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Autore: MackenziePhoenix94    14/04/2020    1 recensioni
“E adesso?”
“Adesso reggiti forte”
“Che vuoi fare?”
“Ti fidi di me?” le chiese di getto lui; le aveva già rivolto quella stessa domanda nel corso della notte trascorsa sopra il tetto di casa Anderson e, come in quella occasione, Ginger rispose senza esitare.
“Sono uscita di casa in piena notte di nascosto, ho preso un treno per Cambridge e ti ho appena aiutato a rubare una bici dalla casa di tua madre: pensi che avrei fatto tutte queste cose se non mi fidassi ciecamente di te, Syd Barrett?”.
Le labbra del ragazzo si dischiusero in un sorriso.
“Allora reggiti forte, perché stiamo per prendere il volo”.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1970, marzo.


 
Il campanellino posizionato in cima alla porta d’ingresso del negozio trillò allegramente, Ginger sollevò gli occhi dalla composizione floreale di cui si stava occupando e sorrise allegramente al ragazzo affascinante, dai capelli castani, che era appena entrato ed alla bambina che teneva in braccio.

“Ehi!” esclamò posando il paio di forbici che aveva in mano sul bancone “poco fa mi stavo giusto domandando quando ti avrei rivisto passare da queste parti”

“Lo sai che lo farei molto più spesso se non fossi così assorbito dagli impegni di lavoro, fortuna che adesso posso tirare un momentaneo sospiro di sollievo e godermi per un po’ le gioie casalinghe” rispose Richard sorridendo a sua volta, strofinò il naso contro quello della figlia Gala e lei, in risposta, scoppiò in una risata sonora ed allegra; Ginger rivolse uno sguardo dolce alla bambina e pensò che assomigliava già moltissimo al suo migliore amico.

Aveva impiegato ben due settimane per mettere da parte il suo orgoglio femminile per decidersi a chiamare Rick e per chiedergli scusa; e quando finalmente aveva trovato il coraggio, lui l’aveva battuta sul tempo presentandosi a casa sua con un sacchettino di the ai frutti di bosco e con una confezione di pasticcini alla panna e marmellata di fragole: lo spuntino preferito di Ginger fin dai tempi dell’infanzia.

Un intero pomeriggio passato a discutere in cucina, bevendo the e mangiando pasticcini, aveva posto le basi per riallacciare il loro rapporto di profonda amicizia che era nato diciasette anni prima.

Il resto era venuto da sé nei mesi successivi, passo dopo passo.

“Lo immagino… Soprattutto ora che è arrivato il piccolo Jamie”

“Come stai, Ginger?”

“Io? Bene. Qui dentro non mi annoio mai perché c’è sempre tanto lavoro da fare, l’unico vero problema è che non ho mai abbastanza tempo e mi ritrovo sempre a fare i salti mortali a fine giornata”

“E non ti manca la macchinetta fotografica?”

“Ohh, non se ne resta appesa al chiodo, tranquillo. La uso molto di frequente”

“Io stavo dicendo se ti manca usarla dal punto di vista lavorativo”.

La rossa divenne improvvisamente seria, abbassò gli occhi scuri sulla composizione completata a metà e scosse la testa da destra a sinistra.

“No, non mi manca” disse in un soffio “ho già capito quello che stai per chiedermi e ti risparmio la fatica di pormi quella domanda: no. Ti ringrazio, ma no. Ho chiuso con questa storia. Non sono più arrabbiata con te e non voglio neppure portare rancore al gruppo, sono contenta per i risultati che voi tutti state ottenendo, ma io voglio restarne fuori. Quello è il tuo mondo, questo è il mio”

“D’accordo, come desideri” mormorò Wright, preferendo non insistere, e cambiò argomento; tornò a sorridere, si voltò a guardare Gala ed indicò la busta rosa che teneva stretta tra le manine paffute “speriamo che comunque tu decida di fare un’eccezione per domenica… Gala ha qualcosa per te. Dà la busta alla zia Ginger”

“Che cos’è?” chiese la giovane; prese la busta, l’aprì e tirò fuori un bigliettino di carta rosa e profumata “un invito?”

