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Autore: Lady R Of Rage    07/04/2020    4 recensioni
"-Quaggiù potrete chiacchierare quanto vi pare. Nessuno vi sente. Nessuno vi asciuga le lacrime se piangete. Siete all’inferno, ragazzi: ma chi siamo noi per separare una così bella famigliuola?-
Non voglio, pensa Baby 5. Voglio andare via, io sono la promessa sposa di Don Sai della terra di Kano, e lui ha bisogno di me. Serra i pugni, come se avessero ricominciato a tirarle addosso spazzatura. Deve scegliere, a un certo punto – anzi, ha già scelto, ed è troppo tardi per recriminare."
Baby 5 ha scelto: non un nuovo inizio come moglie di Don Sai, ma l’inferno, la condanna perpetua, nelle viscere ghiacciate di Impel Down, assieme a coloro con cui è cresciuta.
Dopo il calderone di sangue bollente e i tormenti di Sadi-chan, solo un’eterna attesa accoglie la sconfitta Famiglia Donquixiote. In mezzo alla neve perenne, dove nemmeno i lumacofoni mantengono il contatto col mondo, senza più un Padroncino da seguire e amare, Baby 5 non si è mai sentita meno utile.
Eppure, prima di Sai, aveva chiamato “famiglia” i suoi compagni di cella. Sarà l’inferno a ricordarle perché.
[Accennate Baby 5/Sai, Trebol/Diamante, Senor Pink/Lucian]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Baby 5, Donquijote Family, Gladius, Pica, Sugar
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Alti E I Bassi Della Famiglia Donquixiote'
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Senza Sonno – Gladius E Baby 5 In Attesa


Insieme costano quarantamila Berry: un niente anche per uno schiavo solo. Due inservienti caricano Diamante di peso su una sedia a rotelle e gli bendano gli occhi con un traslucido drappo nero.
-Compragli degli occhiali da sole, bella bimba, o ti ritroverai uno schiavo cieco.-
L’ex Ufficiale sbava dalla sua posizione, piegando le dita in un gesto di saluto. Baby 5 si asciuga le lacrime e allarga le braccia per gettargliele al collo, ma l’uomo scuote la testa, pulendosi la bocca con la mano.
-No, tesoro. Non abbracciarmi. Puzzo da far sch-chifo.-
Anche Gladius ha gli occhi gonfi di pianto, graffi e macchie di sangue sul collo e sul petto che scompaiono fin sotto alla copertura inutile del lenzuolo. Le porge una mano aperta, le ossa che sporgono da sotto la pelle secca, e strofina le sue dita contro la guancia tra i singhiozzi.
-Grazie,- mormora. -Grazie, Baby 5. Non avrei mai dovuto dubitare.-
Baby 5 chiude d’istinto gli occhi, e quando li riapre incontra gli occhi lucidi e spaventati di Gladius. -Sto bene. Lo giuro. E sono comunque troppo debole per esplodere.-
-Esplodi pure,- dice Baby 5. -Vuol dire che stai bene.-
Diamante ride amaro, battendo i denti nel suo straccio. Lo spingono, lei e Gladius, senza che nessuno dica una parola fino al mezzogiorno. C’è un mercato, vicino al porto, che si estende fin oltre il pontile. Baby 5 compra degli occhiali scuri, dalle lenti esagonali larghe come un fondo di bottiglia. Diamante solleva una mano, pallida come neve, per carezzarli.
-Degni di una schtar.- mugugna. -Sono tornato, uhahaha.-
Gladius si cambia in una cabina bagno: un soffice maglione bianco, una lunga gonna di lana, leggings neri e un paio di stivali imbottiti di pelliccia. Accarezza i soldi di Myosgard come per assicurarsi che siano ancora lì, e le narici tremano mentre paga i suoi abiti nuovi. Anche lui ha un nuovo paio d’occhiali: spesse lenti nere, montatura di metallo, scuri abbastanza da coprirgli gli occhi. Trova anche una collana di rame, a forma di orologio, con ruote e molle in bella vista. La stringe a sé come un pegno d’amore.
