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Autore: Francy_remus    08/04/2020    1 recensioni
Hermione è tornata ad Hogwarts per frequentare l'ultimo anno e l'assenza di Ron le giocherà brutti scherzi, mostrandole alcune debolezze. Riuscirà la loro neonata storia a resistere?
(ho deciso di non inserire le coppie per non rischiare di spoilerare nulla sulla trama della storia)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Neville Paciock, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Mione, 

Come stai? Spero che lì ad Hogwarts vada tutto bene. Qui io e Harry stiamo bene, ci divertiamo molto anche se ogni tanto sentiamo la tua mancanza. Le lezioni di Pozioni? Riesci bene a fare i compiti o hai ancora dei piccoli problemi? E Divinazione? La Cooman ancora non desiste dal cercarti? Com’è andato il saggio di Difesa contro le Arti Oscure? Il ruolo di Caposcuola riesci bene a gestirlo? Anche se l’altro è Malfoy? Ci sono così tante cose che mi sembra di star perdendo della tua vita... 

Un abbraccio che non vedo l’ora diventi fisico 

tuo, Ron 

“Un’altra lettera di Ron?” domandò Ginny, osservando i gufi volteggiare sotto il cielo della Sala Grande che era particolarmente nuvoloso. 

“Sì. Continua a chiedere come io stia, cosa io faccia... credo che questa separazione lo stia facendo soffrire” ribatté mesta Hermione, giocherellando con il cibo nel piatto. 

“Io credo che sia solo preoccupato. Teme che tu possa lasciarlo per qualcuno che ti meriterebbe di più. Si sente molto, molto inferiore” mormorò la rossa, osservando con un’intensità spietata il suo bicchiere di succo di zucca. 

“Stai scherzando, vero? Io... io non potrei mai lasciarlo, c’è qualcosa di troppo grosso tra noi. E lui è un ragazzo con i fiocchi e i controfiocchi” risponse in un sussurro, guardando di sottecchi l’amica “E tu tutte queste cose come le sai?” 

“Beh, è mio fratello” sospirò, poi vedendo lo sguardo quasi truce di Hermione si affrettò ad aggiungere “e me l’ha confermato anche Harry” 

“Granger?” una voce roca interruppe la loro conversazione “La McGranitt vuole vederci subito nel suo ufficio” sibilò talmente piano che Hermione temette quasi di averlo sognato. Lo guardò con la bocca aperta in una piccola ‘o’, osservandolo per la prima volta come un ragazzo anziché come un nemico. 

“Ti raggiungo subito, Malfoy. Tu va pure avanti” esalò, riscossa da un calcio dell’amica sotto il tavolo. 

“Devo dire a Ron di iniziare a preoccuparsi sul serio?” la interpellò Ginny, mentre la osservava con sguardo allucinato. 

“Non so di cosa parli. Ora vado nell’ufficio della preside” sorrise Hermione che, sollevata di avere una scusa per allontanarsi, si alzò e affrettò il passo verso l’ingresso. 

Arrivata davanti all’ufficio, squadrò Draco poggiato contro lo stipite della porta. 

“Ce ne hai messo di tempo” si lamentò, ma la conversazione venne interrotta dalla preside in persona, che si palesò sull’uscio. 

“Granger, Malfoy, prego” li invitò con un gesto della mano ad accomodarsi all’interno “Sono lieta siate stati tanto tempestivi. Mi dispiace ma oggi devo rivolgervi un rimprovero” annunciò la vecchia strega, sedendo sulla sedia dietro la scrivania. 

“A proposito di cosa, professoressa?” chiese Hermione, cui da sempre dava fastidio essere ripresa. 

“Data la sua impazienza, vado dritta al punto. I Prefetti lamentano di non avere un punto di riferimento fisso nei due Caposcuola, e questa situazione devo dire che mi addolora. La nostra scuola non ha mai avuto questo genere di problemi, e non credo sia corretto che inizi adesso, anzi, lo troverei controproducente. Per tali ragioni, vi invito caldamente a superare o accantonare le vostre divergenze e a collaborare, altrimenti mi sentirò obbligata a sollevarvi dall’incarico, anche se mi dispiacerebbe. Se c’è qualcosa che io posso fare per agevolare questa sorta di alleanza, non vi resta altro da fare che comunicarmelo. Io farò quanto è in mio potere” spiegò la neoeletta preside. 

