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Autore: DeadlyNadder 92    09/04/2020    1 recensioni
Sono passati mesi, ormai Astrid e Bruta sono al corrispettivo del nono e ottavo mese di gravidanza.
Le cose a Berk vanno meravigliosamente, eccetto qualche piccola litigarella tra Moccicoso e Bruta che andava a finire nei migliori dei modi.
Straordinario è l'avvenimento che anche se la ragazza era incinta riuscivano sempre a trovare modi particolari per fare l'amore.
Diciamocela tutta, anche Hiccup e Astrid non si risparmiavano ma tutto quanto in certi parametri. Era quasi arrivata al termine della gestazione e Hiccup voleva evitare qual si voglia danno fisico sia hai figli che alla donna amata.
Cinque anni dopo,Tufo e Hel si frequentano ancora. Sembrano essersi aiutati a vicenda nel migliorarsi.
Pensate che ora Tufo si dimostra per quello che è senza alcun timore!
Gambedipesce e Vör pensano ancora in un futuro insieme. Le loro insicurezze sono molte, ma si aiuteranno a superarle e fortificarsi.
Stoick e Valka? Beh, loro sono ancora a Berk e ci rimarranno per tanto altro tempo.
Skaracchio invece? Forse avrà trovato l'amore, chi lo sa.
Una cosa è certa....Alcuni di loro non si conosceranno mai abbastanza.
Allert: Sporadici spoiler su Dragons: Race to the Edge.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suo sguardo si portò sulla bionda vichinga che venne fiancheggiata dai due mammiferi che ringhiarono minacciosamente. Sopra il capo della bionda volteggiare con altrettanta minaccia il falco della Dèa. 
Vör portò le mani in basso, sui capi dei due lupi che si zittirono seduta stante. 
Fu shoccante per tutti quanti vedere con quale autorità si impose sulla donna, con quale tranquillità parlò pur lasciando trapelare ogni singolo sentimento senza paura o altro. Disgusto incluso.
 
«Le prove sono finite qua.
Ingerman ha il diritto di sposarmi così come Gustav lo ha sulla sua fidanzata.
Entrambi hanno il diritto di sposare chi vogliono, altrettanto le due ragazze.
Gambedipesce, Gustav, Dagur, Fulla, Hlín e i nostri draghi verranno a Berk con me.
Hai qualcosa in contrario, Gná?»
 
