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Autore: Miki_TR    08/08/2009    6 recensioni
Eppure la favola è costellata di ingiustizie, e se Silente può dimenticarlo, Remus no. Remus al momento è ben lontano dal suo lieto fine. Non c'è lieto fine, per il lupo, vero? Non è così che funziona.
Le dimissioni di Remus Lupin.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Quello che è facile, quello che è giusto

 

-Remus, accomodati-.
Lo studio di Silente è sempre lo stesso, ma non per questo trovarsi lì è più piacevole. Ha insegnato ad Hogwarts per quasi un anno, ma ancora parte di lui si sente il ragazzino che metteva piede in quella stanza solo quando aveva combinato qualcosa di particolarmente grosso. Non lo mette a disagio, no. Gli sembra solo stupido sentirsi ancora un sedicenne spensierato.
Anche perché al momento, davvero, è tutt'altro.

-Grazie, Preside- risponde semplicemente, sedendosi sulla sua poltrona (la sua poltrona, Merlino, era davvero dal settimo anno che non la chiamava così) ed accettando la tazza di tè che l'anziano mago ha fatto comparire per lui dall'aria. Non ha particolarmente voglia di tè, però; qualcosa di più forte sarebbe decisamente appropriato.

-Sono venuto a rassegnare le mie dimissioni- dice, senza preamboli. A che scopo girarci intorno? Silente lo sa già, cosa è venuto a fare. E' già stato molto che sia durata fino a quel momento, la farsa, la sciocca pretesa che qualcuno al mondo possa accettare un lupo mannaro che insegna in una scuola. Per quando il suddetto lupo mannaro sia praticamente nato per quel lavoro, e per quanto entrambi gli uomini nell'ufficio lo sappiano benissimo.
Be', Remus non ricorda onestamente che qualcuno gli abbia mai promesso che la vita sarebbe stata giusta, con lui.

-Mi dispiace davvero accettarle, Remus- risponde Silente, a capo chino. -Hai fatto un ottimo lavoro con quei ragazzi-.

Remus lo sa. Sa di essere stato un bravo insegnante, non ha bisogno che Silente glielo dica. Sa anche di essere stato un bugiardo, per tutto quell'anno, di aver taciuto cose fondamentali al Preside, ma se conosce ancora Silente, non gli verrà rinfacciato, perché alla fin fine tutto è andato per il meglio. E' la specialità del mondo magico, pensa amaramente, dimenticarsi tutte le colpe e le scorrettezze solo perché si è in vista di un lieto fine da favola.
Eppure la favola è costellata di ingiustizie, e se Silente può dimenticarlo, Remus no. Remus al momento è ben lontano dal suo lieto fine. Non c'è lieto fine, per il lupo, vero? Non è così che funziona.
Per un attimo, abbassa le spalle, fissa la sua tazza di tè che nemmeno ha assaggiato, e si chiede se davvero ha diritto di dire quanto sta per dire. Se davvero spetta a lui. Ma a chi altri? E che cosa, in fondo, ha da perderci?

-Preside...- inizia, alzando gli occhi e fissando attentamente l'uomo davanti a lui. Silente lo interrompe.

-Le formalità non sono più necessarie, adesso. C'è qualcosa che vuoi dirmi, Remus?- chiede, con il suo solito tono affabile; Remus sospetta che con tutta la sua saggezza, l'anziano uomo non abbia idea di dove vada a parare la conversazione. Ne è anche vagamente soddisfatto, per quando sia un'idea sleale.

-Albus- ricomincia, più deciso, rispolverando la vecchia familiarità dei tempi dell'Ordine. -Da quanto lo sapevi?-

Silente non si era aspettato quella domanda, a giudicare dalla sua espressione per un attimo perplessa, ma non è certo un uomo qualunque. Capisce subito di cosa stanno parlando, e ha il buon gusto di non chiedere inutili spiegazioni, di non fingere di non sapere.

-Lo sospettavo da qualche tempo- risponde, appena un po' più freddo del solito. Sulla difensiva, penserebbe Remus, se non fosse che Albus Silente non è mai sulla difensiva con nessuno, tanto meno con il suo ex alunno che gli deve così tanto.

-E allora perché accidenti hai permesso- Remus agita la mano, ad indicare qualcosa di vago -tutto questo? Io mi sono reso conto ieri notte che la storia non tornava. Tu l'hai notato subito-.

Silente annuisce gravemente. -Non sono onnipotente, Remus. Qualcosa non tornava, ma non ho capito cosa fosse successo davvero fino a questa notte. Mi mancavano alcune indicazioni fondamentali- risponde, e Remus accusa il colpo senza scomporsi. Il rimorso lo sentirà dopo, si dice; adesso quella conversazione è troppo simile ad una battaglia per potersi permettere l'autocommiserazione.

-Un processo sarebbe bastato a far venire fuori la verità, lo sai. E avevi il potere di chiederlo. Lo hai chiesto, per Severus-. Silente abbassa gli occhi, in maniera impercettibile, così poco da essere quasi impossibile da notare. Tranne per Remus, che scruta quel viso in attesa esattamente di quella piccola indecisione da quando è entrato nello studio. -E' stato deliberato- afferma, ormai sicuro di quello che dice, delle sue accuse. Potevi farlo, sapevi quale sarebbe stato l'esito, e non l'hai fatto.

