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Autore: ChrisAndreini    08/04/2020    0 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Interessi comuni

 

 

Sabato 2 Febbraio

Era passata una settimana dall’appuntamento di Clover con Diego, ma suo padre ancora non l’aveva chiamata nel suo ufficio per discutere del suo presunto nuovo ragazzo.

Era un evento talmente inusuale che, nonostante mancassero due giorni al suo compleanno, Clover non riusciva a fare altro che pensare a questo.

Che Dick non glielo avesse detto? Era improbabile. Era il cagnolino servizievole di suo padre, e gli aveva fatto da spia per tutto il tempo in cui i due erano stati insieme.

Forse questa volta era rimasto in silenzio per non urtare la sua mascolinità? Nah, niente avrebbe potuto urtarla.

Stava giusto chiedendosi se poteva abbandonare la questione e pensare a cosa fare il suo compleanno mentre gustava la colazione, ed era quasi giunta alla conclusione che poteva tirare un sospiro di sollievo, quando sua madre interruppe il suo treno di pensieri.

-Tesoro, come sono le uova? Forse un po’ troppo cotte? Devo chiedere allo chef di rifarle?- le chiese, accarezzandole la testa, preoccupata dal suo insolito silenzio.

-No, sono buone. Stavo solo pensando. Blossom torna per il mio compleanno?- chiese, per fare conversazione. Era improbabile, ma dato che festeggiavano domenica, forse poteva fare uno strappo. A differenza di Aloe, aveva un buon rapporto con la sorella di mezzo. Era gentile, affettuosa, e sebbene assoggettata al padre, non lo seguiva in tutto e per tutto.

-Certamente, sarà dei nostri a pranzo. Non mi hai ancora detto cosa vuoi come regalo? Cerca di farmelo sapere entro domani, okay, tesoro?- con un grande sorriso, la signora Paik uscì dalla sala da pranzo per portare il caffè al marito.

Un regalo, eh?

Clover aveva sempre avuto difficoltà a sceglierne uno. E segretamente aveva sempre sperato che un giorno sua madre la sorprendesse dandole qualcosa che le potesse piacere senza prima chiederle di descriverla accuratamente, ma sapeva che in fondo faceva del suo meglio.

Forse poteva chiedere un nuovo computer, o una bici elettrica. Mah, niente che non potesse comprare da sola con i propri soldi. Forse poteva approfittarne per fare un regalo alla Corona Crew, o a Max.

Stava giusto iniziando ad elaborare una bella idea, quando sua madre ritornò in stanza, con un’espressione che Clover ormai conosceva fin troppo bene.

Era la classica espressione “Tuo padre vuole parlarti, non sembra molto contento”

-Tuo padre vuole parlarti, non sembra molto contento- disse infatti in tono grave.

Ci aveva messo più del previsto a chiedergli di Diego. Poco male, sapeva già cosa rispondergli. Chissà se le avrebbe messa in punizione.

Magari quest’anno non avrebbe ricevuto un regalo.

…nah, era improbabile. Sua madre ci teneva a mostrarle il suo affetto in questo modo.

Clover decise di abbandonare la colazione al suo destino e si alzò, pronta a vedere suo padre. Erano almeno tre settimane che non si parlavano. Forse addirittura dal pranzo di famiglia del mese prima. Certo che il tempo passava davvero in fretta.

-Volevi vedermi, padre?- chiese, entrando senza bussare nell’ufficio, e mantenendosi sull’uscio.

Il signor Paik le fece semplicemente cenno di sedersi davanti alla scrivania, bevendo il proprio caffè e scrivendo qualcosa con l’altra mano.

Clover aspettò almeno dieci minuti che finisse, e ne approfittò per riflettere ancora sul regalo.

Una vacanza? Una crociera? No, la crociera era troppo lunga, e non era stagione. Magari in montagna. Gli ultimi esami della Crew erano il 13, si era informata.

Un San Valentino da qualche parte? Poteva essere un’idea.

Anche se forse avrebbe dovuto escludere Amabelle.

O forse invitare anche lei ma escludere Diego così da passare il San Valentino in tranquillità senza che Amabelle provasse a fare qualche tiro mancino. Anche se forse una vacanza per tutta la Crew era troppo costosa. Sarebbe stato meglio invitare solo qualcuno, o andare sul sicuro con la bici elettrica.

-Sono certo che tu sappia perché ti ho chiamata qui, signorina- la voce chiara e imponente di suo padre quasi la fece sobbalzare, non si aspettava che parlasse così presto, ma la guardava da dietro la scrivania con il suo solito sguardo duro e le dita intrecciate.

La sua sedia era rialzata in modo che potesse guardare tutti dall’alto in basso.

E compensava la sua statura leggermente ridotta rispetto alla media.

-Onestamente non saprei, padre. Cosa ho fatto che può averti dato fastidio? A quanto ricordo al mio ultimo esame ho preso 29, e in ogni caso non ti è mai importato particolarmente della mia laurea-

Ormai Clover era stata in quello studio troppe volte per esserne intimidita, e non perse la propria lingua tagliente. Imitò la posizione del padre, per mostrare che erano sullo stesso livello.

Suo padre si affrettò a cambiarla, e poggiarsi sullo schienale, assumendo una chiara espressione di superiorità.

-Sono sempre stato permissivo con te, eppure tu continui a ribellarti. Mi è stato riferito che sei stata vista con un ragazzo che professi sia il tuo nuovo fidanzato alle “Cascate”, una settimana fa- andò dritto al sodo.

-È stato Dick, vero? È venuto a frignare con il suo capo? Che comportamento maturo- commentò Clover, sarcastica e rilassata nonostante la tensione nell’aria.

-Non chiamarlo in quel modo. Sai bene quanto gli da fastidio, signorina- obiettò il signor Paik.

-E a me da fastidio essere chiamata “signorina”, ma tu continui a farlo. Non tutti ottengono sempre quello che vogliono- Clover rigirò la frittata. Odiava, in effetti quando suo padre la chiamava così. Era come se non si ricordasse il suo nome, o fosse troppo disinteressato per chiamare le tre figlie in modo diverso. Erano sempre “signorine”. Persino Aloe, la sua prediletta ed erede.

-Se non porti rispetto, non ottieni rispetto- la massima di suo padre la ammutolì, e Clover strinse i denti, e decise di tornare al succo della questione.

-Allora? Sono single, ho quasi ventiquattro anni e ho tutto il diritto di andare alle “Cascate” con chi mi pare. Non vedo quale sia il punto-

In realtà sapeva benissimo quale fosse il punto: “Sei uscita con uno che non è Dick! E io vi voglio far sposare!” ma solitamente suo padre trovava sempre modi diversi per nascondere i suoi veri piani.

Chissà cosa si sarebbe inventato questa volta.

-Quanto hai pagato quello straccione, per convincerlo a partecipare a quella stupida sceneggiata?- chiese lui, sorprendendo parecchio la ragazza.

-Che?- chiese, aggrottando le sopracciglia.

-Richard mi ha informato Domenica scorsa del tuo nuovo “ragazzo”…- fece le virgolette con le dita -…e ho assunto un investigatore privato per controllare quanto ci fosse di vero. Come già sospettavo, era solo una sceneggiata per darmi fastidio. Come fai sempre- sospirò rassegnato, facendo la vittima. Clover era a bocca aperta.

