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Autore: Liberty89    12/04/2020    2 recensioni
Una sensazione di freddo agghiacciante lo fermò sul posto. Deglutì. Conosceva quella voce, la ricordava bene, ma non poteva assolutamente essere lei. Tutta quell’Oscurità... Non poteva-
“È molto che non ci vediamo, Vanitas.”

VanAqua scritta per la challenge #SixFanfiction su facebook.
KH3
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aqua, Vanitas
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'I perché della VanAqua'
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Titolo: #1 Le profondità dell'abisso
Autore: Liberty89
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Personaggi: Vanitas, AntiAqua
Avvertimenti: One-shot, Missing Moment (?) KH3, Lime
Note dell’autore: Buon giorno e buona Pasqua a tutti! Torno a scrivere sulla VanAqua a causa di una challenge che ho reinventato su facebook, la #SixFanfiction, convertendo quella sulle fanart per i disegnatori: ho chiesto di assegnarmi sei personaggi/ship su cui avrei scritto una breve fanfiction. In questo caso, mi era stata chiesta una fic sulla coppia VanAqua, con possibile variante AntiAqua. È successo non so come che ne ho scritte due xD Spero che vi piaccia! Buona lettura!

Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.



#1 Le profondità dell'abisso


Vanitas si fermò a due passi dall’acqua e puntò gli occhi dorati sull’orizzonte buio. Nemmeno lui che era pura Oscurità osava volgere lo sguardo sulla superficie dell’abisso, il rischio di caderci dentro in modo figurato e letterale era troppo alto. Non ne sarebbe più uscito, poco ma sicuro.
“Chissà perché quel vecchiaccio di merda mi ha mandato fin quaggiù.” Pensò stizzito, spostando la sabbia col piede.
Si guardò attorno per un po’ e alla fine decise che era ora di andarsene. Se Xehanort voleva qualcosa dal Margine Oscuro, sarebbe venuto a prendersela da solo.
“Chi sei?”
Una sensazione di freddo agghiacciante lo fermò sul posto. Deglutì. Conosceva quella voce, la ricordava bene, ma non poteva assolutamente essere lei. Tutta quell’Oscurità... Non poteva-
“È molto che non ci vediamo, Vanitas.” Disse Aqua, emergendo completamente dai neri e fangosi flutti dell’abisso.
Quando si girò a guardarla, sgranò gli occhi: la bella e accattivante ragazza dei suoi ricordi era mutata in qualcosa di strano e terribile. I capelli erano divenuti argentei, le iridi d’oro e le sue braccia- Erano le braccia di un Darkling quelle? Che diavolo le era successo?
Sbatté le palpebre e l’attimo dopo ce l’aveva di fronte, distante un solo passo. La sua sola presenza era schiacciante, la sua vicinanza lo faceva sentire piccolo e insignificante, come un granello di quella spiaggia. Tremò, scosso da un misto di rabbia, timore e frenesia. Eppure, sentì anche le sue guance accendersi di vergogna: tanto tempo fa, era lui a provocare queste sensazioni a lei.
Consapevole di star facendo un’enorme e colossale cazzata, Vanitas aprì la visiera del casco e puntò lo sguardo in quello della ragazza. Non era pronto per la tristezza, la rabbia e la disperazione che cadevano da quegli occhi come sangue da una ferita, ma non si aspettava nemmeno di finire schiena a terra con la custode inginocchiata sopra di lui.
“Ah, Aqua. Vedo che ti sei fatta un giro nell’abisso.”
Lo ignorò completamente, studiandolo dall’alto e sfilandogli il casco. Chiunque avrebbe potuto dire che poteva opporsi, ma la verità era che quell’Oscurità era... troppo. Sarebbe stato come buttarsi a braccia aperte nelle profondità di quel dannato abisso e non ci teneva per niente a scoprire cosa c’era sotto la superficie. Ammise tranquillamente con se stesso di avere paura, una paura fottuta e maledetta, perché quella sottospecie di Maestra del keyblade poteva fargli di tutto. Tuttavia, Aqua si limitò a chinarsi su di lui e avvicinare il viso al suo collo, dove prese un lungo respiro, come se volesse catturare il suo odore in qualche modo.
“Vieni da fuori. Com’è possibile?” Mormorò lei, la domanda rivolta a tutti e nessuno perché Vanitas non aveva proprio voglia di perder tempo a raccontarle il piano del vecchio di merda, troppo lunga come storia. Lei comunque sembrava di tutt’altro avviso, visto che si sedette su di lui e gli morse il collo attraverso il tessuto della tuta.
“Ahia! Ma che-”
“Silenzio.”
Vanitas si ammutolì, obbedendo fedelmente a quell’Oscurità più profonda della sua. Possibile che il vecchio volesse Aqua fuori dal Regno dell’Oscurità? Era forse impazzito? Questa donna non sarebbe mai diventata un vessel, anzi sarebbe stato più probabile il contrario, e nemmeno lui avrebbe gradito una simile presenza nel mondo di fuori. Forse era l’unica a sapere dove si trovava Ventus, ma non poteva rischiare di liberare una simile mina vagante, ne andava anche della sua stessa esistenza.
Un gemito sfuggì alle sue labbra quando Aqua si mosse sopra di lui, risvegliando qualcosa che davvero non era il caso che si muovesse. E dato che le cose andavano sempre al contrario di come voleva che andassero, la donna ripeté il movimento e ormai era troppo tardi per sperare di uscirne incolume. Si aggrappò saldamente alla sabbia, scavando i solchi con le dita. Non osava toccarla senza permesso, era certo che avrebbe potuto staccargli la testa con uno sguardo, ci avrebbe scommesso il Void Gear -era l’unica cosa che possedeva a tutti gli effetti. Non si era accorto di aver chiuso gli occhi fin quando non li sgranò per la sorpresa: la bocca di Aqua era sopra la sua e lo stava trascinando nel bacio più spinto e affamato che potesse immaginare.
La sua stessa Oscurità stridette e si lamentò, quasi come un gatto che grattava con insistenza alla porta per uscire. Ma non poteva, il rischio di perdersi era troppo alto. Aqua era diventata una specie di incarnazione dell’abisso e il pericolo di finirne inglobato era praticamente lo stesso, per questo aveva evitato di posare lo sguardo su quell’acqua nera.
Gli artigli da Darkling gli aprirono diversi tagli sulla tuta, ma furono stranamente attenti a non ferire la pelle che si trovava sotto, e intanto Aqua era tornata a mordergli e baciargli il collo, stringendo le ginocchia sui suoi fianchi e muovendosi ritmicamente sulle sue parti basse. Vanitas ringhiò frustrato, la tuta tirava più del previsto e iniziava anche a far male.
All’improvviso, però, la donna si fermò e tornò a guardarlo dall’alto. Solo dopo qualche istante osò incrociare il suo sguardo, stupito quando gli accarezzò una guancia col dorso delle dita, avrebbe potuto piantargli gli artigli nel collo e tutto sarebbe finito in un attimo.
“Non puoi portarmi fuori. Non cedi alla chiamata dell’abisso.” Dichiarò lei. “Non mi servi.”
Detto questo si alzò in piedi e tornò da dov’era venuta, camminando sulla superficie liquida per poi sparirne al di sotto. Vanitas restò immobile trattenendo il fiato, finché non sentì la sua presenza allontanarsi e svanire, solo allora si permise di respirare di nuovo.
Era stanco morto, lui odiava faticare. Una fitta al basso ventre gli rammentò che aveva anche quell’incombenza di cui occuparsi.
“Tutta colpa del vecchio di merda.”
  
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