Vör si voltò verso Fulla chiedendogli se vi erano altri animali che dovevano essere costantemente sotto controllo, la Dèa scosse il capo un paio di volte per poi sentirsi dire dalla bionda di andare a chiamare anche Skuld.
Subito la ragazza corse via in direzione della voliera tornando poco dopo insieme alla piccola guardiana che non seppe perché mai venne chiamata.
Skuld si portò davanti a Snotra dove si inginocchiò, la rossa non seppe che dire o che fare. 
Aveva ragione. 
Vör aveva ragione su tutto, aveva perso se stessa e non riusciva, anzi. Non voleva ritrovare più la bambina stupida il quale era.
'Non è stata lei a convocarti, sono stata io.' disse dopo lunghi minuti di silenzio che aiutarono le due Ancelle a riprendersi. 
Dagur lasciò andare la castana, lei si asciugò velocemente gli occhi ringraziandolo di avergli donato il primo abbraccio tra estranei. Lui rise, ma fu una risata tranquilla e discreta, una di quelle che accompagnavano quel suo 'Oltre a Vör non abbraccio nessuno, ritieniti fortunata.' che venne sdrammatizzato dalle risate di lei. 
La guardiana si voltò verso la bionda, lentamente si alzò per portarsi a passi increduli davanti ad essa. 
Aveva gli occhi brillanti, come quelli di un bambino a cui si concede un dolcetto in più prima di andare a dormire.
'Signora dei Cieli e degli Dèi, Dea incantatrice e Signora della Magia sono a sua disposizione.' furono le sue uniche parole che uscirono dalle labbra della ragazza che guardò affascinata a rapita la vichinga Vör. Lei le porse la mano, quella della guardiana si adagiò tentennate e paurosa su quella di essa che delicatamente l'aiutò ad alzarsi da terra.
'Fulla e Hlín vengono a Berk con noi, vuoi venire anche tu? Sono certa che ti piacerà, abbiamo i tortini di latte più buoni dell'Arcipelago Barbarico!' disse con allegria la biondina che fece comparire sul volto un ampio e spensierato sorriso. Quasi si sentì in soggezione, Skuld, che ora tolse velocemente la mano per abbassare la testa e non guardarla negli occhi.
'Non posso mia Signora, vivo con mia madre e mia nonna, non posso lasciarle da sole.' rispose a disagio la piccola ragazza che incrociò le braccia al petto imbarazzata. Allora Vör portò la mano sul suo capo, delicatamente lo alzò rassicurandola che non doveva avere paura di lei e che non era tipo di maltrattare le persone senza un valido motivo. Lentamente alzò gli occhi, lei lo sapeva che colei che rappresentava delle entità così benevole non poteva essere cattiva, ma Snotra le aveva insegnato che non doveva mai guardarla negli occhi perché era segno di maleducazione e ora? Ora tutti quei insegnamenti scapparono via non appena i propri occhi si portarono in quelli della Sovrana dei Draghi che le donò un nuovo sorriso andandole a domandare come si chiamavano. Ma subito Vör si voltò verso Gambedipesce, lentamente annuì confermando la sua idea di dirle di portare anche loro con se.
'Mia madre si chiama Verðandi, mia nonna invece si chiama Urðr. Mi piacerebbe molto, ma non so se possiamo. Senza il permesso di Snotra non possiamo muoverci, lei detta ogni cosa qui.' Vör guardò male la rossa che tornò a guardarla negli occhi. Quanta irritazione stava leggendo, eppure si rendeva conto che in quelle righe scritte di odio solo per lei vi era l'arrendevolezza nel riconoscere i propri errori.
'Non devi chiedere più nulla a lei, sono certa che Snotra sarebbe lieta di concedervi una piacevole vacanza.' e il suo sguardo non si distolse dal volto di Snotra, sosteneva perfettamente l'occhiata astiosa di chi aveva ragione che abitava nel Capo. Nel momento in cui lei distolse l'attenzione dagli occhi della Sovrana dei Draghi quella li riportò su Skuld che rimase in silenzio, a guardare prima una poi l'altra.
Aveva paura?
Si, molta. 
Snotra non sopportava di avere qualcosa e soprattutto qualcuno fuori dal suo raggio di azione, doveva avere il controllo su tutto e tutti. 
Eppure, ora, a guardare Vör e successivamente Gambedipesce e tutti gli altri trasse un lungo respiro prima di voltarsi verso il Capo.
 
«Io sono Skuld.
Il mio nome vuol dire 'debito' e 'futuro', sono la terza Norna,
La Fanciulla vengo chiamata. Sono colei che taglia il filo causando la morte dell'essere, umano, animale, sovrannaturale e pianta che esso sia.
E' un compito ignobile ma io rappresento il Futuro e sono il simbolo del compito che viene affidato a ciascuno durante la vita terrena. 
Insieme alla mia famiglia siamo Le Norne e io non ho più paura di te, Snotra.
Avevamo predetto tutto quanto, ogni singola cosa è passata nel filamento che stava nelle nostre mani.
Non hai mai avuto pienamente il controllo su nessuna delle tre, ne su mia nonna che crebbe nel potere del Primo Capo e neppure su mia madre che crebbe in quello del secondo Capo, Thora.
Ora non avrai il comando della mia vita, quella a cui sottosterò realmente sarà il potere del Terzo Capo, Vör.»
 