“Juliette ha organizzato una piccola festa per l’arrivo della primavera. Niente di esagerato. Ci saranno le nostre famiglie, un paio di vicini… Ci saranno anche Nick e Lindy, ti ricordi di loro?”

“Certo che mi ricordo di loro anche se non li vedo da qualche anno… Come stanno?”

“Stanno bene. Un paio di mesi fa hanno festeggiato il loro primo anniversario di matrimonio”

“E quindi, alla fine, lui è stato costretto a regalarle l’anello ed a farle la fatidica domanda?”

“Sì, quel piccolo tornado è riuscito a farlo capitolare” commentò Rick con una risata divertita; lanciò un’occhiata di sottecchi alla sua migliore amica prima di proseguire, lentamente “sai… Alla festa ci sarà anche il nostro nuovo chitarrista”.

Ginger inarcò il sopracciglio destro.

“E con questo cosa vorresti dire?”

“Assolutamente nulla. Solo che, per come ti conosco io, potresti considerarlo una persona interessante”

“Aspetta, fammi capire… Stai tentando di combinarmi un appuntamento?”

“No, assolutamente no… Però, secondo me, non ti farebbe male conoscere nuova gente… E da quello che so io, per puro caso, al momento è libero dal punto di vista sentimentale”

“Richard, no” rispose categorica la giovane “ti ringrazio di nuovo, ma anche in questo caso la mia risposta è no. In questo momento intraprendere una storia d’amore è l’ultima delle mie preoccupazioni”

“D’accordo, d’accordo, ho capito. Immaginavo che la tua risposta sarebbe stata questa, ma dovevo comunque chiedertelo. Non insisto” disse il tastierista con un mezzo sorriso che, però, non convinse affatto la rossa “allora… Verrai alla nostra festa di primavera?”.



 
“Sono tornata a casa!”.

Il bambino alzò di scatto il viso rotondo dal foglio che stava scarabocchiando con impegno, lasciò andare la matita, si sollevò sulle gambe paffute ed instabili e corse dal salotto all’ingresso di casa, buttandosi a capofitto addosso alla madre e lei, già in ginocchio sul pavimento, lo accolse a braccia aperte e lo strinse a sé.

Il mondo di Ginger era stato completamente capovolto negli ultimi tre anni.

E lo stravolgimento più bello e pauroso allo stesso tempo era arrivato nel giorno in cui era diventata madre ad appena vent’anni.

Madre di un bellissimo e dolcissimo bambino che aveva chiamato Keith, e che era subito diventato il fulcro del suo nuovo mondo e della sua famiglia incasinata.

Ginger baciò Keith sulla punta del piccolo naso, sulle guance e gli scostò i folti ricci neri che gli ricadevano sugli occhi verdi.

“Come stai, mio piccolo riccio?” domandò la giovane con un sorriso che riservava solo ed esclusivamente per lui “come ti sei comportato? Hai fatto il bravo?”

“È stato bravissimo, come sempre” rispose Jennifer, comparendo a sua volta dal salotto.

Anche lei negli ultimi tre anni era molto cambiata: il viso ed il corpo avevano perso le rotondità infantili della prima adolescenza, sostituiti da un fisico magro e slanciato e da dei tratti che non passavano più inosservati agli occhi dei ragazzi; i capelli neri erano ricresciuti più folti e più lunghi, e scendevano fino a metà schiena.

La frangia corta ed il caschetto da maschiaccio erano brutti ricordi che appartenevano al passato.

La ragazzina di quattordici anni si era trasformata in una ragazza di diciassette che stava sbocciando con la stessa delicatezza e bellezza di un fiore di loto.

Ginger sorrise ancora, strinse a sé il suo unico figlio e poi gli solleticò la pancia, facendolo ridere allegramente.

Amava la risata di Keith e non si sarebbe mai stancata di ascoltarla, anche se ogni volta risvegliava in lei ricordi dolorosi che faceva ancora fatica ad accantonare senza sentire un nodo in gola.

