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Autore: Secrety    12/04/2020    3 recensioni
29 novembre 1970
12 dicembre 1972
22 agosto 1976
1 aprile 1978
1 marzo 1980
11 agosto 1981
Sei date speciali, sei corse in ospedale e soprattutto sette bambini che nascono e si aggiungono alla famiglia Weasley.
Come hanno reagito i fratelli di Molly ai suoi innumerevoli figli? Che fine ha fatto il drago giocattolo di Charlie? E che razza di scherzi certi due gemelli possono tirare ad un Ronnie di appena due anni?
Con l'esclusiva partecipazione dei fratelli Fabian e Gideon Prewett, lo zio Bilius e la simpaticissima zia Muriel.
Dal testo:
"La piccola ricambia il suo sguardo per un po', ma poi rotea gli occhi ad osservare l'ambiente circostante, a guardare con attenzione la sua nuova casa. È troppo piccola, probabilmente non sta guardando niente per davvero. In futuro, non avrà neppure memoria di quel momento. Eppure è così, quella è a tutti gli effetti la prima volta che vede la Tana. Spera tanto che le piaccia.
A lei piace tantissimo."
Avviso: grandi dosi di fluff e adorabili bambini, maneggiare con cura!
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilius Weasley, Bill Weasley, Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Gideon Prewett
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Disclaimer: Nessuno gnomo è stato maltrattato durante la stesura di questa fanfiction.


 

November 29th 1970

Novembre si avvia verso la sua conclusione, portando via con sè le ultime foglie arancioni d'autunno e i pochi addobbi invenduti di Halloween dalle vetrine dei negozi. Tutto, dalle pubblicità cittadine alle luci colorate appese nelle case di campagna, sembra ricordare che anche durante i tempi duri la vita va avanti, soprattutto ora che manca meno di un mese a Natale. Tuttavia per i coniugi Weasley il regalo più grande non arriverà la notte della vigilia ma proprio durante questa fredda sera di inverno.

-Arthur! Per le mutande di Merlino, Arthur! Lascia perdere la borsa e andiamo!-

Dolorante e piegata sul gonfio ventre, Molly Weasley chiama con forza il marito, mentre quest'ultimo fruga frenetico dall'altro lato della casa come un'anima in pena, alla ricerca del necessario per il parto, le mani che quasi tremano dall'emozione all'idea che di lì a poco sarebbe nato il loro primo bambino.

-Cara, ti prego, i babbani preparano sempre una borsa con tutto il necessario per il bebè e la mamma, pare che li aiuti molto, ho pensato che...- inizia a spiegare per l'ennesima volta, ma sempre con grande convinzione, il mago, mentre cerca di trovare la dannata borsa che ha preparato con cura i mesi precedenti.

-Arthur!-.

Tuttavia il tono della moglie, unito ad un lungo straziato lamento, interrompe la ricerca, facendolo accorrere subito al suo fianco con preoccupazione e un velo di imbarazzo.

-Scusa, hai ragione, non c'è un momento da perdere. Andiamo!- con un sorriso sincero l'aiuta a sorreggersi mentre escono dalla porta in tutta fretta, portando con sé giusto i propri mantelli e le bacchette, pronti a teletrasportarsi davanti al San Mungo.

L'ultimo eccitato borbottio emesso prima di oltrepassare l'uscio di casa è giusto un "diventeremo genitori, Molly!" di Arthur, seguito da un rantolio di dolore, ma che in fondo nasconde una certa felicità, della strega.

La porta, aperta con forza da Molly poco prima mentre attendeva impaziente il marito, viene così finalmente chiusa, rivelando dietro di sè la tanto agognata e vanamente cercata borsa babbana.

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-Non ci credo! Era qui, proprio qui, Molly! Ma come ho fatto a non vederla quando ho aperto la porta per uscire, dico io?-

"Perché non l'hai aperta tu!" direbbe la Tana se potesse parlare, ma le case non parlano e Molly non ricorda la sua colpa, così Arthur si limita a sbuffare davanti ai suoi sogni babbani infranti.

Molly nel guardarlo riesce solo a sorridere divertita, mentre stringe con forza il piccolo fagotto che non ha mai lasciato andare da quando l'ha ricevuto tra le braccia.

-Hai visto, Will? Tuo papà è proprio uno sbadato!- sussurra con infinito affetto, facendo voltare il marito verso di loro con sguardo quasi offeso ma con quel sorriso che mantiene senza accorgersene dal momento in cui ha visto il figlio per la prima volta.

E il piccolo William, Willy, Will, Bill (la sua esistenza è stata breve ma già nessun nomignolo gli è stato risparmiato), in tutto questo, si limita a guardare fisso con i grandi occhi la madre, quasi rapito dalle sue cure e parole, facendo rafforzare senza saperlo il sentimento di protezione che i due neogenitori provano per la loro creatura.

-Beh, vorrà dire che useremo la borsa la prossima volta allora, giusto Molly?-.

La proposta non è accolta con sorpresa, ne hanno già discusso, prima ancora di concepire William: ci sarà di sicuro più di un figlio. E almeno una figlia, certo, la piccola Ginevra che si sono immaginati non può mancare.

Così Molly si limita ad annuire alla proposta, gli occhi fissi ancora su bambino che ha finalmente chiuso gli occhi e si appresta a dormire tra le sue braccia.

-Sono d'accordo, a patto che avvenga tra un paio d'anni però, così mi riprendo da questo parto, e intanto possiamo dedicarci a lui-.

Ride Arthur, mentre abbraccia la moglie e il figlio, baciando sulla fronte entrambi i membri della sua piccola famiglia, un sorriso caloroso a solcargli il viso.

-Ovviamente! Benvenuto nella Tana, William Arthur Weasley. Che tu possa essere seguito da tanti sani fratelli- sussurra con affetto per non disturbarlo.

E ora ridono a mezza voce entrambi, ignari di come i loro desideri verranno ampiamente esauditi nel corso degli anni.
 

 

Dicember 12th 1972

Il 1972 è un anno particolarmente freddo, lo dimostra come, nonostante sia appena l'inizio di dicembre, la neve abbia già coperto la campagna e i laghi siano già diventati ottime piste da pattinaggio. Nevica persino quel martedì pomeriggio presto, nonostante l'accenno di sole oltre le nuvole.

È decisamente una bella giornata, fredda ma chiara, e la neve che cade lentamente rilassa molto il signor Weasley, impegnato a riparare una vecchio radio babbana sul tavolo in salotto. Per terra sul tappeto, abbastanza vicino al padre da poter essere controllato, il piccolo William di appena due anni gioca con il suo peluche preferito, un morbido unicorno che di tanto in tanto trotterella per conto suo attraverso il salotto, accarezzandolo o ridendo con allegria, con chissà quali storie appassionanti nella mente.

Il padre sorride, alzando gli occhi di tanto in tanto dal suo lavoro, è un pomeriggio perfetto e tutto va bene: così crede finchè la moglie non lo chiama con forza dalla cucina, nella voce una nota mal soffocata di dolore che tenta di non far sentire al proprio piccolo.

