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Autore: Exentia_dream2    08/04/2020    4 recensioni
È nato tutto da una scommessa, persa forse volontariamente.
Hermione e Draco, Harry e Ginny, Theo e Daphne... Cosa succederà?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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Premessa a questa, storia: Caro lettore, prima di proseguire, ti chiedo, per favore, di prestare attenzione a questa premessa. Questo capitolo, come gli altri a venire, sono il proseguimento di una vecchia storia (https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=48625 la troverai qui) che riporterò quasi del tutto fedelmente in questo nuovo account. 

Non sei tenuto per forza a leggerlo ma se non lo facessi, non capiresti determinate situazioni o atteggiamenti. Grazie per avermi dedicato il tuo tempo. 

Buona lettura, spero.       




Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J. K. Rowling. 

Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



Silenzi



Hermione era seduta su una poltrona nella sala comune di Grifondoro, aveva già scritto e cancellato e appallottolato un paio di pergamene. 

Era decisa a finire quando prima il discorso per festa che si sarebbe tenuta per i G.U.F.O a cui avrebbero partecipato tutti gli studenti, i professori e il Preside della scuola di Hogwarts.

Continuava a scrivere e a pensare che quelle parole fossero troppo banali. 

Giorni prima ci aveva provato, scrivendo pergamene e pergamene, rendendosi conto poi di che, quelle che aveva scritto, erano le parole che avrebbe voluto dire a Draco. 

Draco che aveva preferito credere alle voci di corridoio, che non le aveva lasciato il tempo di spiegare. 

Draco che ormai non la guardava più, non le sorrideva più. 

-Buonanotte, Draco.

-Buonanotte, Hermione.

Era passata una settimana dall'ultima volta che si erano incontrati nella Stanza della Necessità, il posto in cui aveva iniziato a dargli ripetizioni, il posto in cui per la prima volta aveva sentito forte la voglia di accarezzarlo, il posto in cui lui, dopo aver bevuto il Veritaserum, le aveva confessato di averci rimesso un po' di cuore. 

E il posto in cui, l'ultima volta, le aveva urlato contro, in cui aveva preferito non ascoltarla. 

L'aveva guardata con rabbia e delusione, l'aveva accusata di non preoccuparsi dei suoi sentimenti. 

Poi, d'un tratto, era diventato quello di prima, di un tempo talmente lontano che sembrava non fosse mai esistito. 

Hermione giocherellava con una ciocca di capelli quando nella sala comune entrò Ron. 

Era tornato ad essere se stesso, capitava qualche volta che provasse a fare un sorriso verso di lei che abbassava lo sguardo: era ancora troppo arrabbiata con lui, non riusciva a perdonarlo. 

Continuò a giocare con i capelli, mentre la pergamena sul tavolo era ancora pulita, senza nemmeno una piccola macchia di inchiostro. 

Le sembrava che il suo cervello si fosse inceppato e non riuscisse ad andare le oltre le immagini che lei non voleva più ricordare: la rabbia Draco, il suo tono di voce, il suo sguardo e tutta la delusione che lei ci aveva letto dentro. 





Harry e Ginny camminavano mano nella mano. 

Avevano trovato finalmente la pace e l'equilibrio in sé stessi, anche se tra i due, quello più in bilico era sempre stato Harry. 

Prima e dopo la guerra magica si era sentito in dovere di proteggere ciò e chi per lui era aveva un valore inestimabile e, tra questi, Ginny forse occupava il primo posto nella lista. 

Durante, invece, avevano avuto forse il tempo di un carezza e di un bacio veloce. 

Erano stati giorni bui, in cui avevano dormito poco e la paura di morire e, soprattutto di perdere, era più forte di qualsiasi altra cosa. 

Ma, in quelle carezze e in quei baci, Harry aveva trovato la forza di andare avanti e di continuare a combattere. 

Ora, però, era tutto finito e loro avevano ripreso a vivere tranquillamente, non prima però di essersi allontanati e fraintesi. 