Perché era la stessa risata del padre.



 
“Mangia un boccone alla volta e mastica bene, mi raccomando. E finisci anche il purè e le carote, altrimenti non avrai il budino, e questa volta non mi lascerò convincere dalle tue suppliche e dai tuoi occhioni, hai capito?” disse Ginger a Keith, dopo avergli tagliato con cura una fetta di polpettone e delle carote al burro; il bambino mugugnò qualcosa e, dopo aver impugnato la sua personale forchetta di plastica azzurra, andò subito all’attacco della carne evitando accuratamente di toccare il purè e le verdure.

Pamela sorrise al suo nipotino, il piccolo principe di casa, ed allungò la mano sinistra per accarezzargli con dolcezza i capelli ed una guancia.

Quando Ginger le aveva detto di essere incinta, anziché infuriarsi e urlarle contro che la sua vita era rovinata per sempre, aveva gridato e saltellato fuori di sé dalla gioia, e Jennifer si era dimostrata altrettanto entusiasta dinanzi alla prospettiva di diventare una giovanissima zia.

Il piccolo Keith Anderson era estremamente coccolato e viziato.

“Come è andata la vostra giornata, ragazze?”

“Orrenda!” esclamò subito Jen, sistemandosi una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio destro, emettendo un sonoro sbuffo “siamo pieni di test ed interrogazioni fin sopra la testa, dovrò passare i pomeriggi dell’intera settimana in biblioteca insieme a Danny e tutte le notti china sui libri. Ho bisogno di fare scorta di caffè, anche se lo detesto”

“Io, invece, ho ricevuto una visita a sorpresa al negozio” disse la rossa, tenendo lo sguardo fisso sul piatto “Rick è venuto con Gala e mi ha dato un invito per una festa che lui e Juliette hanno organizzato per domenica”

“Una festa?” Jennifer girò di scatto il viso verso la sorella maggiore “ci sarà anche Roger?”.

Ginger, in tutta risposta, sollevò gli occhi al soffitto con un verso esasperato.

Aveva sperato con tutta sé stessa che quella di Jen fosse solo una cotta passeggera tipica dell’adolescenza, invece si era trasformata in una vera e propria ossessione che, anziché scemare, non aveva fatto altro che crescere e consolidarsi, ed era sfociata numerose volte in litigi piuttosto accesi tra le due sorelle e le aveva portate perfino a dormire in due camere da letto separate.

Secondo Ginger, Jennifer idolatrava e sospirava per una persona che non meritava affatto il successo che stava avendo.

Secondo Jennifer, invece, Ginger non riusciva ad essere obiettiva nei confronti di Roger perché per lui aveva sempre provato una profonda antipatia personale e ciò l’aveva portata ad avere una visione completamente distorta della sua persona.

La sorella maggiore, dopo la rottura violenta con il gruppo, aveva perso i contatti con Nick e Roger, e non si era più informata riguardo ad esso; Rick le accennava qualcosa di tanto in tanto quando riuscivano ad incontrarsi di persona o al telefono, ma di solito parlavano sempre di tutt’altro.

La sorella minore, invece, era una fan sfegatata dei Pink Floyd.

Jen adorava disegnare, e così aveva riempito la parete alla destra del suo letto di ritratti di Roger che lei stessa aveva fatto, aggiungendoci qua e là fotografie ritagliate da alcuni giornali ed alcune riviste; quando Ginger aveva visto quello scempio, aveva deciso che era arrivato il momento di traslocare perché non era assolutamente intenzionata a dormire in una stanza le cui pareti erano tappezzate da disegni e foto che ritraevano quell’essere odioso dalla faccia equina che rispondeva al nome di George Roger Waters.

E così, lei e Keith si erano trasferiti sul letto matrimoniale di Pamela, e la donna aveva preso possesso del letto ad una piazza della figlia maggiore.

