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Autore: aniss09    08/04/2020    0 recensioni
Settembre 1998. Mentre Harry, Hermione e Ron sono alla ricerca degli Horcrux, gli altri studenti si preparano all'inizio di un nuovo anno scolastico. Riusciranno Neville, Ginny e Luna a formare un nuovo esercito? La Casa di Serpeverde riuscirà a decidere da che parte stare prima della Battaglia Finale?
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Prologo

Prologo


30 Aprile 1980.

La stanza era buia, fredda e sporca. Le uniche luci presenti erano quelle rossastre delle catene magiche che comparivano ad ogni movimento dell’unico essere vivente presente nella stanza.

Tom Orvoloson Riddle sogghignò sul ciglio della piccola porta in legno, lo sguardo vittorioso che si muoveva in una danza alla ricerca dell’unica presenza interessante.

La donna era di spalle, seduta su un letto dismesso. Guardava uno specchio, l’unica aggiunta ornamentale presente nella stanza. I capelli rossi le arrivavano alla fine della schiena, avvolgendola in un abbraccio quasi protettivo. La postura era rigida, tesa. Lo era sempre stata in sua presenza.

Il sogghigno di Tom si accentuò guardandola.

 ‹‹Manca poco.›› La sua voce si diffuse nell’aria come un sibilo.

La donna non diede segno di averlo sentito, ignorandolo come sempre da quando era diventata sua ospite.

Nove mesi.

Nove mesi erano passati dal giorno del suo successo più grande. Era sua.

La strega più potente da generazioni era sua prigioniera e presto gli avrebbe regalato un piacere ancora più immenso. Gli occhi rossi brillarono nel buio.

‹‹I Veggenti mi hanno riferito che domani sarà il grande giorno. Riposati, dovrai essere preparata.››

Ancora nessuna risposta, nessun cenno, niente di niente.

Lord Voldemort non se ne preoccupò, era abituato ai suoi silenzi.

Si voltò, pronto ad uscire dalla stanza.

‹‹Mi mancherai.››

La porta si chiuse, sigillata dall’esterno.                                                           

 

 

Le spalle della ragazza si rilassarono impercettibilmente. Era sola, ancora una volta.

Gli occhi lasciarono lo specchio e si abbassarono sul ventre rigonfio.

Stupida.

Se lo ripeteva sempre da nove mesi a quella parte. Era stata una stupida a cadere nella sua trappola. Una sciocca ragazzina convinta delle sue capacità.

Cosa poteva fare un comune mago mortale a lei? Come poteva solamente pensare di essere più potente di lei?

Potente no, ma furbo sì. Dannatamente furbo.

Maledetto.

Aveva cercato alleati potenti. Si era abbassato a chiedere favori e stringere alleanze per averla. E adesso lei era lì, imprigionata in una stanza e incinta di un suo erede. Un erede estremamente potente.

Così potente da impedirle di abortire mentre era solo un ammasso di cellule.

Disgustata distolse lo sguardo dal suo ventre e si alzò in piedi. Le gambe magre, troppo magre, tremarono per sostenerla. Fece pochi passi e dovette appoggiarsi al muro. Era debole, come mai lo era stata.

Aveva ragione. Mancava poco.

Se lo sentiva, sapeva che stava per partorire. E di conseguenza morire. Sapeva di essere un mero contenitore. Una volta partorito, lei non serviva più. Lui l’avrebbe uccisa.

Ma la morte non la spaventava, si sarebbe uccisa da sola anche prima se soltanto suo figlio gliel’avesse permesso.

Sarà maschio o femmina?

Se lo chiedeva spesso ultimamente. Sperava in un maschio.

Le femmine sono deboli. Come lei. Come sua madre.

Sentimenti come l’odio e la vendetta non avevano mai fatto parte della sua vita fino a nove mesi fa.

Odiava Tom Riddle per quello che le aveva fatto.

Odiava sé stessa per averlo sottovalutato.

Voleva vendicarsi, desiderava che lui soffrisse quanto e più di lei.

Da quanto si abbassava a desideri così frivoli? Così mortali?

Non le importava saperlo, non si vergognava. Non più.

Sapeva che presto sarebbe morto. Il solo pensiero di immaginarlo morto la riempiva di una gioia selvaggia. Doveva morire. 

