Epilogo.
«Anche in questo sta la
tua debolezza… ma vedrai,
ben presto non dovrai più soffrire, perché io
avrò il pieno controllo, e tu non
dovrai preoccuparti di nulla» mormorò una voce
melliflua nell’oscurità,
ridestando Alekos.
Aprendo gli occhi a fatica, e
sentendosi più stanco
e spossato di quanto non si fosse mai sentito in vita sua, il giovane
si guardò
intorno con aria stranita, trovando solo un uniforme vuoto siderale
intorno a
sé.
In lontananza, una luce. Sempre
più vivida, sempre
più forte e, quando infine questa fu abbastanza vicina
perché Alekos ne
scorgesse i contorni, assottigliò le palpebre per difendersi
dal riverbero e
domandò: «Chi sei, per dirmi di non
preoccuparmi?»
L’emanazione luminosa
rise dolcemente, e Alekos
ebbe la sgradevole sensazione di conoscere perfettamente quel tono di
voce ma,
ancora, esclamò: «Palesati, perché io
possa vederti in volto!»
La luce pian piano
svanì, mettendo in mostra un
fisico giovanile e prestante, lunghi capelli neri rilasciati sulle
ampie
spalle, una pelle bronzea e perfetta e due occhi di un verde
profondissimo.
Il sorriso con cui il giovane si
propose ad Alekos
fu derisorio e, mentre il figlio di Athena si rendeva finalmente conto
di chi
avesse innanzi, l’emanazione chiosò:
«Ammira Alekos, il dio della giustizia, e
chiedi perdono per avermi messo i bastoni tra le ruote fino a questo
momento.»
«Astrea è dea
della giustizia, non tu!» protestò
Alekos, ritrovandosi a fissare se stesso, pur se in versione divina.
Perché,
gli piacesse ammetterlo o meno, quella era la parte di sé
che, in quegli ultimi
anni, gli aveva sussurrato all’orecchio per tutto il tempo,
mettendolo sempre
più in conflitto con se stesso.
Alekos-dio rise, scacciando
quell’affermazione con
un gesto secco del braccio e replicando: «Astrea non
è nulla, al mio confronto!
Si assoggetterà al mio giudizio, esattamente come gli altri,
poiché solo io
posso sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato! Il
mio potere le è superiore,
poiché giunto direttamente da una divinità
Ctonia!»
Alekos-uomo allora
sgranò gli occhi, a quelle
parole e, stringendo le mani a pugno, replicò furioso:
«Dici menzogne! Il mio
potere nasce da mia madre e da mio padre!»
«Tu non hai
più alcun potere, poiché finalmente le
nostre due entità si sono scisse, liberandomi dalla zavorra
dei tuoi pensieri
umani e dai tuoi miseri tentativi di tenermi in gabbia»
sottolineò per contro
la divinità con le sembianze di Alekos. «Se avessi
compreso fin dall’inizio la
vera entità del tuo essere, avresti capito che non solo tua madre ti ha permesso di
vivere finora, ma anche Érebos te
l’ha concesso,
condividendo con te il suo filo della vita, dandoti potere e
forza!»
Alekos-uomo crollò in
ginocchio, stringendosi le
mani al petto per il peso di quella nuova consapevolezza e, turbato,
domandò: «Smettila!
So perfettamente quanto si sia
sacrificato per me!»
Alekos-dio sorrise dolcemente,
asserendo: «Sei così
debole e cieco da non capire quale sia il vero
dono che Érebos ci ha fatto, ma non temere. Io
saprò gestirlo meglio di quanto
tu potresti mai fare in mille anni della tua esistenza.»
Alekos-uomo aggrottò la
fronte, a quelle parole,
non sapendo cosa volesse dire la sua controparte, ma temendone
oltremodo le
implicazioni.
La divinità che era in
Alekos si avvicinò lesta a
lui e, risollevandogli il volto reclinato, lo fissò pieno di
pietà e disse:
«Non abbatterti. Ti libererò dal peso che ti porti
e farò ciò che avrebbe
dovuto essere fatto fin dall’inizio.»
«Cosa intendi
dire?» mormorò l’Alekos uomo,
insospettendosi.
«Per diventare il dio
della giustizia quale dovevo
essere fin da quando nostra madre ci creò, non posso avere
il peso della tua
umanità a trascinarmi nell’abisso ogni volta.
Certe azioni, per essere giuste
fino in fondo, comportano un necessario costo, e tu mi impediresti di attuare ciò che deve
essere fatto, quindi eliminerò da
me stesso il mio lato umano e sarò dunque
perfetto.»
Ciò detto, levò una mano – ora armata di spada – e, con fierezza, calò il colpo.
N.d.A.:
Alekos-divinità riuscirà nei suoi intenti, o la
sua parte umana (in tutti i sensi) riuscirà in qualche modo
a fermare il colpo vibrato contro di lui?