Le acque si sono rotte: il secondogenito è in arrivo. Presto, si raccolgano i cappotti, si spieghi al, ancora per poco, figlio unico di come presto avrà un'amico con cui giocare e a cui voler bene, vengano chiuse tutte le porte di casa.

L'esperienza dell'anno precedente li rende più veloci, ma non per questo meno agitati, mentre vestono in tutta fretta Will, portandolo via con loro all'ospedale.

L'unicorno del piccolo Weasley lasciato sbadatamente acceso galoppa senza sosta per la sala, girando più volte intorno ad una familiare borsa rosa decorata con motivi infantili, ancora una volta dimenticata a lato dell'ingresso.

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-È inutile, non riuscirò mai ad usarla, ormai è certo!-.

Sospira Arthur mentre interrompe la corsa del cavalluccio del figlio con un gesto di bacchetta. Mentre osserva l'incriminata sporta rosa appoggiata al fianco della porta riesce solo a scuotere con delusione la testa, imitato in breve dal piccolo Will che tiene tra le braccia.

Sospira a sua volta Molly, ma divertita: suo marito non cambia mai. Gli poggia la mano sinistra sul braccio con dolcezza, il braccio destro è troppo impegnato a reggere il nuovo acquisto di famiglia, il figlio che con occhi grandi spalancati si guarda intorno perso, la bocca leggermente aperta e l'espressione profondamente stupita che solo un bambino può avere.

-Forza, abbia affrontato due parti senza e siamo sopravvissuti tranquillamente, no? Forse non serve e basta, a noi maghi-.

-Ma Molly, come posso occuparmi di oggetti babbani se io per primo non verifico il loro utilizzo e la loro efficacia! E poi lo sai bene, anche se non sono molto utili, i babbani inventano sempre...-.

-Oggetti estremamente interessanti e creativi. Lo so, caro, lo dici sempre- sorride la strega con bonarietà, mentre si avvia svelta verso le scale per portare il figlio a riposare nella culla precedentemente preparata.

-Bene, quindi non hai da ridire se la porto per il prossimo parto, no? Sai, la nascita della femminuccia di cui parliamo tanto...-.

È quasi un colpo basso quello di Arthur, sa già che la moglie non è contraria a un terzo figlio, specie se si tratta della prospettiva di una adorabile bambina.

-Per l'amor di Godric, già a pensare al terzo! D'accordo, avrai la tua borsa quando avremo la terza nascita. Ma ricordati cosa abbiamo deciso, per un po' niente figli! Bastano già i nostri tesori- e con quest'ultima frase carica di affetto sparisce al secondo piano, portando via con sè il secondogenito Weasley.

Rimasto in piedi in salotto, Arthur si limita ad osservare negli occhi quel piccolo volto che lo guarda ridacchiando e che cerca, con le piccole dita, di togliergli gli occhiali dal naso senza vera ragione (e, a dirla tutta, senza troppo successo).

Gli blocca la manina, lo guarda nel modo più serio che gli riesce.

-Mi raccomando, Bill, trattalo bene: quello è il tuo fratellino. Ripeti dopo di me: "benvenuto alla Tana, Charles Septimius Weasley!". Prova, su-.

-Ghienghegheheh!-.

Un mugolio di suoni conclusi in una risata cristallina segue il verso del padre, che in risposta può solo unirsi alle risate e abbracciare il figlio grande.

Niente invidie in casa Weasley, l'attenzione viene data a tutti.


 

August 22th 1976

-Questo è un opalaye degli antipodi! Opaleye-

-Bello!-

-Questo è un grugnocorto svedese! Grugnocorto!

-Bello!-

-E questo...- pausa ad effetto per il gran finale: - è un ungaro spinato! Arggh!-

-Bellissimo! Bellissimo!-

Bill Weasley alza in alto con le sue braccia da bambino di appena sei anni l'animaletto di plastica, facendogli fare capriole e giri della morte impressionanti, soprattutto agli occhi del fratello minore.

Charles Weasley infatti ride allegro osservando il fratello far volare in aria il suo tipo di drago preferito. Segue con gli occhi ogni sua peripezia, poi, come svegliatosi da una trance, prende in mano il grugnocorto svedese e lo segue nelle sue acrobazie, rendendo quella lezione dragonica un vero combattimento all'ultimo sangue.

I musi si scontrano, le immaginarie colonne di fuoco che vengono lanciate rischiano ogni momento di ferire i due contendenti, ma loro continuano impavidi, decisi a vincere la sfida.

Il risultato è già deciso in partenza, eppure per il piccolo Charlie ogni sconfitta arriva come un'immensa sorpresa, come se fosse sempre ad un passo dalla vittoria. Probabilmente è una delle ragioni per cui il fratello maggiore non si stanca mai di sconfiggerlo, arrivando nel gran finale a bloccarlo a terra col suo peso, favorito non solo dagli anni ma anche dalla bassezza del più piccolo.

E mentre questo si dimena gridando qualcosa di confuso su come gli hanno "tappato le ali" e su una sua prossima e sicura rivincita, William Weasley, ormai chiamato in famiglia solo Bill, ride vittorioso e orgoglioso. Hanno cominciato a chiamarlo così quasi senza accorgersene da quando di tutti i suoi soprannomi il secondogenito ha preso ad usare solo quello, forse perché più facile da pronunciare o preferito per qualche altra misteriosa ragione partorita dalla mente di bambino.

Vincere una sfida, in ogni caso, richiede un premio. Consuetudine vuole che sia il padre a darlo, quando sorridendo al vincitore si complimenta con molta ammirazione e stupore, come fosse stato un vero e appassionante scontro. La madre viene poi subito dopo a consolare il perdente con un bacio, per poi offrire a entrambi qualcosa da bere per premiare il "faticoso duello!".

Eppure oggi c'è qualcosa di diverso, di strano. Il padre seduto poco prima al tavolo per redigere chissà quale documento non è più al suo posto, dalle camere superiori si sentono i passi affrettati dei genitori, le loro voci che discutono.

Bill ancora non si alza, ma Charles ha smesso di dimenarsi, entrambi troppo occupati ad osservare le scale, in attesa dei genitori.

E difatti compaiono, scendono di fretta, il padre li vede e subito li chiama.

-Bill! Charlie! Mettiamoci le scarpe e la giacca, sta arrivando il vostro fratellino Percy!

-Wooow!-

Un mormorio stupito percorre i due, che riescono solo a guardare con tanto d'occhi i genitori alla porta. Poi finalmente Bill si alza, aiuta il fratello un po' ondeggiante a mettersi bene in piedi e infine corrono verso le scarpe, resi ancora più frettolosi dall'espressione agitata del padre.

Li aiuta a vestirsi, raccoglie un paio di draghi giocattolo per non farli annoiare in ospedale, li mette dentro la fantomatica borsa da parto e, con quest'ultima stretta bene in mano, aiuta la moglie a sorreggersi, incitando i bambini ad uscire.

