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Autore: Padme Undomiel    14/04/2020    2 recensioni
[Soulmate!AU]
Miyako ha sempre avuto due grandi convinzioni, fin da quando ricorda. La prima: non c’è dono più grande, al mondo, di avere un’anima gemella che ti aspetta da qualche parte, e un modo per riconoscerla. La seconda: se sai come cercarla, dovresti iniziare a farlo senza indugiare.
Chissà perché, allora, la vita si diverte a cercare di disintegrare le sue convinzioni come se non fossero altro che castelli di sabbia.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miyako Inoue/Yolei
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Against the rules




3.




“Un classico”, esclama Miyako con le sopracciglia inarcate. “Noi ci affanniamo a cercare Taichi-san e Sora-san in lungo in largo e lui se ne sta lì a parlare con loro in tutta tranquillità, senza porsi il problema di venirci incontro!”
“Eh?” Daisuke si volta, perplesso, con la serenità di chi non si preoccupa mai troppo e sufficiente buonsenso da sapere che si parla di lui. Li guarda tutti per un istante, e ci sarebbero tante cose su cui potrebbe soffermarsi: l’assenza di Takeru, per esempio, o il ragazzo sconosciuto dai capelli rossi accanto a lei, o il fatto che Hikari sembri un po’ stordita per essere stata per un’ora e mezza a portata di tiro di un fan club dei KoD particolarmente rumoroso.
Invece l’unico particolare che nota è il ragazzo che con una mano stringe la mano di Hikari, e con l’altra la sua lattina di succo d’ananas alla quale avrà dato appena un paio di sorsi in totale.
“Ken! Ma ci sei anche tu!” Si illumina Daisuke, e si allontana da Taichi e Sora come se avesse le ali ai piedi. “Che cavolo, potevi avvertirmi che saresti venuto!”
Gli sferra una pacca poderosa sulla spalla, e Ichijouji si affanna a mettere in salvo la lattina per non far versare il contenuto.
“Come potevo avvisarti? L’ho deciso appena ieri”, si giustifica.
“Potevi mandarmi un messaggio! La mia e-mail ce l’hai, no?”
“Sì, beh, grazie tante per aver considerato anche noi, Daisuke”, brontola Miyako gonfiando le guance, indispettita, e si avvicina a Taichi e Sora per salutarli. “Sei il solito maleducato. Sora-san, ma che hai fatto alla faccia? Hai gli occhi lucidi!”
Sora sembra arrossire un po’, e rapida si passa le mani sugli occhi per cancellare ogni traccia di lacrime. Se si truccasse, ora i suoi occhi sarebbero in modalità panda.
Taichi, accanto a lei, ghigna come se avesse scoperto la cosa più bella del mondo. “Qualcuno qui è più sensibile di quel che vorrebbe ammettere”, stuzzica la sua ragazza, e si becca in risposta un’occhiataccia.
Miyako guarda l’uno e l’altra senza capirci niente, cercando di non essere urtata dalle persone che stanno uscendo dal palazzetto dello sport chiacchierando entusiasti del concerto al quale hanno appena assistito.
“Sora si è commossa sentendo Yamato cantare!” Dice Taichi a tutta velocità prima di poter essere fermato. Il risultato è una bella gomitata su un fianco, per cui forse la sua non è stata una grande idea.
“Taichi!” Lo riprende Sora imbarazzatissima, e il suo ragazzo ride a crepapelle. “Non starlo a sentire, Miyako-chan. Non mi sono davvero commossa, è- lascia perdere.”
“Tanto non hai modo di negarlo”, gongola Taichi, e di fronte alla sua espressione corrucciata la avvicina a sé e le posa un bacio sulla tempia.
“Wow.” Miyako sbatte le palpebre, meravigliata. “E chi lo sapeva che Yamato potesse avere un effetto simile? Certo che i concerti rendono le persone proprio strambe.”
“Ti sei accaparrato la ragazza più carina di tutte, Ken!” Si lamenta all’improvviso Daisuke, come se solo in quel momento si fosse accorto del fatto che il suo grande amico abbia portato una ragazza con sé. “E ora io come faccio?”
“Il mondo è pieno di ragazze carine, Daisuke”, replica Ichijouji un po’ in imbarazzo.
“Sì, ma Hikari-chan è su tutto un altro livello! Aah, che invidia”, sospira sconsolato, e poi si volta verso Miyako con una smorfia. “Di libera c’è solo la strega occhialuta.”
Beh, questo è davvero troppo.
“Per tua informazione, la strega occhialuta è impegnata!” Strilla indignata Miyako, e afferra la mano di Koushiro sollevandola agli occhi di Daisuke. Il sospiro rassegnato di Koushiro è leggero da poter benissimo essere ignorato.
“Ma se l’hai detto anche tu che non state davvero insieme!” Replica prontamente Daisuke con l’espressione vittoriosa più irritante del secolo. “Più che altro ti sopporta, no?”
“Io e Koushiro-san abbiamo un appuntamento, idiota, non c’è nessuno che si limiti a sopportare l’altro!”
“Io lo compatisco, il poverino!”
Miyako lascia bruscamente la mano di Koushiro, e si avvicina a grandi passi a Daisuke, gli occhi fiammeggianti. “Anche se fossi libera, e ti ripeto che non lo sono, non uscirei con te neanche se fossi l’ultimo ragazzo disponibile del pianeta!”
“Ah sì? Meno male allora”, sbotta Daisuke in risposta, “Perché io non uscirei con te neanche se mi costringessero con una pistola alla tempia!”
“Testa di rapa!”
“Pazza furiosa!”
“Daisuke-kun e Miyako-san hanno un modo particolare di andare d’accordo”, spiega divertita Hikari a Ichijouji, che li guarda entrambi come se stesse assistendo a una rissa iniziata in modo inspiegabile. “Non preoccuparti, litigano spesso in questo modo.”
“Di solito chi la spunta?” Domanda Ichijouji a bassa voce. I due litiganti lo sentono in ogni caso.
“Io, ovviamente!” Dicono in coro voltandosi di scatto verso il ragazzo, e in perfetta sincronia si indicano col dito per sottolineare il concetto.
Ichijouji sembra non sapere che faccia fare.
Hikari scoppia a ridere, nascondendosi la bocca con la mano come se avesse paura di mostrare le gengive. “Quando fate così siete davvero uguali”, commenta.
“Ma che brutto insulto è, scusa?” Si lagna Miyako disperata. Hikari si limita a ridere più forte.
“Quello non è Takeru-san?” Osserva Koushiro, gli occhi fissi sul lato sinistro del palco. Immediatamente l’attenzione di tutti si sposta in quella direzione.
Miyako e gli altri si sono fermati poco lontano dal palco, il più distante possibile dalla folla che sciama verso l’uscita, per cui sono facilmente riconoscibili: Takeru, infatti, li vede subito. A braccetto con una ragazza minuta dai capelli castano chiaro, solleva il capo, si illumina, alza una mano per salutarli, e dopo aver detto qualcosa alla sua partner i due si affrettano nella loro direzione.
Miyako vede Hikari lasciare la mano di Ichijouji.
“Ottimo, siete tutti qui!” Li accoglie il ragazzo appena arrivato. “Mi risparmia tempo di cercarvi. Volevo farvi entrare nell’antro segreto dei KoD, lontano dai fan – categoricamente lontano dai fan, se no a mio fratello prende un colpo. Vi va?”
“Si è rintanato in camerino, eh? Si dà tante arie ma è un timidone”, ghigna Taichi, e batte una mano sul braccio di Takeru a mo’ di saluto.
“Lui lo chiama recuperare le forze e reidratarsi, ma ... sì, in pratica è una fuga.” Takeru ride, e si volta verso Hikari. La guarda appena negli occhi, poi si china, rapido, e le posa un bacio sulla guancia.
Miyako, incredula, lo fissa a bocca spalancata.
“Come stai, Hikari-chan?” Lo sente chiederle, un sorriso splendido sulle labbra, e per niente in colpa per aver baciato una persona impegnata davanti al suo attuale ragazzo.
Il sorriso in risposta di Hikari ha una strana piega all’angolo della bocca.
“Sono un po’ confusa”, risponde sibillina, “dal fatto che tu abbia lasciato la tua ragazza in disparte, Takeru-kun. Non sei gentile.”
