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Autore: Emmastory    10/04/2020    2 recensioni
Come sappiamo, le avventure, di Kaleia, Sky e della sua famiglia non sono certo finite, ma vi siete mai chiesti com'è stata la loro infanzia? Cosa sia successo mentre crescevano assieme alla cara Eliza? Scopritelo in questa raccolta, dove umanità e magia si intersecano di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Big-Adventures-for-little-pixies
 
Capitolo XIV
 
Le magie della natura
 
Quell'anno, l'inverno al bosco era stato duro, e dopo aver preparato i biscotti e gli omini di pan di zenzero con la mamma, decorato l'albero di Natale e guardato un episodio speciale di ognuno dei loro cartoni animati preferiti dedicato proprio alla festa, Sky e Kaleia avevano lasciato che la madre le aiutasse a mettere il cappotto, la sciarpa e i guanti, e uscite di casa, avevano corso fra la neve e giocato a costruirci pupazzi e fortini, e buttandosi in quel bianco tappeto, anche angeli. Fra un passo e l'altro in quella bianca coltre, però, Kaleia aveva notato qualcosa nell'erba gelata del giardino di casa. Un fiore. Piccolo e azzurro, un fiore. Abbassandosi, la bambina si fermò ad osservarlo, e fu allora che scoprì la verità. Dato il freddo di quella così algida stagione, quel povero fiore stava ormai morendo, e anche a sei anni, era sicura di poter fare qualcosa in quanto fata della natura, ma le sue speranze si infransero come vetro quando si ricordò dei guanti. Avrebbe voluto toglierli, liberarsene e provare a salvare la vita a quel povero fiore, ma faceva davvero troppo freddo perchè potesse agire, così, salutando il proprio pupazzo di neve, la bambina si decise a rincasare, e con le lacrime agli occhi, guardò la sorella maggiore richiudere la porta e rintanarsi sul divano con una coperta sulle gambe, vicina al caminetto ancora acceso e pieno di grigia cenere scaldata dalle fiamme. Pur seguendola e unendosi alla mamma seduta in poltrona a leggere, Kaleia non riuscì a distrarsi, avendo fisso in testa il pensiero di quel fiorellino bruciato dal freddo. Aveva sei anni, era ancora una pixie, e oltre ad essere deboli a causa della sua ancora tenera età, i suoi poteri sembravano smettere di funzionare con il freddo. Le piaceva giocare fra la neve, ridere e divertirsi, ma era in momenti come quelli che desiderava essere più simile alla sorella. A otto anni, era diversa da lei sotto ogni aspetto, incluso il segno che dalla nascita aveva impresso sulla pelle. Se la piccola Kaleia aveva una foglia, a Sky era toccata la forma stilizzata di un moto d'aria, e con essa i poteri del vento. Era quella la ragione per cui il freddo e la neve non la disturbavano affatto, come invece accadeva alla sorella, e sempre quello il motivo per cui riusciva a controllarlo, così come a volte, per divertirsi, faceva con le stelle. Sedendosi più comodamente sul divano, la pixie prese il libro di favole dal tavolino in legno del salotto, e silenziosa come un gufo in volo, iniziò a leggere. Così, parola dopo parola e riga dopo riga, i suoi occhi si mossero veloci fra le pagine, fino a quando, stanca e priva di energie, non si addormentò sul divano, sbadigliando e sistemandosi meglio la coperta addosso, per poi sdraiarsi e scivolare pian piano nel sonno. Poco prima di addormentarsi a sua volta, la piccola Kaleia si lasciò cullare dal crepitio delle fiamme, e chiudendo gli occhi color del cielo, si abbandonò lentamente alla grigia incoscienza, riposando tranquillamente per intere ore e svegliandosi solo quando il sole tornò a regnare nel cielo. Il mattino seguente, la piccola pixie si svegliò riposata e piena di energie, e con ancora addosso i vestiti del giorno prima, ebbe come unico pensiero quello di controllare il fiore che aveva abbandonato in mezzo alla neve. Veloce, si precipitò in giardino, e solo allora, riuscì a vederlo. Ora che la neve si era sciolta, quel piccolissimo fiore azzurro era nuovamente pregno di rugiada mattutina, e qualcosa, un sesto senso o una voce nella sua testa, comunicava con la pixie, parlando e rassicurandola sullo stato di salute di quella piantina, che forte e resiliente, era riuscita a sopravvivere sfidando e sconfiggendo il freddo. Provati, i petali erano ormai caduti raggruppandosi tristemente sul terreno, e con gli occhi che bruciavano a causa di un pianto che avrebbe solo voluto liberare, la piccola protese una mano in avanti, e controllando i suoi poteri, scostò lentamente un cumulo di neve ancora vivo dopo il sole, e solo allora, qualcosa entrò nel suo campo visivo. Semi. Tre piccoli semi nascosti nel terreno ammorbidito dalla neve trasformatasi in acqua, che la piccola nascose nella tasca del vestito e riportò in casa. Giunta in salotto, avvisò la sorella della sua scoperta, e insieme, le due si ispirarono al nuovo passatempo preferito della mamma, ossia il giardinaggio. Per quanto ne sapevano, ogni finestra in casa aveva almeno due o tre vasi di fiori sul davanzale, ragion per cui trovarne uno non era certo stato difficile. Ora l'unica cosa  a mancare era il terriccio, ma aiutate dalla mamma, le bambine superarono