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Autore: Dalybook04    13/04/2020    1 recensioni
Napoli, 1712
Antonio Fernandez Carriedo aveva scoperto con non poca sorpresa quanto si potesse comunicare attraverso un pomodoro.
***
-bastardo?
-dimmi Lovi
-ho fatto davvero bene a lanciarti quel pomodoro.
-già- lo baciò -hai fatto davvero bene
***
Gli piaceva pensare fossero un regalo da parte sua, come se ogni pomodoro che cresceva gli volesse ricordare quanto lo avesse e avrebbe amato, e quanto lo amasse ancora.
***
-ve, mi dispiace fratellone. Stai tranquillo, l'amore troverà un modo
-non darmi false speranze, Feliciano. Per favore.
***
-a quanto pare abbiamo entrambi il cuore spezzato, eh?
***
_principalmente Spamano e Gerita, con accenni molto lievi alla PruAus_
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del diciottesimo secolo e altre storie'
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-ma dove si sarà cacciato quello stronzo?- brontolava intanto Gilbert, cercando l'amico per tutta la casa. Infine, arrivò all'ingresso del cortile, e alzando le spalle ci entrò, chiamando l'amico a gran voce.
Continuò a cercare per un po', finché non sentì delle voci, una che imprecava come uno scaricatore di porto e l'altra che si scusava in spagnolo, ed era decisamente quella di Antonio. Seguendo le voci, Gilbert si ritrovò davanti a uno spettacolo decisamente spassoso, almeno ai suoi occhi: seduto sotto un albero, Antonio si stava beccando una serie di insulti decisamente molto colorita da parte di quell'italiano del quale aveva parlato a Gilbert, che era rosso in viso, gesticolava come un pazzo e aveva un vistoso segno di un morso sul collo, e Gilbert si segnò mentalmente di farglielo notare, più avanti, quando si fosse calmato, per farlo infuriare nuovamente.
-te l'ho detto che ci avrebbero beccati, lurido bastardo pervertito!- esclamò l'italiano, che ancora non aveva notato Gilbert. Evidentemente avevano sentito la sua voce da lontano ed erano andati nel panico.
-ma guarda un po' chi abbiamo qui- esordì uscendo allo scoperto, parlando in spagnolo per permettere agli altri due di capirlo -mi ricorda quella volta che abbiamo beccato Francis nudo e ubriaco che si limonava una bottiglia ancora chiusa di vino.
L'italiano lanciò un'occhiataccia ad Antonio -e ora si può sapere chi è questo altro stronzo?
-lui e Gil sono i miei due migliori amici- spiegò Antonio sollevando le mani in segno di resa -niente di cui tu ti debba preoccupare.
-ma l'hai visto nudo.
-oh, fidati- intervenne Gilbert -non era uno bello spettacolo. Non quanto te immagino, vero Tonio?
Lo spagnolo gli lanciò un'occhiata assassina e attirò a sé il proprio ragazzo, o almeno Gilbert ipotizzò che lo fosse a quel punto -non osare avvicinarti a Lovi o ti stacco le palle e le do in pasto ai tori.
L'italiano lo guardò confuso, forse stupito da quell'improvvisa possessività, o forse chiedendosi dove sarebbe andato a trovarsi dei tori lì a Napoli. Gilbert ghignò.
-oh, sono abbastanza sicuro che se solo mi avvicinassi mi morderebbe come un cane randagio- Lovino fece per replicare, ma Gilbert continuò -a proposito di morsi, sbaglio o ne hai uno sul collo, Lovinito?
-bastardo di uno spagnolo!- ruggì Lovino, voltandosi verso Antonio, pallido quasi quanto Gilbert, il quale scoppiò a ridere -tu, crucco maledetto, non ridere! E tu, bastardo, mi spieghi come cazzo dovrei nascondere un coso del genere a mio fratello?!
-ehm, una sciarpa?
-certo, una sciarpa nuova a caso che nessuno si chiederà da dove sia venuta! Geniale!- ringhiò, talmente rosso che il segno sembrava quasi sparire.
-be', tuo fratello non mi è sembrato esattamente un genio.
-taci, crucco! E non osare mai più parlare di mio fratello!
-ho solo detto la verità.
-ti ho detto di tacere, devo fare il culo a questo bastardo.
