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Autore: MelaniaTs    13/04/2020    0 recensioni
*ATTENZIONE SPOILER TERZA SERIE FINO A MIRACLES QUEEN*
"Notizia straordinaria.
Un antico tempio di monaci è riapparso tra i Monti tibetani.
Lo stesso simbolo che viene mostrato sui tempi è stato scoperto anche in una statua antica al museo del Louvre. Di cosa si tratterà?"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Miraculous - Les aventures de Ladybug et Chat Noir
© Thomas Astruc; TS1
Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation 
Retail: Lemon e OOC poiché non so ancora come procederà la storia. Ho stilato un programma ma poi mi lascio come sempre guidare dall’ispirazione
QUI TROVERETE UNA CRONOLOGIA STILATA DA ME FINO ALLA FINE DELLA TERZA STAGIONE
(Premessa: da questo momento andrò forse OOC nel muovere sia Luka che Kagami, darò un passato soprattutto al primo perché un ragazzo di sedici anni sarebbe anomalo vederlo legato solo al gruppo degli amici della sorella e soprattutto che prima di Marinette non abbia avuto 'storielle'; cercherò con le caratteristiche base di Astruc e company di muovere e far crescere, spero, due/tre personaggi. Perché si ci metto anche Chloé. Grazie)

25.12.2015 

Kagami portò Luka lontano dall'arco del trionfo, aveva di nuovo l'aria spaventosa che aveva avuto poche settimane prima. 

"Posso capire cosa è successo? Come fai a conoscere quella Lila?" Chiese al musicista. 

Luka le strinse la mano e la portò in direzione della metro, doveva tornare e parlare con Rizza, lo aveva avvertito, quella ragazza era la falsità fatta persona e doveva capire cosa era accaduto, sapeva solo che il ciondolo dello scorpione al collo aveva preso a bruciare e gli gridava, la falsità, bugiarda, è lei! 

Doveva parlane con Adrien indubbiamente, doveva capire cosa gli era accaduto. Una volta nella metro guardò Kagami, cosa poteva risponderle quando ancora non si era calmato. "Scusami, mi ha ricordato qualcuno, poi mi sono reso conto di aver sbagliato." Le disse 

"Tu eri turbato e ancora lo sei!" Disse lei guardandosi intorno, cosa ci facevano ai treni? "Dove andiamo?" 

"Andiamo in giro, dimmi dove vuoi e andiamo." Le disse lui salendo nel primo metro che si fermò di fronte a loro.

"Non ho mai preso la metro." Disse lei con un sorriso, quel ragazzo voleva farle dimenticare ciò che stava accadendo con le nuove esperienze. 

Una volta nel treno presero posto e Luka si mise le mani in testa, quasi alla disperata ricerca di qualcosa. Kagami gli mise una mano sulla spalla per esortarlo a parlare, ma sembrava non riuscire ad ottenere risultati.

"Scusami, la nostra passeggiata oggi è stata proprio un disastro, saremo dovuti andare a Montmartre." Disse lui.

Kagami sussultò. "Io volevo il gelato e abbiamo pensato che a Montmartre ci fossero Claire e Pierre e Maëlle e Fleur." Lo giustificò lei, che poi il gelato era una scusa per poter stare da sola con lui e conoscerlo meglio. Con i ragazzi le piaceva stare, ma se il suo rapporto con Luka maturava in una certa direzione aveva bisogno di conoscerlo. 

Lui scosse la testa e si allontanò da lei. "Che ne dici se domani andiamo a pattinare sul ghiaccio. Ti va?" Le propose allora lui.

Kagami ne restò sorpresa, questa volta era stato lui a fare il passo avanti e non se lo aspettava. "Certo, mi piace pattinare." 

Lui le sorrise e la abbracciò dandole un bacio. "Però adesso vorrei tornare a casa, ho mal di testa." Disse vedendo le fermate che gli restavano sul led. "Se vuoi puoi stare un po' alla Liberty e poi ti accompagno a casa." 

Kagami all'inizio fu delusa da quella notizia, però poi acconsentì, al limite mentre suonava lei avrebbe letto un po'. "Va bene."   

Luka le sorrise e la appoggiò sulla sua spalla. "Chloé Bourgeois è la figlia del sindaco, come fai a conoscerla?" Le chiese.

Kagami fece una smorfia, da quando erano stati intercettati dalla Bourgeois il loro appuntamento era andato a rotoli. "Tu non la conosci? È nella stessa classe con Marinette, Juleka e Adrien."  

Luka rise. "Non ho avuto questa sfortuna a differenza vostra, anche se Juleka alle volte parla di ciò che combina. E comunque non pensavo conoscessi anche lei, non si è mai presentata alla liberty." 

"Per vie indirette tramite Adrien, mia madre è stata invitata anche al l'anniversario di matrimonio dei suoi. Quindi credo che si conoscano anche i nostri genitori." Non aveva mai frequentato i Bourgeois e sinceramente per quel poco che aveva visto so riteneva fortunata a non aver frequentato Chloé. 

Luka si prese un po' di tempo poi riprese a parlare. "Tua madre mi piace, lei sa sempre ciò che vuole ed è una donna d'onore." 