Harry aveva impiegato tanto tempo a capire di non avere né la possibilità né la voglia di starle lontano: si erano fraintesi, si erano urlato contro qualche mese prima per una scommessa che Harry aveva accettato contro Malfoy che aveva chiesto come premio di passare una serata con Hermione. 

Si era impegnato tanto, allenandosi fino allo stremo per vincere e ce l'aveva fatta. 

Draco, infatti, ad una settimana dalla partita di Quidditch, era sparito insieme a Hermione ed era comparso di nuovo tra gli altri studenti soltanto il giorno prima: si era avvicinato tante volte al boccino d'oro, ma alla fine, non era riuscito a prenderlo. 

A volte, addirittura, sembrava non volerlo afferrare. 

-Me l'ha chiesto lei. 

Harry non sapeva quanto fossero vere quelle parole, ma gioiva perché non aveva perso la sua migliore amica e nemmeno la sua carica da capitano. 

Certo, era successo che Draco e Hermione si erano innamorati, era successo che per un periodo camminavano vicini nei corridoi della scuola. Era anche successo che si erano allontanati a causa di Ron che, bevendo la pozione Polisucco, a turno si alternava a ricoprire il ruolo di uno o dell'altra per dividerli, riuscendoci anche, certo, ma poi Harry aveva trovato il modo di riavvicinarli, perché detestava  Malfoy allo stesso modo in cui detestava vedere Hermione soffrire. 

I lunghi tavoli della Sala Grande erano occupati da tanto cibo e brocche di succo di zucca. 

Anche questa volta, Hermione non era seduta con loro: mancava da un po', in realtà. 

Quando Harry le aveva chiesto come mai non pranzasse più con loro, lei aveva risposto che era molto impegnata a studiare e a scrivere il discorso che Dennis le aveva chiesto per la festa, però aveva sempre gli occhi bassi, la bocca sempre a disegnare una linea dritta, i capelli sempre davanti al viso per nascondersi. 

Non sembrava più essere l'Hermione che aveva conosciuto e lo notava anche quando, durante le lezioni, non alzava più la mano con la sua aria da so tutto io e rispondeva svogliatamente e non saltava più di gioia quando le veniva un voto alto. 

-Harry?

Si voltò verso Ginny che guardava il posto vuoto di fronte a sé. - Le porto qualcosa da mangiare.

Annuí e cominciò a guardare verso il tavolo di Serpeverde. Trovò immediatamente Draco con la testa china sul piatto che aveva davanti, ancora più cereo e le occhiaie ancora più accentuate. Gli passò subito alla mente l'immagine di Malfoy durante la Guerra Magica, quando aveva fatto il doppio gioco con Voldemort, portando tutti alla salvezza. 

Ginny gli aveva dato un bacio veloce sulla fronte e si era avviata verso la porta della Sala Grande, mentre lui riempiva il piatto con patate e tacchino arrosto.




Non aveva fame: avrebbe preferito restare nella sua stanza, senza dover per forza sentirsi addosso lo sguardo degli altri studenti, ma Blaise lo aveva quasi costretto ad uscire: lo aveva trascinato per tutta la scuola, di aula in aula. Diceva che doveva distrarsi e non chiudersi in se stesso, ma non serviva uscire dal suo letto per aprirsi al mondo, perché si era quasi sigillato in quelle parole che non voleva dire, nella sua rabbia, nel suo orgoglio. 

Aveva bisogno di aria, aveva bisogno di capire che non era vero, che il fondo non l'aveva ancora toccato e, invece, quella verità lo aveva colpito come un pugno allo stomaco. 

La Sala Grande era piena, ma lui non aveva ancora visto i suoi occhi preferiti, non li vedeva da una settimana. 

Le voci sul bacio tra Hermione e Dean si erano quasi del tutto affievolite, ma nessuno, quando lo aveva a tiro, si faceva mancare l'occasione di ricordarglielo. 