-non letteralmente, spero. Insomma si vede che è Tonio l'attivo...
Lovino sbuffò, e accettò passivamente le carezze dello spagnolo per calmarsi un po' -sappi che quando questo rompicoglioni se ne sarà andato, ne riparleremo- dalle spalle del più piccolo, Antonio lanciò un'occhiata di puro panico all'amico.
-mi spiace, freund.
-no che non ti dispiace.
Gilbert scoppiò a ridere -può essere.

Da tutt'altra parte, due creature ben più innocenti stavano scoprendo lentamente cosa fosse l'amore, e il bello è che neanche ne erano consapevoli: come avrebbero potuto, così piccoli, avere anche solo una vaga idea di cosa fosse quella cosa strana che stavano provando?
-i regni a... an... animali sono ci... nque- lesse tentennante Feliciano -mammiferi, ucc... u... occ... ve, Luddi, non riesco a leggere questa parola.
-uccelli- suggerì Ludwig, fiero della sua posizione di insegnante.
-uc-cel-li- scandì bene Feliciano -ve, poi... uhm... anfibi, ret...tili e pesci- leggeva lentamente, la vocina tranquilla e rilassante, sembrava una ninna nanna; il suo accento era particolare, diverso da quello che aveva sentito a Milano e diverso da quello di Napoli, ma a Ludwig piaceva da impazzire. Erano seduti sul grande tappeto della camera di Ludwig, il biondo seduto compostamente e l'altro stravaccato vicino al libro di biologia di Ludwig, sistemato tra loro.
-veee, Ludwig, cosa sono gli an-fi-bi?
-sono gli animali che possono vivere sia in acqua sia sulla terra ferma- vedendo lo sguardo confuso dell'altro, Ludwig decise di fare un esempio -le rane. Da piccole, come girini, vivono solo in acqua; poi, quando crescono, possono vivere anche sulla terra.
-veeeee, come me! Vivo a Napoli e parlo spagnolo, ma posso anche parlare tedesco. Sono una rana, Luddi?
-cosa... no, non sei una rana, Feliciano.
-sono un an-fi-bio?
-no, Feliciano. Sei un mammifero.
-ma io non ho una mamma.
-ah... mi dispiace...- Ludwig rimase in silenzio, cercando di trovare qualcosa da dire.
-ve, Luddi, ma se non ho una mamma, perché sono un mammifero?
-oh, ehm, vedi tu sei comunque nato da una mamma.
-ti riferisci alla storia della cicogna? Sono un mammifero perché la cicogna mi ha portato alla mia mamma?
-oh, ecco, vedi Feliciano...- panico. Come diamine avrebbe potuto rovinare l'innocenza di quel bambino rivelandogli i segreti del sesso e della gravidanza, che avevano tormentato gli incubi di Ludwig per mesi? Finalmente, l'illuminazione -vedi, Feliciano, la cicogna durante la notte mette i bambini nella pancia delle loro mamme, per questo a volte vedi donne con grandi pancioni: si dicono donne incinte. Negli uccelli, invece, la cicogna mette i cuccioli nelle uova, e anche nei pesci e nei rettili.
-e negli an-fi-bi?
-esatto.
-veeee, Luddi, non è che la cicogna si confonde e mette un bambino nella mia pancia mentre dormo, vero?- sembrava terrorizzato.
-oh, no, Feliciano, tranquillo. Li mette solo alle donne, e tu sei un maschio.
-mi sembra sensato, ve, altrimenti non si chiamerebbero mammiferi ma papiferi, no?
Ludwig sorrise divertito.
-esatto, Feliciano.
-veee, mi piace che pronunci il mio nome per intero, mi fa sentire importante- commentò rotolando fino a guardare l'altro dritto negli occhi, a pochi centimetri di distanza. Quando gli sorrise, Ludwig deglutì trattenendo il fiato -e mi piace anche il tuo accento, Luddi. Mi ricorda il mio papà.
-oh, ehm, grazie- a Ludwig Feliciano piaceva. Era spontaneo, sincero; diceva le cose come stavano, ogni suo pensiero e domanda, senza pensarci troppo, gli aveva persino dato un soprannome. Era gentile e onesto e buono, e scatenava sempre quello strano mal di pancia al tedesco, che però si faceva sempre più piacevole mano a mano che passavano del tempo insieme. Era spontaneo ma buono, e nonostante facesse a volte domande sciocche imparava in fretta: in un paio d'ore, era già in grado di leggere piuttosto bene, e questo riempiva Ludwig di orgoglio.
