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Autore: Dark prince    12/04/2020    0 recensioni
Coppie principali: DaiSuga/ OiSuga/ IwaOi
"Molti, erroneamente, pensano che il diamante sia perfetto e indistruttibile nella sua forma più complessa.
Nulla di più errato."-Il ragazzo dai capelli chiari si sporse appena dal cornicione e sorrise nel sentire il vento sferzare il suo viso. -"In realtà è la cosa che più somiglia ad una persona: Basta trovare il suo punto di rottura e tutto finisce a pezzi."
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Daichi Sawamura, Hajime Iwaizumi, Koushi Sugawara, Tooru Oikawa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Oikawa!!” - La voce di Koushi era alta, agitata e arrabbiata - “Che cosa hai fatto??”

Il ragazzo non poté fare a meno di notare i segni che l’altro gli aveva lasciato, delle lunghe strisce rosse sulla schiena, come artigli di un qualche felino, accostati ad alcuni segni più rotondi, dalla forma inconfutabile di un morso.

Sospirò il ragazzo dai capelli chiari che in un modo strano, acrobatico e contorsionistico riuscì ad “ammirare” il suo corpo dipinto con quei segni indelebili; ciò che non riuscì a vedere era l’espressione di pura soddisfazione che un Oikawa stava avendo in viso mentre si avvicinava al piccolo corvetto.

“Oh, sono solo sigilli reali che io, Oikawa Tōru, pongo sulle persone degne della mia compagnia.” -Si ritrovò a schivare una spazzola che per poco non gli sfiorò il viso, rischiando di rovinare quel bel faccino che lui stesso riteneva di avere.

Dall’altro lato un ansante e rabbioso Sugawara fissò con il suo sguardo di rimprovero il ragazzo.

“Non un passo in più” - Lo minacciò a quel modo, notando l’altro cercare di avanzare in sua direzione. “Non un passo in più altrimenti...”

“Altrimenti, Mister Rinfrescante?” - Il moro sembrò un lupo in quel momento, pronto a balzare sulla sua bella preda -” Che farai, chiamerai aiuto?”

Forse l’espressione che il vice capitano della Karasuno assunse era troppo invitante, ingenua, e con le sue deboli rimostranze non migliorò il quadro generale.
-“Smettila di chiamarmi a quel modo, dopo un po' non è pù divertente” - E l’unica cosa che uscì dalle sue sottili labbra era un sospiro di rassegnazione, soprattutto quando si ritrovò le mani del moro avvolte al suo bacino e avvertire a quel corpo caldo così vicino.- “Ieri ti ho fatto entrare in casa solo perché mi sembravi scosso, Tōru, e perché erano giorni che non mi mandavi qualche messaggio, per non parlare del fatto che non mi hai detto neanche il perché: sei entrato, ti sei avvicinato e avvinghiato come un polpo senza dire nulla.” - le mani si Koushi andarono al viso dell’altro, lasciandogli una carezza ad entrambe le guance, in un gesto di puro affetto anche se insolito, anche se diverso da quello che gli altri potevano immaginare guardandoli.

Si portavano addosso segni inequivocabili. Segni di morsi, graffi, baci e violenza ma di quelle sane, che aiutano a sfogare i bassi istinti, a sanare la mente che si logora nel subire determinati processi.

Erano amanti per convenienza.

Erano amici per scelta.

Erano partner per necessità.

“ Toru.” - La voce insistente del ragazzo fece tornare in sé Oikawa, che tornò a porgergli un sorriso lieve, quasi spontaneo. “Hajime si è reso conto che l’assalto di quella notte, da ubriaco, non è stato solo un mero caso.”- Le labbra si contrassero in una smorfia dolorosa e sentita” - “Ho definitivamente mandato tutto a puttane, Koushi.”

