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Autore: Shora    13/04/2020    2 recensioni
Può l'amore esistere tra persone separate da secoli di differenza? E se ciò accadesse che ripercussioni avrebbe sugli anni a venire? Il destino ha deciso di unire tre ragazzi. Amore, morte, misteri... Cosa nasconde Parigi che tutti ignorano? Che segreti custodiscono le persone che ognuno di loro pensava di conoscere?
Ecco a voi il primo capitolo di quella che spero cresca e diventi una trilogia. Buona lettura e spero vi piaccia XD!
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo otto:
Questa volta il passaggio non si trovava in alcun luogo celebre di Parigi infatti ci dirigemmo a Place Royale. Tutte le persone ci guardavano affascinati mentre passavamo. Come biasimarle? Eravamo vestiti in modo davvero appariscente. Indossavo lo stesso vestito verde oliva di ieri e la cosa non mi dispiaceva affatto, anzi, cominciavo a trovarlo addirittura comodo. Chloè portava un abito azzurro che le stava deliziosamente e camminava come una perfetta dama del 1600. Sia Adrien che Chloè sembravano a loro agio nei loro vestiti. Io invece continuavo a tenere sotto controllo la respirazione, temendo di poter svenire di nuovo. Speravo solo che non ci fossero maratone in programma. D’improvviso ci fermammo davanti ad uno dei tanti edifici che circondavano la piazza. Non intendevano davvero farci sparire davanti a tutta quella gente? Con la coda dell’occhio vidi M. Agrèste tirare fuori dalla tasca una chiave. Grazie Dio aveva la chiave di quella casa. In quel momento mi chiesi quanti alloggi avesse disseminati per Parigi quell’uomo. Possibile fosse così ricco da permettersi due case (o forse di più)? L’abitazione nella quale entrammo era completamente vuota. Non un mobile era presente, era come se fosse completamente da arredare. La vernice sulle pareti era un po’ scrostata e la polvere era così spessa sul pavimento che camminando si lasciavano le impronte come sulla neve. Andrè ci guardò fiduciosi.
«Non abbiate timore, anche all’epoca questa casa era disabitata, non dovreste incorrere in problemi.» Mossi il naso, più per uno sternuto che mi stava crescendo nelle narici che per la sua affermazione.
«Ricordatevi.» ci disse M. Agrèste. «È meglio che torniate nel giro di tre ore.»
«Non preoccuparti papà.» disse Adrien. «Il 1682 è un anno abbastanza tranquillo.» Mi guardai in giro per individuare il portale, ma mi sembrava non fosse da nessuna parte. Poi notai Chloè avvicinarsi al muro alla nostra sinistra.
«Sarà una gita tranquilla.» dichiarò mentre mi lanciava un’occhiata… possiamo dire rassicurante? Beh, quasi rassicurante. Allungò una mano davanti a sé e allora vidi sul muro una “x” fatta con la vernice e scritta in modo piuttosto sbrigativo, sulla parete. Chloè inserì tutto l’avambraccio esattamente in quel punto. Ecco dunque lo Squarcio. Quando fu completamente inghiottita dal muro, fu il turno di Adrien e poi venne il mio. Stavo cominciando ad abituarmi alla sgradevole sensazione di budino congelato che mi avvolgeva ogni volta che passavo da una parte all’altra di questi portali. La Parigi che ora avevo davanti era piuttosto caotica. Grida, risa, chiacchiere e un orribile puzzo furono la prima cosa che notai nel 1682. Da quel che mi sembrava dovevamo trovarci nel mezzo di un mercato dalla quantità di gente che girava e dalle bancherelle un po’ ovunque. Venni afferrata per un braccio dal mio compagno di viaggio.
«Stiamo vicini.» annuii un po’ impaurita da tutta quella folla. Ci muovemmo a fatica tra le persone tenendoci per mano, facendo una catena umana. Quando finalmente ci trovammo in un luogo un po’ meno affollato ci lasciammo. Adrien e Chloè si lanciarono un’occhiata indecisa e capii subito di cosa stavano parlando con gli occhi.
«Tranquilli.» mi inserii con naturalezza nel loro discorso muto. Si voltarono verso di me.
«M. Agrèste è stato così gentile da informarmi sulla missione.» la ragazza incrociò le braccia al petto e ricevetti da entrambi un’occhiata di biasimo. Non mi credevano! Pensavano stessi bluffando?
«Sono seria!» dichiarai. «So che dobbiamo cercare una Coccinella di nome Tikki e il compagno Gatto Nero, Plagg.» sembravano piuttosto sorpresi che fossi informata.