-Presto,- sussurra. -Presto.-
Lei e Gladius si dividono una pizza, grande abbastanza da poterci saziare la capitana Jewelry. Diamante rifiuta lo shopping – “non finché sono così sudicio, teschori miei” – ma sorride rilassato mentre lo imboccano con una ciotola di riso caldo. Quando poi gli portano alla bocca una tazza di caffè, soffiandovi sopra per lui, ride di piacere fino a far tremare la sedia a rotelle.
-Credi veramente in quelle cose che hai detto?- domanda Baby 5 carezzandogli i capelli sozzi.
-Si dicono tante cose, per vivere.- Diamante appoggia la testa al poggiatesta e si rattrappisce nel suo lenzuolo. -Sarebbe solo uno spreco corrergli dietro, ormai. Sono troppo stanco per correre ancora. Lasciami dormire, tesoro. Magari sogno di nuovo Trebol, uhh.-
Lascia cadere il lenzuolo attorno alla vita, abbandonando il volto ai raggi del sole. Un bambino si avvicina a guardarlo, ma una signora lo trascina via di scatto tappandosi il naso. Diamante non emette un verso: appoggia la mano sulla propria coscia e solleva il dito medio.
Anche all’ospedale, il primo che trovano, gli infermieri e i medici si turano il naso nel vedere Diamante che batte i denti dalla sua sedia a rotelle: ma lo portano via lo stesso, il tempo di una stretta al polso. -M-Meno mi vedete coshì, meglio è.-
-Non è il primo, né l’ultimo liberto a passare di qui,- dice il medico che li accompagna all’uscita. -Dateci un paio di settimane e sarà come nuovo.-
A Gladius bastano una visita di primo soccorso, una doccia, e Baby 5 può gettarsi tra le sue braccia sul punto di piangere. Crollano in ginocchio nel mezzo del corridoio, mentre la collana di Gladius le sfiora il petto strappandole brividi di freddo.


L’albergo che scelgono si chiama Paradise – un nome ironico, commenta Gladius, poiché il paradiso gli ha portato via tutta la famiglia. Coperte di cotone soffice, poster di tramonti sul mare alle pareti, una doccia che Gladius le cede prima di buttarsi nel letto con ancora gli stivali ai piedi. Ci sono delle boccette di sapone con stampato sopra il simbolo dell’albergo, ma Baby 5 neanche le tocca. È stanca di guardarsi, di vedere pezzi di pelle che le cadono di dosso. Persino l’acqua è salata, nella sua bocca. Ha i capelli ancora umidi quando getta l’asciugacapelli contro il pavimento e si getta accanto a Gladius, ancora in accappatoio.
Se dormirà ricompariranno tutti: Shalria, Charloss, i venditori di schiavi, i diavoli che avrebbero dovuto dimenticare. L’abat-jour è acceso, e se fissa il soffitto è possibile che non crolli di sonno finché il sole non sarà alto.
Riapre gli occhi che è buio pesto. Contro la sua pelle scorrono leggeri gli abiti nuovi. I capelli, avvolti in un asciugamano, le lasciano sul dito una scia umida. L’orologio alla parete segna le quattro e trentasette di notte. Gladius singhiozza nel sonno contro il copriletto.
Non fa freddo – il condizionatore è puntato su trentatré gradi – ma un brivido la scuote mentre si siede, accomodandosi sui cuscini come se la sua stessa pelle fosse scomoda. Carezza la schiena di Gladius, massaggiando a cerchi sotto la nuca. Gli tampona le guance umide con un lembo del lenzuolo, a tempo con il suo respiro. Incontra i suoi occhi mentre lo ritrae.
-E-Ehi…- tossisce fuori l’uomo-scoppio. Si trascina a sedere, avvolgendosi nella coperta. Un’unica lacrima gli scende dagli occhi lucidi, la bocca tremante e secca. Al mattino dovranno comprare un burrocacao, e qualche altro prodotto benessere. Sarà una sorpresa per Diamante, quando lo rivedranno. Potrebbero cercare un negozio di musica e comprargli una chitarra e qualche spartito, stivali col tacco nuovi; un cappello di suo gusto e un mantello, se da qualche parte ne trovano uno. E naturalmente una spada, la più affilata e raffinata che troveranno. Lo ricostruiranno come una bambola, pezzo per pezzo, finché non brillerà come il suo nome. E allora…
Cosa?
Non ha più sonno, ma allo stesso tempo quel letto è così comodo e sicuro. Gladius si stringe nelle ginocchia.
