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Autore: Liberty89    07/04/2020    1 recensioni
Infine, con la paura e l'ansia che banchettavano nei loro cuori come ingordi diavoli delle roventi cerchie infernali, custodi e Ritornanti, affiancati dal mago di corte e il capitano dei cavalieri, erano giunti di fronte a ciò che restava della gloriosa e candida sede degli antichi sovrani del Regno della Luce. La Sacra Reggia, imponente e incontenibile in un singolo sguardo, si mostrò nera e silenziosa, come una triste vedova abbandonata al suo dolore e alla sua solitudine. Soggetto di quella cupa e vecchia fotografia smangiata agli angoli, che non rappresentava più la realtà, l'edificio era reso ancor più inquietante dai freddi raggi della luna a forma di cuore, che sovrastava quella briciola di universo come un'indifferente dea, che con eterna pazienza attende il momento in cui le creature sotto di lei si saranno distrutte a vicenda, riportando tutto alla pace originale.
Tratto dalla fic, capitolo ancora da scrivere.
Seguito della fic "Sclero di una notte di mezza estate".
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Sclero di una notte di mezza estate'
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I'm back! E spero di essere tornata con tempi di aggiornamento migliori. Mi scuso profondamente con tutti quelli che hanno atteso questo capitolo per tanto, troppo tempo. Negli ultimi tre anni la mia vita è cambiata sotto tanti aspetti, mi sono laureata e ho iniziato a lavorare. Faccio un lavoro che adoro, che amo, ma che mi tiene fuori casa da mattina a sera e spesso sei giorni su sette, quindi diciamo che il tempo e le energie mentali per scrivere si riducono al minimo. Avevo quasi perso le speranze di tornare a scrivere su questa storia, invece eccomi qua! Qualcosa di buono da questa quarantena è uscito. Beh, che altro dire? Spero che il capitolo vi piaccia. Buona lettura!



Capitolo X: Tornare in piedi

Un urletto di sorpresa mista a terrore disturbò la sua quiete e con lentezza cominciò a destarsi. Si accorse però, di non avere affatto voglia di alzarsi dal posto in cui si trovava, quindi si accomodò meglio contro il corpo caldo accanto al suo e inspirò a fondo il profumo della sua compagna, stringendola a sé e facendo aderire il proprio petto contro la sua schiena. Fregandosene altamente del mondo e di chi aveva intorno, Riku tornò a dormire.
Chi lo stava guardando non era dello stesso parere. Con gli occhi sgranati e increduli e la bocca spalancata fin quasi a rompersi, Andy W. Hol fissava la coppia di custodi beatamente addormentata nella parte bassa del letto a castello che aveva di fronte. La sera prima era sicuro di aver visto solo il ragazzo con i capelli argentei sdraiarsi sul materasso con addosso un suo pantalone e una sua maglietta di una taglia più grande che teneva di scorta, ora invece oltre a Riku c’era anche una ragazza. Una ragazza con addosso solo la sua maglietta, le gambe nude -ben visibili- intrecciate a quelle del compagno, nella sua stanza che si trovava nel dormitorio maschile.
-Per tutte le sacre buche…- mormorò con lo sguardo fisso sulla coppia e sulle loro mani, una sopra l’altra, posate sul grembo di Jessie.
-Andy…- farfugliò Amata dal letto sotto il suo mentre girava la testa sul cuscino. -È presto… torna a dormire…-
-No fratello, non capisci!- esclamò l’altro, balzando sul pavimento per scuotere l’amico. -C’è una ragazza! Una ragazza ha addosso la mia maglietta!-
Il ragazzo dai capelli rossi sembrò pensarci su, ma alla fine sospirò stanco. -Andy, hai sicuramente sognato… torna a dormire…-
-Se ti girassi e guardassi dall’altra parte della stanza la vedresti anche tu!- insistette lui, prendendo l’amico per la maglia del pigiama e costringendolo a sedersi.
