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Autore: IAmScars1994    08/04/2020    3 recensioni
"Hermione aveva osservato quel volto un’infinità di volte durante quegli 8 anni di amicizia e amore, lo aveva osservato cambiare e crescere, aveva visto i lineamenti goffi e infantili trasformarsi in tratti più spigolosi e virili, le guance riempirsi di barba rossa e gli occhi perdere quell'ingenuità di bambino e prendere una nuova luce di coscienza. In quel momento lo osservava ancora e si accorgeva di amarne davvero ogni centimetro, ogni sfumatura e ogni imperfezione."
Hermione torna alla Tana nelle vacanze di Natale, mentre frequenta l'ultimo anno ad Hogwarts. Quattro mesi di distanza da Ron sono tanti, e la possibilità che il loro rapporto ne risenta la terrorizza. Ma Ron si dimostrerà ancora una volta capace di sorprenderla.
Terza storia della serie "A New Life".
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'A New Life'
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E così, dopo 6 anni dalla mia ultima fanfiction, eccomi qui, ad immergermi di nuovo nella mia OTP della vita, i Romione. Sono tanti anni che non scrivo, ma farlo è stato come tornare a respirare. Spero di non aver perso troppo la mano, ma questo sarete voi a deciderlo. Nell’eventualità in cui questa storia vi piacesse e aveste ancora voglia di sdolcinati momenti Romione, potete sempre trovarne altre dello stesso genere nella mia serie “A New Life”, di cui anche questa storia fa parte e che racconta piccoli momenti della nuova vita insieme che Ron ed Hermione creano piano piano dopo la fine della guerra.
Fatemi sapere cosa ne pensate, a volte due parole possono fare più di quanto la gente si immagina. Questa storia è stata partorita in una notte, dopo che una nuova recensione ad una mia vecchia fanfiction mi ha fatto tornare la voglia di scrivere.
Spero di potervi intrattenere un po’ in questa quarantena.

Un bacio,

Scars

AS THE SNOW FALLS

La campagna inglese, immutata nel tempo, se non per la spessa coltre di neve che la ricopriva, scorreva veloce fuori dal finestrino dell’espresso per Hogwarts. Hermione Granger, i lunghi capelli ricci scompostamente abbandonati sulle spalle, non riusciva a concentrarsi sulla lettura del grande tomo che teneva sulle ginocchia, troppo intenta a fissare distrattamente il paesaggio mentre pensieri confusi e inafferrabili le ingarbugliavano la mente.
Erano finalmente arrivate le vacanze di Natale e il treno era gremito di studenti che tornavano a casa per passare le feste in famiglia, ma lei e Ginny Weasley, la sua più cara amica, erano riuscite a trovarsi uno scompartimento tutto per loro. Come tutti, anche le due ragazze si apprestavano a tornare a casa per ritrovare gli amici, i parenti e…i fidanzati. Hermione sussultò leggermente mentre quella parola le fluttuava nel cervello. Non vedeva Ron da ormai 4 mesi, e il pensiero che il ragazzo fosse ad aspettarla alla stazione di Londra le attorcigliava lo stomaco in una morsa piacevolmente stretta ma assolutamente poco confortevole. Erano stati inseparabili per mesi dopo la fine della guerra, avevano dormito insieme praticamente ogni notte, si erano fatti forza l’un l’altra e leniti il dolore a vicenda. Lei gli era stata accanto durante la faticosa e lenta ripresa dal lutto per Fred, e lui l’aveva aiutata a rintracciare i suoi genitori per spezzare l’incantesimo di memoria e a superare i dolorosi ricordi delle torture inferte da Bellatrix Lestrange, baciandole ogni cicatrice e facendole capire che erano un segno di coraggio, non di debolezza.
Dopo quell’estate di simil simbiosi, separarsi da lui per tornare ad Hogwarts era stato per Hermione più pauroso e difficile di quanto ci si sarebbe potuti aspettare da un’eroina della geurra magica, il cui volto era ormai rappresentato anche nelle figurine delle cioccorane. Fortunatamente, Hermione aveva potuto dedicarsi a quello che più le piaceva: studiare. E così, tra un tema di pozioni e un’esercitazione di trasfigurazione, quei quattro mesi erano passati. Lei e Ron si erano scritti in continuazione, lei gli raccontava come fosse Hogwarts dopo la guerra, lui la aggiornava sul negozio dei Tiri Vispi Weasley, che aveva riaperto con George. L’idea di Ron (Hermione sussultò nuovamente mentre ricordava cos’era successo subito dopo che lui gliel’aveva rivelata) era stata la miglior cura per suo fratello: George, distrutto dopo la morte del gemello, era piano piano uscito dall’oscurità del suo dolore, e si dedicava agli affari con entusiasmo e dedizione. Ma nonostante le tante lettere, la distanza di quei mesi la impensieriva: e se non fosse stato come allora? Se quel periodo passati lontani avesse spezzato l’incantesimo, rotto quella speciale intesa che erano riusciti finalmente a costruire?     