Quest’ultimo quando sentì quelle parole si dimenticò del perché si fosse arrabbiato poco prima e abbracciò Oikawa, lasciandogli un lieve bacio sulla clavicola, un punto che arrivava facilmente a toccare, senza grandi difficoltà, visto le loro rispettive altezze. Mi inventerò qualcosa per non fare la doccia con gli alt- “ - Le parole gli morirono in bocca anzi: si bloccarono in gola, sostituite ad un suono più basso e primitivo, avvertendo lo stomaco ribollire per sensazioni lascive che stavano prendendo piede; nessuna sillaba uscì da Tōru per spiegare perché si fosse insinuato con una gamba in mezzo a quelle dell’altro e avesse intenzionalmente spinto il ginocchio sul cavallo del pantalone, avvertendo l’erezione già pronta a rivelare la sua presenza. Si avvicinò con le labbra vicino al suo lobo, sfiorandole con le labbra. - “Mh, Hajime dovrebbe prendere d’esempio dalla tua buona delicatezza” - gli soffiò quelle parole sulla pelle, avvertendo il calore dei corpi di entrambi aumentare pericolosamente.

A quelle parole qualcosa scatta della mente di Sugawara che sciolse quell’abbraccio di conforto, andando ad appoggiare le mani sulle spalle ampie di Toru, lasciando alle dita il compito di soffermarsi su i muscoli ben allenati, di assaggiare quella pelle chiara su quale non c’erano segni e ringraziò il cielo che l’altro non si fosse ancora infilato una maglietta come il buon costume richiedeva. Le dita proseguirono presto il loro tragitto scivolando verso il basso, sul petto, dove affondò le corte unghie che possedeva, senza nessuna remora, lasciando anche lui un suo personale segnale. Seguì una spinta forte, improvvisa e audace che costrinse Oikawa ad avere la sua schiena un incontro ravvicinato contro il muro del bagno, sorprendendolo, ma fu una sorpresa a breve termine visto che si ritrovò coinvolto e trasportato in un bacio di pura lussuria, avvertendo la lingua di Koushi infilarsi con violenza nella sua bocca, alla ricerca di quella del suo partner, travolgendola in un turbinio di lussuria che solo in pochi riuscivano a darti con un semplice bacio.

I loro corpi erano vicini, avvinghiati, intenti a strusciarsi fra di loro alla ricerca di un piacere fisico che avrebbe annullato del tutto la mente, come solo il sesso sapeva fare e richiedere.

E’ Koushi il primo che lasciò l’altro senza le proprie labbra per potersi inginocchiare di colpo, come solo un corpo agile e allenato potesse fare, e si avvicinò con il viso al basso ventre di Tōru; In quel punto la pelle odorava ancora del bagnoschiuma che il ragazzo aveva usato per farsi la doccia, un odore forte di menta che invita le labbra di Sugawara a lasciare una serie di baci velati che andarono via via verso il bordo del pantaloncino però, quei tocchi delicati, vennero sostituiti con una singola dentata ben decisa che lasciò Oikawa gemere per il dolore. Dopo questo, il Vice capitano si alzò, lasciando un singolo e e casto bacio a stampo, segno che no, non avrebbe continuato, e si ritrovò a fissare negli occhi il coetaneo, con rimprovero.- “Lasciando stare i tuoi sbalzi di testosterone quando sei giù di corda, non ti azzardare più a rifilarmi frasi che usi con le tue ragazze, Toru.” - per rafforzare quelle parole si ritrovò fra i denti il labbro del moro, quello inferiore, per morderlo senza trattenersi poi molto - “Il sesso resterà sempre una cosa sporca, che tu lo faccia con un amante, con il tuo compagno o con uno sconosciuto. Lo sai come la penso, come anche il fattore che quello fra due ragazzi sia il peggiore.” -

“Lo so, ma non puoi mettere in dubbio che io ti trovi comunque delicato e carino, Koushi. Sei sia il bastone che la carota. ”- Oikawa alzò le mani, come ad arrendersi e non voler continuare quella battaglia che con Sugawara avrebbe sicuramente perso, reduce anche dalle esperienze passate ed era meglio che non provocasse più un corvo indispettito.

Ma stava sorridendo come non mai, divertito.

 

Oh, sì.