-Tu mi hai spiata per una settimana?!- chiese incredula, ritirandosi con le braccia al petto.

-E ho scoperto che non vi siete mai visti prima di quel giorno, e che non vi sentite da allora. Insomma, un finto appuntamento messo in scena per dare fastidio a Richard e me- suo padre tirò fuori dei fogli con trascrizioni dei suoi ultimi messaggi sul telefono.

Era davvero arrivato a tanto per smascherare le sue bugie?

Senza neanche chiederle prima chiarimenti?!

Aveva già deciso di dire la verità, perché non darle l’occasione di farlo?!

Clover non si era mai sentita più violata in vita sua, e c’erano stati parecchi momenti di tentate “violazioni” nel suo passato. 

Quella era la sua vita privata. Era la sua scappatoia da quelle soffocanti mura dove ci si aspettava che lei fosse eccezionale come Aloe o invisibile come Blossom. Dove lei doveva diventare la quieta mogliettina perfetta di qualche figlio di papà pronto a comprarla per soldi e potere.

Cercò di mantenere una calma apparente, per non dare soddisfazioni a suo padre, ma dentro di lei, aveva voglia di piangere. Ma lei non piangeva. Mai.

-Quanto impegno quando ti sarebbe bastato chiedere- disse, prendendo i fogli e dando loro un’occhiata.

Conversazioni con Max, qualche messaggio di Amabelle al quale non aveva risposto se non per farsi rimborsare per la cena, e il gruppo della Crew.

Praticamente tutto quello che aveva scritto nell’ultimo mese, non solo nell’ultima settimana.

-Per farmi dire un sacco di bugie? Mi sottovaluti, signorina

Grr, Clover aveva un nome!

-Ti avrei detto la verità, sai. Ovvero che io e Diego abbiamo mentito perché volevamo toglierci Dick di dosso. Era il nostro primo appuntamento, volevamo un po’ di privacy- un’idea iniziò a formarsi nella mente di Clover. Un’idea stupida, malsana, e di cui si sarebbe sicuramente pentita. Controllò i messaggi che suo padre aveva ottenuto.

Non parlava particolarmente dell’appuntamento.

In effetti, in tutta la settimana, aveva evitato a tutti i costi di parlare di Diego. L’unica persona che sapeva a grandi linee cosa fosse successo era Max, e forse Amabelle, se Max le aveva accennato qualcosa. Ma gliene aveva parlato di persona, quindi era improbabile che suo padre lo sapesse, dato che era stata una conversazione molto privata.

-Primo appuntamento? Direi unico finto appuntamento, dalle informazioni che ho raccolto- mostrò qualche immagine scattata a lei e a Diego. Era arrivato a stalkerarla? Era davvero abominevole.

-La mia amica Amabelle ha organizzato l’appuntamento al buio, e ci rivedremo lunedì per festeggiare il mio compleanno insieme al gruppo. In realtà, sai, l’appuntamento è andato piuttosto bene, e stavo pensando di replicarlo- Clover iniziò a guardarsi le unghie, cercando di recuperare un certo vantaggio sulla situazione, e ottenere una vendetta soddisfacente.

Non aveva la minima idea di cosa stesse facendo e dove sarebbe andata a parare, ma se c’era una cosa che aveva imparato, come figlia minore e ribelle di suo padre, era bluffare.

Era anche l’unica che riuscisse a batterlo a poker.

Beh… le poche volte in cui giocavano insieme.

Suo padre sospirò.

-Ecco, come volevasi dimostrare. Cerchi di infastidirmi con trucchetti e bugie. Non riesci a concepire che io non sia uno sciocco e che ti abbia scoperta, signorina

“Giuro che se mi chiami signorina ancora una volta…”

Clover cercò di tenere a bada i suoi pensieri, e mantenere la faccia da poker.

Prese alcuni fogli.

-È tutto qui, paparino, nero su bianco. Qui Amabelle mi chiede come è andato l’appuntamento da lei organizzato, e qui ci organizziamo per il mio compleanno, e Amabelle dice che ci sarà anche Diego- mostrò le prove con le conversazioni.

-E vuoi farmi credere che l’appuntamento è andato talmente bene che hai deciso di non chiamare il tuo “ragazzo”, chiedere di lui o rispondere alla tua amica fulva per confermarlo?- suo padre le lanciò uno sguardo eloquente.

Sì, l’idea faceva acqua da tutte le parti.

Ma Clover era testarda come un mulo, ed era decisa a continuare a bluffare fino alla fine.

Abbassò lo sguardo, come se avesse ricevuto una sconfitta, e iniziò a rigirarsi una ciocca di capelli tra le dita. Era il suo gesto nervoso, suo padre lo conosceva benissimo. Sembrava sicuro della sua imminente vittoria. 

Ma Clover sapeva come ribaltare la situazione. Fingere di essere debole o sconfitta era una strategia che la maggior parte delle volte si rivelava vincente.

-Non… non è semplice…- iniziò a dire, un po’ nervosa “pensa a un ricordo imbarazzante” arrossendo appena. Suo padre si irrigidì.

Ah, bingo!

-Comunque visto il nostro passato, non sapevo come approcciarlo, ma ho tutta l’intenzione di farlo- borbottò, guardando in basso. 

Una perfetta recita di una ragazza cotta e imbarazzata dall’ammetterlo a suo padre.

Interpretazione perfetta.

Cinque stelle.

Oscar come migliore attrice protagonista.

-Passato? Quante altre fandonie ti inventerai?- suo padre roteò gli occhi, scuotendo la testa esasperato.

Clover sollevò lo sguardo verso di lui, confusa.

-Diego Flores, papà, il mio vecchio migliore amico delle elementari- o l’investigatore era davvero scarso, o aveva dato per scontato che il signor Paik si sarebbe ricordato del migliore amico di sua figlia.

Anche Clover lo avrebbe dato per scontato, ma probabilmente sopravvalutava suo padre.

Non ricordava neanche il nome della figlia, a momenti. Figuriamoci quello del suo migliore amico.

-Ora capisco. Vi siete alleati approfittando della vecchia amicizia- suppose il signor Paik, facendo sospirare Clover seccata.

-Se così fosse avresti qualche prova, no? Beh, continua pure a spiarmi quanto vuoi, vedrai che non mento!- si alzò di scatto, decisa a chiudere la conversazione ed elaborare un piano d’azione che la facesse uscire vittoriosa.

-Quando capirai che sto agendo nel tuo interesse, signorina?- sospirò suo padre, cercando di farla sentire in colpa.

Clover non si degnò neanche di dargli una risposta, e si limitò ad uscire sbattendo la porta del suo ufficio.

Si ritrovò davanti sua madre, con espressione preoccupata, probabilmente pronta a rientrare per recuperare la tazza di caffè.

Evidentemente Clover non era riuscita a mantenere un’espressione rilassata, perché la donna le mise una mano sulla spalla, rassicurante.

-Non essere troppo dura con lui, tesoro. Fa del suo meglio- provò a difendere il marito.