Amata Sora si strofinò gli occhi ancora pieni di sonno e sbadigliò, per poi guardare il letto di fronte al proprio. Perplesso, sbatté le palpebre e si passò le dita sugli occhi chiusi ancora una volta. Poi semplicemente esplose.
-C’è una ragazza!- urlò indicando la coppia. -Andy! C’è una ragazza nella nostra stanza!-
-È quello che ti sto dicendo da un pezzo!-
-Ma si può sapere che cosa avete da urlare tanto?- borbottò il custode della Catena Regale, tirando fuori la testa da sotto il cuscino.
-C’è la tua amica nel letto sotto il tuo! Ecco cosa!-
-Eh?- fece il castano per poi sporgersi e guardare giù. Riku si stava passando una mano tra i capelli, evidentemente seccato per la brusca sveglia e Jessie accanto a lui faceva altrettanto mentre si sedeva. -E allora?- disse prima di concedersi uno sbadiglio enorme.
-E allora?! Dormivano insieme!- replicò Andy.
-Come se fosse la prima volta…- commentò lui con sufficienza, scioccando gli altri due.
Riku si mise a sedere accanto alla compagna con un sospiro, e ignorando completamente le facce sconvolte dei due Element, si voltò a guardarla: la trovò adorabile con i capelli scarmigliati, l’espressione assonnata e vestita solo con una maglietta troppo grande che le pendeva da una spalla.
Sorrise e la baciò sulla guancia. -Buongiorno.-
In risposta, Jessie borbottò qualcosa di poco chiaro poi si girò e cercandolo con l’aiuto delle mani gli salì a cavalcioni e gli circondò il collo con le braccia. Il ragazzo rise e dopo aver preso i vestiti di entrambi, si alzò in piedi.
-Povero me, continuo a pensare che tu sia un tipo mattiniero.- disse divertito, accorgendosi solo in quel momento degli sguardi dei due padroni di casa. -Buongiorno, vi dispiace se usiamo il bagno per primi?-
-P-prego… Ci mancherebbe…- balbettò Amata, guardandoli sparire oltre la soglia della toilette.

Come se l’Accademia della Neo-DEAVA fosse una scuola qualunque, neanche due ore dopo il risveglio generale, nella mensa non si parlava nient’altro che della coppia di custodi vista uscire insieme dalla stanza di Andy e Amata. All’apparenza incuranti degli sguardi curiosi degli Element, i quattro si erano seduti a un tavolo lontano dall’ingresso della sala e i due ragazzi si erano assunti l’onere di procurare la colazione per tutti.
Seduta di fronte alla compagna, Kairi incrociò le braccia e si guardò attorno di sfuggita. Non appena i suoi occhi blu incrociavano quelli altrui, questi dirigevano l’attenzione altrove, ma sapeva che sarebbero tornati su di loro non appena si fosse voltata. Sospirò a labbra chiuse. Gli sguardi dei ragazzi erano opprimenti quanto le loro chiacchiere sussurrate ed erano davvero difficili da ignorare del tutto. E quando tornò a guardare Jessie, comprese che per lei doveva essere un’impresa ancora più ardua.
Jessie strinse ancora di più la presa sulle braccia incrociate sotto il seno, mentre lo stomaco sembrava volersi accartocciare su se stesso per non farci entrare alcunché. Le avvertiva quelle occhiate curiose, pronte a giudicare, se le sentiva addosso come dita puntate e alle sue orecchie giungeva forte e chiaro il brusio dei sussurri. Intanto, nel buio della sua mente l’Emissario rideva di lei, accentuando le sensazioni negative che tutto l’insieme le provocava: inadeguatezza, rabbia, disgusto. Verso di loro, verso se stessa. Non voleva fare altro che alzarsi e andarsene da quella stanza, ma non poteva a causa della cecità.