-veee, Ludwig, tu sai tutto no?
-non so tutto, nessuno sa tutto, Feliciano.
-Dio sa tutto.
Il tedesco rimase in silenzio per un po', poi annuì -sì, immagino di sì.
Anche a Feliciano Ludwig piaceva, gli piaceva come gli si illuminassero gli occhi azzurri ogni volta che rispondesse a una domanda, gli piacevano anche i suoi occhi, tanto, davvero tanto. Gli piaceva come desse importanza a ogni sua domanda, per quanto semplice o stupida, e ci pensasse sempre sopra un po' prima di rispondere, lo faceva sentire speciale.
-ve, però anche tu sai tante cose, ve?- il biondo annuì -allora posso chiederti una cosa molto ma molto importante?
-certo, chiedi pure, Feliciano.
-vee, è un po' imbarazzante...
-non preoccuparti.
-ecco... conosco un ragazzo che è innamorato di un altro ragazzo- ammise, omettendo di nominare suo fratello e Antonio -e le persone e la Chiesa dicono che è sbagliato e che Dio non vuole, ma Dio vuole l'amore, ve, Luddi? Allora perché dice che l'amore tra due maschi è sbagliato?
-uhm, non saprei, non sono un esperto di religione...- ammise, ma all'espressione delusa di Feliciano continuò -però so che Gesù di per sé non ha mai detto che amare una persona del proprio stesso genere fosse sbagliato- si guardò bene dal parlare di Sodoma e Gomorra, anche se le due città erano state distrutte per altre cause oltre all'omosessualità. Non voleva traumatizzare l'altro.
-veee, quindi Dio non è contro a due uomini che si amano?
-non conosco Dio, ma non credo che lo sia- Feliciano sorrise, gli occhi come ambra che rifletteva la luce del sole.
-e tu, Luddi?
-cosa?
-sei contro a due maschi che si amano?
-oh, io non... no, non penso ci sia qualcosa di sbagliato.
Feliciano sorrise lo abbracciò.
Ludwig era stato sincero: per lui, l'omosessualità non rappresentava un problema. In quel momento, stretto con forza dall'altro, sentì il proprio cuore battere con troppa forza perché lo potesse ignorare ancora. Si era preso una cotta per Feliciano. Negarlo sarebbe stato inutile, accettarlo non gli costò molto sforzo, ma le conseguenze... le conseguenze erano un qualcosa che non era pronto a sopportare, e lo spaventavano a morte. Deludere la propria famiglia: un qualcosa che non aveva mai immaginato, ma che, a seguito di quella scoperta, sarebbe stato inevitabile. Il solo pensiero bastava a terrorizzarlo.
Eppure, quando Feliciano mormorò un -ve, Luddi, ti voglio tanto tanto bene- direttamente nel suo orecchio, ogni timore scomparve, e rimase solo una gioia così esplosiva e devastante da fargli quasi male.
Poco dopo, mentre Ludwig stava spiegando il funzionamento del cuore a Feliciano, suo fratello entrò insieme al suo amico spagnolo, Antonio.
-vee, è il signore buffo di prima!- esclamò Feliciano. Gilbert agrottò la fronte.
-signore buffo?
-oh, ve, mi scusi se l'ho offesa, è che non avevo mai visto qualcuno così pallido prima, e poi ha gli occhi rossi, sono buffi.
-oh, piccoletto, non lo sai? La pelle bianca è simbolo di nobiltà!- si pavoneggiò, e il piccolo lo guardò con occhi luccicanti.
-davvero? Wow! Ve, mi scusi se le ho dato del signore buffo, signore buffo.
Ludwig scosse la testa e parlò in tedesco a suo fratello -bruder, piantala di tirartela con il mio amico- il cuore gli si scaldò nel dire "amico".
Feliciano si voltò a guardarlo con un bellissimo ed enorme sorriso e lo abbracciò di slancio, facendolo cadere a terra -veeeeee, Luddi, quindi siamo amici! Che bello! Che bello!
