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Autore: CaskettCoffee    15/04/2020    4 recensioni
L’idea è quella di raccontare Lily, Jake e Reece. Li abbiamo solo intravisti, bambini, in uno scorcio del futuro di Castle e Beckett. Il mio vuole essere un tentativo di tratteggiare uno scorcio del loro di futuro, da adulti, cominciando dalla storia di un'estate. E lasciando intravedere (ovviamente) anche la loro mamma e il loro papà.
Genere: Dark, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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CAPITOLO SESTO
 
Steso sul letto, Richard Castle guardava il soffitto della camera da letto, la testa di Kate appoggiata sul suo petto. Finalmente soli dopo quella lunga cena, potevano concedersi un po’ di tenerezza e quattro chiacchiere in santa pace. “ Che ti è sembrata la serata?” domandò lui alla moglie
 
“E’ andata. Mi è sembrato si siano divertiti tutti” “E Lily?” lui le disse posandole una mano sul braccio. “Non era entusiasta quando ha saputo che Reece aveva invitato James. Ma mi sembra che se la sia cavata bene”. “E’ testarda. Anche se rivederlo l'avesse turbata, non lo avrebbe comunque mai dato a vedere” disse Rick aggrottandosi.
 
“Sicuramente non le è rimasto indifferente” disse la moglie “Speravo che a questo punto lo avesse ormai superato” le rispose il marito. “Andiamo Castle, proprio tu vieni a dire a me che nostra figlia avrebbe dovuto superarlo? Tu che hai perseverato testardamente con me tutte le volte che ti ho respinto?” lo stuzzicò Kate. “Avrei voluto che non riprendesse questo particolare tratto da me” le rispose il marito, cupo. “Era già abbastanza che avesse ripreso da me il fascino irresistibile” ammiccò alla fine.
 
Kate rise volentieri, poi lo abbracciò.
 
“Comunque Castle, possiamo sempre sperare che con il tempo...” “Il tempo è servito a poco fino ad ora, Beckett. E da quello che ho visto stasera, non penso servirà a qualcosa”.
 
Kate immerse il suo sguardo negli occhi azzurri di suo marito scuotendo al testa.
 
“Non c’è molto che possiamo fare, per ora, se non starle vicino” insistette Kate, poi gli prese il mento e lo obbligò a guardarla. “Cerchiamo di non farle pressioni  - continuò – e vediamo cosa succede”. Castle appoggiò il viso sulla spalla di sua moglie. “Hai ragione” rispose lui con voce soffocata “Dobbiamo starle vicino, ma lasciarla libera di fare come vuole”
 
“Lasciarla libera veramente, Castle, non come quando a 11 anni ti ha chiesto se era giusto baciare un ragazzino che le piacesse, e tu le hai risposto che poteva fare come voleva, ma che con i baci avrebbe potuto prendersi l’herpes o la mononucleosi” “Con i baci si trasmette l’herpes o la mononucleosi Beckett, era giusto educarla sin da subito” “Quindi per questo glie lo hai detto, per una corretta informazione, non per dissuaderla” “Ovviamente, come avrebbe fatto qualunque buon padre”.
 
Beckett sorrise accarezzandogli i capelli neri striati di grigio. Sapeva che dirgli di tenersene fuori era molto da chiedergli. Per quanto al mondo si mostrasse affabile, gentile, pacifico, Richard Castle amava spasmodicamente i suoi figli, e adorava le sue ragazze in modo particolare. E non era facile per lui vederle soffrire. Non lo era stato neppure quando era stata lei quella a soffrire. Ma lui l’aveva salvata, averlo vicino l’aveva salvata. E anche i suoi figli potevano contare su quella presenza rassicurante nella loro vita, quell’uomo che vegliava su di loro assecondandoli nelle loro battaglie, sempre pronto a fare la sua parte. “Ti amo” gli mormorò all’orecchio. "Ti amo anch'io Kate"

Beckett cercò le sua labbra e lo baciò teneramente. “Per fortuna, tu sei qui” disse lei abbracciandolo.
 
 ---
 
 “Gli hai versato addosso lo champagne?” 
 
 Kate strabuzzò gli occhi. Lily lanciò un’occhiata di traverso a sua madre, mentre attraversava a grandi passi il salotto verso il tavolo della colazione.
 
“Che tu ci creda o no, non l’ho fatto apposta - rispose, voltandosi davanti al camino per tornare indietro. - Ero tesa e volevo punirlo. Sarà stato il mio subconscio”
 
 “Non sarà stato il tuo momento migliore" disse sua madre con un sorriso, sollevando dal tavolo la caraffa di vetro con un succo di frutta; versò due bicchieri, poi ne porse uno alla ragazza.
 
“Quante erano le probabilità che lui si facesse rivedere proprio ora?” chiese Lily, prendendo il bicchiere senza smettere di camminare. “Voglio dire, quante erano le probabilità che tornasse negli Hamptons proprio quando ci sono anch’io?”
 