Prese un profondo, tremante respiro e provò a concentrarsi sul battito del proprio cuore, poi si spinse a cercare la luce di quello di Riku, in movimento insieme a quello di Sora. Girò il capo e aprì un poco di più gli occhi ciechi, come se volesse guardare lontano. Con il passare dei giorni, la sua percezione delle luci altrui si affinava e acquisiva il senso della distanza: ora sapeva distinguere se fossero vicine o lontane e poteva dire con maggior precisione in quale direzione si stessero muovendo. Il sospiro di sollievo che stava per uscirle dalle labbra nel notare i due amici tornare al loro tavolo, le morì in gola a causa di un altro cuore in repentino avvicinamento dalla sua sinistra. Si voltò e riconobbe con un istante di troppo la proprietaria di quella luce giallo pallido.
-Mix.- esordì Jessie quando la sentì posare con poco garbo le mani sul tavolo. -Possiamo fare qualcosa per te?-
-Potreste smetterla di fare certe cose! Dovresti vergognarti!- sbraitò la giovane Element, sistemandosi gli occhiali sul naso. -Sgattaiolare nel dormitorio maschile e dormire con un ragazzo! Come ti è saltato in mente?!-
-Non credo siano affari tuoi e poi non è la prima volta che io e Riku dormiamo insieme.- rispose mentre allungava la mano destra sul tavolo alla ricerca di quella del suo compagno, finalmente seduto accanto a lei.
La ragazza impallidì di orrore a quelle parole. -Q-questo non ti giustifica!-
-E perché mai io dovrei giustificarmi con te?-
Alla replica, Mix si zittì. Aprì la bocca un paio di volte per dire qualcosa, ma si ritrovò a boccheggiare, priva di argomenti con cui contestare le azioni dei due ospiti della Neo-DEAVA.
-Credo sia meglio se torni al tuo tavolo, Mix.- intervenne Riku, puntando lo sguardo in quello della ragazza. -Se il nostro comportamento avesse causato problemi seri, credo che il tuo Comandante sarebbe venuto subito da noi per farcelo notare, ma così non è stato.-
L’Element trattenne il fiato per un secondo e sembrò quasi sul punto di esplodere, ma alla fine strinse i pugni lungo i fianchi e si girò per raggiungere le compagne, sbattendo per bene i piedi sul pavimento lucido. I tre custodi la guardarono mentre si allontanava con la sua indignazione e quando tornarono a voltarsi lo fecero anche tutte le facce curiose che non avevano trovato di meglio da fare.
-Mamma mia… questo posto è quasi peggio di Amestris, e lì siamo stati arrestati.- commentò Sora.
Jessie liberò un sospiro stanco e si appoggiò allo schienale della sedia. -Si sta avvicinando qualcun altro?- domandò poi a bassa voce, scrutando i cuori presenti nella stanza.
-No, nessuno.- rispose Riku, guardandosi in giro.
-Bene, devo dirvi una cosa.-

Ritto in piedi con le braccia incrociate sul petto, Riku osservava con attenzione la sua compagna, che seduta poco distante a gambe incrociate e occhi chiusi, era immersa in una profonda concentrazione. Quando poco meno di un’ora prima Jessie aveva raccontato del suo sogno e del possibile cambiamento del suo keyblade, si era scoperto preoccupato. Per cosa non ne era del tutto certo, ma riflettendoci, comprese che quanto stava accadendo aveva senso: in seguito a tutti gli eventi successi nell’ultimo periodo, Jessie era cambiata -non in senso propriamente negativo, ma molti elementi del suo carattere e della sua personalità erano mutati per adattarsi alla sua nuova condizione. Era più cauta, insicura alle volte, e anche intimorita, ma come darle torto? Il suo corpo era cambiato -stava ancora cambiando, dei, un bambino!- e con esso la sua percezione del mondo. Da quella prima volta in cui aveva tentato di impugnare la Via del Tramonto nella Terra del passato, non aveva più evocato il suo keyblade e probabilmente era stata la paura a frenarla: la paura di non essere più degna di impugnarlo oppure che non avesse la forza né fisica né mentale per usarlo al meglio. Quell’arma che era divenuta ormai un’estensione del suo stesso braccio, una parte del suo stesso corpo, necessitava di un cambiamento esattamente come tutto il resto.