Kagami annuì. "La ammiro, mi ha cresciuta da sola e mi ha insegnato tante cose, vorrei poter diventare come lei un giorno." Disse orgogliosa.

"Ho capito che hai il suo nome e vieni da una famiglia importante, ma hai mai conosciuto tuo padre?" Chiese lui

Lei lo guardò con un sorriso. "Mio nonno si è attenuto alla legge giapponese  per cui mia mamma dovesse mantenere il suo nome e darlo agli eredi quando si è sposata. Però ho un papà, è un vagabondo e lo vedo poco dal momento che è un archeologo. Mi ama comunque anche se ultimamente non lo sento, mi scrisse una lettera per avvertirmi che sarebbe stato via un po' e da allora non ho avuto più sue notizie." 

Luka tacque intanto che si alzava e le prendeva la mano, in silenzio i due uscirono dalla metro e mano nella mano si diressero alla casa galleggiante dei Couffaine. 

Luka la aiutò a salire, il ponte era deserto, segno che anche Juleka era uscita. Così il ragazzo si diresse direttamente sotto coperta verso la sua stanza, visto il silenzio che regnava doveva essere uscita anche sua madre. 

Arrivati nella stanza Kagami si tolse la giacca bianca e la appoggiò sulla sedia accanto a quella di lui che nel frattempo posò anche la chitarra. 

"Non suoni?" Gli chiese la nipponica. 

Lui le sorrise e la abbracciò portandola con se sul letto dove fece stendere entrambi. "Suonerò quando non ci sei." Le disse stringendola di più. 

Kagami si sentì sopraffare, anche in quel caso non sapeva cosa fare o dire, lei era una persona diretta ed era preparata a tutto in fondo. Forse in alcuni casi molto in fondo, insinuò il viso nel collo del ragazzo e portò le mani intorno ai suoi fianchi restando ferma in quella posizione. 

Era una persona di azione e restare così ferma anche non era da lei. Così sollevò il viso e iniziò a baciarlo prima sul mento poi alle labbra, dove lui stringendola sempre più forte ricambiò il bacio che ben presto si trasformò in fuoco liquido. 

Le loro labbra e le loro lingue si cercavano e si completavano, le mani di Luka le carezzavano la schiena e lo cosce con voluttuosità e le sue si mani tracciavano un percorso tra il collo e l'addome di lui sempre più fremente di desiderio. 

Si fermarono solo quando sentirono un tonfo, qualcosa era caduto ma non nella loro stanza. Luka le posò una mano sulla bocca e la fissò intanto che oltre la stanza si avvertivano altri rumori. 

"Ciao Tommy sono io." La voce di Anarka esplose nel silenzio della casa, forse non era sola. 

"So che non ti aspettavi una mia chiamata, ma oggi è Natale,'volevo farti i miei migliori auguri." Di nuovo il silenzio, Anarka era al telefono. 

"Ci sono novità?" Chiese poi diretta.

(di seguito la telefonata integrale anche se i ragazzi conoscono solo le risposte di Anarka). 

"Purtroppo ancora niente, mi dispiace. È per questo che mi hai chiamato?" Disse la donna all'altro capo del telefono.

"Ovviamente no Tommy, se volevo questo ti avrei chiamato prima o dopo. Volevo sinceramente farti gli auguri di Natale, siamo entrambe sole..." Rispose Anarka.

"Siamo sole da una vita Anarka, però apprezzo la tua chiamata oggi. Come stanno i tuoi figli?" Chiese la donna.

Anarka scosse la testa. "Mio figlio ormai ha scoperto che suo padre è scomparso. Non è uno stupido ed ha controllato tutte le date presunte dei suoi concerti." 

"I ragazzi sapevano che era in concerto?" Chiese la donna chiamata Tommy. 

"Non ho saputo trovare un'altra scusa, non avevo previsto un'attesa così lunga." Rispose Anarka.

"Gabriel Agreste mesi fa mi disse che stava facendo progressi e che i nostri affari stavano giungendo a conclusione. Sto aspettando solo lui!" Ammise la donna.

"Gabriel Agreste!" Sbuffò Anarka. "Se Emilie è scomparsa non potrà risolvere niente, soprattutto perché ormai è diventato un eremita. Davvero gli credi Tommy?" Chiese Anarka.

"Devo farlo, come ci hai tenuto a precisare siamo donne sole e anche mia figlia è intelligente. Presto o tardi potrebbe scoprire che suo padre non è via per lavoro." Disse la donna al telefono.

"E ci credo Tommy, questo è il secondo Natale che mancano tutti e due. Lo scorso Natale mio figlio era tranquillo, aveva pensato che preso dai concerti suo padre non li avesse chiamati. Ma adesso a distanza di un anno ha capito, non si spiega cosa sia successo eppure sa." Disse la donna inquieta.

"Se vuoi vengo a parlare con loro." 

"Soffri il mal di mare Tommy, ti ricordi dove vivo vero?" 

"Sì, me lo ricordo. In questo giorni chiederò a Gabriel se ci sono progressi e se ha trovato Emilie." Disse la donna a quel punto.

"Gabriel Agreste dovrebbe essere più esplicito con te, in fondo siete amici no?" Disse Anarka.

La donna rise. "Gabriel era amico di Mika, e Mika era il fratello di sangue di Javier e questo ci ha portato ad avere un rapporto civile. Dovresti parlare tu con lui." 

