E
così,
dopo 6 anni dalla mia ultima fanfiction, eccomi qui, ad immergermi di
nuovo
nella mia OTP della vita, i Romione. Sono tanti anni che non scrivo, ma
farlo è
stato come tornare a respirare. Spero di non aver perso troppo la mano,
ma
questo sarete voi a deciderlo. Nell’eventualità in
cui questa storia vi
piacesse e aveste ancora voglia di sdolcinati momenti Romione, potete
sempre
trovarne altre dello stesso genere nella mia serie “A
New Life”, di cui anche
questa storia fa parte e che racconta piccoli momenti della nuova vita
insieme
che Ron ed Hermione creano piano piano dopo la fine della guerra.
Fatemi sapere
cosa ne pensate, a volte due parole possono fare più di
quanto la gente si
immagina. Questa storia è stata partorita in una notte, dopo
che una nuova
recensione ad una mia vecchia fanfiction mi ha fatto tornare la voglia
di
scrivere.
Spero di
potervi intrattenere un po’ in questa quarantena.
Un
bacio,
Scars
AS THE SNOW FALLS
La campagna
inglese, immutata nel tempo, se non per la spessa coltre di neve che la
ricopriva, scorreva veloce fuori dal finestrino dell’espresso
per Hogwarts.
Hermione Granger, i lunghi capelli ricci scompostamente abbandonati
sulle
spalle, non riusciva a concentrarsi sulla lettura del grande tomo che
teneva
sulle ginocchia, troppo intenta a fissare distrattamente il paesaggio
mentre
pensieri confusi e inafferrabili le ingarbugliavano la mente.
Erano
finalmente arrivate le vacanze di Natale e il treno era gremito di
studenti che
tornavano a casa per passare le feste in famiglia, ma lei e Ginny
Weasley, la
sua più cara amica, erano riuscite a trovarsi uno
scompartimento tutto per
loro. Come tutti, anche le due ragazze si apprestavano a tornare a casa
per ritrovare
gli amici, i parenti e…i fidanzati. Hermione
sussultò leggermente mentre quella
parola le fluttuava nel cervello. Non vedeva Ron da ormai 4 mesi, e il
pensiero
che il ragazzo fosse ad aspettarla alla stazione di Londra le
attorcigliava lo
stomaco in una morsa piacevolmente stretta ma assolutamente poco
confortevole.
Erano stati inseparabili per mesi dopo la fine della guerra, avevano
dormito
insieme praticamente ogni notte, si erano fatti forza l’un
l’altra e leniti il
dolore a vicenda. Lei gli era stata accanto durante la faticosa e lenta
ripresa
dal lutto per Fred, e lui l’aveva aiutata a rintracciare i
suoi genitori per spezzare
l’incantesimo di memoria e a superare i dolorosi ricordi
delle torture inferte
da Bellatrix Lestrange, baciandole ogni cicatrice e facendole capire
che erano
un segno di coraggio, non di debolezza.
Dopo quell’estate di simil simbiosi, separarsi da lui per
tornare ad Hogwarts era stato per Hermione più pauroso e
difficile di quanto ci
si sarebbe potuti aspettare da un’eroina della geurra magica,
il cui volto era
ormai rappresentato anche nelle figurine delle cioccorane.
Fortunatamente,
Hermione aveva potuto dedicarsi a quello che più le piaceva:
studiare. E così,
tra un tema di pozioni e un’esercitazione di trasfigurazione,
quei quattro mesi
erano passati. Lei e Ron si erano scritti in continuazione, lei gli
raccontava
come fosse Hogwarts dopo la guerra, lui la aggiornava sul negozio dei
Tiri
Vispi Weasley, che aveva riaperto con George. L’idea di Ron
(Hermione sussultò
nuovamente mentre ricordava cos’era successo subito dopo che
lui gliel’aveva
rivelata) era stata la miglior cura per suo fratello: George, distrutto
dopo la
morte del gemello, era piano piano uscito
dall’oscurità del suo dolore, e si
dedicava agli affari con entusiasmo e dedizione. Ma nonostante le tante
lettere, la distanza di quei mesi la impensieriva: e se non fosse stato
come
allora? Se quel periodo passati lontani avesse spezzato
l’incantesimo, rotto
quella speciale intesa che erano riusciti finalmente a costruire?
