Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Signorina Granger    11/04/2020    8 recensioni
INTERATTIVA || Completa
Toujours Pur, per sempre puro.
Solo questo conta, per la Famiglia Black: la purezza che da tanti secoli decantano fieramente.
E' una famiglia dalle regole e dai valori molto rigidi, che non ammette anticonformisti al suo interno, chi esce dagli schemi viene cancellato, letteralmente.
Ci sono grandi aspettative per i membri più giovani della famiglia che un giorno, forse, terrano in mano le redini della società, prendendo il posto dei loro genitori. E altrettanto alte sono le aspettative verso coloro che sederanno accanto ad un Black.
[La storia prende ispirazione da "Elite" di Lady Blackfyre e ne è una sorta di prequel]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 7 


Il sole era sorto da parecchio quando Danae si era appollaiata sulla sua finestra preferita delle due che si affacciavano dalla sua stanza, ma la ragazza non sembrava intenzionata a vestirsi e a scendere per la colazione. Immaginava cosa avrebbe detto sua madre vedendola in quello stato, con i capelli in disordine e ancora in camicia da notta, con la vestaglia di raso rosa antico allacciata in vita, ma non le importava, non in quel momento.

Lei e Castor erano molto diversi caratterialmente, ma se c’era una cosa che avevano in comune era il bisogno di riflettere da soli, di tanto in tanto. E quando la giovane strega rifletteva, uno dei suoi posti prediletti era proprio la sua camera, ed in particolare una delle finestre ad arco in essa presenti, quella che le permetteva di scrutare la distesa di campi che dominavano il retro della grande dimora di famiglia: da lì Danae riusciva persino a scorgere i confini della loro proprietà con quella confinante, che da quel che sapeva apparteneva ad una famiglia Babbana molto facoltosa. 
Sua madre l’aveva mandata a chiamare, il pomeriggio precedente, e dopo 22 anni Danae sapeva per esperienza che quello di rado era un segnale per cui festeggiare. Belvina però non l’aveva rimproverata, semplicemente le aveva comunicato che il nonno “premeva” per avere novità e che lei non sapeva cosa dirgli.

“C’è qualcuno che piace a te o a tuo fratello?”
“Dovresti chiederlo a Castor, io non sono nella sua testa.”
“Per favore Danae, sappiamo entrambe che non me lo direbbe mai, Castor è terribilmente riservato. Non che tu non lo sia, ma parlare con te è più semplice, per certi versi. E non c’è niente di male a parlare con queste cose con tua madre.”

Danae alzò gli occhi al cielo mentre Belvina le versava del tè, asserendo che quello non era un interrogatorio, ma solo qualche chiacchiera madre-figlia.

“Forse, mamma.”
“Parli di Castor? In realtà lo sospettavo, anche se ho dei dubbi sull’identità della ragazza…”
“Beh, da me non la saprai… Scusa mamma, ma non voglio rischiare che tu ti metta in mezzo. Senza offesa.”

Danae sorrise angelica mentre prendeva un paio di biscotti al burro dal vassoio e questa volta spettò a Belvina il turno di alzare gli occhi al cielo. Forse Rigel non sbagliava nel dire che infondo si somigliavano molto, ma Danae non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, e di certo non di fronte al cugino. 

“D’accordo, rispetto la tua decisione. Come ho detto, questo non è un interrogatorio. Ma se non vuoi parlare di tuo fratello, possiamo sempre parlare di te, amore.”

Amore

Belvina sorrise e Danae, all’improvviso, si chiese se la madre non si stesse davvero interessando sinceramente ai suoi “affari di cuore”, senza il secondo fine di organizzarle un matrimonio. 
Belvina Black non era fredda, Danae lo sapeva, e neanche particolarmente affettuosa, ma la ragazza non gliene faceva una colpa: era una Black, dopotutto, e visti i suoi nonni Danae si sarebbe stupita se fosse cresciuta in modo diverso. 
Era raro che si appellasse a lei con qualche soprannome affettuoso, e mai in pubblico, sempre quando erano in famiglia, solo lei, i fratelli e il padre. Non si faceva problemi a chiamare “caro” Castor o Perseus in pubblico, mentre con lei era sempre molto rigida in presenza di persone che non facevano parte della famiglia.

“Mamma, posso chiederti una cosa?”
“Dimmi.”
“Eri felice quando hai sposato papà? So che vi volete bene, molte altre ragazze non hanno dei genitori con un matrimonio che funziona, come Lily e Amanda… So che sono fortunata, dopotutto, ma vorrei sapere se quando l’hai sposato eri felice.”

Belvina esitò e appoggiò la tazza sul piattino dipinto a mano senza dire nulla. La donna spostò lo sguardo sulla fotografia incorniciata che la ritraeva insieme ad Herbert il giorno delle nozze: entrambi sorridevano appena, in posa ed impeccabili, e lei era solo una bambina. 
Si chiese come fossero passati tutti quegli anni, come fosse arrivato il momento in cui era sua figlia, ora, che si sarebbe presto sposata. 

“Mentirei se dicessi che ero innamorata. Affascinata, questo sì. Tuo padre è sempre stato bellissimo, Danae, ricordo come a scuola, quando si seppe del nostro fidanzamento, le altre ragazze mi guardavano con invidia… È una Black, dicevano, chi altri avrebbe potuto avere il meglio, se non lei? Tuo padre era gentile, educato, più grande di me… Mi sembrava un sogno, sapevo di essere fortunata, ed ero solo una ragazzina che sognava. Realizzai cosa davvero stessi facendo solo il giorno delle nozze, e ammetto che per un momento pensai di darmi alla fuga.”

