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Autore: Manu_00    07/04/2020    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XLVIII


Come da programma, i white fang non avevano osato uscire dalla loro base per respingerli, bensì, rimasti arroccati sulle loro posizioni, scrutavano dall'alto le file dei mercenari disposti in formazione d'attacco.
Crox, reprimendo uno starnuto, spostò lo sguardo da tutt'altra direzione, quei fauni terroristi non erano di certo un problema per delle guardie ben addestrate, e ancor meno lo sarebbero stato per il suo gruppo di mercenari, e se solo non fosse stato per la ripida salita e l'ingresso fortificato non avrebbe avuto problemi a sgomberare la zona e far rotolare molte più teste di quante ne avrebbe mai contate.
No, attualmente quel manipolo di incapaci non era un problema.
Il problema invece era rappresentato dai due corpi che giacevano nel fango a pochi piedi da lui.
Mentre la truppa prendeva posizione per l'assalto erano partiti degli spari, e le sue sentinelle avevano risposto al fuoco, fuoco che però non era partito dalle postazioni dei white fang, che non possedevano armi di simile gittata.
Era partito dalla foresta, lui era intervenuto e aveva ucciso gli assalitori, tagliando il collo del primo e sfondando la cassa toracica del secondo (il bello di avere un'arma devastante incollata sulla punta della coda, malgrado tutti gli incidenti che questo poteva comportare).
Se fossero stati semplicemente due white fang, probabilmente ricognitori o semplicemente due persone uscite a fare una passeggiata, la cosa non gli avrebbe dato alcuna preoccupazione.
Invece i cadaveri appartenevano a dei nomadi, e Crox non aveva dubbi sulla tribù di appartenenza.
Sospirò, fra tutte le sfighe che potevano capitargli, a quanto pareva la sua compagnia e la tribù Branwen si erano trovate in quella zona di Anima nello stesso momento.
E questo era un problema, certo, non che si aspettasse chissà quale abilità da una tribù di saccheggiatori più abili ad attaccare villaggi indifesi che non a sostenere uno scontro vero e proprio, ma le voci sul loro capo ribaltavano completamente la situazione.
Raven Branwen, una donna pericolosa dotata di grandi poteri, in grado di affrontare da sola un intero reggimento dell'esercito mistraliano.
Insomma, un avversario di cui preoccuparsi, e di certo non il genere di persona da lasciar passare la morte di due sottoposti, per quanti miserevoli e brutti (e brutti lo erano davvero) fossero.
Ma da un lato la cosa poteva essere allettante, Crox ci pensò per qualche momento.
Sconfiggere quella strega, tagliarle la testa ed esibirla alle autorità come prova della sua vittoria, non solo si sarebbe incassato una taglia enorme, ma il suo prestigio e la fama della Compagnia ne avrebbero giovato come non mai.
Avrebbe scalato i ranghi dell'intera organizzazione, e avrebbe potuto iniziare a permettersi tante di quelle cose che al momento poteva soltanto sognarsi.
Certo, forse mettersi a cercare la tribù di razziatori per sterminarla sarebbe stato rischioso, ma di accettare un incarico di protezione per qualche villaggio sarebbe stato inutile: quale tribù di banditi, anche solo per vendetta, si lancerebbe davvero contro una posizione ben difesa quando ci sono centinaia di centri abitati che aspettano solo di essere dati alle fiamme?
No, di certo non poteva sperare di essere lui a scegliere il luogo dello scontro, avrebbe dovuto aspettare che fosse la sorte (o la sfiga) a mettergli il nemico davanti.
E quando sarebbe successo... beh, cosa poteva essere il rischio di perdere la coda per una quarta volta rispetto a tutto quello che avrebbe potuto guadagnarci?
Drizzò la coda all'improvviso e grugnì, si stava montando la testa, non doveva pensare a queste cose con tanta leggerezza, non era arrivato ad essere il capo scommettendo sulla sua vita e su quella dei suoi uomini.
Per il momento la tribù dei vermi avrebbe dovuto aspettare, doveva concentrarsi sullo scontro più imminente dei due.
<< Capo, gli uomini sono pronti, ma siete certo che gli altri riusciranno ad intrufolarsi? >>
La voce di Alix lo richiamò alla realtà, gli occhietti giallastri dell'ufficiale parevano stanchi ed erano puntati verso il cielo, da quando era iniziato il temporale non smetteva di guardare verso l'alto, anzi ad essere sincero tutti gli uomini non smettevano di guardarsi attorno agitati come se un fulmine dovesse cadere su di loro da un momento all'altro.
Conoscendoli non si erano di certo impressionati per i due cadaveri, ma allora cos'era? Avevano sviluppato la fobia dei temporali negli ultimi cinque giorni?
Non voleva saperne, eppure qualcosa dentro di se sembrava gridare al pericolo, e più di una volta, dopo un tuono particolarmente grande, non aveva potuto fare a meno di guardarsi attorno per vedere se qualche albero stesse andando a fuoco.
E la sua coda, tra l'altro, non smetteva di agitarsi e graffiare la corteccia di ogni albero che avesse avuto la sfortuna di essere germogliato nel posto sbagliato nel secolo sbagliato.
Vedendo che gli occhi di Alix lo stavano trafiggendo come un puntaspilli, Crox si decise a risponderle prima che la coda finisse col colpire anche lei.
<< Bercen non mi ha mai deluso. >>
<< Ma il ladro? >>
<< Come ho detto, Bercen non mi ha mai deluso. >>
Alix annuì.
<< Va bene... ma come facciamo per quelle casse d'alcool? Era proprio necessario portarcele dietro a costo di azzoppare due muli? >>
Il mercenario sorrise e raggiunse un pila di casse, di cui una recava il segno del passaggio della sua coda, e vi posò una mano sopra.
<< Molto! La nostra cara ragazza se la prenderebbe se oltre ad averla fatta stare lì per parecchio tempo osassi farmi vivo senza nemmeno portarle un po' da bere.
Tolse la mano dalla cassa, rivelando una scritta marchiata in nero sul legno della grossa scatola.
<< “Squaletti”. >> lesse Alix con un sospiro.
<< Non sono il miglior compagno su questo mondo? >>
<< Posso non rispondere? >>
Se l'idea era di avere un momento di ilarità prima della battaglia, il piano morì sul nascere quando il cielo venne illuminato da un flash così potente che quasi accecò il fauno, Crox barcollò all'indietro proteggendosi il viso e mettendo la mano sulla spada ricurva, pronto a combattere.
Ma non successe niente, era solo un lampo, Crox lasciò l'impugnatura e scrutò il cielo, la pioggia bagnò il suo viso.
<< Grazie cari dei, c'è dell'altro per caso? >>
<< Capo... >>
Seguendo la scia dello sguardo di Alix, Crox rivolse lo sguardo alla pila di casse: la punta della sua coda era finita per metà dentro una di quelle alla base, e un lago d'alcool si era formato ai suoi piedi.