"Mi è mancato parlare con te!" Rispose lei "E sai che non ho questa confidenza con Gabriel Agreste, non mi chiamo Mika Couffaine."

"Io non mi aspettavo una tua telefonata Anarka, è più di un anno che non ti sento e credevo i nostri rapporti si fossero rotti. Sono contenta di averti risentito." 

"I veri amici si fanno sentire quando meno te lo aspetti." Le disse Anarka con un sorriso sulle labbra.

"E la prossima volta tocca a me chiamarti. Ti faccio sapere Anarka e buon Natale." 

"A te!" Disse Anarka staccando la telefonata e andando a sedersi sul divano. Ci voleva ancora tempo. 

Nella sua stanza Luka strinse Kagami ancora di più a se, il suo sguardo era vacuo e l'aria smarrita. 

La ragazza non comprendeva, aveva saputo da Juleka che il loro padre era via per lavoro e che non si faceva più sentire. Ma quella telefonata era stata così chiara da averle fatto comprendere che la situazione era molto più complicata. Osservò Luka per tutto il tempo, era immobile, fermo nei suoi pensieri. Quando avvertirono dei passi nella stanza adiacente che si allontanavano il suo compagno si alzò dal letto prendendo le loro giacche e porgendo a Kagami la sua. 

"Andiamo via." Disse il giovane chiamando il suo Kwami. "Viraago... so che non è consentito usarti per scopi personali, ma io e Kagami dobbiamo passare inosservati." Disse alzando la mano al viso. "Trasformami!" 

Conclusa la trasformazione prese la ragazza e insieme si trasportarono a casa di lei, fuori la porta della suite dove  abitava l'amica. 

"Ri trasformami." Disse. 

Kagami lo osservò. "Sai chi è Tommy?" Chiese al ragazzo  per poi aprire la porta una volta dentro lui annuì e si diresse verso Tomoe Tsurugi per salutarla. 

"Siete tornati in anticipo, mancano quindici minuti a mezzogiorno." Disse la donna. 

"Ho il pranzo con la mia famiglia e ci siamo anticipati." Disse lui.

Kagami gli andò e lo spinse verso la sua stanza. "Gli faccio vedere un attimo una cosa e poi possiamo pranzare." Disse la giovane alla madre. 

"Cinque minuti non di più insieme nella tua stanza." Disse lei.

Kagami sorrise mentre Luka la seguiva. "Prometto che non la tocco." Disse prima di chiudersi la porta alle spalle.

"Allora?" Chiese lei 

"Tommy era un'amica di mia madre, lo sono diventate dopo che lei ha sposato il miglior amico, quasi un fratello, di mio padre Javier Humble. Era tanto che non la sentivo nominare, almeno tre anni però so che erano sempre in contatto." Rispose a quel punto il ragazzo. 

"Sei irrequieto per via di tuo padre?" Chiese allora Kagami, aveva poco tempo e non poteva tergiversare.

"Mio padre è, era, un famoso direttore di orchestra. Lui e mamma non si sono mai sposati, hanno convissuto cinque anni insieme durante i quali siamo nati io e Juleka. Papà era troppo intento a seguire la sua carriera all'epoca ancora alle prime armi, aveva talento e lo chiamavano in tutta Europa, oltre che all'opera di Parigi si è esibito alla scala di Milano, all'arena di Verona, a San Pietroburgo. Ti ho detto è famoso e io sapevo che era in giro per il mondo con i suoi concerti." Raccontò lui.

"Ma qualcosa è andato storto e non è stato più come prima." Disse lei 

Lui annuì. "Lo scorso Natale non è tornato a casa e non ci ha neanche chiamati. Ho iniziato a pensare che fossimo un intralcio per lui, anche se lo trovavo assurdo, ormai io e Juleka eravamo adolescenti. Ho atteso una sua telefonata per mesi ma non è arrivata, così decisi di chiamarlo io e cercai il programma dei suoi concerti." 

"Non trovasti nulla!" Affermò Kagami. 

"No! E oggi ho scoperto che non troverò mai nulla, Kagami deve essere successo qualcosa e mia madre sa anche cosa." Disse Luka.

"La cosa spaventosa è che tutto sembra girare intorno Gabriel Agreste." Disse Kagami.

"Io non immaginavo neanche che mia madre lo conoscesse personalmente." 

"Mika Couffaine lo conosce personalmente! Luka dobbiamo indagare, chiedere ad Adrien se sa qualcosa, chiedergli anche particolari della scomparsa di sua madre."  Disse la ragazza decisa.

"So già tutto, aveva giramenti di testa e dopo un po' scomparve." Annunciò lui per poi sentirsi soggiogato dallo sguardo di lei. "Ma potremmo chiedergli altre informazioni." 

Lei gli sorrise e si appese al suo collo dandogli  un bacio a stampo. "Perfetto, adesso però dobbiamo uscire."

Il ragazzo sorrise alla sua amica e uscì dalla stanza, salutò Tomoe e dopo essere uscito dalla hall ed entrato in ascensore chiamò Rizza.

“Scusami!” Disse il Kwami 

“Spiegami cos’hai oggi?” Chiese Luka.

