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Autore: TheBrainStealer    10/04/2020    0 recensioni
Di storie che raccontano di piccoli aspiranti allenatori ne abbiamo viste, ma cosa accade quando qualcuno ha già seguito un percorso di vita?
la storia ruota attorno ad un ragazzo di nome Adam che, da quando zoppica per motivi noti solo a lui, ha visto spegnersi il suo sogno di essere viaggiatore, ritrovandosi così bloccato in una routine di noia, apatia e ricordi dolorosi. Tuttavia, una serie di eventi inaspettati metteranno a dura prova la volontà già ridotta male del giovane, smuovendo la deprimente quotidianità che ormai da tempo lo affligge.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Videogioco
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PROLOGO: ROUTINE


<< abc >> = dialogo

" abc " = pensiero

* abc * = telepatia

_____________

Regione di Hoenn, appena fuori da Petalipoli, mattino.

Una forte fitta di dolore, dei sogni confusi e la loro conversione in un incubo...

Ci vollero queste tre cose per svegliarlo.

Il ragazzo si aprì gli occhi...

"è sempre lì...sempre lo stesso sogno che mi tormenta...adesso però basta Adam, vedi di piantarla e alzati..."

Si mise lentamente a sedere sul letto e dette un ultimo sguardo a camera sua, come se stesse ancora cercando di capire se fosse uscito da quel brutto sogno e se quella che aveva intorno era la stessa realtà di sempre.

Lo stesso letto matrimoniale, lo stesso armadio a porte scorrevoli e lo stesso posto occupato accanto al suo.

Si passò una mano tra i capelli schiacciati dal cuscino, sfilò i piedi da sotto le coperte e li infilò nelle pantofole.

Prima di alzarsi, dette un'occhiata al bastone da passeggio che era appoggiato accanto al suo comodino.

Contemplò il manico leggermente incurvato, le venature del suo legno scuro e al gommino posto nella parte finale.

Avrebbe voluto provare ad usarlo, ma quel giorno il dolore alla gamba era stato così forte da svegliarlo addirittura nel sonno.

Per quanto avesse preso la pillola antidolorifica la sera prima, l'effetto era svanito un paio di ore prima, facendo sì che una fitta dolorosissima lo svegliasse di prima mattina.

Sbuffò per poi aprire il primo cassetto del mobiletto: dentro c'era un tutore composto da due parti che erano aperte come un libro

Lo afferrò sbuffando per poi iniziare a montarlo sulla sua gamba destra: quell'affare era fatto appositamente per tenere ben saldo l'arto e fare in modo che il dolore, sempre con l'aiuto degli antidolorifici, diminuisse in buona parte.

Chiuse a scatto il dispositivo attorno a una zona che si estendeva dal polpaccio alla zona situata sopra al ginocchio.

Ora, a causa di quella morsa d'acciaio, il poveretto poteva a malapena muoversi...

Quando si alzò in piedi e sentì che quella tortura stava lievemente diminuendo di intensità provò a sollevarsi. Tuttavia, non gli piaceva l'idea che dei pezzi di ferro intrecciati tra loro stessero sopra il suo pigiama, anche perché in quel modo era costretto a vedere la testimonianza del suo handicap, mentre col bastone avrebbe potuto almeno appoggiarlo da qualche parte in modo da apparire, almeno temporaneamente, un ragazzo qualunque con la gamba sana.

Quello però era un lusso che non poteva permettersi tutti i giorni: i medici gli avevano detto che la via verso uno stadio più decente della sua situazione sarebbe arrivato nell'arco di moltissimo tempo e il dolore avrebbe potuto presentarsi, seppur in maniera sporadica, in modo totalmente imprevedibile.

A un certo punto, decise di non starci più a pensare e si avviò verso il salotto di casa sua, zoppicando e imprecando tra sé e sé ogni volta che appoggiava il piede a terra in maniera errata.

La saletta non era molto grande, però era abbastanza estesa da ospitare un divano piuttosto voluminoso, un tavolino di legno che arrivava all'altezza degli stinchi e un camino attaccato al muro, il tutto sopra ad un tappeto di tessuto grigio chiaro.

Adam si appoggiò ad un muro composto da mattonelle di ardesia per aiutarsi a spostarsi verso l'invitante sofà color nocciola e sedersi sopra di esso.

"beh, per adesso non ho fatto un viaggio molto lungo, ma credo che debba ancora far svegliare questa povera gamba", pensò il tale immerso nella sua malinconia mattutina.

Girò la testa e contemplò il mondo esterno attraverso la finestra che sovrastava il soggiorno. Da lì, poteva vedere il cottage del signor marino che se ne stava appollaiato sulla riva del mare, come se lo stesso edificio fosse dotato di vita propria al solo scopo di poter godere della spuma del mare che si spiaggiava sulla spiaggia colpita dal sole situata a pochi passi da Petalipoli.

