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Autore: Isidar27    13/04/2020    2 recensioni
Se…
Se Loki fosse uno sguattero dall’animo nobile costretto a subire le angherie di un padre crudele, o una creatura del mare che sogna un principe che abita sulla terra ferma?
E ancora…se Thor fosse non solo un principe, ma un falegname o un giovane che se ne va in giro col suo mantello rosso nel bosco?
Eccovi qua la mia personale versione delle fiabe del mondo rivisitate in chiave Thorki.
Magari qualcuno di voi ne avrà già lette parecchie, ma per me non è così perciò ho deciso di avviare questa raccolta di One-shot e vedere cosa ne esce =)
Per i più curiosi alla fine di ogni capitolo troverete un link che vi porterà alla fiaba originale a cui mi sono ispirata se avrete voglia di leggerla.
Se vorrete leggere questa raccolta vi avviso solo che NON è necessario aver letto le mie precedenti storie perché ogni fiaba è a sé e contiene solo i personaggi MCU.
Solo talvolta nella parte introduttiva potrei richiamare alcuni personaggi delle serie “Trust my Love!” e “Odinson’s secret diaries”.
Non mi resta che salutarvi e augurare a tutti voi buona lettura! =)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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Note d’incipit: Ciao a tutti! Solo per dirvi che questa prima parte contiene lunghe descrizioni di ambientazione. Spero non vi uccida di noia, ma se avrete pazienza la storia poi parte. Mi eclisso, ma mi ritroverete nelle ultime righe. Buona lettura! =)

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Vorrei…vorrei…vorrei…

 

Pensa a ciò che i tuoi giorni rende vuoti,
a ciò che ti conviene;
il destino dipende dai tuoi voti:
prima di farli, riflettici bene.


C’era una volta in una terra lontana, ma proprio lontana e in un tempo che non saprei dirvi quando, un paese ricco di folte foreste e in mezzo a queste tante radure verdi.
In una di queste, se ci foste capitati, avreste potuto trovare dei campi ben coltivati e un frutteto pieno di alberi di ogni tipo di frutto allora conosciuto.
E tra i campi e il frutteto, situata al limitare della foresta, vi era anche una casetta in legno. 
Ora qualcuno tra voi, cari i miei lettori, avrà forse sentito parlare di uomini che lamentano di non aver ricevuto abbastanza ricchezze nella loro vita e di quanto il destino sia stato ingiusto con loro per questo motivo.

“Potrebbe dirsi felice una vita che d’oro e d’argento non sia riempita?” 

E già questo è proprio il motto di quelli che finiscono per dimenticare che i beni importanti sono ben altri e che spesso si scordano persino di apprezzare ciò che già hanno.
Ecco chi abitava in quella casetta di cui vi ho appena parlato non la pensava come loro…
Thor era un giovane taglialegna sui trent’anni nato da una povera e umile famiglia di contadini.
Nella sua povertà egli aveva comunque ricevuto dei bellissimi doni: due occhi blu come il mare, dei capelli biondi come il grano che egli teneva sempre lunghi e un sorriso dolce e solare che metteva allegria e dava conforto a chiunque avesse accanto.
Era forte e muscoloso con la pelle abbronzata dal sole e le mani segnate dalla fatica, ma non per questo indelicate o rozze se si trattava di fare una carezza.
Quella mattina, come tutte le altre, si alzò presto, si legò i capelli in una coda bassa, indossò i calzoni e una camiciola vecchia da lavoro e uscito dalla camera da letto scese i pochi scalini in legno che conducevano al piano inferiore.
Quello era un unico stanzone con pareti in pietra e con un soffitto sorretto da grosse travi di legno scuro. La parete di destra era occupata da un caminetto di mattoni e su quella di fondo vi era la porta d’ingresso con accanto un cassettone ben lavorato, e così si era salotto.
Su quella di sinistra invece si trovava una lunga e bassa credenza e sulla quella accanto, che terminava poi con le scale, ce n’era un’altra meno grande e affiancata da un piccolo lavello, e così si era  in cucina. 
La stanza era piccola, ma calda, accogliente e ben illuminata da diverse finestrelle.
A occuparne proprio il centro ecco un tavolo di legno massiccio; sopra a questo Thor trovò, in una ciotola in terracotta, un uovo sodo e una fetta di pane e lì accanto un fagottino di stoffa chiuso da un bel nodo.
Afferrò l’uovo e il pane e li divorò con poca grazia dopodiché prese il fagottino e se lo mise in tasca prima di uscire sotto al piccolo portico in legno della casa.
Era una bella giornata e indossati gli scarponi Thor prese un bel respiro e si godette un istante  la vista di ciò che aveva davanti: la luce invadeva i campi e il frutteto e si udivano persino gli uccellini cinguettare. 
D’inverno, per quanto il sole regalasse un cielo limpido e terso, fuori c’era un freddo da far gelare il naso e lacrimare gli occhi e uno non poteva certo starsene lì a bearsene senza congelare.
L’estate invece era talmente caldo che i vestiti restavano appiccicati addosso e una fastidiosa sensazione di spossatezza fiaccava le gambe costringendo chiunque a cercare il conforto dell’ombra.
Thor invece adorava quel primo sole primaverile che gli scaldava la pelle senza scottarla e quella leggera brezza ancora invernale che gli rinfrescava le spalle dandogli conforto durante il lavoro nei boschi. 
Tutto soddisfatto prese con sé l’accetta piantata in un ceppo davanti casa e si diresse verso la foresta. 
Per arrivarvi doveva passare in mezzo al frutteto; lì dagli alberi di pesco arrivava già il profumo dei  primi fiori da poco sbocciati: presto avrebbe portato nuovi frutti e lo stesso sarebbe stato per gli altri alberi che son figli devoti della primavera e dell’estate.
C’erano però alcuni alberi di arancio ancora carichi degli ultimi frutti dolci e succosi della stagione e fu proprio quando stava per raggiungerli che Thor avvertì il tonfo ovattato di diverse arance che cadevano a terra. Erano ai piedi di un albero fitto fitto di foglie e tra queste il biondo scorse un certo movimento.
Sorrise e si avvicinò. 

«Io non metterei il piede sul quel ramo» disse posando la testa dell’accetta ai suoi piedi e appoggiando le mani sul manico «Rischieresti di cadere»

A quelle parole due rami fitti di foglie scure si scossero e si aprirono rivelando il volto di un giovane moro e dagli occhi verdi.
Anche lui indossava una camiciola morbida da lavoro e calzoni e in quel momento pareva un po’ affaticato. 

«Non ti hanno insegnato che gli impiccioni non piacciono a nessuno biondino?» Domandò il moro con una punta di acidità nella voce.

«E va bene» disse Thor con un sorriso e lasciando cadere l’accetta a terra incrociò le braccia al petto «Fa come se non avessi detto niente allora.»

«Lo farò grazie.» sorrise saccente l’altro di rimando e richiuse i rami davanti a sé.

Thor alzò gli occhi al cielo e lentamente si portò sul lato destro dell’arancio dove alcuni grossi sassi spuntavano dal terreno «3,2,1…» sussurrò.
Si avvertì chiaramente lo schiocco di un ramo spezzato e il giovane moro volò giù di schiena proprio da quel lato dell’albero tenendo diverse arance tra le braccia.
In una situazione normale sarebbe rovinato sui sassi e si sarebbe fatto molto male, ma in quel caso trovò due braccia forti a prenderlo al volo evitandogli la caduta.
Il moro sollevò lo sguardo e i suoi occhi verdi incontrarono quelli blu e ridenti del biondo «Magari è come dici tu, ma si da il caso che il tuo maritino impiccione abbia appena salvato te e le arance. Sicuro che io non ti piaccia, Loki?» Gli sorrise.

L’altro lo fissò un istante perdendosi in quel sorriso poi si riscosse «Nel-nel tuo caso è diverso e c’entra il mio debole per i biondi, ma questo non significa che tu non sia un imp…»

Ma Thor non lo fece finire, avvicinò il volto al suo e gli diede un bacio dolce sulle labbra per poi tornare a guardarlo col suo bel sorriso.
Loki sbuffò, ma arrossì.

