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Autore: MadLucy    09/04/2020    0 recensioni
[what if where everything's the same but Harry meets young!Tom Riddle | slightly Tomarry]
A Hogwarts Harry incontra Tom, che non è altro che un bambino che gli assomiglia incredibilmente. Non è Voldemort.
Non ancora.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Settimo anno 






Il letto della vecchia camera da letto di Dudley non gli era mai sembrato stretto: suo cugino aveva tutta un'altra stazza rispetto a lui, e uno a sua misura per Harry era più che comodo. Però, certo, in due era un'altra storia. Tom era snello, ma non magro quanto lui. Nonostante a undici anni le loro figure fossero state speculari, l'adolescenza gli aveva donato un torace più ampio e solido, che la divisa di Hogwarts fasciava con smaccata eleganza. Eppure era Harry quello che faceva sport. Però non c'era il minimo spazio per l'invidia da parte sua: non l'aveva mai provata nei suoi confronti, soltanto ammirazione, ora svaporata in uno stupore beato e placido, quasi insonnolito nella conca di quel piacere. Era strano che Tom fosse lì, a Privet Drive; aveva osservato quegli ambienti per Harry sgradevolmente familiari con una cura quasi scientifica, come per capire appieno, respirare la storia che vi si era svolta all'interno, che sembrava in grado di far essudare dalle pareti, di udire dal pulviscolo. Sbirciò anche nello stanzino delle scope, e nello scorgere i soldatini sulla mensola impolverata Harry lo vide fare un sorriso pieno di freddezza e disprezzo, mentre un lampo di odio gli passava nello sguardo come un velo di Dissennatore. Harry immaginò che si trattasse dell'ennesima analogia tra loro, l'infanzia che aveva cercato di farsi largo e germogliare in mezzo alla contaminazione dell'infelicità. Dovevano esserci dei vecchi soldatini abbandonati all'incuria di una brutta casa anche nella vita di Tom. 
«Quel giorno, la prima volta che ci siamo visti» gli disse, a notte fonda, mentre Harry cercava di prendere sonno al ritmo dei tonfi del suo cuore grande, pesante, ma gli occhi di entrambi erano socchiusi nel buio. «Su quelle targhe stavo cercando il nome di mio padre.»
«L'avevo immaginato» rispose Harry a mezza voce. Lui era lì a fare la stessa cosa, solo che l'aveva trovato. Tom no. La sua pelle bianchissima irradiava un pulsante magnetismo, non privo di un pizzico di fastidio, come una corrente elettrica sottocutanea, una vibrazione di scossa. La sensazione di avere una spina nella carne che duole un po'. Ma Harry la ricercava disperatamente. 
«Quando ho scoperto di mia madre, avrei dovuto sentirmi orgoglioso. Invece ero così arrabbiato, Harry. Così furioso. Sarebbe stato più confortante il pensiero che fosse solo una misera babbana, ma era un strega, era una strega e non ci aveva nemmeno provato, non ce l'aveva fatta.» Tom inghiottì il respiro a fatica. «Io lo capisco. Non posso fare finta che non sia così. Lui era ciò che io ero. Lo giustifico, forse. Non riesco a sentirmiindignato da lui. Sono solo...» Inorridito? Disgustato? Impietosito? Harry comprese i termini tra cui era combattuto e che si agitavano nella sua mente. 
«Anche io lo capisco e so quanto sia doloroso vedere se stessi in lui, e ancora di più lui in se stessi» affermò con decisione. «Ma questo non ti deve... intimorire. Noi possiamo essere diversi. Ne abbiamo la forza. E siamo insieme.» Gli era costato coraggio pronunciare quell'ultima parola, così come gli era costato scrivergli per lettera che aveva bisogno di vederlo prima che tornasse ad Hogwarts, e così com'era stato un pericolo immenso sbilanciarsi a baciarlo sulle labbra, solo perchè all'improvviso lo voleva più di ogni altra cosa. 
«Sì, tutto converge su questo, non è vero? Tutto si riduce a questo.» Il tono di voce di Tom era indefinibile, insieme a un sorriso sospeso, quasi etereo. 
«Sì, credo che sia una cosa non da poco» bisbigliò Harry, senza fiato. Si sentiva proiettato in un'altra realtà siderale, piena di luce abbagliante, in grado di cancellare i confini. All'improvviso Tom aveva smesso di essere qualsiasi cosa fosse di non familiare, aveva perso il volto e il nome che aveva per il resto del mondo, ed era rimasto solo quel loro contatto, liminale, estremo. Harry sapeva quanto sforzo e dolore e pressione fosse necessaria affinchè Voldemort possedesse la sua mente, ma non era paragonabile a questo. Era una passione così viscerale, così irrimediabilmente interna e imperscrutabile, che non riusciva a distinguere quanta purezza e quanta oscurità ci fosse, o se avesse un senso considerarla bene o male. Di certo era piacevole, ma in un modo in cui, Harry lo sapeva, non avrebbe dovuto indugiare. 