-Non c'è stato nessun bacio.

Il problema era che lui le credeva: nel profondo sapeva che lei non aveva baciato Dean. 

Però, c'era un però che gli arrovellava il cervello. 

Quante cose non gli aveva detto? Quante altre volte sarebbe successo? Era vero che durante quella giornata non si erano mai incontrati, ma era anche vero che, con una scusa o con un'altra, avevano sempre trovato modo di vedersi e lei avrebbe dovuto farlo di nuovo: trovare un modo per incontrarlo e dirgli quello che era successo. 

-Non voglio vederti toccare il fondo.

-L'ho già toccato il fondo.

Le aveva dette con un filo di voce, poco più udibili di un sussurro, eppure quelle parole sembravo urlate per quanta eco ancora facevano nella sua testa. 

Se ne rendeva conto ogni volta che si svegliava di soprassalto, quando sognava Bellatrix che torturava Hermione: sentiva le sue urla freddargli il sangue nelle vene, fargli contorcere le viscere, eppure non aveva mosso un dito. 

Ricordava bene il segno ormai indelebile che Hermione aveva sul braccio e che, ora, portava con fierezza e la sensazione che quel pugnale stesse incidendo anche la sua pelle, ricordava bene i suoi occhi pieni di lacrime fermi su di lui, mentre gli altri erano rinchiusi nelle celle del sotterraneo. 

Ricordava anche di aver pianto tanto quella notte e, probabilmente, lo aveva fatto per il terrore che gli incuteva il Signore Oscuro. Da qualche tempo, però, aveva il pensiero di aver pianto tanto perché l'amava già da allora. 

-Tutto bene?-Blaise e Theo lo fissavano preoccupati. 

-Perché?

-Sei molto pallido, Drà, e sinceramente quelle occhiaie non ti donano, ma se è possibile, sei impallidito ancora di più poco fa.- annuí - E stai sudando.

-I-io… Sí,sto bene.

-Draco, io li ho visti. Non c'è niente di vero in quello che si dice in giro.

-Ah,no?

-No.

-Mi prendi in giro, Theo? Anche Blaise li ha visti. Tutta la scuola li ha visti, tranne io, giusto?- aveva chiesto e poi si era girato per guardare Blaise che alzò le mani. 

-No, non ti prendo in giro. Ti sto dicendo la verità. E sì, li abbiamo visti, tutti e due: eravamo nei corridoi. Abbiamo visto e sentito tutto.

-Ma a me non importa.

-Davvero? Quindi tu fissi continuamente il tavolo di Grifondoro perché non t'importa? Non dormi la notte perché non t'importa? Non t'importa nemmeno sapere che quasi tutti credano per non è giusto che voi stiate insieme, ma per lei lo è?

-Io dormo benissimo.- Eppure, adesso la sua mente era ferma sull'ultima frase che gli aveva detto Theo: per lei era giusto. E i suoi occhi si erano rialzati per andarsi a posare lì, sul posto dove lei sarebbe stata seduta se si fosse presentata a pranzo. Era giusto per lei. 

-Sì, beh, non si direbbe. E smettila di guardare in quella direzione: non c'è e non la porterai qui continuando a fissare il suo posto.

-Non sto fissando da nessuna parte.

-Sì, invece. E non solo stai sempre con gli occhi incollati lì, ma la cerchi ovunque. Non ci vuole tanto a capire che ci sei dentro fino al collo, innamorato perso.

-Non lo sono, non ho mai detto di esserlo.

-Nemmeno io l'ho mai detto, ma lo sono e non me ne vergogno

-Non ho mai detto di amarla.

-No. Ma non servono le parole per capirlo.

-Ma no, Theo, Draco non è innamorato.- intervenne Blaise, facendo l'occhiolino all'amico. Draco, intanto, continuava a tenere lo sguardo fisso di fronte a lui. 