Trattenendo le proprie bestemmie agli dei, il capo rivolse lo sguardo ai membri della compagnia.
<< Fate sparire quella cassa e nessuno ne faccia parola in futuro, o prima lo mando a scavare la fossa per le latrine e poi ce lo faccio dormire dentro! >>
Tutti i presenti annuirono, e subito due soldati si affrettarono a sollevare la cassa danneggiata ed a buttarla da qualche parte, a lavare il liquore ci pensò invece la pioggia.
<< Oggi non è proprio la mia giornata... >>
Allontanandosi dal luogo del delitto, il mercenario tornò a scrutare le postazioni nemiche.
“E voi ridete pure, stronzi, perché presto non avrete proprio nulla da ridere”.

Lo stretto passaggio ispirava claustrofobia, ma allo stesso tempo non sembrava abbastanza in profondità per tenerci al riparo dal cupo martellare del temporale, che sembrava intenzionato a perseguitarci sin nelle viscere della terra.
E di certo la vista di cadaveri stesi a terra e su cui i presenti rischiavano continuamente di inciampare non riusciva ad allietare l'umore generale, a quelli di prima se ne erano aggiunti altri tre, tutti uccisi allo stesso modo, avvelenati e senza emettere un suono.
<< Quando finisce sta cazzo di salita? >>
A giudicare dalla mano che si teneva sul viso, Jack doveva essersi preso una bella musata contro la roccia nuda, il poveretto aveva fretta di uscire da quel maledetto imbuto roccioso, ma con Bercen davanti che si muoveva alla velocità di una vecchietta zoppa sembrava che le sue speranze fossero destinate a non realizzarsi, oltre al continuo rischiare di cadergli addosso e di sbattere la testa da qualche parte.
E ovviamente di farci scoprire tutti imprecando a gran voce, cosa che doveva pensare anche Bercen a giudicare dagli sguardi affilati che gli rivolgeva ogni volta che osava aprire bocca.
<< Non possiamo metterci al correre nel buio, ci scoprirebbero subito... dobbiamo essere cauti. >> bofonchiò il nostro anziano capo mentre percorreva il tratto in salita con la mano salda sull'impugnatura del fucile.
Perché sì, dovevamo essere cauti ma al primo white fang sulla nostra strada gli avrebbe sparato addosso, ottimo modo per non farsi notare!
Avanzando nella metà precisa della colonna, dove sarei stato al sicuro sia in caso di attacco dal davanti sia nel caso in cui i nemici ci avrebbero colto alle spalle, non potevo fare a meno di osservare la parete rocciosa e cercare di ricollegarla alle immagini che la mia mente aveva registrato il giorno della fatidica missione, quando avevo preso la via opposta per scappare dalla base dopo aver rubato i documenti.
Ciò mi diede un moto di fiducia in me stesso, se uno Ion era riuscito a intrufolarsi qui ed a rubare delle informazioni, uno Ion che adesso possedeva semblance ed armi avrebbe dovuto farcela ad occhi chiusi.
Cercai di ripercorrere tutto lo svolgimento della mia missione di parecchio tempo fa: il mio arrivare qui passando per una strada sicura, il mio rubare i vestiti di due adepti della white fang che erano andati a fare il bagno in un lago, il mio travestirmi come tale e il mio passare inosservato fra le file di quegli scemi e fare quello che dovevo fare, e il mio cambiarmi per la fuga dentro un bagno prima di sparire, per non farmi prendere per un criminale non appena tornato alla civiltà.
Per gli dei, se ero riuscito a fregarli con un piano degno di un cartone animato, non avrei dovuto avere problemi a farlo ora che sapevo combattere, ero armato e in compagnia (per quanto sulla qualità della stessa ci fosse molto da dire).
Insomma, lo Ion di quei giorni non doveva avere nulla da temere, se non fosse per le paranoie sviluppate negli ultimi giorni, la perdita di ogni sicurezza e l'incombente martellare del temporale che sembrava agire sulla parte più istintiva e suscettibile del mio essere.
Eppure non avevo buoni motivi per preoccuparmi, ormai il mio lavoro lo avevo fatto, mi sarebbe bastato stare vicino agli altri e aspettare la fine di quell'orrida giornata.
Fine che dovevamo aspettare tutti quanti, a giudicare dal silenzio di tomba che avvolgeva il nostro drappello.
O quasi di tomba, visto che a differenza delle persone normali, Jack doveva dissimulare il proprio nervosismo cercando di attaccare bottone con chiunque, in questo caso la vittima designata fu quel bestione del suo migliore amico, che al nervosismo reagiva invece standosene muto come un topo e rispondendo a monosillabi.
Ora capivo perché i due andassero così d'accordo.
<< Cazzo, quando si esce? Odio questi posti, stretti, bui, umidi... mi ricorda quella fottuta fogna! >>
<< Non l'hai ancora superata? >>
<< No! >>
Il piromane si girò lanciando uno sguardo carico d'astio verso Kojo, a quanto pareva l'odio di Jack verso il fauno ratto aveva origini ben profonde e radicate, e da quanto avevo capito il tutto aveva avuto origine durante una brutta avventura in una fogna.
In effetti non credo esistano molti altri posti da cui potrebbe uscire fuori uno come Kojo...
<< Una fogna! Cribbio, avrai come minimo la faccia infestata da parassiti! >>
Cyr, che si era posto strategicamente alle spalle di Kojo fece l'ennesimo tentativo di sfilargli la maschera, venendo per questo punito con una bastonata sulle nocche.
<< Stronzo viscido! >>
Un suono di metallo che cozza contro la roccia interruppe sul nascere l'ennesimo litigio.
<< Forse non mi sono spiegato bene, o forse siete voi che avete qualche problema ad afferrare le cose, quindi riformulo: al primo che parla ficco la canna del fucile nel culo, intesi? >>
A giudicare dal modo in cui Bercen accarezzava l'arma, non sembrava porsi problemi sul mettere in atto la minaccia.
<< Ora, mi fate il favore di chiudere la bocca? >>
Non una risposta.
<< Magnifico. >>
Si girò verso la salita, pulendosi i baffi e proseguendo verso l'alto, e tutti noi ci apprestammo a seguirlo.
Malgrado il dolore alle gambe e il fastidio provocato dai pantaloni ancora umidi per la gita alla palude, cercai di ricomporre al mente la pianta della base, senza risultato.
Purtroppo avere una mente ingegneristica non è incluso nell'elenco dei miei pregi.
Ion l'umile.
Ma anche se avessi avuto le capacità di farlo, dubito che il tempo a disposizione mi sarebbe bastato, visto che presto, nel salire su una scala a chiocciola scavata nella roccia e dall'aspetto decisamente familiare, iniziammo ad udire il suono della pioggia che la tempesta aveva portato con se, e vedemmo anche una fioca traccia di luce naturale, per quanto lì fuori dovesse essere tutto nuvoloso.