- Smettila di martoriarti
quelle labbra o quell’idiota di
mio fratello non avrà nulla da baciare! -
Hermione
rinsavì di colpo e guardò davanti a
sé. Ginny la
fissava da sopra Il Cavillo, gli occhi castani
esasperati e i capelli
rossi simili a fiamme danzanti attorno alla sua testa.
- Non devi preoccuparti
per Ronald. Certo è un po’ scemo e
decisamente non ci sa fare, te lo concedo, ma ti sbava dietro almeno
dal
Torneo Tremaghi, non so veramente perché ti dai
così tanto pensiero. E non
dimenticare che io sono nella tua stessa situazione. Harry è
talmente preso dal
corso per diventare Auror che non so nemmeno se si ricorda della mia
esistenza!
-
- Parliamo dello stesso
Harry? Harry Potter? Quello che ha
corrotto la McGrannit per farti una sorpresa ad Halloween e presentarsi
al
banchetto? -
- Sì e ti
ricordi com’è andata a finire? La folla lo ha
praticamente assalito, quel ragazzo deve procurarsi una guardia del
corpo. -
- Beh, diventare un Auror
ha il vantaggio che puoi farti da
solo da guardia del corpo. -
Ginny sbuffò e
tornò a rintanarsi dietro alla rivista.
- Comunque sarà
davvero una bella vacanza. - continuò
voltando pigramente una pagina - Saremo tutti insieme, anche i tuoi e
Andromeda
col piccolo Teddy! Sarà divertente! E terrà mamma
e tutti noi occupati…sai le
feste…possono essere difficili. -
Le ultime parole erano
state tremolanti e faticose. Hermione
si chinò in avanti prendendole la mano, e l’amica
abbassò Il Cavillo
guardandola negli occhi, un velo di malinconia celato dietro le iridi
chiare,
proprio mentre il treno cominciava a rallentare.
- Ci divertiremo - promise
Hermione sorridendole
incoraggiante. Ginny sorrise di rimando.
Era più facile
essere una studentessa maggiorenne e poter
comodamente far levitare i bauli giù dal portabagagli e poi
incantarli perché
la seguissero da soli, piuttosto che trasportarli lei di peso. Hermione
e Ginny
scesero gli scalini che le conducevano fuori dal treno, sulla banchina
affollata, e i loro bagagli le seguirono atterrando con un tonfo sordo
sul
pavimento grigio. Le due ragazze si guardarono attorno mentre accanto a
loro
genitori riabbracciavano i figli, nonni i nipoti e amici altri amici.
- Dovevano venire a
prenderci, no? - domandò Ginny mentre si
alzava sulle punte e strizzava gli occhi alla ricerca, Hermione lo
sapeva, di una
zazzera bruna e di un paio di occhiali tondi.
- Ginny, Hermione! Qui! -
Si voltarono
di scatto mentre due ragazzi si facevano largo a fatica tra le famiglie
riunite. Hermione riconobbe subito il suo migliore amico, Harry Potter.
Alto, occhi
verdi dietro le lenti rotonde, capelli neri perennemente spettinati che
celavano una cicatrice a forma di saetta sulla fronte. A ruota lo
seguiva Ron.
Hermione avvertì un tuffo al cuore mentre osservava i
capelli rosso fiamma, le
adorabili lentiggini sul lungo naso, il corpo alto e magro, e due occhi
azzurri
come il cielo di primavera. Senza riuscire a trattenersi sorrise
raggiante
mentre il cuore cominciava a battere più velocemente.
I due amici vennero loro incontro sorridenti e visibilmente
contenti. Prima di riuscire anche solo a dire qualcosa o a pensarla,
Hermione
era tra due braccia che la stringevano forte, gli occhi chiusi contro
un petto
magro e coperto da un cappotto marrone. Sentiva la pressione del viso
di Ron
sulla sua testa, il suo respiro caldo che le solleticava i capelli.
Inspirò profondamente
il caldo e familiare odore di pulito e finalmente si sentì a
casa. Alzò lo
sguardo e incrociò quello azzurro del suo ragazzo, prima di
sorridere
timidamente e sfiorargli le labbra con le proprie, alzandosi sulle
punte dei
piedi e rischiando seriamente di perdere l’equilibrio, non
fosse stato per la
presa salda a rassicurante di Ron attorno al suo corpo. Non era proprio
tipo da
dimostrazioni pubbliche, nonostante quel lieve contatto le avesse
trasmesso una
scarica elettrica in tutto il corpo e fatto desiderare di
più. Molto di più.
