Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Lost In Donbass    09/04/2020    3 recensioni
Midnight Olson è ribelle, testarda, violenta, sregolata. Non ha freni, non li ha mai avuti.
Denis Shostakovich è rabbioso, sfacciato, arrogante. Non è in grado di fermare la sua vita di eccessi.
Lei è una studentessa, lui il cantante della band metalcore più in voga del momento. Non si conoscono, e se si conoscessero si odierebbero. Ma caso vuole che Richard, fratello di lei e bassista nella band di lui, si porti dietro la sorella per strapparla ai guai nei quali si è cacciata. Così i mondi di Denis e Midnight vengono in contatto, e c'è da mettersi le mani nei capelli. Tra litigate epocali, tradimenti, violenza gratuita, droga, luci della ribalta e soprattutto tanta musica metalcore, ecco a voi la storia d'amore più sregolata di sempre. Perché noi siamo il rock'n'roll e non abbiamo intenzioni di fermarci. Nemmeno da morti.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO SECONDO: LIKE A ROCKSTAR


See, I just want a little when that bass hits
Listen to my words: "don't do this"
Yeah, I'm not insecure, I'm stupid, so stupid

[Chase Atlantic – Like A Rockstar]

 

Midnight

 

Stavo girellando da quella che era ormai un'ora nella casa di Richard, toccando tutto e aprendo ogni porta che vedevo. Non mi aspettavavo una casa così grande, pulita e perfettamente ordinata, ricordandomi com'era solitamente disordinato quando ancora viveva con noi. Feci passare il dito su una foto con i membri della sua band appesa in bella mostra in salotto e mi chiesi dei quattro chi fosse il famoso Denis. Subito dopo, mi persi a guardare fuori dalla finestra, per poi tornare a bighellonare in giro, spiando il contenuto del frigo (e notando con mio disgusto un sacco di frutta e di broccoli), lanciandomi a peso morto nel suo letto ma evitando graziosamente di aprire i cassetti, nonostante fossi sicura di non trovare niente di sconveniente perché mio fratello, in fondo, era una persona noiosa, sfogliando rapidamente i libri accuratamente ordinati in una bella libreria di mogano (e qui pensai a quando a casa disseminava i suoi libri persino nella fruttiera), poi tornare nella camera a me assegnata e osservare con disgusto il mio stesso ordine nell'aver sistemato le mie valigie e il loro contenuto. Vestiti nell'armadio, trucchi sulla toeletta, quaderni, matite e libri negli scaffali vuoti. Tutto troppo perfetto per la sottoscritta, che era solita buttare tutto all'aria e vivere nel marasma, proiettandolo direttamente dalla sua testa nella sua camera che rispecchiava il mio essere disastrosa. Mi passai una mano tra i capelli e mi sedetti sul letto, sprofondando nel materasso e guardando fuori dalla finestra il cielo grigio.

Ero stranita, senza sapere bene come sentirmi. Forse contenta di aver cambiato, forse già nostalgica della mia Birmingham, forse stupita da me stessa, o forse semplicemente troppo stanca per poter pensare di nuovo di ribellarmi. Quanto da un lato ero sicura che Richard mi avrebbe aiutata nel mio percorso di riabilitazione mentale, quanto dall'altro non ero totalmente sicura di volerne uscire. Mi ero così assuefatta, così abituata a stare male e a dibattermi nella mia melma che non riuscivo proprio a figurarmi un'esistenza normale, una vita nei binari. Cosa avrei fatto io, quando sarei diventata una ragazza qualunque e non più il caso sociale? Come mi sarei adeguata alla nuova vita quando l'unica cosa che mi sembrava di essere in grado di fare era autodistruggermi? Ero in quel limbo in cui niente mi pareva appetibile, in cui rimanevo a girarmi i pollici e in cui mi dicevo “e tu, che fine farai? Quando tutti avranno la loro laurea, il loro lavoro, la loro famiglia, tu, dove sarai?”. Sicuramente sola, sicuramente triste e pentita di essermi bruciata l'adolescenza, di essermi pugnalata da sola quando avrei potuto avere tutto. Sarebbe stata solamente colpa mia, mi ero firmata la fine con le mie stesse mani. Non avevo avuto madri assenti, abusi, tragedie che avrebbero potuto darmi una scusa: no, avevo fatto tutto da sola. Avevo scelto la via più semplice e distruttiva nell'illusoria certezza di star vivendo davvero la mia vita, quando non stavo facendo altro che dissanguarmi ridendo e scherzando. Stupida, ecco cos'ero.

