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Autore: DeadlyNadder 92    10/04/2020    1 recensioni
Sono passati mesi, ormai Astrid e Bruta sono al corrispettivo del nono e ottavo mese di gravidanza.
Le cose a Berk vanno meravigliosamente, eccetto qualche piccola litigarella tra Moccicoso e Bruta che andava a finire nei migliori dei modi.
Straordinario è l'avvenimento che anche se la ragazza era incinta riuscivano sempre a trovare modi particolari per fare l'amore.
Diciamocela tutta, anche Hiccup e Astrid non si risparmiavano ma tutto quanto in certi parametri. Era quasi arrivata al termine della gestazione e Hiccup voleva evitare qual si voglia danno fisico sia hai figli che alla donna amata.
Cinque anni dopo,Tufo e Hel si frequentano ancora. Sembrano essersi aiutati a vicenda nel migliorarsi.
Pensate che ora Tufo si dimostra per quello che è senza alcun timore!
Gambedipesce e Vör pensano ancora in un futuro insieme. Le loro insicurezze sono molte, ma si aiuteranno a superarle e fortificarsi.
Stoick e Valka? Beh, loro sono ancora a Berk e ci rimarranno per tanto altro tempo.
Skaracchio invece? Forse avrà trovato l'amore, chi lo sa.
Una cosa è certa....Alcuni di loro non si conosceranno mai abbastanza.
Allert: Sporadici spoiler su Dragons: Race to the Edge.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Ingerman rimase senza parole, quella risata la conosceva e anche quel 'Insieme' che gli venne sussurrato all'orecchio.
Quasi non poté crederci, ma diede il caso al sonno che ora lo stava scuotendo. 
Ed Iðunn era li, proprio li con loro, inconscia del fatto che con lei vi era la fanciulla destinata al figlio.
Ed era li, con lo sguardo a fissare le quattro ragazze in cerca di quella che poteva essere la figlia di Thora.
Ed era li, vicino a Vör senza più ricordare che la vide appena nata, che la vide a due anni mentre la guardava con occhi rapiti e la salutava brandendo un fiore come una lancia.
E si scordò di tutto, Iðunn che attendeva solamente di visitare casa di Vör solo per scoprire che fosse realmente lei e non una delle tre.
E la guardava, Vör, pensando che aveva le giuste carte per essere una grande guerriera.
Bella, forte, dal fuoco nelle vene e la passione nell'anima.
'E' vero allora!' La voce di Nanna si espanse velocemente all'interno del cerchio che involontariamente andarono a creare tutti quanti.
I presenti si guardarono interdetti, tutti eccetto Hlín che andò a raccontare di quel che si diceva nei riguardi della dolce e battagliera vichinga dai biondi crini e dagli occhi verde smeraldo.
Vör rimase ad ascoltare nel pieno dei dettagli la storia, i suoi occhi si persero nel vuoto tentando di catturare qualche movimento che agli occhi umani erano invisibili ma che, ai suoi erano evidenti più del dovuto.
Si voltò lentamente, il viso sfiorò la spalla sino a quando un debole fruscìo di vento le sfiorò le gote facendole arrossare delicatamente.
L'azzurro dei cieli estivi venne celato dietro alle palpebre scure mentre le vivaci labbra si schiusero per lasciar scappare un piccolo sospiro di cui nessuno si accorse.
'Torniamo a casa, ho delle cose da fare.' disse di punto in bianco la Sovrana di Draghi.
Dagur, Gambedipesce e Gustav annuirono energicamente mentre una timida Skuld si fece indietro di qualche passo prima di bloccarsi improvvisamente nell'udire la voce della madre che si precipitava da lei.
Quando la donna si fermò le mani si portarono sulle spalle della fanciulla che le disse di stare calma e di riprendere il respiro.
Ma era troppo agitata, Verðandi, che traendo un profondo respiro andò ad esporre a bassissima voce, un lento e spietato sussurro, l'evento che non era mai capitato in tutta la loro vita.
'Succede qualcosa?' domandò in tono solenne Snotra che decise finalmente di parlare nonostante gli sguardi delusi da parte di Vör.
'Nulla Capo, necessitiamo di lei per stendere le pelli di lupo.' andò a scusarsi velocemente la donna che suscitò nella rossa un profondo sospiro di sollievo.
Sollievo? Si, nel sentirsi chiamare Capo e non Ancella. 
Scrollò le spalle, congedò con sufficienza i presenti e si ritirò all'interno dell'abitazione.
Fredda, scostante, infastidita, colpita per quello che Vör gli disse.
Delusa, inasprita, rabbiosa, addolorata per quello che gli venne nascosto senza alcuna vergogna. Tutti dovevano rivelare tutto, soprattutto se quel tutto rivela il suo destino; passato, presente e ancora di più futuro.
Lasciò il posto, ma Gambedipesce afferrò velocemente l'arco e una freccia e la fermò immediatamente.
Gli occhi della donna voltarsi verso di lui, disinteressati se non addirittura disgustati e contrariati.
E si domandarono cosa avesse in mente di fare l'Ingerman, cosa gli stesse passando per la testa di combinare quando le prove erano state fermate dalla fidanzata stessa.