Bercen mise mano al fucile e si appoggiò con la spalla alla parete.
Lo spazio finalmente era abbastanza largo da permetterci di cambiare posizione.
<< Adesso silenzio... >>
Iniziò a salire gli ultimi gradini con più lentezza di prima, fino a quando un rumore di passi non lo costrinse a frenarsi.
Due white fang scesero come furie dalla cima delle scale, tenendosi attaccati alla parete opposta rispetto a quella dove si era appoggiata la nostra guida.
Non si accorsero di esserci passati accanto se non quando il manico-ascia del fucile di Bercen non prese la prima vittima fra la testa e le spalle, la guardia crollò a terra senza un lamento, mentre il compagno fece per urlare e allertare gli altri, ma non gli demmo il tempo.
Ivan scattò contro di lui e schiacciò il suo avversario contro la parete con tutta la sua mole, quando si staccò anche il secondo white fang cadde a terra, immobile.
Ma vivo, a differenza del primo che si era ritrovato con il collo aperto dall'arma di Bercen, non che ciò facesse poi molta differenza, visto che Cyr si affrettò a finirlo con la sua piccola lancia, trapassandogli il collo.
Presto il sangue iniziò ad uscire a fiotti ed a colare altrettanto copiosamente giù dalle scale.
Io in tutto ciò mi limitai a trattenere il vomito e a non respirare l'odore del sangue.
<< Quindi siamo arrivati? >>
<< Sì, e ora entri di nuovo in gioco tu. >>
Lo sapevo, che palle!
<< Cos'altro devo fare? >>
Il sorriso di Bercen era talmente ampio che potevo vedergli uno ad uno i denti sporchi, il che oltre ad essere decisamente sgradevole da un punto di vista visivo non prometteva di certo nulla di buono.
<< Vedi, appena usciremo da qui ci troveremo tutto l'accampamento alle spalle, quindi siccome non vogliamo farci sparare addosso prima del tempo, userai la tua semblance per portarci verso l'ingresso... una volta lì basterà aprire le porte ai nostri e il nostro compito sarà finito. >>
Dal modo in cui stringeva il manico del fucile, intuii che per lui il suo lavoro sarebbe risultato finito solo dopo aver svuotato due o tre caricatori.
Sospirai, non potevo sperare che il peggio fosse passato così velocemente, era il momento di darsi da fare.
Ion il rassegnato.
Mi misi davanti ai miei compagni, dando loro le spalle.
<< Va bene, qualcuno mi metta la mano sulla spalla e gli altri si mettano in fila indiana. >>
Jack sbuffò.
<< Questa cosa mi sembra molto da gay, se permetti. >>
<< Preferisci se ci prendiamo tutti per mano? >>
<< Come non detto. >>
Jack mise la sua mano sulla mia spalla talmente velocemente e talmente forte che sentì l'osso scricchiolare.
Ok, qualcuno qui o è un gay represso, oppure è solo un grande stronzo!
Nel giro di un minuto, giusto il tempo per rendere chiaro chi non volesse toccare od essere toccato da chi e chi volesse toccare chi (questi ultimi punti riguardarono perlopiù Jack, Kojo e Cyr), alla fine riuscimmo a mettere assieme una linea ordinata, non si era ancora presentato nessun altro white fang, eppure a pochi metri da noi, appena più in alto, potevano già esserci delle guardie ad aspettare.
<< Ma è proprio necessario? >> protestò sempre Jack.
<< Mi auguro di sì, sennò sarebbe davvero imbarazzante. >>
Bercen come al solito grugnì come per darci degli idioti.
<< Zitti e andiamo! >>
Mi tirò un calcio sul polpaccio come si prende e calci un cane che non vuole farsi portare al guinzaglio, e in un lampo diventai intangibile, facendo appello ad ogni frammento della mia aura per estendere l'effetto a tutti i miei compagni, al che partimmo di corsa, e in un secondo fummo fuori dalle scale e dal passaggio segreto.
Corremmo veloci, mentre venivamo accolti da uno scuro cielo avvolto da nubi temporalesche, dal rumore dei tuoni, dalla pioggia, e da una trentina di proiettili di polvere che di certo mi avrebbero potuto uccidere se non mi fossi reso intangibile.
A quanto pare i nostri nemici non erano così stupidi, e infatti li ritrovammo disposti a ventaglio ad aspettarci con fucili e pistole in pugno, forse non ricevendo notizie dalle sentinelle di sotto da un bel po' si erano allarmati, e i due di prima dovevano essere stati mandati a controllare che non fosse successo niente,
Purtroppo per loro tutti i proiettili ci passarono attraverso, mentre la nostra piccola truppa si avvicinava a loro.
Dovevamo essergli sembrati dei fantasmi, degli spiriti di antichi coloni morti nella palude e ora risorti per ottenere la loro vendetta o qualsiasi altra storia fossero in grado di concepire, di certo dal modo in cui ci guardavano erano parecchio sorpresi, oltre che terrorizzati.
Svuotarono i caricatori quando fummo ad un passo da loro, in procinto di passargli attraverso.
<< Torna tangibile, ora! >>
Terrorizzato da cosa avrebbe potuto farmi una volta tornato normale se non avessi ubbidito, tornai normale proprio un attimo prima di schiantarmi contro un fauno particolarmente giovane con la coda da gatto.
Purtroppo per lui si beccò qualcosa di peggio che uno Ion in faccia, perché prima che potessi cadergli addosso fu lui ad essere sbalzato all'indietro da un proiettile sparatogli da Bercen in pieno volto e ad atterrare in una pozzanghera formatasi alle sue spalle.
Cadde a terra, forse morto forse tramortito, ed a giudicare dalle urla i miei compagni là dietro dovevano aver imitato l'idea di Bercen, approfittando del momento per ferire e terrorizzare quanti più nemici possibile.
Ma dietro il ventaglio ci attendevano ora vari combattenti sparpagliati per tutto lo spiazzo circolare della base, Bercen sparò al primo che ci si parò davanti con il secondo fucile, poi lasciò la mia schiena e si lanciò verso i nuovi avversari, brandendo i fucili per la canna e muovendoli come due scuri.
<< Rompete la formazione, massacrateli! >>
Presto mi ritrovai da solo, con tutti i miei compagni sparpagliati a combattere i white fang, i nostri nemici erano più numerosi, ma lo schock iniziale li aveva dispersi e permesso a noi di gestirne pochi alla volta.