Da quel giorno avevano lavorato insieme per aiutarla a rimettersi in piedi e riguadagnare un minimo di indipendenza negli spostamenti. La sua visione mentale dei cuori delle persone migliorava di giorno in giorno e anche la sua sicurezza pian piano si stava fortificando. Sospirò leggermente, augurandosi che questo cambiamento fosse portatore di ulteriori passi avanti e non di perdita di terreno. Lì seduta, con gli occhi chiusi e il viso disteso, a Riku sembrò più tranquilla e serena che mai e il nodo d’ansia che gli era cresciuto nel petto si allentò un poco, lasciandogli la forza di essere un po’ più positivo.

-Cosa sta succedendo di preciso?- domandò in un sussurro Amata Sora, quasi temesse di disturbare i due custodi nonostante fossero a una distanza tale da non poter sentire le loro parole.
Si trovavano nel cortile interno, a ridosso del Berlin, solitamente era un luogo tranquillo dove gli studenti dell’Accademia passavano il tempo libero, facendosi ognuno i fatti propri. La presenza dei custodi, però, aveva destato la curiosità di chiunque e numerose e lunghe erano le occhiate dirette ai due guerrieri della Luce, concentrati sulla loro attività silenziosa. Qualcuno si era persino seduto a osservarli, curioso di vedere cosa sarebbe successo.
-Possiamo dire che si tratta di un allenamento.- rispose Kairi, spostando lo sguardo su di lui. -Un allenamento del cuore, se possiamo definirlo così. Non è detto che accada qualcosa oggi, ma vale la pena provare.-
-Non credo di capire…-
-Non è nemmeno semplice da spiegare.- intervenne Sora, senza distogliere l’attenzione dai due amici. -Jessie è rimasta profondamente ferita, non solo fisicamente. Il suo cuore ha subito danni che non possiamo nemmeno immaginare e ha bisogno di tempo per riprendersi del tutto; quello che sta tentando di fare potrebbe essere ancora troppo per entrambi.-
La sua voce dura turbò Amata che guardò l’amico Andy in cerca di un qualche tipo di sostegno, ma questo si limitò a scuotere il capo e ad alzare le spalle, confuso tanto quanto lui.
-Non essere così severo con te stesso.- riprese la ragazza, attirando su di sé lo sguardo del compagno. -Abbiamo già detto che quanto accaduto non è colpa di nessuno di noi, soprattutto non tua. Ora dobbiamo solo avere fiducia in lei, d’accordo?-
Kairi sorrise e Sora non poté fare a meno di ricambiare, mentre il suo petto si faceva più leggero e un lungo sospiro gli sfuggiva dalle labbra socchiuse. Le prese la mano e se la portò alle labbra per baciarla sulle nocche, ignorando gli squittii imbarazzati dei due Element lì accanto.
-Grazie Kairi. Non so che farei senza di te.-
-Osservate con attenzione.- esordì all’improvviso il Comandante Fudo, comparso come dal nulla accanto ai due Element che squittirono un’altra volta, stavolta per lo spavento. -Il potere dato dall’unione di tre frecce è grande e può rivelarsi inarrestabile…- continuò indicando poi la custode seduta sull’erba all’ombra del Berlin. -Ma anche una freccia solitaria può compiere grandi cose, che forse non credeva di poter realizzare.-
Sotto gli sguardi eccitati di Sora e Kairi e quelli incuriositi di Amata e Andy e degli altri occupanti del giardino, Jessie si alzò in piedi e il suo braccio destro, ora disteso, venne avvolto dalle fiamme.

Sousei no Aquarion - Pride ~ Nageki no Tabi

Anche questo era strano.
Ultimamente c’erano tante cose che le apparivano strane, bizzarre, ma comprese che tutto era dovuto alla sua nuova percezione del mondo e di se stessa. Era difficile concentrarsi solo su di sé e i propri pensieri quando si era in mezzo a così tante luci incredibilmente luminose, che ci mettevano un attimo a distrarla dal suo compito.