Sbirciò Harry e Ginny che invece si stringevano forte in uno
strano intrico di
bocche e braccia, dimentichi del mondo che li circondava e
sogghignò piano: loro
si facevano decisamente meno problemi. Ritornò con lo
sguardo sopra di se,
verso il viso di Ron.
- Ciao -
mormorò sorridendogli, mentre il sangue fluiva alle
guance e improvvisamente si sentiva il viso andare a fuoco. Il ragazzo
la
fissava, gli occhi azzurri e limpidi, le lentiggini meno marcate
rispetto
all’estate ma sempre ben visibili, le labbra piegate in un
sorriso luminoso e
sincero. Hermione aveva osservato quel volto
un’infinità di volte durante quegli
8 anni di amicizia e amore, lo aveva osservato cambiare e crescere,
aveva visto
i lineamenti goffi e infantili trasformarsi in tratti più
spigolosi e virili,
le guance riempirsi di barba rossa e gli occhi perdere
quell’ingenuità di
bambino e prendere una nuova luce di coscienza. In quel momento lo
osservava
ancora e si accorgeva di amarne davvero ogni centimetro, ogni sfumatura
e ogni
imperfezione. Sentiva ancora quella sensazione di
familiarità e di profonda
connessione tra loro, unite al ribollire del sangue e alla voglia di
saltargli
addosso lì, in quell’istante, e superare ben di
molto Ginny ed Harry in fatto
di manifestazioni pubbliche. Ma era Hermione Granger, e se
c’era una cosa che
aveva imparato durante tutta la vita, era che molte volte il cervello
è più
furbo del cuore.
- Ciao -
sussurrò lui di rimando, chinandosi per stringerla
ancora più forte e lasciarle un bacio sulla fronte. Ancora
un minuto in
quell’abbraccio e il cervello di Hermione Granger sarebbe
andato a farsi
benedire, furbizia o non furbizia. Si staccò dal ragazzo
dolcemente prima di
girarsi verso il suo migliore amico, riemerso dalle attenzioni di Ginny
con uno
sguardo inebetito, e di abbracciarlo forte. Anche Harry
ricambiò l’abbraccio e
lei poté sentire dei nuovi muscoli nelle braccia e nel petto
del ragazzo: l’allenamento
per diventare Auror aveva già cominciato a dare i suoi primi
frutti. Mentre
Ginny abbracciava suo fratello e iniziavano a scambiarsi acide frasette
fraterne, Hermione sentì che finalmente era dove doveva
essere. E che le
vacanze invernali sarebbero state divertenti e piene di sorprese, anche
se
ancora non immaginava quanto.
***
I primi
giorni alla tana passarono in un lampo. La casa era affollata come non
lo era
da tempo. Percy era tornato da Londra, Bill e Fleur si materializzavano
quasi
ogni giorno per dare un aiuto e passare il tempo con la famiglia, i
Granger
erano arrivati due giorni dopo Hermione, e osservavano spaesati le
stramberie magiche
della casa, un po’ intimoriti dal caos totale che regnava
indiscusso e
Andromeda Tonks aveva portato il piccolo Teddy, tutto fossette e
sorrisi bavosi.
Fortunatamente adesso che quasi tutti i figli potevano mantenersi da
soli i
coniugi Weasley potevano permettersi qualche nuova miglioria, e avevano
costruito una dependance con due stanze perfetta per ospitare i Granger
e Andromeda
e il bambino.
Molly sembrava al settimo cielo all’idea di poter preparare
tanti pasti per così tanta gente. Passava le giornate in
cucina a cucinare
deliziosi piatti, aiutata da Monica Granger, che a suo dire vantava la
miglior
ricetta del pasticcio di carne di tutta l’Inghilterra, da
Fleur e da Andromeda,
quando lasciava il piccolo alle cure di qualche altro ospite. Anche se
ufficialmente
Harry dormiva in camera di Ron ed Hermione in camera di Ginny,
com’era successo
durante l’estate i due amici si scambiavano ogni notte
l’assegnazione letti.