- Smettila di martoriarti quelle labbra o quell’idiota di mio fratello non avrà nulla da baciare! -

Hermione rinsavì di colpo e guardò davanti a sé. Ginny la fissava da sopra Il Cavillo, gli occhi castani esasperati e i capelli rossi simili a fiamme danzanti attorno alla sua testa.

- Non devi preoccuparti per Ronald. Certo è un po’ scemo e decisamente non ci sa fare, te lo concedo, ma ti sbava dietro almeno dal Torneo Tremaghi, non so veramente perché ti dai così tanto pensiero. E non dimenticare che io sono nella tua stessa situazione. Harry è talmente preso dal corso per diventare Auror che non so nemmeno se si ricorda della mia esistenza! -

- Parliamo dello stesso Harry? Harry Potter? Quello che ha corrotto la McGrannit per farti una sorpresa ad Halloween e presentarsi al banchetto? -

- Sì e ti ricordi com’è andata a finire? La folla lo ha praticamente assalito, quel ragazzo deve procurarsi una guardia del corpo. -

- Beh, diventare un Auror ha il vantaggio che puoi farti da solo da guardia del corpo. -

Ginny sbuffò e tornò a rintanarsi dietro alla rivista.

- Comunque sarà davvero una bella vacanza. - continuò voltando pigramente una pagina - Saremo tutti insieme, anche i tuoi e Andromeda col piccolo Teddy! Sarà divertente! E terrà mamma e tutti noi occupati…sai le feste…possono essere difficili. -

Le ultime parole erano state tremolanti e faticose. Hermione si chinò in avanti prendendole la mano, e l’amica abbassò Il Cavillo guardandola negli occhi, un velo di malinconia celato dietro le iridi chiare, proprio mentre il treno cominciava a rallentare.

- Ci divertiremo - promise Hermione sorridendole incoraggiante. Ginny sorrise di rimando.   

Era più facile essere una studentessa maggiorenne e poter comodamente far levitare i bauli giù dal portabagagli e poi incantarli perché la seguissero da soli, piuttosto che trasportarli lei di peso. Hermione e Ginny scesero gli scalini che le conducevano fuori dal treno, sulla banchina affollata, e i loro bagagli le seguirono atterrando con un tonfo sordo sul pavimento grigio. Le due ragazze si guardarono attorno mentre accanto a loro genitori riabbracciavano i figli, nonni i nipoti e amici altri amici.

- Dovevano venire a prenderci, no? - domandò Ginny mentre si alzava sulle punte e strizzava gli occhi alla ricerca, Hermione lo sapeva, di una zazzera bruna e di un paio di occhiali tondi.

