Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: Saruwatari_Asuka    10/04/2020    2 recensioni
{Spoiler dei capitoli dal 195 al 211 circa}
{ShinOji of course}
{Angst a palate perché fa sempre bene}
--
“Buongiorno, Shinsou.”
Sgranò gli occhi, a quel saluto, fermandosi come una statua di sale all’ingresso dell’aula.
Lo aveva salutato. Davvero? Anche adesso che era libero di muoversi, di saltargli addosso ed ucciderlo?
Dio, che aveva fatto?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hitoshi Shinso, Kaminari Denki, Mashirao Ojiro, Shōta Aizawa
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 16

 

 

 

Se lo era detto e ripetuto innumerevoli volte. Non meritava Ojiro e non era giusto forzarlo, in nessun modo e per nessuna ragione.

Eppure, quando il giorno dopo lo rivide a scuola, con gli occhi segnati dall’insonnia, non riuscì più a pensare di stare zitto ed aspettare.

Lo aveva baciato lui, quindi forse poteva sperare e peccare un poco di presunzione nel pensare che poteva anche aiutarlo. Se poteva dissipare anche un solo dubbio, qualcosa di piccolo...perché non farlo.

Glielo doveva.

Per questo approfittò subito della lentezza di Ojiro, alla fine della giornata scolastica, nel mettere tutto quanto in cartella. Di solito si sbrigava, pur di non far aspettare troppo Shoji e Sato, ma quel giorno gli sembrava quasi scarico. Come a rallentatore.

Anche durante le lezione, pur avendo in mano la penna per tutto il tempo, aveva scritto pochissimo. Quasi nulla. Era lampante non riuscisse a stare dietro la ti parlantina di Present Mic.

“Ojiro?”

Il sobbalzo fu così improvviso e violento che l’astuccio che Ojiro aveva ancora in mano si schiantò a terra.

Shinsou si abbassò subito a recuperarlo, prima ancora che potesse piegarsi Ojiro per farlo. Glielo passò quasi con timore, ancora inginocchiato accanto al banco, guardandolo dal basso.

Facendosi più piccolo possibile, timido.

“Ojiro possiamo...possiamo parlare un attimo? Da soli?”

Mashirao lo fissò a lungo, si perse in quegli occhi viola lucidi, quegli occhi che ultimamente l’avevano fatto penare così tanto, che lo avevano portato a rivangare e ricordare cose che forse non avrebbe voluto ricordare.

Eppure erano così belli, quegli occhi. Non per il colore, no, per quello che trasmettevano.

Un pentimento totale e sincero.

Annuì, alla fine, mordendosi nuovamente il labbro. Lo sapeva che gliel’avrebbe chiesto, era ovvio, per questo era stato così nervoso per tutta la mattina, assente. Pensieroso.

Ma se non fosse venuto Shinsou, prima o poi sarebbe stato lui ad andarlo a cercare.

Per se stesso.

Shoji-kun?” chiamò, e quando l’altro si affacciò dalla porta dell’aula si sforzò di abbozzare un sorriso, “Andate pure avanti. Io vi raggiungo più tardi.”

Shoji in un primo momento non disse nulla, limitandosi a fissare Shinsou che se ne stava ancora nella stessa posizione accovacciata, gli occhi puntati al pavimento adesso. Scambiò appena un’occhiata con Satou, poi annuì. “Va bene. Ti aspettiamo al dormitorio, allora.”

“Sì. A dopo.”

Shinsou si alzò solo quando lo fece anche Ojiro, dopo aver finito di sistemare le ultime cose in cartella.

 

Fecero la strada in silenzio, fino al cortile sul retro.

A quell’ora non c’era nessuno perché tutti quanti si stavano già dirigendo verso il dormitorio, per riposare o studiare.

C’era tranquillità, in totale contrasto con quello che Ojiro aveva nella testa, invece.

Il caos totale.

Avrebbe voluto riuscire a tranquillizzarsi, sapere che cosa rispondere a quelle che sarebbero state le domande di Shinsou, ma non ne era in grado. Non lo sapeva neanche lui.

C’erano cose che semplicemente non si potevano controllare, come i sentimenti. Ma comprenderli un po’ forse l’avrebbe fatto sentire meglio.

Invece era nella confusione più assoluta, e non sapeva più che fare, o dire.

Non aveva spiegazioni logiche a quello che provava. Niente di tutto quello era logico.

“Mi dispiace per ieri,” mormorò alla fine, gli occhi fissi sul pavimento, “Scusa, davvero, non so che...non so.”

“Non è per quello,” sussurrò anche Shinsou, grattandosi la nuca. Non si sarebbe mai lamentato di un bacio di Ojiro, rubato o meno che fosse.

Tutta quella situazione era iniziata proprio perché lui lo desiderava, in fondo.