Si era ormai abituata alla presenza dei suoi compagni, quindi ci aveva messo poco a lasciarli sullo sfondo delle sue percezioni -il solo saperli nelle vicinanze fonte di nuova forza per lei-, ma tutte le altre luci erano rumorose. Erano come un chiacchiericcio costante, che aumentava di volume all’improvviso senza dare avvertimenti di alcun genere. La custode prese un respiro lungo e profondo e tornò a concentrarsi sul proprio cuore.
Inizialmente aveva cercato di ritrovare le sensazioni che l’avevano colpita la prima volta che aveva impugnato il keyblade tanti anni addietro quando tutto era cominciato, ma ben presto aveva capito di dover cambiare strategia. Aveva quattordici anni quando la Via del Tramonto era comparsa nella sua mano e in quei quasi cinque anni le cose erano cambiate. Lei non era più la stessa ragazza di allora e non era più la stessa persona che aveva intrapreso quella terribile battaglia nella Terra del passato contro Marluxia. No, doveva cercare qualcos’altro. Doveva scendere in profondità nel proprio cuore e cercare quella luce e quel calore che aveva percepito durante il suo sogno della notte appena passata.
Voleva riuscire nel suo tentativo. Anche a costo di restare seduta lì tutto il giorno e diventare parte integrante dell’ambiente circostante. Voleva riuscire a impugnare il suo keyblade. La notte precedente la Via del Tramonto aveva abbandonato la sua solita forma per plasmare quella nuova e lei non vedeva l’ora di poterla brandire. Voleva tornare al fianco dei suoi compagni, voleva combattere insieme a loro e vincere quella guerra che li stava trascinando qui e là nel cosmo. Voleva sconfiggere le sue paure. Non sarebbe mai tornata a essere quella di prima, erano mutate troppe cose, ma era stanca di restare indietro, impotente e impaurita. Era ora di rialzarsi e andare avanti.
E infine lo sentì. Il fuoco del Tramonto, quello che le scorreva nelle vene da quando Anike aveva risvegliato il potere perduto. Il fuoco che aveva aperto l’ala sulla sommità della sua chiave e che ora bussava alle porte del suo cuore per ridestarlo. Ed eccolo lì. Acciuffò il calore del fuoco e lo strinse per impedire che le sfuggisse, ma esso sembrò rispondere al suo desiderio, al suo bisogno, e non si fece pregare, anzi. Ricambiò la stretta, la abbracciò come un vecchio amico di ritorno da un lungo viaggio.
Jessie appoggiò la mano sinistra sull’erba e si alzò in piedi, senza vacillare nemmeno per un istante, prendendo un ampio respiro mentre allargava il braccio destro verso l’esterno. Fu un istante e il suo arto disteso sparì in un vortice di fiamme rosse e gialle. La sua mano si chiuse su un’elsa sottile e un sorriso le allungò le labbra. Diede una sferzata verso il basso e il fuoco si spense.
Non poteva vederlo, ma Jessie era certa che il keyblade fosse bellissimo. Schiuse gli occhi e lo sollevò davanti al viso per poi cercarne il pendente con la mano sinistra: un sole dai raggi ondulati attraversato da una linea a zig-zag che sembrava dividerlo in due metà. Fece scorrere le dita sulla guardia dell’elsa e poi sulla lama. Era diverso dalla vecchia Via del Tramonto, ma sulla cima l’ala di drago aperta era ancora lì, pronta a volare sul campo di battaglia.

Quando le fiamme avvolsero il braccio di Jessie, molti presenti nel giardino urlarono per lo spavento, ma Riku non aveva occhi che per lei e non indietreggiò di un solo passo, sapeva che era andato tutto bene e che ogni cosa era tornata al suo giusto posto. Pochi istanti e finalmente poté ammirare la nuova forma della Via del Tramonto: la lama era composta da due sottili assi parallele che in cima si univano ricomponendo l’ala di drago ben spalancata, mentre in basso s’intrecciavano e ispessivano leggermente per dare forma al cuore della guardia con un’elsa rossa al centro, ora rivolto nel senso opposto, da cui pendeva un sole spezzato per metà rosso fuoco e per metà nero. Fu il colore del keyblade ad attirare l’attenzione di Riku, però: il rosso dell’elsa man mano sfumava in un rosso più scuro che poi diventava porpora e infine nero sui “denti” della chiave, ma il tutto era sfocato, sbiadito. Esattamente come gli occhi di Jessie, opachi e spenti a causa della cecità.