-Forse hai ragione. Al posto suo, certo, se fossi stato realmente male, avrei fatto di tutto per tornare a stare bene.

-Lui sta una meraviglia.

-Quindi, secondo te, perché sembra sempre molto stanco?

-Avrà ripreso le vecchie abitudini. Ho sentito dire che l'hanno visto insieme a una di Tassorosso, erano diretti agli spogliatoi del campo di Quidditch.

Si sentiva come se si fosse allontanato dal tavolo. Le voci dei suoi amici che gli arrivavano alle orecchie sembravano ovattate, distanti. 

Non sapeva se stesse camminando con le gambe e i piedi o se lo stesse facendo solo con il pensiero, non sentiva più nessuno, più niente, a parte il battito del suo cuore e il suo respiro che acceleravano. 

-... e tu continuerai a cercare tutto quello che ti ricorda lei e ti mancherà da fare schifo.

-MI MANCA GIA’ DA FARE SCHIFO.

Poi, sembrò tornare in sé e si guardò intorno. Era ancora nella Sala Grande. 




-Si può dire che sei a buon punto.- esordí Ginny sedendosi accanto a lei. Hermione guardava la sua pergamena su cui aveva solo scritto 'Hogwarts è' e fece un mezzo sorriso.

 - Dici?

-Almeno hai iniziato e come si dice? Chi ben comincia è a metà dell'opera?

-Sì, solo che io ho iniziato davvero male.

-Ti ho portato qualcosa da mangiare.

-Grazie.- sorrise ancora e spostò la pergamena su un lato del tavolo. - Mmh, avevo davvero fame e queste patate sono buonissime.

-Sì, c'era un bel po' di roba sul tavolo, peccato che tu stia perdendo tutti questi pranzi.

-Tu,invece, hai mangiato?

-Sì e ora vado via perché ho Trasfigurazione.

Hermione mangiò in fretta, ricordandosi che anche lei aveva altre lezioni e la prossima sarebbe stata Pozioni. 

Nel momento in cui se ne rese conto, però, le si chiuse lo stomaco. 

Pozioni era una delle poche lezioni durante le quali Grifondoro e Serpeverde erano insieme. 

Avrebbe rivisto Draco. Lo vedeva spesso in realtà, nei corridoi o durante i cambi d'ora, ma non sapeva se lui la vedesse o si girasse per guardarla mentre si allontanava e, tra l'altro, in quel l'aula sarebbe stato diverso: all'inizio dell'anno, infatti, il professor Piton aveva deciso di far uscire tutti gli alunni dalla propria zona di comfort, affiancando ognuno ad un compagno che facesse parte di un'altra casata. 

Durante la prima lezione dell'anno infatti, ogni alunno estrasse un bigliettino da un calderone su cui c'era scritto il nome della persona con cui avrebbero lavorato. A Ron era uscito il nome di Theo, a Harry quello di Pansy. A Hermione, invece, il nome di Draco Malfoy e proprio in quell'occasione lui le chiese di dargli delle ripetizioni e prima ancora, nello stesso giorno, fece una scommessa con Harry. 

La scommessa che Draco aveva perso perché lei glielo avevo chiesto prima del suo ingresso in campo e dopo, quando si era fermato a guardarla sugli spalti.

Era stato quello il momento in cui Dennis aveva scattato loro quella fotografia che lei custodiva ancora, nonostante fosse stata strappata. 

Lasciò a metà il cibo che Ginny le aveva portato. Le era passata la fame e cominciò a farle male lo stomaco. Legò i capelli in una treccia disordinata, uscí dalla sala comune di Grifondoro dirigendosi verso l'aula, con la testa bassa, gli occhi attaccati al pavimento. 

Quello che più la spaventava erano le sue emozioni e reazioni: come si sarebbe sentita dopo aver passato due ore con lui, senza potergli parlare, senza potersi spiegare? Cosa avrebbe fatto quando lo avrebbe visto? E lui come l'avrebbe guardata? 