Non era lì per lamentarsi. Era solo preoccupato.

Da morire.

“Non devi scusarti, Ojiro. Però...Io credevo che non volessi.”

Mashirao strinse le labbra fra loro, “Anche io lo pensavo.”

Ma...

Lo lasciò sospeso nell’aria, senza più continuare.

Shinsou avrebbe voluto estorcergli tutto con le pinze, perché così non poteva neanche aiutarlo.

Ma non era il caso. Doveva lasciargli i suoi spazi. Anche a costo di aspettare tutto il giorno. O più di un giorno.

“Quando sei stato male ho pensato fosse meschino non aiutarti solo perché ti avevo chiesto di non toccarmi, anche perché quando sono tornato nella stanza tu dormivi,” iniziò Ojiro, legandosi la coda alla vita e stringendosi nello stesso momento nelle braccia.

Allora aveva ragione, Shinsou. Era stato Ojiro. E quindi, volente o meno l’aveva toccato, quel giorno.

“Ho fatto qualcosa...”

“No. Te l’ho detto, dormivi.”

“Non capisco. Scusami, Ojiro, ma proprio non capisco,” ammise alla fine, perplesso, “Ho pensato che ce l’avessi di nuovo con me, e sarebbe stato giusto. Ma quello che hai fatto ieri mi confonde.”

Ojiro si coprì gli occhi con le mani, ben strette a pugno. Il pennacchio della coda, che teneva stretta alla vita, a darsi piccole pacche sulla schiena. “Sapessi quanto confonde me...”

Hitoshi assunse un’espressione stupita solo per un breve attimo, poi aggrottò le sopracciglia.

Aveva pensato fosse utopistico pensarlo –sperarlo-, ma forse era così.

Forse Ojiro provava qualcosa.

Per questo era così confuso, spaesato, per questo l’aveva baciato. Per provare.

Per questo aveva detto quella frase, quel giorno.

Non voglio tu sparisca dalla mia vita.

E per questo non lo aveva denunciato.

Perché provava qualcosa per lui.

Per questo non gli dava corda, per questo a differenza di tutti manteneva le distanze da lui fin da principio.

Se solo l’avesse capito o sospettato prima, anche solo per un attimo, non l’avrebbe mai fatto. Mai.

Ma ormai era tardi, per quello.

“Ascolta, Ojiro...posso?”

Gli lasciò il tempo di pensare e capire, ma non appena, seppur impercettibilmente, Mashirao annuì, Shinsou gli prese entrambi i polsi fra le mani e lo costrinse a staccare i pugni dal volto. A scoprirsi.

Era quello che doveva fare, da adesso in poi.

Scoprirsi.

Altrimenti non sarebbe riuscito ad arrivare a nulla, temeva. Poteva aiutarlo, in quello. Lo sperava, almeno.

“Mi puoi guardare un attimo?”

Mashirao sospirò. Aveva ancora i polsi bloccati dalla presa delicata di Hitoshi, e il calore di quelle mani così grandi gli si irradiò fino alle guance. Alzò gli occhi piano, ma alla fine catturò le iridi violacee di Shinsou, perdendocisi.

E per qualche ragione gli diedero un senso di pace.

Shinsou si ritrovò a sorridere, un sorriso vero, dolcissimo, che non aveva nulla dei suoi soliti sogghigni. E Ojiro, per un attimo, sentì chiaramente un crampo allo stomaco a quell’espressione.

E un pizzico di felicità.

“Possiamo...fare una cosa,” azzardò allora Hitoshi, senza distogliere lo sguardo né cambiando espressione.

Quel velo di lacrime fu come una carezza per Mashirao, che d’istinto sciolse la presa della coda su se stesso e l’allungò verso di lui, sfiorandogli la guancia con l’estremità pelosa.

“Cosa?”

Hitoshi trattenne per un attimo il respiro, “Potremmo...se sono io a confonderti, per qualche ragione, potremmo provare a passare un po’ di tempo insieme, invece di ignorarci a forza. Così...Il silenzio non può aiutarti a capire. Finora non ti ha aiutato, no?”

“Già. Non lo ha fatto.”

“Allora...potremmo. E se deciderai che è stato solo un attimo di confusione, non ti parlerò mai più.”

Mashirao rimase in silenzio solo pochi istanti, prima di annuire.

Per qualche assurda ragione, la stretta allo stomaco non si era allentata affatto, dopo quella proposta. Eppure, non faceva male. Era quasi piacevole.

Una coccola, come la stretta di Shinsou sui suoi polsi, che adesso sembrava quasi una carezza.

“Va bene,” sussurrò quindi. Se solo quello lo faceva sentire così, forse la risposta ce l’aveva già? Forse era lui, invece, a non volerla vedere?
“Sì. Va bene.”

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Saruwatari_Asuka