“E perché non l’hai fatto?”

“Per la famiglia, Danae. Per mio padre. Deluderlo è sempre stata la mia paura più grande, non l’avrei mai sopportato… Ho sempre cercato l’approvazione di tuo nonno, e quel giorno quando lo guardai vidi che era soddisfatto, sorrideva. Sapevo che era fiero di me, finalmente, e sapevo che quello era ciò che ero destinata a fare.”
Belvina accennò ad un sorriso nel guardare la figlia, che invece sfoggiò un’espressione accigliata:

“Perché ti importava tanto? Lui non ha mai avuto una grande considerazione per te.”
“Ero solo la figlia femmina, Danae, nessuno si sarebbe aspettato il contrario… Mio padre non è un uomo affettuoso, non serve che te lo dica. Tuo padre con voi è sempre stato molto più premuroso. Danae, la mia famiglia è una famiglia molto rigida, i Black prendono i loro valori molto, molto seriamente. Ma ti assicuro che sono felice, con tuo padre. Non potevo chiedere di meglio, anche se non l’ho scelto io… E ti assicuro anche che voglio che tu sia felice, anche se forse non lo credi.”

“Davvero?”
“Davvero. Perché credi che siano qui, questi ragazzi? Fosse stato per tuo nonno avrebbe scelto lui, e ora saresti già promessa ad un ragazzo… Ho fatto in modo di allungare i tempi e che tu potessi scegliere, quantomeno. Tu non sei come me, Danae, non lo sei mai stata, non saremmo mai riusciti ad importi un matrimonio, e io non voglio perdere la mia unica figlia.”

Belvina si strinse nelle spalle e Danae, per la prima volta dopo tanto tempo, sorrise davvero a sua madre, con affetto e riconoscimento, quasi incredula. 
Aveva sempre guardato a quel che stava vivendo con occhio critico, certa che fosse un male, ma forse non era del tutto così, dopotutto.

“Mamma?”
“Sì cara?”
“… Grazie.”




La discussione tra lei e la madre era terminata senza che la ragazza pronunciasse alcun nome, ma Belvina non aveva insistito, anche se era sicura che la figlia avesse qualche pensiero per la testa… Ma conoscendo Danae, era anche sicura che presto se ne sarebbe accorta. 


Ora Danae rifletteva, rifletteva sul matrimonio combinato ma felice dei suoi genitori, su quello di Perseus e Amanda, che le sembravano sempre sinceramente felici e molto legati. 
Sarebbe riuscita ad essere felice anche lei, un giorno? Magari con qualcuno che era proprio a casa sua, in quei giorni?  
Era difficile persino per lei dire se c’era effettivamente qualcuno che le piaceva, sotto quel tetto… Forse la bloccava l’idea che quella persona fosse lì solo per il suo nome o la sua eredità. 

Danae sbuffò e nascose il viso tra le gambe, chiedendosi perché fosse così difficile. Suo fratello, se non altro, aveva le idee molto più chiare delle sue. 


*


Ewart suonava quasi distrattamente, di certo senza rendere piena giustizia al magnifico pianoforte a code posto nel salotto più grande del pian terreno, quello dove i padroni di casa erano soliti ricevere i loro ospiti dopo le cene importanti. Il pezzo che stava suonando gli rievocava molti ricordi, tra tutti l’ultima sera in cui si era esibito proprio con quel brano. 


Aveva appena finito di suonare ed era sceso dal palco quando aveva scorto un volto decisamente familiare: Perseus, seduto davanti al bancone lucido su uno degli alti sgabelli scuri, guardava l’amico sorridendo.

“Che cosa ci fai qui, Pers?”
“Ti sembra questo il modo di dare il benvenuto al tuo migliore amico, Ewart? Sei un ospite terribile.”

Perseus aggrottò la fronte, fingendosi contrariato mentre l’amico, per tutto risposta, faceva planare verso di loro una bottiglia del suo Whiskey preferito e due bicchieri con uno schiocco di dita mentre sedeva accanto a lui.

“Mi permetta di offrirle da bere per rimediare, Mr, ma non hai risposto alla mia domanda. Amanda lo sa che sei in giro da solo per locali? Io non ne sarei felice.”
“Non penso che Amanda tema che io possa tradirla con te, francamente.”
“Allora dovresti sventolare la fede in giro, non si sa mai.”

Ewart accennò distrattamente ad un gruppo di giovani streghe poco distante, che si affrettarono a distogliere lo sguardo quando Perseus si voltò nella loro direzione, scuotendo debolmente il capo mentre tornava a rivolgersi all’amico, che stava versando da bere ad entrambi.

“Lasciamo stare. Ewart, hai sentito di quello che accadrà a casa dei miei genitori? Mio nonno pensa che per i miei fratelli sia arrivata l’ora di fidanzarsi.”
“Non li invidio per nulla.”
“Beh, anche tuo padre insiste che tu ti sposi, no?”
“Me lo ripete solo tre volte alla settimana, dopotutto…” 

Ewart si strinse nelle spalle mentre Perseus, invece, sorrise, senza imitare l’amico e bere un sorso di Whiskey: era arrivato fino a Londra, nel locale del suo amico, per un motivo ben preciso, e non era bere in sua compagnia.

