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Autore: _DeepSound_    12/04/2020    0 recensioni
Tutto ha inizio da un caso inquietante e Kaede, una giovane senza quirk, si interessa fin troppo a quel caso, finendone coinvolta, scoprendo che è solo l'inizio di qualcosa di peggiore che porta la sua firma: Drem Rue
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Oggi fa il suo debutto in grande stile l’eroina Mount Lady nel team The Lurkers, di cui fa parte anche Kamui Wood, un giovane eroe dal grande potenziale.
Ed ora passiamo alla cronaca nera.
Nella giornata di ieri, un’universitaria ed uno studente delle medie vittime di bullismo si sono suicidati.”
 
Kaede deglutì rumorosamente sentendo quella notizia al telegiornale.
Era da mesi ormai che si sentivano notizie simili a quella, concentrate soprattutto in zone limitrofe alla sua città. Quando vide la foto dei due ragazzi le si chiuse completamente lo stomaco e lasciò il suo pasto quasi intoccato, per poi andare in camera sua e chiudersi a chiave.
In quattro mesi si erano suicidate la bellezza di ottantasette persone, di cui la maggior parte erano o casi conclamati di bullismo e mobbing oppure con evidenti segni di violenze fisiche.
Per quanto ci provasse a togliersi dalla mente quelle storie, non poteva far altro che rimurginarci.
Fin dalle elementari veniva emarginata dai suoi compagni, situazione che era andata peggiorando alle medie, trovandosi spesso maltrattata dai compagni di scuola. Nonostante ciò però non aveva mai pensato al suicidio e, sentendo quelle notizie, era terrorizzata: e se un giorno fosse arrivata anche lei a desiderare la morte?
Forse era questa idea che non riusciva a farle togliere dalla mente quelle notizie, ma una piccola voce dentro di sé continuava a dirle che c’era qualcosa che non quadrava in tutto ciò.
Perché era soltanto in quella parte della regione che i suicidi erano aumentati?
Sapeva bene che fosse inquietante, ma Kaede non aveva resistito ed aveva cercato quante più informazioni su internet, raccogliendo dati su vittime, date e luoghi dell’incidente, stando bene attenta a cancellare sempre la cronologia delle sue ricerche per non farsi scoprire dai suoi genitori.
Dopo aver preso un diario rosa con combinazione da sotto il suo cuscino, lo aprì mentre faceva le sue solite ricerche su questi strani casi. Trovò i nomi dei due ragazzi ed iniziò ad indagare più a fondo, trovando un blog della studentessa universitaria dove parlava di come fosse stata ignorata una sua denuncia di violenza sessuale fatta ad un professore.
Si rimise a leggere i suoi vecchi appunti sul suo “diario”, cercando di vedere un collegamento che non aveva notato. Si diede mentalmente della sciocca, sapendo bene che ci stavano lavorando persone molto più esperte di loro, ma non poteva farci nulla: quella storia la stava incuriosendo troppo e sperava che informandosi sarebbe riuscita a togliersela dalla mente, in un modo o nell’altro...o almeno era questa la scusa che si dava.
Aveva sottolineato ed evidenziato con colori diversi per vedere il nome e riconoscere il problema: violenza domestica, mobbing, bullismo, violenza sessuale, depressione e cause sconosciute.
Forse più che osservare i casi con evidenti cause di stress avrebbe dovuto analizzare più a fondo quelli meno chiari, maggiormente ignorati dai mass media e di cui, sfortunatamente, è riuscita a trovare meno informazioni.
In tutto erano nove i casi in cui non riusciva a capire cosa avrebbero potuto portare il suicidio della vittima. Anche guardando la media di suicidi in Giappone quei casi erano troppi, in un lasso di tempo troppo piccolo in una zona fin troppo limitata, e sembravano immotivati.
“Forse dovrei soltanto smetterla di pensarci ed accantonare tutta questa storia.” pensò, come ogni volta che aggiornava quel diario che non dovrebbe nemmeno esistere.
Non ricordava nemmeno lei perché aveva iniziato a trascrivere tutto quello che sapeva ed una parte di lei temeva che fosse da pazzi fare una cosa del genere, ma non se la sentiva proprio di parlare a qualcuno di quella storia, così nascose nuovamente il diario e cancellò la cronologia.
“Domani lo porterò con me e lo getterò in qualche cassonetto per strada, così sono sicura che nessuno lo troverà.”
All’improvviso sentì delle urla venire da fuori la sua camera, probabilmente dalla cucina, e quando sentì iniziare per l’ennesima volta quel litigio si mise immediatamente le cuffie e schiacciò play, iniziando ad ascoltare canzoni spacca-timpani per essere sicura di non sentire nessuna parola.
 
