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Autore: LazySoul    09/04/2020    0 recensioni
[Terzo libro della serie "Mai scommettere col nemico", si consiglia la lettura dei due libri precedenti]
Trama:
Hermione Granger è tornata a scuola.
Il mondo magico non è più lo stesso dopo l'ultima guerra, quella contro Voldemort, che ha portato morte e sofferenza nei cuori di molti studenti di Hogwarts.
Hermione però non è sola, ha i suoi amici, oltre a Draco Malfoy, il ragazzo di cui è innamorata.
Non è facile però tornare alla solita e tranquilla routine scolastica.
Non lo è per Hermione, ma non lo è soprattutto per Pansy Parkinson, che sembra essersi allontanata molto dai suoi amici Serpeverde dopo lo scontro della settimana precedente, impedendo a chiunque di avvicinarsi più del dovuto.
Per non parlare di Luna e Blaise, ora una coppia a tutti gli effetti, sempre pronti a condividere la loro saggezza dando preziosi consigli a Daphne Greengrass e Padma Patil, che sembrano continuare a rincorrersi senza mai trovarsi.
Saranno vere le voci che girano? Bellatrix Lestrange vuole davvero vendicare la morte di Voldemort o sono solo pettegolezzi privi di fondamento?
Buona lettura ;)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista, Padma Patil, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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10. Fear



·≈· HERMIONE'S POV ·≈·


 

Quella che era stata pioggerella fino a qualche secondo prima, divenne leggero nevischio, che cominciò a imbiancare i tetti e i giardini di Hogwarts.
Non riuscivo a staccare lo sguardo dalla finestra, chiedendomi dove Bellatrix Lestrange avesse portato il ragazzo che amavo.
L'intero castello era in allarme, la McGranitt aveva mandato un gufo al Ministero per avvertirli dell'accaduto e richiedere aiuto, ma ci sarebbe voluto del tempo prima che qualcuno si smaterializzasse ad Hogsmeade.
Sapevo che non c'era molto da fare in quel momento, oltre ad attendere, ma ad ogni secondo che passava diminuivano sempre più le probabilità di trovare Draco sano e salvo.

Rivedere le rughe di preoccupazione sul volto della preside, era stato come tornare indietro nel tempo.

Era da poco finita una guerra e nessuno era pronto a rivivere lo stesso orrore. Lo si notava dai volti stanchi, dagli sguardi allucinati e dalle labbra tese.

La maggior parte degli studenti si era raccolta in Sala Grande, dove la McGranitt e il resto del corpo docenti vegliava su di noi e allo stesso tempo si preparava alla possibile battaglia imminente.

Non sapevamo se Bellatrix Lestrange era da sola, non sapevamo dove si trovasse e non sapevamo quali fossero le sue intenzioni.

Sicuramente si trovava ad Hogwarts per vendicare la morte del Signore Oscuro, ma qual era il suo piano?
Avrebbe ucciso ogni studente che aveva preso parte alla guerra? Avrebbe distrutto il castello mattone dopo mattone?

E Draco? Che fine aveva fatto Draco?

Di fronte all'ufficio della preside non era stata trovata nessuna traccia che potesse permettere di capire se Draco fosse ancora vivo o meno. Il suo corpo sembrava essere svanito nel nulla, ma dato che entro le mura di Hogwarts era impossibile smaterializzarsi, ero certa che dovesse trovarsi da qualche parte dentro il castello o nel perimetro dei giardini di Hogwarts.

«Andrà tutto bene, Hermione», cercò di confortarmi Harry, appoggiando una mano sulla mia spalla: «Vedrai che lo troveremo».

Annuii lievemente, cercando di trattenere le lacrime di rabbia. 

Era stata tutta colpa mia. Avevo voluto coinvolgere Draco in quella stupida indagine convinta che non avremmo trovato niente, convinta che ancora una volta Seamus esagerasse e che "lo strano comportamento della professoressa Bing" fosse in realtà del tutto normale.

Lasciai che Harry mi abbracciasse, facendomi sentire per pochi brevi attimi al sicuro.

Fu in quel momento, mentre sbirciavo oltre la spalla del mio amico l'ingresso della Sala Grande (forse nella speranza di veder comparire Draco), che vidi Neville Paciock irrompere con passi veloci e agitati, trascinandosi dietro una recalcitrate Pansy Parkinson.

Sciolsi l'abbraccio, osservando con stupore le mani di Neville e Pansy unite. Mi dovevo essere persa qualcosa: da quando quei due erano così "intimi"?

«Hermione!», esclamò il Grifondoro, venendomi incontro; Pansy alle sue spalle sembrava più che mai intenzionata a fuggire, ma pareva non riuscire a liberarsi dalla presa di Neville.

«Hermione, abbiamo visto la professoressa Bing...», iniziò il Grifondoro, ma lo interruppe la Parkinson: «Te l'ho già detto: quella non era la professoressa Bing».

Neville ignorò la Serpeverde: «L'abbiamo vista vicino al cortile della Torre dell'Orologio, Malfoy era con lei, sembrava svenuto».