“Una vita meno complessa della tua sicuramente.” Rispose il Kwami volandogli intorno.

Luka lo guardò mesto, purtroppo il suo Kwami non poteva capirlo, era complesso e sinceramente lui ci stava molto male, una cosa era avere un padre assente ma che c’era, esisteva e si faceva sentire attraverso la musica. Un’altra cosa era avere un padre scomparso nel nulla. 

“Ognuno ha i suoi problemi in famiglia, per esempio uno dei miei si chiama Garri.” 

Luka lo guardò stupito. “Garri?” 

Il Kwami dello scorpione annuì. “Si, il Miraculous della menzogna. È qui e sono sicuro al cento per cento che fosse con quella ragazza, riesco a scovare le sue bugie lontano un miglio.” Disse orgoglioso il Kwami 

“Aspetta, tu riesci a percepire i Miraculous smarriti?” Chiese Luka scostando la giacca per farlo entrare prima che uscissero dall’ascensore.

Il Kwami annuì e andò a nascondersi, sentì il suo portatore salutare il ragazzo che vi era di guardia e poi i receptionist, quando i rumori della città giunsero alle loro orecchie sbucò fuori dalla tasca. 

“Sono l’unico a poterla fermare perché le incuto paura, la paura di essere scoperta e di sbagliare. La bugia sbagliata alla persona sbagliata sarebbe un errore inammissibile.” 

“Se ho ben capito questo Miraculous era a Londra, Miss Parrot ricordi?” Disse lui.

“‘A adesso Octavia è qui e sicuramente io sono stato uno sciocco a non accorgermi prima della loro compagna. Ma solo perché non ha usato i suoi poteri ne sono certo.” Affermò Rizza. 

“Devo avvertire Adrien!” Disse il ragazzo inviando un messaggio all’amico.

«Devo parlarti, questa mattina Rizza ha scoperto una cosa!» scrisse 

La risposta subito arrivò. 

«Avevo capito si trattava di lui. Domattina mia zia e mio cugino vanno via di casa, ci troviamo nel pomeriggio e ne parliamo. Se Rizza ti fa questo effetto senza essersi trasformato dobbiamo intervenire.» 

Luka lesse il messaggio, ormai aveva capito che Rizza era corrosivo, come anche aveva compreso il tipo di intervento, ovvero toglierglielo.

«Lo capisco. Ne parliamo domani, lui dice infatti che quella Lila aveva con se un Miraculous.» 

«Cosa???? Posso raggiungerti alla Liberty nel pomeriggio?» 

Luka sorrise, ma si perché no! «Ti aspetto.»

 

Felix stava leggendo un libro nella sala degli ospiti quando Adrien e Marcel annunciarono che sarebbero andati a riposare. 

Suo zio Gabriel assentì con la testa, quasi non vedesse l’ora di sbarazzarsi di tutti, lo sguardo che relegava a lui e sua madre la diceva lunga. 

Natalie dietro di lui restava impassibile mentre sua madre chiacchierava del più e del meno. 

“Credo mi chiuderò anche io nelle mie stanze.” Disse il ragazzo alzandosi. “Madre vieni anche tu sopra?” 

Amelie guardò il figlio sospettosa ed annuì. Che volesse attaccare Parigi anche quel giorno? In fondo era Natale anche per loro.

“Certo Felix, con molto piacere. Grazie del pranzo Gabriel.” Disse alzandosi e raggiungendo il figlio che su per le scale fece uscire il suo Kwami allo scoperto. “Sai cosa fare!” Gli disse mandandolo in giro per casa.

“Che intenzioni hai Felix?” Chiese la donna al figlio.

“Pensavo... sarebbe una bella occasione fornire un incubo allo zio Gabriel.” 

Amelie sollevò un sopracciglio dubbiosa. “Gabriel ha perso tutta la felicità che aveva con Emilie, non ci guadagnerai nulla.” Affermò la donna sulla porta della sua stanza. 

“Intanto ho mandato Pappi in avan scoperta, è un paio di giorni che controllo lo zio. Sono sicuro che saprà concedermi cose belle!” Disse allora sicuro.

Amelie lo guardò scura in volto. “Non giocare col fuoco Felix, potresti scottarti.” 

“Non lo faccio mamma, da domani sera non dormiremo più qui, quindi nessuno arriverà a noi. Mi serve Lady Octavia con il più grande dei suoi incubi.” Disse il ragazzo.

Amelie scosse la testa, sapeva che sarebbe stato una missione a vuoto, Gabriel non aveva emozioni. “Quando?” 

“Verso l’una di notte lui va a dormire. Lo facciamo domani, devo appurare solo un ultima cosa.” Disse lui. 

Una conferma che solo Pappi poteva dargli, presto sarebbe diventato molto più forte di adesso ed avrebbe mietuto tante più vittime ne era certo. 

“Va bene Felix, però poi lascia stare in pace la tua famiglia.” Gli rispose Amelie entrando in stanza.

“Riuscirai con lo zio Gabriel, sono sicuro che lui abbia una mente più fragile di quella di Adrien.” Disse il ragazzo a quel punto. 

Suo zio soffriva ancora per la scomparsa della sua amata moglie, era sicuro che fosse fragile sotto quel punto di vista.