“No, Rick non mi ha detto nulla riguardo a lui. Ha detto che ci sarà Nick”

“Allora ci sarà per forza anche Roger” sospirò Jen, appoggiando la forchetta sul piatto e perdendo improvvisamente interesse per il polpettone ed il purè “finalmente riuscirò ad incontrarlo di persona”

“Primo: ti ho già detto che Rick non mi ha detto nulla riguardo alla sua partecipazione alla festa, quindi è probabile che non sia presente. Secondo: che ci sia o meno, non è un problema tuo perché l’invito è rivolto a me”

“Che cosa?” protestò animatamente Jennifer, spalancando gli occhi verdi “ma… Ma anche io sono amica di Rick fin da quando eravamo bambini! Perché ha invitato solo te? Perché l’invito non è esteso anche a me? Sei sicura di avere letto bene l’invito?”

“Sì, l’ho letto benissimo, e sulla busta c’è scritto solo il mio nome. Se non mi credi, te lo faccio vedere”

“Non ci posso credere! Non ci posso credere assolutamente! Questa è una ingiustizia!” esclamò la più piccola, sostituendo l’espressione sognante con una contrariata “perché non posso venire anche io? Perché non posso vedere Roger?”

“Ti ho detto che Richard non mi ha detto nulla riguardo alla partecipazione di Roger alla festa, lo vuoi capire?” ripeté per l’ennesima volta la rossa; a suo fianco, Keith aveva lasciato perdere il polpettone e, con curiosità tipica dei bambini, aveva affondato le manine nel purè “e poi, scusami Jennifer, ma cosa pensi di ottenere da lui? Stai parlando di una persona che ha quasi trent’anni, mentre tu ne hai appena diciassette, ed è sposata”

“La gente si sposa con la stessa rapidità con cui, poi, divorzia” commentò in tono asciutto la sorella minore.

Ginger e Jennifer avevano opinioni simmetricamente opposte quando l’argomento in questione era Roger Waters, tuttavia la pensavano allo stesso modo riguardo un piccolo particolare della vita privata del bassista: entrambe odiavano Judith Trim; la prima non la sopportava a causa di una profonda antipatia a pelle (proprio come era accaduto con la sua dolce metà maschile), la seconda non la sopportava semplicemente perché era passata dall’essere fidanzata di Roger all’essere sua moglie.

“Stai comunque perdendo tempo per una persona che non vedrai mai e che non ti degnerà mai di uno sguardo” commentò la rossa, per poi aggiungere a bassa voce “prima o poi butterò nella spazzatura tutti quegli orribili ritratti che hai appeso in camera. Mi fanno saltare i nervi ogni volta che li vedo, ecco perché cerco di entrare il meno possibile lì dentro”

“Te l’ho mai detto che quando vuoi sai essere proprio stronza?”

“Non queste parole davanti al bimbo!” esclamò Pamela, capendo che era arrivato il momento di interrompere la discussione; al resto ci pensò Keith, che lanciò una manciata di purè e carote addosso ai capelli della madre.

Ginger si voltò a guardare il figlio e spalancò gli occhi scuri alla vista del purè sparso ovunque: Keith ce lo aveva perfino sui vestiti e tra i capelli.

“Ohh, Keith!” esclamò la ragazza con un sospiro “mi sono distratta un minuto e guarda cosa hai combinato! Adesso mi costringi ad anticiparti il bagnetto”

“Se vuoi, ci penso io” si offrì Jennifer, alzandosi.

“Lascia stare” rispose Ginger in tono secco, prendendo in braccio Keith “hai già fatto abbastanza, non credi?”.

Jennifer le lanciò un’occhiata risentita quando la vide uscire velocemente dalla cucina.

“Non capisco proprio perché a volte debba essere così acida” commentò incrociando le braccia “mi dispiace per quello che ha passato, so che per lei è ancora difficile, ma non può prendersela con me ogni volta solo perché… Perché… Perché Roger mi piace un po’

“Sii paziente con lei, e comunque siete entrambe da biasimare. Non voglio più sentirti dire parolacce quando c’è anche Keith, ed anche la frase che hai detto riguardo il matrimonio di Roger è stata poco carina”

“Perché? Ho detto semplicemente la verità, mommi. Ma l’hai vista? Secondo te quanto potrà durare?”