-Vuole solo vendermi al migliore offerente come se fossi una mucca, e crede che l’offerente sia Dick!- si lamentò lei, irrigidendosi e cercando, in tutti i modi, di non far risalire le lacrime.

Aveva la gola chiusa che iniziava a farle male a furia di sforzarsi, ma non avrebbe mai dato a nessuno la soddisfazione di vederla così scossa.

Ma come poteva non esserlo? Suo padre, suo PADRE, aveva mandato un investigatore a controllare che lei non fosse davvero insieme ad un ragazzo. Per poi sbatterglielo in faccia come se stessero facendo un qualche gioco.

Le aveva hackerato il telefono!

-Alla fine Richard è un bravo ragazzo, magari potresti provare a dargli un’altra occasione- provò a convincerla sua madre, in tono accomodante.

Clover la guardò incredula, ma non riusciva ad arrabbiarsi con lei.

Era debole, e assoggettata al marito.

Clover non riusciva a fare altro che provare pena.

-Mamma, mi ha tradita. E non lo amo. Non l’ho mai amato. Lo detesto. Come potete pensare che io mi rimetta con lui!- cercò di mettere in chiaro una volta per tutte come si sentiva al riguardo.

Sua madre abbassò lo sguardo.

-Gli uomini tradiscono. È nella loro natura. E noi donne dobbiamo perdonare. Se avessi lasciato tuo padre ogni volta che ha avuto una piccola scivolata, ora saremmo entrambi soli e infelici- lanciò un’occhiata verso la porta.

-Mamma…- Clover cercò di agganciarsi al suo sguardo -…dovresti lasciarlo. Rifarti una vita. Gli uomini non sono tutti così. Non lo ami neanche- provò a farle lo stesso discorso che le ripeteva ormai da anni, ma che sua madre fingeva sempre di non ascoltare, o cercava di negare a sé stessa.

-Clover, tesoro, non dire così. Sai che tengo molto a tuo padre- mentì. Si rigirava sempre l’anello tra le mani quando mentiva.

-Mamma…- Clover non sapeva più cosa dirle per cercare di aiutarla. Era bloccata nelle sue idee antiche e bigotte.

A volte Clover credeva che la sua famiglia fosse uscita da Pleasantville, il mondo in bianco e nero fatto di mogli trofeo e uomini dalla mascolinità tossica che nella loro finta ed esagerata gentilezza erano più crudeli e infelici di normali famiglie popolari e casiniste.

Clover avrebbe dato oro per essere povera nella famiglia di Max piuttosto che ricca sfondata in quelle mura bianche e nere.

-Allora, non mi hai ancora detto cosa vorresti per il tuo compleanno. Ti è venuta qualche idea mentre aspettavi?- sua madre cambiò in fretta argomento, tornando a sorridere incoraggiante e con la solita allegria che nascondeva la grande infelicità che provava costantemente.

Clover sospirò, e accennò un sorriso.

Aveva l’idea perfetta. Costosa e molto utile per allontanarsi abbastanza da elaborare un piano.

-Sì, vorrei passare il weekend di San Valentino in montagna. Una vacanza con il mio gruppo. Da giovedì a domenica- chiese, innocentemente.

-Che idea meravigliosa. Il pacchetto per otto dell’altra volta?- chiese sua madre, accomodante.

-Fai nove, abbiamo un’aggiunta in squadra- non ufficialmente, ma era meglio includere Diego se voleva parlargli del suo terribile piano e sperare che accettasse la stupida idea che le era venuta in mente, anche se non ancora del tutto formata.

Certo, si sarebbe dovuta sorbire le crisi isteriche di Amabelle, ma se tutto andava bene, sarebbe riuscita a placare anche lei.

Sì, una bella vacanza era ciò che ci voleva.

 

Lunedì 4 Febbraio

Norman aveva ormai imparato a godersi i compleanni della Corona Crew.

Erano sempre motivo di divertimento e allegria, e dopo l’ultimo esame particolarmente complicato, Norman aveva davvero bisogno di staccare.

Era persino riuscito a convincere Amabelle a lasciar perdere l’operazione Matchmaker per una serata.

Beh, onestamente, era stata Petra a convincere Amabelle, e il fatto che quest’ultima avesse un esame in due giorni e fosse raffreddata aveva contribuito a mettere in pausa il gruppo secondario.

Al momento la situazione era più piacevole di quanto Norman avrebbe immaginato.

Clover era al centro del locale intenta a ballare, seguita da Mathi, che si era integrato con enorme facilità nel gruppo. Tentava di trascinare Max, ma lui stava lavorando, e opponeva una certa resistenza. Sonja guardava la scena da lontano ridacchiando tra sé, divertita dalla difficoltà del collega.

Felix e Mirren erano usciti fuori, probabilmente il primo per fumare e il secondo per controllarlo e sfuggire ad eventuali richieste di ballare.

Norman era quasi tentato di raggiungerli, ma sapeva che Amabelle non l’avrebbe mai perdonato per immischiarsi nella sua coppia preferita.

Anche se forse non se ne sarebbe neanche accorta.

Era seduta al tavolo e studiava freneticamente nonostante l’unica regola del gruppo fosse di non studiare. Denny le era accanto e faceva lo stesso, anche se il suo esame era il 7.

Allo studio, la ragazza alternava qualche starnuto, mentre il ragazzo qualche manovra di difesa per evitare di prendere i suoi germi.

Sempre al tavolo, ma a una distanza di sicurezza, erano seduti lui, Petra e Diego, intenti a bere i propri drink e mangiare stuzzichini.

Lui e Petra erano abituati a rimanere isolati, e guardavano la scena in silenzio e pensando ai fatti propri. Diego fissava Clover, e sembrava immerso nei propri pensieri.

Era l’unico che non sembrava si stesse divertendo.

Ma Norman e Petra erano troppo asociali e stanchi per badare a lui o cercare di ricavargli qualche informazione, come Amabelle avrebbe voluto.

A movimentare un po’ la serata, ci pensarono Mirren e Felix, tornando dentro infreddoliti e chiacchierando amabilmente.

Felix si sedette accanto a Diego, Mirren vicino a lui, ovviamente.

-Come procede la serata, qualche novità?- chiese il primo, allegro, prendendo la bottiglia di birra avanzata e finendola in un sorso.

Bene, era in fase alcool+sigarette. Sarebbe stato un tormento.

-Qualcuno balla, qualcuno studia, e qualcuno si deprime mentre beve. Credo non sia cambiato molto da quando siete usciti- rispose Diego, imitandolo con il proprio bicchiere.

-Non ci stiamo deprimendo- provò ad obiettare Petra, quando era piuttosto chiaro che fosse così.

-Woo, adoro questa canzone. Mirren, ti unisci a me?- Felix si alzò di scatto, e fece cenno all’amico di seguirlo.

-Nei tuoi sogni, Durke- arrivò la prevedibile risposta del sopracitato amico.

-Allora non vedo l’ora di andare a dormire- ridacchiò Felix tra sé, prima di dirigersi verso il centro della sala e mettersi a ballare tra Clover e Mathi.

Mirren scosse la testa, e prese un sorso d’acqua. Era l’unico che si era astenuto dal bere, ma non era una novità. I pochi casi in cui cedeva non andava mai oltre uno o due martini. 