“Mi scusi, con tutto il rispetto, io non capisco cosa non funzioni in quello che abbiamo fatto finora” ribatté Hermione “Voglio dire, né io né Malfoy ci siamo mai sottratti ai nostri incarichi, e i Prefetti si sono sempre sentiti liberi di confrontarsi con uno di noi” 

“Vede, signorina Granger, è proprio questo il problema” sottolineò con pazienza l’anziana strega “i Prefetti non possono avere l’opinione di entrambi perché voi due non vi parlate. Alle riunioni si arriva sempre a creare qualche battibecco tra voi. Queste cose sono ammissibili con parsimonia, non ogni qualvolta ci si deve confrontare. Dovete appianare i vostri dissapori, ve lo chiedo per favore” 

“D’accordo, professoressa McGranitt” intervenne Draco, interrompendo il discorso di Hermione sul nascere “Se permette, ora io e la Granger andremmo a lezione” 

“Cosa? Ma io...” provò a controbattere la giovane Grifondoro, ma nessuno le prestò ascolto. 

“D’accordo, signor Malfoy. Siete congedati” 

A quel punto la giovane strega si alzò molto contrariata ed uscì dall’ufficio a passo di marcia. 

“Granger?” la chiamò Draco, ma lei lo ignorò; lui ritentò, fallendo nuovamente. A quel punto decidette di allungare il passo. Raggiunse Hermione, la superò e le ostruì la strada, impedendole di passare. Lei sollevò la testa e lo fissò dritto negli occhi. 

“Sentimi bene, Mezzosange. Primo, io non corro dietro a nessuno, chiaro? Non ignorarmi mai più quando ti chiamo. Secondo, ti sforzerai per andare d’accordo almeno nella facciata perché non voglio che questa cosa preguidichi il mio anno scolastico, chiaro?” domandò, assottigliando gli occhi ed osservandola con un’aria di superiorità. 

“Caro, carissimo Malfoy, lascia che ti dica anche io due cose” sibilò lei con astio “primo: chiamarmi Mezzosangue non ti aiuta di certo a convincermi. Secondo: io ti ignoro quanto mi pare perché non ti devo niente, tantomeno il rispetto che tu mi hai sempre negato. Terzo: non mi interessa del tuo cavolo di anno scolastico. Se tu non crei tensioni, andrà tutto bene. Ora vado a Pozioni” e, lasciatolo senza parole, lo evitò e continuò dritta per la sua strada. 

Arrivata fuori dall’aula di Pozioni, senza sistemarsi il colletto della divisa che aveva allentato poco prima per i bollori dell’ira, bussò piano sulla porta e, ricevuto il permesso per entrare, una mano dalle lunghe dita diafane fu più veloce di lei e aprì la porta. Ancora quel Serpeverde. 

“Signorina Granger, signor Malfoy” balbettò incredulo Lumacorno, osservandoli incuriosito. 

“Eravamo dalla professoressa McGranitt” annunciò Draco, impassibile come se non si sentisse a disagio. Hermione invece era arrossita e si stava maledicendo per non aver sistemato la divisa, soprattutto visto che anche il biondo sembrava reduce da un incontro appassionato: aveva i primi due bottoni della camicia aperti e i capelli scompigliati probabilmente dallo scatto di poco prima. 

“Sì, dalla McGranitt” mormorò una malalingua Grifondoro dall’altro lato dell’aula. 

“Avanti, non restate lì impalati, sedetevi” tartagliò Lumacorno, tornando ad occupare la postazione del professore. 

Hermione si sedette accanto a Dean Thomas, sperando che lui non osasse proferire parola e sentendosi giudicata da Neville, da Ginny, da Seamus... percepì gli sguardi sulla sua persona, e quelli dei suoi amici Grifoni erano i più dolorosi. Sollevando gli occhi un paio di volte, notò anche lo sguardo truce che le rivolsero Pansy Parkinson e un’altra ragazza di Serpeverde di cui le sfuggiva il nome ma che sapeva essere cotta di Malfoy. 