«Sei insopportabile.»

«Ahah si continua a ripetertelo.» disse il biondo appoggiandolo a terra. «Uhm devo potare questi aranci. Sono ancora parecchio carichi, ma qualche ramo mi sembra secco e ci sono troppe foglie.»

«Si è così, ma se ti svuoto questo domani puoi occupartene no?» chiese Loki raggiungendo una larga cesta intrecciata e lasciandovi cadere le arance che ancora stringeva tra le braccia.

«Si, ma meglio se tra un paio di giorni.» disse Thor recuperando l’accetta e seguendolo.

Loki si voltò verso di lui «Stai andando nel bosco? Guarda che di legna ce n’è ancora parecchia e anche di quella da vendere.»

«Si, ma ho visto che ci sono alcuni alberi secchi non troppo distanti e uno è ottimo per l’intaglio perciò…fermo un attimo tesoro» disse accorgendosi che sulla spalla sinistra del marito era appena comparso un ragno rosso grande quanto una nocca.

Loki si accorse che il compagno gli fissava la spalla e si stava avvicinando con una mano.

«Thor, ma che fai?»

«Te lo tolgo. Aspetta»  e fece per dargli una schicchera, ma Loki lo fermò.

«Cosa? No poverino, fermo Thor.» disse il moro deciso. 

Pose la mano destra accanto alla spalla e dopoché il ragnetto vi fu salito lo pose con delicatezza su un albero poco distante.

«Lokiii devi stare attento con gli insetti che trovi, non sai se siano velenosi! Fosse per te metteresti le mani nelle buche dei serpenti.»

«Oh avanti Thor, sai che mi piacciono gli animali e non vedo perché dovresti fare del male a uno ingiustamente. Perciò smettila di fare l’apprensivo.»

Il biondo scosse la testa «Prima o poi ti cercherò un cucciolo di lupo nel bosco e te lo porterò come animaletto domestico.»

«Sarebbe un regalo gradito.» Rise il moro poi gli si avvicinò «Hai preso il pranzo?»

Thor diede una leggera pacca sulla tasca in cui aveva riposto il fagottino trovato sul tavolo «Preso»

«Non tornare col buio, va bene?»

«Sta tranquillo amore, sarò a casa entro il tramonto.» e posatogli un bacetto sulla fronte gli diede le spalle e si diresse verso il bosco.

«Thor» lo richiamò il moro.

Il biondo si girò in tempo per acchiappare un’arancia che Loki gli aveva appena lanciato «La merenda.»

Thor gli sorrise ancora poi si diresse verso la foresta. 

 

Il bastoncino che aveva piantato nell’erba indicò a Thor che era passato mezzogiorno così lui si sedette su un grande sasso all’ombra di una quercia e decise di consumare il suo pasto: un tocco di formaggio e una fetta di pane. Aveva già abbattuto gli alberi secchi e composto un paio di grosse fascine. Ne avrebbe preparata ancora qualcuna e l’indomani sarebbe venuto con una carriola a caricare i ceppi più grossi. Era più forte rispetto a qualunque altro giovane che conoscesse, ma sapeva anche che Loki odiava che si sforzasse esageratamente. 
Ma lui non poteva farci niente: era sempre stato abituato così. Thor era il terzo figlio di due contadini e, da che ne aveva memoria, aveva sempre lavorato. Suo padre possedeva qualche pezzo di terra donatogli dopo anni di duro lavoro dal padrone di quell’appezzamento che era morto senza figli né eredi. Possedeva anche qualche bestia ovvero una mucca e qualche gallina e i suoi figli lo aiutavano tutti nei campi.
I suoi fratelli però Thor li aveva persi giovani: dei tre lui era l’unico ad essere stato abbastanza forte da resistere al freddo invernale e purtroppo spesso alla fame. 
Per anni il giovane aveva arato i campi e coltivato la terra al fianco del padre e col tempo e qualche stagione fortunata i frutti si erano visti. Quei pochi campi producevano cibo in abbondanza le bestie si erano duplicate e gli fornivano latte, formaggio e uova. Poi Thor aveva preso ad abbattere gli alberi e dal semplice procurarsi la legna per il fuoco aveva iniziato anche a venderla ed ad intagliarla permettendo così a lui e Loki una vita perlomeno dignitosa per le loro condizioni. 
Mentre addentava un pezzo di pane e finiva il formaggio, un fagiano passò in mezzo ai cespugli e Thor ne scorse anche altri a diversa distanza.
A volte se passava della selvaggina ne cacciava, ma solo il necessario perché Thor aveva sempre avuto un grande rispetto per il bosco e i suoi abitanti.
Iniziò a riflettere su una trappola per catturarne uno, ma proprio in quel mentre  avvertì qualcosa  camminargli sulla pelle dell’avambraccio.
Abbassò lo sguardo e  vi trovò un ragno come quello che aveva visto la mattina sulla spalla di Loki. Era rosso e visto da vicino Thor poté notare che aveva anche delle striature blu. D’istinto stava per schiacciarlo poi ripensò a Loki e così si pulì la mano libera ai calzoni e la accostò al braccio. Il ragnetto vi salì sopra e Thor d’istinto guardò verso la quercia.
Vi scorse un grosso nodo sulla corteccia e vi accostò il ragno perché potesse salirvi.

«Ecco…sei apposto amico.» sorrise e osservò la creatura arrampicarsi per un po’ dopodiché  decide di rimettersi a lavoro. 

 

Diverse ore più tardi una coltre di un azzurro bluastro iniziava a calare nel cielo e del tramonto si intravedeva solo un’ultima striscia rossa.
Thor raggiunse la casetta e appoggiò nel capanno che conteneva la legna accanto alla stalla cinque grosse fascine e un fagiano.
Si diresse poi dietro casa dove trovò un catino pieno d’acqua.
Vi immerse una mano: era tiepida. Loki doveva avergliela preparata poco prima, ma siccome aveva fatto tardi doveva essersi raffreddata; nonostante questo Thor la trovava pur sempre meglio dell’acqua gelata del pozzo, così si lavò. 
Su un grosso e basso ceppo li accanto trovò anche una camicia e dei calzoni puliti. Lì indossò, raccolse gli abiti sporchi dopodiché recuperò il fagiano e si avviò in casa.

«Finalmente, la zuppa si stava raffreddando.» lo rimproverò Loki quando lo vide entrare.

«Scusa, ci ho messo più del previsto. Mmm cos’è questo buon odore?»

«Marmellata di arance.» disse Loki sedendosi a tavola con lui e mettendogli davanti una ciotola di zuppa. «L’ho messa a cuocere mentre preparavo gli unguenti con le erbe fresche che mi hai portato ieri. Speriamo copra un po’ l’odore dei tuo panni sporchi quando li metterò a bollire»

«Ehi!» si lamentò Thor. «Ho preso un fagiano» disse mostrandoglielo «me ne occuperò più tardi. E tu tesoro?»

Loki sorrise, ma il suo volto sembrava particolarmente stanco «Ho svuotato due alberi e raccolto quelle.» disse indicando col capo tre ceste piene di frutta vicino ad una delle credenze «più una che ho usato per la marmellata, cucinato, preparato gli unguenti e diviso la legna da vendere. Ho preso l’acqua al pozzo, munto la mucca…insomma le solite cose.» concluse tranquillo.

Thor però si incupì appena a quelle parole, ma continuò a mangiare «Ti sforzi sempre così tanto Loki»

«Disse mio marito dopo una giornata a spaccar legna nel bosco» lo riprese l’altro con un sorriso sarcastico.

Thor sorrise «Questa zuppa è buonissima tesoro.» Disse prendendone un’abbondante cucchiaiata.

«Non è molto diversa da quelle che ti preparo di solito.»

«Si beh della tua zuppa di cavolo farei volentieri a meno.» borbottò sottovoce Thor.

«Prego?»

«Ah sai oggi nel bosco ho trovato un ragno come quello di questa mattina. Deve esserci un’invasione.»