Ma Tom era così bello, e la notte così quieta.
«Dovrei venire a cercare gli Horcrux con te.» Lo disse amaramente, come se fosse già un'opzione inattuabile. 
«No. Ho bisogno che tu sia a Hogwarts. Così... potrai mostrarmi quello che sta succedendo. Reperire informazioni.» Harry stava imbastendo scuse. 
«Cerchi di rimandare il momento in cui ci incontreremo.» Non serviva che Tom specificasse di chi stava parlando. «Ma accadrà, lo sai?» accennò con un misto di malizia e malinconia.
Harry ascoltò ancora i rintocchi del suo cuore rassicurante. «Desideri che accada?» Il silenzio delle pause aveva quasi una consistenza tra loro, un sapore.
«Penso che... sia necessario. Almeno una volta.» Il suono della sua voce, carezzevole e tagliante al contempo, percorreva la sua spina dorsale nuda, così come le sue dita, ora ferme sulla sua schiena, avevano tracciato linee sconosciute su di lui. 
Harry cercò di distanzarsi dalle sensazioni del corpo, che ora erano molto più reali e concrete del contenuto della mente. «Non pensi che sia rischioso? Insomma, se questo è davvero un paradosso temporale...» Silente non era stato chiaro a proposito delle cose orribili che succedono ai maghi che si intromettono nel tempo; ma d'altronde non erano stati loro ad avviare il gioco. 
«Eppure, perchè tutto questo avrebbe dovuto avvenire, se non affinchè ci incontrassimo? Affinchè lui vedesse me?» 
Harry non seppe contraddirlo. «Potresti impazzire.»
«È una condizione familiare» ironizzò Tom. «Saprò gestirla.» No, Tom, tu non sei mai impazzito davvero, altrimenti non sarei tra le tue braccia, pensò Harry. Provava un bisogno struggente di difendere quel Tom; suo, in quella notte aliena, o congelato in un'istantanea come suo. Con la sua pelle diversa, cerea e salmastra, dal tocco elettrico. Eppure, anche se tutto appariva fuorchè quello, vulnerabile, cangiante. Pronto a svanire via come un precario raggio di luce. 
«Non voglio che tu venga con me, certo, ma se tu avessi, ecco, dei suggerimenti... Capisci, Silente pensava che gli Horcrux e i nascondigli andassero ricercati nel suo passato. E voi avete lo stesso passato.»
Dal prolungamento del suo silenzio Harry temette di avere esagerato nel chiedergli di pensare a tutto questo, ma diversi momenti dopo Tom parlò come se nulla fosse. «Siete già stati nella grotta e a Little Hangleton. Un anello e un medaglione che rimandano a Serpeverde... Potrebbe essere andato in cerca di qualche altro cimelio magico. E poi... Anche lui ha un serpente, giusto?»
Harry chiuse gli occhi e si limitò a baciargli una spalla. Voleva limitare il più possibile quel genere di parole tra di loro. Quando era sul punto di addormentarsi, però, la voce di Tom risuonò desta e nitida nell'aria tersa della notte estiva che entrava dalla finestra aperta. 
«Il mio cambiamento sei stato tu, Harry Potter. Questo ti permette di detenere un potere su di me, che in un certo senso mi attrae verso di te e che, d'altro canto, non riesco a tollerare. Non ci sono abituato, tutto qui.» Solo per un solo attimo gli fece venire la pelle d'oca, perchè in quel momento assomigliava più a lui che a se stesso. C'era sempre una parte che prevaleva.
«Il tuo cambiamento sei sempre tu, Tom» gli rammentò Harry, morbidamente. «Tante cose avrebbero potuto cambiare Voldemort. La presenza di un padre, la sopravvivenza di tua madre. La crescita in un posto... migliore. L'amore in qualsiasi altra forma.» Credeva, di nuovo, di aver esagerato. Con lui era sempre come camminare sul vetro.
«Non dovresti parlare di amore se non conosci fino in fondo l'entità delle conseguenze che ne potrebbero scaturire.» Il tono di Tom era più duro, e ancora diffidente. I dubbi che aveva in testa erano semplici e rispecchiavano i suoi. Ma è vero? Potrebbe mai essere vero?
Harry rispose di getto. «Non si conosceranno mai davvero queste conseguenze. Si può solo amare e basta.»
«Quindi tu mi ami e basta?» Era raro che Tom fosse così diretto, e Harry non se l'aspettava di certo ora. Lo fece con una certa lapidaria brutalità, come se provasse piacere nel metterlo spalle al muro di fronte a quel bivio. Una lama sulla gola. Sì o no? Harry capì che sarebbe bastata l'esitazione di un secondo per ridimensionare tutto. Ma non venne. 
«È difficile parlarne a voce» mormorò. S'inabissava di nuovo tutto nella pelle, nel dialogo della carne, nel buio inarticolato. In quel pozzo nero e bellissimo. 
«Allora mostrami» sibilò Tom. Harry obbedì. 







 
  
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