Osservai gli occhi di Pansy e il dolore che vi lessi dentro mi confermò, se mai avessi avuto bisogno di ulteriore conferma, che Bellatrix Lestrange era davvero fuggita da Hogwarts con Draco.
La poca speranza che avevo di trovarlo vivo, nascosto da qualche parte nel castello, svanì, lasciando dietro di sé una dolorosa consapevolezza.

Le ultime parole che avevo detto al ragazzo che amavo erano state "Fai attenzione" e l'ultima volta che l'avevo baciato non avevo avuto il tempo di stringerlo a me come avrei voluto.

Non ero nemmeno riuscita a dirgli un ultimo "Ti amo".

Le parole che pronunciò successivamente Pansy mi riscossero: «Abbiamo visto Lestrange sparire lungo il sentiero che porta al Platano Picchiatore, magari possiamo raggiungerla prima che arrivi alla Foresta Proibita».

Harry alle mie spalle, si avvicinò a noi con la fronte corrucciata e un'espressione incuriosita: «Hai detto Platano Picchiatore?»

Neville annuì: «Sì, la professoressa Bing è andata da quella parte», disse, guardando con la fronte corrucciata Pansy: «Come fai ad essere certa che fosse Lestrange camuffata, quella che abbiamo visto?».

La Parkinson non rispose, distolse semplicemente lo sguardo da quello di Neville per osservarsi distrattamente le unghie.
Più li osservavo, più mi rendevo conto che doveva essere successo qualcosa tra quei due.

«Oh, no», disse Ron, guardando Harry con aria disperata: «Non di nuovo il Platano Picchiatore».

Fu in quel momento che capii cosa volevano dire i miei due migliori amici e una scintilla di speranza mi nacque in petto.

«No, Harry, non è possibile. Come fa Lestrange a conoscere il passaggio? Solo i Malandrini ne erano a conoscenza!», fece notare Ron.

«Minus», dissi, osservando i miei due amici.

Harry e Ron rimasero in silenzio per qualche secondo. Il primo si grattava pensosamente la cicatrice, annuendo flebilmente, mentre il secondo scuoteva la testa con rassegnazione.

«Quel verme di Minus! Non mi stupirebbe se avesse spifferato tutto al Signore Oscuro», disse alla fine Ron.
«Dobbiamo controllare», aggiunse Harry, sistemandosi gli occhiali.

«Tu stai capendo qualcosa di quello che stanno dicendo?», chiese Neville a Ginevra, la quale scosse sconsolata la testa: «Se avessi una moneta ogni volta che...»

La più giovane di casa Weasley non ebbe il tempo di concludere la frase, perché Daphne Greengrass, la quale si era fatta largo tra la gente che si era raccolta intorno a noi per origliare, la interruppe: «Avete visto Padma? Non riesco a trovarla da nessuna parte».

Zabini, che non avevo notato essere pochi passi dietro a Neville, sollevò gli occhi al cielo: «Daphne, non è il momento».

«Forse si trova ancora ad Hogsmeade, potrebbe essere in pericolo!», ribatté la Greengrass, fulminando con uno sguardo d'odio il moro.

«Cosa sta succedendo qui?», chiese la McGranitt, seguita dal professor Rufus e Hagrid, osservando il nostro gruppo con espressione seria: «Granger, Potter, Weasley, gradirei essere informata per tempo se avete intenzione di intraprendere una delle vostre dissennate avventure».

Sentii chiaramente le guance colorarmisi di rosso e notai che anche le orecchie di Ron avevano assunto lo stesso colore.

«Pensiamo di sapere dove possa trovarsi Malfoy», disse Harry, senza distogliere lo sguardo da quello della McGranitt.
La preside annuì: «Gli Auror arriveranno tra meno di un'ora, appena saranno qui potrà comunicare loro le sue supposizioni, signor Potter. Fino ad allora attenderemo dentro al castello, al sicuro, il loro arrivo».

Harry aprì bocca per protestare, decise però di non farlo e annuì semplicemente, borbottando a mezza voce un poco convinto: «Certo, professoressa».

«Preside! E i ragazzi che si trovano ad Hogsmeade in questo momento? Non dovremmo avvertirli?»

Zabini sollevò gli occhi al cielo alle parole di Daphne.

La McGranitt sembrò riflettere per qualche secondo prima di annuire distrattamente: «Ha sollevato una questione di non poco conto, signorina Greengrass, mi consulterò con gli altri docenti e cercheremo la soluzione più sicura da attuare».

La preside si allontanò, seguita da Rufus e Hagrid, per raggruppare gli studenti più giovani, i quali erano destinati a rimanere nascosti nelle cucine con gli elfi domestici fino a quando non si fossero calmate le acque.

«Aspettare gli Auror ci farebbe solo perdere tempo», dissi, voltandomi verso Harry, che stava annuendo: «Hai ragione, dobbiamo trovare il modo di andare a controllare il Platano Picchiatore senza farci scoprire dalla McGranitt».