*
 
-Buona giornata quirkless.-
Kaede sospirò pesantemente, alzandosi lentamente dal terreno per poi spolverare con attenzione la gonna della sua divisa. La borsa ed il suo contenuto giacevano in una pozzanghera poco distante in cui, fortunatamente, non avevano spinto anche lei.
Con un fazzoletto iniziò a pulire alla bella e meglio tutto, cercando di togliere la maggior parte del fango dagli oggetti, ma quasi tutti i suoi quaderni erano da buttare, eccetto quello.
Lo fissò per qualche secondo, indecisa se raccoglierlo o lasciarlo lì, ma, mentre stava ancora pensando a cosa fare, vide qualcuno raccoglierlo al posto suo per passarglielo.
-Tutto bene?-
Davanti a lei c’era un ragazzo con i capelli castani, sicuramente uno studente della sua stessa scuola, sicuramente più grande di lei, constatò Kaede vedendo la toppa vicino alla sua borsa che ritraeva un trifoglio, il quale indicava che era dell’ultimo anno.
-Tutto bene?- chiese nuovamente il ragazzo, distraendo Kaede dalle sue osservazioni.
-Si.- rispose seccamente, sperando che la conversazione finisse lì.
-Ma ti hanno maltrattata.-
Non volendo continuare la conversazione, Kaede si mise la borsa in spalle e cercò di allontanarsi, ma il ragazzo le afferrò il braccio.
-Ti serve una mano?-
Non potendosi liberare dalla presa dello sconosciuto la ragazza sospirò, per poi voltarsi verso di lui. Sembrava sinceramente preoccupato per lei, molto probabilmente a causa dei casi di cui parlava il telegiornale.
Anche se in realtà era abbastanza strano: fuori dall’area dove erano avvenuti quegli “incidenti” i telegiornali ne parlavano in modo molto superficiale, come se ciò potesse aiutare a non espandere i casi in tutto lo stato. Per questo motivo a scuola, abbastanza distante da quella zona, non se ne parlava per nulla.
Poiché a quell’ora passava soltanto il treno proveniente dall’area sud era sicura che quell’estraneo venisse proprio da lì, visto che era fin troppo spaesato per essere uno della zona.
-Senti.- esordì con tono pacato. -C’è stato soltanto qualche dispetto e ti chiedo di starne fuori, altrimenti rischio che qualcuno possa accanirsi. Preferisco beccarmi qualche spintone e passare inosservata.-
-Quindi continuerai a subire senza far nulla?-
-Ho visto che succede a reagire: la cosa migliore è stringere i denti ed andare avanti.- rispose semplicemente la ragazza, andando verso la scuola.
-Potrei proteggerti io.- esclamò tutto ad un tratto, mentre continuava a seguirla.
-Non so perché ti stai impuntando tanto, ma io non voglio il tuo aiuto e non ho intenzione di suicidarmi, se è questo che ti preoccupa. Invece di pensare a queste sciocchezze dovresti concentrarti su altro, come ad esempio sull’integrarti nella nuova scuola.-
-Come hai fatto a capire che sono nuovo?- chiese parandosi di fronte a lei, facendola sobbalzare.
-La divisa nuova, l’orario ed il fatto che tu stia facendo la mia stessa strada.-
-Spiegati meglio.-
-Chi viene dall’area sud non prendono questo treno perché arriva troppo presto, visto che ce ne sono altri due ad orari migliori, tre se hai voglia di correre per arrivare a scuola. La strada che sto facendo io è quella meno comoda da fare, ma anche la più semplice da fare, visto che ci sono le indicazioni.- spiegò Kaede, continuando a camminare.
Cercò di allungare il passo, nella speranza di seminare il ragazzo, invano visto che lei era poco atletica, a differenza dell’altro.
