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Autore: LilithGrace    07/04/2020    1 recensioni
"Ci sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare".
(Oriana Fallaci)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dick Grayson, Jason Todd, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Cos’hai fatto al polso?” una voce familiare mi si avvicinò con aria preoccupata: “Buongiorno anche a te Jonathan”. Jonathan era il mio amichetto del cuore, siamo praticamente cresciuti insieme e abbiamo frequentato la stessa università. Mi guardò con fare curioso misto a preoccupato: “sono serio, cos’hai fatto al polso?”
“Quale polso?”, ironizzai.
Sospirò: “Grace, il polso sinistro… c’è un bel livido se non te ne fossi accorta. Non dirmi che hai ricominciato con le arti marziali”.
Non feci in tempo a rispondere che mi interruppe: “So che sei andata da Judith sabato sera, mi ha scritto… è successo qualcosa al ritorno?”
“Judith mi ha parlato di un nuovo super criminale che gestisce il traffico di droga e…”
“e lasciami indovinare, hai pensato bene di fare un giro ed indagare su chi fosse e sei finita in qualche pasticcio… mh?”.
Accennai un sorriso e lo guardai: “Ho pensato bene di fare un giro, indagare e andare direttamente a parlare con lui”.
Rimase impietrito: “Cioè, tu sei andata da sola da Red Hood per chiedergli gentilmente di non spacciare? Dico, ma sei impazzita? È psicopatico… sai come ha fatto a sottomettere il giro di Black Mask? Non sei più una bambina e non puoi più giocare alla piccola detective…”
“Fino a ieri non sapevo neanche che fosse in circolazione un tizio con un elmetto rosso, quindi credo tu possa immaginare che non sappia minimamente come abbia fatto a sottomettere Black Mask e poi, come fai a sapere che intendessi proprio Red Hood?”.
Rimase un momento interdetto, come un bambino colto a fare qualche marachella e mi fece cenno di seguirlo. Ci sedemmo ad un tavolino della sala del caffè e iniziò a bisbigliare: “Ha ucciso e decapitato tutti i bracci destri dei boss di Gotham e va in giro con un’accidenti di AK-47. È un cecchino, mercenario… è un killer, come ti è venuto in mente?”, istintivamente mi toccai il collo e deglutii rumorosamente: “In realtà abbiamo parlato e basta”.
Rimase con la bocca aperta: “sa’ come ti chiami immagino”. Annuii. Sospirò. “Gli hai detto anche il tuo lavoro”, annuii di nuovo: “ha tutte le informazioni che gli servono per trovarti, ucciderti e decapitarti”. Lo fissai e feci NO con la testa: “ti sbagli, ha chiesto in cambio solo il mio silenzio e, non illuderti, il livido me l’ha fatto involontariamente e poi sai che sono delicata”, lo tranquillizzai: “Sai che mi vengono i lividi anche se per sbaglio urto qualcosa di soffice e dovresti saperlo”.

°°°

Erano circa due settimane che Judith mancava ai nostri incontri: al telefono non rispondeva e a casa non c’era.
I dubbi iniziarono ad assalirmi: e se il mio sesto senso non si fosse sbagliato? Se fosse tornata a drogarsi davvero?
Iniziai a cercare compulsivamente tutti i numeri degli ospedali di Gotham: Jonathan chiamò quello più vicino ed assunse un’espressione seria e scura: Judith era ricoverata per una dose massiccia di droga. A quelle ultime parole iniziai a sentire ovattato, come se stessi perdendo la percezione di ciò che mi stava accadendo intorno. Iniziai a muovermi automaticamente verso l’unico posto dove avrei potuto trovare informazioni su Red Hood.
Seguii le indicazioni ed entrai in quello che doveva essere un altro dei suoi covi, un vecchio magazzino abbandonato, vicino alla stazione.
Non c’era nessuno a parte lui: “ti avevo chiesto di tenere il tuo cazzo di traffico lontano dai ragazzi, in cambio hai voluto solo il mio silenzio ed ho mantenuto la mia parola. Tu, invece, cosa fai? Lasci vendere la tua schifosissima droga ad una ragazzina di sedici anni ora ricoverata in ospedale per overdose” gli stavo urlano contro e neanche mi accorsi che per la rabbia iniziai a piangere.
Prima che potessi riprendere a parlare, sentii chiamare forte il mio nome. Jonathan mi aveva seguita ed ora mi stava abbracciando, ignorando completamente con chi stessi litigando.
Cercò di farmi tranquillizzare e riacquistai un po’ di lucidità: “ora andiamo a trovare Judith, ha chiesto di te… ti aspetta. Tu però smettila di essere così impulsiva, ok? Cosa insegniamo ai ragazzi? Di riflettere prima di agire”. Mi sorrise e mi prese per mano, come farebbe un papà con la propria figlioletta.



Passai il weekend in totale solitudine, ciò che era appena accaduto mi aveva, come dire, scosso? Sì, scosso era la parola giusta, tutta questa situazione stava riaprendo ferite che pensavo fossero ormai cicatrizzate.
Erano anni che non avevo un atteggiamento del genere, un atteggiamento che anni prima avevo deciso di accantonare.
Sentii vibrare il telefono:
 Sms: -“Stasera sei ufficialmente invitata a cena a casa mia, c’è una bella sorpresa per te. Jonathan <3”

Non ero amante delle sorprese e non ero neanche dell’umore giusto, ma mi alzai ugualmente dalla mia scrivania e mi infilai un jeans e una camicia semplice.
Arrivai a casa di Jonathan e suonai al suo campanello. Ad aprirmi non fu il padrone di casa, bensì Dick Grayson, un vecchio amico in comune: “Dick… ma che ci fai qui?” non riuscii a contenere la contentezza e l’abbracciai subito.
Chiacchierammo davanti a delle pizze calde, birre fresche e tante tante schifezze.
“Sai che ha pensato di fare la signorina qui davanti?”
“Chi ha insultato? Qualche dirigente?”, Dick riusciva a rendere comica qualsiasi situazione.
Non pensavo che Jonathan cacciasse quell’argomento quella sera.
“No, magari. Ha pensato bene di insultare e mandare a quel paese Red Hood”.
Dick mi fissò, con espressione preoccupata.
“Che c’è? Non ha mantenuto una promessa e mi sono arrabbiata, tutto qui”, presi la bottiglia e sorseggiai tranquillamente la mia birra.
“Sai a lui cosa gliene frega delle tue promesse?”
“Quindi ci hai parlato più di una volta…”, chiese Dick.
“Sì, ben due volte e sono sopravvissuta ad entrambe, quindi è tutto fumo e niente arrosto o can che abbaia non morde..”
“Jason è morto per fare il coglione e tu eri sprezzante del pericolo proprio come lui… per questo andavate piuttosto d’accordo… siete sempre stati sarcastici e impulsivi, ma a differenza sua, tu hai sempre avuto un po’ di buon senso… cerca di mantenere il tuo autocontrollo la prossima volta o farai la sua stessa fine”, mi rimproverò Jonathan.
Dick mantenne la sua espressione preoccupata per tutta la serata, come se volesse dirmi qualcosa, ma non poteva.




Note dell'autrice: nello scorso capitolo ho dimenticato di inserire i DISCLAIMER: Alfred Pennyworth, Bruce Wayne/Batman, Dick Grayson/Nightwing e Jason Todd/Red Hood sono personaggi appartenenti all'universo DC.
  
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