“Beh, ho pensato ad una cosa, e sono sicuro che la tua famiglia sarebbe d’accordo con me… Non trovi he sarebbe splendido diventare parenti?”

Ewart non si era mai fatto andare il Whiskey Incendiario di traverso. Non prima di quella sera. 


Il giovane Malfoy smise di suonare, continuando a guardare i tasti mentre ricordava come la conversazione tra lui e Perseus si era protratta. 


“Ma sei impazzito? E’… È TUA SORELLA!”
“Lo so, e sai che la adoro, e proprio per questo preferirei che sposasse una persona che stimo e che so che la tratterebbe bene piuttosto di un perfetto estraneo.”
“Ma Pers… È tua sorella. La tua sorellina. Lei e Castor per me… Non lo so, sono sempre stati i tuoi fratellini e basta.”

“Hanno tre anni in meno di noi, non è molto… So che li hai sempre visti in questo modo, ma tu hai 25 anni e Danae 22, è più che ragionevole. Insomma, non avete più 12 e 9 anni, anche Dany è cresciuta.”

Ewart esitò, guardando il suo bicchiere ormai vuoto prima che la bottiglia si sollevasse per versargli altro Whiskey, ma il ragazzo quasi non se ne accorse. Certo, Perseus aveva ragione, Danae non era molto più giovane di lui, ma era vero che l’aveva sempre vista come solo e soltanto la sorellina testarda del suo migliore amico, niente di più.

“Non lo so Pers.”
“Almeno verrai?”
“… Credo si sì, sarà divertente, e così facendo mio padre smetterà di assillarmi per un po’.”
“Affare fatto, allora.”



Era vero, non aveva mai avuto modo di conoscere granché Danae, e negli anni in cui aveva vissuto in America l’aveva vista di rado… Era perfettamente consapevole che crescendo fosse diventata una splendida ragazza, quello avrebbe potuto notarlo chiunque, ma Ewart non era poi così interessato alla bellezza: era cresciuto con una donna bellissima, ma altrettanto fragile e “debole”, se paragonata al carattere dominante di suo padre. Ewart voleva bene a sua madre Rosalind, ma non avrebbe mai voluto una donna altrettanto vitrea al suo fianco per tutta la vita. 

Danae sicuramente non era come sua madre, caratterialmente: era forte, testarda e intraprendente, da quel che aveva avuto modo di osservare. 
Ma gli piaceva? 
All’inizio era stato molto divertente stare lì, in quella casa, un vero e proprio gioco. Poi però Ewart aveva cominciato a pensare, a riflettere. 
Aveva avuto una sola vera relazione, ad Ilvermorny, diversi anni prima, ma era scappato a gambe levate quando le cose avevano iniziato a farsi “serie” e la parola “fidanzamento” aveva cominciato ad aleggiare nell’aria intorno a lui.

Suo padre non ne era stato felicissimo, ma era giovane e aveva chiuso un occhio, trascinandolo però poco dopo a vivere di nuovo in Inghilterra. Ormai però Ewart aveva 25 anni, sapeva benissimo per i canoni della società e dell’epoca era quasi “vecchio” per non essere ancora neanche fidanzato e che presto suo padre gli avrebbe organizzato un fidanzamento senza neanche consultarlo, se non si fosse dato una mossa da solo. 


“Sinceramente, da quel che avevo sentito pensavo che suonassi meglio.”

Ewart si voltò e sorride a Rigel, stringendosi nelle spalle e affermando che non era proprio in una giornata buona e che il pianoforte, comunque, non era sempre la sua prima scelta, quando doveva suonare.

“Capisco… A cosa stai pensando? Al manipolo di fanciulle?”

Quando Ewart sfoggiò un’espressione vagamente perplessa Rigel rise, asserendo che anche lui cominciava a sentire la pressione dovuta al fatto di non essere ancora fidanzato giunto alla veneranda età di 25 anni.

“Beh, non mi sembra che tu sia molto propenso all’idea.”
Rigel si strinse nelle spalle, appoggiandosi al pianoforte con noncuranza mentre continuava a sorridere al coetaneo:

“Che vuoi farci Ewart, a me piace godermi la vita, se non ora, quando dovrei farlo? E poi qui non si sta certo male, i miei zii sono sempre molto accoglienti, ma lo sai anche tu.”

Ewart e Rigel si conoscevano pressoché da tutta la vita, dopotutto il ragazzo era il figlio del fratello di Herbert che era socio di Brutus Malfoy da anni. Rigel e Perseus, tuttavia, per quanto avessero la stessa età non avevano legato quanto i genitori si sarebbero aspettati, ed essendo profondamente diversi avevano sempre frequentato persone diverse, anche se Ewart sapeva bene che Perseus voleva molto bene al cugino. 

“Sì, lo so. Volevi dirmi qualcosa in particolare, Rigel?”
“Beh, tu non hai risposto alla mia domanda.”

“Te ne faccio un’altra io. Come sta Georgiana?”


Il sorriso di Rigel si congelò alla domanda di Ewart, facendosi improvvisamente serio prima di rispondere con tono neutro:

“Bene. Non so se lo sai, ma vuole diventare un Auror.”
“Mi fa piacere saperlo. Anche io voglio molto bene a mia sorella, Rigel, e Perseus dice sempre che Georgiana è una ragazza splendida.”