Osservò poi con attenzione la sua compagna e la postura che aveva assunto: era perfettamente eretta, i piedi ben piantati a terra e il braccio sinistro rilassato, non in cerca dell’equilibrio come faceva di solito, mentre la mano studiava i dettagli del nuovo keyblade. Poteva dirlo con certezza: Jessie aveva ritrovato il suo equilibrio, interiore ed esteriore, ed era come se fosse tornata in possesso di un suo pezzo mancante.
-Allora Riku?- disse lei all’improvviso, puntando lo sguardo vacuo su di lui. -Come ti sembra?-
Il custode dell’Alba sorrise, fiero. -Mi sembra perfetto. E tu cosa ne pensi?-
-Hai ragione. È perfetto.- concordò la ragazza, sfiorando di nuovo l’arma con la punta delle dita.
-Che ne dici di metterlo alla prova?- propose Riku, impugnando il proprio keyblade.
-Perché no?- Jessie si mise in posizione di battaglia, con la Via del Tramonto orizzontale davanti a sé, poi prese un respiro profondo e liberatorio, come se fosse stata in apnea fino a quel momento.

Fudo guardò tutta la scena senza battere ciglio, a braccia conserte. Era incredibile quanto potesse realizzare un cuore umano se spinto dalla giusta determinazione, ma sapeva anche che un cuore da solo non poteva andare lontano. Un sorriso gli arricciò l’angolo delle labbra nel vedere i due guerrieri lì accanto stretti in un abbraccio di pura gioia per la riuscita dell’impresa della loro compagna. I suoi ragazzi invece guardavano tutto con occhi increduli e confusi, che crebbero soltanto quando videro i custodi di Alba e Tramonto incrociare le loro lame in movimenti studiati per un allenamento atto a risvegliare la memoria muscolare della giovane.
Lentamente, tutta quella zona del giardino si fermò a guardarli, mentre man mano aumentavano la velocità e la complessità del loro esercizio. A un tratto, tutti trattennero il fiato nel momento in cui Jessie menò un colpo dal basso verso l’alto a piena potenza che venne intercettato dalla chiave avversaria. L’impatto tra i due keyblade generò una calda onda d’aria che spazzò l’erba del giardino fino ai loro piedi.
-Jessie è tornata.- annunciò Sora, respirando quel calore a pieni polmoni.
-Ma… ma come fa?- domandò Andy incredulo. -È cieca!-
-Istinto.- rispose Sora. -Istinto e memoria. Dopo cinque anni di lotte continue, non puoi dimenticare certe cose neanche volendo. E poi, noi tutti siamo nati per questo.-
L’Element rimase senza parole. Tornò a guardare i due custodi, soffermandosi sulla ragazza e restandone affascinato: si muoveva con agilità, schivando più che parando i colpi, attaccando e arretrando, come il guizzo sfuggente della fiamma di un falò.
Poi una luce brillò nel cielo sopra le loro teste all’improvviso e un varco dimensionale si disegnò nell’aria, aprendo la via verso Altair.

Gli allarmi presero a suonare a tutto volume, dal varco uscirono due creature di metallo a forma di ragno, insieme a una terza di fattezza umanoide, tinta di rosso e nero e dotata di una sorta di ali sulla schiena, nel frattempo gli allievi della Neo-DEAVA corsero all’interno dell’edificio per svolgere ognuno il proprio compito con rapidità ed efficienza. Invece, Fudo restò accanto ai due custodi insieme ad Amata e Andy, in attesa che gli altri due ragazzi li raggiungessero. Riku aveva preso la mano di Jessie nella propria ed era corso via, in direzione del gruppetto rimasto ad aspettarli.
-Che cosa vedi?- disse il Comandante Fudo quando li ebbe davanti.