Ma dalla borsa non ben chiusa l'ungaro spinato cade fuori a terra, appena fuori dalla porta sul pianerottolo di ingresso che affaccia sul cortile.

La porta viene chiusa, il draghetto abbandonato a terra, alla mercé degli gnomi che infestano i cespugli.

----

-Charlie, tranquillo, ora vedrai che il tuo giocattolo è qui, d'accordo?-

-Dov'è? Dov'è?-

Arthur corruga la fronte mentre si guarda intorno. Già, dov'è?

Dopo poco che erano arrivati in ospedale e si erano incontrati coi cognati aveva sperato di poterglieli affidare facilmente, complici gli amati draghi dei figli. Non aveva calcolato l'importanza di quali draghi prendere. Come aveva potuto scordarsi del preferito di Charlie, portato ovunque e dotato pure di personale nome?

Era certo fosse a casa, a terra con gli altri. L'aveva convinto: "sta riposando alla Tana, era solo un po' stanco, quando torneremo sarà più in forze di prima, vedrai". Appena in tempo per fermare le lacrime che già luccicavano sugli occhi del minore! L'aveva lasciato ai fratelli della moglie, senza sapere di avergli in realtà mentito.

Del drago infatti, non vi sono tracce.

Tenta di nuovo l'incantesimo "accio!", ma il giocattolo non si mostra. In compenso dal giardino sente provenire dei fastidiosi suoni familiari, gli basta uno sguardo alla finestra per capire che si tratta degli gnomi e intuire il destino del, sicuramente ormai smontato, drago. 

-P-papàà!- gli occhi del bambino si riempiono di lacrime, il volto paffuto arrossato e il naso che già cola.

Lo guarda perso, è padre da sei anni e ancora adesso ha seri dubbi sulla sua abilità. La tanto declamata borsa babbana non ha soluzioni per questo problema, si limita a penzolargli pigra tra le mani sudate, quasi a deriderlo per la fiducia che ha riposto in lei.

Per fortuna però ha sposato una donna incredibile (se l'è ripetuto più volte in quegli anni difficili), che subito affida il terzo nato al marito e si china sul secondogenito, asciugandogli gli occhi con un fazzoletto profumato che tiene sempre con sé - sa di mamma, diranno sempre i figli con un sorriso anche da grandi.

-Amore, non preoccuparti, troveremo un altro draghetto d'accordo? Sono sicura che dovunque sia sta bene ed è felice-

Le verrebbe quasi da ridere se non avesse il volto triste del figlio proprio davanti a lei: le sembra infatti quasi di star parlando di un animale domestico morto all'improvviso, e dire che aveva apposta evitato di comprarne uno proprio per evitarsi una situazione simile- e anche perché sono più costosi da mantenere, ma quello è un aspetto a cui cerca di non pensare troppo.

-No! Voglio Smog!- ma Charlie si impunta dall'alto dei suoi quattro anni, spinto dall'affetto per il suo migliore amico -Bill a parte- e Molly sospira, passandogli una mano sui capelli con affetto.

-Non si può, Charles. Per un po' Smog è andato via ma un giorno sono sicura tornerà. Nel frattempo ci sono altri draghi e soprattutto un nuovo fratellino, non sei contento? Non vuoi sorridere alla tua mamma tanto stanca?

Comincia con tono forte e deciso, ma poi conclude con dolcezza, mostrandogli quella faccia sconsolata che ha scoperto funzionare bene sui suoi bambini.

Charles ama i draghi, ma ancora di più ama sua mamma. Si lascia asciugare le lacrime, la abbraccia. Bill li osserva in silenzio, prima che il padre lo sospinga con un colpetto verso gli altri due, facendolo unire agli abbracci.

-Facciamo così, dato che il papà ha lasciato libero Smog, Charlie merita un risarcimento- Arthur scandisce bene l'ultima parola, sperando già di insegnargliela, mentre Molly rotea gli occhi di fronte ai buffi tentativi del marito di acculturare i figli più in fretta.

-Risar- cos'è?- chiede subito Bill, mentre il padre si china alla loro altezza, facendo bene attenzione al bambino che tiene in braccio.

-Un premio. Io e Molly riflettevamo che con tutti questi figli i nomi scarseggiano. Ti va di sceglierlo tu il nome del prossimo bambino, Charlie? Vuoi dare il nome a un fratellino?-

-Arthur!- comincia già Molly esterrefatta, ma viene subito interrotta dal figlio che si libera dal suo abbraccio e inizia a saltellare.

-Sì! Sì!-

-Però...- alza il dito il padre: -Solo se è un maschio. Se è una femmina il nome lo abbiamo già deciso. D'accordo?

-...sì!-

-Anch'io voglio dare un nome a un fratello!-

-Allora lo sceglierete insieme, che ne dite? Ma poi noi dovremmo approvarlo. Siete in grado di proporci bei nomi?-

-Sì! Sì!- urlano di nuovo insieme, prima di sparire di corsa nella sala accanto, chissà a discutere di quali nomi.

-Oh, Arthur!- sospira Molly, già immaginando di dover chiamare il figlio Smog.

-Suvvia, Molly! Quante sono le possibilità che abbiamo quattro figli maschi di seguito? E poi è anche loro fratello, meritano un po' di... potere decisionale-

-Ti avviso, non mi hai ancora convinta del tutto! Ma ci sarà tempo. Per fortuna che sei nato prima di quest'idea, Percy!-

-Fortunato sì, guarda in che famiglia allegra è capitato! Come si suol dire in queste occasioni...-

-Ancora con quella frase?- ride stupita la moglie, venendo però ignorata dal marito, che continua imperterrito.

 -Benvenuto alla Tana, Percival Ignatius Weasley!- declama infatti con grande serietà.

-E che benvenuto!- si limita allora a sorridere un'ultima volta Molly, dando un bacio al figlio e stringendo a sé il marito.

Una famiglia tutta matta, ecco cos'è la sua. Eppure non la cambierebbe nemmeno di un millimetro.


 

 April 1st 1978

Un bolide vola in alto nel cielo, percorre una perfetta e lunghissima parabola a sorpresa dei due fratelli maggiori Weasley, e ancora più inaspettatamente, o meglio con loro grande orrore, si spinge appena un po' troppo lontana da loro, un po' troppo vicina alla casa, proprio a pochi metri da una finestra della Tana.

é Bill Weasley, il maggiore e più "responsabile" dei due a sgranare maggiormente gli occhi, mentre corre verso la palla in un folle tentativo di fermarla. Charlie osserva quasi con maggior stupore la corsa del fratello che la palla, ma in un attimo comprende l'effettivo pericolo che corrono -la tremenda ira di Molly Weasley- e si affretta dietro il compagno di giochi.

Ma ecco che, come per magia ed in effetti di magia si tratta, la palla si ferma ad un passo dalla finestra, sospesa in aria.

Il loro grande sollievo ha però breve durata, si conclude infatti non appena pochi secondi dopo la suddetta finestra viene aperta e da dietro essa fa capolino il volto accigliato di Molly Weasley.