Pappi gli aveva rivelato che passava ogni santo minuto ad osservare il suo quadro appeso nell’ufficio e quando non era così invece si rifugiava nel cavò dove il Kwami aveva scoperto la tomba di Emilie Agreste. 

Oh che grandi segreti aveva scoperto in quei tre giorni a Villa Agreste, tutti da usare e sfruttare contro l’intera famiglia, una volta divenuto Pika Pika infatti il suo compito era colpire ed affondare Adrien rivelandogli quella verità sulla madre e su come il padre mentisse a tutti. E allora li avrebbe distrutti tutti e due, anzi tutti e tre perché sicuramente Marcel dopo tutto ciò sarebbe stato cacciato via ed avrebbe vissuto in bilico degli assistenti sociali. 

 

Adrien e Marcel si erano trasformati appena entrati nella stanza del primo. 

Il modello biondo aveva informato il cugino di quello scoperto da Luka e lo stesso Kimmi, il Kwami del falco aveva confermato che il leone e lo scorpione potevano percepirli. 

“Perché io non sono riuscito a percepire Marcel allora?” Chiese Adrien durante il tragitto verso la Liberty.

“Perché se ben ricordi tu non eri già più il portatore quando siamo arrivati a Parigi, inoltre io sono un Miraculous quieto, con la tendenza a nascondersi.” Aveva risposto il piccolo falco. 

Atterrati sulla barca Luka aveva fatto entrare i due di soppiattò nella sua camera, salutando Chat Noir e presentandosi al ragazzo nuovo Haoxin, perché il musicista ne era sicuro quello non era Adrien.

Seduti nella sua stanza il ragazzo prese a raccontare della sua mattinata e di come l’arrivo della ragazza di nome Lila avesse cambiato il suo umore.

“Comprendo che Rizza non fa per me!” Ammise il ragazzo ad Adrien. “Credo sia giunto il momento per te di riprenderlo visto che non riesco a gestirlo.” 

Adrien si sentì stringere il cuore, aveva sbagliato ma ancora di più sembrava che avesse ferito il suo amico e quelle non erano le sue intenzioni. 

“Non è vero! È stata colpa mia padron Chat noir.” Intervenne il Kwami uscendo allo scoperto. “Ho monopolizzato il Miraculous affinché lui comprendesse la mia urgenza, Garri è uno dei peggiori fratelli che io possa avere.” 

Il Miraculous svolazzava avanti e indietro. “Tu non vuoi veramente che me ne vada Luka.” 

Adrien e Luka si guardavano, il musicista faceva ed intanto il Kwami sembrava sempre più nervoso. 

“Esci fuori Kimmi, aiutami.” Disse allora il Kwami verso Haoxin.

Al che il falco uscì allo scoperto con un sorriso puntato sulle labbra. “Vedete? Non lo si riesce a ingannare. Quando il vecchio guardiano ci ha lasciato liberi ha fatto un incantesimo che ci tenesse legati a loro, come tu Chat noir lo hai fatto con tutta la tua miracle box.” Disse il Kwami andando al centro del gruppo vicino al fratello scorpione. “Convengo però con lui, ancora non è tempo per te di lasciare Rizza.” 

Chat Noir annuì. “Se come dici Lila è Miss Parrot dobbiamo riprenderci il Miraculous e se come dicono loro può farlo solo Red Scorpio per ora non puoi lasciarci.” 

Luka scosse la testa dando un buffetto a Rizza. “Hai rovinato il mio umore oggi.” Affermò il giovane per poi guardare Chat Noir. “Al prossimo attacco di Lady Octavia io e Raiongāru pensiamo a Miss Parrot, sconfiggiamo Papillon e te lo restituisco.” Disse risoluto Luka, non comprendeva ancora il suo rapporto con Kagami, ma se Rizza irrompeva così nella sua quotidianità era sicuro che sarebbe stato corrosivo e non poteva permetterselo. Non quando quello era un rapporto incerto, poiché Luka sapeva benissimo che lei amava Adrien.

Chat Noir guardò l’amico e annuì. “Va bene Luka, se credi che questo sia meglio per te facciamo così.” Gli disse a quel punto desolato. Lavorare con lui gli piaceva, quel rapporto aveva accresciuto la loro amicizia e si erano sempre trovati in accordo su tutto, ed ora ecco che doveva rinunciare a quella piccola parte di loro due. 

Sapeva che stavano allontanandosi, il fatto che lui e Marinette si fossero avvicinati ancora di più portava in automatico a quel distacco. A Luka piaceva Marinette, per il suo bene si era fatto da parte ed aveva convinto Kagami a non provare rancore nei suoi confronti e in quelli della corvina. Ma a che prezzo? 

“Sappi che non ci sarà più un altro scorpione dopo di te.” Gli disse.

Luka annuì e gli sorrise indicandogli Haoxin. “Potrai sempre far tornare Xiēzi.” 

“Avverto io Ladybug di questa conversazione, così parlerà a Raiongāru del piano.” Disse ancora Adrien, perché gli sembrava tutto così difficile.

“Va bene, però vi prego lasciate che sia io a dire a Raiongāru che lascio il mio ruolo.” Chiese Luka, lo doveva alla sua partner, era diventata la sua migliore amica e con lei poteva mettersi in discussione raccontandogli i dubbi e le paure.