-Feli, da quando parli tedesco?- domandò in spagnolo Antonio, inarcando un sopracciglio.
-oh, da sempre. Papà era un commerciante su al nord, e mi portava sempre con sé a lavoro. Viaggiavamo di continuo, Venezia, Trento, Milano, e spesso vendeva a tedeschi o austriaci, quindi ho imparato. E poi per un po' sono rimasto da un amico austriaco di papà, e lui parlava solo tedesco o austriaco.
-anche Lovi lo parla?
-oh, no, lui parla solo napoletano, spagnolo, romano, siciliano e...- aggrottò la fronte, pensando -qualche altro dialetto del sud che ora non mi viene in mente. Il fratellone è rimasto per anni giù con la mamma, e viaggiavano in giro per il sud.
-tu quante lingue parli?- intervenne Gilbert, in tedesco.
-uhm, tedesco, spagnolo, veneto, milanese, napoletano, romano, trentino, genovese, francese, austriaco...- rispose, traducendo anche in spagnolo per Antonio, e fece una pausa per pensare -ah, e anche un po' di ungherese. L'ho imparato dalla signorina gentile che lavorava dal signore austriaco.
-per la miseria...- commentò Gilbert -il contrario di Ludwig, che sa solo il tedesco!- e scoppiò a ridere, come se avesse detto qualcosa di estremamente divertente che solo lui capiva; al piccolo teutonico si imporporarono le guance candide.
-ma Luddi sa tante cose!- lo difese Feliciano -mi ha anche insegnato a leggere! E ha promesso di insegnarmi anche a scrivere, vero Luddi?- il bambino annuì
-tu potresti insegnargli lo spagnolo- propose Antonio -così sarebbe uno scambio equo.
Entusiasta, Feliciano tradusse a Ludwig, per il quale la compagnia dell'altro era già preziosa di suo, che annuì, perché andiamo, come avrebbe potuto dire di no a due occhietti così luminosi ed entusiasti?
-be', buona fortuna allora. Ludwig è una frana con le lingue, ha già provato a impararlo ma niente da fare- commentò Gilbert, facendo diventare il fratellino rosso come un peperone.
-adesso però è tardi, è quasi ora di cena- ricordò Antonio. Feliciano si incupì e guardo l'amichetto.
-vee, Luddi mi dispiace, ma dopo cena dovrò andare a dormire con il fratellone.
-oh... capisco.
Vedendo il fratellino triste e affezionato a quell'italiano, che aveva fatto un miracolo a stringere amicizia con il piccolo tedesco, a Gilbert venne un'idea geniale -perché non rimani a dormire con Ludwig? Possiamo far portare un lettino o una branda qui, oppure puoi dormire nel letto con lui.
-vee, vorrei, ma il fratellone si infurierebbe.
-oh, tranquillo, a tuo fratello ci penserà Tonio- ghignò, traducendo rapidamente allo spagnolo, al quale si illuminarono gli occhi.
-ma certo, Feli, ci penso io.
-davvero? Grazie grazie grazie!- si voltò verso l'altro -ve, Luddi, a te va bene?
Il piccolo tedesco lo guardò negli occhi, trovandoci una gioia e una purezza che non voleva spezzare, anche se il pensiero di dormire nella stessa stanza, o persino nello stesso letto, con l'altro lo faceva diventare di cinquanta sfumature diverse di rosso. Annuì, venendo subito stritolato dall'amico, e un sorriso gli nacque spontaneamente sul viso, un sorriso che a Gilbert non passò di certo inosservato. Sorrise a sua volta, non aveva mai pensato che un giorno avrebbe visto il suo serio e apatico fratellino innamorato.
Lanciò un'occhiata ad Antonio, che capì l'antifona e sorrise a Feliciano -Feli, che ne dici se andiamo a chiedere a tuo fratello il permesso?
-ve, va bene, fratellone Antonio- il piccolo si allontanò dall'amico, stampandogli prima un bacino sulla guancia, e poi prese la mano allo spagnolo, uscendo con lui dalla camera e lasciando i due tedeschi da soli.