Entrambi pensavano che il sesso fosse sporco, ma a Toru piaceva per questo.

La sua depravazione, il suo sembrare sempre impeccabile e superare gli altri lo aveva portato anche ad avere preferenze fuori dal comune. Almeno questa era la sua scusa.

A lui piaceva davvero passare del tempo con Koushi; questo, a differenza sua, era sincero, era gentile e si era dimostrato un ottimo amico e lui, per pura magnanimità da grande Re qual’era, voleva dimostrargli che nelle cose sporche potevi trovare anche il bello.

Non si forgia un diamante senza sporcarsi le mani di fango, terra e sangue.

 

“ Ora siamo pari con i segni? Mi hai fatto male. Non si sfigura una persona come me, lo sai!” - Riprese il suo tono lamentoso il capitano della Aoba Jobai e seguì l’altro in camera per vestirsi, ricevendo come risposta una maglia lanciata in viso che però prese al volo.

“ Credo che sarebbe meglio pensare al casino che hai fatto con Iwaizumi: Lo sai che non ti lascerà in pace solo perché sei scappato, vero?” - Ma Suga era decisamente più pratico: riuscì a vestirsi in pochi minuti, presentandosi anche a impeccabile con gli indumenti e i capelli. - “… Credo che tu non voglia perdere il tuo migliore amico, no?” - Cercò di usare parole con attenzione, equilibrandole nella speranza che l’altro non se ne uscisse con frasi fatte e sorrisi falsi.

Cosa che avvenne, per sfortuna di entrambi.

Il moro sorrise, il sorriso più finto di quell’universo.- “Posso aspettare l’università per poter andare a giocare in una squadra extra continentale che non mi permetterà più di mettere piede qui.” - Fece spallucce, convinto delle sue parole. -” Voglio dire: Non posso fare molto, come neanche te che sei incastrato nel limbo del: sono amico del ragazzo che mi piace, mi va bene che eventualmente frequenti altri, ma se sto male e non se ne accorge, ecco che mi struggo. Però devo mantenere la mia morale e la integrità di uomo.”

Un pugno. Sugawara desiderò tanto dare un pugno a quella guancia perfetta che poco prima stava carezzando.

“Sì, ma al momento non stiamo parlando di me, Re del campo.” - incrociò le spalle e scosse di poco il capo.- “Credo che la situazione, per come è messa adesso, sia il caso di lasciarla stare e far scorrere un po' l’acqua. Ok, Toru?

In fondo hai avuto anche il fine settimana per isolarti da scuola, visto che era chiusa.”- Si ritrovò a cercare disperatamente lo sguardo di consenso dell’altro, temendo qualche idea rivoltosa.

“Okay. Oggi andrò a scuola, farò il bravo capitano e l’amico perfetto quale sono.”- Sorrise. Di nuovo.

Ed era solo Lunedì.

 

 

 

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Hinata stava litigando con Kageyama.

Tutto nella norma.

Nishinoya. cercava di incitare Asahi con un nuovo motto, tutto suo.

Tutto nella norma.

Tsukishima era lì, a distanziarsi da tutti ma, allo stesso tempo, tenendoli d’occhio.

Tutto nella norma.

Daichi lo stava fissando da quando si erano incontrati quella mattina a scuola.

Niente nella norma.

 

 

Koushi più volte, nel corso della giornata, scappò dallo sguardo indagatore del capitano della sua squadra. Uno sguardo che sembrò voler entrare nella sua mente e cercare i più reconditi segreti; forse era solo la sua sensazione, il fattore che addosso portasse i segni indiscreti della notte precedente, che si sentisse lurido dentro o, semplicemente, era solo un dato di fatto.

Ma Daichi lo stava davvero guardando, senza perderlo di vista neanche un secondo.

A lui, il capitano della Karasuno, sembrò non andare per nulla giù la faccenda che il suo vice stesse troppo tempo con Tōru e avvertì un fastidio anche in quel momento a pensare entrambi vicini, nella stessa stanza, senza uno spazio personale, e vitale, a dividerli.