Chiunque si sarebbe approfittato per evitare un impegno o una scocciatura simile, ma non lui.
Se Gambedipesce prendeva un impegno l'avrebbe portato alla fine, anche allo stremo delle forze.
Alzò il braccio, strette nella medesima mano sia l'arco che la freccia.
Si fermò, Snotra, con le braccia incrociate e l'aria di sufficienza di chi dava per certo il fallimento del ragazzo.
Dagur, Vör, Fulla, Gustav, Hlín, Skul e Verðandi tacerono mentre di loro le mani si andarono a stringere nella speranza che ciò potesse creare collegamento spirituale per trasmettere al biondo la forza necessaria per dare scacco matto alla rossa.
I corvi gracchiarono, i lupi si sedettero guardiani al fianco del corpulento vichingo che dopo essere stato pochi attimi a fissare la tanto famigerata candela si decise a tendere l'arco.
Il falco di Vör si posò nuovamente sul bordo dello scudo; questa volta non perse l'equilibrio a quell'improvviso peso anzi.
I due gatti, invece, si accomodarono uno sulla destra e uno sulla sinistra fissando tutti in silenzio.
La freccia scoccò, il giovane abbassare soddisfatto l'arco e avviarsi senza troppi problemi verso la riga dei ragazzi che guardarono ansiosi la volata dell'arma.
Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette.
L'ottavo cerchio, il più piccolo arrivò, tutti quanti chiusero gli occhi ad eccezione di Vör che rimase ad occhi spalancati quando quell'ultima sfrecciò e chiuse la candela tagliando a metà lo stoppino.
E scoppiò in un urlo emozionato, le braccia si alzarono portandosi dietro le mani di Dagur e Fulla.
Aprirono gli occhi.
La candela era spenta, la freccia era conficcata nella corteccia di un albero mentre alcune donne del luogo l'andarono a sfilare per portarla al Capo.
Snotra spalancò gli occhi così tanto da sembrare impazzita, ma non appena lo sguardo loro si posò su di lei, la donna si voltò di spalle riprendendo a camminare con passo svelto. 
'IL CAPO SI SPOSA!' urlarono in coro le due Ancelle che, una volta che le furono lasciate le mani, andarono ad esultare con tale gioia che le loro grida si poterono udire chiare al di sotto della location.
E un vociferare si alzò dal piano terreno, le domande incominciarono a spargersi a macchia d'olio sino ad essere un distinguibile brusio che poterono udire anche le bambine all'interno delle loro abitazione.
'Il Capo?' ripeté basita Verðandi che attirò l'attenzione di Skuld, sua figlia che incominciò a spiegargli la precedente situazione.
Gli occhi scuri come la pece si posarono sulla bionda chioma saltellate di Vör che trascinò tutti quanti in un abbraccio di gruppo.
Si avvicinò per portare tra di loro anche loro due, ma con lento segno di negazione del capo, fecero abbassare lo sguardo alla ragazza che con un sospiro venne afferrata da Hlín per un polso e riportata all'interno della stretta. 
'Cosa è successo di preciso, a casa?' chiese ancora una volta la fanciulla che delle precedenti spiegazioni della madre ben poco le aveva capite.
'Il filo dorato si è sfatto e si è ricreato da solo intraprendendo una nuova strada.' disse in maniera sintetica la donna che, riafferrando la figlia per le spalle, andò ad aggiungere un 'ti rendi conto, vero? Questo vuol dire che sta tessendo una nuova vita e questo potrebbe intralciare la vita altrui!' Skuld si voltò a guardare Vör, come riusciva a fare tutto questo senza neppure sapere come doveva fare?
'Mamma, cosa vuol dire? E perché intralciare?' domandò ingenuamente lei lasciando che un 'Una nuova vita per tutti noi, bambina mia. Perché? La vita dei presenti è intrecciata con quella di Frigg, se lei cambia la sua vita il corso delle vite di tutti quelli che sono qui cambierebbe.' si affrettò a spiegare la donna che incominciò a guardare anche lei la vichinga.
Essa si voltò verso di loro, si distaccò dal gruppo avvicinandosi a loro. 
'Se cambio io non vuol dire che cambiano anche gli altri.' iniziò con il dire Vör. 'I fili di un telaio si incrociano, si uniscono e diventano parte di un bel disegno; ma se quella tela si rompe i fili torneranno ad essere singoli, uno solo che seppur rimembrante la passata trama è pronto per essere riutilizzato e reintegrato in qualcos'altro di diverso e di nuovo.' spiegò per ultimo la bionda che rafforzò il contenuto con un successivo 'Ho preso una decisione molto importante, ma questo non influirà ne su di voi ne su di loro. E' un compito che mi è stato assegnato e io non lascio mai a metà, per quanto doloroso e frustante esso sia, è un lavoro su cui qualcuno tesse sopra le sue speranze. Non distruggerò il telaio, sarò solo un filo dorato su un arazzo infinito. Tornate a casa ora, non voglio che la matriarca si preoccupi per voi.'.