-Da quanto tempo siete amici?- indagò Diego, per fare conversazione.

-Ormai abbiamo smesso di tenere il conto. Direi… circa vent’anni?- rifletté Mirren, pensieroso.

-Wow, e siete ancora amici?- Diego sembrava decisamente sorpreso.

-A volte lo rende difficile, ma non saprei neanche immaginare la mia vita senza di lui- ammise Mirren, accennando un sorriso imbarazzato nell’osservare Felix ballare in modo davvero assurdo.

-Mirren, hai detto una cosa molto gay!!- lo provocò Amabelle ridacchiando, lanciandogli la gomma per attirare la sua attenzione.

Mirren alzò gli occhi al cielo.

-Non capisco cosa potrebbe esserci di omosessuale nella mia amicizia con Felix, ma inizio davvero a stancarmi dei tuoi sciocchi tentativi di rovinarla- incrociò le braccia, e le lanciò un’occhiata ammonitrice.

Amabelle si soffiò il naso, per niente intimorita.

-Rovinarla? Giammai! Voglio solo dare un upgrade- la ragazza sorrise, con occhi brillanti nonostante il naso rosso e gocciolante.

Mirren lasciò perdere, e prese un altro sorso d’acqua.

-Qual è il segreto?- chiese Diego, a sorpresa, guardando con attenzione il proprio bicchiere ormai vuoto con espressione malinconica.

-Il segreto?- Mirren piegò la testa, confuso dalla domanda.

-Sì, insomma. Per restare amico di qualcuno così tanto- Diego non sollevò lo sguardo dal bicchiere.

-Onestamente, non saprei. Credo che nel nostro caso abbia aiutato essere rimasti sempre vicini- provò a dire Mirren, lanciando un’altra occhiata affettuosa verso Felix, e facendo una smorfia vedendolo provare a fare break dance fallendo miseramente e cadendo a terra più volte -…non me lo spiego neanche io come siamo rimasti amici, a volte- aggiunse poi, quasi tra sé.

-Ma non è colpa mia! Io sarei rimasto!- borbottò Diego a denti stretti, attirando l’attenzione e gli sguardi di tutti quelli che erano al tavolo, tranne Petra. Petra era sempre al di sopra di tutti i drammi. Beveva la sua birra e giocava al telefono.

-Diego, di chi stai parlando?- interruppe il silenzio Amabelle, l’unica ad avere il coraggio di esternare quello che tutti stavano pensando.

Diego alzò di scatto la testa, come svegliato da una trance. Lanciò una brevissima e quasi impossibile da notare occhiata verso la pista da ballo, e si affrettò a rispondere cercando di risultare rilassato.

-Oh, nulla. Scusate. Devo aver bevuto troppo. Ignorate ciò che ho detto- cercò di far cadere l’argomento, agitando la mano come se non fosse importante.

Tutti tornarono alle proprie occupazioni, tranne Amabelle, che lo fissò per qualche secondo, prima di essere interrotta da uno starnuto piuttosto potente.

Il tavolo rimase in silenzio, se non si contava il farfugliare di Denny e gli starnuti di Amabelle, per una decina di minuti, poi arrivò una canzone lenta, e Clover tornò a sedersi, chiamando a gran voce il resto del gruppo, Max compreso.

-Clover, devo lavorare- provò ad obiettare lui.

-Appunto, ho un’ordinazione da fare, vieni al tavolo, cameriere- insistette lei.

In meno di un minuto, erano tutti radunati.

-Bene, festeggiata, cosa vuole ordinare?- la prese un po’ in giro Max.

-Te!- rispose lei, con serietà.

-In che senso?- Max inarcò un sopracciglio, preso in contropiede.

-È arrivato il momento dei regali- spiegò la ragazza, massaggiandosi le mani in modo cospiratore.

-Un momento, non aveva detto che avrebbe linciato chiunque avesse provato a farle un regalo?- Norman sentì Mathi sussurrare in direzione di Denny.

-Sì, di solito se fa un momento dei regali significa che quello che ha chiesto ai genitori riguarda il gruppo, in qualche modo- spiegò Denny, in tono basso.

Aveva fatto una cosa del genere nelle vacanze di primavera, regalando una vacanza a tutti in una baita sul lago, persino a Norman. Era stata una settimana indimenticabile… per tutti i motivi sbagliati.

Chissà cosa aveva in mente, adesso.

-Mio padre due giorni fa mi ha fatto una crudeltà assoluta. Qualcosa di irripetibile, crudele e che merita una vendetta esemplare- cominciò Clover, drammatica.

-Conoscendoti, si è dimenticato di passarti il sale a cena o qualcosa del genere- commentò Felix, divertito.

-Si vede che non mi conosci, allora, perché non ceniamo insieme da almeno due settimane, comunque…- Clover lanciò un’occhiataccia a Felix, poi continuò come se nulla fosse -…gli ho chiesto quindi come regalo di compleanno una vacanza di quattro giorni in montagna. Hotel a cinque stelle, nove persone, camere da due tranne la mia. Sci, pattinaggio sul ghiaccio, spa eccetera. C’è di tutto- 

-Nove? Ma noi siamo dieci- osservò Norman, confuso. Beh, Diego e Mathi non erano ancora parte ufficiale del gruppo, ma senza loro due erano otto, non nove, in ogni caso. A meno che non avesse escluso Diego di proposito. In effetti avrebbe avuto senso, visto l’appuntamento organizzato da Amabelle.

-Undici contando Sonja- provò a suggerire Amabelle, lanciando un’occhiata verso la cameriera, che sentendosi osservata si girò un attimo verso di loro, confusa.

-Ti prego, Amabelle, tieni fuori Sonja dalle tue storie- provò a supplicare Max.

-Ammetto di non aver considerato Mathi. Scusami. Posso sempre aggiungere una prenotazione, però- Clover ammise le sue colpe, un po’ imbarazzata.

-Oh, no, non preoccuparti. Non fa niente. Mi conosci appena, non sei costretta ad usare il tuo regalo di compleanno per me. Mi sentirei in colpa- Mathi provò a tirarsi indietro, leggermente a disagio.

Ah… non aveva contato Mathi. Ora si spiegava.

Un momento, Mathi? Quindi aveva deliberatamente incluso Diego? Che l’appuntamento fosse andato meglio del previsto?

-Un momento… io sono invitato?- chiese proprio Diego, cadendo dalle nuvole.

-Ovviamente. Voglio invitare tutto il gruppo. Così mio padre spende il più possibile- Clover assunse uno sguardo malefico molto da Amabelle.

-Ah- Diego sembrava decisamente sorpreso.

-E quando sarebbe questa vacanza?- chiese Max, pratico.

-Dal giovedì di San Valentino fino a domenica- rispose Clover.

-AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!!- esclamò Amabelle, rivitalizzandosi completamente, e facendo sobbalzare Mathi e Diego, gli unici non abituati ai suoi acuti spaccatimpani.

-San Valentino con tutte le coppie riunite?! Devi per forza invitare anche Sonja!- aggiunse la fulva, battendo le mani.

-Mi dispiace, ma io non potrò venire- Max informò l’amica, a disagio.

-Guarda che non la invito, Sonja, non preoccuparti- lo rassicurò Clover. 