Ma Loki assottigliò lo sguardo «Thor non cambiare discorso.»

«Non so di che parli. Finito! Ce n’è ancora?»

Il moro scosse la testa, ma prese la ciotola del compagno per riempirgliela ancora.

 

Più tardi Thor spiumò il fagiano e raccolse le piume in un sacco di stoffa. Le vendeva nel villaggio più vicino ai pescatori che ne facevano mosche per la pesca.
Fatto questo si alzò per appendere la carne sopra al camino, ma si bloccò sul posto: Loki era seduto lì davanti e non gli dava del tutto le spalle mentre bolliva i suoi vestiti. 
La fiamma gli arrossava le gote e gli ingrandiva le iridi facendo sembrare i suoi occhi verdi puro smeraldo liquido mentre lui se ne stava lì e con cura teneva d’occhio il bucato. Lo tolse dalla pentola e lo pose in un catino di ferro poi fece per alzarsi ed uscire.

«No tesoro è pesante lascia fare a me, appendo la carne e poi esco a fumare.» disse Thor gentile facendo per prenderglielo, ma Loki rifiutò.

«Thor se non vuoi che ti stacchi le tue belle braccia muscolose, e credimi sarebbe un vero peccato, lasciami fare da solo.» rispose l’altro con un sorrisetto beffardo.

Thor alzò le mani con fare arrendevole e si dedicò al fagiano mentre l’altro usciva.
Sistemata la carne il biondo recuperò dal cassettone la sua pipa e il tabacco per poi uscire.

 

Loki era sul lato destro della casa a stendere il bucato. Era buio, ma dentro ardeva ancora la fiamma del fuoco perciò dalle finestre arrivava luce.
Di lì a poco in ogni caso Thor accese un lume in una lampada a olio che appese sotto il portico di modo che se qualcuno si fosse perso da quelle parti avrebbe visto quella luce nella notte. 
Fatto questo si sedette sui pochi scalini del portico, si preparò la pipa e tirò due boccate di fumo dopodiché rimase ad osservare il lume acceso. 
Quell’abitudine ormai ce l’aveva da tanti anni e per lui era fondamentale. 
Si poteva dire che era così che avesse conosciuto Loki.
Era successo diversi anni prima in pieno inverno, i suoi genitori erano morti e lui ormai abitava quella casa tutto solo. 
Quella sera fuori nevicava e siccome il fuoco nel camino si stava spegnendo il giovane era uscito con un lume per prendere qualche ciocco con cui alimentarlo.
Stava per rientrare quando un carro si era fermato vicino alla staccionata che circondava il retro della casetta. Ne era scesa una figura scura e lo aveva raggiunto alla luce. 
Era un uomo più vecchio di lui avvolto in un grosso mantello: gli aveva detto di essersi perso per poi chiedergli riparo per la notte per lui e suo figlio.
In quel momento Thor non aveva esitato e aveva indicato all’uomo la stalla in cui lasciare il carro dopodiché aveva invitato gli sconosciuti a seguirlo nella sua casa.
Il più giovane dei due, prima rimasto a cassetta, sembrava anche più esile dell’altro uomo e indossava un mantello verde con un cappuccio tirato fin sul naso. Aveva seguito suo padre e Thor senza dire una parola e una volta al caldo si era sfilato il cappuccio dal viso.
E così, alla tenue fiamma del fuoco da ravvivare, Thor aveva incontrato quel volto e quegli occhi verdi per la prima volta e…si era innamorato.
Il giovane tremava infreddolito e aveva le guance e il naso arrossati per il freddo; i capelli neri erano leggermente bagnati della neve, ma era di una bellezza e di una grazia tale che Thor rimase colpito come da un fulmine.

“Grazie buon uomo” aveva detto il più anziano “Io e mio figlio saremmo stati persi senza il vostro aiuto.”

Thor offrì loro del brodo caldo perché si rifocillassero e la sua stanza: era bella calda e il padre gli aveva sempre insegnato che era giusto offrirla a chi si fermava per chiedere alloggio.
Così Thor disse loro che lui si sarebbe ritirato in quella più piccola della casa che una volta divideva coi suoi fratelli. 
Ma quella stanza era così fredda, lui lo sapeva bene, che non aveva potuto dormire e così era tornato davanti al fuoco.
Con sua sorpresa il giovane moro era lì davanti e stava cercando di scaldarsi.

“Perdonatemi, spero di non avervi svegliato scendendo le scale” gli aveva detto con un tono dolce e gentile.

Thor era rimasto per diversi secondi incantato a guardarlo con un’espressione da pesce lesso prima di riscuotersi.

“N-no affatto. È-è pericoloso andare in giro di notte, che facevate in giro voi e vostro padre?»

“Mio padre è un mercante di stoffe e io lo stavo aiutando a portare quelle nel carro nel prossimo villaggio per venderle, ma la tormenta ci ha colti dopo il tramonto e abbiamo perso la via. Stavamo congelando  quando abbiamo visto il vostro lume. Scusate se vi abbiamo arrecato disturbo”

Era educato e pieno di grazia anche nel parlare e Thor ne fu ancora più rapito.

“Un piatto caldo e un posto per dormire non si rifiuta a nessuno e non mi avete affatto disturbato. Mi chiamo Thor” si presentò.

Il giovane fissò i suoi occhi verdi nei suoi e sorrise.

“Io sono Loki”

Avevano parlato tutta la notte, ma col giungere dell’alba si sarebbero dovuti separare. E così giunto il giorno il mercante offrì a Thor delle stoffe per sdebitarsi, ma lui le rifiutò dicendo che lo aveva fatto volentieri.
Ma Loki, mentre il padre recuperava il carro, gli si era avvicinato “Vi prego Thor non c’è nulla che posso fare per sdebitare me e mio padre?”

Thor allora, con occhi carichi di emozione, si era fatto coraggio e aveva pronunciato quelle parole. “Nulla davvero. Spero solo che non passi troppo tempo prima di potervi rivedere ancora, Loki”

Da allora quel carro era passato spesso per la strada che conduceva alla sua casa prima di andare al villaggio. Ormai Loki conosceva bene quella tratta e il padre lo lasciava andare da solo a commerciare le stoffe e lui non mancava mai di passare a trovare Thor.
Solitamente capitava verso sera quando proseguire sarebbe stato pericoloso per chiunque.
Thor lo aspettava sempre e quando vedeva il suo carro apparire correva sulla strada e gli andava incontro.
E Loki tornava sempre e ogni volta con meno stoffe da commerciare quasi non volesse più servirsi di alcuna scusa per andare da lui.
Infine una volta venne solo con un cavallo, vi smontò e gli corse incontro poi, abbracciato l’uomo che amava, gli disse che non sarebbe mai più andato via.
E così Thor aveva intagliato per loro due anelli di legno duro e proprio nel frutteto in fiore i due si erano giurati amore eterno…

«A che pensi?» chiese Loki raggiungendolo.

Thor si riscosse e gli sorrise. Allargò le ginocchia così che l’altro sedendovi in mezzo sugli scalini potesse appoggiarvi la testa sopra.
Il moro non attese oltre e sedendosi poggiò una guancia sul ginocchio sinistro del biondo che prese ad accarezzargli l’altra.

«Pensavo che se cercassi di vendere qualche legna in più potremmo andare al villaggio e così, magari, potrei comprarti qualche abito nuovo o potremmo acquistare dei mobili per la casa se ti va.»

Loki ridacchiò stupito «E perché mai Thor? Quelli che hai intagliato tu sono bellissimi.»

«Lo so amore è solo che pensavo che ti facesse piacere avere qualcosa di più…raffinato in casa.»

Loki tacque un attimo poi si tirò su e guardò il compagno.

«Mm in effetti c’è una cosa…»

Thor lo guardò interrogativo: gli avrebbe dato di tutto pur di farlo felice.

«Si, direi che un marito più raffinato e che apprezza la mia zuppa di cavolo sarebbe gradito.» Lo prese in giro l’altro.