Al termine della lezione, con la testa che le girava intensamente, decise di tornarsene in dormitorio, non riuscendo però a sfuggire allo sguardo attento di Ginny, che, disertando Babbanologia, la seguì silenziosamente. 

Una volta giunte in stanza, la più giovane prese a fissare l’altra. 

“Cos’è questa storia?” domandò. 

“Ginny, ti prego. Non mi va di parlarne” lamentò Hermione, roteando gli occhi e soffocando le lacrime. 

“Se te lo chiedo è perché non voglio chiedere che tu possa aver tradito mio fratello con Malfoy” 

“Abbiamo discusso, ma non abbiamo fatto nulla. Io lo detesto. Vorrei solo che ci fosse qui Ron ad abbracciarmi e a rassicurarmi” ammise Hermione, lasciandosi scappare qualche lacrima. La rossa, capendo la sincerità dell’amica, si sedette accanto a lei sul letto e la abbracciò. Pian piano, con le parole che le affioravano alle labbra desiderose di essere condivise, la Caposcuola raccontò all’amica quanto era accaduto da quando si erano separate durante la colazione.  

“Tranquilla tesoro, vedrai che le cose si sistemeranno. Sono certa che troveremo il modo di superare questa cosa insieme, okay? Non ti lascio da sola con Malfoy. Io ci sono per te” le accarezzò una guancia e le asciugò le lacrime. 

“Grazie Gin” Hermione sforzò un sorriso malinconico, poi si stese sul letto, osservando la parte più alta del suo letto a baldacchino, riflettendo silenziosamente fino ad addormentarsi. 

 

In quei due giorni era stata particolarmente attenta a star lontana da qualsiasi posto in cui avrebbe potenzialmente potuto incontrare Malfoy. Ma, si disse, quel giorno era sabato ed era giorno di visita ad Hogsmade. Sarebbe andata con Ginny e Neville ai Tiri Vispi Weasley a salutare George e poi a bere una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa. Aveva chiesto a Ron se si potessero incontrare, ma lui aveva declinato perché aveva da fare con il gruppo degli AurorHermione ne era rimasta delusa, contava di poterlo finalmente vedere, ma sapeva che quello era il suo sogno e non voleva di certo lamentarsi se per una volta metteva prima il lavoro di lei. 

Arrivati ad Hogsmade, vennero improvvisamente spaventati da un giovane mago. 

“Harry Potter, sei un deficiente!” gridò Hermione, premendosi una mano sul petto mentre lui la abbracciava teneramente. La vedeva terribilmente triste. 

“Scusate” rise lui “è stato più forte di me” 

Dopodiché si concentrò sul salutare la sua ragazza. Erano mesi che non si vedevano perché, vuoi per gli impegni di Harry, vuoi perché Ginny si era ammalata, era tanto che lei non andava più a HogsmadeHermione si sentiva un’egoista perché non riusciva ad essere felice per la sua migliore amica, pensava solo a quanto le cose andassero male a lei in quell’ultimo periodo. 

Venne distratta dai suoi pensieri quando su proposta di Harry entrarono ai Tre Manici. 

“Neville, tutto okay?” chiese Harry, vedendo l’amico distratto e cercando di capire da cosa. 

“Ehm, certo Harry” rispose prontamente lui, mentendo. 

“Guarda che se vuoi andare a tenere compagnia ad Hannah noi non ci offendiamo” ghignò Ginny, facendogli un occhiolino. 

“Non... ehm... dunque...” prese a balbettare lui, cercando una scusa. 

“Ehi, è seduta da sola. Fossi in te ne approfitterei” sorride Hermione, sforzandosi di non mostrare quanto in realtà fosse gelosa perché non poteva avere il suo fidanzato vicino. 

Visto che tutti e tre i suoi amici l’avevano spronato ed erano d’accordo, il giovane Paciock si spostò al tavolo della dolce Tassorosso e iniziarono a parlare e a ridere. Si notava l’imbarazzo, ma entrambi erano veramente felici, chiunque l’avrebbe capito. 

“Hermione, cosa succede?” incalzò improvvisamente il bambino che è sopravvissuto “ti vedo così... spenta” 

“Non è niente Harry, stai tranquillo. Pensavo di andare a fare due passi” cambiò brutalmente discorso lei. 

“D’accordo” mormorò Ginny alzandosi. 