-Come no?- provò ad obiettare Amabelle, senza venire ascoltata.

-Lo so, ma ho già preso impegni di lavoro quel weekend, avrò doppi turni per tutto il tempo, e non posso assentarmi o rimandare- spiegò, dispiaciuto.

-Neanche per me?- Clover cercò di fare un’espressione da cane bastonato, ma non le riuscì particolarmente bene.

-Mi dispiace, ma ho già rimandato troppo il lavoro per concentrarmi sugli esami, e San Valentino è il giorno più pieno. Facciamo un’altra volta, okay?- Max le sorrise affettuosamente, limitando il broncio sul volto dell’amica -E poi in questo modo Mathi potrà prendere il mio posto. Sono sicuro che lui e Denny si troveranno bene come coinquilini- sorrise innocentemente ai due, ma a Norman non sfuggì la scintilla maliziosa nei suoi occhi.

Forse lui era un candidato migliore nel gruppo di Matchmakers, almeno quando si trattava di suo fratello.

Norman, dal canto suo, era ancora convinto che Denny fosse etero, ma non era il più esperto di sentimenti per poter fare congetture, dato che lui, per primo, non ne provava poi molti, almeno di tipo romantico.

Una cosa era certa, il commento di Max aveva sicuramente causato una reazione forse esagerata nel fratello e nel suo nuovo amico, dato che Denny era arrossito completamente e Mathi aveva fatto una risatina isterica ed evitato di incrociare il suo sguardo.

-Anche io dovrò lavorare, il weekend- aggiunse Mirren.

-Ow, Mirr, non puoi prenderti una vacanza?- provò a convincerlo Felix, pregandolo con occhi da cucciolo anch’essi poco efficaci.

-No, non posso. Ma ci proverò comunque per evitare che qualcuno…- lanciò un’occhiata ad Amabelle -…venga a casa mia e convinca mio padre a licenziarmi per farmi andare. Solo non ci sperate più di tanto- disse incrociando le braccia.

-Ma no, non sarei andata da tuo padre- negò Amabelle -…avrei fatto andare Petra da tuo padre- aggiunse poi con sguardo malvagio.

-Beh, tutti gli inviti sono aperti, potete decidere se venire o no anche il giorno prima. Tanto non disdico nessuna camera. Ci aggiorniamo sul gruppo- Clover finse di battere un martelletto da giudice contro il tavolo, e si alzò per tornare a ballare.

Velocemente la sala iniziò a svuotarsi.

Mirren fu il primo ad andarsene, dicendo che il giorno dopo doveva lavorare. Petra e Felix andarono con lui.

Denny li seguì poco dopo, e Amabelle, rimasta senza una voce cantilenante nella testa, si addormentò sul tavolo, con la faccia dritta dentro il libro. Max l’avrebbe riaccompagnata a casa, da quello che Norman sapeva. Ci teneva ad essere sempre l’ultima ad andarsene da una festa, anche quando stava male.

Norman avrebbe voluto andarsene a sua volta, ma aveva deciso di aspettare Diego e Mathi e tornare insieme, dato che erano tutti e tre al dormitorio universitario, anche se era a due passi.

Si alzò per andare in bagno e sgranchirsi le gambe, ma incappò in due voci molto familiari.

Non riuscì a fare a meno di ascoltare.

-Non so quale sia il tuo obiettivo, ma non voglio farne parte- stava dicendo Diego sottovoce, irritato.

-Devi avere un’opinione davvero bassa di me se credi che abbia un doppio fine per invitare anche te in vacanza. Credevo che volessimo ripartire su nuove basi amichevoli- obiettò la voce di Clover.

Dalla provenienza, erano nel cortile interno del locale, proprio sotto la finestra del corridoio che portava ai bagni.

Norman rimase fermo, ad ascoltare.

Non era molto educato da parte sua, ma doveva ammettere che iniziava ad essere curioso.

C’era qualcosa tra Clover e Diego?

-E concordo, ma una base amichevole non comporta un San Valentino in montagna. Cosa hai in mente?- Diego era molto schivo.

-Accetti un appuntamento al buio e perdi un biglietto per Malfair solo per un pasto gratis e rifiuti una vacanza gratis perché pensi che io abbia un piano in mente? Questa è buona. Non credi di essere incoerente e paranoico?- lo provocò Clover, in tono acido.

-Forse mi sono pentito della cena gratis e preferirei non duplicare- borbottò Diego.

-Fai quello che vuoi. Come ho detto, l’invito è sempre valido, ma di certo non obbligherò nessuno a venire. Non ho obbligato il mio migliore amico, non obbligherò uno sconosciuto- dopo quest’ultima frase, Norman sentì dei passi rapidi allontanarsi.

-Questo sì che è rigirare il coltello nella piaga- sentì Diego borbottare tra sé, una volta che Clover era probabilmente lontana.

Ma il tono era così basso che Norman dubitò di aver capito bene.

Che piaga era stata rigirata? Che Clover e Diego avessero un passato insieme?

Norman decise di non dire nulla ad Amabelle. Sicuramente avrebbe provato ad indagare e non sarebbe andata affatto bene.

 

Sabato 9 Febbraio

Diego stava battendo gli indici tra loro mentre fissava la fiamma che scoppiettava allegra nel camino. Sembrava stesse cercando di attirare l’attenzione dei membri della stanza con disegni e acrobazie, ma Diego era l’unico che la guardava, e anche lui al momento pensava ad altro.

E nella fiamma non vedeva altri che Clover.

Diamine! Era davvero un idiota!

Lo sapeva fin dall’inizio che partecipare all’appuntamento sarebbe stata una pessima idea, ma lo aveva fatto comunque per ottenere risposte, e ora che le risposte non le aveva ottenute e probabilmente non le avrebbe ottenute mai, continuava comunque a girare intorno alla persona che più di ogni altra gli aveva spezzato il cuore.

Uff, si era anche trovato bene alla cena, maledizione!

Clover era esattamente la stessa che ricordava. Forte, combattiva, sarcastica e generosa, come aveva dimostrato con quell’assurdo invito.

E forse questa consapevolezza era anche peggio.

Sperava davvero di riuscire a mettere da parte il suo passato e ricominciare da zero, ma ogni volta che posava gli occhi su di lei, vedeva solo una bambina mascolina e iperattiva, anche se il suo aspetto era tutt’altro che quello di una bambina, anzi…

Grrr, doveva smetterla di pensare a lei.

E di pensare a quello che aveva detto Mirren, al suo compleanno.

“La vicinanza ha aiutato a farci restare amici!”

Come se fosse stata colpa di Diego se si erano dovuti trasferire.

Era suo padre ad aver ricevuto un nuovo lavoro. E non potevano più permettersi l’appartamento dove vivevano.

E come se non avesse cercato di mantenersi in contatto.

Era Clover quella che non aveva risposto neanche ad una lettera.

Gliene aveva mandate almeno un centinaio, aveva controllato l’indirizzo decine e decine di volte, era andato all’ufficio postale con sua madre a controllare, e risultavano arrivate a destinazione tutte quante.

Aveva scritto su ogni lettera l’indirizzo di casa dei nonni dove spedire la risposta. Aveva controllato anche se l’indirizzo da lui scritto fosse giusto. Aveva fatto prove su prove, per anni, ma niente.