Vedeva i suoi piedi che camminavano verso il luogo in cui doveva andare, ma avrebbe voluto avere il coraggio di tornare indietro, rifare le scale, risalirle in fretta e stendersi sul suo letto: avrebbe preso la foto che la ritraeva insieme a Draco e che lui aveva strappato e avrebbe cominciato a farla in mille pezzi. 

Sentiva le lacrime riempirle gli occhi, perciò lí chiuse e scosse la testa per mandare via ogni pensiero, ogni dolore, ogni ricordo. 

L'aula era ancora vuota, eccetto per la presenza del professor Piton. - Sei in anticipo, signorina Granger. Mancano ancora dieci minuti alla lezione.

-Mi scusi, professore, se vuole… 

-Non importa, ormai sei qui.- la guardò con il solito sguardo infastidito e il solito ghigno sul viso. -Dovrei togliere almeno 10 punti a Grifondoro, ma il tuo anticipo compenserà il ritardo che avranno i tuoi amici, Potter e Weasley.

Ah, Ron. Se il professore avesse saputo quante cose erano cambiate, quanto si era sgretolato il Trio Miracoli e quanto lontano fosse quel suo appellativo per Ron. 

Quando tutta l'aula si fu riempita, Hermione si accorse che, tra gli alunni entrati, non c'era Draco e abbassò lo sguardo nel suo calderone ancora vuoto. 

Forse è meglio così, pensò e poi sentí la porta aprirsi, si girò a guardarla ed automaticamente spostò il libro e la bacchetta per fare spazio a Draco: aveva il capo chinato e non la degnò di uno sguardo, anzi, fissò subito gli occhi sulla figura del professore. 

-Oggi cominceremo a preparare la Pozione Invecchiante. Dovranno passare 27 giorni prima che sia pronta, perciò prima leggete bene gli ingredienti e in quale ordine vanno inseriti nel calderone.- attese che tutti gli alunni prendessero nota di cosa serviva per preparare la pozione e poi fece loro cenno di prendere gli ingredienti. 

Draco fu il primo ad andare e tornare e Hermione fece attenzione a non urtarlo mentre anche lei si dirigeva verso la dispensa. 

Sistemò tutto alla sua destra, lesse di nuovo gli ingredienti per essere sicura di non aver dimenticato nulla. 

Versò il succo di zucca nel calderone e attese che questo perdesse la propria densità. 

Guardò verso Draco che osservava la sua pozione. 

Hermione aggiunse il pepe rosa e il pepe verde e, dopo tredici minuti, in cui decise di tenere gli occhi bassi, aggiunse la ghianda di quercia, prese il mestolo e mescolò tre volte in senso orario e due in senso antiorario, cosa che avrebbe dovuto fare ogni due minuti per ventisei minuti. 

Era quasi giunto il momento in cui avrebbe dovuto aggiungere lo Stridiosporo e le radici di Tranello del Diavolo triturati, perciò allungò la mano per prendere il coltello che, però, cadde. 

Si chinò per raccoglierlo ma sulla sua mano si era posata quella di Draco. Erano rimasti con gli occhi incollati a quella scena: da quanto tempo non si toccavano? Non si muovevano, non si parlavano. Draco però la guardò per un piccolissimo lasso di tempo e lei mosse le labbra, provò ad avvicinarsi, poi lui si rialzò bruscamente, togliendo la mano dalla sua, togliendo gli occhi dai suoi. 

Hermione rimase ancora un po' piegata sulle ginocchia, il coltello nella mano. 



-... io mi sento come se il tempo fosse finito.

Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, in quel dormitorio dove non erano niente e in cui non riuscivano a dormire se non abbracciati. 

In cui ogni obbligo era un bacio. 

Riviveva continuamente i giorni che avevano vissuto insieme, i suoi sorrisi, le sue mani dovunque. 