Eravamo però a metà strada e presto si sarebbero riorganizzati, mi guardai attorno alla ricerca dei miei compagni: Cyr non aveva esitato a lanciarsi contro ogni nemico che si muovesse, Kojo era saltato su un edificio quadrato che pareva essere un magazzino, tenendosi lontano dallo scontro in sé, Ivan stava incassando senza troppi problemi i colpi di almeno cinque avversari, mentre Jack poteva contare sulla spada di fuoco per dissuadere ogni nemico.
Decisi di puntare su Spada Infuocata, afferrai Jack per la spalle e me lo tirai vicino.
<< Seguimi! >>
Lo guidai verso l'ingresso, un grande portone in legno sorvegliato da due torrette su cui erano montate sopra armi pesanti, le cui sentinelle non esitarono a rivolgere contro di noi.
Maledissi Bercen, menomale che dovevamo restare uniti fino all'ingresso, ma no, lanciamoci in una battaglia contro tutta la base perché il vecchietto vuole un ultima gioia prima della pensione, ma vaffanculo!
Tenni salda la presa su Jack e tornammo intangibili, evitando tutti i proiettili fino a quando non raggiungemmo i nostri avversari.
Le due armi a canne rotanti esaurirono i proiettili qualche secondo dopo il nostro arrivo, al che tornai tangibile.
<< Lanciami su! >>
Spiccai il salto più alto che potevo, e Jack senza esitare mi spinse per i piedi portandomi più in alto di quanto avrei mai potuto sperare.
Evitai la tettoia e atterrai addosso al servente della mitragliatrice, ma il maledetto non perse i sensi come avrei sperato.
Si liberò presto di me, dimenandosi e scalciando fino a quando non poté di nuovo tornare in piedi dopo avermi lanciato contro uno dei quattro pali che reggevano la tettoia.
La mia schiena fu attraversata da un fremito di dolore, ma era ben poca cosa rispetto alla minaccia rappresentata dal mio nemico.
Il white fang estrasse un coltello dalla lama ricurva e si avvicinò per finirmi.
Io estrassi una pistola che mi era stata data da Crox assieme ad altro equipaggiamento.
La faccia che fece il mio aggressore quando se ne accorse mi ripagò del dolore alla schiena.
<< Cazzo... >>
Gli sparai sul viso e sul petto, il primo colpo bastò a farlo indietreggiare e ad azzerare la sua aura, peccato che non avessi idea di come verificarlo, e finì per sparargli addosso fino a quando non smise di muoversi.
Per il mio bene evitai di controllare se fosse morto o solo svenuto, decidendo che non faceva differenza e girandomi verso la seconda torretta.
Lì Jack era appena salito, e considerando la sagoma di fauno in fiamme che era appena caduta dall'altro lato del portone, doveva averla conquistata senza problemi.
<< E adesso, Ragazzo Fantasma? >>
Aveva ragione.
E adesso?
Come cazzo lo apriamo questo portone?
Mi guardai intorno, non trovai niente di utile.
Non importa Ion, l'importante è tenere l'ingresso, neutralizzate le torrette non sarà certo un portone in legno a creare problemi.
<< Allora?! Cazzo facciamo?! >>
<< La spada! Attivala, genera una bella fiammata e alzala al cielo, devono sapere che siamo qui! >>
Jack non se lo fece ripetere due volte, puntò il manico di spada verso il cielo e dopo tre secondi impiegati a raccogliere aura e concentrazione, una violenta fiammata si liberò dall'estremità rivolta verso il cielo.
Fu così potente che arretrai per il timore di beccarmi una bella bruciatura, nel mentre che Jack prendeva a sventolare la lunga coda di fuoco come un ventaglio.
Malgrado il temporale e la pioggia, la visibilità non era ancora troppo ridotta per impedire ai nostri alleati di vedere una colonna di fiamme alta almeno tre metri.
<< MUOVETEVI! SIAMO QUI! MUOVETEVI! >>
Purtroppo per lui era più probabile che fossero i nostri nemici a sentirci che non i mercenari di Crox, subito qualcosa come una dozzina di white fang assalirono la torre dove si era asserragliato Jack, ma bastò sventolargli la fiamma addosso per costringerli ad arretrare.
Nel mentre un proiettile mi passò orrendamente vicino, costringendomi ad abbassarmi, mi maledii per aver scaricato la pistola addosso al nemico di prima ed estrassi Mizerie, preparandomi ad affrontare i nemici che sarebbero saliti.
Questa poteva dirsi la mia prima battaglia vera e propria contro dei nemici che non fossero i grimm, ed ero già arrivato al punto in cui volevo soltanto che finisse.
Compreso che Jack ed il suo oceano di fiamme erano un po' troppo per le loro non infinite capacità, decisero all'unanimità di puntare sul bersaglio più facile: me.
Strinsi l'impugnatura di Mizerie, terrore e adrenalina mi affannavano il respiro, ma per una volta io decisi, o lo fece quel poco di razionalità che era rimasto in me, di non scappare.
Non che fossi diventato improvvisamente coraggioso, ma nessuna posizione sarebbe stata più sicura di quella torretta.
Il primo nemico salì di corsa dalla scala che collegava la torretta al terrazzamento montato dietro le mura (chiamiamo pure mura quel bastione messo assieme con lo sputo la cui unica utilità era offerta dall'altezza e dalla presenza delle torrette) e mi si lanciò addosso brandendo un grosso coltello dalla lama tozza.
Attivai la mia semblance solo quando fu talmente vicino da farmi sentire l'alito fetido di vino, il white fang mi passò attraverso e si schiantò contro il muretto della torretta, in un attimo le sue gambe finirono dove ci sarebbe dovuta essere la testa e la testa dove sarebbero dovute esserci le gambe.
Evitai di osservare il capitombolo e mi concentrai sul secondo arrivato, un fauno dalla corporatura massiccia con due grosse zanne che sporgevano dalle labbra.
Faceva impressione, ma poi mi ricordai che ero stato un cacciatore fino a pochi giorni fa, una persona che era stata addestrata a combattere grimm, quel bestione al massimo poteva vincere una rissa da discoteca.
Era perfettamente normale per me avere paura di grimm e avversari potenti, ma non potevo permettermi di avere paura di nemici più deboli di me, anche se grosso la sua aura non era di molto più potente rispetto a quella dei suoi amici.
Aprii il braccio rivolgendo Mizerie di lato, il poco spazio nella torretta non giocava a mio favore, attesi pazientemente l'arrivo del mio avversario, e appena la sua brutta faccia apparì dal basso mettendosi all'altezza del mio petto feci scattare il braccio.
Mi sorpresi di essere diventato così veloce, eppure riuscii a schiantare il piatto della lama sulla guancia del mio avversario, e ad una velocità sorprendente.
Il fauno incassò quello che poté e si sdraiò sulla ringhiera improvvisata di tubi e pezzi di legna montata sulle scale che portavano dal bastione alla torretta, bloccando così il passaggio al nuovo venuto che gli cadde addosso.