Ma il ragazzo non capì perché tali sensazioni stessero sconvolgendo il suo cervello, arrivando a tormentarlo. E tutto aveva avuto inizio quando avvenne quella famosa chiacchierata con Iwaizumi.

 

Oikawa si sta comportando in modo strano, non sapevo neanche che avesse contatti con Sugawara”

 

Eccole. Quelle precise parole tornarono a riempire di nuovo la testa del moro, senza dargli tregua.

Eppure a lui non doveva importagli di nulla, non doveva preoccuparsi se Koushi si frequentasse con qualcuno al di fuori di lui, della Karasuno o dell’istituto…

… Era fastidioso.

Tutto ciò, per lui, era semplicemente fastidioso.

“Sugawara- San?” - Tsukishima si avvicinò al suo vice, chinando appena il capo come a scusarsi del disturbo, anche se la sua espressione restò indifferente- “Ho ricevuto un invito dai Nekomata.

Beh, direi da un po' tutte le squadre che abbiamo affrontato: Vorrebbero fare una cena per ritrovarsi tutti assieme, senza finire con l’ucciderci a vicenda sul campo.”- Le parole del biondo furono precise, dirette e senza tanti giri di parole.

Era un invito e bisognava decidere tutti assieme.

Suga si alzò e fece cenno a tutta la squadra di avvicinarsi, anche se era caduto dalle nuvole a sentire quel messaggio; neanche da Oikawa aveva sentito di un evento del genere, che gli sembrò fin troppo strano.

Lasciò che Kei ripetesse il messaggio di fronte a tutti i presenti, compreso da Daichi che restò sorpreso quanto loro due.

“Passo” -Il primo a fare un grande e unico cenno di no fu Tobio. “Molti di loro sono fin troppo invadenti e appiccicosi. Poi, Oikawa, potrebbe inserire qualcosa nel mio piatto per farmi fuori.

Tutti i presenti si rivolsero a lui, evitando di descrivere quel modo di fare leggermente paranoico.

“OH! Cibo buono, gente bassa, io ci stò!” - Hinata sembrò saltare dalla gioia, tirandosi addosso lo sguardo omicida di Kageyama.

A turno esposero i loro pareri a riguardo ma alla fine di tutto, la decisione finale, aspettava sia a Daichi che al coach, che si limitò ad uno sguardo di consenso e una raccomandazione sul non bere alcolici, come se potessero alla loro età: era illegale. Ma questo non fermava i più stupidi e testardi.

Sugawara era consapevole che alla fine sarebbero andati e che lui si sarebbe trovato nella scomoda posizione di dover evitare di stare troppo a contatto con Tōru: ora che anche Iwaizumi era a conoscenza delle sue preferenze, era meglio non rompere il già precario equilibrio che già c’era.

Ma perché, nel bel mezzo dell’anno scolastico, decisero di programmare tutto questo?

 

Ma quella sottile linea venne varcata la settimana dopo con l’incontro con le altre squadre.

Non avendo trovato nessun locale che ospitasse così tante persone, almeno che non si occupasse una sala riunioni di qualche hotel, la soluzione da prendere era stata semplicemente una: occupare una delle palestre delle varie scuole e fu Oikawa in persona a proporre quella del proprio istituto e a ad aver parlato con il dirigente, ottenendo così il permesso di poter allestire l’enorme spazio concesso con una tavolata infinita, sedie di ogni tipo e forma e pietanze preparate dagli stessi atleti o dai genitori: nessuno vorrebbe assaggiare qualcosa fatto da Hinata. Lui era negato nelle faccende domestiche.

Man mano tutti arrivarono al punto di incontro, chi prima e chi dopo, con le braccia cariche di leccornie, chi di utensili per poter mangiare e chi, spavaldamente, era giunto a mani vuote senza preoccuparsi di portare nulla perché, nella sua genialità, aveva dimenticato tutto sul tettuccio della macchina del genitore e questo, quando partì con la vettura, fece capitolare tutti i piatti pronti a terra lasciando le mani piene di aria.