E Jessie comprese subito che la domanda era rivolta a lei. Riku non le aveva detto cosa stesse accadendo sopra le loro teste e lei non aveva avuto il tempo di chiedere i dettagli. Si girò col viso rivolto verso il cielo, gli occhi ciechi che saettavano da destra a sinistra, come se stessero seguendo la traccia di qualcosa.
-Un cuore forte, rosso scuro. È a bordo di qualcosa? Si sposta a una velocità assurda, faccio fatica a seguirlo… E quello… quello che diavolo è?- rispose Jessie, facendo un passo indietro e puntando l’indice nel cielo, dritto verso il portale.
-Cosa?- intervenne Sora. -Jessie, cosa vedi?-
-Un cuore enorme… È così grande che non lo vedo per intero, ma c’è qualcosa che non va… La sua luce è debole, sembra sul punto di spegnersi.-
-Dall’altra parte del portale dimensionale c’è Altair, il mondo da cui provengono i nostri nemici.- spiegò Fudo. -Ciò che vedi è il suo cuore.-
-Comandante.- intervenne Amata. -Io e Andy dobbiamo tornare dentro, le Bestie Mietitrici-
Fudo annuì e i due corsero all’interno dell’Accademia.
-Cosa facciamo?- domandò Jessie. -Non possiamo andare là senza la sicurezza di un ritorno sicuro.-
-Aspettiamo.- replicò Sora. -Contatteremo il castello dalla gummiship e chiederemo al Re di mandare uno dei Ritornanti. In questo modo possiamo andare e venire da Altair in tutta sicurezza.-
Senza dire una parola, il Comandante Fudo li condusse all’interno dell’Accademia, fino alla sala di comando dove Crea Dorosera impartiva ordini con fermezza. Quando arrivarono, i custodi notarono che Amata, Cayenne e Andy mancavano dai rispettivi punti di controllo, ma i loro volti si trovavano in tre rispettive caselle di collegamento sullo schermo, che mostrava immagini chiare e nitide del combattimento che si stava svolgendo all’esterno. Amata annunciò che le Bestie Mietitrici erano state neutralizzate, ma il giubilo durò poco perché lui e i compagni si ritrovarono coinvolti in uno scontro violento con il robot umanoide: il robot bianco e rosso, l’Aquarion, su cui si trovavano i tre Element subì un attacco alle spalle, che sì li colse impreparati, ma non fu sufficiente per abbatterli.
I custodi osservarono quella battaglia con occhi curiosi, ma anche con un pizzico di timore per le vite dei tre ragazzi. Jessie soprattutto che poteva affidarsi solamente all’udito, faticò a mantenere il sangue freddo. Non sentiva altro che esplosioni, urla di dolore e rabbia, Andy che veniva sostituito da Yunoha -come non ne aveva idea, ma in quel mondo la tecnologia era evoluta in modo strano, quindi pensò a una specie di teletrasporto. Sentì una gran confusione, qualcuno che chiamava un medico per l’Element appena rientrato e un trio di voci esibirsi in un terribile grido di guerra. E Jessie era certa che se fossero stati davanti a lei, avrebbe visto quei tre cuori pulsare e brillare come uno solo.

Terminato lo scontro e assicurata la possibilità di un viaggio verso la città, Sora e Kairi furono accompagnati da Cayenne in elicottero dove avevano lasciato Pippo e la loro nave. L’Element fece ritorno, mentre i due custodi si presero il tempo di parlare con l’amico e contattare il Castello Disney.
L’astronave rossa e gialla atterrò placida nello spazioso cortile interno dell’Accademia dove trovarono i due keyblader rimasti ad attenderli con impazienza.
-Yuk! Riku, Jessie! È bello rivedervi!- esclamò Pippo una volta sceso dalla gummiship, posando le mani sulle loro spalle in un abbraccio contenuto.
-Ciao Pippo, ti sarai annoiato tutto solo.- disse Jessie con un leggero dispiacere nella voce.
-No affatto! Ho fatto un po’ di pulizie e mi sono tenuto in contatto con il Re.-
-Come vanno le cose là?- chiese Riku, incrociando le braccia.