- Ginny, Hermione! Qui! -

Si voltarono di scatto mentre due ragazzi si facevano largo a fatica tra le famiglie riunite. Hermione riconobbe subito il suo migliore amico, Harry Potter. Alto, occhi verdi dietro le lenti rotonde, capelli neri perennemente spettinati che celavano una cicatrice a forma di saetta sulla fronte. A ruota lo seguiva Ron. Hermione avvertì un tuffo al cuore mentre osservava i capelli rosso fiamma, le adorabili lentiggini sul lungo naso, il corpo alto e magro, e due occhi azzurri come il cielo di primavera. Senza riuscire a trattenersi sorrise raggiante mentre il cuore cominciava a battere più velocemente.
I due amici vennero loro incontro sorridenti e visibilmente contenti. Prima di riuscire anche solo a dire qualcosa o a pensarla, Hermione era tra due braccia che la stringevano forte, gli occhi chiusi contro un petto magro e coperto da un cappotto marrone. Sentiva la pressione del viso di Ron sulla sua testa, il suo respiro caldo che le solleticava i capelli. Inspirò profondamente il caldo e familiare odore di pulito e finalmente si sentì a casa. Alzò lo sguardo e incrociò quello azzurro del suo ragazzo, prima di sorridere timidamente e sfiorargli le labbra con le proprie, alzandosi sulle punte dei piedi e rischiando seriamente di perdere l’equilibrio, non fosse stato per la presa salda a rassicurante di Ron attorno al suo corpo. Non era proprio tipo da dimostrazioni pubbliche, nonostante quel lieve contatto le avesse trasmesso una scarica elettrica in tutto il corpo e fatto desiderare di più. Molto di più. Sbirciò Harry e Ginny che invece si stringevano forte in uno strano intrico di bocche e braccia, dimentichi del mondo che li circondava e sogghignò piano: loro si facevano decisamente meno problemi. Ritornò con lo sguardo sopra di se, verso il viso di Ron.

- Ciao - mormorò sorridendogli, mentre il sangue fluiva alle guance e improvvisamente si sentiva il viso andare a fuoco. Il ragazzo la fissava, gli occhi azzurri e limpidi, le lentiggini meno marcate rispetto all’estate ma sempre ben visibili, le labbra piegate in un sorriso luminoso e sincero. Hermione aveva osservato quel volto un’infinità di volte durante quegli 8 anni di amicizia e amore, lo aveva osservato cambiare e crescere, aveva visto i lineamenti goffi e infantili trasformarsi in tratti più spigolosi e virili, le guance riempirsi di barba rossa e gli occhi perdere quell’ingenuità di bambino e prendere una nuova luce di coscienza. In quel momento lo osservava ancora e si accorgeva di amarne davvero ogni centimetro, ogni sfumatura e ogni imperfezione. Sentiva ancora quella sensazione di familiarità e di profonda connessione tra loro, unite al ribollire del sangue e alla voglia di saltargli addosso lì, in quell’istante, e superare ben di molto Ginny ed Harry in fatto di manifestazioni pubbliche. Ma era Hermione Granger, e se c’era una cosa che aveva imparato durante tutta la vita, era che molte volte il cervello è più furbo del cuore.

- Ciao - sussurrò lui di rimando, chinandosi per stringerla ancora più forte e lasciarle un bacio sulla fronte. Ancora un minuto in quell’abbraccio e il cervello di Hermione Granger sarebbe andato a farsi benedire, furbizia o non furbizia. Si staccò dal ragazzo dolcemente prima di girarsi verso il suo migliore amico, riemerso dalle attenzioni di Ginny con uno sguardo inebetito, e di abbracciarlo forte. Anche Harry ricambiò l’abbraccio e lei poté sentire dei nuovi muscoli nelle braccia e nel petto del ragazzo: l’allenamento per diventare Auror aveva già cominciato a dare i suoi primi frutti. Mentre Ginny abbracciava suo fratello e iniziavano a scambiarsi acide frasette fraterne, Hermione sentì che finalmente era dove doveva essere. E che le vacanze invernali sarebbero state divertenti e piene di sorprese, anche se ancora non immaginava quanto.