«Qualcuno potrebbe creare un diversivo», ragionò a voce alta Ron, grattandosi il mento pensieroso: «Qualche idea?»

Osservando i volti delle persone che si erano raggruppate intorno a noi, mi chiesi chi potesse attirare l'attenzione di molti docenti così da permettere a qualcuno di noi di sgattaiolare fuori dalla Sala Grande.

Quando lo sguardo mi cadde su Pansy Parkinson, capii che era la nostra unica possibilità.

«Parkinson, potresti fingere uno svenimento?», le chiesi, piena di speranza.

La Serpeverde sollevò gli occhi al cielo, palesemente infastidita all'idea di esser stata presa in considerazione per fare da esca: «Ci posso provare», disse alla fine, con tono poco convinto.

«Ottimo! Ma mi sembra che continuiamo a dimenticarci degli studenti che si trovano ad Hogsmeade in questo momento!», fece notare con tono petulante Daphne, ricevendo un'occhiata esasperata da Zabini.

«Quella è la parte più facile, basta passare per il passaggio della Strega Orba», disse Harry con tono rassicurante, anche se la maggior parte dei ragazzi raccolti intorno non capirono a cosa si stesse riferendo: «Qualcuno vuole accompagnare la Greengrass?»

Zabini fece un passo avanti: «Vedo io con lei».

«Pure io», si propose Luna, afferrando la mano del suo ragazzo: «Non ti lascio andare senza di me», aggiunse a bassa voce.

«Ottimo, appena la Parkinson creerà il diversivo, voi tre dovrete dirigervi al terzo piano. Sulla scalinata che porta all'aula di Difesa Contro le Arti Oscure si trova la Statua della Strega Orba, pronunciando la formula Dissendium sulla gobba si aprirà un passaggio che porta fino alla cantina di Mielandia, una volta lì vi sarà facile radunare gli studenti e farli tornare al castello. Io, Hermione e Ron invece andremo a controllare il Platano Picchiatore», disse Harry, prendendo con nonchalance il comando della spedizione: «Gli altri rimangono qui ad aiutare i professori e a coprirci in caso qualcuno dovesse rendersi conto della nostra assenza».

«Forse non dovresti venire, Harry», dissi, mordendomi pensosa il labbro: «La tua mancanza si noterebbe fin troppo facilmente».

«Hermione non ha tutti i torti», commentò Ron: «La accompagno io».

Harry si adombrò leggermente, sembrò voler protestare, ma alla fine ci diede ragione: «Posso rimanere e creare un ulteriore diversivo nel caso in cui quello della Parkinson non dovesse bastare», disse, sorridendo: «Mi raccomando, fate attenzione».

Abbracciai con forza Harry, lasciandomi brevemente cullare dalle sue braccia familiari e dal suo odore, che mi faceva sentire al sicuro. Mi tornò in mente quando, il quarto anno, lo avevo abbracciato poco prima dell'inizio della prima prova del Torneo Tremaghi. 
In quel frangente era lui a dover affrontare un grande pericolo, mentre io aspettavo nelle retrovie, sperando che non gli succedesse niente. Questa volta i ruoli si erano invertiti.

«Possiamo prendere il mantello?», gli chiesi all'orecchio, prima di sciogliere l'abbraccio.
Harry annuì deciso: «Anche la mappa se lo ritieni necessario».

Voltandomi verso Pansy, mi resi conto della sua terribile cera. Stavo per farglielo notare, quando lei disse velocemente, mangiandosi le parole:  «Credo di non aver bisogno di fingere, non mi sento bene».

Daphne strinse il braccio della compagna di casa, quasi avesse voluto trasmetterle un po' della sua forza, poi, fatto un gesto a Zabini e Luna, iniziò ad allontanarsi dal nostro gruppo.

«A dopo», disse Harry, dandoci qualche secondo per prendere le distanze dal caos che sarebbe sopraggiunto a breve.

Appena io e Ron fummo abbastanza vicini alla porta della Sala Grande, Harry iniziò ad attirare l'attenzione della Preside.

«Preside McGranitt! Preside McGranitt, Pansy Parkinson non si sente bene!»

Quando, osservando la Sala Grande, ci rendemmo conto che l'attenzione generale verteva sulla figura della Serpeverde accasciata a terra e che nessuno stava guardando nella nostra direzione, iniziammo a correre.
Io e Ron diretti verso la Torre Grifondoro, dove avremmo recuperato il Mantello dell'Invisibilità e la Mappa del Malandrino prima di avviarci verso il Platano Picchiatore; la Greengrass, Zabini e Luna verso l'aula di Difesa Contro Le Arti Oscure.

Il cuore mi batteva all'impazzata, in parte per la corsa, in parte per la paura che mi scorreva nelle vene. 

Paura di non arrivare in tempo, paura di non riuscire a rintracciare Malfoy e salvarlo da sua zia prima che fosse troppo tardi, paura di non poter più sentire la sua voce, la sua risata, il suo tono insopportabile quando litigavamo. Paura di non poterlo più stringere a me.

Paura.

  
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