«Ah è così? Niente di più?» 

Loki lo guardò sensuale «Avvicinati» sussurrò.

Thor obbedì fino ad avvertire il suo respiro sulle labbra. 

«Inizio ad avere freddo qui fuori, credi di poter fare qualcosa a riguardo?» domandò mordendogli appena un labbro.

«Credimi conosco un ottimo modo per scaldarti.» sorrise Thor prima di baciarlo. 

Un bacio intenso, profondo, sensuale…
I due si alzarono e senza separarsi da Loki, Thor lo sollevò. L’altro gli allacciò le gambe intorno ai fianchi e immerse le mani nei capelli biondi del marito mentre questi apriva la porta e riportava entrambi in casa.
Erano così presi l’uno dall’altro che di certo non fecero caso ad un piccolo ragno rosso che da un asse del portico sembrava averli osservati per tutto il tempo.

 

Da che Loki era diventato parte della sua vita nelle mattine d’inverno Thor si svegliava sempre con il moro tra le braccia. La coperta che li copriva era vecchia e piena di buchi e il biondo si stringeva l’altro contro cercando di scaldarlo il più possibile.
Un anno prima poi Thor si era procurato diversi sacchi di piume d’oca e nonostante il marito ne avesse ricavato una coperta un po’ più pesante Thor se lo teneva ancora stretto fino al mattino adducendo la scusa che Loki fosse comunque freddo e che lui doveva scaldarlo. 
La verità era che amava sentirselo tra le braccia, amava la morbidezza della sua pelle e amava dargli dolci baci e carezze durante la notte.
Ma con l’arrivo della primavera qualcosa cambiava: Loki si alzava sempre di buon mattino e iniziava ad occuparsi di tutte le varie faccende e così Thor si trovava sempre solo al risveglio.
Quella mattina però fu diversa: quando Thor aprì gli occhi Loki era ancora accoccolato tra le sue braccia.
Il volto era disteso e sereno dopo la notte d’amore appena trascorsa. Il moro si strinse di più a lui e qualcuno dei suoi lunghi capelli gli ricadde sul viso. Quei capelli neri e morbidi, Thor amava anche quelli, ma in fondo c’era qualcosa che non amasse dell’uomo a cui aveva giurato amore per tutta l’eternità? Certo a parte la sua zuppa di cavolo…
Sorrise e scansò le ciocche color ebano sistemandole dietro ad un orecchio dell’altro. Non si sarebbe separato mai da quella visione, ma sapeva che il dovere chiamava e lui doveva andare nel bosco.
Infatti Thor doveva ammettere che si sentiva spesso in colpa per non poter permettere all’altro una vita agiata e anche se Loki non si era lamentato un solo giorno della loro vita insieme Thor avrebbe voluto fare di più. 
Appose un bacio sulle guance nivee dell’altro e uscì dalla camera in punta di piedi. 
In cucina trovò un pezzo di pane secco e della marmellata. Mentre lo mangiava pensò che Loki avrebbe fatto altro pane quel giorno così aprì l’anta di una delle credenze dove tenevano la farina: il sacco però era quasi vuoto.
Sospirò consapevole del fatto che Loki non glielo aveva detto per non farlo preoccupare. Succedeva sempre così quando passavano diversi giorni tra una vendita e l’altra e arrivavano verso la fine dei rifornimenti.
Prese un paio di monete da un barattolo nel cassettone. Avrebbe raccolto la legna e prima di rientrare sarebbe passato dal mugnaio per comprare un sacco di farina. Almeno quello potevano permetterselo in fondo. 
Per il pranzo prese solo un pezzo di formaggio e delle gallette e si diresse subito nel bosco con la carriola di legno e l’accetta. 


Erano già passate diverse ore e Thor aveva diviso in più parti un tronco quando udì un grido.

«Aiuto!» 

Si guardò intorno cercando la fonte di quel richiamo, ma non vide nessuno. La voce chiamò di nuovo e Thor, presa la sua accetta, si inoltrò cauto tra gli alberi. Dopo qualche minuto udì un altro grido.

«Quassù!» Lo richiamò la voce.

A quel punto il biondo alzò la testa e sorpresa: in una delle sue trappole lasciata ai piedi di un faggio dove di solito passavano lepri e fagiani Thor trovò appeso per un piede un giovane castano che si dimenava a testa in giù.

«Ti prego aiutami!» gridò il ragazzo che tentava di liberarsi e senza rendersene conto risultava però parecchio buffo.

«Si aspetta!» 

Il biondo si avvicinò alla corda tesa e la tagliò con un colpo d’accetta.

Il giovane cadde a terra con un «Ouch!» ma si tirò sù velocemente «Ehi grazie amico! Temevo che fosse la trappola di qualche cacciatore.» disse. Era un ragazzo sui quindici, massimo sedici anni, capelli riccioluti, pallido e con un largo sorriso sul volto.

«Nessun problema, ma dovresti stare più attento. Questi boschi sono pieni di trappole di cacciatori. Che ci facevi qui intorno ragazzo?» 

«Ecco veramente io sto cercando di raggiungere Sokovia, ma non sono molto pratico del luogo.»

«Sokovia? E che ci devi fare lì? È a tre giorni di cammino da qui e tu sei solo un ragazzo!»

«Oh, ma ci sto andando per cercarmi un lavoro e far fortuna, a proposito io sono Peter» disse tutto allegro protendendogli la mano.

«Ehm… Thor.» gliela strinse il biondo accettandola.

«Che fai tu qui Thor?…Non sei un cacciatore vero?»

«Ehm no, sono un taglialegna…» rispose il biondo come fosse la cosa più ovvia del mondo recuperando la sua accetta.

«Oh, ma certo che sciocco! Hai l’accetta e quei muscoli di uno che ehm…spacca la legna.» disse il ragazzo con convinzione.

«Si ehm…adesso io devo tornare alla mia legna. Se devi proseguire col tuo viaggio ti conviene passare di là» disse indicandogli una direzione «ti porterà sulla strada maestra. Allora buona fortuna ragazzo.» E superandolo si diresse da dove era venuto.

Non aveva fatto due passi che si sentì seguito.

«Ehi Signor Tom…»

«Thor.»

«Oh si Thor, Signore…ehm non è che avresti un posto per la notte? Diciamo per stasera?»

«Ma ragazzo non è nemmeno mezzogiorno e perché mai mi chiami “Signore”?» Chiese l’altro continuando a camminare.

«Oh beh perché tu sei grande e ai grandi si porta rispetto e tu mi hai anche aiutato! E poi presto o tardi farà comunque buio e potrei incontrare lupi o briganti. Potrei aiutarti! Hai bisogno di qualcuno che porti la legna o che tagli gli alberi? Posso farlo! Così mi sdebiterò! Sai una volta…»

Accidenti quanto parlava quel ragazzo!

Thor capì che non lo avrebbe convinto a tacere tanto facilmente, forse solo se… «E va bene. Se vuoi aiutarmi posso ospitarti per questa notte.»

«Oh grazie Thor, Signore.»

«Si solo Thor va bene, ma guarda che dovremo lavorare tutto il giorno.» concluse raggiungendo infine la legna lasciata a metà.

«Lavoro è il mio secondo nome! Allora cosa posso fare Signore?»

Thor ci pensò sù e lo sguardo gli cadde sul tronco a terra che aveva già diviso in ceppi.

«Li vedi quei ceppi lì? Puoi sollevarli e metterli in maniera ordinata nella carriola.» 

«Sissignore.» il giovane raggiunse i ceppi, ma provato a sollevare il primo… «ec…ce la fac…puff» 

E dopo un’enorme fatica lo appoggiò nella carriola «E-ecco…puff…è stato..f-facile.» sbuffò già esausto.

“Sarà una lunga giornata” sorrise Thor tra sé e sé.