“Lo è. Per fortuna si è ripresa.”

Rigel annuì, sorridendo piano nel ricordare la gioia provata quando sua sorella era finalmente guarita, grazie agli sforzi della famiglia. I suoi in primis, che era anche rimasto a casa da Hogwarts per diversi mesi del suo ultimo anno per starle vicino, e non tanto del padre che aveva reagito prima alla perdita del lavoro e poi alla malattia della figlia iniziando semplicemente a bere troppo. 

“Ne sono felice. Dev’essere stata dura, lei era molto piccola, vero?”
“Aveva solo 12 anni, ma per fortuna è guarita. Bisogna solo sperare che il cancro non torni.”

“Sono sicuro che non sarà così.”

Ewart sorrise gentilmente e Rigel annuì, ricambiando prima di battere leggermente sul pianoforte:

“Bellissime parole Malfoy, ma riconosco quando qualcuno evita di parlare di qualcosa, credimi. Chissà a chi pensa il nostro musicista.”
Rigel si mise le mani in tasca e si allontanò senza che Ewart aggiungesse altro, senza fargli sapere che stava pensando proprio a sua cugina. 


*


Quella mattina Megara si era svegliata più tardi del solito, costringendosi ad alzarsi dal letto solo perché qualcuno aveva iniziato a bussare alla porta della stanza che condivideva con Lilith. La strega era andata ad aprire senza riflettere e senza nemmeno chiedere chi ci fosse dall’altra parte, ricordandosi che era in camicia da notte e in disordine solo quando ormai era troppo tardi, trovandosi un Castor sorridente davanti.

“Buongiorno Meggie. C’è Lilith?”

L’amica, sempre in déshabillé, le aveva fatto cenno di no con la testa e Megara si era affrettata a dire all’amico che stava ancora dormendo, assicurandogli che le avrebbe riferito che voleva parlarle quanto prima di chiudere la porta con un sospiro: grazie al cielo era stato solo Castor, se si fosse trovata davanti qualsiasi altro ragazzo si sarebbe sentita sprofondare. 

Specialmente un certo ragazzo dai capelli color miele, ma non l’avrebbe mai ammesso a voce alta. 


Quando, giunte in sala da pranzo per fare colazione, Megara aveva posato lo sguardo proprio su quel ragazzo – e lui aveva ricambiato lo sguardo con un sorriso – la giovane strega si era sentita avvampare, odiando quella sua inclinazione ad arrossire mentre la sua mente si affollava di domande e dubbi. 

Vicino a lui c’era un posto vuoto, visto che molti avevano già fatto colazione. Cosa doveva fare? Doveva sedersi vicino a lui? O forse sarebbe stato sfrontato? O forse avrebbe ritenuto maleducato il suo NON sedersi accanto a lui?

“Siediti pure, se vuoi.”

Megara si sentì investire da un’ondata di sollievo alle parole del ragazzo, lieta che Edward le avesse facilitato la decisione mentre prendeva posto accanto a lui mormorando un “grazie”. Lilith, invece, dopo aver cercato Castor con lo sguardo ma invano, sbuffò debolmente e uscì dalla stanza rapidamente come vi era entrata, decisa a trovare il ragazzo senza curarsi della colazione. 


“Sei riuscita a finire il quadro alla fine?”
Megara, che aveva appena visto l’amica uscire dalla stanza senza neanche sedersi o dille nulla, si riscosse quando si rese conto che Edward le aveva appena detto qualcosa e si voltò di scatto verso di lui, sorridendo:

“Oh, sì, non mi sono… fatta distrarre dallo scontro.”
“Mi fa piacere. So che sei molto riservata, ma ti dispiacerebbe farmelo vedere?”

Megara esitò, chiedendosi come fosse possibile che quel ragazzo si stesse davvero interessando a qualcosa che LEI aveva realizzato, ma dopo un paio di istanti piegò le labbra carnose in un dolce sorriso:

“… No, certo che no.”

Edward sorrise, allegro, e versò alla ragazza una generosa quantità di succo di zucca:

“Meraviglioso.”

All’improvviso, Megara si chiese perché lui e Danae si fossero lasciati, alcuni anni prima, quello che aveva davanti le sembrava davvero un ragazzo splendido. 


*


“Meg mi ha detto che volevi parlarmi, Castor.”

Lilith, in piedi sulla soglia, si rivolse con tono piuttosto neutro al ragazzo, che si voltò verso di lei e si alzò dalla poltrona che aveva occupato con un sorriso prima di avvicinarlesi, strofinandosi le mani quasi nervosamente:

“Ciao Lilith… Sì, ti dovrei chiedere una cosa.”
“Dimmi pure, ma se intendi scusarti di nuovo non è assolutamente necessario, davvero.”
“No, non è questo. In realtà, più che parlarti io vorrei… rivolgerti un invito, diciamo.”

Castor sorrise, pregando mentalmente che accettasse mentre Lilith, al contrario, aggrottò la fronte, confusa: prima la evitava, pii cominciava ad essere gentile e ora… le faceva un invito? Forse i Black erano davvero suonati.

“Un invito?”
“Sì. Sempre che tu accetta, è chiaro.”



*


“Buongiorno. Hai dormito meglio?”

Gerard sorrise gentilente a Cora, che annuì prima di sedere accanto a lui sul divano.
“Direi di sì, per fortuna.”
“Avevi sognato… quello?”