“Intendevo da sola. Così avete modo di stare un po’ insieme” si corresse prontamente. 

“Ma...” tentò Harry, ma la ragazza si stava già allontanando verso l’uscita. 

“L’ho vista peggio di quanto mi aspettassi” sussurrò poi alla fidanzata, preoccupato. 

 

La giovane strega era finalmente giunta in strada e aveva iniziato a vagare per le vie innevate di Hogsmade. Era quasi giunta allo spiazzo in cui Harry aveva raggiunto lei e Ron che guardavano la Stamberga Strillante la prima volta che era stato loro concesso di uscire dal castello, quando vide una testa bionda, così chiara che sembrava ricoperta di neve. Cercò allora di tornare da dove era venuta senza farsi notare, ma era già troppo tardi. 

“Granger” sibilò il ragazzo. Lei sentì il sangue gelarsi nelle vene. Si fermò e lentamente si voltò nella direzione da cui veniva la voce. 

Malfoy” salutò, facendo qualche passo verso il ragazzo. 

“Possiamo parlare o stai aspettando pel di carota?” chiese lui, acido come sempre. 

“Ronald oggi è impegnato” ribatté lei, evidenziando il nome del suo ragazzo. 

“Volevo confrontarmi con te su quanto ci ha detto la McGranitt” continuò il ragazzo, ignorando la risposta della Grifondoro. 

“L’hai detto tu, no? Basta l’apparenza” rispose lei, voltando le spalle. Lui si avvicinò, si fermò poco dietro e le percorse la spina dorsale con la mano, scatenando in lei dei brividi piacevoli. 

“Magari potremmo provare ad andare davvero d’accordo, cosa dici, Granger?” chiese sussurrando, la voce roca resa più seducente dal tono basso. 

“Ci si può lavorare, Malfoy. A patto che tu tenga le mani apposto” disse, allontanandosi “E, soprattutto, che non lasci mai più intendere che tra di noi è successo qualcosa” 

“Dovresti essere onorata che tutti pensino ad una possibile tua relazione con il sottoscritto” 

“Non è divertente essere sulla bocca di tutti” sibilò a denti stretti la ragazza, avvicinandosi a lui “e un consiglio, Malfoy: sgonfia il tuo ego. Sei insopportabile” 

“Tanto so che non ti dispiaccio poi così tanto, Mezzosangue” sollevò un angolo della bocca in un ghigno vittorioso, poi si smaterializzò lasciandola finalmente sola. Lei si sedette su un masso lì vicino dopo averlo ripulito dalla neve e si gustò il bianco panorama. 

Che le interessasse davvero Malfoy? Come poteva fare questo a Ron? Beh, c’era da dire che in quegli ultimi due giorni aveva pensato più al biondo che al fidanzato. È normale –si diceva- che alla luce degli eventi delle ultime giornate rifletta sul re delle serpi. 

I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che si era appena materializzato accanto a lei. Dopo un momento iniziale di sorpresa, la ragazza iniziò a capire chi si fosse appena palesato e un sorriso genuino le affiorò sulle labbra. 

“Mione, finalmente ti ho trovata” sospirò il ragazzo, avvicinandosi e abbracciandola “ero così preoccupato. Sono stato ai Tre Manici perché pensavo fossi lì con Harry e Ginny, ma, miseriaccia, non c’eri. Allora ho provato da Zonko, ai Tiri Vispi, da Mielandia, ma niente. Poi ho pensato che magari fossi qui perché mia sorella mi ha detto che volevi stare sola e...” poi si accorse di star parlando troppo “Mione, che succede?” chiese, asciugandole due piccole lacrime traditrici. 

“Sono così felice tu sia qui” ribatté lei, affondando il viso nel petto del suo ragazzo. 

“Mione, devi dirmi qualcosa?” incalzò lui e, alla risposta negativa della ragazza, aggiunse: “Su Malfoy intendo. Me l’ha detto Seamus” concluse, rispondendo alla tacita domanda della ragazza. 

“Non so cosa tu sappia ma tra noi non c’è niente. Te lo giuro Ron” 

“Voglio crederti, mi farebbe troppo male sapere che Seamus ha ragione” 

“Ronald, sono la tua ragazza. Dovresti fidarti di me” esclamò Hermione piccata, offesa dalla maggior fiducia in un qualsiasi Grifondoro invece che in lei. 