Si asciugò velocemente una lacrima, si sistemò la treccia sulla spalla, poi si alzò e cominciò a preparare il miscuglio che avrebbe dovuto inserire nella pozione. 

Continuò a guardare all'interno del calderone, sperando di non aver sbagliato qualcosa nel procedimento e, quando la pozione virò al verdognolo, cominciò a cercare il capello di Troll, che non era sul tavolo. 

-Tieni.- glielo passò Draco. 

Lo guardò soltanto, senza nemmeno ringraziarlo. Non provò nemmeno ad accennare un sorriso perché sentiva di nuovo le lacrime salirle agli occhi. 

Prese il capello e lo aggiunse alla pozione. 

-Hai paura che possa ferirti?

-Non mi ferisci, Malfoy. Non l’hai mai fatto e mai lo farai.

-Ora, se tutti siete pronti e se tutti siete stati capaci, ma ne dubito, potete lasciare la vostra pozione lì. Ne ripeteremo una la cui preparazione è illegale, poiché è ritenuta la più potente.- poi sollevò il coperchio dal calderone, mentre tutti gli alunni si avvicinavano alla sua scrivania. -L'Amortentia. Bene, attenzione: singolarmente verrete chiamati, uno ad uno, e mi direte quale profumo sentite. Cominciamo da Potter.

Harry si avvicinò al calderone - Io sento l'odore dell'erba bagnata, della Tana e delle patate arrosto.

-La tana?

-Oh, beh, è la casa dei Weasley, Ginny…

-Certo, Potter. Torna al tuo posto.

Prima, però, Harry si avvicinò a Hermione, facendole l'occhiolino. - Tu sicuramente sentirai odore di dentifricio.- e lei sorrise. 

In cuor suo, però, sperava che tutto finisse prima che arrivasse il suo turno. 

Su una lunga pergamena, Piton segnava i nomi di ogni alunno che aveva sentito il profumo dell' Amortentia e l'ora finí. 

Si radunarono tutti vicino al proprio tavolo per raccogliere i libri ed uscire dall'aula. 

-Signorina Granger, signor Malfoy… Qui non ci sono segnati i vostri nomi. Prego.- e indicò la scrivania. - Prima le signore.

Hermione si avvicinò al calderone, quasi certa che Harry avesse ragione. Invece no: subito dopo il profumo, sentí la terra mancarle sotto i piedi. - Io… Sento l'odore dell'inverno e della pioggia, della legna nel camino e di menta e sigaretta e… libri, sento l'odore dei libri.-

Poi guardò Draco e il suo viso stupito. 

-Allora, signor Malfoy? Non sei mica raffreddato?

-Sudore e l'odore di… 

-Non mentire Draco. Come puoi vedere, ad ogni bugia il fumo della pozione smette di spandersi nell'aria*.

-Girasoli, grano, estate… Odore di Nutella e shampoo alla pesca.

Hermione non reagí, non fiatò. Rimase immobile, con la voglia di uscire in fretta da quell'aula e, una volta fuori, lo guardò. - Dra- Malf… Io credo che dovrem… io vorrei…- poi scosse la testa. - Grazie. Per il pelo di Troll.- voltò le spalle andó via.  

-Draco, ti prego…

-Ti aspetto lì.





Angolo Autrice:

Se sei arrivato fin qui, ti ringrazio dal profondo del cuore. 

Tornare a scrivere questa storia è stato davvero importante ed emozionante. 

Mi piacerebbe tornare a postare nuovi capitoli una volta a settimana, sperando in una pubblicazione magari più veloce. 

Ti parlo della storia: è ambientata dopo la Guerra Magica, in cui né Silente, Né Piton e né Fred sono morti, te ne sarai già reso conto. 

*Probabilmente non è vero che dopo una bugia il fumo dell'Amortentia non si spande più, ma questo particolare mi serviva per questa parte della storia. 

Mi farebbe piacere conoscere il tuo parere e ti ringrazio ancora. 

A presto, Exentia_dream2




   
 
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