Gerard, quasi senza accorgersene, appoggiò il braccio sulle spalle dell’amica, che annuì mentre appoggiava la testa sulla sua spalla e chiudeva gli occhi chiari.

“Sì. Mi capita, ogni tanto, anche se non più spesso come una volta. Sai, ad Hogwarts quando mi svegliavo Amanda veniva sempre ad abbracciarmi, è sempre stata così dolce.”
“Lo so, Perseus è molto fortunato. Però non scordare che anche se io non sono dolce come Amanda, puoi sempre venire a parlare con me quando vuoi, Cora.”

“Oh sì, tu e Amanda caratterialmente vi somigliate tantissimo…”
Cora soffocò una risata contro la spalla dell’amico, che sbuffò e borbottò che era solo per esserle d’aiuto e che sapeva benissimo di poter essere abbastanza “rude” e poco sensibile, a volte. 


“Non preoccuparti Gerry, scherzavo, e io e Amanda ti vogliamo bene così come sei, ricordatelo. Spero tanto che un giorno sarai felice come lo è lei.”
“Grazie, ma devi pensare anche a te stessa, Cora.”

“Io mi sento bene così come sono. E chi mai potrebbe volere un fenomeno da baraccone?”

Cora sorrise, stringendosi nelle spalle mentre Gerard, invece, aggrottava la fronte, serio in volto: non aveva mai capito e sopportato quando l’amica parlava in quel modo rivolgendosi a sé stessa.

“Non dire così.”
“E’ la verità, Gerry.”
“Beh, allora io potrei dire chi mai vorrebbe un bottegaio musone!”
“Per le calze di Priscilla Gerry, ne abbiamo già parlato.”

Cora assestò n debole pugno affettuoso sulla spalla dell’amico, che alzò gli occhi al cielo e mormorò che non gli piaceva quando la sentiva dire certe cose. 

“Grazie Gerry. Sai, penso che tu sia molto più affettuoso di quanto tu non creda.”
Cora gli sorrise e Gerard ricambiò. Stava per dirle che era così solo con pochissime persone, e che se lei era tra queste era solo perché ci teneva molto, ma una voce molto nota ad entrambi lo precedette:

“Ragazzi!”

Entrambi si voltarono di scatto e Cora si illuminò nel vedere Amanda, alzandosi di scatto per correre ad abbracciarla mentre l’amica sorrideva.

“Finalmente, mi sei mancata molto! E oggi sei tutta per me, mi raccomando.”
“Promesso, ma lasciami almeno salutare Gerry… Come va tesoro?”

Amanda si avvicinò all’amico con un sorriso dolce, guardandolo alzarsi dal divano prima di abbracciarla:

“Bene, sto tenendo d’occhio Cora.”
“Molto bene.”
“E da quando?!”

Entrambi ignorarono la ragazza, che incrociò le braccia al petto con aria indispettita e assunse un’espressione contrariata mentre i due amici si voltavano verso di lei.

“Io e Cora andiamo a Diagon Alley, ti chiederei di venire con noi, ma Cora insiste per un pomeriggio tra ragazze.”
“Proprio così, dobbiamo spettegolare! E io muoio dalla voglia di mangiare un gelato Fortebraccio…”

“Tranquille, andate pure e fate le vostre case, è stato bello vederti. Riportala tutta intera.”

Gerard si chinò leggermente per dare un bacio sulla guancia dell’amica, che sorrise e gli assicurò che per quel pomeriggio avrebbe badato lei a Cora mentre a suddetta ragazza sottolineava ai due che non era più una bambina da molto tempo, ma entrambi ridacchiarono e parvero non starla ad ascoltare, facendola indispettire ancora di più. 



*


Dopo una dose di shopping al Ghirigoro e da Madama McClan Amanda e Cora si erano sedute ad un tavolo davanti alla storica gelateria Fortebraccio, entrambe munite di una generosa coppa di gelato pieno di guarnizioni. 
“Queste sono decisamente le mie giornate preferite!”

Cora non si fece pregare e si buttò immediatamente sul suo gelato, facendo sorridere Amanda:

“Mi fa piacere, anche a ma mancava stare un po’ noi due da sole… Ma so che mi hai scritto chiedendomi di vederci con urgenza per un motivo preciso, perciò parla pure Cora. Ho lasciato che prima ci divertissimo facendo shopping, ma direi che è arrivato il momento di arrivare al punto.”
“Sfortunatamente sei troppo intelligente, Amanda. Lily mi ha detto che hai scritto una lettera a Shedir, è vero?”

“Come fa a saperlo?”
“Lo prendo come un sì. Sembra he tua sorella l’abbia vista, e sostiene di riconoscere la tua grafia tra mille.”

Amanda sospirò e annuì, ammettendo che la sorella aveva ragione: purtroppo o per fortuna Lily conosceva benissimo la sua calligrafia, e aveva effettivamente scritto a Shedir qualche giorno prima.

“Amanda, non so come dirtelo, davvero, ma… quando tu e Shedir avete discusso a casa dei Burke… io e Gerry abbiamo sentito, eravamo nella stanza accanto…”
Cora chinò il capo, temendo che l’amica potesse arrabbiarsi con lei o con l’amico, ma per sua fortuna la rabbia era un sentimento quasi estraneo alla moglie di Perseus Burke-Black, e Amanda si limitò a sospirare prima di annuire e parlare con aria quasi contrita, scura in volto.