'Tu chi sei, realmente?' chiese scioccamente Verðandi che rubò una casta risata cristallina alla giovane che rispose con un 'Se non lo sapete voi, Donna del Presente, non posso saperlo io che sono ancora alla ricerca dei miei perché. Non trovate?' già che, a quella risposta, colei che pose la domanda scosse il capo ridendo 'Che sciocca, voi siete Vör Frigg...' che venne interrotto da un rimprovero della fanciulla che le ricordò che non doveva rivelare nulla se non il minimo essenziale. 
'Vör.'
La voce di Gambedipesce squarciò la risata divertita della Dèa che le disse che non importava e che avrebbe conosciuto l'altra se alle sue nozze dove loro, logicamente, erano invitate.
Le salutò calorosamente, delicatamente le spinse verso la direzione da dove era venuta la Norna e le ammonì sul fatto di aver lasciato da sola una donna anziana.
Loro si guardarono in silenzio, aveva ragione, non bisognava mai lasciarla.
Un trio non può dividersi, ancor prima se è di un certo spessore come il loro.
Sorrise, la giovane Dèa nel vedere madre e figlia che si allontanarono mano nella mano.
Una morsa al petto la colse di sorpresa, gli occhi si riempirono di sogni irrealizzabili, quei sogni che la portavano a volere una madre che le stringesse la mano come Verðandi con Skuld; le sue labbra cambiare da dolcezza ad amarezza, quella che la fece voltare e tornare ammutolita dai vichinghi che l'attendevano per tornare a casa.
E aprì la strada proprio Vör, con gli occhi infelici di chi stava assaporando un piatto troppo amaro da mandare giù.
Dall'espressione di una che ha perso la guerra più importante di tutte quante messe insieme.
Una Dèa triste è lo spettacolo che sconsiglierei a tutti, è come vedere la persona che si ha più a cuore dirci addio.
O come una pioggia invernale funesta nuda di tuoni e di fulmini che donano un tocco di colore.
Anche peggio, una canzone toccante che ci evoca momenti di vita di cui ne faremo bene a meno facendoci, inevitabilmente, piangere.
E mi duole incredibilmente dirlo, ma in quel momento anche se sapeva di sposare Gambedipesce, la tristezza di non avere una madre o un parente con cui condividere la notizia prendeva il sopravvento.
Alla sua destra Fulla e Patatona mentre alla sua sinistra Hlín e Occhidifalco, dietro di loro al centro Gambedipesce che aveva sulla sinistra Dagur con Geri e Huginn mentre sulla destra Gustav con Freki e Muninn, a chiudere la coda Curvazanna.
E il biondo era attento a guardare il voluminoso scudo che copriva la sua donna, era certo che qualcosa la disturbava e quel qualcosa era legato di certo agli avvenimenti di quella serata.
Non fece attenzione a nessun'altro che era intorno a loro, non pensò neppure che erano scesi al piano terra dove venivano fermati ogni due minuti per chiedere con chi si sposava il Capo.
'Con lui.' e le due ancelle presentavano fiere il giovane Ingerman che impacciato alzò la mano salutando.
'Con...lui? Non era venuto per la figlia di Thora ormai morta? E ora si sposa con Snotra?' Fulla e Hlín si guardarono prima di scoppiare in una fragorosa risata.
Ormai morta.
Già, forse le cose sarebbero state più semplici se Vör fosse realmente morta.
Semplici sia per Gambedipesce, per Dagur, per lei e per tutti quelli che a cui aveva davvero reso impossibile anche la cosa più banale.
Abbassò la testa, le ciocche di capelli caddero sul petto dondolando sopra la cinta; le mani erano lungo i fianchi, le dita sfiorare e serrare un attimo dopo la stoffa della gonna.
'Invece sono ancora viva.' disse con tono autoritario Vör che portò velocemente gli occhi sulla donna, le sue parole accompagnate dallo stridere del falco.
Gambedipesce e Gustav non vedevano una situazione del genere dai tempi di Tufo e Gallina!
Patatona e Occhidifalco soffiare fumo su di lei, gli occhi erano le file per il Regno di Hel.
'Dobbiamo andare, i convenevoli di benvenuto un altra volta, ok? Ok. Ciao!' Dagur interruppe velocemente l'aria tersa che si era creata facendo strana in quello stesso cunicolo da cui erano entrati qualche ora prima.
L'imbarcazione del Berserker attendere impaziente il ritorno del suo Capitano che, ancora all'interno del cunicolo metteva sotto interrogatorio con la collaborazione di Gambedipesce, Vör.
Ma la risposta era sempre quella: 'Sto bene, non vi preoccupate. Sono solamente stanca, ecco tutto.'.
Gli ultimi passi prima di arrivare sulla spiaggia dove la passerella era già calata e di subito i primi passeggeri imbarcarsi.
Tutti quanti, draghi inclusi, scesero sottocoperta dove gli fu servita una sostanziosa cena che fece illuminare gli occhi a Vör suscitandosi così le risate di tutti quanti.
Lei, invece con quel 'Anch'io una volta ogni tanto mi strafogo come un porcello. Non sempre, ma una volta al mese me lo concedo!'.
E si andò avanti così, tra le risate, le portate, il cibo e le bevande una serata che sembrò concludersi in maniera più che soddisfacente quando...
 