Ludwig, a testa bassa per nascondere le guance rosse, si chinò a raccogliere il libro da terra e lo sistemò sulla scrivania, insieme agli altri libri che si era portato dietro; Gilbert si sedette sul letto senza tanti complimenti e guardò il fratellino -e così ti sei innamorato, eh?- il bambino divenne paonazzo e scosse la testa.
-n-non posso essermi innamorato, lo conosco da qualche ora- fece una pausa, ricordandosi di un altro dettaglio -e poi è un maschio.
-bah, non prendermi per il culo. Il genere di una persona non è importante come ci insegnano. Non ci si innamora di qualcuno per quello che ha tra le gambe, fratellino, ricordatelo sempre: ci si innamora del carattere, delle opinioni, dei pensieri, del modo di parlare o comportarsi, delle abitudini, delle paure e delle passioni, o anche dell'aspetto fisico se vuoi, ma il genere? Il genere è solo un dettaglio. Ci insegnano come comportarci, cosa dire o fare, in base a qualcosa su cui non abbiamo il controllo, ed è una grandissima stronzata. Tu non hai scelto di nascere maschio, io non ho scelto di nascere maschio, Feliciano non ha scelto di nascere maschio: ci siamo ritrovati così e basta. Allo stesso modo, Ludwig, tu non puoi scegliere di chi innamorarti: capita e basta. Qualcuno ti sorride in un certo modo e ti ritrovi cotto marcio, lo conosci meglio e finisci a non riuscire a smettere di pensare a lui. Ma, ricordatelo bene, puoi scegliere come viverlo. Puoi accettarlo e conviverci o nasconderlo. Conosco una ragazza che ha più palle di me e te insieme e che, in anni e anni di amicizia, nonostante sia costretta a indossare un vestito, è sempre stata lei a comandarmi a bacchetta. Non perché si senta uomo, semplicemente si è sempre trovata a suo agio con comportamenti che la gente dice essere maschili, e l'ultima volta che le ho dato del maschiaccio, mi ha tirato una padellata, lunga storia, così forte che sono praticamente svenuto. Allo stesso modo, Francis, nonostante sia maschio e si riconosca come tale, niente in contrario a chi non lo fa, sia chiaro, porta i capelli lunghi, si cura più di molte donne che conosco, e un paio di volte l'ho persino visto con un vestito; molti lo definiscono effemminato, ma lui è solo se stesso. E ancora, l'uomo che amo è un damerino che si scandalizza per ogni minima cosa, peggio di una principessina, e tiene più al suo pianoforte che a me, ma questo non c'entra con il resto del discorso.
-quindi tu...
-sono omosessuale? No, non mi definirei tale. Te l'ho detto, non mi importa del genere di una persona. Tu, invece?
-io non... non lo so- come biasimarlo, era una domanda difficile per molti adulti, figuriamoci per un bambino come lui, che non aveva mai provato niente del genere prima e aveva un terrore viscerale per le conseguenze di ciò che stava cominciando appena a scoprire. Gilbert fece spallucce.
-lo scoprirai, hai tutto il tempo del mondo. Non avere fretta, non sono cose che si comprendono a pieno da un giorno all'altro. Se avessi bisogno di aiuto, puoi contare su di me, ricordatelo.
Il bambino annuì, accettando l'abbraccio di suo fratello senza fiatare e ricambiando come meglio riuscisse.
L'unica cosa a cui riuscisse a pensare, però, era che gli abbracci di Feliciano gli sfioravano il cuore in maniera totalmente diversa, e per quanto ci provasse non riusciva a smettere di ricordare i suoi luminosi occhi d'ambra e quel bacino che gli aveva dato sulla guancia, che ancora bruciava.

Alla fine, convincere Lovino era stato più semplice del previsto. Inizialmente, aveva detto di no, ma poi il fratellone Antonio gli aveva sussurrato qualcosa all'orecchio che gli aveva fatto dire di sì, seppur titubante.
Lo aveva riempito di raccomandazioni ("se osa toccarti in modo strano, non esitare a urlare e prenderlo a calci" lo aveva confuso parecchio, mentre aveva fatto ridere Antonio), ma alla fine lo aveva lasciato andare. Ora, Feliciano stava tornando alla camera di Luddi, saltellando felice, per chiamare lui e suo fratello per la cena. Arrivato alla porta, stava per aprirla e correre dal suo amico, ma si ricordò delle raccomandazioni di Antonio e bussò educatamente, entrando dopo aver avuto il permesso.