Approfittai subito della situazione e sferrai un calcio sotto al mento del mio terzo aggressore, questi svenne (spero) sul corpo del fauno zannuto.
Mi tirai indietro, mentre la carica dei nemici si imbottigliava dietro i due corpi svenuti, un fauno cercò di scavalcare i due corpi, ma si ritrovò a precipitare giù dalle scale.
Inizialmente non capii, poi quando un bastone prese un nuovo aggressore in mezzo alla fronte capii che Kojo era stato inseguito fino a rifugiarsi sul tetto della torretta, e che le sue possibilità di sopravvivenza dipendevano dalle mie.
Ne approfittai per guardare sotto, e notai con orrore che Bercen, Cyr ed Ivan erano retrocessi fino all'ingresso, con il primo che lanciava granate verso gli aggressori per scoraggiarli dal compattarsi in grandi gruppi, ed il terzo che aveva le braccia piene di bruciature e piccole ferite.
Sputai dalla torretta sperando di beccare il vecchiaccio, e senza verificare se lo avessi preso o meno tornai ad occuparmi dei miei assalitori.
Ne trovai uno con la coda di Kojo attorno al collo, prima di essere buttato giù dalle scale, mentre il mucchio di corpi in piedi e svenuti sulle stesse minacciava di far crollare l'improvvisata scalinata in legno già di per se appesantita dalla pioggia.
Anzi, togliamo il minacciava, dopo che Kojo ebbe fatto accasciare l'ennesimo disgraziato l'intera rampa sospesa precipitò, di per sé non era una grande caduta, ma per chi era rimasto intrappolato sotto un corpo o due l'atterraggio non doveva essere molto gradevole.
Ne approfittai per guardare a che punto fossero in rinforzi, ma non feci in tempo ad affacciarmi che una violenta detonazione spalancò la porta, schegge di legno fradicio volarono in avanti e piovvero addosso ai nostri nemici, seguite da una scarica di proiettili che mise a terra decine di fauni.
A guidare gli intrusi un alto fauno dalla coda spinosa, vidi con i miei occhi un white fang provare a saltargli addosso, il risultato?
La coda del lucertolone scattò in avanti e gli sfondò la cassa toracica, il corpo dell'aggressore cadde all'indietro pateticamente, con un grosso foro lì dove fino a poco fa doveva esserci il cuore.
Quando ritirò la coda, notai che la veste bianca del suo avversario vi era rimasta attaccata, conficcata fra gli spunzoni a sventolare come una bandiera insanguinata.
Un secondo temerario, alimentato più da disperazione che da vero coraggio, tentò di attaccarlo di lato mentre il suo eroico compare veniva ridotto a un cadavere, ma la lama che il capo dei mercenari impugnava con la destra saettò senza pietà sopra la sua spalla, tagliando la carne come burro e attraversandogli il corpo fino alla zona dello sterno.
Sfilò la lama con un solo gesto, mentre il corpo del caduto si accasciava in una pozzanghera per metà d'acqua e per metà di sangue e decine di soldati iniziavano l'assalto all'arma bianca.
Quello fu il momento in cui i fauni capirono che per loro era la fine, quando una carica di soldati ben corazzati ed armati caricò le loro file già messe in crisi da soli cinque avversari, ogni resistenza svanì e il fuggi fuggi generale si propagò fra i white fang terrorizzati.
Ma i mercenari dopo giorni se non mesi di attesa erano determinati a lasciarne scappare il meno possibile, perché ai proiettili e alle armi dei soldati si aggiunsero gli artigli di decine di canidi, che feroci come grimm si lanciarono sui colli e sulle gambe di ogni fauno dalle vesti bianche.
Già provato dalla battaglia, decisi di distogliere lo sguardo dai corpi dei fauni a terra, di non prestare ascolto alle grida terrorizzate di chi veniva assalito dai canidi e di non assistere alla ressa furiosa attorno al passaggio segreto, cosa che permetteva ai mercenari di di concentrare il fuoco in una singola direzione.
Vittoria totale, perdite nulle o quasi nulle, come prima battaglia non era andata tanto male.
Affannato, ma sollevato di essere vivo ed integro.
Chiusi gli occhi, certo che mi sarei beccato una febbre devastante al risveglio, ma come al solito i miei piani non erano destinati a concretizzarsi...

<< Spettro, Piromane, Gigante e Mostro, non saranno originali ma direi che vi si addicono, allora, com'è stata la vostra prima battaglia? >>
Davanti ad un Crox sorridente malgrado i capelli fradici attaccati alla fronte, gli abiti zuppi e la coda con ancora la veste bianca attaccata addosso (che non tardò a staccare), si ergevano quattro reduci dello scontro.
Beh, reduci, semmai il termine scarti della società ridotti a uno straccio sarebbe più corretto per descriverli.
Io ero provato ma vivo, e tutto sommato messo meglio degli altri.
Jack non aveva riportato più di qualche taglio, ma gli occhi spiritati mentre massaggiava il manico della spada con cui poco prima aveva carbonizzato qualche decina di White Fang faceva passare a tutti i presenti la voglia di stargli vicino, nel caso stesse per avere una crisi di nervi da un momento all'altro.
Le braccia di Ivan invece erano ricoperte di lividi, resi ben visibili dalle maniche strappate in più punti da colpi di proiettile, usando quel poco che avevo imparato a Beacon ero in grado di percepire le aure dei miei vicini: Ivan era stremato, mentre Jack sprizzava istinto omicida da tutti i pori.
Kojo invece manteneva la propria aura bassa e stabile, oltre a essere silenzioso come uno tomba.
Se ne stava in piedi con le mani raccolte sul bastone da combattimento, ora ridotto a dimensioni da bastone da passeggio, ok forse era Kojo ad essere messo meglio di noi altri.
<< I miei complimenti, beh non che abbiate brillato, francamente ho visto galline zoppe combattere meglio di voi, ma siete vivi, e sopravvivere alla prima battaglia merita di essere festeggiato, beh quando avremo il tempo e le condizioni per farlo, cioè non presto. >>
Alla destra del capo, Alix stava impettita a guardarci come si guardano degli scarafaggi spiaccicati sull'asfalto, mentre Laszlo, alla sua sinistra, stava accarezzando il machete come se fosse un gattino esotico.
<< Passando ora alle cose importanti, abbiamo avuto perdite? >>
<< Uno dei nostri si è lanciato sul nemico dopo il lancio di una granata, è vivo ma zoppicherà per un po', Florent invece si è accasciato a terra tenendosi il fegato, pensavamo l'avessero colpito ma era solo l'alcool, se tutto va bene si riprenderà fra qualche ora. >>
Crox alzò le spalle.