-In casa voi due. Subito!- urla con forza, sporgendo le braccia per raccogliere la palla volante, e non serve che lo ripeta perché i figli obbediscano imbarazzati.

Quando entrano trovano come al solito nel salotto Percy Weasley, appena due anni, seduto sul divano affianco al padre con un libro colorato troppo grande per le piccole mani. Non sa leggere, ma gli piace imitare il genitore, intento a leggergli il giornale accanto e a passargli una mano tra i capelli di tanto in tanto. Sorride allegro, sente di essergli più vicino di tutti gli altri, sente che sono simili. Da grande vuole essere proprio come lui.

E del resto, per giocare a Quidditch con i fratelli è ancora troppo piccolo, troppo imbranato. In casa con papà ci si diverte di più.

Per quanto diverso però, non lo odiano, anzi. Bill gli ci si avvicina subito, gli stropiccia le guance gonfie con affetto. "È già più alto di te" scherza spesso con Charlie, ricevendo di rimando spintoni offesi. Il basso Weasley oggi invece sorride guardando Bill importunare senza malizia il fratellino. Nella confusione riesce a prendergli il libro dalle piccole mani, gli propone di leggerglielo, lui che sta iniziando a imparare sotto la guida di mamma Weasley.

Davanti a tutte queste attenzioni improvvise Percival vorrebbe quasi piangere, ma i fratelli sorridono troppo ampiamente e le mani di Bill sulle guance gli fanno il solletico e così finisce solamente per sorridere confuso a sua volta.

Il caos attira ovviamente anche lo sguardo del signor Weasley che tuttavia, davanti alle loro risate, lascia correre, mal trattenendo un sorriso mentre legge il giornale. Le notizie sono sempre tremende, il clima in Inghilterra non fa che peggiorare ad ogni incursione dei Mangiamorte. Li tiene ben lontani dalle notizie ma non troppo, cerca di difenderli per quanto può senza farli crescere nell'illusione. Devono stare attenti, rendersi conto del problema. Eppure per quanto terribile la situazione, vederli giocare non fallisce mai nello scaldargli il cuore. Aveva paura che la differenza di età non li avrebbe fatti andare d'accordo, ma è stato ben contento di sbagliarsi alla fine.

Ed ecco che finalmente la moglie scende al pian terreno e i bambini ricordano il misfatto con paura, eppure pare che qualcuno li stia salvando senza saperlo. Il cipiglio che hanno visto infatti non è di rabbia, è di dolore.

-Arthur, stanno arrivando Fred e George- spiega a fatica la moglie, non abituata a due bambini e soprattutto a due così agitati, e subito il marito sgrana gli occhi, si alza di scatto dal divano.

-Andiamo! Andiamo, forza, le scarpe!- esclama sicuro mentre spinge i figli verso la porta e li aiuta a vestirsi.

-Molly, i tuoi fratelli...?- sembra poi ricordarsi preoccupato, ma la moglie scrolla la mano invitandolo a non agitarsi.

-Stanno andando in ospedale proprio ora, li ho già avvisati-

E in attimo sono tutti fuori, la casa è vuota, e dire che vuota a quel modo non lo è mai da anni, per la precisione da quando hanno oltrepassato la soglia per la prima volta quei due innamorati maghi.

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-Cinque figli e tutti maschi! Volete riempire il mondo magico del cognome Weasley per caso?-

La voce forte di Fabian Prewett risuona nella casa, mentre entra nella Tana al seguito del cognato e della sorella.

Tiene in braccio Fred Weasley, quel bambino il cui nome inizia con la sua stessa inziale, è bravo a reggerlo anche se non ha figli, ma la madre del bambino non può che guardarlo comunque un po' apprensiva, correggendogli di tanto in tanto la postura.

Per una volta ha deciso di affidarsi un po' di più agli altri, è davvero stanca dopo questo parto, e infatti è Gideon Prewett a cullare George, accennando anche a qualche versetto per farlo divertire un po'.

Non è abbastanza grande per poter già sorridere, ma dà comunque segno di apprezzare le attenzioni e questo non può che riempire di gioia lo zio.

-Sono contento abbiano le nostre iniziali. Sono proprio belli- osserva orgoglioso, mentre Molly scuote la testa divertita.

-Io ho proposto l'idea ma i nomi finali li hanno scelti questi due piccoli, dovete ringraziare loro- 

-Ti piace, zio Gideon? George l'ho scelto io!- esclama subito Bill sorridendo, mentre Charlie lo segue a ruota con trasporto: -E io ho scelto Fred, zio Fabian, è bello, vero?-

-Oh, certo preferisco di gran lunga i nomi che iniziano con la F a quelli con la G- osserva guardando con sfida il fratello, che di rimando scuote la testa fingendo disapprovazione.

-Non ascoltarlo Bill, hai fatto bene a scegliere un nome con la G, fidati di tuo zio Gideon-

-Sì, insomma, dipende da quale zio vi fidate di più... se proprio volete fidarvi di lui, beh...-

-Per tutti gli gnomi che infestano il giardino! Voi due non cambiate mai. Non ascoltate i miei fratelli, tesori. Non capiscono nulla, sono entrambi due nomi splendidi e sono molto fiera di voi- li bacia entrambi sulla fronte, ringraziando il cielo che Percy stia dormendo sulle spalle del papà. Il terrore che anche lui pretenda di dare un nome a un figlio non è poco, ma per fortuna sembra che questioni del genere gli interessino poco.

I due figli grandi sorridono ampiamente, per poi chiedere subito il permesso per giocare a quidditch. Si lamenta un po' Molly Weasley, non si è scordata della palla vagante che ha dovuto fermare, ma dopo averli fatti arrossire un po' per l'imbarazzo davanti agli zii gli dà il permesso e in breve sono fuori a giocare.

I nuovi nati vengono riposti nelle culle al primo piano, i tre fratelli Prewett si spostano verso il piano terra, lasciando ad Arthur il compito di mettere a letto il terzogenito. Mentre scende le scale la moglie giurerebbe di aver sentito chiaramente il marito andare dai gemelli ed esclamare la frase di prassi: "Benvenuti alla Tana, Fred e George Weasley!" ma si limita ad ignorare le stramberie dell'uomo che ha sposato, alzando giusto appena gli occhi al cielo con un sospiro.

Finalmente in cucina, comincia a cucinare allegra, i fratelli appoggiati al tavolo a farle compagnia. Hanno ormai imparato che in cucina fa da sola, loro sono giusto d'intralcio.

Non hanno molto tempo per fermarsi, la guerra è ancora in corso del resto, ma in ospedale hanno promesso che dopo pranzo un partita con i nipoti riusciranno a farla e sono ben decisi a mantenere la promessa. Soprattutto se implica poter favorire un po' dell'ottima cucina della sorellina.

-Hai proprio dei bei figli, Molly- mormora dopo un po' di tranquillo silenzio Fabian, gli occhi incollati alla finestra che dà sul giardino, e non serve che la sorella lo veda in volto per sapere che l'ha detto sorridendo.

Eppure c'è un che di malinconico nella voce e subito Gideon interviene a sollevare l'atmosfera, spintonandolo leggermente.