 

Loki si svegliò che il sole era già alto quel giorno. Mugugnò un po’ e affondò il viso nel cuscino del marito inspirandone l’odore. 
Si costrinse a farsi forza e alzatosi si diresse al piano di sotto. Vide in un coccio di terracotta sul tavolo un rimasuglio di farina segno che Thor doveva aver trovato il sacco ormai quasi vuoto e liberatolo di quell’ultima dose per portarlo dal mugnaio. 
Scosse la testa: mai che ci fosse una volta che gli lasciasse un lavoro di fatica, ma a Thor piaceva  da sempre occuparsi di lui e non farlo sforzare. 
Soppesò con lo sguardo quella poca farina e si ricordò che c’era ancora un pezzettino di lievito.
Le arance che aveva colto il giorno prima poi avevano una bella scorsa profumata perciò…Sorrise e uscì per scaldare il forno fuori casa e prendere delle uova.
Gli era venuto in mente un ottimo impiego per quella farina ed era sicuro che il marito lo avrebbe apprezzato.


Thor e Peter lavorarono tutta mattina o meglio Thor lavorò e Peter gli tenne compagnia sollevando un ceppo ogni cento parole che diceva. A mezzogiorno Thor divise con lui il suo pasto dopodiché  i due ripresero il loro lavoro.

«Ehi Thor, Signore, che bella quercia quella no? Se la tagliassi ti darebbe un sacco di legna.»

«Impossibile ragazzo.» disse Thor ricavando un grosso ceppo da un altro tronco ancora a terra «Io abbatto solo alberi secchi. Quelli giovani o in buona salute hanno ancora molto da dare e sono la casa per diversi animali del bosco.»

«Oh capisco certo scoiattoli, uccellini, ragni. Io adoro i ragni sa Signore e lei?»

«Eh già anche loro hanno bisogno di una casa….»

«Però a volte sarebbe meglio no? Avere un po’ di legna in più non fa mai male vero Signore?»

Thor divise il ceppo in due così che Peter avesse più facilità a sollevarlo «Si ragazzo, ma non sarebbe giusto. Siamo noi gli ospitati qui, non gli alberi. La foresta e la terra sono la loro casa e noi dobbiamo rispettare i doni che la natura ci offre, non credi?»

Il giovane annuì e non visto un sorrisetto soddisfatto comparve sul suo volto. 

 

A metà giornata i due avevano riempito la carriola e Thor aveva anche un ceppo da intagliare sulle spalle «Devo andare dal mugnaio prima di rientrare, sei stanco?»

«No ma-macché…puff» boccheggiò l’altro, si era proprio esausto «io…puff…sono ancora in formissima.» 

Thor sorrise e si incamminò seguito dal ragazzo.

«Ehi Thor, Signore, ma tu fai questa faticaccia ogni giorno?»

«Dipende, ma per lo più si. Lo faccio da prima di avere la tua età.»

«Cavoli puff…spero di diventare anche io come te un giorno!»

«Lavora sodo e ci diventerai ragazzo ne sono sicuro.»

Dopo una bella discesa i due raggiunsero il mulino dove Thor si fece riempire un bel sacco di farina che gli costò solo un soldo.

«Va bene così Thor.» Disse il mugnaio «La scorsa settimana mia figlia è stata male e Loki mi ha fornito una medicina che l’ha fatta stare meglio. Non avevo abbastanza denaro, ma lui non ne ha voluto e ci ha anche regalato della frutta. Perciò non mi devi un soldo di più.»

Thor ringraziò di cuore e caricatosi il sacco di farina sulla carriola prese con Peter la strada di casa.

«Chi è Loki, Signore?»

«Mio marito. Lui resta a casa e ha anche lui il suo bel da fare dietro alle bestie e ai campi.»

«Oh ed è forte come te?»

«Ahah diciamo di no, non nei muscoli almeno, ma tu non dirglielo ragazzo. Minaccia di uccidermi ogni volta che mi offro di togliergli un qualunque tipo di fatica. E a dirla tutta anche lui si preoccupa per me, dice sempre che esagero con i pesi. Ti piacerà vedrai.»

 

Erano appena arrivati al frutteto che già Thor e Peter poterono vedere Loki intento a sollevare una nuova cesta piena di arance.

«È lui Loki, Signore?»

«Si è lui.» 

Il moro entrò in casa per poi uscirne un istante dopo e scorgere i due arrivare.
Scosse la testa e gli andò incontro «Thor, quante volte ti ho detto di non caricarti così? E sei pure andato dal mugnaio!»

«Tranquillo amore, ho avuto un aiutante.» gli sorrise facendogli un occhiolino. «Lui è Peter. Lo ospiteremo per stanotte. Sai è in viaggio per Sokovia.»

Loki studiò il giovane e sorrise «Sei molto giovane ragazzo, ma se ti sei proposto di aiutare questo orso biondo devi essere molto volenteroso.»

«È così.» sorrise fiero l’altro «Cioè non per l’orso Thor, Signore!»

Loki rise divertito a quell’espressione mentre Thor alzava esasperato gli occhi al cielo.

Il moro fece cenno al giovane di seguirlo «Vieni con me ragazzo. Ti preparo un catino d’acqua così puoi lavarti.» 

Peter guardò Thor come a chiedere conferma di poter andare «Va pure ragazzo, ci penso io qui.» gli sorrise il biondo così Peter ringraziò seguendo il moro dietro la casa mentre Thor rimase ad occuparsi della legna.

 

Quando i due furono lavati ed entrarono in casa furono travolti da un profumo dolce e gustoso.

«Tesoro, non dirmi che hai fatto…»

«I biscotti? Si ce n’è una cesta pieno Thor. E anche una crostata con la marmellata di ieri. Ma prima sedetevi e mangiamo lo stufato»

Peter mangiò di gusto tutto ciò che gli venne offerto anche se i due ospiti non capirono come avesse potuto visto che non la smetteva di parlare un solo minuto.
Arrivato il momento del dolce però il ragazzo fu costretto a tacere almeno per gustarsi la crostata, ma solo per qualche istante certo.

«Che bontà Loki, Signore, non credo di mangiare così bene da…beh a dirla tutta non ne ho memoria. Avevo le ragnatele nello stomaco. Oh accidenti ecco che riparlo di ragni sapete io adoro i ragni, oh ma Thor lo sa già ormai…scusate non posso farci niente.»

Loki rise «Da dove vieni ragazzo?» gli chiese allungandogli un’altra fetta di dolce.

«Da ovest. I miei sono morti quando ero piccolo e io sono stato per anni a casa della sorella di mio padre, ma lei adesso ha due bambini piccoli e io sono troppo gracile per essere di aiuto per questo voglio andare a Sokovia e lì cercar fortuna…mmm questa crostata è la fine del mondo Signore!»

«Ahah si Loki cucina benissimo e i suoi dolci sono i migliori!»

Il moro arrossì, ma non volle darlo a vedere «Perché c’è qualcun altro che ti cucina i dolci Thor?»

Domandò versando al marito un altro bicchiere del vino che aveva stappato da mangiare col fagiano.

«Certo che no amore mio. Anche perché conoscendoti tu andresti dritto dritto a liberarti della concorrenza.»

«Thor mi stai dando del geloso?»

«Non ho mai detto una cosa del genere amore.»

Peter li osservò un secondo battibeccare scherzosi e sorrise.

«Ehi sentite posso farvi una domanda?»

I due si guardarono poi annuirono.

«Se poteste chiedere tre cose, tre desideri, che chiedereste? E intendo se poteste chiedere proprio qualunque cosa.»

I due lo guardano interrogativi e Peter attaccò subito con una bella spiegazione.

«Ve lo chiedo così tanto per chiedere. Sapete nel mio villaggio ho sentito di uno che dice di aver visto Zeus in persona e che lui gli avesse promesso di realizzare le prime tre cose che avesse desiderato. Però questo tizio ha chiesto per errore, che poi secondo me mica tanto visto che pare alzi il gomito facilmente, delle salsicce! Poi ha chiesto che le salsicce si attaccassero al naso della moglie e poi, col terzo desiderio, ha dovuto chiedere di staccargliele dal naso. Buffo vero? Ora non so quanto fosse lucido il tipo e se il suo Zeus non fosse che un porcospino trovato sulla via di casa, ma ehi pare sia così! E del resto esisteranno degli spiriti che esaudiscono i desideri! Magari un folletto o una creatura dei boschi, no? Ma sto divagando…quindi se voi aveste tre desideri…. cosa chiedereste?»

