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Autore: SaraFantasy98    07/04/2020    0 recensioni
Tra gli alberi secolari della Foresta di Boundary, che tutti nel piccolo villaggio omonimo temono, è custodito un segreto.
Un segreto capace di rubare il cuore e i sogni a chiunque arrivi a scoprirlo, un segreto che è lì da sempre, ma che nel corso dei millenni è stato protetto a dovere: nessuno infatti lo conosce, almeno in questo mondo.
Emma e Jeremy, due gemelli rimasti orfani pochi mesi dopo la nascita, vengono inconsapevolmente attirati verso quel luogo tanto affascinante quanto misterioso. Ciò che ancora non sanno è che la foresta, assieme a ciò che contiene, potrebbe finalmente svelare l'enigma che da sempre circonda la storia della loro nascita, la vera storia dei loro genitori. Storia a cui entrambi cadranno dentro, inesorabilmente.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma
 
Spalanco gli occhi senza riuscire a dire una parola, senza riuscire a credere a quello che ho appena sentito; subito mi volto verso Jeremy che, se possibile, ha il viso contratto in un'espressione ancora più sconvolta della mia.
«No, cioè, fatemi capire...» dice improvvisamente lui, spezzando il silenzio.
«Volete passare un'intera estate nel posto in cui non avete più voluto mettere piede da diciassette anni?! Per cosa esattamente?»
Nonno James prima di rispondere guarda intensamente il nipote, poi sposta il suo sguardo su di me e comincia a darci le dovute spiegazioni, sospirando.
«Ragazzi, ormai siete grandi», comincia serio.
«È   il momento che voi vediate con i vostri occhi il luogo in cui siete nati, il luogo a cui appartenete davvero: capirete ogni cosa al nostro arrivo. E comunque, Jeremy, io mi reco a Boundary ogni anno per controllare le condizioni della casa, semplicemente non ve lo abbiamo mai fatto sapere, altrimenti avreste voluto venire con me quando non eravate ancora pronti per vedere. E sapere.»
«Vuoi dire che una volta là ci racconterete tutto?» intervengo io.
«Verrete a conoscenza della verità, sì», mi risponde il nonno abbassando lo sguardo.
Io e mio fratello allora annuiamo, ancora turbati dalla notizia.
«Bene allora: andiamo a Boundary», sentenzio io.
Prima di alzarmi dal tavolo per aiutare a sparecchiare però vedo la nonna posare il tovagliolo che fino ad un attimo fa aveva usato per coprirsi gli occhi: è sporco di mascara.
Deve averlo usato per nascondere le lacrime.
 
***
 
Nei giorni che ci separano dalla partenza per lo Yorkshire la casa è in subbuglio: tra valige e preparativi il tempo passa in fretta.
La parte più difficile è senza dubbio dire ad Ezra ed Anne che tutti i progetti che avevamo fatto per l'estate sono saltati.
«Ma non potevano dirvi tutto qui?» esclama Anne non appena le diamo la notizia.
«Dicono che abbiamo bisogno di vedere con i nostri occhi il luogo in cui siamo nati, ma non riusciamo a capirne il motivo», le risponde Jeremy con lo sguardo basso.
«Ragazzi, va bene così», interviene Ezra.
«Avete bisogno di sapere e se questo è l'unico modo ben venga! Io ed Anne ce la caveremo! Andate e tornate da noi con la verità finalmente in pugno!» 
«Grazie ragazzi, vi vogliamo bene», sussurro abbracciandoli.
 