“Forse per te è brutta, ma ai suoi occhi appare come la ragazza più bella del mondo”

Ma l’hai vista?

“La bellezza non è tutto nella vita. Evidentemente quella ragazza lo fa stare bene e lo fa sentire felice, se ha deciso di chiederle la mano. Jennifer, se quel ragazzo sta bene insieme a quella ragazza, non c’è nulla che tu possa fare se non accettare la realtà dei fatti. Tu dici che il loro matrimonio non durerà… Magari, invece, resteranno insieme per tutta la vita”

“Credevo saresti stata di supporto, invece sei dalla parte di Ginger!”

“Tesoro, io non sono dalla parte né di una né dell’altra, e non intendo darti il colpo di grazia” rispose Pamela alzandosi, ed iniziando a raccogliere i piatti e le posate “desidero solo farti ragionare perché non voglio vederti piangere per un ragazzo che, come ha detto tua sorella, probabilmente non incontrerai mai ed ha già l’anello al dito. E adesso, per favore, passiamo a fatti più concreti ed aiutami a sparecchiare”.



 
Ginger si sedette sul bordo della vasca ed osservò Keith giocare con una paperella di gomma gialla che galleggiava tra morbide collinette di schiuma; le sue labbra carnose si distesero in un sorriso dolce, ma nei suoi occhi scese un velo di tristezza, come spesso accadeva quando guardava il figlio e si soffermava a riflettere.

Keith era la sua luce, il suo spiraglio di sole in una giornata di pioggia; era la forza che l’aveva spinta a rimboccarsi le maniche e ricominciare tutto da capo, ma era anche il sottile filo che continuava a tenerla fortemente ancorata al passato, che non le permetteva di gettarsi completamente alle spalle ogni cosa.

Più il tempo passava e più il bambino le ricordava, ogni singolo giorno, ciò che aveva perso per sempre e che non sarebbe mai più tornato indietro, perché assomigliava moltissimo, terribilmente, a suo padre; il piccolo Keith, con i suoi capelli ricci e neri, gli occhi verdi, il naso piccolo e le labbra sottili e rosee era il ritratto vivente ed in miniatura di Syd.

Anche Richard era rimasto turbato dalla forte somiglianza tra padre e figlio; Ginger aveva letto più di una volta il disagio nei suoi occhi quando s’incontravano per far giocare insieme i loro bambini, e lo aveva collegato ai sensi di colpa che, a distanza di tre anni, avevano iniziato ad affiorare.

A volte si domandava se quei sensi di colpa avevano iniziato a serpeggiare anche nelle menti di Nick e Roger, e pensava anche di conoscere in parte la risposta.
La ragazza bagnò i capelli ribelli del piccolo e l’insaponò con dello shampoo, approfittando del momento in cui era concentrato con la paperella.

“Lo sai, Keith, che ogni riccio equivale ad un capriccio?” sussurrò poi, continuando a sorridere; si voltò di scatto sentendo un rumore simile ad un click e vide Pamela in piedi davanti alla porta spalancata del bagno, con in mano la sua macchinetta fotografica.

Da quando era nato, il suo primo nipotino era diventato, in automatico, il suo soggetto preferito da fotografare.

E Keith, era anche molto fotogenico.

“Dovevo assolutamente immortalare questo momento, eravate bellissimi” la donna chiuse la porta alle proprie spalle e posò la macchinetta fotografica sopra un mobile; si sedette su uno sgabello ed emise un sospiro carico di nostalgia “goditeli questi momenti, Ginger, perché passeranno in fretta e non torneranno più. Te lo dico per esperienza personale: il giorno prima le tue figlie sono delle adorabili bambine che giocano dentro la vasca da bagno, ed il giorno dopo sono due ragazze che litigano ogni sacrosanto giorno”

“Ti prego, non mi dire che sei venuta qui solo per farmi la predica”