Mi alzai da letto a malincuore e mi spogliai degli abiti del viaggio, osservando curiosamente la bella toeletta rosa pallido. Che poi, cosa se ne facesse Richard di una toeletta rosa pallido dovevo ancora capirlo. Continuavo a guardare fuori dalla finestra mentre tentavo di darmi una spazzolata ai capelli e intanto pensavo a quel famoso Denis dal quale dovevo tentare di stare alla larga. Conoscendomi, a meno che non fosse proprio un cretino, gli sarei subito ronzata attorno ma quella volta volevo cercare di rendere fiero Richard e di stare a distanza da tutti. Risi da sola. Come no, io non ero capace a stare lontana dai guai, e non ero nemmeno capace a stare troppo lontana da ragazzi possibilmente affascinanti. Quando ancora andavo a scuola, mi davano della tipa facile e io non mi sono mai offesa. D'altronde, era perfettamente vero. Io ero una tipa molto, troppo, facile. E non mi scandalizzavo. Avevo compiuto vent'anni che non era molto, e la mia fama non era diminuita. Non che io facessi molto per farla diminuire, a essere sinceri, anche se nell'ultimo periodo mi ero ripromessa che avrei tentato di mettermi un freno. Ovviamente, più facile a dirsi che a farsi. Probabilmente anche all'università che stavo frequentando le voci sul mio conto erano tante, ma, di nuovo, non mi importava: ero troppo oltre per formalizzarmi di qualche battuta cattiva o di qualche occhiata piena di ribrezzo.

Ma, a parte tutto, lo dovevo fare almeno per Richard. Non sia mai che mia sorella vada a letto con i miei compagni di band, avrebbe detto. E lui, a differenza mia, era un tipo che si faceva un mucchio di problemi.

Appoggiai la fronte al vetro della finestra. Sì, Richard si faceva un mucchio di problemi ma evidentemente non se n'era fatto troppi quando aveva pensato di portarmi a casa sua, che condivideva con uno dei suoi bandmates. Che sicuramente (e sfortunatamente) non era Denis, ma che speravo fosse un tipo alla mano, e che non si formalizzasse troppo a vedere una ragazza che girava semi nuda per casa. Sì, io solitamente giravo in mutande a casa mia e non avevo intenzione di cambiare abitudini solo perché ero a Londra e c'era un estraneo in casa. Infatti, in quel momento, ero in mutande, con uno chignon mal fatto e il trucco un po' rovinato.

Quanto da un lato ero curiosa di conoscere il mio prossimo coinquilino, Denis, e l'ultimo componente della band, dall'altro ne ero un po' spaventata. E se fossero stati tutti dei darkettoni come Richard, con la lacrima facile e la tendenza a deprimersi? E se fossero diventati tutti una manica di fratelli maggiori pronti a difendermi a spada tratta e a non farmi nemmeno respirare? E se invece fossero stati degli zotici … no, beh, quello non mi importava. Preferivo sicuramente uno zotico con la cannottiera unta ma con la risata sincera che qualche tizio palestrato in giacca e cravatta. Anche perché il suddetto palestrato in giacca e cravatta non avrebbe mai guardato una ragazzina ossuta e rovinata come ero io, mentre lo zotico unto e simpatico ci avrebbe fatto un pensierino.

Sentii la porta di casa aprirsi e mi fiondai in sala, pronta a fare la brava sorella affettuosa, cosa che non ero da tanti anni. Ma il tizio alto e secco che era entrato non era Richard. E io ero mezza nuda, spettinata e col trucco sciolto.

-Oh, ciao.- disse il tizio – Devi essere la sorella di Richard.

Aveva una voce vagamente sognante e cantilenante, con quel classico accento scozzese che avresti riconosciuto tra mille. Notai con piacere che non arrossì né si soffermò a osservare il fatto che fossi in biancheria.

-Ciao, sì, sono io. Midnight, piacere.

Gli porsi una mano, che lui strinse lentamente

-Andrew.- aveva un sorriso leggermente ebete.

-Senti, ti scandalizzi se resto in mutande?- misi subito le cose in chiaro, con il mio sorriso migliore. Intanto Andrew non mi sembrava il tipo che potesse attentare alla mia virtù. Più probabile il contrario, perché più lo vedevo, più lo trovavo carino. Magari non un adone, ma carino.

-James solitamente gira nudo, quindi non ti preoccupare.- si strinse nelle spalle.

James doveva essere l'ultimo componente della band. Se gira nudo, beh, speriamo almeno che sia un bello spettacolo, pensai.

Andrew si tolse il chiodo di pelle e scalzò le scarpe, strascicando i piedi verso il divano, dove sprofondò e si accese una sigaretta. Sigaretta che ben presto mi resi conto essere uno spinello. Mi sedetti accanto a lui e sbattei lentamente gli occhi.

-Condivisione?

Lui mi guardò a lungo. Aveva gli occhi verdi molto pallidi e i capelli lunghi, chiari, che gli cadevano sul viso dandogli un'aria estremamente darkettona. Non mi stupii che viveva con mio fratello.

-Scusa, sorella, ma Richard mi ha detto di non darti spinelli o cose simili.

-Non lo saprà mai!- trillai, facendomi un po' più vicina e cercando di mettere in evidenza il fatto che fossi semi nuda per convincerlo. Ma capii subito che l'arma della bellezza femminile con lui non avrebbe attecchito, perché mi ignorò e si limitò a scuotere il capo

-Non posso, mi dispiace. Richard si fida di me. Senti, io sarei il primo ad offrirtelo, in segno di pace, ma capiscimi, non posso tradire tuo fratello.