Takeru trasecola appena a quell’ondata di gelo improvvisa. Il suo sorriso si incrina, la fronte si aggrotta, ma poi sbatte le palpebre e torna il ragazzo sorridente che ha sempre un asso nella manica.
“Lasciavo il meglio per ultimo”, dichiara gioviale.
A guardarli si sente a disagio, si accorge Miyako all’improvviso: si sente a disagio e non è mai successo, non così almeno. Non che lei non abbia mai avuto problemi con loro, naturalmente, non dopo il loro mancato comportamento da anime gemelle, che è sempre stato capace di mandarla ai matti ... ma non c’è mai stata questa strana tensione tra loro, come se si stessero reciprocamente sfidando a parlare per primi del Problema.
Qualunque sia, di preciso, il suddetto Problema.
“Vi presento Mina-chan”, dichiara Takeru, con un ampio gesto verso di lei. “La mia graziosa accompagnatrice.”
Mina ha l’espressione un po’ confusa di chi non sa bene quale sia il proprio ruolo in una recita, e guarda Takeru sperando che la aiuti a capire; Takeru, anche indicandola, non le getta che un’occhiata rapida. Miyako sente improvvisamente uno slancio di solidarietà verso di lei, e pensa che arriverebbe persino ad abbracciarla in questo momento.
“Ti conviene stare attenta a Takeru-kun, Mina-chan”, ribatte con una serenità artificiale Hikari. “Non sai mai cosa potrebbe combinare.”
“Hikari-chan, sei cattiva”, si lamenta Takeru con un sorriso forzato.
E, strano a dirsi, per una volta Takeru ha ragione: Hikari è cattiva, per quanto lo può essere lei. Non è mai stata così tagliente con Takeru, neanche quando lo ha visto fare il galletto con le sue compagne di classe, neanche quando lo ha sentito lamentarsi della ragazza pazzamente innamorata di lui che lo seguiva per i corridoi ovunque andasse e gli lasciava lettere d'amore nell'armadietto ogni giorno.
Miyako si rende conto, per la prima volta, che a Hikari Takeru non è affatto indifferente come vuole far credere, come lei stessa aveva creduto – come aveva, in tutta probabilità, creduto anche Takeru, che a stento sembra sapere che pesci pigliare con lei in questo momento.
Bisognerebbe chiedersi se Hikari lo sa, che Takeru non le è indifferente. Ma perché non si capisce mai nulla di quello che succede nella sua testa?
"Stupide anime gemelle che non vogliono saperne di stare insieme", borbotta, battendosi una mano sulla fronte.
Pensava di aver parlato piano, invece Ichijouji la sente, si volta verso di lei, la sorpresa negli occhi.
Miyako ha improvvisamente voglia di morire.
"Ma no, ma no, niente!" Esclama a voce alta, e ride nervosamente, gesticolando a più non posso. "Scherzavo! Ogni tanto mi viene voglia di dire cose stupide a caso, ecco tutto. A te capita mai?"
Ichijouji non risponde, mentre un pensiero sembra passargli davanti agli occhi: aggrotta le sopracciglia, distratto, e torna a guardare Hikari.
Miyako è convinta di aver combinato un guaio di proporzioni cosmiche. Cosa c'è di più bello di rivelare al ragazzo di Hikari che quello che in questo momento lei ha di fronte è il suo legittimo compagno di vita? Cos'è, ha pensato che mancasse una rissa a questa serata assurda?
A dispetto di tutto, Ichijouji non sembra arrabbiato, ferito, e neanche preoccupato: sembra solo un po' sorpreso.
E questa, probabilmente, è la cosa più assurda di tutte.
L'esclamazione ad alta voce di Miyako sembra aver rotto il clima di tensione tra i suoi amici: Takeru si volta, posa gli occhi su Ichijouji, si fa serio per una frazione di secondo. Per un attimo Miyako suda freddo, ricordandosi le cose che lei gli ha confidato prima sulla scala antiincendio: vorrebbe potergli dire che è meglio non ricominciare a litigare, che davvero, perché rovinarsi la serata? Ma Takeru non sembra intenzionato a litigare con Ichijouji.
"Ichijouji Ken, vero? Sono Takaishi Takeru", gli sorride, e gli tende la mano.
E lo sta osservando, è vero, lo sta quasi studiando, ma il suo sorriso è cortese, per cui forse non morirà nessuno questa sera. Miyako tira un sospiro di sollievo, mentre Ichijouji stringe la sua mano e sembra farsi, per qualche motivo, più piccolo.
"Non gli avrei neanche rivolto la parola se non ti avessi visto parlarci prima", si spiega più tardi Takeru a bassa voce, tirando Miyako da parte mentre il gruppetto strampalato e tutto sommato male assortito si avvia verso il camerino dove si nascondono i membri dei KoD. "Ho pensato fosse tutto a posto tra voi. E' così, vero?"
Takeru getta occhiate distratte a Hikari, che chiacchiera amabilmente con Mina mentre cammina loro davanti, la mano distesa sul fianco che non stringe più quella del suo ragazzo, silenzioso accanto a lei. Hikari non lo guarda, ma Ichijouji guarda lei, un’espressione preoccupata e triste che è fuori luogo per qualche motivo che Miyako non riesce a identificare.
Sì, probabilmente tra Miyako e Ichijouji sarà anche tutto a posto. Sono gli altri che non sono a posto, proprio per niente.
Dal camerino sbuca fuori il viso sudato e diffidente di Yamato, che si guarda intorno alla ricerca di fan impazzite e sembra rasserenato a trovare solo le risate fragorose di Taichi che lo prende in giro, che lo tira fuori a forza dal camerino e gli stringe la spalla con calore. Yamato fa resistenza, gli risponde burbero, cerca di nascondere quanto gli faccia piacere rivederlo, si districa a fatica dalla sua presa per sorridere a Koushiro, scompigliare i capelli a Takeru, sollevare un pollice in direzione di Miyako. Poi il suo sguardo curioso si posa su Sora.
“Erano secoli che volevo farvi conoscere!” Esclama Taichi con un sorriso entusiasta, e mette una mano dietro la schiena della sua ragazza. “Sora, questo impiastro è Yamato. Abbaia ma non morde, te lo assicuro!”
“La vostra musica è meravigliosa”, gli sorride Sora, gli occhi brillanti e ancora un po’ lucidi.
Il complimento sembra avere un effetto buffo sul viso di Yamato: il frontman dei KoD si ritrae di un mezzo passo, gli occhi sbarrati.
“Da quanto tempo suonate? Taichi dice che prima ti esibivi con un altro gruppo”, continua Sora, e con lo sguardo cerca conferma sul volto del suo ragazzo. “O era semplicemente un altro nome? Teenage ... qualcosa, mi par-”
“Non voglio parlarti”, sussurra Yamato, e Sora si zittisce.
“Eeh?” Esclama Miyako scandalizzata. “Ma ti pare una cosa da dire, scusa? Perché sei così-”
Una mano sul braccio la ferma: si volta, e incontra il viso pallido di Takeru. Lo vede scuotere la testa, lento ... spaventato.
Miyako non riesce a capire. Chiude la bocca, si guarda intorno, alla ricerca di qualcuno che le spieghi, qualcuno che sappia qualcosa ...
E’ allora che si accorge dell’espressione di orrore e di rifiuto sul viso di Yamato, dei suoi occhi azzurri che non lasciano il viso di Sora ... che non osano guardare Taichi.
E Hikari porta le mani alla bocca, il viso di bambola contratto in una smorfia ...
Yamato fugge. Si volta di scatto, fa un passo, poi l’altro, poi inizia a correre e non si guarda mai indietro.
Gli altri restano pietrificati. Solo Ichijouji resta a fissare il punto in cui il ragazzo è scappato, come se stesse interrogando quel vuoto.
Miyako sussulta, il petto che le si stringe di colpo. “Mi state prendendo in giro …” Sussurra.
Ma l’espressione distrutta di Sora, immobile a fissare il vuoto mentre inconsciamente nasconde contro l’altra gamba il ginocchio maledetto su cui sono incise le Parole che hanno appena cambiato la sua vita, è una risposta sufficiente.
La mano di Taichi, rimasta come sospesa sulla schiena di Sora, ricade lungo il suo fianco.
 