“No, non voglio farti nessuna predica. Come ho detto a tua sorella poco fa, io non sono dalla parte né di una né dell’altra perché siete entrambe la biasimare. Ginger, tu sei la maggiore e sei anche madre… Potresti essere un po’ più paziente e comprensiva nei confronti di Jennifer. Non essere sempre così dura con lei perché le piace quel ragazzo”

“Non lo faccio apposta, mommi, ma è più forte di me! Jennifer ha perso la testa per una persona… Per… Non so neppure come descriverlo! Lei lo difende strenuamente perché si è fatta un’idea completamente sbagliata su di lui, ma se lo conoscesse per come è davvero sarebbe la prima a strappare tutti quei stupidi ritratti ed a gettarli nel bidone della spazzatura”

“Sei ancora arrabbiata con loro?”

“Con Rick e Nick, no. Ho lasciato perdere il rancore da molto tempo, ormai”

“Ma ne conservi ancora parecchio per il ragazzo alto e magro che se si mette di profilo scompare”

“Ha abbandonato il suo più caro amico d’infanzia senza fare davvero qualcosa per lui. Ha fatto un paio di tentativi e poi se ne è lavato le mani giocandosi la carta del ‘io ho fatto tutto ciò che poteva essere fatto’. Lo ha scaricato quando ha visto che era diventato un problema serio per il futuro della band ed ha convinto Rick e Nick a supportare la sua decisione. Questo non glielo posso perdonare e non glielo perdonerò mai” mormorò la giovane accarezzando i capelli umidi di Keith “ecco perché spero di non incontrarlo alla festa, sempre se ci andrò”

“Non vuoi andarci?”

“Non lo so, ho detto a Rick che devo pensarci. Ho paura che…” Ginger si bloccò per cercare le parole più adatte per proseguire e terminare la frase.

“… Hai paura di essere travolta dai ricordi o di sentire per caso qualcosa che non vorresti sentire?” terminò Pamela al posto suo.

La rossa annuì mordicchiandosi il labbro inferiore.

Non aveva notizie di Syd dal giorno in cui aveva abbandonato il suo appartamento.

Non lo aveva né visto né sentito da quella mattina, ed aveva pregato il suo migliore amico di non dirle mai nulla, se mai fosse venuto a conoscenza di qualcosa sul suo conto.

Non voleva aggiungere altro dolore al dolore con cui doveva già convivere.

Per lei, Syd non esisteva più.

Anche se non esisteva alcuna lapide su cui andare a piangere e su cui posare fiori, era come se avesse partecipato al suo funerale.

I due blocchetti di scatti rubati e lettere non erano stati più tirati fuori dal comodino, benché fossero ancora custoditi gelosamente e con cura.

“Richard stava quasi per chiedermi se mi manca usare la macchinetta fotografica per lavoro, ma io l’ho bloccato subito dicendogli che ho chiuso completamente con il suo mondo. Non ho alcuna intenzione di tornare indietro. E poi… Poi ha fatto uno strano discorso sul nuovo chitarrista del loro gruppo”

“Ovvero?”

“Mi ha detto che sarà ci sarà anche lui alla festa, che potrei considerarlo una persona interessante e che… Al momento è libero dal punto di vista sentimentale” Ginger scosse la testa con un mezzo sorriso “quando gli ho chiesto se stava cercando di combinarmi un appuntamento, ha spudoratamente mentito dicendo che non era assolutamente vero, ed aggiungendo che mi avrebbe fatto solo che bene uscire dal mio guscio e conoscere nuova gente”

“Sono perfettamente d’accordo con lui. Infatti, credo che dovresti andare a questa festa, anche solo per svagarti un po’” disse Pamela “ti farà bene uscire per un giorno e conoscere nuova gente… E poi, chi lo sa, da cosa potrebbe sempre nascere cosa

“Ne dubito fortemente” rispose la ragazza, alzandosi dal bordo della vasca per prendere un asciugamano, perché era arrivato il momento di porre fine al bagnetto di Keith, per poi ripetere le stesse parole che aveva detto a Richard “in questo momento una storia d’amore è l’ultima delle mie preoccupazioni”.
   
 
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