“Non sto mettendo in dubbio le tue parole. Davvero. Solo, stai attenta, okay?” le chiese lui, carezzandole una gota. Lei annuì, poggiando la guancia sul palmo della mano del suo fidanzato. 

Adorava le sue mani così grandi e calde, la facevano sempre sentire protetta. 

“Mione?” sussurrò lui dopo un tempo incredibilmente lungo. 

“Sì Ronald?” rispose lei, aprendo gli occhi e osservando quelli del suo ragazzo. 

“Credo che... ehm...” prese un sospiro “credo che sia ora per te di rientrare” concluse. 

Hermione si sollevo quasi stordita dalla mano del ragazzo. Si diede mentalmente della stupida per aver pensato ad una dichiarazione d’amore e si affrettò a salutarlo per mascherare la delusione. 

 

Il giorno seguente era nell’aula di Pozioni da sola che tentava di creare un distillato assegnatole come compito. Era certa che nessuno l’avrebbe disturbata perché era l’ultima domenica prima delle vacanze di Natale e quasi nessuno aveva veramente intenzione di consegnare quel compito, tant’è che lo stesso Lumacorno l’aveva bollato come facoltativo. 

 Mentre malediceva per l’ennesima volta Morgana, sentì una risata cristallina provenire dalle sue spalle. Non aveva dubbi: Draco Malfoy. Si voltò solo per sincerarsene con rigore scientifico. 

“E così anche la perfettina ha un punto debole: le pozioni” ghignò, avvicinandosi al bancone. 

“Se sei qui per deridermi, la porta è quella da cui sei entrato” 

“Non mi sembra un atteggiamento che inneggi alla collaborazione” mormorò lui, esibendo un’espressione fintamente dispiaciuta. 

“Cosa vuoi, Malfoy?” chiese lei, desiderosa di levarselo di torno. 

“Beh, visto che io sono tanto bravo nella pratica e tu nella teoria, potremmo collaborare” propose. 

“Cioè, tu mi fai la pozione e io ti consento di copiare la relazione?” domandò lei. 

“Ad esempio. Oppure potremmo consegnare il lavoro a Lumacorno come coppia” disse, facendole l’occhiolino. Erano così vicini che sarebbe bastato alla testa di Hermione avanzare di due centimetri per baciarlo. Si maledì per quel pensiero così insensato. 

“Tu devi smetterla” sillabò lentamente lei, indietreggiando di un paio di passi. 

“Tutta questa attrazione forse testimonia che Lenticchia non ti basta” sibilò con astio. 

“Io e Ron non ci vediamo abbastanza. Per questo sono confusa. Tutto qui” sentenziò lei, cercando di convincere prima di tutto sé stessa. 

“Granger, una notte. Dopodiché ti lascerò in pace” 

“Scordatelo” disse lei e, afferrando il suo libro, fuggì dall’aula, andando a sbattere contro Neville. 

“Scusa” mormorò, mentre lui le raccoglieva il libro che era caduto nell’urto. 

Hermione, cosa succede? Nell'ultimo periodo sei strana” azzardò lui, vedendole gli occhi lucidi. 

Lei scosse piano la testa, fissando le piastrelle del pavimento. A quel punto Neville si avvicinò e la abbracciò nel goffo tentativo di consolarla. Non sapeva bene come fare perché non aveva mai visto una ragazza piangere senza sapere il motivo, però ci provò. Le sussurrò parole incoraggianti, poi si sedettero in un’ala deserta del castello e parlarono a lungo. 

Hermione non avrebbe mai pensato che Neville potesse comprenderla così intimamente, ma quella vicinanza le faceva bene, la rassicurava e la calmava. Era da tanto che non si sentiva così. 

“Quindi tu stai male perché hai dei sensi di colpa per una flebile attrazione che provi per Malfoy?” sintetizzò Neville “Chiaramente amalgamato con la lontananza dal tuo fidanzato e con gli incubi che ancora ti perseguitano dall’anno passato” aggiunse. 

La ragazza annuì, sentendo gli occhi gonfi per il troppo pianto e le forze venirle meno.  