-È notte?- borbotta. Baby 5 piega la testa, indicando l’orologio a muro.
Gladius si asciuga il naso umido con la manica e serra il petto nelle braccia tremanti. -Mi fa male tutto- geme. Ha le guance incavate nel volto pallido, il naso storto verso sinistra. D’istinto allarga le braccia per stringerlo a sé.
-Lascia stare,- mormora Gladius. -Adesso come adesso ho bisogno di aria.-
-Ti accompagno.-
-Se ti va.-
Baby 5 sussurra un sì, e scivola giù dal letto sulle gambe tremolanti. Ha un bel paio di ballerine nuove, rosso ciliegia, lucide come pietre. Le è mancato, avere un paio di scarpe tutte sue. Avere qualcosa di suo, da trovare carino e sfoggiare un po’ anche solo allo specchio. A una schiava non può piacere, piacersi. È questo che rende l’essere schiava così difficile.
Si rannicchiano in balcone, avvolti nelle coperte del letto denudato. Gladius stappa una lattina di soda e ne beve un sorso profondo.
-Secondo te ci stanno pensando, gli altri?-
-Eh?-
-Pensando a noi, voglio dire.- Gladius emette un respiro profondo. -Se sono preoccupati, se ci pensano vivi o morti…-
Baby 5 gli stringe il polso, sottile abbastanza da far toccare pollice e indice.
-Viola non ha voluto che dicessi a Buffalo e Pica cosa mi è successo. Poi non so se Myosgard si occuperà di qualcos’altro.-
-Avrei dovuto farla saltare per aria, quella traditrice,- ringhia Gladius, e Baby 5 striscia all’indietro fino all’angolo della porta. Già una volta hanno perso la pace, per quegli scoppi d’ira.
Gladius sospira, e beve un altro sorso di soda. -Peggio per noi. Ho già causato abbastanza guai con quest’abitudine di scoppiare. Mi calmerò, se servirà. Mi insegnerai?-
Baby 5 fa cenno di sì. Dovrebbe essere bello, anche quello – Gladius ha bisogno di lei. Ha perso tutto significato molto tempo fa. Solo il calore dell’Uomo-Scoppio la tiene sveglia in quel terrazzino. A Dressrosa poteva correrci, sui balconi. Faceva a gara con Dellinger e Buffalo, ore e ore. Buffalo volava, Dellinger correva come un uomo-pesce, e lei arrivava sempre ultima. Ridevano tutti assieme, dopo ogni corsa.
Quand’è stata l’ultima volta che abbiamo riso?
-Potresti trovare un modo tutto tuo per rilassarti. Io mi dipingevo le unghie. Diamante suonava l’armonica, ti ricordi?-
-Io facevo esplodere le mie braccia, ma sono stanco di farmi male. Voglio un po’ di silenzio, solo un pochino.-
Gladius si copre le orecchie, rantolando. Arriccia il naso come se avesse paura di un ceffone. Baby 5 prende un sorso di soda: non ne rimane più. Gladius la agguanta appena la posa a terra, vi guarda dentro, la scuote. -Brava. Finiscila pure. Non chiedermi se ne voglio un po’, se ho bisogno di un sorso, se mi farebbe felice un po’ di soda. Almeno tu hai imparato qualcosa da questo inferno. Io cosa ho fatto? Ho distrutto la famiglia, ecco cosa ho fatto.-
Baby 5 spinge la lattina giù dal balcone e si getta tra le braccia di Gladius, stringendolo con tutte le sue forze. Il petto dell’uomo, un reticolo di costole tremolanti, sobbalza alla sua stretta. I suoi denti stridono, le narici si tendono in un unico e lungo sospiro. Sembra così piccolo da poterle sparire nel petto, e dai suoi occhi lucidi capisce che lo preferirebbe.
-Siamo liberi, Gladius. Siamo liberi. Questo è importante.-
Qualcosa di liquido e caldo imbeve l’abito di Baby 5.
-Se non fossi crollato tu sarebbe stato qualcun altro. Jora, Pica, Machvise o Lao G. Oppure io stessa. Sarei tornata a chiedere alla gente se ha bisogno di qualcosa.-
-M-Ma…- Le unghie di Gladius si serrano alla sua maglietta. Baby 5 fa cenno di no con la testa. Dondola all’indietro, in un gesto di culla.