«Le.....Norne.....
Skuld, ora capisco perché mi hai detto che sarebbe andato tutto bene e che sarei riuscito a sposare Fulla!»
 
La ragazza dai ricci crini annuì energicamente all'esclamazione di Gustav, ciò riuscì a lasciare senza parole i presenti, Snotra compresa. 
Vör si guardò intorno, decisamente troppo imbarazzata e a disagio per intervenire.
Di questo Gambedipesce se ne accorse, difatti gli andò vicino a la strinse a se lasciandogli un bacio sulla tempia.
Balbettò, Vör, non capendo perché mai stava accadendo tutto questo. 

«Non ho detto nulla pur conoscendo tutto.
Non posso intervenire per cambiare il destino che ci è stato donato, solamente noi stessi e le nostre scelte possono cambiarlo in meglio o in peggio.
Mi dispiace, Snotra.
Non potevo dirti che sarebbe successo tutto questo, non potevo assolutamente sottrarti a quel cambiamento che ti avrebbe riportato sulla retta via in attesa del mio taglio. 
Mi dispiace, Gambedipesce.
Non potevo dirti che non avresti compiuto le ultime due prove perché il destino stava bussando alle porte sia tue che della tua futura moglie. 
Non spaventarti, le voci che udirai nel vuoto saranno solo il bene che ti hanno donato i tuoi.
Mi dispiace, Nanna.
Non mi è concesso poter rivelare il destino direttamente all'interessato. Avrei rovinato il filo del tuo destino evitandoti tutte quelle cose che ti avrebbero fatto crescere forte e bella più di quanto tu sia adesso.
Mi dispiace, Hlín.
Non potevo vietare al destino di farti nascere dalle sofferenze di tua madre che continua a vivere dentro di te. Sei una ragazza estremamente forte ecco perché ora quello stesso filo è stato intrecciato con qualcuno che ha provato la vera sofferenza sulla pelle, come un marchio che sempre resta e mai potrà scomparire.
Mi dispiace, Dagur.
Il tuo filo è stato intrecciato da mia nonna e successivamente da mia madre con quello di Vör.
Solamente lei poteva dissipare le tenebre che giacevano dentro di te, solamente lei avrebbe potuto concederti la vera gioia.
Si, ho deciso io che dovevi "morire".
No, non era previsto che tu rinascessi ma qualcuno ha impiegato le proprie conoscenze nella magia della natura e dei sentimenti per far si che questo accadesse e quindi per restituirti il momento giusto per vivere con nuova vita, con le possibilità che non sono state date e con l'amore che ti è stato negato.
Noi abbiamo predetto una donna di grande cuore fosse la mano divina che ti riportasse sulla Terra.
Lei sarà colei che ti farà il dono più grande: l'Amore vero e sincero.
Mi dispiace, Vör.
Non potevo intervenire per far si che tutto questo non succedesse.
Il tuo destino è stato il primo di tutta la nuova generazione ad essere stato creato, il tuo filo è d'oro puro e scintilla nel nostro arazzo.
Sei il centro di molte vite, sei la sola a cui è concesso più potere delle Norne stesse.
Puoi decidere per te stessa, nessuna di noi tre cambierà la tua vita poiché sarai tu stessa a influenzarla e noi avremo solamente il piacere di tessere le tue lodi.»

«Ma voi siete Le Norne, voi gestite la vita di tutti noi sin dalla nascita.»

«Si dice che siamo eterne e vivremo la vita dei vostri figli e dei figli dei figli dei figli e dei figli ancora, sino a che l'arazzo sarà completo.
Mai, allora. 
Ma se il destino che tessiamo autonomamente dovesse prevedere qualcosa ad una di noi, allora io occuperei il posto di mia madre lasciando il mio a mia figlia e quando lei avrà una figlia io diverrò la nuova vecchia e via dicendo. 
La fine di tutto ha solamente l'inizio di ogni cosa in bocca. 
Vör, tua madre aveva molte preoccupazioni e doveva gestire molte cose; confidò in noi che avremo fatto si che tu avessi la vita più bella del mondo, ma noi non abbiamo mai fatto nulla per far si che questo accadesse.
Non ce n'è stato bisogno, eri tu stessa che facevi le tue scelte decidendo che fare o meno, eri solamente tu che tessevi la tua storia e noi eravamo unicamente le mani che la intramavano.
Sarai pronta, ora, a divenire quello a cui sei destinata ad essere?»

