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Autore: Mary P_Stark    13/04/2020    1 recensioni
Cosa succederebbe se gli dèi dell'Olimpo e gli eroi greci camminassero tra noi? Quali potrebbero essere le conseguenze, per noi e per loro? Atena, dea della Guerra, delle Arti e dell'Intelletto, incuriosita dal mondo moderno, ha deciso di vivere tra noi per conoscere le nuove genti che popolano la Terra e che, un tempo, lei governava assieme al Padre Zeus e gli Olimpici. In questa raccolta, verranno raccontate le avventure di Atena, degli dèi olimpici e degli eroi del mito greco, con i loro pregi, i loro difetti e le loro piccole stravaganze. (Naturalmente, i miti sono rivisitati e corretti)
Genere: Commedia, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo.

 

 

 

 

«Anche in questo sta la tua debolezza… ma vedrai, ben presto non dovrai più soffrire, perché io avrò il pieno controllo, e tu non dovrai preoccuparti di nulla» mormorò una voce melliflua nell’oscurità, ridestando Alekos.

Aprendo gli occhi a fatica, e sentendosi più stanco e spossato di quanto non si fosse mai sentito in vita sua, il giovane si guardò intorno con aria stranita, trovando solo un uniforme vuoto siderale intorno a sé.

In lontananza, una luce. Sempre più vivida, sempre più forte e, quando infine questa fu abbastanza vicina perché Alekos ne scorgesse i contorni, assottigliò le palpebre per difendersi dal riverbero e domandò: «Chi sei, per dirmi di non preoccuparmi?»

L’emanazione luminosa rise dolcemente, e Alekos ebbe la sgradevole sensazione di conoscere perfettamente quel tono di voce ma, ancora, esclamò: «Palesati, perché io possa vederti in volto!»

La luce pian piano svanì, mettendo in mostra un fisico giovanile e prestante, lunghi capelli neri rilasciati sulle ampie spalle, una pelle bronzea e perfetta e due occhi di un verde profondissimo.

Il sorriso con cui il giovane si propose ad Alekos fu derisorio e, mentre il figlio di Athena si rendeva finalmente conto di chi avesse innanzi, l’emanazione chiosò: «Ammira Alekos, il dio della giustizia, e chiedi perdono per avermi messo i bastoni tra le ruote fino a questo momento.»

«Astrea è dea della giustizia, non tu!» protestò Alekos, ritrovandosi a fissare se stesso, pur se in versione divina. Perché, gli piacesse ammetterlo o meno, quella era la parte di sé che, in quegli ultimi anni, gli aveva sussurrato all’orecchio per tutto il tempo, mettendolo sempre più in conflitto con se stesso.

Alekos-dio rise, scacciando quell’affermazione con un gesto secco del braccio e replicando: «Astrea non è nulla, al mio confronto! Si assoggetterà al mio giudizio, esattamente come gli altri, poiché solo io posso sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato! Il mio potere le è superiore, poiché giunto direttamente da una divinità Ctonia!»

Alekos-uomo allora sgranò gli occhi, a quelle parole e, stringendo le mani a pugno, replicò furioso: «Dici menzogne! Il mio potere nasce da mia madre e da mio padre!»

«Tu non hai più alcun potere, poiché finalmente le nostre due entità si sono scisse, liberandomi dalla zavorra dei tuoi pensieri umani e dai tuoi miseri tentativi di tenermi in gabbia» sottolineò per contro la divinità con le sembianze di Alekos. «Se avessi compreso fin dall’inizio la vera entità del tuo essere, avresti capito che non solo tua madre ti ha permesso di vivere finora, ma anche Érebos te l’ha concesso, condividendo con te il suo filo della vita, dandoti potere e forza!»

Alekos-uomo crollò in ginocchio, stringendosi le mani al petto per il peso di quella nuova consapevolezza e, turbato, domandò: «Smettila! So perfettamente quanto si sia sacrificato per me!»

Alekos-dio sorrise dolcemente, asserendo: «Sei così debole e cieco da non capire quale sia il vero dono che Érebos ci ha fatto, ma non temere. Io saprò gestirlo meglio di quanto tu potresti mai fare in mille anni della tua esistenza.»

Alekos-uomo aggrottò la fronte, a quelle parole, non sapendo cosa volesse dire la sua controparte, ma temendone oltremodo le implicazioni.

La divinità che era in Alekos si avvicinò lesta a lui e, risollevandogli il volto reclinato, lo fissò pieno di pietà e disse: «Non abbatterti. Ti libererò dal peso che ti porti e farò ciò che avrebbe dovuto essere fatto fin dall’inizio.»

«Cosa intendi dire?» mormorò l’Alekos uomo, insospettendosi.

«Per diventare il dio della giustizia quale dovevo essere fin da quando nostra madre ci creò, non posso avere il peso della tua umanità a trascinarmi nell’abisso ogni volta. Certe azioni, per essere giuste fino in fondo, comportano un necessario costo, e tu mi impediresti di attuare ciò che deve essere fatto, quindi eliminerò da me stesso il mio lato umano e sarò dunque perfetto.»

Ciò detto, levò una mano – ora armata di spada – e, con fierezza, calò il colpo.

 

 

 

 

N.d.A.: Alekos-divinità riuscirà nei suoi intenti, o la sua parte umana (in tutti i sensi) riuscirà in qualche modo a fermare il colpo vibrato contro di lui?

 

 

 

 

 

 

 

  
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