«Allora mio padre ti ha detto davvero l’obbiettivo dei nostri viaggi temporali.» sembrava lo stesse dicendo più a sé stesso per convincersi che a me. Beh mi ha informato per metà. Nessuno di noi sa il perché. Chloè sibilò un “ridicolo”, ma credo fosse più un abitudine a questo punto.
«Ma non so tutto.» mi affrettai a dire.
«A questo punto non ha più molto senso tenerti nascoste le informazioni che abbiamo su questo anno.» la ragazza si posò una mano sulla guancia con fare pensoso, guardando Adrien.
«Già...» convenne lui. Fremetti di felicità e di curiosità. Finalmente mi sentivo parte complementare del gruppo.
«La ragazza che stiamo cercando avrà sui vent’anni. Ha i capelli rosso accesso e gli occhi viola, quasi blu.» continuò il ragazzo.
«Plagg ha i capelli neri e gli occhi verdi… come i miei.» aggiunse con mezzo sorriso. Annuii felice che si fossero fidati di me e raccolsi quelle parole come se fossero state pietre preziose.
«Secondo le nostre informazioni e tramite alcune fonti custodite a villa Agrèste, Tikki avrebbe trovarsi in zona in questo giorno del 1682.» disse Chloè. Okay, ero pronta a mettermi sulle tracce dei questa mia sfuggente antenata. Ci rimettemmo in movimento, setacciando la strada principale e tutti i vicoli che da essa si diramavano. Ci infilammo in una di queste stradine secondarie che a sua volta aveva viottoli ancora più stretti e sembrava avessero creare un labirinto a Parigi. Fu più meno in questo momento che la situazione cambiò. Non lo percepii solo io, anche Adrien e Chloè erano sull’attenti. Accadde tutto in pochi secondi. Fu come se fossero comparsi dal terreno o dai muri. Insomma dal nulla. Tre uomini, armati di una spada che sicuramente non era innocua come quella di scherma, si stavano avvicinando minacciosi a noi. Adrien mi spinse dietro di sé, con un movimento fluido, mentre con l’altra mano estraeva la sua spada. Chloè aveva in mano uno stocco e con sorpresa capii che lo aveva avuto con sé fino a quel momento sotto gli ampi strati della gonna.
«Sono briganti?» chiesi con voce tremante.
«Magari.» mi rispose solo Adrien. Cavoli! Erano gli uomini del mio primo viaggio nel tempo o i loro antenati per lo meno. E poi perché i miei compagni erano armati e nessuno aveva pensato di dare un’arma anche a me nella mia epoca? Sbircia da dietro la schiena di Adrien. Erano tizi completamente anonimi. Nessun marchio stile mafioso o da setta. Avevano solo un ghigno cattivo sul volto.
«Ci rincontriamo spadaccino biondo.» disse uno di loro. Ah perfetto, avevano già fatto conoscenza!
«Ti sei portato compagnia oggi?» voleva anche fare il simpatico, come se non ci vedesse. Cominciai ad avere paura, la situazione non era rosea per niente. Improvvisamente, provai un strana sensazione al petto. Mentre stavo ancora fissando i nostri assalitori fu come se ci fosse un filo che partiva dal mio cuore che tirò così forte da farmi voltare indietro. Ciò che vidi mi lasciò senza parole. Una ragazza con un lunga chiama rossa si era affacciata da un vicolo e fissava la scena sbigottita con i suoi grandi occhi chiari spalancati. Tikki! Appena si accorse che non solo l’avevo vista, ma anche riconosciuta, la ragazza fuggì. Maledizione! Ammetto che non riflettei molto in quel momento. Mi staccai dal ragazzo davanti a me e cominciai correre in quella direzione.
«Marinette!» mi chiamò allarmato Adrien. Non lo ascoltai e continuai quell'inseguimento improvvisato. Mamma mia! Tikki correva con un’agilità ammirevole nonostante il lungo vestito violaceo. Io invece avevo già rischiato di inciampare parecchie volte e la mia fame d’aria si faceva sempre più vorace per via di quel maledetto corpetto.