Il caso in questione era Bokuto.

Un Bokuto dalla cresta abbassata che si appiccicò a Kuroo, come se l’altro potesse comprendere cosa davvero significasse una tale perdita: erano talmente presi in quella consolazione che ignorarono anche Tsukishima.

Eppure l’aria era tranquilla e strana, allo stesso tempo. Una tranquillità che raramente si viveva su i campi da gioco, come la questione che tutti erano in abiti normali: Suga si sentiva quasi sicuro di potersi rilassare per una serata ma questo venne meno quando anche Tōru iniziò a girare per dare una mano, ovviamente lasciando agli altri le cose più faticose, che comprendessero sporcarsi gli indumenti o spostare oggetti luridi.

No, lui si rifiutò totalmente di fare anche solo uno sforzo in più ritenendo che la sua parte già era stata ben fatta e poi, il suo vestiario chiaro, doveva restare immacolato. Però questo non gli impedì di correre in soccorso del vice capitano della Karasuno, aiutandolo a portare un tavolo di legno abbastanza pesante e questo a Iwaizumi non sfuggì e il suo sguardo subito si direzionò verso Sawamura che trovò ad osservare la stessa scena.

“Potevi venire prima ed aiutare con tutto, sai?” - Suga lo guardò con un sopracciglio inarcato, segno che vi era un lieve fastidio in lui -” E non a tuffarti ad aiutare me: mi sento piuttosto osservato” - ma evitò accuratamente di guardarsi attorno, sorridendo all’altro ragazzo per ringraziarlo dell’aiuto.

“E qui il bello, Koushi: questo è il momento in cui tutte le pedine si muovono, si scontrano e presto avremo i risultati di chi ha vinto cosa.” - La sguardo di Toru risultò tagliente, la sua espressione decisa e i suoi gesti sicuri e questo era un grande contrasto fra le personalità dei due.

“ Solo cenere, Oikawa. Le battaglie lasciano solo cenere.” - Calcò bene le parole, soprattutto sul cognome del ragazzo, segno che volesse mantenere una certa distanza.

Stavano tutti partecipando ad un gioco di cui non conoscevano le regole e che rischiava di ferirli mortalmente.

Presto il tutto fu sistemato e pronto ad essere utilizzato per la serata che avevano programmato: a loro si unirono anche gli allenatori che preferirono restare in fondo alla tavolata, discutendo di argomenti degni per degli adulti circondati da ragazzini adolescenti, a detta loro.

Tutto iniziò bene, con il piede giusto, ma subito Koushi si rese conto che Daichi, seduto alla sua destra, era vicino ad Oikawa.

Lo aveva fatto apposta.

Il capitano della Jobai aveva chiesto ad Asahi di scambiarsi di posto con la scusa di integrarsi meglio nel gruppo e si era accomodato di fianco a Sawamura che notò il gesto e accolse l’altro con un cenno di sorriso: Koushi capì subito quanto il suo compagno di squadra fosse irritato dalla cosa. Quel sorriso, le dita che stringevano le bacchette e la posizione rigida, fecero subito intuire al ragazzo che a Daichi non piaceva avere Tōru a fianco e, la cosa che più infastidiva la mente di Sugawara, era il non comprendere il perché, ma restò cautamente sorpreso quando entrambi si rivolsero parole abbastanza cortesi.

Daichi ringraziò Oikawa per l’intervento con il preside, questo ricambiò con un sorriso ed espresse la felicità che fosse venuto ma, visti dagli occhi del vice capitano della Karasuno sembravano teatralmente finti.

La cena sembrò proseguire tranquilla, lineare e senza troppi intoppi tranne gli schiamazzi a cui “gli adulti” si lasciarono andare, alla lotta del cibo fra Bokuto e l’intera squadra dei Nekoma, e Hinata che sembrò trovare divertente rubare tutto il cibo che Kageyama prendesse per sé.