“Non fa niente. Comunque, se tu e Lily temete che la presenza di Shedir possa avere particolari effetti su di me, tanto da indurmi a fare sciocchezze, vi sbagliate, te l’assicuro Cora. È vero, ho scritto a Shedir, ma solo perché pensavo fosse giusto cercare di mettere le cose in chiaro. Non voglio doverlo evitare per tutta la vita, sarebbe ancora più difficile di quanto non sia, non siamo poi una comunità tanto ampia.”

“Davvero la pensi così? Insomma, non che io dubiti della tua fedeltà, davvero, solo io e Lilith ti vogliamo bene e non vogliamo che tu stia male e faccia cose di cui potresti pentirti.”
“Lo so Cora, non ce l’ho con nessuno. Davvero, lo capisco, so che mi volete bene… Ma non vi dovete preoccupare, io so cosa devo fare e come. Shedir è stato molto importante per me e tu lo sai bene, ma la mia vita è con Perseus. E lui non si meriterebbe che io lo tradisca, perché so che neanche lui lo ha mai fatto. So che molti faticano a pensarlo perché il nostro è stato un matrimonio combinato ma io e Pers siamo davvero felici, Cora.”

“E ti assicuro che sentirtelo dire rende felice me, Amanda. Ma doresi dire queste cose anche a Lily, così si tranquillizzerà a sua volta.”
“Lo farò. Lei come se la cava?”

“Non so, percepisco strane vibrazioni da parte di Castor nei suoi confronti…”
“CASTOR? Avevo questa sensazione, ma Perseus ha riso quando gliene ho parato… Beh, come sempre noi ci riveliamo una spanna più in alto.”

“Avevi forse subbi, amica mia?”  Cora sorrise mentre riprendeva a gustarsi il suo bel gelato, imitata dall’amica. Avevano mangiato insieme tantissimi gelati su quei tavolini, al sole, durante le estati degli anni precedenti, ed era qualcosa alla quale nessuna delle due avrebbe mai rinunciato, così come l’amicizia che le legava. 

“Pensa che strano se tua sorella e Castor finissero insieme, tuo cognato sposato con tua sorella!”
“Già, ma Tor mi piace molto, è un bravissimo ragazzo. Ma che mi dici di te?”

“Nulla di che, sono la solita vecchia zitella. Lo mangi quel quadretto di cioccolato?”

Amanda alzò gli occhi chiari al cielo, faticando a credere all’amica ma sapendo che quello, con lei, era un argomento di conversazione impossibile da trattare, così si limitò a cederla la cioccolata senza cercare di indagare oltre. 


*


“Eccomi, arrivo, un momento per Merlino!”

Vivian si passò una mano tra i capelli biondi, tanto per assicurarsi che fossero in ordine, prima di aprire la porta della sua stanza: sua madre le aveva insegnati ad essere sempre impeccabile, dopotutto, e farsi trovare in camera propria in disordine non era sicuramente un’abitudine per la ragazza.

“Lily, ciao. Hai bisogno di qualcosa?”
“Beh, io… vorrei chiederti un consiglio, visto che sicuramente ne sai più di me e non posso parlare con mia sorella, al momento.”

Vivian si spostò per far passare la cugina, che entrò nella stanza tormentandosi nervosamente le mani e sedette sul bordo del letto mentre l’ex Serpeverde chiudeva la porta, guardandola con un sopracciglio inarcato:

“Ha a che fare con un ragazzo?”
“Come fai a saperlo?”
“Ti prego… Avanti, dimmi.”

“Ecco… Diciamo che si è fatto avanti l’ultima persona che avrei mai immaginato potesse farlo.”
“Ossia? Non tenermi sulle spine, forza!”
“E va bene! Beh, è stato Castor, e praticamente non mi rivolge mai la parola, ci sono rimasta… di sasso.”

“E che gli hai detto?”
“Beh, ero così sconvolta che non so come gli ho detto di sì, aiutami!”

“Guarda che non è tragedia, hai detto di sì a Castor Burke-Black, non ad un troll di montagna!” 

Lily assunse però un’espressione così implorante, i grandi occhi azzurri spalancati, che Vivian dovette per forza sospirare e sedersi accanto a lei, mettendole una mano sulla spalla:

“Va bene cuginetta… Intanto dimmi che cosa ti ha detto, di preciso.”
“In un certo senso mi ha… invitata a pranzare con lui da sola. Ma io non gli ho quasi mai parlato in questi anni, che cosa gli dico?!”


“Piccola, c’è sempre una prima uscita con una persona, ed è normale avere paura di non riuscire a trovare nulla da dire, ma ti assicuro che le parole usciranno. Ma dimmi, lui ti piace?”
“Non lo so… certo è molto bello, ma come ho detto lo conosco davvero poco.”
“Beh, prendila come un’opportunità allora. Tranquilla, ti aiuterò io a farti carina, sei in buone mani.”

Lilith sorrise con sollievo alla cugina, certa di non poterle dare torto.


*


“Un uccellino mi ha detto che ti sei deciso a fare qualcosa, sono fiera di te, fratellino.”

Danae sorrise al fratello, guardandolo mentre se ne stava appoggiata contro lo stipite della porta. Castor si voltò e le rivolse un’occhiata torta, asserendo che in quella casa tutti sembravano farsi un po’ troppo gli affari suoi mentre Chris ridacchiava.