Hermione scivolava nel letto di Ron, e quei momenti li serbava nel
cuore come i
più preziosi ricordi che avesse. Le labbra del ragazzo sul
suo corpo, il calore
delle pelli nude a contatto, i respiri soffocati (anche se
l’incantesimo
Muffliato aveva la sua utilità), i baci lunghi e intensi, i
sorrisi, le parole
sussurrate, il sereno sonno che li avvolgeva quando si abbracciavano
sotto le
coperte, mentre fuori dalla finestra la neve continuava a fioccare
dolcemente,
ricoprendo il giardino della tana di un manto bianco e silenzioso.
La mattina
di Natale si ritrovarono tutti insieme per scambiarsi i doni attorno
all'albero
decorato con palle di natale e canditi colorati che si divertivano a
scambiarsi
di posto e a saltellare di ramo in ramo. Ad un’occhiata
distratta sembrava
quasi che l’intero abete fosse infestato da esserini
dispettosi. Hermione aveva
ricevuto un set da scrittura nuovo da Harry e Ginny, una sciarpa cucita
a mano
dai signori Weasley, un ciondolo a forma di gatto da Bill e Fleur (-si
disce
che protegga dalle fatture minori, oui oui-), e i suoi genitori le
avevano
regalato una macchinetta fotografica usa e getta e un album
fotografico, metà
del quale era stato già riempito con foto di lei da piccola,
fino alle
istantanee di quegli ultimi anni di scuola, in cui i genitori
l’avevano
fotografata nella divisa di grifondoro o in costume mentre si divertiva
al mare
nelle vacanze estive. La seconda metà dell’album
era per i ricordi ancora da
creare, e la prima cosa che fece Hermione fu fotografare tutti quanti
attorno
all’albero, per conservare per sempre il ricordo di quel
Natale speciale.
L’ultimo regalo era quello di Ron: era pesante e spesso, e
aveva tutta l’aria di essere un libro. Hermione lo
scartò curiosa e si ritrovò
davanti alla prima edizione di “Storia di Hogwarts”
esistente. Risaliva al diciannovesimo
secolo, la copertina era intarsiata d’oro e le pagine
inspessite e fragili.
Hermione fece delicatamente scorrere sotto le sue dita la trama delle
lettere
scritte a mano, delle capolettere miniate e delle preziose
raffigurazioni.
Sembrava un manoscritto degli amanuensi del medioevo, quelli che lei
aveva
studiato con meraviglia durante le elementari, quando ancora non sapeva
nulla
del mondo magico, né di dove la sua storia
l’avrebbe portata. Era il regalo più
bello che potesse immaginare. Sul retro della copertina,
c’era un trafiletto
scritto in inchiostro più recente, nella grafia disordinata
e scomposta di Ron:
“Questo
è solo una parte del regalo di questo Natale.
Dopo colazione mettiti gli scarponi. Ron”
Alzò lo sguardo
interrogativo verso il ragazzo che le
sorrideva da sopra l’ennesimo maglione cucito da sua madre. Presto,
sembrava
comunicargli con gli occhi, presto capirai.
Dopo colazione, e dopo
aver promesso alla signora Weasley
che sarebbero tornati per pranzo, Ron ed Hermione si incamminarono da
soli
nella neve alta del giardino della tana.
- Ronald, mi vorresti
cortesemente dire dove diavolo mi stai
portando? –
- Un po’ di
pazienza e vedrai –
- Smettila di fare il
misterioso, non ti riesce bene –
Ron le fece una linguaccia
prima di attirarla a sé con un
gesto veloce. Hermione ascoltò sorpresa il furioso battito
del cuore di lui
sotto il cappotto. Cos'aveva in mente di fare? Con uno schiocco veloce
si
smaterializzarono in una stradina urbana, deserta e innevata
anch’essa.
- Dove siamo? –
chiese facendo un passo avanti nella neve
fresca e Immacolata.
- A Shoreditch, Londra -
rispose lui affiancandola e
prendendole la mano. La guidò brevemente lungo la via fino a
fermarsi di botto,
guardando la casa sulla sua destra. Era una casetta di mattoni rossi,
stretta e
alta come tante case lì a Londra, con la porta verde che
dava su un piccolo
giardinetto recintato. Culminava in un tettuccio nero e spiovente, da
cui si
innalzava un adorabile comignolo, nonché un abbaino bianco.