***
 
Mantarou si ferma davanti al divano, una merendina in una mano e il telecomando nell’altra.
“Ma che fai?” Le dice.
“Medito”, risponde Miyako.
Mantarou fa una Faccia, una di quelle che vogliono dire mia sorella è stupida.
“Sdraiata sul divano.” Dice, scettico.
“Mh-mh.”
“Col cellulare sollevato in aria davanti a te.”
“Certo, dove mai potrei tenerlo, sui piedi?”
“Senza fare niente, che ne so, scrivere messaggi o chiamare qualcuno.”
“Beh…”
Mantarou sbircia lo schermo del telefono, e la sua Faccia si accentua ancora di più. “Con tre mail non lette! Aspetti che si aprano da sole?”
“Ma che dici.” Miyako lo guarda senza muoversi. “Ho letto il mittente. So di chi sono e di cosa potrebbero parlare.”
Mantarou la guarda, guarda la tv spenta, guarda il posto dove aveva pensato di sedersi e dove invece ci sono i piedi di sua sorella minore. Fa per dare un morso alla merendina, scuote la testa, ci ripensa.
“Magari sai anche come rispondere, se ti decidi ad aprirle”, le dice sbuffando. Poi posa sconfitto il telecomando sul tavolino, addenta la merendina e se ne va in camera sua a passi pesanti.
Miyako resta a guardarlo andarsene, e improvvisamente vorrebbe rincorrerlo. Almeno non sarebbe lì a fissare stupidamente un telefono che le ricorda silenziosamente la sua confusione totale.
Invece resta sul divano.
Abbassa le braccia, cominciando ad avvertire i crampi per averle tenute sollevate tanto a lungo, e si mette seduta.
Aprirle, già. La fa facile lui. Se fosse facile le avrebbe lette subito appena arrivate, come fa sempre, impaziente di avere notizie dai suoi amici o di parlare di qualcosa.
Ecco. Tipo la mail di Mimi. In altri tempi sarebbe corsa a leggerla.
Soprattutto considerando che quando le aveva scritto, una settimana fa, proprio la sera del Fatidico Incontro, era stata così impaziente di scriverle che aveva fatto anche diversi errori di battitura, e per giorni aveva aspettato risposta.
Bene. Eccola lì, la sua risposta.
Tanto so già di che parla, si dice con un groppo in gola, e la apre.
 
Koushiro-kun è la tua anima gemella??
TU NON HAI IDEA DI QUANTO IO ABBIA RISO quando l’ho letto, Miyako-chan. Gli altri lo sanno? Devi assolutamente dirmi quello che hanno pensato!
Lo sai, sono molto offesa. Perché queste cose succedono quando sono in America??
Conosco una storia molto divertente su Koushiro-kun, a proposito. Ti ho mai raccontato del campo estivo? Quello di quando ci siamo conosciuti tutti quanti, alle elementari. C’è stato un giorno in cui è saltata la corrente elettrica, e quindi tutto il campo era al buio. Non ricordo che fine avessero fatto gli altri, ma io ero da sola con Koushiro-kun, ed ero SPAVENTATA A MORTE. Eravamo in mezzo alle montagne, era notte, avevo solo nove anni, puoi immaginare la sensazione? Ho cominciato a piangere ovviamente, e ho cercato conforto in Koushiro-kun. Lui niente: mi ha piantato in asso, lì piangente e sconvolta, sostenendo che poteva dare una mano agli adulti a ripristinare la luce. Che razza di insensibile!
E alla fine di tutto non riusciva neanche a capire perché fossi così indignata!
Capisci adesso perché questa storia della tua anima gemella mi fa ridere? Non è un gran cavaliere!!
Scherzi a parte, Miyako-chan. Per quanto Koushiro-kun sia un villano con le donne, non lo fa per cattiveria: semplicemente glielo devi spiegare, come ci si comporta da gentiluomo. Però è una bella persona, e credo proprio che ti renderà felice. Ovviamente, no? E’ la tua anima gemella! Come me e Michael. Anche se lui con le donne è molto più bravo (ops scusa, non volevo infierire!!)
Quando torno a Tokyo DOBBIAMO organizzare un’uscita tra anime gemelle! Io porto Michael, tu Koushiro-kun … e … ma sì, facciamo uno strappo alla regola! E’ un secolo che non vedo Sora-san. Può (DEVE!) venire anche lei con Taichi-san, così ci divertiamo e ci raccontiamo un sacco di cose!
Baci baci, Mimi!
 
La gioia prorompente di Mimi è così incongrua col suo umore da provocarle un tuffo allo stomaco.
Sora e Taichi, certo.
Come se non fosse appena esplosa una bomba nucleare tra loro.
Non voglio parlarti.
E’ tutto sbagliato, pensa, nascondendosi il viso contro le ginocchia piegate. Lo sapeva che prima o poi tra Taichi e Sora sarebbero comparse almeno un paio di persone con la giusta pretesa di trovare la propria metà della mela. Lo sapeva, supponeva lo sapessero bene anche loro, che l’avessero accettato.
Ma proprio adesso? Proprio così?
Proprio Yamato?
Miyako ripensa alla fuga di Yamato, al silenzio di Taichi, all’angoscia di Sora. Ripensa al clima pesante con cui si sono tutti congedati in fretta e furia due sere prima, lasciando la coppia a gestire l’ingestibile, chissà come, chissà per quanto tempo.
Non doveva andare così. Non ha mai pensato che sarebbe andata così.
Pensava che il destino sarebbe stato clemente abbastanza, sensato abbastanza da lasciare loro quella complicità e quella pace idilliaca finché fosse durata – perché avrebbe avuto una fine in modo naturale, no? Alla lunga la storia si sarebbe deteriorata e ci sarebbe stato posto per l’anima gemella.
Non doveva essere così?
Perché non è andata così?
Dovrebbe rispondere a Mimi, ma la verità è che non sa proprio cosa. Mimi-neechan, è successa una cosuccia, sai. Non esistono più Sora-san e Taichi-san, ma ehi! Yamato-san a quanto pare è l’anima gemella di Sora-san, nonostante sia tanto amico di Taichi-san! Tu come stai?
Grandioso. Le farebbe venire una sincope. Probabilmente se la ritroverebbero a Tokyo nel giro di ventiquattr’ore, e non a torto.
No, non ha voglia di rispondere. Si sente confusa. Si sente anche un po’ presa in giro dal destino, a dirla tutta.
Mai una volta che le cose siano facili, eh? Grazie tante. Prima o poi farò i conti con te.
La seconda mail è, senza farlo apposta, proprio della sua anima gemella, Koushiro. Il messaggio è molto breve, conciso, eppure curiosamente esitante.
 