“OH, il pasticcio di patate di Koushi” - Toru si voltò verso il ragazzo, riconoscendolo subito, riconoscendo le mani che lo avevano creato e i contenitori colorati che aveva spesso visto a casa di Sugawara - “Pensavo che portassi qualcosa di più pratico, ma sono contento così”

Suga si ritrovò ad arrossire appena, forse in imbarazzo di avere gli sguardi su di sé o perché l’altro aveva urlato il suo nome con così tanta veemenza.

“Oikawa, è solo un p-”- Non finì la frase, venendo interrotto dall’altro.

“ No, è il migliore.” - Si leccò le labbra il castano che prese il contenitore, abbastanza grande, per poter prendere una importante porzione da infilare nel piatto: osservò con aria critica quello che aveva preso ma non sembrò soddisfatto tanto che stava per metterne ancora ma si vide sottrarre il contenitore dalle mani e non poté opporre resistenza.

Daichi.

Daichi aveva preso il contenitore e si era riempito il piatto con la restante parte, lasciando a bocca asciutta gli altri che ora sembravano incuriositi sia per la scena, sia per questo fantomatico tortino di patate.

Ma la cosa che fece bloccare i pensieri di Suga furono gli sguardi che i due divoratori di patate sembravano scambiarsi in quel momento.

I corvi possono essere particolarmente territoriali, tanto da uccidere anche i propri simili.

“ Oh, scusami, Toru; volevo assaggiare anche io.” -La voce di Daichi era ferma, senza esitazione, che calcò sul nome dell’altro, ricordando di accompagnarlo con un sorriso di circostanza. -“D’altronde l’ha portato il mio Vice Capitano.”

A quella frase Koushi si ritrovò a fissare il piatto, rosso, con la mente totalmente confusa ma sapeva che doveva dire qualcosa per smorzare quella tensione che, forse, avvertiva solo lui -” Oh, ne ho portato altro. Si… cioè, è in quei contenitori” - Sorrise, calmo e pacato, poggiando una mano, in modo lieve e senza fare pressione, sul braccio di Sawamura come a placare qualcosa di invisibile che gli sembrava lo stesse soffocando. Con questa mossa riuscì a distrarre la maggior parte dei ragazzi che non si fecero ripetere il messaggio e si avventurarono alla ricerca dei contenitori per assaggiare il magico tortino di patate di Mr. Rinfrescante, che riuscì a lasciarsi andare ad un sospiro di sollievo ma si ricordò di lanciare uno sguardo a Oikawa, uno di ammonimento, per farlo smettere ma nel preciso momento in cui alzò il capo si rese conto che Daichi lo stava guardando mentre stava assaggiando la pietanza.

“ E’ davvero buono, Suga. Non sapevo che avessi certe doti culinarie.” - Ed ecco la vera e gentile espressione del capitano che dimostrò il suo apprezzamento, la sua riuscita nel aver specificato di chi fosse cosa.

Chi.

“ Ovvio. Mica sei la mia fidanzata che mi può costringere a cucinare!” - protestò in modo giocoso Sugawara, guardando l’altro, aspettandosi la sua solita reazione schifata, quella che assumeva sempre quando a fargliela era Nishinoya che di solito portava i pasti per tutta la squadra.

Ma il ragazzo lo sbalordì, rispondendogli dopo aver preso un’ altro boccone.- “Un gran peccato.”

Mentre il cuore del corvetto sembrò implodere nel suo petto, Oikawa, dal suo posto, si ritrovò a fissare la scena e a sogghignare, divertito dalla situazione e dalla reazione, ma ben presto si ritrovò a far sparire quel ghigno poiché Iwaizumi, senza farsi vedere, gli si era avvicinato con un piatto pieno di verdure stufate, che spiaccicò sul viso al suo Capitano senza nessuna grazia o cortesia.

“Tieni: assaggia anche il mio piatto.”

 

 

“Ci rendiamo conto delle nostre somiglianze

solo quando siamo messi all’angolo.

Ci rendiamo conto delle nostre differenze

solo quando stiamo bene.

Ci rendiamo conto che ci facciamo del male

solo quando questo viene fatto notare.”

  
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