-Suvvia, che tono serio è quello, fratello? Un giorno li avrai anche tu, non preoccuparti- scherza allegro: -qui qualcuno deve portare avanti il cognome Prewett e io al momento sono poco interessato-

Il fratello si riscuote, subito domanda con evidente ironia: -Ma come, cinque figli non li vuoi anche tu?-

-Faccio a meno, grazie. Anzi ad essere onesto, mi chiedo come farai a non impazzire, sorellina. Secondo me prima o poi qualche nome te lo scordi- suggerisce scherzando, tirando in mezzo agli scherzi anche la più piccola dei tre, che però non esita a rispondere a tono.

-Ma che stupidi che siete! E se vi dicessi che voglio una sesta?- si volta a fronteggiarli e nonostante la frase in sé possa sembrare un presa in giro, il tono è inaspettatamente serio, lo sguardo sicuro.

La guardano entrambi senza parole, ma capiscono subito che ciò che dice è vero e in breve iniziano a ridere esterrefatti, senza riuscire a fermarsi.

-Folle! Sei tutta matta, tu! Completamente matta!-

-La maternità dà alla testa, ricordami di non diventare mai mamma, Fabian!-

-Oh, e piantatela voi due!- ma si apre in un sorriso anche lei, mentre li colpisce appena sulle braccia.

E così ridono, ridono a lungo, davvero forte, al punto che Arthur scende a ricordargli che Percy sta dormendo, ma appena li vede sorridere in modo tanto sincero e nota come sono tanto belli insieme come fratelli si ammutolisce, non ha proprio cuore di farli smettere, riesce solo a sorridere con loro.

La guerra prosegue, il futuro è incerto, ma è in momenti come questi che si ricordano quanto è importante ridere e vivere, nonostante tutto.


 

March 1st 1980 

Il vento soffia forte piegando le cime degli alberi e agitando i cespugli.

Il cielo è scuro e l'aria fredda. Incappucciati nei loro vestiti da casa, i fratelli Weasley non temono però la bassa temperatura ed anzi ringraziano quel vento provvidenziale. Aiutati da questo infatti, i loro lanci si rivelano ancora più impressionanti.

Da quando qualche mese prima, considerandolo ormai abbastanza grande, i genitori hanno insegnato al decenne Bill come liberarsi dagli gnomi da giardino, questo ha imparato in fretta come rendere il compito un gioco.

-Hai visto quanto è atterrato lontano? Non si vede quasi più!-

-Guarda che il mio è caduto ancora più in là! Guarda bene come lancio questo...-

L'inseparabile duo dei fratelli maggiori, separati dal resto dei familiari da almeno quattro anni di differenza se non di più, scherzano tra loro mentre si sfidano a chi lancia lo gnomo più lontano. Distratti dalle loro conversazioni, più di una volta vengono morsicchiati sulle dita, ma in fretta con qualche imprecazione di circostanza l'abitante abusivo del cortile è spedito oltre il muro del giardino. Hanno già verificato che, atterrando sempre su qualche cespuglio o in uno stagno, questi non si feriscono -rimangono solo molto storditi- e dopo qualche tiro di prova e altri dolorosi morsi hanno preso a lanciare senza troppi problemi.

Questa volta è davvero una gara combattuta e a pari livello. Hanno smesso di giocare alla lotta come facevano da piccoli ormai da un anno, da quando Charlie è riuscito finalmente a sedersi su Bill e quest'ultimo ha realizzato con vergogna di non aver più speranze di vittoria. Il minore è rimasto più basso, ma anche più grosso e robusto, negli scontri corpo a corpo l'imbattuto primato del fratello è giunto al termine. Si sono così spostati su altri giochi, finalmente ad armi pari. Forse è perché finalmente sentono di essere davanti a vere sfide che non riescono a giocare con quei bambini, fin troppo piccoli per partecipare alle loro "pericolose sfide". O forse è anche perché il più grande dei cinque fratelli è già piuttosto maturo e sente bene la responsabilità da fratello maggiore che i suoi genitori gli hanno impartito, al punto da non voler rischiare di mettere a rischio i più piccoli con le loro agitate imprese.

Non che del resto paiano poi questi così interessati. A soli quattro anni Percy Weasley ha già fatto ottimi progressi nella lettura, sta spesso in casa, un libro alla mano, proprio come accade anche oggi in cucina. Ama pure sedersi sul divano o sul tavolo con tanti fogli tra le braccia, in pose molto simili a quelle che vede prendere al papà. Poi però ad un certo punto si stufa, ritorna ad avere quattro anni e vaga per casa, osserva  in silenzio i fratelli maggiori giocare e quando questi gli danno qualche attenzione ride contento, è bello stare con chi è più grande di lui.

Ciò che non gli piace invece è passare il tempo con chi è più piccolo. Ovvero i gemelli. All'inizio era anche curioso di conoscerli, sperava si unissero a lui nel suo sedersi sul divano coi libri colorati. Ma subito i libri li rubavano, scappavano via e glieli nascondevano. Hanno appena due anni e vanno già ovunque. A volte spariscono e dopo un po' ricompaiono, convinti che nessuno possa scoprire dove sono stati. Mamma Molly ovviamente conosce il loro nascondiglio, è sempre impegnata eppure sembra anche sempre sapere dove si trova ognuna delle sue creature in qualsiasi momento. Finge ogni volta comunque di averli cercati per ore e anzi li sgrida perché non si dovrebbero nascondere, anche se, vedendoli così contenti, convinti ingenuamente di essere invisibili, non può impedirgli di rifarlo ogni volta.

Anche oggi sono nel loro posto segreto, una piccola stanzetta al primo piano tutta vuota in cui non entra mai nessuno e che loro invece riempiono dei tesori che trovano e della loro refurtiva. In realtà quantunque rubino qualcosa, questa impiega poco a ritornare al legittimo proprietario, grazie ai mirati interventi di mamma Weasley, ma loro non se ne rendono mai conto, e così passano il tempo tra loro ad inventare cose con pezzi di carta e piume colorate. Il progetto di oggi è un drago, a cui si dedicano con molta passione, finché la porta socchiusa si spalanca completamente dietro di loro.

-Su, ragazzi, sta per nascere vostro fratellino Ronald!- esclama infatti papà Arthur, ormai entrato nella camera, prima di spingerli verso le scale con le braccia. è comparso così di furia e si muove con così tanta urgenza che non si rendono neppure conto che la loro stanza segreta non è così segreta come pensavano.

Il quinto parto è ormai accolto con familiarità, soprattutto dai figli più grandi e in un attimo tutti sono fuori e la Tana resta vuota e silenziosa.

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-Sono proprio contento mi abbiate chiamato. Adoro i vostri figli, sapete? E per di più questo qui ha anche il mio nome! Mi vuoi bene alla fine Arthur, lo sapevo-

La guerra magica è ancora in corso, l'Ordine della fenice cerca di fare del suo meglio ed è per questo che oggi Fabian e Gideon Prewett sono occupati, non possono aiutare la stanca coppia a gestire i loro innumerevoli figli.