«Fermati, ti prego!» ansimai. La vidi infilarsi in una via sulla destra e così feci anche io per poi fermarmi di botto. In quella viottola erano appesi un centinaio di lenzuoli bianchi. Sembrava molto la scena di un film. Dopo un leggera imprecazione mi infilai nella stradina. Scostavo piuttosto malamente i panni, sperando di vedere Tikki da un momento all’altro. Arrivai alla fine della stradetta dove però non c’era niente e nessuno. Era un vicolo cieco e a meno che la ragazza non avesse scavalcato il muro, era svanita nel nulla. Feci un sospiro sconfitto. Eppure… In quel momento mi arrivò l’illuminazione. Prima che potessi mettere alla prova la mia teoria però, dei passi mi costrinsero a voltarmi e ciò che vidi non mi piacque affatto. Uno dei tre uomini che ci avevano teso l’agguato mi stava osservando parecchio compiaciuto. Deglutii a vuoto.
«Sei veloce, piccolo essere infernale!» come prego? Io ero l’essere infernale? Era lui che stava per infilzarmi nonostante fossi disarmata. Il suo sorriso maligno si allargò ancora un po’ e prima che potessi rendermene conto fece un affondo. Mi mossi, scartando di lato appena in tempo. Sentii l’aria fischiare nell’orecchio sinistro e poi un intenso bruciore sulla guancia. Mi sfregai con il dorso della mano il punto offeso e con stupore ci trovai del sangue. Strinsi i denti. Dannazione! Piano piano si stava facendo strada nella mia mente che non sarei sopravvissuta a lungo senza un piano e l’unica cosa che mi venne in mente di fare fu addossarmi al muro. Con una mano dietro la schiena tastavo freneticamente i mattoni dietro di me. Dovevo sembrare un povero piccolo animale spaventato perché l’uomo si mise a ridere del mio terrore. Poi trovai quello che cercavo fondando anche la mia teoria. La mia mano sprofondò nel muro, come se non avesse consistenza. Uno Squarcio! Traendo un profondo respiro e capendo anche che fine aveva fatto Tikki, mi lasciai cadere all’indietro, venendo accolta dal gelido budino. Solo che questa volta fu diverso. Mentre tornavo indietro a chissà quale anno il mio corpo fu percorso da una dolorosa scossa elettrica, da capo a piedi. Non capii come o cosa fosse successo perché un attimo dopo stavo barcollando dall'altra parte del muro. Mulinai le braccia per mantenere l’equilibrio, ma inciampicai nell’orlo del vestito che avevo pestato erroneamente con il tacco della scarpa. Caddi, sbattendo violentemente la testa contro il lastricato della strada. Chiusi gli occhi dal dolore. Sembrava che mi fosse scoppiata una bomba nel cervello.
«Mon Dieu!» sentii dire una voce femminile. Sollevai le palpebre e davanti a me si palesò il volto di una ragazza poco più grande di me. Tikki. Sembrava un po’ preoccupata.
«Tutto a posto mademoiselle?» domandò.
«Potrei stare meglio.» dissi mentre mi mettevo a sedere e mi massaggiavo il capo. Intanto notai con orrore di aver macchiato di sangue la spalla dell’abito verde. Probabilmente proveniva dalla mia guancia. O almeno lo speravo. Mi rialzai e guardai la ragazza avvolta in un morbido vestito color borgogna. Sicuramente se lei non fosse scappata, non sarebbero successe un sacco di cose e probabilmente non avrei rischiato un trauma cranico cadendo come un sacco di patate. Ci guardammo entrambe un po’ diffidenti.
«Voi siete una Coccinella?» chiese. Aveva una voce morbida, completamente in contrasto con gli occhi a fessura che aveva in quel momento.
«Sì.» risposi pulendo un po’ il vestito dallo sporco che avevo tirato su con la caduta.
«Non vi avevo mai vista con quelli.» dichiarò, continuando a lanciarmi occhiate ostili. Avevo intuito parlasse di Adrien e Chloè. Oddio Adrien e Chloè! Chissà come stavano!
«È da poco che viaggio nel tempo...» asserii. Lanciai uno sguardo allo Squarcio nel muro.
«Se state con quella gente non voglio più niente a che fare con voi!» girò il capo in modo leggermente imperioso, probabilmente per farmi credere che davvero non le importasse di me nonostante nei suoi occhi avessi visto uno scintillio di curiosità.
«Io… emm… in che anno siamo?» domandai.
«1421.» mi informò, guardandomi da sopra una spalla. Cavoli ero tornata davvero un sacco di tempo indietro e sopratutto stavo dando piuttosto nell’occhio vestita com’ero. Vidi che Tikki si stava allontanando e perciò mi affrettai a seguirla.
«Aspetta!» la chiamai. «Come faccio a tornare indietro se dall’altra parte c’è un assassino che vuole uccidermi?»

 

  
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