<< Questo supero di gran lunga le mie più rosee aspettative, in quanto al nemico abbiamo sopravvissuti? >>
Uno regola che ci era stata segnalata per il nostro bene era di non allontanarsi dal capo prima che fosse lui a congedarci od a mandarci a quel paese (che a quanto avevo capito valeva come formula di congedo al pari di quelle meno offensive), quindi malgrado mi tremassero le gambe ed avvertissi il bisogno di andare a farmi una pisciata, dovevo restarmene a sorbirmi tutta la discussione anche se il lucertolone pareva non prestare alcuna attenzione alla nostra presenza.
Ora, forse non parlarono neanche così a lungo e non mi fecero attendere quanto ricordo, ma capitemi, avevo la mente annebbiata dallo scontro e la vescica bisognosa di svuotarsi, quindi ciò che per i comuni mortali era un secondo, per il sottoscritto equivaleva a dieci.
Ma alla fine, dopo essersi assicurato che a parte uno sporadico gruppo di white fang fuggiti dal passaggio segreto, il resto della guarnigione era stato passato per le armi, Crox decise che era stufo di stare lì a prendere la pioggia.
<< Bene, il capo di questo posto invece? >>
<< Sistemato. >>
<< Perfetto, andiamo a trovarlo. >>
Il nostro capo girò i tacchi e si diresse, guidato da Alix e Laszlo (che dovevano aver compiuto un sopralluogo appena finito lo scontro), verso una struttura metallica dalla forma squadrata il cui ingresso era sorvegliato da due mercenari fradici, sporchi di fango fino alle caviglie e dallo sguardo di chi voleva solo starsene al caldo.
La pioggia si era intensificata negli ultimi minuti, le gocce d'acqua cadevano a catinelle e buona parte dello sterrato su cui sorgeva l'ammasso di edifici e tende che componevano la base catturata si era tramutata in scura fanghiglia.
Desiderosi di trovare un posto all'asciutto ci accingemmo a seguirli, entrando con loro in quello che doveva essere il gabinetto di guerra della banda di white fang, o almeno la cosa più vicina che potevano avere ad una sala di comando.
Non perdemmo nemmeno tempo a guardarci attorno che cercammo subito di scaldarci ora che eravamo al riparo dalla pioggia, mentre Crox percorse l'interno dell'edificio fino a raggiungere una figura seduta, che dal vestiario leggermente più elaborato rispetto ai white fang di prima doveva essere il capo di quel piccolo insediamento.
Crox non gli parlò, avvicinò la mano, spinse la testa della figura con l'indice, e il white fang cadde a terra come un tronco abbattuto.
<< Deve essere stecchito da un po'... >> bisbigliò Laszlo.
Per nulla turbato, il nostro datore di lavoro prese a guardarsi attorno, l'edificio in se era spoglio, eccetto per la sedia, il tavolo circolare riservato agli ufficiali, e qualche mobile nelle vicinanze, fra cui un armadio.
Crox puntò lo sguardo proprio su quest'ultimo.
<< So che sei lì. >>
<< Ti prego no! Non uccidermi, oh temibile guerriero! >>
Una sopravvissuta, pensai ascoltando quella voce decisamente femminile.
No, una sopravvissuta che implora per la propria vita non lo farebbe con un tono così canzonatorio, e considerando che oltre alla sua voce si poteva sentire il suono ovattato di risate a stento trattenute, potevo dire di avere una vaga idea su chi si stesse nascondendo dentro quel mobile.
E doveva averla anche Crox, che infatti sorrise puntando gli occhi sull'uscio del mobile da cui l'intrusa lo stava indubbiamente scrutando.
<< Non saprei, di solito le persone che ridono di me le uccido. >>
<< No ti prego! Giuro che smetto di ridere! >>
Non sembrava intenzionata a farlo.
<< Facciamo che esci dal mobile, poi potremmo parlarne. >>
Come se non stesse attendendo altro, il mobile si spalancò con grazia, rivelando al suo interno la sagoma curata e longilinea di una donna, di una bellissima donna.
Il sorriso divertito e imperlato dal lucida labbra che le decorava il volto era incorniciato da una cascata di capelli neri e lisci, quasi lucidi a vedersi, al cui interno racchiudevano due grandi occhi ambrati che pur essendo perfettamente umani nella forma davano l'idea di un rettile intento a scrutarti l'anima.
Non portava la maschera da grimm, che giaceva abbandonata a pochi centimetri da lei, ma aveva addosso gli abiti dell'organizzazione, i quali sembravano volutamente faticare a contenere le forme generose della ragazza.
Ma scendendo dal viso al busto e dal busto alle gambe, fu lì che trovai il grande “ma” di tutto l'elenco: cioè che le gambe non le aveva.
Al contrario, sotto la minigonna bianca che doveva aver scelto vista l'impossibilità di mettersi dei pantaloni, sbucava una lunga coda da rettile dal dorso di un verde lucente e dalla pancia color oro, che la donna teneva raccolta sotto di se e su cui si stava sedendo sopra per poter stare all'interno dell'angusto armadio (e ora capivo perché non aspettava altro che uscire), fu allora che il nome “ragazza serpente” prese completamente significato.
Ok, non ero così ingenuo da non aspettarmi che Bercen si stesse riferendo ad un fauno rettile, ma quello che avevo davanti andava oltre tutte le mie aspettative, e ci sarebbe anche da dire che il termine ragazza non era totalmente appropriato per quella che era una donna in tutti gli aspetti riconducibili al termine, ma immaginai che per Bercen tutti i presenti a partire dallo stesso Crox fossero ancora allo stadio di ragazzini.
Non aspettò un secondo, con un gesto elegante tirò fuori la coda dall'armadio e prese a strisciare verso il capo.
Anche se il verbo strisciare fa pensare a qualcosa di patetico e poco igienico, cosa che non c'entrava per nulla con quello che avevo davanti.
Più che strisciare, la ragazza serpente sembrava fluttuare a pochi centimetri dal pavimento, il busto si muoveva con grazia ondeggiante mentre la lunga coda convergeva attorno al mercenario, come per dare l'impressione di volerlo intrappolare fra le sue spire.
Sarò sincero, se prima di allora qualcuno mi avesse mai chiesto se avrei mai potuto trovare attraente un mezzo rettile probabilmente gli avrei riso in faccia, ma davanti a lei dovevo ricredermi, la trovavo decisamente attraente e solo guardarla mi causava qualche cambiamento nella direzione del flusso sanguigno, ora indirizzato verso il basso ventre.
No Ion, niente pensieri impuri per oggi!
Ion l'asceta.
La donna si fermò davanti a lui con un sorriso civettuolo, appoggiandosi le mani ai fianchi.
<< Allora? Posso vivere, signor mercenario? >>
Il rettile la squadrò da capo a punta della coda come se stesse prendendo seriamente in considerazione la scelta, ma immagino fosse solamente parte della loro recita.
<< Direi che hai passato l'esame, quindi hai diritto al premio. >>
Fischiò, e Laszlo si avvicinò al capo per passargli una bottiglia d'alcool.