-Ricorda che se non fosse stato per te non avremmo più Diamante. L’hai protetto, l’hai accudito. Non pensarci. Andrà tutto bene.-
Gladius digrigna i denti più forte, ansimando nella sua spalla. -Ho davvero bisogno di te. Non ce la faccio, da solo. Pregavo di morire mentre stavo là dentro. Diamante diceva che andava bene, che ce l’avremmo fatta, e non credevo nemmeno a lui. Non farmi gettare tutto alle spalle. Ti prego. Ti prego.-
Le guance di Baby 5 si infiammano. Devono essere rosse, anche se non le vede. Il tremito di Gladius si acquieta, le spalle tremanti si rilassano e si appoggiano alle sue. -Sì,- sussurra al suo orecchio, ed è bello e caldo come lo era anni prima.


Il mare si piega in frange bianche, luccicanti al sole del mattino. Un motoscafo sfreccia sulle onde verso l’orizzonte, dei bambini sguazzano nell’acqua bassa in una foresta di palloni, gonfiabili e salvagenti. I sandali nuovi di Baby 5 schioccano contro la sassaiola, e le ali di cuoio della farfalla sull’allacciatura sbattono al vento come se fossero vere.
Si direbbe quasi carina, riflessa nello specchio del mare. Tra i capelli puliti luccica un cerchietto con tanto di fiocco, la gonna dell’abito rosso e bianco si allarga a ruota sotto la brezza. Si toglie gli occhiali da sole a occhio di gatto e li appende alla scollatura.
-Altro shopping può rilassarti, oggi pomeriggio?-
Gladius sfila la mano dalla tasca della gonna. Una banconota sporge assieme alle sue dita. La spinge di nuovo dentro con un pugno. Anche Baby 5 afferra la sua borsetta, saggiandone la lunghezza con i polpastrelli. Ci sono tutti, non fare la sciocca. Un terzo dei soldi di Myosgard li porta lei, un altro terzo Gladius, l’ultimo rimane in albergo come ultima risorsa. Anche a Diamante è stata data una parte, per comprarsi qualche amenità durante la degenza. E se succedesse loro qualcosa, il nobile sarebbe pronto a dargliene ancora.
-Penso di sì, grazie.- Gladius percuote la tasca, coperta dalla giacca plissettata. Non ha trovato cilindri o bombette, ma il fedora leggero rende meno straniante a vedersi il suo capo pelato.
-Dovremmo fare un regalo a Diamante, per quando uscirà.- dice Gladius. -Vorrà tornare a truccarsi?-
-Secondo me gli piace. A me piace. Mi fa sentire meno….-
Schiava è la parola che non esce, e Gladius deve averlo capito, perché fa cenno di sì con la testa.
-Poi lo portiamo qui, e passiamo una giornata quasi normale.-
Le onde si appiattiscono, il mare si illumina di scintille d’argento alla luce del sole. Baby 5 si rassetta in testa il cerchietto e respira l’aria salmastra. Ogni pirata la ama, anche chi non lo è più. Anche chi porta sulla schiena lo Zoccolo del Drago Cavalcacielo.
-È bello,- dice atono Gladius.
-A me ricorda un po’ la spiaggia di Primula, non trovi?-
-Un po’, forse. Alla fine le spiagge si somigliano tutte.-
Comprano delle granite e si siedono sugli scogli a sorseggiarle. La fragola è così dolce da frizzarle sulla lingua. Buffalo adorerebbe un momento come quello, e forse anche Pica. Baby 5 trascinerebbe tutti là, al loro fianco, a godersi il sole e la libertà. Trascinerebbe là persino Diamante, direttamente dall’ospedale.
-Non dobbiamo per forza stare qui, lo sai.- Carezza il dorso della mano di Gladius. -Possiamo viaggiare, trovarci un altro posto. Possiamo arredare le nostre camere, che ne pensi? Una stanza steampunk solo per te.-
Un sorriso guizza in un lampo sul volto dell’uomo. Sospira, abbassando le spalle.