I due tacquero e si guardarono sorpresi poi Loki parlò «Beh è una domanda importante. Ognuno  dovrebbe pensare a ciò di cui crede di aver davvero bisogno prima. Ma sarebbe una decisione importante e andrebbe di certo presa con calma.»

Thor annuì «Si sono d’accordo, una cosa così può cambiarti tutta la vita!» Dopodiché sorrise a Loki. 

Il moro pose una mano sulla sua «E poi se uno ha già tutto diventa ancora più difficile pensare a qualcosa.» disse incontrando lo sguardo del marito che gli sorrise teneramente e gli accarezzò il dorso della mano con le sue dita ruvide, ma dal tocco delicato.

Peter annuì vigorosamente con la testa «Capisco…Beh io forse chiederei di essere un re, no un imperatore, no una scorta di cibo per tutta la vita, ma se sei un imperatore hai abbastanza cibo uhm…si in effetti non è facile!»

Loki lo guardò gentile «Sai Peter a volte esistono altre ricchezze oltre quelle che può darti un titolo. Sono…altri tipi di tesori. Ognuno di noi però lo capisce solo col passare dei suoi giorni.» gli sorrise «Coraggio prova i biscotti adesso e domattina ti preparerò un fagotto da portare con te per il viaggio va bene?»

Peter annuì entusiasta prima di cominciare a tessere lodi anche sui biscotti di Loki, ma intanto la mente di Thor si era incagliata in un pensiero che la domanda di quel ragazzo non aveva potuto che risvegliare dentro di lui. 

 

Loki e Thor insistettero molto per cedere la loro stanza a Peter, ma il ragazzo non volle sentir ragioni sostenendo di essere abituato a dormire sul pavimento e un letto in una stanza fredda era più di ciò che avesse potuto sperare. Perciò, lasciati soli i due coniugi, si diresse tutto contento al piano di sopra.
Thor fissò lo sguardo verso la fiamma del camino e non volendo si perse nei suoi pensieri: le parole di quel ragazzo gli frullavano ancora nella testa.
Se avesse potuto esprimere tre desideri…magari anche uno solo…
Si voltò verso il compagno intento a sparecchiare e sorrise, ma involontariamente su quel sorriso apparve una nota di tristezza.

Loki lo notò e incontrò il suo sguardo «Che c’è?» domandò gentile.

Thor a quel punto si decise. Si diede una pacca leggera sulla gamba sinistra per fargli cenno «Vieni qui» aggiunse poi gentile.

Loki lasciò perdere la tavola e obbedì.

Thor afferrò il bicchiere di vino ancora mezzo pieno mentre il marito si sedeva sul suo ginocchio e appoggiava il viso contro la sua spalla muscolosa «A che pensi?»

Il biondo esitò un attimo e fissò il vino nel bicchiere «A quello che ha detto il ragazzo, prima.»

«E?» indagò l’altro.

Il biondo sospirò «Pensavo solo che se avessi tre desideri potrei chiedere qualcosa di meglio per te di…tutto questo…»

«Thor, ma che dici?» saltò su Loki guardandolo stupito.

Di nuovo Thor sospirò «Loki pensaci. Tu eri il figlio di un mercante di stoffe e sappiamo entrambi che tuo padre faceva ottimi guadagni. Avresti condotto una vita agiata in una casa più grande e con una servitù a svolgere le faccende di casa. Invece hai incontrato me e ogni giorno devi fare sforzi e fatica. Non posso fare a meno di incolparmi per non poterti dare la vita che avresti potuto avere…»

Loki lo fissò ad occhi sgranati poi si schiarì la gola.

«Ok Thor, sicuro che tagliando un albero tu non sia stato colpito da un qualche ramo? Perché questa è davvero la stupidaggine più grossa con cui potessi uscirtene.»

Thor scosse la testa «È che a volte mi sento solo un enorme egoista per averti voluto tutto per me e per averti negato la possibilità di avere un futuro diverso.» concluse abbassando lo sguardo, ma a Loki non sfuggirono i suoi occhi diventati di colpo lucidi e il groppo amaro che l’altro sembrava avere in gola.

Lo fissò in silenzio un istante poi… gli prese il bicchiere che aveva tra le mani posandolo sonoramente sul tavolo e si portò a cavalcioni su di lui per guardarlo meglio negli occhi, ma il marito ancora non lo guardava.

«Thor guardami.» Il biondo non obbedì «Thor…amore…» disse portandogli due dita sotto il mento e alzandoglielo lo invitò a sollevare lo sguardo su di lui.

E Loki incontrò due occhioni azzurri carichi di colpevolezza, come quelli di un bambino che sapendo di aver disubbidito se ne stesse lì tutto pentito ad attendere una ramanzina.
Ma Loki assunse un’aria che fu tutto meno che di rimprovero.

«Thor ora basta. Tu non mi hai negato proprio nulla, io ho scelto di stare con te, abbiamo scelto di stare insieme e di fare questa vita insieme e io…non me ne pento minimamente. Io sono felice con te Thor: il cibo non ci manca e nemmeno un tetto accogliente. Non mi occorre una casa più grande o della servitù, non mi occorrono oro o ricchezze se ho te perché, e apri bene le orecchie perché probabilmente non ripeterò mai più una cosa del genere, sei tu la mia ricchezza più grande.»

Si chinò su di lui e gli appoggiò un delicato bacio sulla fronte.

«Perciò non fare mai più un discorso del genere o ti giuro che ti cucinerò zuppa di cavolo per il resto dei tuoi giorni.»

«Ahah sono sicuro che lo faresti.» sorrise finalmente Thor e gli accarezzò con dolcezza la schiena. «So che hai ragione amore, ma… allora non c’è proprio niente che chiederesti, benché tu abbia già tutto?»

A quella domanda inaspettatamente Loki arrossì e abbassò lo sguardo «Beh qualcosa in realtà ci sarebbe, ma…è impossibile.» Thor lo studiò un istante, ma non fece in tempo a controbattere che Loki lo anticipò «E tu? Qual è la cosa che chiederesti?»

Thor tacque un istante: anche per lui c’era una cosa, ma non aveva mai trovato il coraggio di parlarne al marito. Prese un respiro.

«Ti va se…se io ti dico cosa vorrei e tu fai lo stesso con me?»

«Ma Thor credimi è… sciocco.»

«Allora diciamolo insieme ok?»

Il moro esitò e si morse il labbro poi fece un cenno d’assenso col capo.

«Va bene allora» iniziò il biondo «1,2,3…»

«Un figlio.»

Lo dissero entrambi chiaramente e all’unisono. 
Si fissarono per un istante in silenzio dopodiché una lieve risata uscì dalla loro bocche.

«Anche tu?» chiese Loki.

«Ecco…si. Tesoro, io e te stiamo benissimo insieme e io penso di essere l’uomo più fortunato del pianeta ad averti, ma credo che l’unica cosa che potrebbe renderci ancora più completi sarebbe questa e l’idea di crescere un bambino con te…non lo so, ma è qualcosa che ho desiderato fin da subito con la stessa intensità di quella con cui volevo poter stare con te…Per-Perché dicevi che era sciocco?»

«Perché lo è Thor. Mpf, anche io la penso così. Sinceramente è l’unica cosa che vorrei per noi due. Ma è impossibile e perciò mi sembra sciocco che io mi ostini a fare questo pensiero»

Thor avvertì la tristezza nelle sue parole e gli accarezzò delicatamente una guancia.

«Ma noi abbiamo tre desideri amore mio, nulla è impossibile.»

Loki gli sorrise dolce «E il secondo?» chiese.

«Uhm vediamo…certamente chiederei che nostro figlio crescesse in salute e che anche noi due avessimo tutto il tempo per vederlo diventare grande e forte. Sei d’accordo?»

Il moro annuì.

