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Autore: yozoranotenshi    15/04/2020    0 recensioni
Dal capitolo 1:
«Voglio che tu ti unisca agli Avengers, in caso di necessità, questo mondo ha bisogno di difensori, e tu potresti essere essenziale in uno scontro. Ne va anche della tua sicurezza: se la Terra fosse distrutta, tu moriresti come chiunque altro.» [...] «Voglio il Soldato D'Inverno. Una settimana, senza alcun controllo dello Shield. Poi, in caso vi servisse un aiuto, vi darò delle direttive per potermi rintracciare.»
Dal capitolo 8:
«Mi sono fidato di te. E invece tu aiutavi e aiuti quelli che mi hanno reso un mostro.»
«Ti ho aiutato ad uscirne definitivamente mettendomi anche a rischio, loro lo avrebbero fatto?» si avvicinò un po' di più a lui.
«Vorresti dire di essere diversa da loro?»
«Io lo sono, sono diversa da loro.» mise una mano sul suo petto, fissandolo dritto negli occhi. Lui la strinse, senza farle male.
«Allora dimostramelo.» la sfidò. Doveva avere una conferma, aveva già visto che sapeva ingannare le persone fin troppo bene.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Iris si alzò per preparare la colazione, anche se non ne aveva la minima voglia. Aveva dormito pochissimo, la notte l’aveva passata a rigirarsi nel letto e a chiedersi che stava combinando con la sua vita. Sapeva di star facendo la cosa giusta, per una volta, ma era se stessa o quello che gli altri volevano vedere di lei? Aveva passato decenni a crogiolarsi nell’odio ed ad alimentarsi della sofferenza degli altri, poteva bastare lo sguardo di una sola persona per farle rimpiangere tutto quel tempo? Cosa aveva di così speciale quell’uomo? Non riusciva a spiegarselo, ma più ci pensava più non ne veniva a capo e sentiva il disperato bisogno di rompere tutto quello che aveva intorno.

Entrò in bagno e fece una doccia veloce, la sera prima era così nervosa che non aveva nemmeno pensato a cambiarsi. L’acqua calda le scivolava addosso e lei si lasciava trasportare dal flusso, cercando di calmarsi. Dopo un po’, finalmente ci riuscì e così chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia. Si asciugò in fretta e lasciò i capelli zuppi senza preoccuparsene minimamente, indossò l’intimo ed una maglietta lunga con un paio di shorts ed andò in cucina.

La scena che trovò la fece sorridere, e per un attimo dimenticò tutto il male che aveva in corpo: Bucky stava preparando qualcosa in padella e Rock saltava per raggiungere il cibo, senza però riuscirci e così il moro di tanto in tanto gli lanciava qualcosina. Si prese un momento per osservarli meglio, forse fino a quel momento non si era mai soffermata sull’aspetto del suo nuovo coinquilino. Indubbiamente era un bell’uomo, attraente, forse per questo si era lasciata convincere, non ne vedeva molti di uomini belli come lui. Ma non poteva essere questo, lo sapeva bene lei, non era mica così banale.

Il Soldato si girò e posò due piatti sul tavolo, poi alzò lo sguardo in direzione del corridoio e Iris si riscosse, capendo di essere stata beccata in fragrante a fissarlo.

«Stavo venendo a chiamarti, non credevo fossi già sveglia.» fece lui.

«Non ho chiuso occhio.» ribatté lei acida, ricordando gli avvenimenti della notte precedente.

«Beh, spero che ti piacciano le crepes.» disse lui, sedendosi.

Lei lo imitò in silenzio. Giocò un po' con la forchetta prima di decidersi a mangiare, quasi potesse essere una sorta di resa nel confronti del moro.

«Allora, come sono?» chiese lui.

Iris sapeva perfettamente che non voleva sapere come erano le sue stupidissime crepes, ma che voleva capire cosa le era successo ieri. I giochi di parole e le divagazioni non le erano mai piaciuti, così decise di andare direttamente al nocciolo della questione.

«Non sono male. Che cosa vuoi sapere davvero?»

«Ieri.. Perché hai reagito in quel modo? Sei stata tu a dirmi di essere diversa da loro, perché ti costa tanto dimostrarlo?»

