.”

“Sì lo so, ma poteva evitare questa scenata; anch’io sono addolorata, ma non mi sembra il caso di scatenare diatribe tra noi in questo momento.”

Ramiel a quel punto guardò il cielo, carico di nubi fosche dall’aria minacciosa:
“Sta venendo cattivo tempo, è meglio rientrare alle dodici case.”

 

 

Ria entrò nella quinta casa, con i capelli leggermente inumiditi:
“Sta iniziando a piovere… Ramy, posso rimanere un po’ qui da te finché il tempo non migliora?”

“Certo, se vuoi puoi andare nel bagno ad asciugarti.”

Dopo qualche minuto la ragazza tornò strofinandosi un asciugamano sul capo:
“Ho tolto l’armatura d’oro e l’ho messa sulla finestra a sgocciolare; dovresti fare anche tu lo stesso, non è più necessario stare in alta uniforme.”

“Hai ragione.” - disse il ragazzo iniziando a sfilarsi di dosso la corazza, mentre Ria si accomodò su un divanetto presente in quell’ala del palazzo, dove egli passava la maggior parte del suo tempo libero.

C’erano dei libri e qualche fumetto sparsi qua e là, un appendiabiti, ed un tavolo da pranzo con alcune sedie disposte attorno, ma per il resto era un’abitazione piuttosto spoglia:
“Sei un po’ caotico leoncino, o mi sbaglio?” - commentò Ria prendendo a sfogliare uno dei giornaletti.

“Scusa il disordine , non sono abituato ad avere visite.”

“Non dovresti mettere a posto per gli ospiti, ma per te stesso; mi chiedo come tu riesca a sgomberare la mente se è tutto sotto sopra…”

“Hai ragione.” - disse sedendosi sul divanetto, completamente svestito dell’armatura d’oro; ora entrambi sfoggiavano degli indumenti felpati monocromi e un po’ attillati, ma comodi a sufficienza da permettere di muoversi liberamente dentro le sacre vestigia.

L’unica cosa che turbava Ramiel era il fatto che quegli abiti accentuassero la fisicità di coloro che li indossavano, in quel caso mettendo bene in risalto le forme generose di Ria.

 

“Ramy?”

 

Ramiel si ridestò dalla sorta di ipnosi in cui era improvvisamente caduto nell’osservare la ragazza, e questa si mise a ridacchiare dolcemente:
“A volte mi dimentico che non sei più un bambino…”

“Perdonami, non intendevo essere inopportuno.”

Di tutta risposta la ragazza lo strinse tra le braccia con delicatezza, facendolo poi stendere sopra di sé:
“Non sei inopportuno…” - disse iniziando ad accarezzargli lentamente la fronte.

Ria aveva sempre avuto un carattere piuttosto materno, ma a Ramiel parve esserci qualcosa di strano nel suo atteggiamento, specie in un giorno così infelice come quello in cui avevano appena celebrato il funerale dei loro compagni dispersi.

“Tu hai mai baciato qualcuno?” - domandò Ria come un fulmine a ciel sereno - “A parte della tua famiglia, naturalmente.”

“No…” - rispose timidamente, quasi vergognandosene.

A quel punto Ria, senza fretta si avvicinò al suo viso, per poi appoggiare le sue labbra sopra quelle del ragazzo.

Un turbine impetuoso di emozioni si impadronì di Ramiel, il quale tuttavia fece l’unica cosa che l’istinto gli suggeriva davvero in quel momento: ricambiare il gesto, e stringere la ragazza tra le proprie braccia.

“Ora abbiamo entrambi dato il nostro primo bacio.” - sussurrò Ria, per poi alzarsi pacatamente dal divanetto.

“Aspetta…” - le sfiorò la mano Ramiel e la guardò dritta nei suoi grandi occhi color cenere.

“Ha smesso di piovere, è ora di tornare a casa.”

La ragazza si rimise l’armatura d’oro, e fece per guadagnare l’uscita, ma prima di andarsene lanciò un ultimo sorriso a Ramiel:

“Quando tutta questa storia sarà finita, potrei mostrarti qualcosa di più adulto, che ne dici?”

“Ria…”

“Riposati, leoncino.” - disse per poi varcare la porta.

Ramiel ripensò tutto il giorno a quell’ultimo sguardo, privo di emozione quasi melancolico, così diverso dal suo solito caldo sorriso.

 

1597

Non si ferma mai, si avvolge su sé stessa, continua a lacerare il mio corpo e la mia mente, ma la mia anima non crollerà, o almeno spero.

 

“Un nuovo cataclisma?” - domandò Zenovia - “Ad appena una settimana di distanza dal precedente?”

“Sì, sta nascendo proprio ora” - rispose Ikaros trafelata - “è visibile ad occhio nudo da Rodorio.”

Le due scesero fino ai piedi della prima casa, e da lì poterono infine osservare il tetro spettacolo all’orizzonte: una cupola completamente nera, che diveniva sempre più grande di secondo in secondo, e non accennava minimamente ad arrestare la propria crescita.

“Ikaros, chi è il cavaliere più vicino laggiù?”

“Ria…!”

Zenovia strinse i denti mordendosi un dito:

“Accidenti… manda a chiamare gli altri, io vado a darle man forte.”