Clover lo aveva ignorato ed era andata avanti, come il suo gruppetto e Max dimostravano ampiamente.

E non poteva neanche avercela del tutto con lei. Erano solo dei bambini, dopotutto. Eppure non riusciva neanche a ignorare quanto la situazione lo avesse ferito.

E ora si ritrovava nel suo stesso gruppo, a condividere alcuni amici, ed erano anche andati ad un appuntamento che si era concluso nel modo più assurdo possibile.

Era convinto che lei non volesse avere più nulla a che fare con lui, e invece…lo invitava in montagna con il gruppo?! Quando si era scordata di invitare Mathi?!

Probabilmente non aveva un doppio fine, ma Diego non poteva pensare ad un altro motivo per cui lei volesse davvero averlo lì.

E non voleva neanche pensare di venire immischiato di nuovo con lei.

Sarebbe stato troppo doloroso, e il proposito che aveva detto ad Amabelle, di affrontare finalmente Clover, poteva morire lì, dimenticato e mai realizzato per via della sua codardia. Se ne sarebbe fatto una ragione.

E poi aveva un luogo migliore dove passare il San Valentino e in generale tutti i giorni di vacanza che aveva fino a Marzo ora che aveva finito gli esami: la sua bella casa con la sua stupenda famiglia dove era in quel momento, intento a fare colazione con un caffè e biscotti preparati da sua nonna Flora. Ai due lati accanto a lui c’erano Juanita e Oliver, il suo fratellino di tredici anni. Dall’altra parte del tavolo Coco, la sorellina di sei anni, mangiava un biscotto dietro l’altro mentre guardava la televisione muta dall’altra parte della stanza. Sua madre le era accanto e parlava a tutto spiano.

-Ragazzo, mi stai ascoltando?- la voce di sua madre lo riportò alla realtà.

Uno scappellotto di Juanita e un calcio di Oliver lo ancorarono ancora di più alla realtà, e al dolore in essa.

Forse era meglio restare nel mondo dell’immaginazione, anche se lì c’era Clover.

…nah, meglio i calci e gli scappellotti rispetto a Clover.

-Sì, mamma- si affrettò a mentire, prendendo un sorso di caffè.

-Miguel si sposa- gli riferì lei, in tono innocente, facendogli sputare la bevanda. 

-CHE COSA?!- esclamò, sconvolto, ignorando la pozza di caffè sul tavolo e guardando sua madre ad occhi sgranati.

Juanita si affrettò a prendere dei tovaglioli, e Oliver scosse la testa. Coco, anch’essa al tavolo, si limitò a rotolarsi dal ridere.

-Ah, quindi non stavi prestando poi tanta attenzione- sua madre sogghignò, affrettandosi ad afferrare Coco prima che cadesse dalla sedia per le risate.

-Okay, lo ammetto, ero sovrappensiero. Miguel si sposa davvero o mi stavi solo mettendo alla prova?- Diego aveva pensieri molto più importanti per la testa che negare la sua distrazione.

Suo fratello stava insieme a Paola da quando erano al liceo, e convivevano da qualche mese in una casetta che lei aveva ereditato da un vecchio zio. Non era niente di ché, ma sembravano stare bene.

Solo che a Diego sembrava troppo presto pensare al matrimonio. Avevano solo ventun anni.

-Tutte e due le cose. Vuole chiedere a Paola di sposarlo, e sono certa che dirà di sì. Quei due sono così felici insieme, e formano una coppia davvero amorevole- sua madre iniziò ad assumere il Tono™. Quello che usava sempre quando stava per proporre al figlio di cercare un appuntamento, trovarsi una ragazza, o conoscere la figlia dell’amica della zia della collega della vicina di casa che sembrava un buon partito ed era una bellissima ragazza.

Sospirò.

-Sì, loro sono carini insieme, ma come ben sai, io voglio cose diverse- mise in chiaro la faccenda prima ancora che sua madre potesse tirarla fuori.

-Già, lui vuole una ragazza che gli spacchi la faccia, non una che gliela baci- ridacchiò Juni, prendendolo in giro e iniziando a punzecchiarlo.

-Ehi! Non è vero! Io non voglio una ragazza, punto!- Diego si ritirò dalla sorella, ma finì dritto contro il fratellino.

-Non sei infastidito che Miguel ti batta sul tempo?Se fossi il fratello maggiore, vorrei essere io il primo a sposarsi- lo prese in giro Oliver battendo i pugni tra loro. Il solito competitivo!

-Non mi interessa. Io sarò il primo a laurearmi. Mi basta come vittoria- Diego provò a ricordare a tutti che lui era troppo impegnato con gli studi, ma a nessuno sembrava importare. L’amore, per i Flores, era più importante della carriera.

-Ammiriamo il tuo impegno, ma ho paura che ti isoli troppo. Non hai amici da quando sei all’università- provò a convincerlo sua madre -Perché non ti rimetti in contatto con Clover? Magari potresti recuperare la vecchia amicizia e capire cosa è successo con le lettere- propose poi, in tono incoraggiante.

Diego impallidì, mentre le immagini della ragazza tornavano prepotentemente a occupargli la testa, proprio ora che finalmente riusciva a distrarsi.

-Se vuoi saperlo ho un gruppo di amici: la Corona Crew. E sono molto simpatici- provò a sviare l’argomento, evitando accuratamente di parlare di Clover e di accennare che per una incredibilmente sfortunata coincidenza era anche lei parte di quel gruppo di amici.

-Oh! Ma è stupendo, tesoro. C’è qualche ragazza carina?- indagò sua madre, in tono da gossip, sporgendosi verso il tavolo.

-Mamma copri la televisione!- si lamentò Coco. Lei si ritirò.

Diego aveva imparato a sue spese che era molto meglio non condividere dettagli della sua vita privata con sua madre, dato che rischiava di finire con la suddetta madre che proponeva piani per farlo incontrare nuovamente con una vecchia amica o iniziava a dare il suo numero di telefono in giro.

-Non ci ho fatto caso- disse semplicemente, alzando le spalle.

Okay, ci aveva fatto caso, ma era meglio che sua madre non sapesse che la ragazza oggettivamente più bella era una certa mora di sua conoscenza, o sarebbe equivalso a una condanna a morte.

-Amabelle è molto carina- commentò Juni, con un sorrisino furbetto.

Sì, anche Amabelle era carina, ma con lei e Petra Diego non aveva fatto proprio caso all’aspetto.

Un momento…

-Juni!- Diego rimproverò in fretta la sorella, che si ritirò, ridacchiando tra sé. Ma il dado era tratto, e sua madre si era illuminata.

-Chi è questa Amabelle?- chiese, curiosa, sporgendosi nuovamente. Coco questa volta non si lamentò, perché anche lei fissava il fratello a bocca aperta.

-Hai una ragazza?!- chiese, portando le mani sul viso entusiasta.

-Amabelle non è la mia ragazza. Assolutamente no! Siamo solo amici! Non mi piace in quel senso!- Diego era quasi disgustato all’idea. Non che Amabelle fosse disgustosa, le stava davvero simpatica, ma non era assolutamente il suo tipo -Penso sia lesbica- aggiunse poi. Non ne era certo, e forse era bisessuale o pan, ma doveva assolutamente distogliere l’attenzione da Amabelle.