E così ad assisterli hanno chiamato qualcuno di inaspettato, che i figli comunque hanno accolto con entusiasmo. Non c'è nulla da fare, lo zio Bilius piace a tutti, con le sue storie strampalate e l'aria sempre allegra. Tuttavia, nonostante generi molta simpatia, non si può dire che ispiri altrettanta sicurezza ed ecco pertanto che il piccolo Ronald, profondamente addormentato, sta tra le braccia della madre mentre i poco più grandi gemelli sono sostenuti dal papà.

Lo zio si limita a tenere la mano a Percy, mentre gli ultimi due fratelli gli corrono intorno, facendogli festa.

-Ci racconti ancora di quel drago che una volta hai visto, zio?- chiede instancabile Charles, con la stessa curiosità nella voce della prima volta, ma subito Bill lo spintona leggermente.

-Però poi ci parli anche dei folletti e delle sirene, vero?- abbassa la voce in tono quasi cospiratorio, cercando di non farsi sentire dalla madre: -E magari ci fai anche quel trucco in cui tiri fuori fiori dal...-

-William Arthur Weasley, completa quella frase e salterai la cena oggi!- la voce tonante della madre riporta il figlio al suo posto imbarazzato, mentre lo zio si limita a ridere.

-Decisamente, adoro i vostri figli, questo è certo! Avanti, portate vostro fratellino in salotto e sistematemi dei cuscini, che io arrivo subito e vi racconto tutto quello che volete. Avevo giusto in mente di regalarvi un mio vecchio mazzo di carte truccato...-

-Bilius! Cosa gli insegni!- esclama nuovamente sconvolta Molly, mentre i figli sorridono e scappano via con il fratellino più piccolo. Si gira verso il marito a cercare supporto, ma come i figli anche questo non riesce a frenare un sorriso colpevole davanti al comportamento del fratello.

-Rilassati, mia cara, non è successo nulla di grave, su!- agita la mano con noncuranza il cognato, ricominciando poi subito a parlare serio impedendo a Molly di ribattere alcunché: - Piuttosto, ci tenevo a sapere se... va tutto bene, ecco- le poggia una mano sul braccio, guarda i due sposi serio. Tutti quei bambini, proprio in quel periodo... Non è facile per nessuno, immagina poi per loro.

Però Molly, dopo averlo guardato un po' sorpresa, sorride con affetto.

-Non preoccuparti, stiamo bene. È...- si volta a incrociare lo sguardo col marito, ha le braccia troppo impegnate a reggere i gemelli per toccarla ma la sostiene con lo sguardo:-...é difficile, ma stiamo facendo tutto il possibile e per ora sta funzionando. Siamo felici, davvero-

Lo zio li osserva un attimo, poi si apre in un sorriso.

-Mi fa piacere. Per qualsiasi cosa, io ci sono, lo sapete-

-Lo sappiamo. Grazie di cuore-

Stanno in silenzio un attimo, è difficile dire tutto a parole, poi però Bilius scuote la testa, come a scrollarsi di dosso l'aria seria che poco gli si addice.

-Bene, meglio che vada. Ho delle storie da raccontare e un pubblico impaziente di ascoltarmi!-

Questa frase pare risvegliare anche la donna dalla malinconia, subito si infiamma.

-Frena un attimo, tu! Promettimi che non gli insegnerai certe cose come prima, altrimenti non ti lascio andare-

-Ma Molly cara, è più forte di me. Si divertono così tanto che non riesco proprio a frenarmi dal dire certe stupidate-

-Non ci provare, devi darti un freno!-

 -Ma hai visto come sono contenti? Non ti si scioglie il cuore a guardarli? A me sì, sono così carini che non riesco davvero a dirgli di no... e poi le mie storie gli piacciono tanto!-

-Oh, per Godric... va bene, vai! Ma niente spettacolini di persona. E ti avviso, se scopro che gli hai insegnato certe parole subirai tutta la mia ira, zio Bilius-

L'uomo si limita a farle un occhiolino non molto rassicurante, prima di sparire sorridendo.

In breve si sentono risate provenire dal salotto e i due coniugi possono solo guardarsi, l'una esasperata e l'altro divertito.

-Ti fa ridere questa situazione?- riesce solo a sospirare la moglie, senza tuttavia combattere il sorriso che le è salito alle labbra. L'uomo scuote la testa con calma, un po' pensieroso.

-Sto solo pensando che ad ogni anno che passa questa casa diventa sempre più allegra, non trovi?-

-Sì... questo è proprio vero- osserva il figlio che ha tra le braccia, gli dà un bacio sulla fronte: -benvenuto alla Tana, Ronald Bilius Weasley, che tu possa essere seguito da una sorella finalmente...-

Arthur sorride ampiamente mentre la osserva: -Sono sicuro che arriverà. Anche perché i nomi maschili scarseggiano ormai. E poi da quando ti sei arresa alla mia tradizione?-

-Diciamo che non è male come tradizione. Anche se ho dubbi su questo secondo nome. Tuo fratello è tutto matto-

-Ma hai visto com'era contento? Se verrà fuori almeno la metà allegro di quanto lo è lui, avrà una vita felice-

-Nato in una famiglia del genere, l'avrà di sicuro-

Si baciano con affetto, per poi spostarsi e portare a nanna i tre figli minori.

Che arrivi o meno l'agognata figlia, in fondo più di tanto non gli importa. Basta che stiano tutti insieme, sani e felici. Basta questo.


 

August 11th 1981

Il sole picchia forte sul cortine della Tana, eppure il venticello che soffia lieve mitiga bene il clima, rendendo tutto sommato perfetta quella giornata per i loro giochi.

A dir la verità però, tutte le condizioni metereologiche del mondo sarebbero state perfette per Charles Weasley. Che nevichi, piova o grandini, alla sua partita di quidditch non avrebbe rinunciato per nessun motivo al mondo.

"L'anno prossimo andrai ad Hogwarts e mi lascerai qui da solo senza nessuno con cui allenarmi!" continua a dire da qualche settimana a questa parte al fratello maggiore per convincerlo a giocare. Bill lo sa, non ha nulla da poter ribattere e in fondo adora giocare con suo fratello, così acconsente ogni volta ed oggi è persino una giornata speciale perché papà gioca contro di loro.

A rendere tutto più lento e complicato rispetto ai programmi, però, è la presenza di Percy. Ha appena cinque anni, ma i fratelli hanno deciso che è ora che impari a giocare -forse Charlie spera di poter trovare un compagno che sostituisca il fratello- eppure non si solleva con la scopa se non di pochi centimetri.

-Non voglio- riesce a pigolare imbarazzato. Fa fatica, si sente imbranato, ma appena il padre gli fa da insegnante si sforza un po' di più, mentre i fratelli lo guardano un po' annoiati ma senza cercare di mettergli fretta.