Chat Noir acconsentì e dopo essersi accordati sulle loro prossime mosse sparirono dalla nave dell’amico. E mentre Haoxin rientrava a casa il gatto nero si diresse verso la Boulangerie dei Dupain Cheng, doveva parlare con il grande capo e dirle cosa avevano scoperto. 

 

Papillon non si era risparmiato neanche a Natale o il giorno dopo, Ladybug e Chat Noir non ne furono sorpresi, non esistevano le feste per lui, ne il giorno e la notte se per questo. A differenza di Lady Octavia che in quei giorni sembrava essere scomparsa, adesso era compito dei due eroi parigini capire come si fossero trovati i due super cattivi inglesi con Lila/Miss Parrot. 

“Ben fatto!” Disse il gruppo dopo aver  liberavato l’ennesimo akumizzato. 

Red Scorpio sollevò il piccolo rettile che si era liberato dalla scaglia e lo fece vedere ai due. 

“Quando procediamo?” Chiese mentre Raiongāru gli dava una gomitata nelle costole. 

“Mettilo giù subito.” 

Lo scorpione obbedì con una smorfia. “Creperà di freddo.” 

“Temo che stia creando un allevamento di rettili.” Disse a Ladybug e Chat Noir. 

Gli altri due sorrisero a quel battibecco per poi guardarsi. 

“Facciamo lunedì?” Chiese la corvina, sapeva che stava prendendo tempo. Ma voleva evitare ad Adrien uno scontro imminente col padre.

“Io direi di farlo prima possibile, sicuramente adesso non sarà trasformato, quindi opterei per domani. Lo tengo sotto controllo e lo assediamo prima che attacchi qualche altra povera anima.” Disse invece il ragazzo al gruppo. 

“Chat Noir...” disse la coccinella mentre i suoi orecchini iniziavano a suonare.

“No Ladybug, non mi serve la pietà, mi serve di chiudere questa faccenda quanto prima, l’abbiamo portata avanti anche troppo a lungo.” 

“Bene, allora ci aggiorniamo a domani. Buona serata amici miei.” Li salutò Red Scorpio sparendo.

Raiongāru scosse la testa. “Scusate, non so cosa gli sia preso per sparire così.” 

“Penso sia nervoso per vis di Miss Parrot, vedrai che si sistemerà tutto.” Lo giustificò Chat prima che Ladybug intervenisse.

“A questo punto vado via anche io. A presto ragazzi.” Disse lei saltando sul suo skateboard.

“Quando glielo dirà?” Chiese allora Marinette al suo collega.

“Alla sua ultima trasformazione.” Rispose lui.

“Non è giusto.” Disse lei 

“My lady ne abbiamo parlato, è stata una sua scelta.” Disse lui rincuorandola.

“Si ne abbiamo parlato chaton e sai cosa ne penso, non è stata la scelta giusta.” 

Lui le prese la mano annuendo. “Lo so, ma dobbiamo accettarla perché gli vogliamo bene.” 

Marinette sollevò il viso, ancora i suoi orecchini suonarono. “Devi andare my lady.”

Lei annuì e nel farlo abbandonò il campo. Si sarebbero rivisti, Octavia non poteva essere inattiva dopo due giorni di assenza e non c’erano segnalazioni neanche da Londra, quindi quel giorno avrebbe attaccato.

 

27.12.2015 ore 1.00 a.m. - Villa Agreste 

Era notte fonda e come previsto da Felix in casa tutto taceva, Gabriel Agreste dormiva finalmente. 

Il giovane aveva studiato tutte le sue mosse, si svegliava durante la notte se sentiva un animo inquieto. Però non portava il Miraculous addosso, la notte era l’unica volta nella giornata in cui Gabriel lo teneva scoperto agli occhi umani. Lo indossava sempre però sulla casacca del pigiama, non se ne separava mai, altrimenti come avrebbe potuto effettivamente percepire le emozioni umane? 

 

 

 

(Il Miraculous è sul primo bottone.)

Ma lui Felix sapeva tutto e poteva portare a termine il suo piano e nell’occasione aveva concesso la sua fiducia a metà, aveva chiesto a sua madre di manipolare i sogni dello zio, senza però rivelarle il suo vero obbiettivo. Aveva infine detto a Lila che il suo compito quel giorno era intrufolarsi nell’ufficio dello zio e di recuperare una cosa per lui dal suo ufficio.

Con gli altri due super eroi fuori la finestra della camera di Gabriel Félix annuì a sua madre. 

“Inizia!” Le ordinò, la disfatta di Gabriel Agreste era vicina.

 

“Gabriel... amore mio.” 

Gabriel si destò dal suo sonno, c’era qualcosa che non andava. Solitamente lui non sognava mai, era come in quel caso sempre in allerta. Ma c’era qualcosa di diverso questa volta, si guardò intorno nella sua stanza, vide un ombra.

Papà... aiutami papà!” 

“Adrien!?” Gabriel si tirò su nel suo letto, perché Adrien lo chiamava, era successo qualcosa? Eppure in casa erano al sicuro, lui era al sicuro. 

“Sono qui papà... ho paura papà!” Disse il ragazzo andando ad abbracciarlo.