-In effetti dava dei vibes- Juanita prese le sue parti, pensierosa -Un momento, glielo chiedo- per poi afferrare il proprio cellulare.

Maledetto quel giorno alla sala giochi! Era stato l’inizio di ogni suo problema! Dall’appuntamento a sua sorella che ora si scriveva spesso con Amabelle.

-Lasciamo perdere, okay?! Stavamo parlando di Miguel e Paola, no?- Diego le rubò il telefono dalle mani e cercò disperatamente di cambiare argomento.

-Mi piace Paola, gioca sempre con me- commentò Coco, ormai del tutto entrata nella conversazione.

-Mah, non so. È un po’ stupida- commentò Oliver.

-Ollie! Non parlare così della tua futura cognata- lo rimproverò sua madre, in tono ammonitore.

-Non era un insulto, ma un dato di fatto. Ed è simpatica comunque- si giustificò lui.

Diego si permise il lusso di tirare un sospiro di sollievo, e continuò a mangiare in pace.

-Ah, a proposito, Diego, volevo parlarti di una cosa importante…- sua madre però tornò a rivolgersi a lui.

Era troppo chiedere due minuti di pace senza che lei cercasse di farlo fidanzare con qualcuno?!

-Che c’è, mamma?- si mise all’erta.

-Riguarda Miguel e Paola…- cominciò lei, un po’ a disagio.

Uff, pericolo scampato. Magari voleva chiedergli aiuto per le nozze. Diego poteva senz’altro farlo. 

-Dimmi pure- la incoraggiò prendendo un altro sorso di caffè.

-Volevo dar loro la casetta, quando si sposeranno- lo informò sua madre.

Diego sputò nuovamente tutto il caffè sul tavolo.

-Oh, ma allora è un vizio!- si lamentò Oliver, mentre Juanita e Coco scoppiavano a ridere.

-Che cosa?!- esclamò Diego, dopo qualche colpo di tosse. Prese distrattamente altri tovaglioli e questa volta aiutò a pulire, ma fissava incredulo sua madre, che si sistemò i capelli un po’ a disagio.

-Lo so che ci tieni tanto a vivere lì, ma è pensato per una coppia, e Miguel e Paola presto ne saranno una. Non possiamo sempre mandare Oliver a dormire in camera di nonna per lasciare loro un po’ di privacy- iniziò a spiegarsi.

Era arrivata a ricattarlo in questo modo pur di farlo uscire con qualcuno?! Sul serio?!

-L’ho costruita con il nonno! Non puoi darla a Miguel! È la mia casetta!- obiettò, alzandosi in piedi per esternare con più forza la sua indignazione.

Coco si ritirò, preoccupata.

Oliver si illuminò al sentore del possibile litigio imminente.

Juanita approfittò della distrazione del fratello per recuperare il cellulare e uscire in fretta dalla stanza.

-Lo so, ma non significa che non ci entrerai mai più, o che si trasferiranno lì. È una casetta per gli ospiti, e penso che gli ospiti migliori da accogliere siano Miguel e Paola. Non lo sto facendo per darti fastidio. Sai che abbiamo problemi di spazi- sua madre provò a farlo ragionare, ma c’erano alcune cose che rendevano Diego del tutto irragionevole. E la casetta era una di queste. Era sua! Era una delle poche cose che gli erano rimaste di suo nonno, e non l’avrebbe mai lasciata a suo fratello, per quanto bene gli volesse.

-E se ti dicessi che ho una ragazza?- la provocò. Era più un modo per dimostrare che la madre la stava ricattando, più che una confessione, ma probabilmente aveva usato un tono sbagliato, perché i fratelli rimasti nella stanza si girarono di scatto a guardarlo, a bocca aperta.

Persino Juni fece spuntare la testa dal corridoio, sconvolta.

L’unica che non sembrava affatto colpita, però, era proprio sua madre.

Sospirò.

-Sì, beh, se fossi accoppiato sicuramente la casetta resterebbe tua, ma sappiamo che non hai una ragazza, e il mio non è un ricatto morale per fartene avere una- ci tenne a sottolineare.

-Beh, indovina un po’? Ce l’ho una ragazza! L’ho semplicemente tenuto nascosto perché è una faccenda recente e non volevo che ficcassi il naso- l’irragionevolezza di Diego toccò il suo limite massimo, ma una volta uscite fuori le parole dalla sua bocca, non poteva permettersi di ritirarle, anche se avrebbe davvero tanto voluto.

Sua madre sbatté le palpebre un paio di volte.

-Cosa?- chiese incredula, incerta se avesse capito bene o no.

-HAI UNA RAGAZZA?!- esclamò Coco, più entusiasta di prima.

-È Amabelle?- indagò Oliver, curioso.

-Nah, è pansessuale ma non interessata- gli venne incontro Juanita, sempre con solo la testa che spuntava dal corridoio.

-Eh… cavolo! Non volevo che lo scopriste così- Diego provò a bluffare, prendendosi imbarazzato il volto tra le mani.

Non aveva la minima idea di come uscirne.

A chi avrebbe potuto chiedere di essere la sua finta ragazza da portare a casa? Di certo non ad Amabelle, ormai. Petra era fuori discussione. Conosceva pochissime altre persone all’infuori della Corona Crew, e quelle che conosceva non erano abbastanza vicine a lui, non poteva proporgli qualcosa del genere. Forse poteva chiedere a Felix di vestirsi da donna e aiutarlo? Nah, che sciocchezza! Mirren non ne sarebbe stato troppo felice. Poteva chiederlo a Mathi, ma era troppo mascolino per fare un buon cross-dressing. In effetti anche Felix lo era. Magari Denny, ma il povero ragazzo aveva già abbastanza crisi di identità sessuale senza che ci si mettesse anche Diego a mettergli confusione.

Eh no… c’era solo un’opzione…

…dire la verità.

-Beh, se prometti di portarla qui il weekend per dimostrare che non stai inventando tutto solo per riavere la casa, penso che non potrei togliertela- ammise sua madre, pensierosa.

…okay, doveva continuare a bluffare.

-Ma certo che non sto inventando tutto per avere la casa! Ho davvero una ragazza!- si finse offeso, incrociando le braccia -Ma non so quando riuscirò a portarla. Non vorrei affrettare le cose, e poi volevo che fosse una sorpresa- inventò, cercando di posticipare il più possibile il fatidico incontro.

Alla fine non era così impossibile. Poteva cercare online qualche sito adibito a queste situazioni e portare una perfetta sconosciuta a casa. Avrebbe finto di stare con lei per un po’, avrebbe tenuto la casa, e poi l’avrebbe fintamente mollata. Semplice, una passeggiata.

-Perché tutti questi segreti? Non sei mai stato così misterioso sulle tue ex- commentò Oliver, confuso.

-In effetti… ti stai forse dimenticando della tua ma…-la lamentela della signora Flores si interruppe di scatto, mentre la donna raggiungeva una consapevolezza che Diego comprese immediatamente, e che rese dieci volte più complicata la situazione -OH!- esclamò, lanciando poi un’occhiata al culmine della gioia verso il figlio.