Mi chiedevo se fosse tutto a posto.
 
Ma certo che se lo chiede.
Miyako gli ha scritto un sacco di volte durante questa settimana “di prova”, ha cercato di farsi conoscere, di sapere qualcosa di più su di lui. E adesso sono due giorni che non si fa sentire: al poverino sarà parso stranissimo.
Il punto è … non aveva affatto voglia di scrivergli.
Non dopo il concerto. Non dopo Yamato.
La cosa assurda è che non sa neanche bene il perché. Dovrebbe voler cercare conforto nella sua anima gemella, e invece no. Non ha neanche pensato a scrivergli prima che lo facesse lui.
Forse ha paura, dopotutto.
Ma paura di cosa?
Ah, certo, ovviamente. La settimana di prova è scaduta, e ha paura che Koushiro possa mettere fine alla loro “storia” non ancora iniziata. Dev’essere così. Ma non è sciocco aver paura? Se sono anime gemelle tutto andrà bene, le cose si metteranno a posto naturalmente…
… come con Yamato e Sora?
Miyako scuote la testa, scaccia via ogni pensiero – non vuole, non può, non riesce. Chiude la mail e tira un respiro profondo.
Stupido Mantarou. Non è affatto vero che aprire le mail ti porta a sapere come rispondere. Eccola lì, ancora smarrita, ancora fragile, ancora con un peso sul petto che non riesce a sciogliere e non sa neanche perché.
Sta per mettere via il telefono per andare a fare un po’ di compiti, quando all’improvviso ricorda la terza mail che aspetta solo di essere letta.
E’ di Daisuke, e sembra così innocua e spontanea che la apre rapidamente, quasi senza pensarci.
 
Appuntamento a casa mia dopo scuola domani! Merenda insieme e playstation?
 
Che belli i messaggi in cui sai già come rispondere.
 
Spero che tu abbia un sacco di dolci di accompagnamento! Risponde, e invia.
E tutto sembra, solo per un attimo, semplice.
 