Lo stilista era inquieto, cosa stava accadendo? Perché Adrien era lì, non aveva mai sofferto di incubi. Eppure il figlio si appendeva alle sue braccia come un’ancora di salvezza.

“Resta qui Adrien, vado a vedere cosa succede.”  Disse il ragazzo scostando il figlio, c’era qualcosa che non andava.

“Va bene papà, resto qui!” Disse lui.

Gabriel prese la vestaglia e si diresse alla porta, ma un lapsus lo prese, Adrien lo chiamava padre, non papà*. Si voltò verso il figlio ma non lo trovò nella stanza.

“Adrien... ADRIEN!” Urlò 

Il gorilla apparve di fronte a lui, come sempre taceva, lo prese per le spalle e lo sollevò di peso da terra. “COSA FAI IMBECILLE, METTIMI GIÙ.” 

Papà... aiutami papà!” Di nuovo Adrien implorava il suo aiuto dalla sua stanza. 

NOOO NOOO...” Urlò Marcel. “MAMMA, PAPÀ DOVE SIETE, VI PREGO TORNATE DA ME!” 

Gabriel... sto morendo, mi manca l’aria.” Intervenne la voce di Emilie.

Emilie? Lei era al sicuro nella camera iperbolica, era venuta a mancare la corrente, non c’era più rigenerazione nella teca? Doveva subito scendere nei sotterranei. 

Mamma... papà!” Urlava ancora Marcel. 

Gabriel si mise le mani nei capelli, cosa stava accadendo in camera sua. “Natalie... Natalie pensa ai ragazzi, io devo andare da Emilie.Disse alla sua assistente che era appena apparsa al suo fianco. 

Va bene signore, penso io a loro.” Rispose ella.

Lascia che lo facciamo noi!” Intervenne la voce di una donna, Gabriel si fermò sulle scale. Una donna alta dai capelli rossi e gli occhi azzurri lo guardava con amore, al suo fianco c’era un uomo alto, moro e scuro di carnagione era bellissimo e anche lui gli sorrideva. 

“Lascia, pensiamo noi a loro Gabriel.” Disse l’uomo. 

Gabriel subito li riconobbe, erano Nicole e Pascal.

 

“Cosa fai Octavia? Questo non è più un incubo?” Disse Pika Pika al fianco di sua madre, che come in trance seguiva il sogno di Gabriel, gli occhi si erano soffermati su quelli dell’uomo moro. 

“Madre!” La riprese Felix.

Ella si riscosse. “Cosa hai fatto tu figlio, poco fa ti sei intromesso nel mio incubo.” 

Felix guardò sua madre oltre la maschera, tra le mani stringeva il Miraculous della farfalla. “Dovevo controllare che stesse realmente dormendo, non vedi che è vigile?” Disse lui.

“E tu non vedi che sta dirigendosi fuori dalla mia portata? Devo farlo ritornare sul piano, mi dici piuttosto che fine ha fatto Miss Parrot?” Rispose anche lei alzando uno dei suoi tentacoli e con la penna sputò fuori altro inchiostro, le parole si formarono come pagine di un libro. 

“Non abbiamo bisogno di lei stanotte, e comunque hai ragione non è il caso di perdere di vista lo zio.” Terminò Felix chiedendosi se Lila era riuscita ad entrare nell’ufficio dello zio. Mentre di fronte a Gabriel Nicole e Pascal diventavano due cadaveri putrefatti.

“Pensiamo noi ai ragazzi. Adesso andiamo a prenderli!”

Gabriel indietreggiò debole sulle gambe. No, quella non era sua sorella, doveva proteggere i ragazzi. “Natalie pensa ai ragazzi.” 

“Oh si ci penso io a loro signore.” Rispose lei con un sorriso cinico lasciando passare i due mostri.

“No... no no... Adrien! Adrien scappa, Marcel!” Li chiamò correndo verso le loro stanze, quei mostri non erano stati creati da lui. “Nooro!” Chiamò intanto che apriva la porta della stanza di suo figlio. 

Il suo Kwami non gli rispose, dove era finito. “Nooro!” Disse toccandosi l’asola del pigiama, non lo percepiva al tatto. 

“Papà...” lo chiamava Adrien. Gabriel andò alla ricerca del figlio, era al piano superiore, Chat Noir e Ladybug lo assediavano, lei lo stava strangolando col filo del suo yo-yo mentre lui continuava a fargli avere delle bastonate nel ventre. 

“NOOO ADRIEN...” disse l’uomo andando alle scale per salvare il figlio. I suoi nemici volevano ripercuotersi sul figlio e non poteva permetterlo. 

“Papà!” Sussultò Adrien svegliandosi a quel grido. 

Si trovò di fronte suo padre che stava salendo le scale verso la sua libreria, notò l’espressione disparata mentre urlava il suo nome, quello di sua madre e infine Marcel. 

Il ragazzo scese dal letto ma Gurru lo richiamò. “Infilati sotto le coperte, è un incubo e c’è bisogno di te.” 

Il ragazzo annuì guardando il padre. “Perché mio padre è qui e cosa sta sognando?” Disse al Kwami.

“Lo scoprirai presto, trasformati e salvalo.” 

Adrien scosse la testa, qualsiasi cosa suo padre non poteva dimostrare di amarlo adesso che che aveva deciso di incastrarlo come Papillon. 