Sull'orizzonte, qualche barca solcava le placide acque più lontane dalla costa, sollevando piccole onde appena visibili attorno agli scafi.

Davanti a quel panorama, il ragazzo si accasciò sul divano: la vista del mare gli aveva sempre donato una leggera serenità.

Se ne stette lì per minuti interi, immerso nei suoi pensieri, come se aspettasse qualcosa che in realtà non sarebbe mai potuta esistere o accadere.

Improvvisamente, un rumore proveniente dal corridoio che portava alla sua camera da letto attirò la sua attenzione

Adam si rimise a sedere...

"maledizione, credo che il flusso dei miei pensieri l'abbia svegliata"

Si allungò un poco oltre lo schienale della poltrona per vedere il luogo dal quale provenivano i suoni per poi trasformare i suoi dubbi in delle certezze.

Osservò la figura levitare per il corridoio fino ad arrivare all'interno della sala.

quella che era arrivata non era un Pokémon qualunque...

* ciao Evelyn...vedo che ti sei svegliata... *

La gardevoir lo fissò rimanendo in silenzio per alcuni secondi, poi continuò ad avanzare per andare a sedersi accanto al suo allenatore.

* hai avuto un incubo, non è vero? *, chiese lei preoccupata.

* si...sempre lo stesso. In ogni caso scusami, non volevo svegliarti *

i due ormai si conoscevano da così tanto tempo che avevano sviluppato un legame mentale che quasi nessun umano era mai riuscito a sviluppare con un pokémon. Di conseguenza, il ragazzo non aveva nemmeno più bisogno di parlare: era riuscito a gestire la cosa in maniera così efficace da riuscire a rispondere ad Evelyn attraverso il contatto telepatico che lei stessa creava, cosa che riuscivano a fare davvero in pochi. Per quanto fosse incredibile, qualche abitante di Petalipoli pensava che loro fossero due strani individui, fermandosi all'apparenza fornita da un allenatore e il suo pokémon che non parlavano mai. E invece parlavano eccome...la sola differenza tra loro e gli altri era che per conversare non avevano bisogno di suoni, ma come ben sappiamo, la gente che si differenzia dalla massa non è sempre vista in modo positivo.

* non devi sentirti in errore per avermi svegliata: lo sai che riusciamo a sentire l'una i pensieri dell'altro e questa non è colpa di nessuno, anzi...questa è una cosa bella, giusto? *, rispose lei accennando un sorriso e mettendogli una mano sulla spalla.

* penso che tu abbia ragione *, replicò l'altro posando il capo sullo schienale.

* e poi, ad esser sincera mi sono svegliata per un altro motivo *

Lui si girò nuovamente verso il Pokémon.

* ovvero? *

Evelyn appoggiò la testa sulla sua spalla del suo allenatore.

<< buon compleanno Adam >>, sussurrò dolcemente la gardevoir.

L'allenatore si era completamente dimenticato che il 24/08 di ventiquattro anni fa, che era esattamente in quel giorno, suo madre lo aveva portato alla luce. Malgrado per lui il compleanno fosse un giorno come un altro, lei ogni volta glielo ricordava sempre allo stesso modo in modo che quella giornata, in un modo o nell'altro, acquisisse importanza...con un sussurro di prima mattina.

E quel sussurro era infatti rimbombato dentro la testa di Adam, il quale la ringraziò accarezzandole la curiosa capigliatura verde che si trovava sopra la testa della sua amica.

Sentire parlare quella figura raffinata era strano per fino per lui che le aveva insegnato il linguaggio umano durante il trascorrere degli anni e questo lei lo sapeva, anche perché i due di solito parlavano telepaticamente, facendo sì che un osservatore esterno avrebbe trovato in quella casa un luogo fatto di apparente silenzio con un'atmosfera piuttosto particolare.

poco dopo essere stati in quella posizione, quella si girò verso di lui per poi tornare a parlare attraverso i poteri psichici.

* Adam, oggi cosa vuoi fare? Non vorrai trascorrere questa giornata come gli ultimi compleanni... *

Lui sapeva a cosa si stesse riferendo e con quella frase gli venne in mente che da ormai due anni passava il giorno della sua nascita in totale solitudine con quella che era la sua squadra.

Sapeva che in qualche modo era sbagliato, ma una parte della sua mente aveva ormai fatto nascere in lui l'irrefrenabile istinto di allontanarsi dagli altri.

Mentre pensava a queste cose sentì un impulso scandagliare la sua mente come il sonar di un sottomarino: Evelyn stava ancora ascoltando i suoi pensieri.

Il ragazzo tornò a guardare la sua gamba per poi rispondere mentalmente al pokémon con tristezza.

* una volta non era così... *

Continua...

 

   
 
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