-Non riesco a tollerarlo.-
-Che cosa non tolleri?-
Gladius tira un calcio a un ciottolo, che rotola lungo gli scogli fino al mare. -Che io, te e Diamante siamo liberi solo perché abbiamo la fortuna di avere un Padroncino imparentato con un Nobile Mondiale.-
-Un sacco di gente non ha nemmeno quello.-
-Ma non è una cosa da noi, non pensi?-
Baby 5 chiude gli occhi per un attimo. Gli occhi di Shalria se li ricorda: marrone chiaro, luccicanti, circondati da lunghe ciglia curve. Non assomigliano a quelli di sua madre, che erano pozzi vuoti e giallognoli colmi di sangue, ma lo sguardo era quello: disprezzo. Da gente come quella hanno passato la vita a scappare, e a combatterli appena hanno imparato a farlo.
Scuote la testa. -Non può andare solo come diciamo noi. A me bastava scappare, da quel posto. Da quella ragazza…-
Gladius stringe più forte il suo polso, e la pelle nera e calda dei mezziguanti nuovi di zecca gratta contro quella di Baby 5. Sono così grandi, attorno alla sua mano sottile. Deve aver preso una taglia da bambino. Sorseggia la sua granita alla vaniglia, serrando i denti sulla cannuccia.
-Ti va di dirmi com’è stato?-
La granita trema tra le mani di Baby 5, e una goccia fredda le scorre lungo il polso. Rabbrividisce, pulendosi con una schicchera. Avrebbe dovuto aspettarsela, quella domanda, e si sente un’ingenua per non averci pensato. La mano di Gladius si fa più stretta tra le sue dita viscide.
-Solo se vuoi farlo,- ripete Gladius. -Se te la senti. Ci siamo già fatti abbastanza male.-
Baby 5 scuote la testa, lasciandosi cadere seduta sugli scogli caldi. Si sposta perché Gladius si metta al suo fianco, tenendole il polso con una mano altrettanto tremante.
-Di cosa hai bisogno?-
-Di non sentire mai più quella parola, per favore.-
Si allontana dalla stretta di Gladius e stringe a sé la sua borsetta, come se potesse scaldarla. Un gabbiano stride contro l’orizzonte. Il suo cuore batte piano, è calmo. Sarebbe bello poterlo capire.
Pop. Si volta di scatto, serrando la borsa al petto come fosse un neonato. Pop. Pop. I sassi scoppiano nei pugni di Gladius con un rumore sommesso, da pentola a pressione. La vena sulla sua fronte si rilassa e scompare sotto la pelle.
-Vorrei poterti insegnare. Te lo meriti, più di tutti noi.-
Baby 5 tira su col naso. Scaraventa la granita nel secchio della spazzatura, immaginando che quel bidone sia la testa di Santa Shalria, e il guscio di plastica vuota una lancia che gliela strappi dal collo.


C’è qualcosa di liberatorio, nell’uscire di notte. Come fossero teppistelli alle prime trasgressioni, e non due ex membri di uno dei più grandi equipaggi del globo. I suoi ricordi di bambina vedono Gladius uscire nella tenebra dal dormitorio, a passeggiare in città per conto suo. Occhialoni steampunk, sigaretta in bocca, il dito indice sospeso in un muto segno di no verso di lei. Tornava sempre all’alba – in un colossale pugno di Pica, sulla spalla di Diamante come un pacco, trascinato da Trebol in una rete melmosa – e il Padroncino lo guardava sogghignando. -Ti fai grande, Gladius. Apprezzo la tua indipendenza. Ma dovrai imparare a prendere ordini presto o tardi.-
Al Gladius di adesso non parla di quei ricordi. Conviene con lei che trattare la loro vita prima di Impel Down come quella di qualcun altro fa sembrare meno ingrato il paragone con la loro esistenza a metà. Dimenticarsi di aver mangiato specialità di gourmet per dieci anni e passa rende più saporiti i pasti casalinghi dell’Hotel Paradiso. Dimenticarsi di aver dormito in stanze arredate a loro misura fa sembrare più comodo quel pulito arredamento d’artigianato. Il cielo di quell’isola è luminoso, di un blu che pare nero, e rende anche il mare completamente nuovo.
Compra vestiti colorati, scarpette col tacco basso, persino un grembiule nuovo. Non è il suo, però, e dopo tre giorni lo abbandona sul fondo dell’armadio. Si potrebbero comprare tutto il mercato. Per Diamante preparano una cintura da cowboy con la fibbia di strass, un anello a forma di seme di quadri e un gilet rivestito di lustrini azzurri. In una bancarella sperduta nell’angolo trovano degli orecchini a forma di aeroplano che fanno impacchettare per Machvise, in una gelateria un coupon per Buffalo, e da un negozio in un vicolo si portano appresso vasi artigianali destinati a Jora.