***

I primi giorni alla tana passarono in un lampo. La casa era affollata come non lo era da tempo. Percy era tornato da Londra, Bill e Fleur si materializzavano quasi ogni giorno per dare un aiuto e passare il tempo con la famiglia, i Granger erano arrivati due giorni dopo Hermione, e osservavano spaesati le stramberie magiche della casa, un po’ intimoriti dal caos totale che regnava indiscusso e Andromeda Tonks aveva portato il piccolo Teddy, tutto fossette e sorrisi bavosi. Fortunatamente adesso che quasi tutti i figli potevano mantenersi da soli i coniugi Weasley potevano permettersi qualche nuova miglioria, e avevano costruito una dependance con due stanze perfetta per ospitare i Granger e Andromeda e il bambino.
Molly sembrava al settimo cielo all’idea di poter preparare tanti pasti per così tanta gente. Passava le giornate in cucina a cucinare deliziosi piatti, aiutata da Monica Granger, che a suo dire vantava la miglior ricetta del pasticcio di carne di tutta l’Inghilterra, da Fleur e da Andromeda, quando lasciava il piccolo alle cure di qualche altro ospite. Anche se ufficialmente Harry dormiva in camera di Ron ed Hermione in camera di Ginny, com’era successo durante l’estate i due amici si scambiavano ogni notte l’assegnazione letti. Hermione scivolava nel letto di Ron, e quei momenti li serbava nel cuore come i più preziosi ricordi che avesse. Le labbra del ragazzo sul suo corpo, il calore delle pelli nude a contatto, i respiri soffocati (anche se l’incantesimo Muffliato aveva la sua utilità), i baci lunghi e intensi, i sorrisi, le parole sussurrate, il sereno sonno che li avvolgeva quando si abbracciavano sotto le coperte, mentre fuori dalla finestra la neve continuava a fioccare dolcemente, ricoprendo il giardino della tana di un manto bianco e silenzioso.
La mattina di Natale si ritrovarono tutti insieme per scambiarsi i doni attorno all'albero decorato con palle di natale e canditi colorati che si divertivano a scambiarsi di posto e a saltellare di ramo in ramo. Ad un’occhiata distratta sembrava quasi che l’intero abete fosse infestato da esserini dispettosi. Hermione aveva ricevuto un set da scrittura nuovo da Harry e Ginny, una sciarpa cucita a mano dai signori Weasley, un ciondolo a forma di gatto da Bill e Fleur (-si disce che protegga dalle fatture minori, oui oui-), e i suoi genitori le avevano regalato una macchinetta fotografica usa e getta e un album fotografico, metà del quale era stato già riempito con foto di lei da piccola, fino alle istantanee di quegli ultimi anni di scuola, in cui i genitori l’avevano fotografata nella divisa di grifondoro o in costume mentre si divertiva al mare nelle vacanze estive. La seconda metà dell’album era per i ricordi ancora da creare, e la prima cosa che fece Hermione fu fotografare tutti quanti attorno all’albero, per conservare per sempre il ricordo di quel Natale speciale.
L’ultimo regalo era quello di Ron: era pesante e spesso, e aveva tutta l’aria di essere un libro. Hermione lo scartò curiosa e si ritrovò davanti alla prima edizione di “Storia di Hogwarts” esistente. Risaliva al diciannovesimo secolo, la copertina era intarsiata d’oro e le pagine inspessite e fragili. Hermione fece delicatamente scorrere sotto le sue dita la trama delle lettere scritte a mano, delle capolettere miniate e delle preziose raffigurazioni. Sembrava un manoscritto degli amanuensi del medioevo, quelli che lei aveva studiato con meraviglia durante le elementari, quando ancora non sapeva nulla del mondo magico, né di dove la sua storia l’avrebbe portata. Era il regalo più bello che potesse immaginare. Sul retro della copertina, c’era un trafiletto scritto in inchiostro più recente, nella grafia disordinata e scomposta di Ron:

Questo è solo una parte del regalo di questo Natale. Dopo colazione mettiti gli scarponi. Ron

Alzò lo sguardo interrogativo verso il ragazzo che le sorrideva da sopra l’ennesimo maglione cucito da sua madre. Presto, sembrava comunicargli con gli occhi, presto capirai.

Dopo colazione, e dopo aver promesso alla signora Weasley che sarebbero tornati per pranzo, Ron ed Hermione si incamminarono da soli nella neve alta del giardino della tana.

- Ronald, mi vorresti cortesemente dire dove diavolo mi stai portando? –

- Un po’ di pazienza e vedrai –

- Smettila di fare il misterioso, non ti riesce bene –

Ron le fece una linguaccia prima di attirarla a sé con un gesto veloce. Hermione ascoltò sorpresa il furioso battito del cuore di lui sotto il cappotto. Cos'aveva in mente di fare? Con uno schiocco veloce si smaterializzarono in una stradina urbana, deserta e innevata anch’essa.

- Dove siamo? – chiese facendo un passo avanti nella neve fresca e Immacolata.

- A Shoreditch, Londra - rispose lui affiancandola e prendendole la mano. La guidò brevemente lungo la via fino a fermarsi di botto, guardando la casa sulla sua destra. Era una casetta di mattoni rossi, stretta e alta come tante case lì a Londra, con la porta verde che dava su un piccolo giardinetto recintato. Culminava in un tettuccio nero e spiovente, da cui si innalzava un adorabile comignolo, nonché un abbaino bianco.