-Sua Maestà ha detto che ci raggiungerà domani, non so chi porterà con sé.- rispose Sora. -Stanno ancora rimettendo in sesto il castello e il Re non se la sente di lasciare da sola la Regina. I feriti recuperano e Merlino è positivo sulla loro guarigione.-
-Meno male.- soffiò la Custode del Tramonto. -Comunque, aspetteremo. Penso che in ogni caso ci serva che uno di quei portali dimensionali sia aperto per poter passare, giusto? Non credo che Ritornanti possano aprire un passaggio per Altair se non sanno nemmeno dove si trovi.-
Sora annuì. -Ho parlato con Xemnas a riguardo e ha detto la stessa cosa, quindi non possiamo far altro che attendere.-
-Di Paperino si ha qualche notizia?- domandò poi Jessie.
-Purtroppo no, ma per queste cose ci vuole tempo. Non preoccupatevi, il nostro amico tornerà presto da noi.- assicurò il cavaliere.
Un seccato colpo di tosse richiamò l’attenzione dei viaggiatori, che trovarono Donar a braccia conserte e con un’espressione impettita a tendergli il viso. -La Presidentessa mi ha mandato a prendervi. Seguitemi.-
L’ingresso di Pippo in sala di comando, che con il suo aspetto andava probabilmente oltre la normalità di quel mondo, suscitò parecchio scalpore tra tutti i membri dello staff, ad esclusione di Fudo -Sora si era domandato più volte in quel poco tempo come facesse ad avere sempre l’espressività di un muro di mattoni, ma nessuno si era preso il disturbo di rispondergli l’unica volta che aveva espresso il pensiero a voce alta. Più avvezzo all’etichetta di quanto potesse apparire, non appena raggiunsero il tavolo delle autorità, Pippo si mise sull’attenti e si presentò alla platea con il suo titolo completo, ringraziando per l’ospitalità dei compagni e scusandosi per il disturbo procurato dal loro arrivo.
Crea Dorosera cadde in un momento di perplessità, ma si riebbe e sorrise con dolcezza di fronte ai modi del cavaliere per poi presentare a sua volta se stessa e lo staff dell’Accademia lì presente.
-Quando pensa di raggiungervi la sesta chiave?- chiese il Comandante Fudo.
-Al più tardi domani.- rispose Sora. -Poi attenderemo che si apra un nuovo portale dimensionale e staremo a vedere…-
-In che senso?- chiese Donar.
-È il mondo stesso a decidere chi tra noi ha il compito di chiudere la sua serratura, vedremo cosa succederà nel momento in cui verrete attaccati di nuovo.- spiegò Riku. -Non intralceremo il vostro lavoro, di questo non dovete preoccuparvi.-
-Ma…- esordì Zessica. -… non avrete intenzione di andare su Altair da soli?! Non sapete cosa vi aspetta laggiù!-
-E allora?- replicò Jessie. -Nemmeno quando siamo atterrati fuori città sapevamo cosa avremmo trovato, eppure eccoci qui.-
-Non importa quanto sia ardua la strada da percorrere, i custodi del keyblade devono portare a termine il loro compito.- intervenne il Comandante Fudo, mostrando a tutti la carta dell’asso di cuori, per poi girarla e mostrare un jolly. -Non importa quali insidie li attendano oltre il varco, se un mondo chiama, loro devono rispondere.-
-Già.- confermò ancora Sora. -Quindi dobbiamo sperare che le due serrature si facciano vedere con il prossimo attacco dei vostri nemici, altrimenti ci toccherà restare qui finché le cose non si sbloccheranno.-
Il custode del Giorno chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Era dal giorno prima che stava vagliando tutti i possibili scenari che avrebbero potuto manifestarsi con la comparsa delle serrature, tuttavia non aveva senso fasciarsi troppo la testa. Avrebbe atteso che Re Topolino li raggiungesse insieme a chi avrebbe ritenuto opportuno e solo allora avrebbe esposto ad alta voce i suoi dubbi più bui.
  
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