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Autore: Ladydevilexo16    12/04/2020    1 recensioni
TRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
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La scena si ripete, la stessa scena da giorni, settimane ormai. Io solo in casa, seduto sulla mia poltrona, che tossisco, tossisco e mi fiondo in bagno a vomitare sangue e quei dannatissimi petali viola che amo ed odio allo stesso tempo.
Quei petali che mi fanno pensare a John...
L'uomo che amo.
Quegli stessi petali che saranno la causa della mia fine, la fine di tutti quei momenti che ho vissuto e sto vivendo con il mio coinquilino...
La fine della mia vita...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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buon weekend e Buona Pasqua a tutti! eccomi al terzo capitolo di questa mini-long(?). Detto ciò non mi dilungo oltre, e vi lascio alla lettura! ;)




Sono passati mesi da quando tutto questo è iniziato, la situazione è più o meno sempre la stessa. Continuo a vomitare quei dannatissimi petali viola. La vita al 221b prosegue “normalmente”, fino adesso non abbiamo mai parlato di ciò che è avvenuto nel capannone, non della discussione che c’è stata tra John e Irene almeno. Da quel giorno sono passati mesi, ben quattro mesi… e io e john abbiamo continuato a risolvere casi insieme, come se nulla fosse. Per citarne qualcuno, i più interessanti almeno: “Il mastino di Baskerville” e “Le cascate di Reichenbach”, almeno così li ha rinominati John sul suo blog. Quest’ultimo caso è quello che mi ha definitivamente reso noto.
 

John… la mente va subito al mio coinquilino, e la sua immagine mi si fa vivida in testa. I capelli color grano, quegli occhi grigi, che talvolta assumono delle sfumature blu. Mi ci perderei volentieri in quegli occhi. E le labbra, rosee e soffici… Già, chissà se le labbra di John sono davvero così soffici come sembrano… Eccoli di nuovo, senza che possa fermarli dei colpi di tosse seguiti da i soliti petali di viola mi escono dalla bocca. Eccoli lì, davanti ai miei occhi sparsi sul banco del laboratorio. Gli occhi mi si velano di malinconia, per qualche attimo, quando mi riprendo raccolgo i petali per gettarli nella spazzatura.


Sono al Bart’s, sto svolgendo degli esperimenti. Il 221b è deserto, oggi John aveva il turno in clinica, ed è uscito presto da casa nostra. Mi fa uno strano effetto pensare quel nostra… Ovviamente siamo coinquilini ma, vorrei poterlo intendere in altro modo…  Le ore passano lente, troppo lente, infinite quasi, con quei maledetti petali a ricordarmi ciò che non avrò mai, ciò che non posso avere, ma per cui darei tutto, tutto me stesso.
 

Le ore passano, e anche i giorni, lenti, uguali, monotoni… poi eccolo, sembra un giorno come gli altri, una mattina di primavera, che in un attimo si trasforma nel inizio del declino. Un messaggio, un solo messaggio e tutto inizia a precipitare. “Il mio cellulare squilla un paio di volte, avvisandomi che sono arrivati dei messaggi. Non gli do peso, non ho tempo ora, sto eseguendo un importante esperimento. John è sulla sua poltrona, in vestaglia, sta leggendo il giornale. “Lo leggo, ti dispiace?" interviene il biondo. Non dico nulla, ignorandolo. Mi si avvicina per mostrarmi il testo. “Non ora…” sarà Lestrade oppure mio fratello.
“È tornato.” l'affermazione di John mi ghiaccia sul posto. Ho compreso all’istante ciò che intendeva.
È tornato, Jim Moriarty è tornato. “Vieni a giocare. Tower Hill. Jim Moriarty, baci”
 

Veniamo chiamati da Lestrade per un nuovo caso. Jim Moriarty ha rubato i gioielli della corona, e si è fatto arrestare. Ci sarà un processo e sono stato convocato come testimone. “C’è qualcosa di indubbiamente strano, ha un piano.” è ciò che mi frulla in testa. Il giorno del processo arriva, io e John ci stiamo preparando. Io indosso un completo grigio scuro ed una camicia a tono ma più chiara, i primi due bottoni slacciati. Lancio uno sguardo a John indossa un completo nero e cravatta dello stesso colore, e camicia a righe… mi sento il respiro mancare mentre una scossa mi percorre la spina dorsale. ”… È bellissimo!” Un piccolo sorriso sulle labbra.
 

“Sei pronto?”  Mi chiede John facendomi ritornare dai miei pensieri. Annuisco, ci scambiamo uno sguardo d'intesa prima di uscire dal appartamento dove ci aspetta un auto nera, con i finestrini oscurati, che ci porterà in tribunale.
 

Le prove sono schiaccianti, dimostrano chiaramente la sua colpevolezza.
Il processo è stato piuttosto breve, in pochi giorni è concluso. Il verdetto finale, però, è illogico… non colpevole, prosciolto da tutte le accuse. Ma non ne rimango sorpreso, sapevo ci fosse qualcosa di anomalo in tutto questo. Ha un piano, e ora l'ho capito… “Giochiamo!”
 