Meno idilliaco è il rapporto tra i gemelli e l'ultimo nato. In salotto a giocare, i due bambini ormai già specializzati in scherzi e birbate, decorano con i colori la faccia del fratellino che dorme. Si sono arresi all'evidenza che fare scherzi ai fratelli maggiori è troppo difficile, e avere Percy che piange e strilla non gli piace. Ron è la vittima perfetta, anche adesso è molto buffo, con i baffi e le guance viola, ma tutto assume un tono meno divertente quando la madre compare sulla soglia.

-VOI DUE! COSA STATE FACENDO A VOSTRO FRATELLO!- urla infuriata, ma nota che il figlio dorme e si zittisce, osservandolo con attenzione per verificare se ancora dorme.

Per miracolo non si è svegliato, ma i gemelli approfittano della distrazione per correre via impacciati verso il loro nuovo nascondiglio nell'attico. Ma per quanto incinta, mamma Molly è ancora più svelta, e in un attimo li ha fermati, sistema con un colpo di bacchetta il volto dell'inconsapevole e dormiente Ronnie e li sgrida con forza in un'altra stanza.

Poi però si deve fermare, porta una mano al gonfio ventre e si siede stanca, respirando a fondo.

I gemelli approfittano per sgusciare via, ma poi subito dopo, scoprendo di non essere inseguiti, si affacciano di nuovo alla porta della cucina per osservarla con cautela.

Eppure lei non si muove, rimane seduta con il respiro affannoso, e subito sono tornati indietro davanti a lei.

-Mamma...-

-...stai bene?-

-Presi!- riesce a scherzare ancora la strega mettendogli le mani sulle spalle, mentre loro la guardano stupefatti, giocati dalle sue azioni.

Non fingeva, in realtà, sente che le acque si sono effettivamente rotte, ma non vuole far spaventare i figli più del dovuto.

-Vi ho perdonati, ma dovrete chiedere scusa a vostro fratello poi! Andiamo da papà, ora. Tra poco avrete una sorellina e non dovrete mai farle questi scherzi cattivi, mi raccomando!-

E si riunisce tutta la famiglia, in un battibaleno tutti collaborano per raccogliere le proprie cose e come per magia nell'arco di cinque minuti in quelle stanze prima piene di vita regna ora la calma piatta, rotta solo da qualche alito di vento tra i rami del giardino.

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-Certo che avere tutti questi figli proprio in questo periodo... Molly, mi dispiace dirlo, ma penso sia stata davvero una pessima idea... Oh, ma guarda in che stato è ridotta questa casa con tutti questi marmocchi!-

Per l'ennesima volta nell'arco di ventiquattro ore Molly sospira pesantemente, cercando di non sembrare troppo irritata. Facile a dirsi ma molto difficile a farsi quando c'è di mezzo la deliziosa zia Muriel.

Il marito la guarda esasperato, lo sguardo dice chiaramente "Dovevamo proprio chiedere aiuto a lei per gestire i bambini?".

Ma le sopracciglia di Molly ben esprimono la sua risposta: "Non c'erano alternative".

Con la guerra in corso e l'aumento dei morti i suoi fratelli non si erano davvero potuti liberare. Per non parlare del povero zio Bilius, che da qualche giorno aveva cominciato a delirare sostenendo di aver visto un Gramo. Speravano tutti che si sarebbe ripreso in fretta, ma nel frattempo si poteva solo chiedere a quella insopportabile parente. Nonostante fosse ormai novantenne, zia Muriel dimostrava una salute di ferro e una certa abilità a reggere bambini piccoli. Se solo non fosse stata terribilmente antipatica, sarebbe stata perfetta!

-Zia, non ti piace casa nostra?- Bill Weasley, quasi undicenne e piuttosto sveglio, guarda la bisnonna con aria triste. Finta aria triste, a dirla tutta. Ha ormai intuito che quella vecchietta gli vuole particolarmente bene e quando vede che sta irritando la madre non esita a intervenire in suo aiuto.

Difatti l'anziana esita un attimo, regge tra le braccia il piccolo Ronald ("Questo ti è uscito un po' bruttino, Molly" non ha esitato a dire alla nipote quando l'ha ricevuto in mano), ma infine capitola davanti agli occhi del maggiore dei Weasley.

-Ma sì, è carina... dai, non essere triste, tu che sei l'unico tanto carino ed educato- borbotta passandogli una mano tra i capelli.

Il piccolo Bill mostra un sorrisetto alla madre, che ricambia il sorriso con affetto. I suoi figli sanno essere terribili e fantastici allo stesso tempo a volte!

Il secondogenito della famiglia invece si limita a camminare al fianco del padre, vicino a Percy e  a lanciare occhiate sospettose alla novantenne. Dal loro primo incontro che lui ricorda, un giorno in cui lui era ricoperto di terra per aver giocato in giardino e lei l'ha squadrato con sguardo quasi disgustato, non l'ha mai sopportata. Bill, vestito di tutto punto dalla madre e che a causa della responsabilità da fratello maggiore aveva deciso di non gettarsi in giardino, aveva fatto invece molto più colpo sulla zia. Il fatto che fosse poi per natura "piacevole alla vista" non aveva che potuto renderlo il preferito della donna. Che poi anche lui poco la sopportasse come il fratello, era un'altra storia.

-Comunque resta incredibile come abbiate dovuto avere sette figli per ottenere infine una femmina! Che sfortuna, davvero-

Che anche solo uno dei suoi figli possa venir definito una "sfortuna" normalmente sarebbe sufficiente per far rispondere mamma Weasley a tono. Ma tiene tra le mani Ginevra, è circondata dai suoi figli e tutti sono contenti. Non si è mai sentita così felice in vita sua. 

-È proprio bella, non trovi?- ignora così il suo commento acido, si limita ad osservare rapita la figlia che dorme.

Si tratta di una domanda retorica, che non vuole risposta, ma Muriel non lo capisce, getta uno sguardo al fagotto che la nipote regge tra le braccia e commenta critica: -Beh, più o meno, nella norma direi. Carina, se proprio vuoi...-

Arthur sospira a sentire tutti quelle opinioni inopportune, ma Molly non risponde, non sembra neppure averla sentita, passa solo con lo sguardo in rassegna tutta la prole che si disperde per casa.

Vede il quasi undicenne Bill chiedere educatamente il permesso alla bisnonna per potersene andare in camera sua, per poi correre via sopra le scale appena questa acconsente.

-Ma guarda te che tipo, è educato e mi piace un sacco lo sai, però a volte è un po'... frettoloso, ecco...-

Vede Charles, nove anni a dicembre, alzare gli occhi al cielo davanti all'ennesima lamentela della vecchia, per poi urlare "Bill, non lasciarmi qua con lei!" e gettarsi all'inseguimento del fratello.

-Cielo, mi auguro non parlasse di me! Dovresti davvero insegnargli meglio l'educazione, Molly, ha molto da imparare dal fratello, davvero-

Vede il piccolo Percy, dall'alto dei suoi quasi cinque anni, sbuffare davanti a quel comportamento agitato. Cerca di farsi bello davanti agli adulti, annuncia che andrà a "fare qualcosa di utile", raccoglie i primi fogli scritti che trova ammucchiati all'ingresso -vecchie pubblicità che i gufi portano a volte- e con l'aria più seria possibile e grande contegno marcia verso il salotto.