“Guarda che io non sono TUTTI, sono la tua adorata sorella gemella! Se non mi impiccio io, chi? Vi saluto, io vado a fare una cavalcata.”

Danae sorrise a fratello e amico prima di girare sui tacchi e lasciarli soli. Castor sbuffò e tornò a concentrarsi sul suo libro, mentre Chris invece si rivolse all’amico:

“So che odi sentirtelo dire, ma trovo che abbia ragione.”
“E io so che odi sentirtelo dire, ma penso che dovresti farti un esame di coscienza e pensare a te, Chris. Tu pensi che sarai mai sincero con mia sorella, tanto per sapere?”

All’improvviso l’ex Tassorosso, sorpreso dalle parole dell’amico, spalancò gli occhi e si sentì avvampare, chiedendosi come lo sapesse prima che Castor, sospirando, si voltassero verso di lui:

“Credo che se glielo dicessi ti sentiresti meglio, Chris. Sai che ti vuole bene, comunque la pensi andrà bene.”
“Io non voglio rovinare quello che c’è tra di noi, Tor.”
“Non succederà… sono sicuro che comunque vada non la perderai, anche lei tiene a te sono sicuro che pensa lo stesso. Fidati di me, io la conosco meglio di chiunque altro.”

Christopher esitò, ma infondo sapeva che Tor aveva ragione, su tutti i fronti, così annuì e mormorò che avrebbe presto fatto qualcosa a riguardo, facendo sorridere l’amico:

“Così si fa. Credimi, sembra difficile, ma alla fine è la cosa migliore da fare.”


*


“E molto bello.”
“Non devi dirlo se non lo pensi davvero solo per essere educato.”

“Non lo dico solo per essere educato, lo giuro.”  Megara sorrise alle parole del ragazzo mentre teneva la sua ultima creazione tra le braccia, in piedi davanti ad Edward per mostrarglielo.

“Grazie, in tal caso.”

“Non sei abituata ai complimenti, vero Megara?”   Edward sorrise quasi con fare divertito, guardandola con le braccia incrociate mentre l’ex Corvonero abbozzava un sorriso timido e abbassava al contempo lo sgaurdo sul suo quadro. 
“Diciamo che mi mettono un po’ a disagio.”
“Me ne sono accorto. Ma io sono dell’idea che dovresti farci l’abitudine, perché te li meriti.”




“Oh, ma che carini!”
“Cosa vedono i miei occhi… Edward e Megara Travers? Questo si che lo chiamo colpo di scena…”

Athyna annuì, osservando i due a distanza – dal divano dove lei, Althea e Aghata erano sedute – mentre Althea aggrottava la fronte, sostenendo che lei era sempre stata convinta che il ragazzo fosse lì per riconquistare Danae.

“A meno che non sia una qualche tattica per farla ingelosire!”
“No… dici?”
“Beh, non si sa mai, ricordate, non bisogna fidarsi delle serpi! A pare Danae, lei è nostra amica.”

“Se così fosse, lo prendiamo e gli spacchiamo la faccia, nessuno può approfittarsi di una ragazza così dolce e carina!”  Aghata parlò con tono risoluto e Athyna annuì, asserendo che avrebbero rispolverato una buona serie di fatture quando Amias, raggiunto il divano che le tre avevano occupato, si piazzò in mezzo a loro con un gran sorriso, sedendo tra Althea e Athyna con totale noncuranza delle lamentele delle ragazze:

“Buon pomeriggio signorine, di che cosa state parlando?”
“Di come spaccheremmo la faccia ad uno di voi se dovesse comportarsi male…”
“Spero non stiate parlando di me, non vorrei vedere i miei bei connotati rovinati… Parli del tuo amico Rigel, Athyna?”

“Stranamente no, anche se di tanto in tanto ci faccio un pensierino.”  Athyna si strinse nelle spalle e l’ex compagno di Casa rise, asserendo di essere felice di non trovarsi nei sfortunati panni del ragazzo misterioso prima di indugiare con gli occhi scuri su Edward e Megara, abbozzando un sorriso:

“Forse ho capito, in realtà. Pensate forse che voglia far ingelosire Danae?”
“E’ un’ipotesi, ma nessuna di noi conosce Edward molto bene, dopotutto.”  Althea si strinse nelle spalle e Amias aggrottò la fronte, guardando il ragazzo con sguardo dubbioso:

“Non lo so fanciulle, secondo me siete troppo disfattiste nei confronti del genere maschile.”

“Magari abbiamo i nostri motivi.”   Athyna, le braccia strette al petto, parlò in un sussurro appena percettibile, attirando su di sé un’occhiata incerta da parte di Aghata, che però decise saggiamente di non dire nulla e di far finta di non aver sentito. 


*


Se un giorno qualcuno glielo avesse chiesto, Christopher avrebbe sostenuto di aver percorso il perimetro della scuderia dei Burke almeno tre volte, quel pomeriggio, ma era più forte di lui: mentre aspettava che Danae tornasse dalla sua passeggiata, proprio non riusciva a stare fermo. 

Quando sentì lo scalpitio degli zoccoli il ragazzo si fermò di scatto, deglutendo mentre guardava il cavallo nero dell’amica entrare insieme a lei, mentre la ragazza lo teneva per le redini.

“Oh, ciao Chris! Io e Lord siamo appena tornati. Vuoi fare una passeggiata anche tu?”
“No, in realtà volevo parlare con te e stavo aspettando che tornassi.”