“Sei solo molto confusa. Vedrai, queste vacanze ti serviranno per rimettere insieme tutti i pezzettini e capire veramente cosa provi. Datti del tempo, Hermione. C'è altro, non è vero?” 

Ron non mi ha mai detto ‘ti amo’. Può essere sintomo di qualcosa?” 

“Sai che è un po’ imbranato in queste cose. Ha bisogno del suo tempo” azzardò Neville. 

“Grazie Neville” sforzò un sorriso mesto e malinconico. 

“Ci mancherebbe. Dai, vai a preparare questa pozione che tanto ti ha fatta penare!” disse lui, cercando di renderla entusiasta. La accompagnò fino alla maledetta aula di Pozioni e poi andò da Hannah perché, come aveva accennato ad Hermione, si stavano frequentando seriamente ormai. 

Non appena mise piede nella classe se ne pentì amaramente. Draco Malfoy in persona stava armeggiando con le ampolle. 

“Granger, proprio te aspettavo” disse, avvicinandosi. Lei sfoderò la baccchetta. 

“Oh, calma. Abbassala, per favore. Vengo con le migliori intenzioni” lei fece roteare gli occhi ancora rossi per il pianto e si disse che in fin dei conti avrebbe anche potuto colpirlo alla Babbana come aveva fatto al terzo anno, quindi ripose la bacchetta. 

“Tieni. Questa è per farmi perdonare per essere stato odioso prima con te” le porse una fialetta di vetro contenente un liquido scuro e denso come il petrolio. 

“Questa è la pozione che ha assegnato Lumacorno. Cosa stai tramando?” chiese, sospettosa. 

“Era solo un modo per agevolare la nostra cooperazione. Avanti, prendila” disse, avvicinandosi di un passo. 

“Malfoy, non mi servono questi favori da te, chiaro? So benissimo cavarmela da sola” 

“Non fare l’orgogliosa. Se ti fa sentire meglio, puoi sempre darmi qualcosa in cambio” le strizzò l’occhio e fece un sorriso sghembo. 

“Ti scrivo la relazione teorica” si affrettò a dire lei, preoccupata per un’eventuale allusione. Lui annuì e lei infine prese l’ampolla. 

“Grazie Malfoy” sussurrò puntando verso la porta. 

“Aspetta. Possiamo... parlare?” azzardò, mentre la riccia annuiva pensando che strano. 

“Tu che sei esterna a questa storia e a queste stupide tradizioni, cosa diresti se i tuoi ti imponessero di sposare un ragazzo che a stento conosci?” domandò d’un fiato. 

“Perché lo chiedi a me? Non hai degli amici pronti a supportarti nelle tue scelte?” chiese lei, alludendo in particolare alla Parkinson e a Zabini. 

“No. Loro sono convinti sia giusto perché è la tradizione e probabilmente, presto o tardi, andrà così anche a loro. Ma tu sei una persona con una forma mentis diversa, quindi...” 

“Contro. Io sono contro. Trovo che una persona debba sempre poter scegliere. Posso sapere chi è?” indagò Hermione, avida di particolari. 

“Astoria Greengrass” soffiò lui controvoglia. 

“Beh, hai avuto modo di incontrarla e conoscerla, no? Magari potresti provare ad approfondire questo rapporto e vedere se potrebbe interessarti o meno” suggerì lei. 

Passarono la serata insieme e la discussione passò dai matrimoni combinati ad argomenti più leggeri e divertenti, che fecero ridere Hermione e per una sera la sollevarono da tutti i suoi pensieri. 

 

Nei giorni seguenti si rese conto che passare del tempo con Draco era piacevole. Sempre più spesso tendevano ad isolarsi dai loro amici e a trovarsi per raccontare aneddoti divertenti e, talvolta, anche confessioni più profonde. Quei quattro giorni passarono veloci e ben presto si ritrovarono a prendere l’Espresso per tornare a Londra. Si salutarono prima di salire sul treno con un lungo abbraccio che Hermione trovò confortante. Incredibile come, dando una seconda possibilità a qualcuno, lo si potesse riscoprire tanto diverso.  

Per tutto il viaggio chiacchierò con Ginny, Neville e Hannah di Quidditch, delle Sorelle Stravagheria e di cosa avrebbero fatto nelle vacanze imminenti. 