Sbuffai e mi ritirai. Non immaginavo che Richard avesse quest'ascendenza sui suoi bandmates. Lui continuò a fumare pacifico. Sorrideva, e io pensai che questo si era fottuto il cervello peggio di me. E pensare che Worsnop vendeva sostanze schifose, ma io non mi ero mai ridotta così male come Andrew. Sembrava andato completo.

-Tu che ruolo ricopri nella band?- chiesi. Mi rimaneva solo fare conversazione, se non potevo scroccare l'erba.

-Chitarrista. Il nostro lyricist principale è Denis, io e Richard solitamente componiamo la musica. James ci da una mano. Tu suoni?

-Strimpello la chitarra. Magari mi potresti insegnare qualche tecnica.- cinguettai, e sbattei appena le ciglia, in barba alle mie promesse di non circuire i bandmates di mio fratello.

-Certo.- lui mi porse il cinque da battere e io sorrisi un pochino – Stasera Richard ha invitato a cena James e Denis. Magari vorrai vestirti.

Risi, gettando indietro la testa e annuii

-Ricevuto, mi vestirò.

-No, davvero, sorella, io non mi formalizzo ma sai, Denis è uno che fa un sacco di battute volgari, e magari … - blaterò, con gli occhi svagati e la voce cantilenante.

-Ah sì? Ma io non mi scandalizzo di fronte a qualche battuta. Dimmi di più di Denis. Che tipo è?

Andrew mi lanciò una lunga occhiata e scosse appena la testa

-Ogni tanto va fuori di testa. Ma sai, lui non si fa le canne, ci va giù più pesante … - interessante. Molto interessante – Quindi non è pacifico … però è bravo, eh, è un bravo amico … solo che … a volte …

-Tranquillo. Lo conoscerò e mi farò un'opinione.

Gli feci un leggero pat pat sulla testa e lui mi porse il pugnetto da battere. Ricambiai e sorrisi. Andrew mi piaceva, e mi era simpatico. Ero sicura che sarei riuscito a convincerlo anche a darmi una canna, prima o poi, eludendo la sorveglianza di Richard. Richard, che in quel momento entrò e mi abbaiò subito contro

-Midnight! Ma ti pare? Vestiti!

-Sei noioso!

-No, sono civile!

Mi alzai e andai comunque ad abbracciarlo. Eravamo entrambi molto bassi, molto magri, molto truccati e molto emo.

-Che carini che siete.- biascicò Andrew – Siete così emo.

Richard fulminò il suo amico

-Andrew, ti avevo detto di limitare il consumo di cannabis.

Andrew abbassò la testa, affranto e io mi chiesi intanto da quando mio fratello fosse diventato così moralista, e secondo, da quando avesse anche tutto questo potere sulle persone. Io me lo ricordavo a scuola, vittima dei bulli e delle malelingue, non pensavo che il vecchio, timido, impacciato Richard potesse diventare una piccola macchina da guerra formato tascabile.

-Scusa. Ma non ne ho fumate tante, giuro. E comunque … non so … sai … le margherite oggi erano blu, al parco ...

Chissà come mai, credergli fu davvero difficile. Richard fece per ribattere ma poi sembrò ripensarci e stampò un bacio sulla fronte di Andrew.

-Forza, gente, tra poco arriveranno James e Denis. Dobbiamo preparare la cena e mettere tavola. Andrew, vai a comprare le birre che non ne abbiamo più. Io comincio a preparare un pie di carne, Midnight ...

-Fratello, pensavo fossi una rockstar di fama internazionale, non una casalinga disperata.- lo punzecchiai.

Mi lanciò un'occhiataccia, ma stava sorridendo.

-Sono fantastico in entrambi i campi, e te ne accorgerai. Vatti a lavare via tutto quel trucco, fatti una doccia e vestiti.

Proprio mentre stavo andando in camera a prendere il necessario per la doccia, sentimmo squillare il campanello e siccome mi parve che Andrew fosse troppo andato per accorgersene e Richard aveva già le mani impegnate, decisi di andare io ad aprire. D'altronde, quella sarebbe stata la mia nuova casa per un po'.

Spalancai allegramente la porta, senza ricordarmi di essere praticamente nuda e davanti a me vidi un ragazzo.

-Ciao!- disse, e anche lui non sembrava particolarmente scandalizzato dalla mia mise poco seria – Devi essere Midnight. Io sono James.

-Sì, ciao. Piacere.- trillai, facendomi da parte per farlo passare quando mi resi conto che c'era un altro ragazzo, dietro. Che mi guardava con aria di scherno.

-Oh, la sorellina ribelle.- ghignò. Si fece avanti e mi squadrò a lungo – Speravo in un fisico migliore, a dire in vero.

-Scusa, tu saresti?- chiesi, gelida.

-Denis, tesoro. Sono Denis.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lost In Donbass