Hermione non capiva.
- E siamo quí
per…?-
Ron fece un respiro
profondo prima di girarsi deciso verso
di lei e guardarla dritto negli occhi.
- Siamo quí
perché tu riceva l’altra parte del regalo
–
Fece un passo verso di lei
e le prese le mani inguantate
nelle sue, facendole scivolare sul palmo un oggetto piccolo ma
abbastanza
pesante. Hermione guardò attonita la chiave di bronzo che
luccicava
allegramente tra le sue mani, riflettendo il bagliore della neve e del
cielo
plumbeo sopra di loro. I pezzi del puzzle cominciavano ad andare al
loro posto,
e il suo cuore cominciava a battere all’impazzata.
- Questa
è…io non…-
- Harry e George mi hanno
aiutato- Ron interruppe il suo
balbettio tornando con lo sguardo sulla casetta rossa di fronte a loro.
-Certo
c’è ancora tanto da fare, abbiamo fatto quasi
tutto per quanto riguarda la
divisione dello spazio interno e i pavimenti ma…-
Prese fiato
un’altra volta prima di girarsi di nuovo verso
Hermione, i capelli rossi che spuntavano dal berretto e facevano a
pugni col
bianco candido del paesaggio innevato, il viso arrossato, se per il
freddo o
per altro, Hermione non avrebbe saputo dirlo. Stava lì,
immobile e silenziosa,
aspettando che lui continuasse, mentre il ritmo del suo cuore
accelerava sempre
di più e il suo respiro cominciava a farsi più
corto e veloce. Ron le stava
chiedendo…??
- …ma vorrei
che anche tu potessi decidere cosa ti piace di
più e cosa no. Io…ho preso questa casa
perché pensavo…perché speravo che una
volta diplomata tu volessi…ecco trasferirti qui. Con me.
–
Hermione sentiva le
orecchie fischiare, e il mondo intero
che si scioglieva attorno a sé, mentre lei guardava il suo
ragazzo negli occhi
e sperava che tutto non fosse un sogno. Sperava che quel momento fosse
reale,
che Ron fosse veramente lì davanti a lei, a chiederle di
condividere la loro
vita. Di cominciare ad essere loro stessi una piccola famiglia. Strinse
spasmodicamente
la chiave tra le dita e si avvicinò al ragazzo, che la
fissava impaurito,
imbarazzato e, Hermione lo notava da come si tormentava gli orli
sfilacciati
dei guanti, agitato. Un moto di tenerezza e affetto la spinsero a
gettargli le
braccia al collo e a baciarlo, lì in quella isolata stradina
di Londra, mentre
la neve ricominciava a cadere lieve. Lo baciò cercando di
trasmettergli tutto quello
che provava in quel momento, tutto l’amore e la speranza di
una nuova vita
insieme, a crescere ancora e ad imparare, fianco a fianco, a sostenersi
nelle
difficoltà e a gioire insieme nei momenti felici. Ron
rispose al bacio con
altrettanto entusiasmo, cingendola con le braccia e sollevandola da
terra, come
aveva fatto un milione di vite fa in una stanza magica, mentre la
guerra
imperversava al di fuori. Si staccò da lui mentre un sorriso
inebetito e
sorpreso gli deformava le labbra arrossate.
- Questo è un
sì? –
Hermione sorrise di
rimando, si avvicinò alla casa e inserì
la chiave nella toppa. Si voltò sull’uscio e
trovò Ron ancora fermo in mezzo
alla strada, con la neve che si depositava sul suo cappotto e sul suo
berretto,
facendolo sembrare un albero di natale. Il sorriso della ragazza si
allargò
- Allora signor Wealsey,
abbiamo intenzione di inaugurare la
nuova casa come si deve oppure no? –
Il sorriso di Ron si
trasformò da inebetito a giocoso e
divertito in un lampo. Corse verso Hermione, la prese in braccio mentre
lei
rideva, ed entrò dentro casa, la loro nuova casa,
richiudendosi la porta dietro
di sé.
La neve fioccava ancora nelle strade di Londra, nelle case le
famiglie si riunivano, ispirate dal clima natalizio e festivo. E in una
di
quelle case, dietro una porta verde, un ragazzo lentigginoso e una
ragazza
riccia avevano appena cominciato a creare la loro, di famiglia.