Bar, mercato, spiaggia. Assaggiano tutti i dolci della pasticceria e tutta la frutta delle bancarelle. Spiaggia, mercato, bar. Si addormentano tenendosi per mano, pregando di non restare da soli a guardare il soffitto e sentire il ticchettio dell’orologio da muro. Una manciata di giorni la passano là, a fissarsi, a lucidare i regali che comprano e accumulano nell’armadio. Un cristallo di malachite alto un braccio per Pica, ché ricominci la sua collezione. Una bambola di porcellana di seconda mano, con trecce verdi che paiono vere, destinata a Sugar. Una miscela assortita di collane, braccialetti e anelli per Joanna, Kari, Emily e Charlotte – Baby 5 non ha idea di cosa piaccia loro, e si scambia con Gladius uno sguardo perplesso mentre insaccano le loro prede – e un paio di occhiali da lettura, dalla montatura d’oro, per Lao G.
Bar, mercato, spiaggia. Shalria sorride alle sue spalle, riflessa nello specchio mentre si pettina. La sua mano cinge i fianchi di Baby 5 ogni mattina mentre si veste, le raddrizza la schiena con un colpetto di polso, la squadra con disgusto dagli altri tavoli mentre mangia cibo che non spetta a una schiava. Anche Diamante ride, dall’altra parte della cornetta, e gorgheggia rauco. Spiaggia, mercato, bar. I capelli di Gladius scorrono morbidi nella spazzola: lo pettina tutte le sere, a tempo col suo respiro. Staremo bene, lui le ripete. Riempie il suo comodino di sassi e li fa scoppiare ogni volta che il viso ridente della sua carceriera gli ricompare davanti agli occhi. Pop. Pop. Pop. Baby 5 dorme come una neonata, con quel rumore alle spalle.
Al diciassettesimo giorno, di ritorno dalla colazione, la receptionist porge loro un biglietto. È scritto in penna rossa luccicante, e i puntini delle i sono sostituiti da grossi rombi – o quadri.
Bacioni rock and roll, tesorucci. Sono tornato e in piena forma. Non avete idea di quanto mi siete mancati. Vi aspetto in città, al mercato dove siamo stati il primo giorno. Saprete dove trovarmi.”
-L’ha fatto scrivere a me,- dice la receptionist. -Gli tremava troppo la mano per tenere la penna. Ha insistito che mettessi quei rombi sopra le i, come se fosse importante. Ma aveva un bel sorriso, anche se un po’ bavoso. Temo che con i liberti ci sia poco da fare.-
Corrono fuori dalla reception con un saluto a mezza bocca, rincorrendosi e sorpassandosi come bambinetti. Lungo il sentiero, tra le casette portuali, oltre il pontile e le bancarelle del mercato. Baby 5 tiene la mano di Gladius, gli occhi che guizzano nella folla per un bagliore di rossetto, il frusciare di un mantello rosso, il rumore cadenzato dei tacchi sui sampietrini…
Superano la prima fila di bancarelle, si fermano a respirare contro il muro del bar dove hanno mangiato il primo giorno. Baby 5 tira Gladius per la manica.
-È… tornato?-
Gladius fa cenno di sì con la testa e tira su col naso.


A.A.:
Sono Lady R. O meglio, Dottoressa di Filosofia Lady R. 
E adesso, completato il mio bel percorso di studi, posso tornare ad essere Degenere in maniera pura, completa e felice. 
Eppure, allo stesso tempo, sono sempre meno sicura di questa storia. Mi sembra che stia perdendo lo smalto, il dolore. Io stessa stia perdendo il "tocco", o forse non ci sia mai stata. In ogni caso siamo qui, a un punto di passaggio tra la schiavitù e la libertà. Non amo molto scrivere Gladius, non riesco davvero a capire da che parte prenderlo, ma spero che questa versione sia piacevole. Con i suoi morbidi capelli non velenosi, tutti da pettinare. 
Come si sarà implicato, nel capitolo successivo torna Diamante. Secondo voi come sarà?
Alla prossima.
Lady R
  
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