***
 
Il venticinque giugno, all'alba, abbiamo già salutato la nostra casa e siamo in viaggio verso quella che ci ospiterà per i prossimi due mesi e che speriamo faccia finalmente da sfondo alla rivelazione che da tanto aspettiamo.
L'auto sfreccia veloce sulle strade rese bollenti dal sole dell'estate mentre noi, con lo sguardo, seguiamo il paesaggio che scorre fuori dal finestrino: campagne, piccoli centri abitati come il nostro, grandi città.
Dopo quattro ore e mezza di viaggio il nonno imbocca finalmente l'uscita dell'autostrada. 
Dopo esserci lasciati alle spalle anche York percorriamo un altro paio di chilometri ed entriamo a Boundary, che si presenta ai nostri occhi come uno sperduto paesino dalle case in pietra; io lo trovo molto carino: ha stradine tutte sconnesse, fiori su ogni balcone e molti negozietti caratteristici.
Raggiungiamo poi, ai margini del paese, una tortuosa stradina in salita che si snoda attraverso un fitto bosco.
Il cuore comincia a battermi forte quando compare alla nostra vista un'ampia radura per buona parte recintata da un’alta staccionata in ferro, finemente decorata ma parzialmente nascosta da fitti rampicanti.
Oltre al cancello si staglia una grande casa dai muri in pietra: ha ampie vetrate sulla facciata anteriore e due basse torrette dal tetto a punta; in alcune parti l'edera ha preso il sopravvento ed è cresciuta rigogliosa, dando alla casa un aspetto quasi magico.
È semplicemente la casa più bella che io abbia mai visto: la guardo imbambolata per tutto il tempo che il nonno ci impiega a parcheggiare.
Non appena scendo dall’auto chiudendo la portiera alle mie spalle vengo travolta da una strana sensazione: questo posto è semplicemente meraviglioso.
La casa, gli enormi alberi del giardino, il bosco lievemente in salita che si estende a perdita d'occhio dietro alla casa e che dà un senso di protezione e isolamento a questo luogo incantato.
La pace qui regna sovrana: il silenzio è rotto soltanto dal frusciare delle chiome sotto il lieve tocco del vento e dal cinguettio di qualche uccellino lontano.
Quando infine poso lo sguardo sul piccolo rettangolo di terra vuota in un angolo del giardino, quello che un tempo doveva essere l'orto, mi ricordo improvvisamente che in questa casa hanno passato buona parte della loro vita sia i nonni che nostra madre.
«Allora, cosa ve ne pare?»  chiede il nonno con un tiratissimo sorriso sul volto segnato dal tempo.
«È meraviglioso...»  sussurro io posando la mano sul cancello che ci troviamo di fronte, lasciando che il freddo del metallo mi penetri nella mano.
«Non riesco a trovare altre parole per descrivere tutto questo.»
«Concordo con Emma», afferma Jeremy, che sembra solo un po' meno incantato di quanto lo sono io.
«Però non vi sentivate isolati qui, come fuori dal mondo?» continua infatti lui dopo qualche istante, esponendo il suo dubbio.
«A noi piaceva, Jeremy, adoravamo la sensazione di pace che questo posto ci regalava», gli risponde la nonna facendomi intendere alla perfezione ciò che vuole dire.
A differenza del nonno lei sembra davvero molto scossa e provata: è tesissima e continua a guardarsi intorno sospettosa, come se si aspettasse che qualcosa o qualcuno ci attacchi da un momento all'altro. Dopotutto lei davvero non metteva piede qui da diciassette anni.
«Signori Baker, siete arrivati!» 
Una donna sulla quarantina appena uscita dalla casa ci interrompe venendoci in contro lungo il vialetto: apre il cancello e saluta i nonni con una stretta di mano.
«E voi dovete essere i figli di Claire! Che piacere conoscervi! Siete in vacanza con i nonni, vero? Ditemi, come sta vostra madre? È da quando si è trasferita che non la vedo!»  dice poi rivolgendosi a me e Jeremy.
Noi la guardiamo straniti.
«Non lo sa? Nostra madre è m...» prova a spiegarle Jeremy, ma il suo tentativo viene subito bloccato dall'intervento del nonno.
«Rose, è un vero piacere vederti! È tutto a posto in casa?» le chiede distogliendola da me e mio fratello.
«Sì, certo signore: ho pulito a fondo ogni stanza, preparato i letti e fatto la spesa come mi aveva chiesto», risponde lei.
«Perfetto, ecco a te la paga di quest'anno», continua nonno James porgendo alla donna una busta.
«Magari passa tra qualche settimana, quando ci saremo sistemati, così parliamo del contratto per l'anno prossimo, d'accordo?»
«Passerò di certo, grazie!»
«Grazie a te, Rose, per aver tenuto in piedi questa casa durante questi anni: non tutti l'avrebbero fatto.»
«Io non ho mai creduto a quelle leggende, signor Baker, quel bosco non mi spaventa minimamente.»
Il nonno a queste strane parole annuisce, ma non mi sfugge il colorito pallido che il suo volto ha improvvisamente assunto.
A questo punto Rose, senza attendere oltre, ci saluta e sale sulla macchina parcheggiata a fianco della nostra: prima non l'avevo notata presa com' ero ad osservare il luogo in cui ero capitata.
Quando la vediamo sparire oltre la prima curva della strada è nonna Ada a parlare per prima:
«Nessuno qui sa di vostra madre, non l'abbiamo detto a nessuno quando è successo.»
«Ah...» diciamo insieme io e mio fratello, ancora un po’ scossi.
«Di quali leggende stava parlando? La gente del paese ha paura del bosco?» chiede Jeremy esponendo un dubbio che aveva assalito anche me dopo la frase sibillina pronunciata da Rose.
«Sì, qualcosa del genere», risponde il nonno.
«La gente di qui è convinta che ci sia qualcosa di terribile tra quegli alberi, qualcosa di malvagio: nessuno di loro ci metterebbe mai piede né tanto meno verrebbe a vivere qui, a pochi passi da esso; quando ce ne siamo andati e ci serviva qualcuno che periodicamente controllasse e pulisse la casa in nostra assenza Rose è stata l'unica ad accettare.»
«E voi non avevate paura?» intervengo io estremamente incuriosita da ciò che ho appena scoperto.
«Noi non credevamo a quelle storie, Emma», spiega seria la nonna.
Io la guardo negli occhi, quegli occhi che ora stanno silenziosamente urlando la seconda parte della risposta che non è riuscita a pronunciare ad alta voce:
"Ed è stato l'errore più grande della nostra vita."
   
 
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