***
 
“Mi dispiace. Deve essere stato un concerto orribile allora.”
Iori è straordinario: è l’unico di loro a star studiando in una situazione goliardica come quella, eppure riesce a tenersi aggiornato su quello che succede nella stanza e sui racconti dei loro amici, concedendosi giusto ogni tanto di concentrarsi solamente sui suoi esercizi di inglese per poi scusarsi educatamente e riprendere il filo del discorso. Sono abilità che ha affinato nel tempo: da bambino era molto più severo con se stesso e coscienzioso, e nient’affatto sorprendentemente aveva molti meno amici.
Miyako per lui c’è sempre stata, ovviamente, ma non può che essere felice della sua crescita, soprattutto perché sa che Iori stesso è più sereno e rilassato.
“Ma no che non è stato orribile”, interviene vivacemente Miyako, rubando qualche salatino dalla ciotola messa a disposizione dalla signora Motomiya. “Se solo non ci fosse stato quel post concerto ai camerini, sarebbe stata una giornata indimenticabile …”
“Però c’è stato, quel post concerto”, commenta a bassa voce Takeru, senza voltarsi mentre batte senza pietà Daisuke alla play. “E sono sicuro che mio fratello avrebbe tanto voluto dimenticare la giornata.”
Il suo tono è così pesante da zittire tutti, Daisuke-lo-sconfitto compreso.
“Di mio fratello allora è meglio non parlare”, ribatte Hikari con un sorriso che sembra spegnerla. Ha gli occhi fissi sulle sue mani intrecciate, e quasi non ha guardato nessuno dall’inizio della giornata. Miyako prova dolore fisico solo a guardarla. Non osa immaginare cosa stia vivendo in questo momento … o cosa sappia di Taichi, del suo stato d’animo.
Non è neanche sicura di voler chiedere.
Ichijouji è seduto al suo fianco, e ogni tanto le lancia fugaci occhiate che sembrano tristi, ma non apre bocca. E’ comunque un gran cambiamento rispetto all’inizio del pomeriggio: quando è entrato in casa sembrava volersi sotterrare, testa bassa e inchini profondi, e scusarsi di respirare. Ora che l’argomento è cambiato e l’attenzione non è più concentrata su quanto sia bizzarro averlo in mezzo a loro oggi, sembra paradossalmente più a suo agio.
A volte la vita è proprio buffa, se ci si può rilassare quando una coppia rischia di scoppiare in modo così drammatico. A quanto pare con Ichijouji Ken le cose non sono mai prevedibili.
Takeru si gira, forse un po’ troppo bruscamente, e lascia il controller sul pavimento. “Come sta Taichi-san?” Chiede a Hikari, osando porre la domanda che nessuno riusciva a pronunciare.
“E come vuoi che stia?” Replica Hikari, sollevando il capo e guardando l’amico negli occhi. “Ha appena sentito il mondo crollargli addosso, per mano di Yamato-san poi.”
“Quando parli così sembra che tu voglia incolpare Yamato”, scatta Takeru incupendosi.
“Non ho detto niente del genere”, risponde Hikari quasi immobile.
“Eppure mi guardi come se lo credessi.”
Miyako coglie l’espressione disorientata di Daisuke, e sa che neanche lui aveva colto nessuna espressione simile, nell’espressione criptica di Hikari.
“Guarda che Yamato non voleva niente del genere. Gli è successo! Com’è successo anche a Taichi-san e Sora-san”, continua Takeru, al silenzio della sua interlocutrice. “Mio fratello ci tiene al tuo. Non puoi non saperlo!”
“Ehi, ehi, ma che vi prende? Calmatevi!” Si intromette Miyako, sgomenta dallo spettacolo. In realtà è la prima volta che vede Takeru e Hikari litigare: non credeva neanche ne fossero capaci. “Insomma, mi pare sia chiaro a tutti come sono andate le cose, no? E’ una grande ingiustizia, ma non è colpa di nessuno!”
“Ma tu non eri fanatica delle anime gemelle, scusa? Non dovresti star difendendo Yamato in questo momento?” Commenta Daisuke scettico, un bicchiere di succo di frutta in mano.
Hikari abbassa lo sguardo, come se si sentisse tradita.
“Ma che c’entra, scusa! Le anime gemelle sono una cosa seria, e non c’è da essere fanatici per riconoscere quanto siano importanti nella nostra esistenza, ma non riesco a credere che tra Taichi-san e Sora-san possa finire così di colpo quando stava andando tutto così bene!”
Ha il tempo di finire la frase, per fortuna, prima che il groppo in gola le strozzi la voce. Miyako è sorpresa, in realtà, dall’intensità con la quale sta vivendo la cosa: credeva di essere tranquilla col pensiero che il destino sappia mettere a posto le cose, che Taichi e Sora, per quanto carini insieme, non fossero giusti l’uno per l’altra, ma si rende conto solo ora che il pensiero le fa male.
Riesce ancora a vederli, Taichi e Sora, seduti su un divano dopo una discussione, a guardarsi sorridendo senza curarsi del resto, e quel pensiero le è insopportabile.
Non è giusto.
“Non è detto che tra loro debba finire per forza”, dice Hikari, quasi inudibile. Si sta di nuovo fissando le dita in grembo. “Non è detto che a loro importi delle anime gemelle. Tanta gente vive facendo a meno di trovare la propria …”
Miyako apre la bocca, la richiude. C’è solo un pensiero che le passa per la mente, ed è perentorio: Non funziona così. Ma non osa dirlo, non questa volta.
“Io dico che dovremmo lasciare a loro la gestione della cosa”, commenta Iori, sollevando lo sguardo dal suo quaderno. “Lo so, qui siamo tutti amici delle parti coinvolte, e addirittura Takeru-san e Hikari-san sono fratelli di Taichi-san e Yamato-san. Dispiace a tutti, credo, ma proprio per questo non dovremmo litigare tra noi. Nessuno di noi sa cosa sia giusto e cosa sbagliato.”
Takeru si passa una mano tra i capelli, e abbassa il capo con un sospiro. “Mi dispiace di aver alzato la voce, Hikari-chan”, dice senza guardarla. “Sono solo … arrabbiato.”
“Lo sono anche io”, sussurra lei di rimando. “Dispiace anche a me.”
Cala un silenzio pesante, e Miyako ha la sensazione sconcertante che non sia tutto a posto, tra loro. Non sembrano irritati, non più almeno, ma sembrano … distanti. Come se ci fosse una voragine tra loro, che non sanno come aggirare.
Che vorrebbero aggirare, con tutto il cuore, senza poterlo fare.
Daisuke si lascia cadere su una sedia girevole, con uno sbuffo sofferto. “Chissà com’è andata a finire tra loro”, esclama. “Cioè, come si parla di una cosa così? Che dici?”
“Non credo che ci riguardi, Daisuke-san”, risponde deciso Iori, tornando al suo inglese.
“Ma è assurdo! Solo a pensarci mi esplode il cervello.”
“Come se tu avessi un cervello”, ribatte Miyako inarcando le sopracciglia.
Daisuke le fa una smorfia.
“Ma poi … non avrebbe dovuto fermarsi a parlare con loro anche Yamato?” Si chiede poi, scartando una merendina. “Perché cavolo è scappato in quel modo?”
“Ve l’ho detto. Mio fratello non voleva affatto che fosse Sora-san, la sua anima gemella.” Takeru sembra stanco. “E’ scappato perché non sapeva come fare. Non l’ha cercata lui. Non la conosceva neanche prima del concerto … non voleva che Sora-san si accorgesse che era lui.”
“Eppure ha parlato”, interviene a sorpresa Ichijouji.
Tutti, tranne Hikari, si voltano di scatto verso di lui; Ichijouji arrossisce di colpo.
“Scusate”, sembra ritirarsi, “era solo … non importa.”
“Cosa?” Incalza Daisuke, il tono entusiasta perché finalmente il suo amico ha trovato il coraggio di far sentire la sua voce.
“Ma no”, si schermisce, “era solo un pensiero come un altro. Una sciocchezza, credo.”
“Ken, dai, non fare il timido! Sputa il rospo.”
Ichijouji inspira profondamente, espira, stringe i pugni e sembra farsi forza. Le guance, però gli rimangono rosse.
“Pensavo … L’unico modo che abbiamo per farci riconoscere dalla nostra anima gemella è quello di parlare”, inizia, guardando a tratti tutti ma senza fermarsi su nessuno. “Giusto? Qualunque cosa diciamo, pur sciocca o banale, sarà scritta sulla pelle dell’altro senza che possiamo farci nulla. Non scegliamo noi cosa dire, come dirlo, eppure sulla pelle la nostra anima gemella porterà esattamente la prima cosa che ci viene in mente di dire di fronte a lei. Non c’è nulla di pianificato, non abbiamo libero arbitrio, però … una cosa possiamo controllarla. Solo una.
“Possiamo decidere di non parlare. Di non farci riconoscere, insomma.”
Miyako rimane di sasso.
“Cosa vorresti dire, scusa?” Interviene Takeru, le sopracciglia corrugate.
“Nulla, pensavo soltanto che … Ishida-san ha deciso di parlare comunque. Dev’essere stata sicuramente una reazione inconscia”, aggiunge in fretta, osservando l’espressione di Takeru. “Non voglio mettere in dubbio la sua buona fede. Però … avrebbe potuto scappare e basta, eppure non lo ha fatto. Una parte di sé, almeno, ha voluto farsi riconoscere da Takenouchi-san. Mi ha fatto pensare …”
Ichijouji tace, abbassa lo sguardo, sembra distante.
Miyako ripensa di colpo all’espressione del ragazzo alla fuga di Yamato, a quegli occhi che sembravano inseguire pensieri irraggiungibili, e si rende conto che è la stessa espressione che sta esibendo ora.
Nella stanza cala un silenzio tombale, interrotto dal lieve jingle del videogioco in standby.
“Non è una colpa desiderare di trovare la propria anima gemella.” Takeru si alza in piedi, si avvia a passi lunghi verso la porta, la apre. “Vado in bagno, scusate.”
La porta si richiude dietro di lui con un tonfo.
“Wow”, commenta Daisuke. “Siamo tutti nervosi oggi.”
“Mi dispiace.” Ichijouji sembra di nuovo contrito. “Ho esagerato, forse. Non intendevo offendere nessuno.”
“Eh? Ma scherzi, ti pare. Takeru non è offeso, è solo preoccupato per il fratello!”
“Takeru-kun vuole molto bene a Yamato-san”, interviene dolcemente Hikari, e gli fa un sorriso. “Dev’essere dura per lui.”
Yagami Hikari non direbbe mai come lo è per me. Non si sentirebbe mai in diritto di soffrire, non lei: c’è sempre qualcun altro ad avere più diritto di lei. Se si parla dei suoi cari, poi, a maggior ragione.
“Sentite, ma non possiamo cambiare argomento?” Interviene Daisuke, il controller in mano. “Dai! Ken, vieni tu a sfidarmi! Almeno ci divertiamo un po’!”
“Va bene.” Ichijouji stringe per un attimo la mano di Hikari, si alza e poi si dirige verso il televisore. Ha il tempo di inginocchiarsi, prendere il controller di Takeru e rispondere a Daisuke su qualcosa riguardo le impostazioni del gioco, prima di accorgersi che Miyako lo sta fissando.
Lui la guarda, arrossisce, distoglie lo sguardo, teso come una corda di violino.
Chissà come, riesce a non guardarla più per tutto il pomeriggio.
 