anche quell'ostacolo, e finalmente pronte, piantarono quei semi. Erano tre, e non c'era garanzia che tutte le future piantine conoscessero il mondo, e pur senza usare la magia per aiutarne la crescita, Kaleia tenne vive le proprie speranze. In fin dei conti, e proprio come il fiore da cui avevano avuto origine, anche quei minuscoli semi dovevano essere stati forti per sopravvivere ai rigori dell'inverno, ma ora la pixie poteva solo aspettare. Così, decisa e determinata, la piccola dedicò tre intere settimane alla costante e continua cura di quei semi, innaffiando il terreno quando lo scopriva asciutto, e spostando con cura il vaso quando il sole era decisamente troppo forte. Stoica, si impose un divieto sull'uso della magia, e dopo una settimana d'impegno, il primo germoglio. "Mamma, è vivo! Sky, guarda! Ce l'ha fatta! Il semino è vivo!" gridò, felicissima. Orgogliosa, la madre l'abbraccio e così la sorella, e appena fuori dalla finestra, un altro viso amico la colse di sorpresa. In piedi al centro del suo giardino, Christopher. Il suo migliore amico, che a quanto sembrava, doveva aver sentito parlare del miracolo che cercava di compiere, e appena qualche giorno dopo la disavventura fra la neve, la bambina aveva finito per ammalarsi. Nulla di più serio di un semplice raffreddore per fortuna, ma abbastanza da farla startunire, e appena attimo dopo, farle girare e dolere la testa come mai era successo prima. Aveva avuto la febbre in passato, e forse stava succedendo di nuovo, ma a lei non importava. Salutando l'amico, lo invitò ad entrare, e annuendo, il bimbo non si fece attendere. Fu infatti questione di attimi, e qualcuno bussò alla porta. Proprio lui, proprio Christopher, che nell'innocenza dei suoi sei anni, aveva deciso di aiutare l'amica in quella missione, e avvicinandosi alla finestra, sfiorò con le dita il terriccio presente nel vaso, scoprendolo asciutto. "Stai facendo un buon lavoro, ma questo fiore ha bisogno d'acqua. Eliza, ci aiuti?" disse, continuando ad osservare quel seme da poco venuto al mondo. Annuendo, la donna riempì una bottiglietta d'acqua, e passandola al bambino, lo guardò svuotarla quasi completamente, mentre il terreno, assetato come diceva, l'assorbiva, e con essa tutti i suoi nutrienti. Felice di vedere quei progressi, Kaleia sorrise, e improvvisamente, il suono di un suo starnuto ruppe il silenzio. Divertito, Christopher scoppiò a ridere, e prendendole la mano, gliela strinse leggermente. "Ti stai impegnando, ed è la cosa giusta. Un giorno questo fiore ti ringrazierà." Le disse dolcemente, sentendo il cuore battere come impazzito. Colpita, la bambina non seppe cosa dire, e mantenendo il silenzio, si limitò a sorridere. Così, per il resto di quel pomeriggio, i tre bambini si dedicarono alla botanica, e dopo altre settimane di cura e attesa, un'altra sorpresa. Sempre al sicuro nel suo vaso, la piantina prese a risplendere e brillare di luce propria, e più che certa di non aver usato la propria magia in alcun modo, Kaleia rimase a bocca aperta, e stringendo ancora la mano di Christopher, osservò quello spettacolo unito al panorama visibile appena fuori dalla finestra aperta. Meravigliati, i bambini si ridussero al silenzio, e scioccando i presenti, due piccole sfere di luce si sollevarono dalle foglie della pianta, ormai adulta e all'apice della sua crescita. Orgogliosa di sè stessa, Kaleia sentì una nuova stretta di speranza al cuore, e quando le due sfere di luce si mossero nell'aria come se danzassero insieme, un abbraccio di gruppo unì i tre piccoli amici, che contenti di aver compiuto una buona e nobile azione, promisero di restare insieme per sempre, senza lasciarsi mai. "Amici per sempre, ragazze?" chiese Christopher, scivolando nel silenzio in attesa di una risposta. "Amici per sempre." Gli fecero eco le pixie, felici. Con quelle parole, i tre si strinsero la mano, e avvicinandosi, il piccolo Christopher provò a posare un bacio sulla guancia di Kaleia. "Chris, sei... sei sicuro. Non sto bene, e ti ammaleresti." Lo avvisò lei, allontanandolo gentilmente. "Non m'importa." Rispose il bimbo, testardo come mai era stato. "Che vuoi dire?" chiese allora lei, confusa. "Che ti voglio bene, Kia." Cinque parole, cinque semplici parole che il piccolo Christopher pronunciò con il cuore in tumulto, ignorando il rischio di ammalarsi e regalandole un bacio che la piccola, anche alla tenera età di sei anni, non avrebbe mai dimenticato. Quella sera, lei e Sky andarono a letto con la serenità nell'anima, provando orgoglio e felicità nell'aver scoperto a poco a poco le magie della natura. 
 
 
Rieccomi di nuovo, per la penultima di quelle che saranno quindici storie. Che succederebbe se una fatina della natura come Kaleia decide di salvare tre semini dal freddo dell'inverno? Leggendo, l'avete scoperto insieme a lei e ai suoi amici, che a loro volta hanno sperimentato con orgoglio le magie della natura. Spero che la storia vi sia piaciuta, rinnovo nuovamente i ringraziamenti e il supporto, come sempre sappiate che mi motivano moltissimo,
 
Emmastory :)
   
 
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