-Ma quel bambino ha davvero cinque anni, Molly? A me preoccupa, davvero. Educato, per carità, ma così noioso. E anche un po' troppo appiccicato a voi...-

Vede Fred staccarsi dalle mani del papà e correre avanti con una velocità impressionante per i suoi tre anni verso la bisnonna, girarle un paio di volte attorno emettendo volgari suoni con la bocca tra le risate e poi sparire in cucina, sotto lo sguardo stupefatto di tutti.

-Molly! Si può sapere come li educhi i tuoi figli? Questa è l'influenza di quel tuo fratello maleducato che ho incontrato a Natale, Arthur, ne sono certa! Impensab...-

Vede George seguire di corsa il gemello, girando a sua volta intorno alla donna e interrompendo il suo discorso con dei versetti molto simili a quelli del famiglio. L'anziana tenta di acchiapparlo, ma lui è troppo basso e lei troppo impacciata con Ronald ancora in braccio. Passa il fagotto ad Arthur ma il bambino ormai le è sfuggito rifugiandosi in cucina. Normalmente Molly direbbe qualcosa in quanto mamma, ma oggi continua a sorridere: giurerebbe di aver sentito i due battersi il cinque nell'altra stanza.

-Un'altra peste! Quei due! Il prossimo natale tienimeli ben lontani, Molly, se sono così a tre anni immagino in futuro! Per merlino...-

Vede Ron stare tranquillo in braccio al padre, beatamente ignaro della situazione. Ha gli occhi aperti ma è calmo, osserva tutto intorno un po' esitante, senza parlare, come se ritenga impossibile farsi sentire in mezzo a tutte quelle persone. Però poi prova a muovere un poco la bocca, sembra che mormori qualcosa. Papà Arthur non capisce cosa stia dicendo però gli sorride e questa attenzione da parte del papà sembra abbastanza per farlo tornare di nuovo al mutismo, ma questa volta con un sorriso.

-L'unico calmo qua è quel bambino... un po' bruttino, certo, ma si sa che non tutte le ciambelle vengono col buco...-

Vede infine Ginny aprire gli occhi tra le sue braccia. La piccola ricambia il suo sguardo per un po', ma poi rotea gli occhi ad osservare l'ambiente circostante, a guardare con attenzione la sua nuova casa. È troppo piccola, probabilmente non sta guardando niente per davvero. In futuro, non avrà neppure memoria di quel momento. Eppure è così, quella è a tutti gli effetti la prima volta che vede la Tana. Spera tanto che le piaccia.

A lei piace tantissimo.

-Benvenuta alla Tana, Ginevra Molly Weasley- non può ridere, i neonati impiegano qualche mese per poterci riuscire. Eppure giurerebbe che l'ha fatto. O forse sono le sue lacrime che la fanno vedere male.

-Molly...?- comincia a disagio Muriel, interrotta subito da Arthur.

-Molly amore, tutto bene?- le poggia una mano preoccupato sulla spalla, ma lei volta il viso verso di lui e sorride tra le lacrime.

-Tranquillo, davvero.. sono solo così contenta, Arthur-

Sente che gli occhi si inumidiscono anche a lui, con l'unico braccio libero che ha cinge le spalle alla moglie e la stringe forte a sé. La donna più anziana li osserva in silenzio. "Ci sono anch'io, eh" vorrebbe dire, ma per una delle poche volte in vita sua intuisce la situazione e sceglie di non dare voce ai suoi pensieri.

Questo é un momento che è solo per loro, uno dei tanti felici nella storia della loro famiglia.

Ma ha anche un che di diverso rispetto a tutti altri ricordi.

Questo infatti è il primo in cui ci sono davvero tutti.

 

 

 

 

 

 

 

Note autrice:

Buongiorno! Grazie di cuore se siete arrivati fin qui, la storia non è corta e ho paura possa risultare pesante, per questo vi ringrazio di avermi dato una possibilità.

Mi sono anche presa diverse licenze poetiche e in mancanza di informazioni mi sono inventata un bel po' di cose, come penso si sia notato. (Che possano essere chiamati headcanon?)

Prima di tutto, non ho idea di come le streghe partoriscono. Magia? Parto cesareo? La Rowling da quanto ho capito non si esprime e così ho deciso di fare altrettanto. Li vedete perciò giusto andare in ospedale, e, dopo un indefinito tempo, tornare.

Arthur fissato poi con la "borsa babbana" mi ispirava molto, non so quanto lo troverete credibile voi ma lungo la saga si è interessato alle cose più strane, ho pensato potesse ancora essere accettabile.

I giocattoli magici, unicorni e draghi, mi sono stati ispirati dalla scopa giocattolo di Harry nella serie originale. Non saranno ricchi ma almeno per i primi figli penso che un po' di cose le abbiano comprate. Che il drago giocattolo preferito di Charlie sia un ungaro spinato, me lo sono completamente inventata. Ma ha un nome accattivante, non basta questo per un bambino? Il nome Smog invece è un voluto riferimento al drago del libro Lo Hobbit.

Ci tengo a specificare inoltre che lo stretto legame tra i due figli maggiori è canon. Così come il lanciare gnomi dal giardino, anche se la Rowling non parlava certo di gare di lancio. E soprattutto, da nessuna parte è scritto che gli gnomi rubino gli oggetti e li smontino, l'ho scoperto mentre scrivevo, questo è davvero l'unico particolare che va un po' contro i libri.

Mi sono poi inventata che siano loro a dare il nome a Fred e George. Alcune teorie online comunque suggeriscono che si chiamino così per le iniziali dei fratelli di Molly, Fabian e Gideon, forse anch'essi gemelli, e siccome l'idea mi piaceva l'ho tenuta. A proposito di questi due, si sa solo che muoiono prima della conclusione della prima guerra magica, che finisce il 31 ottobre 1981. Mi sono immaginata che la loro morte avvenga tra la nascita di Ginny, 11 agosto, e la conclusione della guerra. Online la data di morte dello zio Bilius invece è fissata tra la nascita di Ron e il 1993. Per pura scelta personale ho deciso di fargli vedere il gramo ad agosto 1981, lasciando così la morte per l'anno seguente.

Che il preferito della zia Muriel sia Bill è canon, così come il suo essere terribilmente irritante e il fatto che i gemelli le facciano scherzi. 

 

La famiglia Weasley trovo davvero sia una grande fonte di idee, scriverò senz'altro ancora su di loro anche se probabilmente in chiave più comica e senza dilungarmi troppo come qui. Mi rendo conto a opera compiuta che il tutto possa risultare un po' troppo sdolcinato, ma sono fatta io così, spero abbiate gradito ugualmente!

Che dire, sono conscia di non avere un grande stile ma mi auguro almeno di aver gestito bene i personaggi, io mi sono divertita un sacco a immaginarmeli da piccoli a interagire tra loro, spero sia valso altrettanto per chi ha letto.

 

 

   
 
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