<< I miei Squaletti? >> chiese il fauno serpente, Crox assentì e le porse la bottiglia.
<< Ne ho fatto portare intere casse, solo per te, prendilo come... un mi dispiace per averci messo un po' più del previsto. >>
Dal modo in cui la coda di Crox stava grattando il pavimento, pareva non essere molto contento di averla lasciata lì per un po'.
E va bene, malgrado il mio nome è incluso nell'elenco delle creature più ottuse di Remnant, era palese anche a me che fra i due ci fosse qualcosa di più di un semplice rapporto lavorativo, che se non si erano abbracciati era solo per non regalare scene sdolcinate al pubblico, è che probabilmente quella notte stessa si sarebbero trovati un posticino tranquillo per copulare in santa pace.
Ma per il momento dovevano rimanere nella formalità, e dopo che il fauno serpente ebbe ringraziato e sorseggiato un po' di liquore dalla bottiglia (altra cosa evidente: quella bottiglia non sarebbe arrivata al giorno dopo), il suo e nostro capo si apprestò a presentarla.
<< Allora novellini, vi presento Nissa, la spia che ha reso possibile questa operazione è che ha fatto fare una brutta fine al nostro amico qui a terra. >>
Rivolse uno sguardo fugace al cadavere del white fang, probabilmente avvelenato dalla spia, il che spiegava la totale disorganizzazione in cui erano caduti i nostri nemici dopo il nostro attacco e quanto la cara Nissa non fosse affatto da sottovalutare, mentre la nuova arrivata si avvicinava a noi altri.
<< Nuove reclute quindi? Felice di fare la vostra conoscenza, spero davvero diventeremo amici, i vostri nomi? >>
<< Ion... >>
<< Ivan signora... >>
<< Jack, mi chiamo Jack, e questo coso accanto a me lo chiamiamo Kojo. >>
La coda del fauno ratto si torse su se stessa formando la figura di un cappio, Jack parve non vederla, mentre al sottoscritto si gelò il sangue nelle vene.
<< Piacere, Nissa, volete da bere anche voi? Ah, piacere di rivederti, Alix. >>
<< Grazie. >>
<< Meglio di no, dubito reggerebbero come te... >>
Il fauno serpente si girò verso Crox, squadrandolo con disapprovazione << Questo cosa vorrebbe dire? >>
Crox alzò le spalle << Niente, niente... parlarci piuttosto di come è stata la permanenza, scoperto qualcosa di interessante? >>
Nissa sospirò.
<< I white fang sono incredibilmente noiosi, hanno il cervello talmente lavato dalla causa che non parlano d'altro, però qualcosa di interessante da riferire c'è: allevano grimm. >>
<< Come? >>
<< Sì... non so come abbiano fatto, ma li sanno controllare, solo gli ufficiali lo sanno, e non pare siano questi grandi esperti visto che ogni tanto qualche recluta è finita sbranata per essersi avvicinata troppo, ma li possono controllare e ne tengono alcuni qui. >>
Crox arricciò la coda e strinse i pugni, la notizia non doveva metterlo affatto di buon umore.
<< Dove sono? >>
<< Li trovi tutti in un container dietro gli edifici sul lato est, e se ti chiedi come mai non siete stati assaliti dai grimm nel bel mezzo dello scontro, beh... >> lanciò un'occhiata eloquente sul corpo dell'ufficiale ucciso << Diciamo che mi sono assicurata che non accadesse. >>
Il capo sorrise soddisfatto, mentre noi quattro capimmo subito che era il caso di temere quella donna intrigante: ci aveva spianato la strada per infiltrarci, decapitato la leadership nemica e neutralizzato la loro arma segreta, il tutto in mezza giornata.
Notevole era una parola troppo povera per descriverla.
<< Perfetto, Laszlo. >>
<< Signore? >>
<< Prendi degli uomini e occupati dei grimm, fatti aiutare da Bercen e Cyr, se li trovi. >>
Annuendo, Laszlo uscì controvoglia dall'ex quartier generale nemico, potemmo subito sentire il rumore prodotto da una decina di soldati in marcia.
Quello e il rumore dell'ennesimo fulmine, ma quella ormai era la prassi.
<< Bene, possiamo dire che la missione è stata un successo, ho incaricato i miei uomini di prelevare tutto il possibile: soldi, armi, e polvere, ne hanno immagazzinata parecchia nei magazzini, ci farà comodo e potremmo guadagnarci dalla rivendita, per non parlare delle taglie che riscuoteremo. >>
Finalmente il lucertolone tornò a guardarci.
<< E tutto questo, grazie anche al vostro vitale contributo, possiamo dire che il periodo di prova è finito, e siete tutti ammessi nella Compagnia, contenti? >>
<< Congratulazioni! >> esultò moderatamente Nissa prima di regalarci un breve applauso.
Ad essere sincero fra il temporale, la battaglia, il viaggio nella palude ed il resto mi ero quasi dimenticato che la mia vita dipendeva dall'esito della missione.
Ma ciò era un bene, avevo già altre paranoie a cui pensare, e visto il risultato non avevo nulla da rimproverarmi.
Alix, rimasta muta sin da quando eravamo entrati, estrasse dalla tasca quattro distintivi in stoffa e ce li consegnò uno ad uno, non era la cerimonia di diploma che mi ero immaginato (scherzo, figuriamoci se avevo realmente creduto di diplomarmi a Beacon), ma era comunque una piccola gratificazione.
A quanto pareva, l'esame di mercenario era stato superato con successo, ed ero troppo contento e sollevato di essere sopravvissuto sia alla battaglia che all'incontro con Crox per interrogarmi su quanto la cosa fosse effettivamente un bene.
<< Figo, finalmente una vera banda! >>
Uscendosene con questa insolita affermazione, Jack strinse con forza il distintivo e se lo schiacciò contro il petto, per poi rivolgersi al suo gigantesco amico.
<< Avanti, cucimelo addosso! >>
<< Ehm ok boss... >>
<< Un sarto? >> chiese Nissa << Questo ci farebbe comodo. >>
Ivan assentì, dopo l'esperienza della battaglia dubitavo che avrebbe desiderato viverne una seconda, se l'avessero preso come sarto ufficiale forse si sarebbe trovato un posto più adatto a lui, ma grosso com'era dubito che avrebbero resistito alla tentazione di mandarlo in prima linea.
E fu così che compresi che Ivan sapeva cucire.
Kojo come al solito non disse niente, chinò la testa educatamente e si infilò il distintivo in tasca.
<< In ogni caso, questo è tutto, ora, se potete trovarci un edificio abbastanza grande da contenerci tutti potremmo festeggiare la nostra vittoria... >>
Stavamo per chiedere se qualcuno avesse un ombrello, quando venimmo anticipati: un boato, di quelli più violenti che avevo mai sentito, scosse l'intera base come un meteorite che si schianta contro una montagna.