«Quindi tra tre giorni ti sposi, Capo?»

«Già, non vedo l'ora.
Sono certa che anche altre coppie di troveranno!»

«Riguardo alle nozze di Fulla e Gustav, ecco ci sarebbe un piccolo particolare di cui Snotra non ti ha parlato e vorrei essere io a parlartene.»

«Hila, volevo essere io a dirlo!»

«Fulla, tu non dovresti neanche sentire; quindi io e Vör andiamo sul pontile; almeno le parlerò tranquillamente e dettagliatamente.»

Vör e l'ancella si alzarono da tavolo, la giovane da subito iniziò ad accennare a qualcosa di abbastanza sfumato prima di incominciare a parlare seriamente su quella piccola tradizione che riguardava la prima sposa abitante dell'Isola dopo numerosi anni.


«Ma dove diamine è Dagur con Vör?»

«Hiccup, per favore. 
Limita le parole, anche se i bambini dormono sentono tutto!»

«Già, ti chiedo scusa.
Astrid ti rendi conto?
La mezza notte è passata da due ore e loro ancora non rientrano!»

«Ah, Capo smettila di preoccuparti tanto!»

«Moccicoso, no, non la smetto!
Lei è il fuori con Dagur e non sono ritornati all'ora in cui lui aveva promesso!»

«Io ho fiducia in lei, probabilmente è andata sull'Isola delle Strambe per Gambedipesce.»

«Non credo.
Non penso.»

Hiccup tenne le braccia incrociate, la folta pelliccia sulle sue spalle ricadeva lungo la sua schiena andandogli a coprire anche il capo.
Le ciocche di capelli castani erano legati in una  treccia dietro la nuca, la sottile e fitta foresta color cioccolato celare l'espressione tesa e agitata.
Astrid si alzò da terra e si avvicinò a lui, una pelliccia bianca incorniciava il volto nascondendo gelosamente il profilo.
I capelli biondi erano legati nella solita treccia laterale dove, di lato, scendeva un altra treccia a completare l'opera d'arte di sincera bellezza locale.
L'espressione rivelare si timore, ma anche una forzata vena ottimistica nel rivedere presto la fanciulla.
Moccicoso fece un profondo respiro, ancora seduto con la schiena contro un albero teneva seduti a cavalconi su entrambe le gambe i bambini che dormivano beati.
Le sue braccia erano ferme e immobili, come due pezzi di marmo che non potevano muoversi perché avrebbero svegliato qualcuno di estremo valore e importanza.
Al suo fianco, avvolti da spesse e voluminose pellicce i due Haddock dormivano tranquilli e all'oscuro di ogni preoccupazione.
'Stai tranquillo, figlio mio.' disse tuonante Stoick che in quella sua voce mantenne una nota addolcita.
Era preoccupato anche lui, infondo quella era pur sempre sua nipote e non poteva permettere che gli succedesse qualcosa. 
'Starà sulla rotta di casa, a breve arriverà.' aggiunse amorevole Valka che andò a posare la mano sulla schiena del figlio.
Un sorriso dolce e preoccupato si plasmò sul volto della Pazza Signora dei Draghi.
Aveva imparato a conoscere la ragazza, l'aveva amata e apprezzata per quello che era; unica e inimitabile, eppure ogni volta che la sapeva fuori da Berk si agitava sino ad essere paranoica.
Da notare che, nonostante queste sensazioni negativi, la Haddock Senior non le confidava a nessuno dimostrandosi sempre positiva e predisposta alla riuscita di tutto.
   
 
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