Chris guardò la ragazza sfilare le redini di cuoio dal capo del cavallo, appendendole al gancio per poi sostituirle con la cavezza e una lunghina per condurlo fino al suo box. 

“D’accordo, arrivo subito… Ecco tesoro, tieni, te lo sei meritato.” Danae sorrise affettuosamente al cavallo, dandogli due pezzi di pane prima di chiudere lo sportello del box e tornare dall’amico, sorridendogli mentre si sfilava i guanti:

“Dimmi Chris.”
“Io… C’è una cosa che dovrei dirti da un po’ di tempo, e credo sia il momento di farlo, Dany.”



*


Amanda, prima di tornare a casa, accompagnò Cora fino alla casa dei suoceri, trovando per altro Vivian seduta sui gradini del portico. La bionda era uscita per prendere un po’ d’aria, godendosi la sensazione del sole sulla pelle delle braccia, lasciate in buona parte scoperte dalla camicia nera che indossava, mentre alcuni ciuffi di capelli color grano che erano sfuggiti dal twist francese le sfioravano il viso. La strega sorrise quando vide Amanda e Cora Materializzarsi nel cortile, alzandosi e incamminandosi verso di loro con la lunga ma leggera gonna nera con dei fiori rosa pallido ricamati che sfiorava la ghiaia sulla quale stava camminando. 

“Viv!”

La cugina le sorrise e Vivian la imitò prima di abbracciarla, asserendo che Lilith le aveva chiesto di salutargliela.

“Ricambia.. come sta?”
“Oh, direi bene, ma pensa che prima è venuta a chiedermi consigli di un certo tipo.”  

Le labbra di Vivian dipinta di un tenue rosa si piegarono in un sorrisetto, e Amanda sgranò gli occhi con sincera sorpresa. Stava per chiedere alla cugina di spiegarsi meglio, più curiosa che mai – e anche Cora era prontissima ad ascoltare quel che Vivian aveva da dire con estremo piacere – quando una voce maschile interruppe la Serpeverde sul nascere:

“Chiedo scusa, ma… Amanda, posso parlarti per un momento?”

Vivian si voltò, stentando a credere di avere di fronte Shedir Nott mentre Cora aggrottava la fronte, altrettanto perplessa, ma senza avere il coraggio di dire nulla.

Amanda invece restò impassibile e annuì, salutando amica e cugina con un sorriso e invitandole così molto gentilmente a congedarsi, cosa che le due streghe si ritrovarono a dover fare, loro malgrado, salutando Shedir con un paio di cenni educati prima di allontanarsi fianco a fianco.

“Che cosa vorrà?”   al sussurro di Vivian, pronunciato a denti stretti, Cora sbuffò, continuando a camminare mentre borbottava che non ne aveva assolutamente idea. 


“Ciao Shedir, come stai?”
“Bene. Ti volevo ringraziare. Per la lettera.”

“Davvero?” Amanda parve sorpresa, sollevando entrambe le sopracciglia scure, ma Shedir annuì, sorridendo appena, e la strega pensò che nonostante tutto vederlo sorridere era bello.

“Sì, davvero. Mi ha fatto capire un paio di cose… Non ho mai avuto la piena possibilità di sapere se tu fossi felice, e ora so che è così. E ti chiedo scusa, per come mi sono comportato. Ti ho amata molto, Amanda, non so se ti amo ancora, ma comunque sia voglio che tu sia felice. Mi sarebbe piaciuto se fosse stato con me, ma a quanto sembra non era destino.”
“Sono felice se la pensi così. Sono sincera Shedir, so quanto puoi essere una bella persona e voglio che tu sia felice, devi solo liberarti da tutti i muri che hai costruiti negli ultimi anni.”

Amanda gli sorrise e si volto, ma nel vedere la strega allontanarsi Shedir non riuscì a trattenersi, trattenendola con un’ultima domanda, qualcosa che gli frullava incessantemente in testa da troppo tempo:

“Pensi che sarebbe continuata, tra di noi? Se non fosse stato per il fidanzamento, intendo.”

Amanda si voltò verso il mago, esitando prima di sorridergli:

“Penso che nessuno possa dirlo con certezza Shedir, ma personalmente penso che fosse probabile. Comunque sia andata sei stato il mio primo amore e mi hai regalato momenti meravigliosi, so che non li dimenticherò mai.”


Shedir ricambiò il sorriso, quel sorriso che aveva amato tantissimo, e mormorò che era lo stesso anche per lui prima di guardarla sparire. Solo allora il mago si rese conto di avere gli occhi leggermente lucidi, ma non se ne curò, voltandosi per tornare verso la tenuta dei Burke. 

Era difficile accettarlo, ma sapeva, infondo, che Amanda aveva ragione. 









…………………………………………………………………………………….
Angolo Autrice:

Beh, che dire, domani è Pasqua quindi auguri a tutte, vi auguro delle meravigliose scorpacciate, quarantena o non quarantena! Dobbiamo pur tirarci su, dopotutto…
Buona serata, ci sentiamo il 15 (mi hanno programmato un maledetto esame praticamente a sorpresa a fine mese e tra l’altro ho scelto il momento decisamente sbagliato per iniziare qualcosa di nuovo, ma prometto che cercherò di continuare ad essere puntuale)!

Signorina Granger 


   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Signorina Granger