Skuld rimase a guardare in attesa di risposta Vör, quella vichinga che abbassò gli occhi sedendosi a terra. 
Dopo tutto quelle che attraversò la sua vita sia in positivo che in negativo non era il volere degli Dèi, era solamente merito suo e di quelle sapienti mani che l'aiutavano nel silenzio del vuoto.
'Non domandarmi perché sei nata come un drago, su questo è stato Odino l'ancestrale a mettere mano e noi non abbiamo potuto fare nulla poiché disfare un filo vuol dire uccidere.' furono quelle le parole che disse improvvisamente la fanciulla mentre si andava a sedere davanti a Vör.
'Non devi scegliere ora, la tua decisione definitiva arriverà.' rassicurò con dolcezza la Norna che andò a posare la mano sul ginocchio della bionda. Ma quella mano si bagnò di una piccola macchia di acqua salata, quella stessa che ora dondolava dal mento della guerriera che continuò a tenere lo sguardo abbassato.
Ma lei si alzò, le mani si portarono tra i capelli tirandoli delicatamente indietro.
Successivamente quelle scivolarono lungo il collo dove si posarono sulle spalle, un profondo sospiro prese posto sulle sue labbra.
'Io ho già scelto, ma non lo dirò immediatamente, anzi dovrete aspettare.' e sorrise.
Con quella luce della luna che brillava tra le sue labbra e le stelle negli occhi; le fiaccole accese ad illuminare a giorno la zona in cui risiedevano.

«Sapevi che Vör sarebbe venuta qui?»

«Sinceramente Gambedipesce?
No, non lo sapevamo ed è stata una sorpresa per me vederla.»

«Tu sai chi è realmente? Vör se lo domanda sempre.»

«Si, lo so.
Ma non posso dirlo.»

«Sai chi è la mia famiglia?»

«Si, so anche questo.
Quando tornerai a casa, le persone che sono sopravvissute alle mie forbici, o almeno quelle realmente vive, te lo confideranno.»

«Posso riportare qui da noi Shattermaster?
Dagur ha bisogno di lui e anche se non ammette gli manca molto.»

«Questo non lo so, lo sviluppo della tua magia è solamente data da quanto apprendi di essa.
E' potente quella di cui disponi, noi non ne siamo a conoscenza.»

«Tu sai chi sono?»

«Si, lo so.»

«Potresti dirmelo, almeno questo...»

«Mi dispiace, non posso rivelare quello che è chiaro a tutti.»

«Possiamo portare con noi questi animali?»

«Ma questa non è una domanda!
Certo che potete! Sono v---»

Il vuoto calò improvvisamente all'interno del cerchio composto di persone. 
Tutti quanti, nessuno escluso, rimase ad ascoltare il silenzio sperando di catturare nuovamente quella voce che non apparteneva a nessuno di loro.
E passarono lunghi minuti prima che uno sbuffo simile ad un soffio di vento pervase di nuovo l'area andando a rinfrescare ognuno di loro. 
Gambedipesce strinse la mano a Vör, quest'ultima la strinse a sua volta sorridendogli con dolcezza.
Eccola di nuovo, questa volta si poté udire distintamente una risata; una risata gioiosa che fece ridere anche la bionda Dèa che si unì a quella appena ascoltata.
Si, quello era il giorno in cui sentiva cose così belle che annullavano velocemente quelle brutte che successero nell'arco del dì.
   
 
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