Entrambi dovevano morire. Solo in questo modo lei avrebbe raggiunto la pace.

 

 

Un tremolio, impercettibile. I suoi occhi saettarono immediatamente verso lo specchio.

Lo specchio iniziò a tremare e una luce bianca illuminò la stanza. Si coprì gli occhi, ormai abituati al buio pesto, e aspettò che la luce si affievolisse. Quando riaprì gli occhi una donna era comparsa nella stanza.

Lunghi capelli bianchi sottili e una corporatura esile, eterea. La pelle chiara risplendeva di luce propria. Un viso ovale, una bocca sottile piegata in un sorriso enigmatico e occhi celesti, talmente chiari da sembrare quasi bianchi. Tutto in quella donna urlava magia.

La ragazza la guardò intensamente e per qualche minuto prima di parlare.

‹‹Sei sicura?››

La sua voce era sottile, leggera, quasi rauca. Da quanto non parlava? Troppo.

Il sorriso della donna si accentuò e si limitò ad annuire.

‹‹Come posso sapere che mi hai detto la verità?››

‹‹Devi fidarti di me. È l’unica cosa che puoi fare.››

La voce della donna era calda e ammaliante, melodica. Con passi lenti e aggraziati si avvicinò alla ragazza e le prese le mani, dolcemente.

‹‹So che hai paura, mia cara. Ma è l’unica cosa da fare. Devi fidarti di me.››

‹‹Riuscirai ad ucciderlo?››

La donna s'irrigidì, guardandola negli occhi. Il sorriso si fece gelido.

‹‹Sono potente bambina mia, più di te. Più di chiunque altro in realtà. Morirà non appena uscirà dalla protezione del tuo ventre. Fidati di me Maeve, non hai altra scelta.››


Maeve distolse lo sguardo dal viso della donna. Gli occhi viola furono percorsi da un lampo. Il dubbio travolse la mente della ragazza, mentre gli occhi si posarono di nuovo sul ventre. La donna aveva ragione. Lei non aveva scelta.
Riprese a parlare poco dopo, sempre tenendo lo sguardo fisso sul ventre. ‹‹Io morirò.››

Non era una domanda, ma la donna in bianco annuì lievemente. Il suo sorriso tornò ad essere il sorriso rassicurante che l'aveva portata a fidarsi di lei. ‹‹Ti turba?››

Maeve alzò lo sguardo e per la prima volta la guardò fissa negli occhi. Non c'era più traccia di alcun dubbio, al contrario il suo sguardo era freddo, deciso. ‹‹No. Non temo la morte.››

La donna annuì, accondiscendente. ‹‹Dobbiamo andare, manca poco. E presto Lui tornerà. Quando tutto sarà finito avrai finalmente la tua vendetta e... ››

Maeve non seppe mai cosa avrebbe avuto oltre alla vendetta perché un suo rantolo bloccò la donna.

La ragazza si era piegata su sé stessa, una mano sul ventre e le spalle tremanti.

‹‹Manca davvero poco.›› Sussurrò tremante.

La donna annuì, improvvisamente seria.

Si abbassò al suo fianco e le prese le mani. Dalla sua figura una luce bianca si sprigionò lentamente fino ad arrivare ad avvolgerle entrambe. Le catene attaccate alla giovane si spenserò immediatamente e caddero a terra prive di vita. La luce divenne accecante e poi si spense.

La stanza fu di nuovo buia. Vuota come non lo era mai stata.

 

 

 

                                                          

Lord Voldemort entrò nella stanza alle prime luci dell’alba.

Lo stupore nel trovarla vuota durò un istante e si trasformò in rabbia.

Feroce. Violenta.

Un solo pensiero coerente.

Sarà mia.

Poi esplose.

 

 

 

La mattina del 1° Maggio 1980 una violenta esplosione fece svegliare i cittadini di Cullington.

Quando le polveri e la nebbia si diradarono, i più curiosi riuscirono a vedere che della vecchia casa sulla collina non rimaneva nulla.

Soltanto cenere.

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NdA:  Non ho mai scritto una storia in vita mia e non so per quale ragione ho deciso di iniziare con una long.

La storia è nella mia testa da mesi ormai e spero di riuscire a trascriverla correttamente.

Qualsiasi critica, o consiglio, è bene accetta.

  
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