-Cavolo.- esclamò stupito l’altro. -Ma sei un genio.-
-Come no.- borbottò Kaede, senza farsi sentire dall’altro.
-Comunque io mi chiamo Rei Sawada, ma puoi chiamarmi Rei. Se non è un disturbo per te potresti farmi da guida?-
A quella frase Kaede si fermò, per poi voltarsi verso Rei per osservarlo con aria scioccata.
Cosa aveva quel ragazzo? Non era stata socievole, non intendeva esserlo, e decide di fare l’amicone, nonostante lei avesse fatto capire molto chiaramente di non voler avere a che fare con lui.
Ci avrebbe scommesso una mano che quello era uno che voleva fare l’eroe e che si era impuntato sul volerla aiutare...o forse era il tipico ragazzo con la sindrome da principe assurdo.
-Kaede Tamaki. Le consiglio di trovarsi un’altra guida, Sawada-senpai.-
Detto ciò fece un leggero inchino e si allontanò.
Rei stava per seguirla, ma si fermò quando sentì il suo cellulare suonare e rispose alla telefonata di sua madre che lo aveva chiamato per assicurarsi che non si fosse perso.
Una volta terminata la chiamata, Rei si guardò intorno, sperando di vedere ancora la ragazza dagli occhi dorati con cui stava parlando prima, ma lei aveva approfittato della sua distrazione per andarsene.
Ad un tratto Rei si ricordò di non averle ridato il diario e si diede un colpo sulla fronte. Aprì la cartella e si assicurò che fosse ancora lì.
Avrebbe dovuto cercarla per restituirglielo, sperando che non si fosse rovinato finendo nella pozzanghera, ma forse la cosa migliore sarebbe stato aspettarla all’uscita della scuola o alla stazione.
Mentre camminava per andare a scuola Rei si soffermò a riflettere su quella ragazza un po’ strana. È vero che l’aveva avvicinata pensando di aiutarla, pensando che volesse essere salvata, ed invece si era mostrata molto tranquilla, forse anche troppo.
A causa del suo sguardo triste e lo scherzo di cattivo gusto a cui aveva assistito non riusciva a togliersi dalla testa che lei potesse fare qualche cazzata. Forse stava esagerando oppure quella ragazza le aveva mentito, il problema era più grave di quanto sembrasse, ma come avrebbe potuto saperlo? Erano perfetti sconosciuti e lei aveva messo molta distanza tra di loro.
Un’idea gli balenò per la mente e, per quanto fosse poco corretto, decise di metterla in pratica: preferiva violare la sua privacy e pentirsene piuttosto che rischiare di averla sulla coscienza.
Rei si appoggiò ad un muretto sul bordo strada, in un punto leggermente nascosto dove nessuno avrebbe potuto vederlo dalla strada.
Il diario aveva un’apertura a combinazione e, fortunatamente per lui, aveva una piccola apertura dove inserire un ago, così da permettere di aprirla in caso si fosse dimenticata la combinazione. Prese una delle spillette che aveva attaccato alla cartella ed usò la punta per inserirla nell’apertura e, come aveva intuito, era riuscito ad aprirlo.
La prima cosa che gli saltò all’occhio era che non c’erano scritte tipo “caro diario” era annotato tutto in modo fin troppo ordinato, facendolo sembrare più un quaderno degli appunti che un vero e proprio diario.
Era soltanto una lista di nomi evidenziati di colori diversi con scritto date, luoghi ed età. Non riusciva a capire cosa fosse e forse era meglio chiuderlo, senza pensarci troppo.
Però era troppo curioso, così continuò a leggerlo mentre si incamminava verso la scuola, cercando di capire il significato di quel diario.


 
   
 
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