***
 
“Ichijouji-kun!”
Non è che Miyako sia una frana nella corsa: se la cava abbastanza bene, a dirla tutta, e i suoi insegnanti di educazione fisica non hanno mai avuto niente da ridire a riguardo.
Il problema è che lui corre un sacco anche solo camminando. Accidenti all’Astro Nascente del Calcio, ecco.
“Sono io, sono io!” Riesce ad articolare, con il fiatone. Ma giusto poco, eh. “Inoue Miyako! Non spaventarti, nessun malintenzionato ti sta seguendo sulla strada di casa!”
Ride, sventolandosi con una mano e cercando di sembrare il più naturale possibile. “Anche perché uno sconosciuto non potrebbe conoscere il tuo nome, no? Ah no, aspetta. Sei comunque Ichijouji Ken. La gente ti riconosce ancora per strada?”
Ichijouji ha l’espressione guardinga di un animale messo spalle al muro, perciò Miyako si rende conto della gaffe e sussulta, le guance in fiamme.
“Lascia perdere! Come se non avessi parlato.” Si schiarisce la gola, e lo guarda. “Scusa se ti ho seguito. Lo so, ci siamo salutati tutti sulla soglia di casa di Daisuke, è tardi, i nostri genitori ci aspettano per cena e così via. Tu poi devi anche andare a Tamachi, quindi devi sbrigarti. Figurati se non lo so! Mi chiedevo solo se potessi accompagnarti per un pochino di strada. Solo un pochino.”
Gli sorride, speranzosa, ma Ichijouji rimane immobile, gli occhi sgranati e il disorientamento sul viso.
“E’ che volevo parlare con te di una cosa”, confessa alla fine. “Ti ricordi il discorso che abbiamo fatto sulle anime gemelle? Tu hai detto una cosa che mi ha sorpreso un sacco, e volevo che mi spiegassi bene come la pensi.”
Sul viso di Ichijouji passa rapidamente un lampo di comprensione, poi rifugge il suo sguardo. Sembra preoccupato.
Miyako lo fissa, interdetta. “… ok …? Allora va bene se ti dico cosa mi ha sorpreso?”
Ichijouji la guarda, torna a guardarsi i piedi, timidamente annuisce.
Beh, è già qualcosa. Con rinnovata forza, Miyako riprende a parlare, e già che c’è cammina verso la stazione metropolitana di interesse di Ichijouji, dato che lui sembra aver scordato come si metta un piede davanti all’altro.
Il ragazzo non sembra gestire bene lo stress, pensa tra sé e sé.
“Correggimi se sbaglio. Tu hai detto in pratica che alcune persone potrebbero non volersi mai far riconoscere dall’anima gemella. E il fatto è che … beh, non lo capisco”, esclama, lanciandogli un’occhiata penetrante. “Non siamo tutti alla ricerca di un’anima gemella? Non dovrebbe essere bello trovare qualcuno a cui appartenere? Cioè, so che ci sono persone che odiano questo concetto, che preferirebbero avere libero arbitrio eccetera eccetera, ma non conosco nessuno di loro direttamente, per cui non capisco perché dovrebbero voler fuggire. Mi spieghi il tuo punto di vista? Ci ho pensato tutto il pomeriggio, ma niente, nessuna soluzione!”
Ichijouji la guarda, dolente, e tace.
Miyako si ferma, sbatte le palpebre, aspetta che si fermi anche lui. “Ehm, tutto bene? Ti ho chiesto qualcosa di strano? Guarda che sei stato tu a parlare così prima, non mi sono inventata niente … oppure ho totalmente travisato il discorso?”
Niente, silenzio tombale.
Miyako inizia a innervosirsi. Si sente tremendamente a disagio a condurre questo strano monologo.
“Ichijouji-kun … Ken-kun.” Decide di colpo, e lui solleva lo sguardo. “Posso chiamarti così, vero? Anche tu puoi chiamarmi per nome, non mi offendo mica – anzi, mi offenderei se mi chiamassi per cognome, fa molto vecchia signora.” Agita una mano per allontanare il pensiero agghiacciante. “Ken-kun, io non ho nessun problema con te. Lo sai, vero? Voglio ricominciare daccapo con te, voglio diventarti amica. Se fai il pesce rosso perché hai paura di me ti assicuro, sono innocua! Sono solo curiosa: voglio sapere come la pensi.”
Ichijouji sembra esitare.
Incoraggiata, Miyako incalza. “Certo, se poi sei tu ad avercela con me dimmi! Tutta orecchie.”
Lo vede scuotere la testa, esitare ancora, per poi abbassare la testa sconfitto.
La pazienza comincia drammaticamente a esaurirsi.
“Insomma, vuoi dirmi qualcosa?” Lo prega. “Qualunque cosa. Perché con Daisuke e Hikari-chan parli, e con me non spiccichi parola?”
Il silenzio pesa come mille macigni.
E forse è una frana quella che le è appena caduta sul petto, perché si sente soffocare.
“Ah”, scatta, uno strano calore che le annebbia la testa, la vista, tutto. “Tu parli con tutti tranne che con me. Ora ho capito.”
Lui sembra di colpo angosciato, ma questa volta Miyako non lo lascia neanche tentare di parlare.
“Cos’è, mi trovi antipatica?” Alza la voce. “Non ti piace come parlo, cosa faccio? Ti do fastidio perché cerco di parlarti nonostante tutti i nostri trascorsi? Dimmelo allora! Qualunque cosa è meglio di questo silenzio assurdo! Hai idea di come mi senta in questo momento?”
Il viso di Ichijouji sembra accartocciarsi per la tristezza, eppure lui non cerca di parlare: se ne sta lì, immobile, muto, a guardarla perdere la testa.
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso.
“Non stare lì a fissarmi! Perché stai sempre lì a fissarmi senza dire una parola? Lo fai da quando eravamo piccoli!” Strilla. “E ancora non capisco cosa ti passi per la testa! Perché non vuoi dirmi niente? Si può sapere che ti ho fatto stavolta?”
Ichijouji ha gli occhi più tristi del mondo.
Miyako ha gli occhi pieni di lacrime invece – per la rabbia, per l’umiliazione, per la vergogna -, così non ce la fa più: si gira e lo pianta lì, col suo stupido silenzio.
Lui non tenta di seguirla.
E questa, malgrado tutto, è la cosa peggiore.
 
***
 
A cena non mangia quasi nulla.
Sua madre la rimprovera, le dice che deve smetterla di mangiare “tutti quei dolcetti” fuori pasto, e Miyako si arrabbia, perché “che ne sai di quanti ne ho mangiato? Neanche c’eri!” Chizuru sogghigna e le dice che chiunque la conosca sa che potrebbe mangiare una torta intera senza farsi scrupoli, e i suoi fratelli ridono, e Miyako si alza indignata da tavola dicendo loro che la prossima volta mangerà due torte intere, e non ne porterà loro neanche un po’. Suo padre le intima di non alzarsi da tavola prima di aver finito la cena, ma Miyako non gli dà retta e va in camera sua, gridando che avrebbe studiato fino a tardi.
Non senza aver sbattuto platealmente la porta, ovviamente.
Prende i suoi libri di algebra, la sua penna, il suo quaderno e la sua calcolatrice, e si lascia cadere pesantemente sulla sedia di fronte alla scrivania.
Apre il quaderno, si sofferma distrattamente sulle pagine bianche, si ferma.
Non c’è niente di peggio di una persona che non vuole parlarti, pensa di colpo.
Litigare è molto meglio: in un certo senso Miyako è fan del litigio. Non che le piaccia, naturalmente, e ci sono litigi che tirano fuori il peggio di sé, tanto da farla star male, intensamente, e farla correre in lacrime dall’altro scusandosi ripetutamente. Eppure litigando le amicizie si rafforzano, dagli errori si impara, tramite un rimprovero si cresce, e discutendo ci si conosce.
Col silenzio, invece, sei impotente.
Il silenzio ti rifiuta, e quel che è peggio è che non puoi farci proprio nulla.
Ichijouji è un idiota.
E’ un idiota, perché dopo tutto quello che lei ha fatto per rimettere le cose a posto, per scusarsi, per tentare di conoscerlo, lui la tratta così, come se valesse meno di un soldino bucato.
Solo a ripensare all’orrendo monologo di quel pomeriggio si sente le guance bruciare di vergogna, e la pancia stringere in una morsa.
Nessuno merita un trattamento simile, decide.
E’ per questo che prende il cellulare, apre la casella e-mail e il contatto di Koushiro, e senza pensarci troppo digita in fretta pochi caratteri, ma sufficienti.
Hai qualcosa da fare in pausa pranzo domani?
E’ solo quando preme Invio che ritrova il sorriso.
Ecco qui una vittoria personale contro il Silenzio, pensa trionfante rimettendosi con la testa china sui libri.
E su quello scemo di Ichijouji.
 