Vuole distruggermi, in ogni modo possibile… Mi è bastato un messaggio, solo un messaggio e ora siamo qui, solo io e lui, sul terrazzo del Bart's… “Vieni a giocare sul tetto del Bart’s… ho qualcosa di tuo che forse rivuoi!”
Ha cercato di annientarmi, e lo sta ancora facendo; screditandomi, prima con il caso del rapimento dei figli del ambasciatore, poi con la sua finta identità. E ancora non ha finito, lo sta facendo ancora, stavolta colpendomi tramite le persone a cui tengo di più... Mi rimbombano nella testa le sue stesse parole “Ti devo una caduta… te ne devo una…” Lì ha sotto tiro, Lestrade, la signora Hudson e John… li farà uccidere, a meno che… poi fa un'azione che non avevo minimamente calcolato, si punta la pistola in gola e… spara. Il suo corpo cade a terra esanime, una pozza di sangue intorno al suo cranio esploso. Non ho scelta, o i sicari assoldati agiranno.
 

Sono lì, in piedi immobile, avanzo di un passo, poi un altro e sono in piedi in equilibrio sul cornicione. Deglutisco a vuoto, mentre do un'occhiata giù. Gli occhi mi devastano lucidi, mentre comincio a pensare, penso a tutto in quei pochi istanti, a tutto questo casino, a Gregory Lestrade, e alla signora Hudson, che si sono ritrovati coinvolti solo perché sono miei amici… già, prima di qualche mese fa non credo di aver mai considerato veramente qualcuno mio amico...


Poi è arrivato lui, è entrato nella mia vita stravolgendo tutte le mie convinzioni… “John” quasi non mi rendo conto di aver pronunciato il suo nome, talmente piano che è stato poco più di un sussurro; gli occhi ormai completamente umidi, tanto che una lacrima sfugge al mio controllo.
 

Mentre afferro il cellulare e faccio partire la chiamata, il respiro mi si spezza in gola a causa di un colpo di tosse, seguito da quei soliti petali viola, che infondo ormai ho imparato ad amare.
 

Il telefono squilla, una due volte, poi la voce di John mi entra nelle orecchie, “pronto!” il mio cuore salta un battito e deglutisco. “John, voltati e torna da dove sei venuto…” cerco di mantenere un tono neutro, mascherando il mio vero stato d'animo.
 

Non mi ascolta “…sto arrivando” lo vedo è proprio lì davanti al ospedale, in strada. “Fa come ti sto dicendo” “per favore…” lo supplico e stavolta la voce mi si è incrinata… “Sherlock” un'altra lacrima sta per sfuggire nuovamente al mio controllo… “resta lì, fermati…” glielo ordino, e lui esegue. “Guarda in alto, sono sul tetto” esegue ancora una volta le mie indicazioni, mi sta guardando “Sherlock, c-cosa succede?!...” È terrore quello che sento nella sua voce…  “… non posso scendere, percui dovremo proseguire così…” continuo. “Ti vedo delle scuse, è tutto vero, io ho inventato Moriarty, i giornalisti avevano ragione…” non riesco più a trattenere ne le emozioni, tanto meno le lacrime. “Sherlock…” ripete il mio nome e il panico nella sua voce è aumentato rispetto a prima, mi è sembrato addirittura di sentirla incrinarsi… “Devi dirlo a Lestrade, alla signora Hudson, a chiunque voglia ascoltarti.” “Ok, ora smettila! La prima volta che ti ho visto, la prima volta che ti ho visto sapevi tutto di mia sorella.” Nessuno è tanto intelligente!” “Tu si!”
 
 
Ormai ha capito, sta cercando di dissuadermi, ma non posso, devo farlo per loro, per lui… “era un trucco, un semplice trucco.” Continuo “No, smettila.” Poi fa qualche passo avanti. “Rimani lì…” gli ordino nuovamente. Si blocca di colpo. “Tieni gli occhi fissi su di me, te lo chiedo per favore…” ormai sto piangendo non riesco più a trattenermi.  “… questa chiamata è il mio biglietto… è così che fanno le persone, lasciano un biglietto.” “Lasciano un biglietto quando?!...” “Addio John…” “N-no,n-o!” Ora ne sono sicuro, anche lui sta piangendo. La realizzazione di ciò è come una lama rovente in pieno petto. La gola pizzica, ricaccio indietro i petali. Non ora… non è il momento!
 
 
Fisso il vuoto davanti a me, getto il telefono a terra senza nemmeno riagganciare. Ripenso ancora una volta ai momenti trascorsi insieme, ogni momento trascorso con lui, un’ultima lacrima scivola a bagnarmi lo zigomo. “SHEERLOOOOCK!!!” lo sento urlare. “Perdonami John, lo faccio per te…” “...Ti amo...” Vorrei urlarglielo, a pieni polmoni, a lui, a tutti. Ma non lo faccio. Non posso... È questo il mio ultimo pensiero, l’ultimo pensiero prima di fare ancora un altro passo, l’ultimo passo, lasciandomi cadere nel vuoto. L'ultimo pensiero per l’uomo che amo, l'uomo per cui ho dato la mia vita.



--------------- NOTE AUTRICE-------------------------------------

Ringrazio come sempre chi leggerà, anche in silenzio, e chi lascerà una recensione. Non manca molto alla fine ormai penso più o meno 3 capitoli... Alla Prossima! <3
   
 
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