Oh, no!

Diego arrossì.

-No, mamma, non è come pensi!- cercò di negare, ma era troppo rosso e con voce troppo acuta, e la convinzione di sua madre non fece che rafforzarsi.

-Sì, certo- gli fece un occhiolino complice, e prese la ciotola con i biscotti e la caffettiera -Non vedo l’ora di rivederla- commentò poi tra sé, eccitata, tornando in cucina.

Diego rinunciò a bere caffè, e decise di tornare nella casetta che avrebbe avuto ancora per poco, per seppellire il volto nel cuscino, sbattere la testa contro il muro e aggiornare il suo diario segreto con le ultime novità.

Venne anticipato da due braccia esili che comunque riuscirono a trascinarlo via, sopra le scale, e in camera della persona alla quale appartenevano.

-Che c’è, Juni?- chiese Diego, una volta che la sorella ebbe chiuso la porta.

-Allora, cos’è questa storia? Cosa posso dire ad Amabelle?- chiese, iniziando a fare il punto della situazione e prendendo un blocco per appunti.

-Di che stai parlando?- Diego non ne aveva la minima idea. Aveva le idee e i pensieri troppo confusi per pensare logicamente e lucidamente.

-Hai mentito a mamma dicendo di avere una ragazza solo per avere la casa, e ora mamma è convinta che hai iniziato ad uscire con Clover e vuole invitarla a cena, oppure non ti lascia tenere la casetta- gli ricordò la sorella, scrivendo il riassunto.

Diego ci mise qualche secondo per elaborare le sue parole, poi si accasciò con un lamento a terra, e seppellì la testa tra le braccia.

-La mia vita è finita! Se non mi ammazza Clover per averle proposto la cosa, mi ammazza mamma per averle mentito!- si lamentò, sconfitto.

-Chissà, magari Clover accetta. Amabelle mi ha detto che l’appuntamento non è andato tanto male- provò a consolarlo Juni, dandogli qualche pacca sulla schiena.

-Aspetta, cosa hai detto ad Amabelle?! Lei non sa che io e Clover ci conoscevamo- la informò, preoccupato.

-Sì, l’ho supposto quando mi ha spiegato dettagliatamente chi fosse Clover, e ti ho coperto. Secondo me dovresti andare in montagna e chiederle aiuto lì- gli propose la sorella, scrivendo qualcosa sul blocco per appunti.

-In cosa mi sto andando a cacciare?! Forse sarebbe meglio dire tutto a mamma e basta- Diego si mise seduto, deciso a far finire la spirale di bugie prima che iniziasse.

-E perdere per sempre la casetta?- gli ricordò Juni, facendolo ripiombare sdraiato.

Diego sospirò, e iniziò a pensarci.

Dopotutto non aveva niente da perdere a chiedere a Clover.

Tranne la dignità.

E magari in montagna sarebbe stata più allegra e disposta.

Inoltre poteva aiutarla a dare fastidio a suo padre in cambio… più o meno… forse.

Diamine, era un piano terribile.

Alla faccia del voler allontanarsi da Clover!

Ma per la casetta…

-Uff, meglio informare il gruppo e mamma che andrò in montagna a San Valentino- cedette poi.

-Evvai! Tienimi aggiornata. Uscirà un romanzo rosa da urlo- Juanita si leccò le labbra, pregustando il drama.

-Non scrivere storie sulla mia vita!- si lamentò Diego.

-Scrivo da sempre storie sulla tua vita. Il tuo diario segreto è la mia ispirazione da anni- rivelò lei senza pensare, troppo occupata a scrivere appunti.

Diego passò il resto della mattinata ad inseguirla per fargliela pagare.

 

 

 

13 Gennaio

Clover controllò per l’ultima volta la chat di gruppo prima di andare a dormire. Il giorno successivo sarebbe stato l’inizio della vacanza, ed era meglio fare mente locale di chi ci sarebbe stato e chi no.

 

Corona Crew

 

Amy: RAGAZZIII!!!! Allora chi c’è in vacanza dica presente!!!

Amy: PRESENTE!! YEEE! NON VEDO L’ORA!!!

Che entusiasmo

Amy: Ovviamente! Sarà a San Valentino! SAN VALENTINO!!!! E TUTTE LE COPPIE SARANNO APPAIATE!!!

Fratellino di Max: Faccio ancora in tempo a restare a Harriswood?

Amy: No!

Mathi Corona: Presente, e credo che sarà divertente. Non sono mai stato in montagna prima :D

Fratellino di Max: Davvero? Mi dispiace :o

Mathi Corona: Sono pronto a recuperare B)

Fratellino di Max: Comunque presente, anche se un po’ a malincuore

Idiota: Prwsentee!1

Mirren: Impara a scrivere, Durke, non ti si legge neanche

Idiota: SKS Mirr!!

Mirren: …presente anche io

Hai convinto tuo padre a darti una vacanza o sei stato licenziato?

Mirren: Nessuna delle due. Mio padre ha sentito della vacanza da qualcuno e ha deciso di organizzare una riunione in montagna con degli investitori proprio questo weekend

Petra: Ci tengo a dire che qualcuno è Amabelle

Amy: :p

Almeno sarà un lavoro divertente, dai

Idiota: In ottima compagnia ;-*

Mirren: Purtroppo dato che vado per lavoro non posso dare buca all’ultimo minuto

Petra: Oh, a proposito, presente

BFF: Assente, mi dispiace

Sgrunt

BFF: Sarò con voi nello spirito, mandate foto :)

Non sarà lo stesso

Norman e Diego?

Norman Corona: Presente

Amy: YEEE EFFETTO NORMAN!!

Mirren: ??

Sbaglio madornale: Presente

Amy: SIII!!!

Hai cambiato idea?

Sbaglio madornale: Beh, non si rifiuta una vacanza gratis

Amy: Sono così felice!!! Sarà una vacanza grandiosa

Fratellino di Max: …sarà una vacanza disastrosa

Beh, partiamo bene…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Credo di essermi presa una passione per scrivere il punto di vista di Clover. L’altra volta è stato più divertente, ma l’angst scorre potente in lei e nella sua famiglia, e io mi nutro di angst.

Che brutta persona che sono.

Anche scrivere la famiglia di Diego è stato divertente. I totali opposti ma per certi versi identici.

Da un lato un padre manipolatore e con manie di controllo, ma distante.

Dall’altro una madre un po’ soffocante e caotica, ma che vuole solo il meglio.

E nonostante le differenze, i loro figli si arrabbiano comunque e elaborano piani.

Che teneri.

E poi adoro Juanita.

Il prossimo capitolo lasciamo un po’ da parte Clover e Diego e torniamo su altre coppie. Inizia la trilogia di San Valentino, anche se il capitolo di San Valentino vero e proprio sarà il prossimo.

Uhhh, sono emozionata!

Grazie a tutti quelli che leggono la storia.

 

 

Nel prossimo episodio: Il weekend lungo in montagna ha inizio proprio il giorno di San Valentino. Sonja e Max passano tutto il giorno in mezzo a innamorati. Mirren e Felix vengono fatti partecipare a un gioco… per coppie.

   
 
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