***
 
E’ buffo a dirsi, ma Miyako ha scoperto l’indirizzo di casa di Koushiro prima di scoprire che frequentasse il suo stesso istituto scolastico.
L’istituto di Miyako è comprensiva di scuole medie inferiori e superiori: è per questo che Takeru e Hikari -che frequentano la terza media- e Iori -che frequenta la prima- si recano ogni mattina nello stesso posto. Da quel che sa anche Taichi, Sora e Yamato frequentano lo stesso istituto -sono al terzo anno di liceo-, ma non va spesso al piano di sopra per salutarli.
Che Koushiro frequentasse il secondo anno di liceo presso il suo istituto, invece, non sapeva proprio nulla.
E’ colpa di Yamato che non sa dare le informazioni in modo decente: quando Miyako lo aveva scoperto, alcuni giorni prima, e si era lamentata con lui, il ragazzo aveva sogghignato, ribattendo: “Tu mi hai chiesto solo dove abita, e io te l’ho detto”.
Con tutto quello che è successo tre giorni fa, comunque, non ha più molta voglia di avercela con Yamato. Pensare a lui la fa solo preoccupare.
In ogni caso, eccola lì, a correre per il cortile della scuola appena suonata la campanella che preannuncia la pausa pranzo, alla ricerca di una testa rossa che dovrebbe starla aspettando da qualche parte.
Koushiro è seduto su una panchina all’ombra, lontano dagli altri studenti, un cellulare in mano e un enorme ingombro poggiato sulle gambe. Quando la sente avvicinarsi in fretta solleva il capo e si raddrizza con un sorriso, e solo allora Miyako capisce cosa ci sia sulle gambe del ragazzo.
Un bento enorme.
“Ma io avevo preparato il pranzo per tutti e due!” Si lamenta delusissima, fermandosi di fronte a lui.
Koushiro arrossisce e sospira. “Mia madre pensa che io stia dimagrendo troppo”, dice con tono sconfitto.
Miyako fissa il bento.
“E quindi ha deciso di preparare il necessario per sfamare un reggimento”, conclude. “Accidenti. Tua madre ha appena distrutto un mio sogno da sempre!”
Detto questo si lascia cadere pesantemente sulla panchina, alla sinistra di Koushiro.
“Mi dispiace, Miyako-kun. Però non dovevi pensare anche al mio pranzo … se avessi saputo che ne avevi intenzione ti avrei dissuaso.”
“Tua madre non sa che condividere il bento è una cosa molto romantica?” Sbuffa Miyako.
Il silenzio imbarazzato di Koushiro non lascia presagire nulla di buono.
“… aspetta.” Miyako, di colpo insospettita, si volta a guardare il ragazzo in faccia, le sopracciglia aggrottate. “Tua madre non sa niente di me. Giusto?”
“Certo che no!” Si difende precipitosamente Koushiro, un po’ colpevole. “Lo sai che non siamo d’accordo sulla storia delle anime gemelle. Cosa avrei dovuto dirle?”
“Che hai trovato la tua e non intendi far nulla, ecco cosa!” Esclama Miyako con forza.
Koushiro apre la bocca, la richiude, scrolla le spalle con aria impotente.
“Questa è la tua interpretazione delle cose.”
E’ da tanto tempo che non toccano direttamente l’argomento –Miyako ha evitato per non spaventare Koushiro, Koushiro probabilmente ha fatto lo stesso per non litigare -  e sentire di nuovo quel rifiuto categorico è come ricevere un pugno nello stomaco.
Koushiro abbassa di colpo la testa, aprendo il bento e tirando fuori le bacchette, e Miyako ha l’impressione che lui stia cercando qualcosa da fare per non guardarla. “Lo sai che è così che la penso.”
“Koushiro-san, posso farti una domanda importante?”
Koushiro non si aspettava un cambio repentino di argomento simile, e solleva lo sguardo senza volerlo. “Certo.”
“Non vuoi provarci con me perché sei già innamorato di un’altra persona?” Gli chiede a bruciapelo.
In realtà è sorpresa di essere così seria e composta all’esterno: dentro il suo petto il cuore sembra senza controllo. Fare una domanda simile è l’ultima cosa che Miyako vorrebbe fare, ma qui non si tratta di volontà: si tratta di un obbligo. Lo deve a Koushiro, certo, ma anche a se stessa: sa benissimo che la prima cosa che se ne va, quando è agitata in quel modo, è il sonno la notte. E lei non può rischiare l’ennesima notte in bianco.
Meglio la verità nuda e cruda, per quanto faccia male.
Koushiro sembra completamente spiazzato. “Miyako-kun …” Tenta, ma poi esita e tace.
“Ti prego, rispondimi!” Lo supplica Miyako, il bento che ha portato da casa ancora chiuso sulle sue gambe. “Dopo quello che è successo a Taichi-san e Sora-san non capisco più niente. Pensavo di sapere come funziona questa storia delle anime gemelle, ma la verità è che più ci penso e più mi si ingarbuglia la testa. Quando mi hai detto che non volevi stare con me come fidanzato ero confusa, ma pensavo che fosse solo questione di tempo, che essere predestinati dalla nascita ci avrebbe garantito che tutto sarebbe andato per il meglio alla fine … e invece poi c’è stato il concerto … e mi sono resa conto di colpo che non è così facile, che ci possono essere delle situazioni sgradevoli, o dolorose, che impediscono la riunione delle anime gemelle … non è che anche tu hai qualcuno che ami nonostante non sia la tua anima gemella, come è successo a Taichi-san? Se fosse così mi sarebbe tutto più chiaro … sarebbe terribile per me, e credo anche per te, ma sarebbe più chiaro. E’ così, Koushiro-san?”
Il tempo che trascorre tra le sue parole e la replica di Koushiro è una tortura.
Infine, Koushiro sospira.
“No, Miyako-kun”, dice. “Non c’è nessun’altra persona. Non mi sono mai innamorato in vita mia.”
Miyako sbatte più volte le palpebre, cercando di capire perché non si senta sollevata come sperava.
“Neanche una volta?” Gli chiede. “Neanche una cotta minuscola?”
Koushiro fa un sorriso un po’ strano.
“L’amore non è mai stata una mia priorità.”
Beh. Ecco una risposta assurda.
“Ma che vuol dire, scusa?” Boccheggia Miyako. “Passi pure che non dai troppa importanza all’amore – non capisco, visto che per me l’amore è ciò che muove ogni cosa, ma a ognuno le proprie stranezze. Però parli come se fosse una cosa in tuo potere! Non puoi controllare l’amore.”
Koushiro non risponde, limitandosi ad addentare una crocchetta.
Miyako lo fissa incredula, e fa per continuare a difendere le sue idee sull’amore, ma all’improvviso un pensiero scioccante la fulmina, e la lascia a bocca aperta.
“Aspetta. E se invece …”
Koushiro torna a guardarla, masticando la crocchetta con aria interrogativa.
“Dimmi una cosa.” Miyako lo fissa, serissima. “Tu non sei innamorato di me.”
Koushiro sembra sospettoso di fronte alla sua perentorietà. “No. Mi dispiace.”
“E’ perché non ti piaccio?”
Il ragazzo sembra voler terminare la conversazione il prima possibile: si agita nervosamente sul posto, senza sapere dove fermare lo sguardo. “Al contrario, mi piaci come persona … sei intelligente, abbiamo interessi in comune, sei ferrata in informatica …”
“Quindi è solo che l’amore non è una priorità per te!” Conclude Miyako trionfante.
Questa volta Koushiro non sa proprio che pesci pigliare con lei.
“La cosa ti rende felice?”
“No no aspetta. In effetti no, non tanto.” Miyako ci pensa, la testa che frulla senza sosta. “Renderebbe le cose molto meno romantiche … non sono sicura funzioni così … però potrebbe essere la soluzione ai nostri problemi al momento!”
“Ma di che stai parlando?”
“Senti qua.” Miyako si aggiusta gli occhiali sul naso. “Io ti piaccio, ma non sei innamorato di me, pur essendo la tua anima gemella …”
“… cosa su cui non concordo-”
“… e guarda caso mi dici che l’amore non è una tua priorità. Mi viene da pensare … non è che con la tua razionalità stai bloccando la Ricerca, e il sentimento d’amore per la tua anima gemella?”
Koushiro trasecola. “Come?”
“Da tutti i libri che ho letto”, continua Miyako, mettendo da parte il bento e sporgendosi verso di lui, “ogni persona è destinata ad amare la sua anima gemella. Eppure tu non mi ami, e non vuoi avere a che fare con l’amore. E sei anche una persona molto razionale, quindi la tua razionalità potrebbe avere molto potere sui tuoi sentimenti! E se fosse che le tue convinzioni perentorie ti abbiano … non so … bloccato l’Area Anima Gemella? Come se avessi messo una specie di lucchetto all’area cerebrale che controlla l’amore, per cui ti stai impedendo di amare!”
Koushiro sembra un pesce fuor d’acqua. “Io non … non credo proprio funzioni così…”
“Beh, ma non lo sappiamo!” Esclama Miyako vivacemente. “Magari sei un caso raro, e non mi è mai capitato di leggere storie come le tue … ma tornerò in biblioteca! Se ci sono casi simili, magari è anche scritto come sbloccare quell’area nella tua testa …”
“Miyako-kun, credi davvero che il meccanismo delle anime gemelle sia qualcosa sotto il nostro controllo razionale?” Obietta Koushiro. “Qualcosa che possiamo accettare o rifiutare a nostro piacimento, al punto tale da bloccare persino i sentimenti verso l’altro?”
“E’ per questo che dico che si perderebbe gran parte dell’aspetto romantico”, si acciglia Miyako. “Però forse, se capissimo come …”
Si ferma di colpo, di nuovo.
Koushiro sembra preoccupato dal suo nuovo silenzio. “Che c’è adesso?”
“Aspetta un attimo”. Miyako sbianca. “Se scoprissimo che il sentimento si può bloccare … avremmo una soluzione anche per loro.”
“Loro chi?”
“Taichi-san e Sora-san.”
Koushiro tace.
“Cioè”, balbetta Miyako, “se Yamato-san e Sora-san potessero rifiutare questo sentimento … questo legame … potrebbero farlo allora. Potrebbero mantenere le cose come stanno …”
Koushiro sembra adombrato.
Miyako rimane immobile, sconcertata dalla portata della conclusione a cui è arrivata senza volerlo. E’ una cosa enorme.
“Koushiro-san … tu rinunceresti mai alla tua anima gemella per mantenere le cose come stanno?”
“Non sono la persona più indicata per rispondere”, risponde lui a bassa voce. “Ma vorrei che Sora-san ci pensasse bene. Lei e Taichi-san stanno insieme da una vita.”
“Io non penso sarebbe giusto rinunciare”, sussurra Miyako, colpevole.
Koushiro non risponde – probabilmente non sa come fare.
Neanche lei lo sa, dopotutto.
Per un po’ mangiano in silenzio, ascoltando i suoni lontani di risate e chiacchiericci.
“Io vorrei informarmi su questa cosa”, dice a un tratto Miyako, e per una volta è lei che non riesce a guardarlo. “Vorrei provare a studiare, capirci di più. Magari riusciamo a capire come comportarci … lo so che tu mi hai detto che non sei d’accordo, e se non vuoi lo capisco, ci mancherebbe, non sono una dittatrice … ma ti andrebbe di lasciarmi provare? Di – di aspettare ancora un pochino?”
Sente Koushiro guardarla mentre riflette.
“Va bene”, concede.
Miyako si illumina, e solleva di colpo il capo per ringraziarlo, ma Koushiro la ferma.
“Non so se servirà a noi … ma magari potrebbe servire a Taichi-san.”
Miyako richiude la bocca.
Perché non dovrebbe servire a noi? Vorrebbe chiedergli. Se andasse bene forse riusciremmo ad amarci, a vivere una vita perfetta assieme. Perché non vuoi darci neanche una chance?
Ma è una fifona, e teme la risposta. Così sta zitta.
E poi cambia di colpo argomento, e gli racconta di quando aveva pensato di iscriversi allo stesso club di informatica di Koushiro, per poi optare invece per il club di chimica senza motivo apparente, cosa che è stata una pessima idea, per quella famosa volta in cui ha quasi fatto esplodere l’aula … parla, e parla, e parlando sovrasta il ronzio incessante della sua testa iperattiva.
Non è importante, dice alla sua testa zittendola. Perché Koushiro la ascolta, le risponde, le offre qualcosa dal suo bento e assaggia qualcosa da quello di Miyako.
Parlare con lui è piacevole, mangiare con lui anche, ed è questo che conta.
Almeno per ora, è questo che conta.
 