Giunti a Londra si salutarono e Ginny ed Hermione cercarono i loro fidanzati tra la folla. Harry e Ron le aspettavano poco distanti dal punto in cui erano scese. Il moro abbracciò la sua ragazza e la baciò con trasporto, mentre il rosso fu inverosimilmente freddo. Hermione decise di attendere l’arrivo a casa Weasley prima di accennare ad un qualsiasi discorso. 

Si smaterializzarono ed arrivarono nella cucina della Tana, dove Molly stava preparando la cena. Dopo averle salutate, chiese ancora un po’ di pazienza perché aveva iniziato tardi a cucinare, e fu il momento ideale per Ron ed Hermione per ritirarsi in una camera a parlare. 

“Cosa succede?” imbeccò subito lei, le braccia incrociate sotto il petto. 

“Potrei farti la stessa domanda” ribatté il rosso, irato. 

“A cosa alludi?” chiese confusa, domandandosi se per caso qualcuno l’avesse vista con Draco. 

Hermionemiseriaccia, non prendermi in giro! So tutto. Ti hanno vista abbracciata a Neville mentre eravate da soli in un’ala deserta del castello e nell’ultima settimana hai sempre eluso la compagnia di chiunque per stare con lui” esclamò lui. 

“Non penso di doverti rendere conto di chi frequento, onestamente. Non è che perché sono una donna...” 

“Non è questa la questione. Il problema è Malfoy” sibilò quel nome con quanto più odio poteva. 

“In realtà Draco...” 

Draco? DRACO? Lo chiami addirittura per nome adesso?” una nota isterica nella voce di Ron tradì tutto il suo risentimento. 

“Sì, è il suo nome, non vedo perché non posso usarlo. Dicevo, ci siamo solo aiutati in Pozioni e abbiamo parlato. Ha anche lui, come tutti, dubbi, timori, angosce; però è anche una bella persona, Ronald, non è quello stupido ragazzino del terzo anno che ho colpito. È maturato” 

“Se ti piace così tanto perché non ti metti con lui allora?” il ragazzo era così frustrato che gli veniva da piangere. Sapeva che era solo colpa sua, non era abbastanza per lei, ma Malfoy non era tanto meglio. 

“Non è come credi. Non mi interessa in quel senso. Ma Ronald, sei geloso?” chiese lei, intuendo. 

“Sì. Sono tremendamente geloso perché io so perfettamente di non essere abbastanza, ti meriteresti molto di meglio, ma, miseriaccia, io ti amo” l’ultima parte fu un sussurro appena udibile. 

“Tu... tu cosa?” domandò incredula, mentre il cuore saltava un battito. 

“Ti amo, Mione” ripeté, mentre la ragazza si avvicinava per baciarlo. 

“Anche io” sussurrò sulle labbra di Ron. 

E in quel momento capì. Quello era il ragazzo che voleva avere accanto, i suoi abbracci erano diversi da quelli di chiunque altro –Neville, Draco-, così speciali, così unici. Quegli abbracci la facevano sentire protetta, amata. Si strinse tra le braccia forti del suo fidanzato. 

“Ronald, non devi mai dubitare di te. Io non potrei desiderare niente di meglio che te” sussurrò, guardandolo negli occhi tanto vicini ai suoi. Adorava quegli occhi azzurri come il cielo in estate. 

“Scusa se ho dubitato di te” mormorò lui, baciandole la testa mentre lei se ne stava appoggiata contro il suo petto ad ascoltare il battito del suo cuore. 

E, pensò, il suo cuore batteva per lei. Si diede della sciocca a quel pensiero tanto infantile, ma non poté evitare di sorridere felice. Aveva ragione Neville: doveva solo darsi e dargli del tempo. 

 

 

Angolo dell’autore: 

Ormai non riesco più a smettere di scrivere... bene questa è la terza fanfiction in pochi giorni, spero comunque sia uscita bene. Come si può facilmente notare dal mio profilo, ho fatto un grosso cambiamento di ship: dalla Dramione alla Romione. Credo di aver sottovalutato a lungo Ron, in fin dei conti è un personaggio meraviglioso.  

Niente, quindi un ringraziamento speciale a chiunque legga e spero in qualche recensione... 

Un abbraccio 

Francy_remus 

   
 
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