Hermione non capiva.

- E siamo quí per…?-

Ron fece un respiro profondo prima di girarsi deciso verso di lei e guardarla dritto negli occhi.

- Siamo quí perché tu riceva l’altra parte del regalo –

Fece un passo verso di lei e le prese le mani inguantate nelle sue, facendole scivolare sul palmo un oggetto piccolo ma abbastanza pesante. Hermione guardò attonita la chiave di bronzo che luccicava allegramente tra le sue mani, riflettendo il bagliore della neve e del cielo plumbeo sopra di loro. I pezzi del puzzle cominciavano ad andare al loro posto, e il suo cuore cominciava a battere all’impazzata.

- Questa è…io non…-

- Harry e George mi hanno aiutato- Ron interruppe il suo balbettio tornando con lo sguardo sulla casetta rossa di fronte a loro. -Certo c’è ancora tanto da fare, abbiamo fatto quasi tutto per quanto riguarda la divisione dello spazio interno e i pavimenti ma…-

Prese fiato un’altra volta prima di girarsi di nuovo verso Hermione, i capelli rossi che spuntavano dal berretto e facevano a pugni col bianco candido del paesaggio innevato, il viso arrossato, se per il freddo o per altro, Hermione non avrebbe saputo dirlo. Stava lì, immobile e silenziosa, aspettando che lui continuasse, mentre il ritmo del suo cuore accelerava sempre di più e il suo respiro cominciava a farsi più corto e veloce. Ron le stava chiedendo…??

- …ma vorrei che anche tu potessi decidere cosa ti piace di più e cosa no. Io…ho preso questa casa perché pensavo…perché speravo che una volta diplomata tu volessi…ecco trasferirti qui. Con me. –

Hermione sentiva le orecchie fischiare, e il mondo intero che si scioglieva attorno a sé, mentre lei guardava il suo ragazzo negli occhi e sperava che tutto non fosse un sogno. Sperava che quel momento fosse reale, che Ron fosse veramente lì davanti a lei, a chiederle di condividere la loro vita. Di cominciare ad essere loro stessi una piccola famiglia. Strinse spasmodicamente la chiave tra le dita e si avvicinò al ragazzo, che la fissava impaurito, imbarazzato e, Hermione lo notava da come si tormentava gli orli sfilacciati dei guanti, agitato. Un moto di tenerezza e affetto la spinsero a gettargli le braccia al collo e a baciarlo, lì in quella isolata stradina di Londra, mentre la neve ricominciava a cadere lieve. Lo baciò cercando di trasmettergli tutto quello che provava in quel momento, tutto l’amore e la speranza di una nuova vita insieme, a crescere ancora e ad imparare, fianco a fianco, a sostenersi nelle difficoltà e a gioire insieme nei momenti felici. Ron rispose al bacio con altrettanto entusiasmo, cingendola con le braccia e sollevandola da terra, come aveva fatto un milione di vite fa in una stanza magica, mentre la guerra imperversava al di fuori. Si staccò da lui mentre un sorriso inebetito e sorpreso gli deformava le labbra arrossate.

- Questo è un sì? –

Hermione sorrise di rimando, si avvicinò alla casa e inserì la chiave nella toppa. Si voltò sull’uscio e trovò Ron ancora fermo in mezzo alla strada, con la neve che si depositava sul suo cappotto e sul suo berretto, facendolo sembrare un albero di natale. Il sorriso della ragazza si allargò

- Allora signor Wealsey, abbiamo intenzione di inaugurare la nuova casa come si deve oppure no? –

Il sorriso di Ron si trasformò da inebetito a giocoso e divertito in un lampo. Corse verso Hermione, la prese in braccio mentre lei rideva, ed entrò dentro casa, la loro nuova casa, richiudendosi la porta dietro di sé.
La neve fioccava ancora nelle strade di Londra, nelle case le famiglie si riunivano, ispirate dal clima natalizio e festivo. E in una di quelle case, dietro una porta verde, un ragazzo lentigginoso e una ragazza riccia avevano appena cominciato a creare la loro, di famiglia.

 

  
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