«Perché lo rende fottutamente reale. Se mostri segni d’esitazione, in quello che faccio, sei fuori. E io me ne sono permessa due, in un solo giorno. E tutto per colpa tua e di quel fottuto senso di colpa che mi fai venire!» sbottò lei, fissandolo negli occhi, non capendo perché gli stesse dicendo quelle cose. Senso di colpa? Lo aveva ammesso davvero?

«Non è colpa mia, Iris. Sei stata tu a scegliere cosa fare fino ad adesso, io non ho avuto questa possibilità. Ti stai rendendo conto che tutto ciò che hai fatto è stato permettere che gente innocente soffrisse per trarne dei vantaggi, è normale che ti senta in colpa. E fidati, non andrà mai via, alle volte non riuscirai nemmeno a respirare, tanto incomberà su di te il peso delle tue vittime, altre passerai in rassegna tutti i loro nomi e come hai messo fine alle loro vite. Sei stata un mostro, e lo sono stato anch’io. Io non ho avuto scelta, forse tu non hai conosciuto altro nella tua vita, ma adesso puoi ripartire da zero.» ribatté lui, avvicinandosi alla corvina e fissandola dritta negli occhi con lo sguardo di chi non ammette repliche, perché non ce ne sono.

«E se ti dicessi che non voglio ripartire da zero? Che una volta che te ne sarai andato tornerò la stessa di sempre ed eliminerò tutto ciò che hai cercato di farmi capire in meno di un’ora?» replicò lei, leggermente più calma, per via della sua vicinanza.

«Ti direi che stai mentendo, e sai perfettamente perché sono in grado di affermarlo. Non sei come loro, forse lo sei stata, ma adesso non più. Con i tuoi poteri puoi fare del bene, Iris.»

Lei sbottò, alzandosi per andare in camera sua, ma Bucky la fermò, trattenendola per il polso. «Non devi scappare da tutto questo.» le disse, prima di lasciarla, ma lei non si mosse di un solo millimetro.

«Non sono in grado di affrontare una cosa del genere, Soldato.»

«Non puoi dirmi questo, io non ho mai smesso di affrontarlo. Farà così male che crederai di non esserti mai sentita peggio. Non lo supererai mai davvero, ma se lo ignorerai ritornerà con ancora più violenza ed allora si che non lo saprai affrontare, perché capirai quanto tempo hai perso a fare niente consapevolmente quando potevi fare qualcosa di buono.»

Iris non disse niente, non sapeva cosa dire o cosa fare, si sentiva così minuscola per essersi messa così a nudo con il moro, ma allo stesso tempo si sentiva in grado di affrontarlo, perché lui sapeva come fare e magari avrebbe potuto aiutarla. In quello si che aveva bisogno d’aiuto, perché non sapeva minimamente da dove partire. Tuttavia, sentiva di non poter lasciare tutto quello che aveva costruito fino a quel momento a partire da zero. Fino a quel momento sapeva esattamente cosa fare e di colpo nulla di tutto quello che aveva fatto aveva più senso, si sentì persa dentro se stessa come in una bolla d’acqua da cui puoi vedere l’aria che c’è fuori ma non hai alcuna possibilità di raggiungerla. Ti dimeni, ti sbracci, ma non esiste una via d’uscita e lo capisci solo dopo aver sprecato troppo ossigeno.

«Non sei sola in tutto questo. Io ti aiuterò, se me lo permetterai.» Continuò il soldato, per risvegliarla dallo stato di trance nel quale era caduta.

«Io… credo di aver bisogno di un piccolo aiuto, si.» sussurrò lei, ma i suoi occhi avevano una forza nuova, anche se erano rivolti al pavimento, prima che il moro le alzasse il viso delicatamente, incatenandoli nei suoi.

Per una volta nella vita, non era sola. Lui l’aiutava senza avere nulla in cambio, e questo le faceva piacere. Mai le era capitata una cosa del genere, in tutta la sua esistenza. Perfino suo fratello, quando l’aveva aiutata a fuggire, si fece promettere che avrebbe ripagato quell’aiuto, a qualunque costo. Ne aveva paura, assolutamente, perché sentiva di non avere più il controllo di niente, ma è solo nei momenti di difficoltà che la forza si accresce, e lei avrebbe sfruttato quell’occasione al meglio.

  
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