-All'epoca, Remus, non sarebbe stato facile nemmeno per me ottenere quel processo-.

-Ma sarebbe stato giusto, Albus- risponde Remus. Sembra quasi un ringhio.

Silente chiude un attimo gli occhi, e posa la fronte sulle mani. -Per quanto sia stato sgradevole, per lui, la vita che Harry ha condotto fin qui gli permetterà...- comincia, ma Remus si alza in piedi di scatto, non credendo alle sue orecchie.

-Harry?- grida, ormai fuori di sé. -Stai parlando di Harry?-

-Remus, so che avresti voluto qualcosa di meglio per quel bambino...- cerca di dirgli Silente, ma Remus è furioso e Silente, ancora, sembra non aver capito perché.

-Io sto parlando di Sirius!- gli urla in faccia, fregandosene altamente per una volta di quando deve al mago che ha davanti. -Hai lasciato che Sirius marcisse ad Azkaban per dodici anni, cazzo, per non aver fatto assolutamente nulla! Mi hai lasciato credere che avesse tradito James e Lily, mi hai detto di smettere di tormentarmi, quando volevo andare a parlargli! Mi hai convinto che fosse colpevole per impedirmi di scoprire la verità! Io mi sono fidato di te, tutti ci siamo fidati di te, sempre, e Sirius... Sirius deve averci messo anni a capire che non saresti andato a tirarlo fuori da quell'inferno. Sirius si fidava di te!-

Silente sembra stanchissimo, e per la prima volta da che Remus lo conosce, adesso dimostra di essere veramente un vecchio.

-Sbagliavate- risponde l'anziano mago, senza alzare la voce. -Ho sempre fatto quello che ritenevo fosse giusto, Remus, ma ho sempre avuto in mente una visione più ampia. Questo lo sapevate.-

Remus si risiede di botto, e stringe gli occhi, senza staccarli da Silente, cercando di recuperare una parvenza di calma che non sente affatto. -Stai dicendo- sibila -che Sirius è finito ad Azkaban perché non rientrava nei tuoi piani?- Poi, in un attimo, comprende. -Stai dicendo che hai fatto in modo che nessuno di noi potesse prendersi cura di Harry, in modo che finisse con i Dursley?-

Lo sguardo di Silente si fa improvvisamente duro. -Non ho incastrato Sirius, se è questo che intendi. Non avrei mai fatto una cosa del genere. Ho solo cercato di proteggere al meglio Harry. Sirius era un adulto e in grado di fare le sue scelte, e di pagare per quelle sbagliate.-

Il tono è definitivo, ma a Remus proprio non basta quella spiegazione. -Sirius aveva vent'anni. Avevamo tutti vent'anni, e pendevamo dalle tue labbra, e tu lo sai. Ci hai messi l'uno contro l'altro- afferma.

Silente adesso è illeggibile, è impossibile capire cosa sta pensando. -No, Remus- risponde gentilmente. -Come ti ho detto, non sono mai stato onnipotente. Sono successe cose terribili che non ho potuto evitare.-

-E altre che potevi evitare, ma non l'hai fatto-.

-Forse- concede Silente. -Forse possiamo dire anche che Sirius è Sirius Black, e nessuno, nemmeno tu, l'ha mai dimenticato davvero. Forse avrei dovuto capire con più certezza che Sirius non avrebbe tradito a cuor leggero i Potter, e forse avrei dovuto essere sicuro che non era un Mangiamorte, dopo tutto. Ma forse ad entrambi è sembrato plausibile che in un impeto di rabbia avesse fatto saltare in aria una strada, forse senza nemmeno rendersi conto della presenza di tredici babbani sul posto. O forse Sirius mi ha ricordato qualcuno in cui ho riposto male la mia fiducia, e per questo forse non mi sono fidato del tutto di lui. Ci sono moltissime possibilità, Remus. Tu ti sei sbagliato per anni su Sirius, e lo conoscevi molto meglio di me. Forse è tempo che tu comprenda davvero che anch'io posso sbagliarmi.-

Remus si alza. La conversazione è conclusa, è evidente dal tono di Silente. Non ha avuto le risposte che cercava, ma ad essere onesti forse cercava solo qualcuno a cui dare la colpa di tutto. Non lo sa, in quel momento, si sente solo molto stanco. Fa per uscire.

-Remus- lo richiama Silente, e lui si gira un attimo, già sulla porta. -Confido che tu sappia che rischia di esserci di nuovo una guerra-.

Remus annuisce, tetro. Silente continua: -Se succederà, vorrei contare ancora sul tuo aiuto. E anche su quello di Sirius. In quel caso, potrebbe essere più facile per te se dimenticassi questa conversazione-.

Silente non sta toccando la sua bacchetta, ma il gesto è sospeso nell'aria, una possibilità concreta. Remus potrebbe tornare a fidarsi di Silente, come dovrà fare comunque, se davvero ci sarà una nuova guerra. E potrebbe farlo senza la consapevolezza di quello che è successo davvero dodici anni fa. Ma fidarsi di un uomo non significa pensarlo infallibile, come quando aveva vent'anni e il Preside era sempre pronto a togliere chiunque dai guai. Fidarsi di un uomo significa conoscerlo davvero.

-Sarebbe più facile, Albus. Non credo sarebbe giusto- risponde.

Silente annuisce e lo lascia andare.

  
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