“D’accordo!”

 

Il cavaliere dei Gemelli corse più celermente che poté, bruciando anche il proprio cosmo per arrivare il prima possibile: in pochi istanti giunse nei pressi del gorgo oscuro, che aveva ormai raggiunto le dimensioni di uno stadio olimpico.

Dinnanzi a quel fenomeno inarrestabile, si ergevano Ria e Ramiel, ansimando spossati dopo aver dato fondo a gran parte delle proprie energie per fermarlo.

“Aquarius, Leo” - li chiamò Zenovia a distanza di qualche metro - “resistete, i rinforzi stanno arrivando!”


“Nessuno ci aiuterà ora, e fra un minuto sarà troppo tardi.”

“Che cosa facciamo?” - chiese allarmato Ramiel.

Ria chiuse gli occhi e rimase in silenzio per un istante, dopodiché si voltò, e guardandolo sorrise senza allegria :

“Prenditi cura di te, leoncino.”

Ramiel riconobbe quello sguardo: era il medesimo che gli aveva lanciato quel giorno, dopo il loro momento intimo, e solo in quell’istante intuì cosa si stesse celando dietro al suo sorriso malinconico: consapevolezza, disperazione, ed accettazione.

“C-che cosa intendi fare?”

La ragazza non rispose, si limitò a far divampare il suo gelido cosmo in maniera tanto intensa da far arretrare Ramiel di alcuni passi e con l’armatura ricoperta da un sottile strato di brina, dopodiché sollevò le braccia in modo solenne, ed unì le mani stringendole:

 

“Questa è l’esecuzione dell’aurora; questa è la mia esecuzione.”

 

Infine la ragazza abbassò le braccia, e dal suo corpo fuoriuscì un getto di energia congelante che si scagliò contro la massa di tenebre, venendo tuttavia completamente risucchiata; a quel punto Ria innalzò ai limiti estremi il proprio cosmo, ed il suo attacco si irradiò avvolgendo tutta la cupola, ed anche sé stessa.

 

 

Al posto del gorgo nero, ora vi era un’immensa e scintillante ghiacciaio di forma sferica.

 

“Ria…” - sospirò tremulo Ramiel, cadendo in ginocchio dinnanzi all’enorme lastra.

“Esci da lì!” - gridò disperata Zenovia sbattendo i pugni sul ghiaccio - “Ti libererò io! Ti libererò io!”

“Il suo cosmo è completamente svanito…” - commentò mestamente il cavaliere del Leone.

“Mi rifiuto di lasciarla là dentro!” - rispose la rossa facendo ardere la propria energia.

“Così non farai altro che distruggere il suo corpo!” - gridò Ramiel rialzandosi e frapponendosi tra il ghiacciaio ed il cavaliere dei Gemelli.

“Ma certo è così che fai tu, rinunci!” - ringhiò Zenovia mentre gli occhi le diventavano lucidi - “Ti volti dall’altra parte e te ne vai, non importa chi rimane indietro!”

“Ria è morta!” - urlò Ramiel in risposta, facendo infiammare il proprio cosmo.

“Tu non hai fatto niente per impedirlo!”

A quel punto le nubi si dissiparono ed i raggi del sole del sole finalmente liberi da quell’opprimente oscurità, illuminarono la cupola di ghiaccio, rivelando la figura della sacra guerriera d’oro: il suo dolce viso aveva un’espressione tanto serafica che sembrava stesse facendo uno splendido sogno, da cui tuttavia non avrebbe mai avuto alcun modo di destarsi.

Dinnanzi a quella vista, i due cavalieri d’oro si placarono, e dopo essersi appoggiati sulla gelida tomba, si abbandonarono ad un lungo pianto di commiato.

 

2584

Presto o tardi la morte del mondo si compirà, e non vi saranno altro che tenebre.

 

Ramiel se ne stava sulle scale dinnanzi all’ingresso del proprio palazzo, intento a scrutare il cielo notturno in cerca di qualche stella; quella sera tuttavia, non vi era alcuna traccia di luci e tutto appariva plumbeo, indefinito.

 

“E’ molto tardi, cavaliere del Leone.”

 

Ramiel riconobbe all’istante quella voce soave dietro alle sue spalle:
“Non riesco a prendere sonno.”

“Lo immagino” - disse Calipso portandosi accanto a lui - “nessuno riuscirebbe a dormire serenamente dopo una giornata come questa.”

“Già.” - rispose il giovane senza sforzarsi di continuare la conversazione.

A quel punto il biondo si sedette accanto a lui:

“Se vuoi, posso restare qui con te per un po’.”

“Non è necessario tanto disturbo…”

“Nessun disturbo.” - rispose Calipso arridendo affabilmente.

Il suo sorriso era diverso da quello di Ria, meno candido ma comunque estremamente sincero, ed in quel momento lo apprezzò molto.

Dopo un po’ la stanchezza ebbe la meglio, e senza rendersene conto Ramiel finì per appoggiarsi sul fianco dell’altro ragazzo:

“Riposa pure, leone bianco: io resterò qui con te tutta la notte.”

A quel punto Ramiel serrò lentamente gli occhi, e si abbandonò ad un profondo sonno ristoratore fino al mattino seguente.

 

   
 
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