«Coraggio Loki, pensa alla terza cosa.»

Loki ci pensò su e rimase in silenzio per qualche secondo. 

«Se già queste due cose si realizzassero… mi resterebbe solo una cosa da chiedere.»

«Cioè?»

Loki incatenò i suoi occhi verdi a quelli blu dell’altro e si umettò le labbra fattesi leggermente aride «Che alla fine del nostro tempo io possa morire nel tuo stesso momento così da poter lasciare questo mondo insieme e se ne esiste un altro raggiungerlo al tuo fianco senza separarmi da te nemmeno per un secondo.»

Thor lo guardò con gli occhi che brillavano per l’emozione, gli prese delicatamente il volto tra le mani e si protese verso di lui per baciarlo teneramente. Dopodiché si sorrisero e mentre Thor se lo stringeva forte appoggiando la testa contro il suo petto Loki prese ad accarezzargliela con lente e dolci carezze.
Intanto nella fredda stanzina al piano di sopra il giovane Peter si sdraiò a letto.
Tre volte schioccò le dita e prima di chiudere gli occhi sorrise soddisfatto.

 

La mattina successiva Loki si svegliò come sempre di buon ora e si diresse nella piccola cucina per preparare la colazione. 
Con sua somma sorpresa trovò un biglietto, ma quello che lo colpì di più fu che questo non era sul tavolo, ma vi penzolava sopra attaccato ad una lunga ragnatela. Loki pensò che doveva esserci qualche grosso ragno in casa, ma se ne sarebbe occupato dopo.
Guardò il foglietto: era piccolo e stropicciato, scritto con un pezzo di carbone del camino. Lo staccò e se lo avvicinò.
Per volere di suo padre, che lo aveva ritenuto utile per la loro attività, aveva imparato a leggere e  scrivere e così non ebbe particolare difficoltà ad interpretare quei segni grossolani, ma si stupì lo stesso nello scoprire chi glielo aveva lasciato perché Thor… non sapeva scrivere.

“Loki, Signore, sono Peter!
Grazie di tutto è stato bello stare con voi anche se per poco.
Coi biscotti mi sono servito da solo, spero non vi dispiacerà, ma erano troppo buoni!”

Loki gettò uno sguardo alla cesta e sorrise nel notare che mancava un grande quantitativo di biscotti, ma proseguì.

“Questa mattina ho visto molte arance a terra sotto il terzo albero a est, mi raccomando di raccoglierle e farci una bella marmellata perché la sua crostata è da urlo Signore!
Mi saluti il Signor Thor!
Ah e godetevi i vostri regali! 

Peter ”

«Buongiorno amore.»

Loki si voltò notando il marito alle spalle che scendeva le scale.

«Il tuo amico è andato. E ci ha lasciato un biglietto. Ah e deve esserci una specie di tarantola gigante in casa perché l’ho trovato che penzolava appeso ad una ragnatela.»

Thor non sembrò molto colpito da quella scoperta quanto da un altro dettaglio.

«Quel ragazzo sa scrivere? Non me lo aveva detto, gli sarà molto utile! Cosa dice?» chiese prendendosi un biscotto e sedendosi.

«Che ci ringrazia e…. di goderci i regali. Secondo te di cosa parla?»

«Gon Ge Go Igea!» disse l’altro a bocca piena.

«Thor ti prego! Mangia come si deve e non come un selvaggio, io mi avvio fuori e finisco di svuotare  un arancio prima della potatura.»

«Arrigo sugito amoe» bofonchiò l’altro.

 

Loki uscì di casa leggermente pensieroso.
Non capiva il senso delle parole sul biglietto. Di che regali parlava? 
Quel ragazzo era curioso anche nei suoi messaggi pensò mentre si dirigeva verso l’albero indicatogli nel foglietto. 
Non lo aveva ancora raggiunto che vide un leggero movimento provenire da una delle ceste vuote che aveva lasciato la sera prima proprio ai piedi di quell’arancio.
Lì per lì pensò che fosse stato provocato da qualche animaletto dei boschi, ma la cesta si scosse  di nuovo un po’ e ne uscì un suono basissimo che Loki non seppe distinguere.
La curiosità ebbe la meglio così si avvicinò alla cesta e…sgranò gli occhi trattenendo fiato.
Sul fondo della cesta intrecciata era adagiato un neonato che si passava scompostamente le manine chiuse a pugnetto sul faccino.
Loki si chinò verso di lui e lo fissò a bocca aperta: non c’era un biglietto né altro. Il piccolo pareva abbandonato ed era avvolto solo in una tela chiara che sembrava tanto una sorta di ragnatela. Sembrava appena nato, biondo e in forze, ma teneva gli occhietti chiusi.

Dopo un primo stupore Loki si costrinse a riprendersi «TH-THOR!» Tentò di gridare mentre si inginocchiava.

Il piccolo, probabilmente infastidito dalla voce troppo forte, scoppiò a piangere e incominciò ad agitarsi. Automaticamente il moro guardò tra gli alberi e dietro di sé, ma non c’era nessuno.
Tornò sul piccolo guardandolo smarrito, ma il bambino piangeva disperato e agitava le manine per aria e aveva preso a colpirsi appena.
Esitò un istante poi, con mani tremanti, il moro lo sollevò delicatamente e se lo accostò al petto provando a calmarlo dondolandolo piano. 

«Shhh shhh.» gli sussurrò dolcemente e gli accarezzò il viso con la punta dell’indice, ma il bambino, che teneva ancora i suoi occhietti chiusi, non sembrava voler smettere di piangere «THOR!» chiamò più forte non vedendo il biondo arrivare poi si rivolse al piccolo in lacrime «Va tutto bene.»  sussurrò più a sé stesso che al bimbo. «Va tutto bene, non piangere»

In realtà non c’era nulla che andasse bene. Chi aveva lasciato lì quel bambino? Non c’era nessuno che abitasse vicino a parte il mugnaio e non aspettava figli che lui sapesse. 
Era figlio di qualche viandante? Era stato rapito?
Nella testa gli si stavano affollando tante domande, ma proprio in quell’istante il piccolo allungò una manina e con essa strinse il dito di Loki calmandosi di colpo.
Al moro mancò il fiato e tutte quelle domande si cancellarono perché in quel semplice gesto, in quel lievissimo contatto, Loki si innamorò di quella creaturina dolce ed indifesa.
Non avvertì nemmeno la porta che sbatteva e un rumore come di un secchio rovesciato alle sue spalle.
Infatti Thor, che inizialmente aveva creduto di esserselo immaginato, aveva udito il secondo richiamo di Loki e si era precisato fuori preoccupato. 

Lo raggiunse armato di accetta «Loki amore che succede?» chiese affannato, ma vide solo il moro che in ginocchio gli dava le spalle e stava rannicchiato su sé stesso.

Loki non disse una parola e lentamente si sollevò per poi voltarsi con altrettanta lentezza.

Thor lo osservò preoccupato «Tesoro che…» si pietrificò e per poco l’accetta non gli cadde su un piede quando vide la creaturina che Loki teneva tra le braccia. 

Scosse la testa come per riscuotersi e si accostò al marito con cautela «Amore?» chiese titubante.

«L’ho trovato lì nella cesta tutto solo e senza un biglietto, quando ti ho chiamato è scoppiato a piangere. Ma è tutto apposto hai visto piccolino?» Rispose in sussurrò senza staccare un attimo gli occhi dal bambino.

Thor si guardò intorno e tornò su di lui.

«Loki, ma di chi è questo bambino?»

«Thor io…io non lo so» il bimbo strinse il suo dito anche con l’altra manina e Loki sorrise «Ma credo…sia nostro.» Disse con un filo di voce.

Il biondo lo fissò ad occhi sgranati.

«Lo so che è strano Thor, ma è come se…se me lo sentissi dentro, capisci che voglio dire?» chiese il moro speranzoso incontrando i suoi occhi.

Thor prese un respiro e gli appoggiò una mano sulla spalla.