-ciao Luddi, ciao signore buffo- esordì entrando.
-mi chiamo Gilbert- borbottò il signore buffo.
-il fratellone Antonio mi ha detto di chiamarvi per la cena, e il fratellone ha detto che posso rimanere a dormire qui- riferì contento.
-oh, perfetto, muoio di fame- commentò Gilbert, uscendo dalla stanza e lasciando soli i due bambini.
Feliciano sorrise all'altro -ve, Luddi, andiamo?- e gli porse la manina, che l'altro afferrò con esitazione.
-v-va bene, andiamo- balbettò, arrossendo, con il cuoricino che sembrava sul punto di esplodere per la felicità e le mani che sudavano. La mano di Feliciano era calda, e a confronto con la sua molto scura; il tocco era gentile ma deciso, gli teneva la mano con forza ma senza stringere troppo, come se volesse guidarlo ma gli lasciasse anche tutta la libertà di lasciarlo, se avesse voluto; un'accortezza dolce ma inutile, perché a Ludwig piaceva tenergli la mano, gli piaceva tanto tanto. Quando raggiunsero la sala da pranzo e Feliciano gli lasciò la mano per andare a sedersi al suo posto, tra la servitù, vicino a suo fratello, Ludwig sentì un gelo improvviso invaderlo, quasi che fosse stato tutto quel tempo affianco al sole e improvvisamente si fosse ritrovato nella notte più oscura. Sentiva la mano vuota e fredda, ma si affrettò a raggiungere suo fratello e a sedersi affianco a lui, cercando di nascondere la delusione e il lieve rossore sulle gote. Suo fratello gli fece l'occhiolino, facendolo arrossire ancora di più.
Ludwig fu di nuovo felice solo quando, dopo la cena, Feliciano lo raggiunse e gli prese nuovamente la mano. Vide un ragazzo, il fratello di Feliciano probabilmente, guardarlo male, ma prima che potesse dire qualcosa Antonio lo fermò per dirgli qualcosa, e Feliciano corse via, trascinandolo con sé.
-ve, Luddi, non vedo l'ora di imparare a scrivere!- gli disse mentre andavano in camera sua -e, ve, Luddi, non vedo l'ora di insegnarti lo spagnolo, ve. Ve, secondo te sarò un bravo insegnante, Luddi?
-certo- gli fece un timido sorriso, ricambiato subito da quello luminoso e ampio dell'altro.
-vee, spero di esserlo, non voglio deludere né te né tuo fratello né il fratellone Antonio né il mio fratellone e poi...
-perché chiami Antonio fratellone?- domandò Ludwig entrando in camera. Feliciano arrossì in maniera così adorabile che al biondo tremarono le ginocchia.
-ve, non so se posso dirtelo... è un segreto- sussurrò chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi a lui -non è che non mi fidi di te, ve, è che non so se il fratellone vuole che te lo dica e potrebbe arrabbiarsi e...- sembrò pensarci su, poi gli si avvicinò -ve, te lo dico, però mi devi giurare che non lo dirai a nessuno! Nessuno nessuno! Nessunissimo!
-va... va bene. Te lo giuro, Feliciano- l'italiano gli sorrise e si sporse a sussurrargli all'orecchio.
-ve, il fratellone e il fratellone Antonio si sposeranno! Quindi è come se Antonio fosse il mio fratellone acquisito, no?
-ma come... come si sposeranno?- Ludwig era sbalordito, mentre si immaginava di fare lo stesso con Feliciano; l'immagine del piccolo italiano in abito bianco bastò a fargli girare la testa -è illegale, nessuno lo approverebbe.
-lo so, ve, ma l'amore vince su tutto, ve Luddi? E quindi l'amore troverà un modo! Come nelle favole, ti immagini Luddi? Una fatina che avvera i desideri e li fa sposare! Ve, magari dà loro persino un figlio! Non sarebbe bellissimo, Luddi?
-s-sì io, credo di sì.
-ve, Luddi, non è che se prego abbastanza la cicogna porterà un bambino nella pancia del fratellone?
-ecco io non credo che...