***
 
Si accorge di quella mail solo quando è ora di cena.
Miyako ha passato le ore pomeridiane dopo scuola ad aiutare suo padre al konbini, tra scatoloni da svuotare e onigiri da riporre nel reparto frigo: non ha raccolto neanche una volta la cartella di scuola da terra, né ha preso in mano il cellulare da allora. Non aspettava nessun messaggio d’altronde.
Ma forse, alle 18.30, avrebbe dovuto controllare il cellulare, dopotutto.
E ora è lì, sulla soglia di casa, la cartella su una spalla, a chiedersi se non stia perdendo qualche grado alla vista. Perché non può averle scritto chi crede lei, non può … magari se si pulisse gli occhiali …!
Ma non sono gli occhiali.
Il mittente è inequivocabile.
 
Forse sto sbagliando a scriverti.
Sono mortificato per quello che è successo ieri sera. Non ce l’ho con te, e non è una questione di antipatia.
E’ solo che parlare con te mi è ancora difficile.
Eppure vorrei conoscerti meglio.
Non arrabbiarti con Yagami-san se mi ha dato il tuo contatto, gliel’ho chiesto io.
Dovevo provare.
 
Ichijouji Ken
 
La cartella di Miyako le scivola dalla spalla e cade a terra.
 
   
 
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