“Phyllo trasformami!” Ordinò alla medusa una volta trasformato il ragazzo chiese la clonazione e poi si trasformò in Haoxin e Chat Noir. “Chiama Marinette e poi va da mio padre.” Disse a quello rimasto Adrien. 

“Lasciate stare Adrien se ce l’avete con me dovete affrontare solo me. Nooro... NOORO!” Urlò Gabriel 

“Papà... papà svegliati, è un incubo!” Urlò Adrien dal piano di sotto. 

“E decisamente non sono neanche così bello in questo incubo.” Intervenne Chat Noir.

Gabriel si voltò verso la voce dell’eroe parigino, non era solo, con lui c’era quello bianco.

“Svegliati Gabriel Agreste, sei vittima di Lady Octavia.” Disse Haoxin.

Lo stilista osservò attentamente la scena, si era fatto imbambolare da quei buffoni che formavano incubi? 

Scosse la testa e cercò con la mano di toccare suo figlio, un muro sembrava frapporsi tra loro due.

“È un incubo, non puoi toccarlo.” Disse Adrien. “Però io posso... CATACLISMA.” Disse avventandosi contro lo specchio e mandandolo in frantumi.

Gabriel si trovò la forma del figlio e degli altri due eroi in frantumi davanti ai suoi stessi occhi.

“Adrien... noooo!” 

“Signor Agreste lui è qui ed è reale.” Urlò Ladybug dal basso 

Gabriel si espose dalla ringhiera per vedere il figlio, intanto Haoxin prese il suo scudo e purificò l’anima del padre così che tutto potesse tornare alla normalità. 

“Sta bene? Gli incubi sono passati adesso.” Disse l’eroe della pace. 

L’uomo scosse la testa scendendo e andando alla ricerca del figlio che abbracciò, poi portandoselo dietro chiamò il nipote. 

“Marcel! Marcel stai bene?” Disse andando alla sua porta.

“Qui...” sussurrò il ragazzo con sguardo terrorizzato. “Sono qui!” 

Il gruppo si voltò verso il ragazzo in piedi sulle scale sostenuto da Natalie entrambi erano in pigiama, Adrien si chiese cosa fosse accaduto al cugino. Ma fu suo padre a rispondere per tutti.

“Hai visto i tuoi genitori?” Chiese 

Il ragazzo annuì con un ombra di pianto negli occhi. “Vi giuro che cattureremo Lady Octavia e i suoi tirapiedi.” Disse Chat Noir a nome di tutti. 

“Adesso dovreste tornare tutti a dormire, noi faremo un giro della casa per assicurarci che siano andati via.” Intervenne Ladybug, quella notte era da cancellare e secondo lei anche i progetti che si erano prefissati per la mattina successiva. 

Marcel sembrò destarsi quando Ladybug parlò poiché riprese la parola. “Mi... la ragazza pappagallo.” Si corresse. “Era nell’ufficio dello zio ed è riuscita a scappare.” Affermò.

“Nel mio ufficio?” Chiese Gabriel avvicinandosi. Doveva scendere da Emilie subito. “Vi ringrazio Ladybug e Chat Noir, non so come avremo fatto senza di voi e i vostri amici, adesso io credo che tornerò a riposare e...” doveva prendere Nooro e scendere nel covo per controllare come stava sua moglie. Si portò una mano al Miraculous, per stringerlo tra le mani e... dov’era la sua spilla. 

Abbassò lo sguardo sulla giacca del suo pigiama, all’asola mancava la spilla della farfalla. 

“NO... NO NO NO....”  disse lasciando andare il figlio per poi dirigersi nella sua stanza. La finestra era aperta, tirava un vento gelido come l’animo di Gabriel in quel momento. 

L’uomo si riversò sul letto alla ricerca del Miraculous mentre Adrien e Marinette decisero di mandare via i loro cloni del conflitto e poi seguire il padrone di casa.

“No... no... no!” Continuava a blaterare.

“Tutto bene signor Agreste?” Chiese preoccupata Ladybug.

“La sua camera è in disordine, quando il gatto  non c’è i topi ballano, ha visto un topo signor Agreste.” 

Gabriel scosse la testa ormai nel pieno della disperazione. Nooro non c’era più, il suo Miraculous era scomparso e... “Natalie in ufficio, controlla la cassaforte.” Ordinò alla sua assistente. 

Sia Adrien che Marinette si guardarono allarmati, mentre Natalie spariva alla vista di tutti. Loro sapevano che nella cassaforte doveva esserci il Miraculous del coccodrillo. Possibile che lo avessero rubato? 

“Papà!” Richiamò l’attenzione Adrien. “Vuoi dirmi cosa sta succedendo?” Chiese serio. 

“Adrien...” l’uomo si sedette sulla poltrona della sua stanza chiudendo gli occhi, per la prima volta Adrien lo vide piangere. “Ho fallito, dovevo ritrovare tua madre ma ho fallito. Mi hanno appena derubato dell’unica arma che avevo per riportare tua madre a casa.” 

“Nooro...” sussurrarono Ladybug e Chat Noir.

——-

*Io so che sia così in Italiano e in inglese, però in francese padre e papà si dicono alla stessa maniera.

   
 
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