-ve, giusto, non saremmo più mammiferi se succedesse! Che peccato Luddi. Però continuerò a pregare che trovino una fatina che li faccia sposare, così saremo una grande famiglia! Ve, il fratellone è sempre rimasto solo per prendersi cura di me, ve... il minimo che possa fare è pregare che possa essere felice con Antonio- un lampo di tristezza passò per i suoi occhi castani, che poi si illuminarono ancora -ve, ci sono! Sarò io il loro bambino! Tanto il fratellone si è sempre comportato come se fosse la mia mamma, quindi Antonio potrebbe fare il mio papà!
-non... non credo funzioni così...
-ve, Luddi, mi raccomando: non dirlo a nessuno! Sono l'unico che lo sa, ve, deve rimanere un segreto, e anche io l'ho scoperto per caso ieri, perché si sono addormentati sul tetto abbracciati, ve, erano così carini! E gli ho portato una coperta perché non volevo si ammalassero, ve, perché è dicembre e... oddio Luddi!
-che c'è, Feliciano?
-è Natale e non ti ho fatto un regalo! Scusa, Luddi, ve, mi dispiace, sono un pessimo amico!
-no, Feliciano, non è vero...- andò nel panico, non era capace di consolare la gente! Che fare? Decise di essere solo onesto -ci siamo conosciuti solo oggi, non potevi saperlo, infatti neanche io ti ho fatto un regalo. Mi hai regalato la tua amicizia, però, ed è un regalo bellissimo.
-ve, che carino che sei Luddi!- lo abbracciò e gli diede un altro bacino sulla guancia, facendolo andare a fuoco. Lo strinse, inspirando il suo profumo; sapeva di sapone e di pastelli colorati.
-ve, Luddi, ci sono! Ti farò un ritratto e tu ne farai uno a me, come regalo di Natale!
-oh, ehm io non sono bravo a disegnare.
-non importa, ve, è il pensiero che conta.
-uhm, va bene... dovrei avere dei fogli e qualche matita, ma non penso di avere dei pastelli colorati- ammise imbarazzato.
-vee, io ne ho un paio, ma dovrei andare a prenderli di là e rischierei di svegliare tutti... non importa, ve, faremo un chiaroscuro!
-uhm, sì...- Ludwig andò alla scrivania, con Feliciano al seguito, e raccolse un paio di fogli e due matite, passandone una all'altro, che si sdraiò a terra, a pancia in giù, le gambe che dondolavano nel vuoto mentre disegnava. Ludwig si sistemò davanti a lui. -Feliciano, mettiti sul tappeto, altrimenti ti ammali- con un sorrisino colpevole, il moro obbedì, riprendendo a disegnare.
Ludwig lo imitò, sapendo che avrebbe combinato un disastro. Se c'era una cosa che proprio non capiva era l'arte: cos'era? Che cosa rendeva un dipinto, un libro, una canzone, arte? Capiva la parte tecnica, ma era sempre stato negato con le cose manuali; preferiva la parte teorica, anche se per lui l'arte, in ogni sua parte, era un qualcosa di incomprensibile; non era logica, o se lo era lui non riusciva a capirne il ragionamento.
Feliciano, invece, si rivelò di un talento incredibile.
Il ritratto di Ludwig era bellissimo. Rappresentava il bambino concentrato a leggere, con un luccichio negli occhi, un piccolo sorriso in viso e le gote lievemente arrossate.
-vee, scusa se non è granché ma l'ho fatto di fretta...
-è bellissimo, Feliciano. Il mio è orribile invece.
-veee, sei intelligentissimissimo, non potevi essere anche bravo a disegnare- gli diede un altro bacio sulla guancia; a quanto pare ci aveva preso gusto, e Ludwig non glielo avrebbe di certo impedito -saresti stato troppo perfetto. E poi è il pensiero che conta, e tu sei stato così gentile con me che non potrei chiedere di meglio- e lo abbracciò. Feliciano amava il contatto fisico, non si era mai fatto problemi ad abbracciare coloro a cui volesse bene, gli veniva naturale. Ma in Ludwig c'era qualcosa, qualcosa che lo spingeva a stringerlo di continuo, qualcosa che lo faceva stare bene ogni volta lo facesse, un qualcosa che gli faceva imporporare le guance e battere forte il cuore. Un qualcosa che, tempo dopo, avrebbe identificato come amore.
   
 
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