«Loki amore, questo bambino sarà di qualcuno. Mi sembra strano che…» si bloccò notando il tessuto di cui era fatta la misera tela in cui era avvolto il bambino e ne tastò la consistenza tra le dita.

Era ragnatela…ma come diavolo era possibile?

«Una ragnatela» sussurrò il biondo «Godetevi i regali…no che sto dicendo?»

Anche la testa di Thor adesso era piena di domande che lo stavano mandando in una grossa confusione e loro dovevano rimanere lucidi! Fu in quell’istante che il neonato si decise ad aprire gli occhi.
E Thor incontrò due occhi verdi, di un verde intenso come quello di…gli  mancò il respiro.

«Amore» boccheggiò «Ha-ha i tuoi occhi.» riuscì a dire.

Loki guardò il piccolo sempre più rapito come se volesse scolpirsi l’immagine del suo visino negli occhi «Si è vero, ed è biondo proprio come t…» I due si guardano smarriti «Thor…tu-tu credi che quel ragazzo…»

«Io, io non lo so amore…» tornò sul neonato che in riposta al suo sguardo incredulo gli rivolse un grande sorriso che decretò anche la fine della lucidità del biondo.

Thor infatti strinse Loki da dietro per la vita e sorrise al bambino inebetito mentre cercava di accarezzarlo con delicatezza.

«Ehi piccolo, sei tutto solo?» Disse gentile.

Ma Loki scosse la testa.

«No Thor non è solo, ha noi due adesso!» il bambino sembrò approvare quell’affermazione perché si accoccolò di più contro il moro e aggrappandosi alla sua camicia leggera chiuse gli occhietti e si addormentò. 

Dopo minuti che potevano essere ore in cui i due uomini rimasero a fissare quel cucciolo indifeso dormire Thor parlò.

«Vieni amore rientriamo, vado a mungere la mucca così possiamo scaldargli un po’ di latte.» 

Loki annuì e dando un ultimo sguardo alla foresta e non scorgendovi nessuno sorrise al marito e si avviò con lui verso casa. 

 

Poco più tardi, lavato e avvolto in un panno di cotone, il piccolo se ne stava tra le braccia di Loki e beveva il latte da un panno dello stesso materiale che Thor aveva adattato a sacca perché facesse da biberon.

«Ehi vacci piano…poverino, guardalo Thor aveva una fame.» 

«Oh lo vedo.» commentò il biondo sdraiato affianco a lui tormentando un piedino al bambino «Forse era solo da tanto.»

«Ieri quando siete arrivati di certo non c’era»

Il bimbo si lamentò appena e scalciò un po’.

«Thor avanti, lascialo in pace.»

Thor obbedì sorridendo e guardò suo marito con dolcezza. Era assurdo: solo la sera prima avevano detto di desiderare un figlio e adesso ecco che c’era un neonato lì nella loro stanza.

Thor si fece serio «Amore.» richiamò Loki che si separò dal bambino e lo guardò «Se qualcuno dovesse…ecco… venire a cercarlo noi due dovremmo…»

«Lo so Thor, lo so. Non serve che tu me lo dica, ma…sento che non verrà nessuno.» 

Il biondo lo guardò teneramente «Chissà forse quel ragazzo era una specie di spirito dei boschi non credi?» 

«Forse si» sorrise il moro mentre il piccolo finì il suo latte e sazio si riaccoccolò contro di lui. «Thor?» Lo chiamò e il biondo lo guardò interrogativo «Avanti prendilo tu.»

Thor nuovamente si pietrificò: non aveva mai tenuto un bambino in braccio…se gli avesse fatto male?

«Loki amore…io non so se…»

«Coraggio vedrai che andrà tutto bene.»

Thor si fece coraggio e si sedette meglio sul letto, Loki gli si accostò piano e con delicatezza gli pose il piccolo tra le braccia.

«Ecco così.» sussurrò mentre il biondo tratteneva il respiro, ma il neonato non si scompose di un millimetro anzi si sistemò meglio tra quelle braccia grandi e spaziose e continuò a dormire beato.

«Ah sei comodo vedo.» sorrise Thor.

«Abbiamo capito chi lo cullerà spesso direi.» 

«Beh non ci voleva molto a capirlo, tu sei spigoloso.»

«Scusami?» Chiese stupito il moro guardandolo.

«Ma si, e se non ci credi chiedilo a lui: guarda come se la dorme tranquillo.»

Loki avrebbe tanto voluto rispondergli a tono, ma come poteva? In quel momento vedeva solo suo marito e il loro “?” bambino e il cuore non gli aveva mai battuto così forte.

«Bene…Allora questo vuol dire che la notte lo cullerai tu, vero?»

«Ahah facciamo così: una volta lo cullo io e una volta tu, ma ti concedo di startene appoggiato contro il mio petto e circondati entrambi dalle mie braccia, ti va bene?»

Propose il biondo.

Loki gli sorrise e avvicinandosi lo baciò dolcemente «Uhm…No meglio se lo fai sempre tu.»

Thor scosse la testa poi con tutta la delicatezza che possedeva resse il piccolo con un braccio e passò l’altro intorno alla spalla di Loki.
Si tirò contro i suoi due tesori e capì che qualsiasi altro desiderio per loro… sarebbe stato inutile.
E quel bambino sarebbe davvero entrato a far parte della loro vita e ogni giorno sarebbe cresciuto amato dai suoi genitori.
E ancora se nell’aspetto e nel fisico avrebbe assomigliato a Thor quegli occhi verdi sarebbero sempre stati identici a quelli di Loki.
Alla loro famiglia non sarebbe mai mancato né il cibo né la salute e Thor e Loki avrebbero trascorso giorni felici con l’assoluta certezza che quando il loro tempo su questo mondo si fosse esaurito e loro avessero dovuto lasciarlo lo avrebbero fatto insieme.
Ma adesso non potevano saperlo.
No, adesso era solo il momento di godersi l’abbraccio e l’amore della loro famiglia.

Intanto lì fuori, sul vetro della finestra della loro stanza, un ragno rosso si tolse di dosso una piccolissima briciola e se qualcuno di voi fosse andato a guardar con attenzione avrebbe giurato che quella fosse la briciola di un biscotto…e avrebbe detto bene!

 

Fine 

 

Note:

I desideri ridicoli:

 https://mammaoca.com/2019/03/05/i-desideri-ridicoli-di-charles-perrault/


Ciao a Tuttiii! Buona Pasquetta!

Quando si pensa che le uova e le sorprese siano finite =)
Eh già nemmeno la super allergia che mi ha attaccato in questi giorni mi ha ucciso, però non posso garantire per il contenuto di questa storia che spero non sia troppo disastroso.
Dunque eccoci qua! 
Sopra trovate il link della fiaba che magari qualcuno di voi conosce anche nelle sue altre versioni, io per esempio né conoscevo una con un folletto che realizza tre desideri e questa mi ha ispirato l’idea del ragno magico.
Nel link, se avrete voglia di leggervi la fiaba, vedrete che non sono l’unica ad aver scelto la frase iniziale per introdurla e in effetti è davvero molto esplicativa =)
Come tutti ben saprete “I desideri ridicoli”, o "I desideri inutili" se preferite, non è la sola storia di povera gente che ottiene la possibilità di esprimere dei desideri con cui ribaltare la sua condizione: c’è anche chi viene aiutato da un genio, chi dal cielo e chi dagli dei.
Ecco perché vi consiglio anche altri due riferimenti “Il ricco e il povero” dei Fratelli Grimm e per gli amanti dei miti greci il mito di “Filemone e Bauci”.
Bene, parte istruttiva finita!
Mi scuso perché la prima parte del racconto deve essere stata un mattone da leggere, ma come ho scritto sopra era necessaria per l’ambientazione di questa storia.
Per il biglietto di Peter avevo trovato un meraviglioso font tipo carboncino, ma EFP non me lo ha accettato mannaggia!
Infine la Sirenetta procede e spero di pubblicarla entro un paio di settimane.
Perciò al prossimo, no cioè, alla prossima storia e ancora Buona Pasquetta a tutti =)

 
   
 
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