Lo scossone fu così violento che per poco non cademmo a terra, e Nissa dovette reggersi a Crox per non cadere sul corpo del white fang.
Non ci fu nemmeno il tempo per chiederci cosa stesse accadendo, che in breve un coro di voci urlanti si scatenò per l'ex base gettandoci nel panico più nero.
Crox sfilò una delle sue lunghe lame ricurve, ed io strinsi il manico di Mizerie, più che pronto a adoperarlo.
Un soldato della compagnia entrò di corsa senza nemmeno chiedere il permesso, i suoi occhi sgranati tradivano un terrore che avevo visto solo nei detenuti poco prima che finissero divorati dai grimm.
Oh no.
No...
Non sta accadendo veramente, vero?
<< Capitano! >>
<< Cosa succede? Ci sono stati problemi con i grimm? >>
<< I grimm? No, li abbiamo abbattuti, ma... meglio se venite a vedere, siamo morti, siamo tutti morti! >>
Senza rispondere, Crox si gettò fuori scostando il soldato terrorizzato, e noi altri ci sentimmo obbligati a seguirlo.
L'atmosfera era gelida, ce ne accorgemmo non appena varcammo la porta, così come ci accorgemmo che il vento era improvvisamente aumentato, raffiche gelide soffiavano sulla base incurvando i rami di quei pochi alberi che crescevano al suo interno.
Il cielo era buio, le nuvole oscuravano la luna e le stelle, l'unica cosa che illuminava l'infinita massa scura e dava forma alle nubi erano i violenti flash scaturiti dai fulmini che di tanto in tanto attraversavano le nubi come vene ramificate fra la carne e i muscoli.
Ed ero certo che nessuno, nessuno avrebbe preferito questo spettacolo al buio totale, specie per ciò che i lampi e i fulmini rivelavano quando illuminavano i cieli e le nubi del loro bianco spettrale.
Enorme.
Era enorme.
Così enorme, che sembrava una nave ammiraglia atlasiana, i fulmini potevano benissimo essere delle nuove armi sperimentali messe a punto dall'esercito della città volante, e i tuoni gli eco del bombardamento che quella costruzione bestiale scatenava contro la superficie terrestre.
Ma non era una nave.
E cazzo, quanto avremmo voluto che lo fosse.
L'enorme massa nera si avvicinò, parzialmente nascosta dalle nubi, fino a quando una gigantesca testa scura non emerse dalla tempesta.
In un primo momento fu illuminata solo dalla luce dei suoi stessi occhi, enorme sfere gialle come soli, senza pupilla e circondate dal terrificante alone rossastro tipico di ogni grimm.
Poi un flash bianco illuminò l'area circostante, e mi sentii sprofondare negli inferi più profondi, il mio cuore si fermò e ripartì più veloce di prima, così veloce da farmi male al petto.
Dalle fila dei mercenari si levò un unico gemito di orrore, quando il lampo illuminò la faccia della mostruosità.
In tutta la mia vita mi ero ritrovato a provare paura diverse volte, ma non dimenticherò mai quei lunghissimi istanti.
Non dimenticherò mai l'enorme testa di lupo, grande come un dirigibile, che emerse dal manto di nubi puntando dritto verso la base conquistata.
Testa di lupo, testa di lupo la cui parte superiore era coperta da una gigantesca maschera biancastra tipica dei grimm, attraversata da venature rossastre che si raccoglievano attorno agli occhi e sulla fronte, dove un enorme neo rossastro sembrava scrutarci come un terzo occhio.
E sotto la maschera, una gigantesca bocca irta di denti grandi come camion messi in verticale, così perfetti nelle loro forme affilate e appuntite che non riuscivo nemmeno a distinguere quali fossero i canini.
Probabilmente erano tutti canini.
Quella creatura del resto non aveva bisogno di cibo, non aveva bisogno di una dentatura normale, aveva solamente bisogno di uccidere, di uccidere il maggior numero di persone possibile, e con denti così, non avrebbe avuto difficoltà a sventrare un'aereonave militare in un singolo morso.
Era diverso dai normali grimm, per dimensioni e per tutto.
Non era solo in bianco e nero, il suo muso era ricoperto da una pelliccia argentata, che scendeva lungo il collo fino ad incontrare delle squame nere che facevano risaltare ancor di più il suo colore chiaro, che assumeva un biancore quasi spettrale.
Sì, squame, squame e pelliccia.
Un serpente, un enorme serpente con la pelliccia ed il muso da lupo stava fluttuando attorno alla base, portando con se la tempesta.
Il tuo innaturale corpo allungato era diviso da sezioni di peli grigi come nubi cariche di pioggia, e squame scure come l'inchiostro: quattro sezioni di squame e quattro di pelliccia dalla lunghezza chilometrica.
Per ogni sezione di pelliccia, un anello osseo spuntava sul dorso della bestia come se la pelliccia fosse della carta da parati da tenere attaccata al muro prima della visita dei parenti, erano lisci e bianchi come neve, e si espandevano sulla pancia del mostro con delle ramificazioni simile a costole.
Dello stesso colore era anche l'unica e allungata sezione d'osso che si estendeva sulla punta della coda, risucchiandola come un cono, e dalla cui estremità fuoriusciva un gigantesco cespuglio argentato, dalla forma ovale, ricordava un sonaglio.
In seguito lo avrei giudicato un particolare stranamente accessorio per una creatura progettata solo per uccidere e sopravvivere per uccidere più a lungo.
Ma lì per lì non giudicai nulla.
Fissai il mostro, lo fissai nei suoi giganteschi occhi lavici.
Fissai il grimm che guidava la tempesta contro di noi come il comandante di un esercito.
Fissai il grimm.
Fissai il grimm e piansi.
Fissai la morte.
La morte era arrivata per me.
La fissai e piansi.

Ion il morto.


 
Nota dell'autore
Anche oggi si ringrazia 
Thanos 05 per il disegno del grimm, che con questo disegno raggiunge l'apice del suo lavoro per questa storia assieme a tutte le correzioni e proposte fatte, e a costo di sembrare ripetitivo ricordo anche questa volta del suo spin off DIKJ: The Madman, the Big One and the Monster sul passato del team dal nome meno politically correct di sempre.
Per quanto concerne il personaggio di Nissa, è un OC invece di 
Aladidragocchiodiluce, che ringrazio a sua volta per tutto l'aiuto dato durante la storia, che ormai si appresta alle sue battute finali.
E ovviamente ringrazio anche voi lettori e recensori che avete scelto di seguire la storia di Ion nonostante la durata e gli enormi tempi intercorsi da un capitolo all'altro e dal primo ad adesso.
Spero di poter godere della vostra compagnia anche per gli ultimi capitoli, a presto quindi!

 
   
 
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