“Le coincidenze a volte accadono” osservò sua madre, in tono così ragionevole che Lily si sentì solo più contrariata. “Be’, non dovrebbero.” Si lasciò cadere su una sedia. “Ero così felice di poter stare tutti insieme dopo tutto questo tempo. Papà è talmente entusiasta di averci qui, non vede l’ora che arrivino Alexis e… - Si interruppe, premendosi il palmo sulla fronte - Non voglio andarmene di qui e deluderlo.” confessò Lily, mettendo da parte il bicchiere.
 
Si lasciò cadere sulla sedia, poggiando un gomito sul ginocchio e la guancia sulla mano. “Suvvia, Lily. Non devi neppure farti venire l’idea che una cosa del genere possa deludere tuo padre, o me” la rassicurò la madre. “Tu credi che dovrei restare?” “Sì, credo di sì. Tu no?” Lily si appoggiò allo schienale, riflettendo sulle parole della madre. Dopo la serata precedente, il primo istinto era stato quello di preparare le valigie e tornarsene a New York. Quella mattina però si era svegliata e aveva deciso che era più saggio discutere la situazione con sua madre e prendersi tempo per pensarci. Ora, però, a mente fredda, dopo aver raccontato tutto alla madre, con qualche sorso di succo e un po’ di riflessione, non vedeva alcun motivo per cambiare i suoi piani.
 
“Hai ragione. Non ho intenzione di andare altrove — rispose con un pizzico di spavalderia. —Sono stata lontana dalla mia famiglia per troppo tempo, e non vedevo l’ora di poter stare qualche giorno tutti insieme. Non intendo rinunciarci solo perché quell’uomo ci abita accanto. Perché dovrei? E se presto un po’ di attenzione sono sicura che non dovrò incontrarlo più di tanto. E poi non è detto che starà qui tutta l’estate. Inoltre... — Si fermò a riflettere. —Non voglio certo dargli l’importanza che gli darei se me ne andassi. Può andarsene lui se non sopporta la mia presenza” aggiunse scuotendo il capo.“ No, mi ha già costretta una volta a comportarmi così. Non ci riuscirà di nuovo” 
 
“Tieni presente, comunque, che non potrai completamente ignorarlo. E non potrai neppure versagli ogni volta addosso qualcosa per sfuggirgli” le ricordò la madre.
 
Lily ripensò a come le era apparso quella sera, ai cambiamenti che il tempo aveva portato sul suo volto. Le tornò in mente la sua immagine come era un tempo: gli occhi dello stesso azzurro intenso, ma traboccanti di ilarità; i capelli più chiari, schiariti dalla salsedine e dal sole; il viso simile nei lineamenti, però molto più rilassato, lo stesso viso che sapeva procurare al suo cuore di una ragazzina una stretta di piacere. Per un solo istante, Lily provò di nuovo il potente spasimo del primo amore: tutta la gioia, lo struggimento, l’incertezza. “Lily?”  La voce di sua madre interruppe le sue fantasticherie, e alzando gli occhi lei incontrò lo sguardo preoccupato. “Stai bene?”  “Certo. Non dovrei?” “Sembravi perplessa all’idea di non poterlo completamente ignorare. Un tempo lo amavi. Quando lui ti allontanò, eri sicura che non saresti mai più stata felice”
 
Mentre sua madre le parlava, il momento nostalgico passò, e Lily tornò a essere se stessa: una donna e matura di ventisette anni, non una diciassettenne innamorata. “Hai ragione tu, mamma. Posso affrontarlo” “C’è un’altra cosa che dovresti sapere” Kate si fece avanti sulla sedia, e il suo angelico viso rotondo si incupì in un’espressione preoccupata. “Parteciperà alla festa in piscina dei Meyers”
 
Lily cominciava a sentirsi un po’ provata. “Anche la festa dei Meyers vuole rovinarmi? Ne sei sicura?” Su madre posò il bicchiere e annuì. “Me lo ha detto Reece, a cui l’ha detto lui stesso quando si sono incontrati a colazione.” “Mi sta sfidando” mormorò Lily con un gemito e incrociò le braccia con ostinata contrarietà. “Sa che Sarah è la mia più cara amica - disse. - Sapeva che sarei andata a quella festa. Prima si presenta a cena a casa, poi questo…” “Lily... - La voce di Kate si affievolì, mentre rivolgeva alla figlia uno sguardo ammonitore -  Non è questo il modo giusto per affrontare la situazione”  “Sì, sì - la interruppe lei, con un pizzico di frustrazione.- Hai ragione.”
 
Ignorando lo sguardo scettico di sua madre, Lily lanciò un’occhiata all’orologio. “Si è fatto tardi. Accompagno papà alla lettura di oggi” aggiunse alzandosi. Anche sua madre si alzò in piedi. “Se hai proprio deciso, confermo a Violet Meyers che ci saremo tutti alla festa”. 

“Dai mamma - disse Lily sorridendo davanti al volto preoccupato della madre. - Non fare quella faccia preoccupata. Mi innervosisco a vederlo, è vero, ma è una cosa istintiva perché mi infastidisce il suo atteggiamento spocchioso. Uccide la mia pazienza. Ma sto bene. L’ho superato” Kate Beckett non appariva affatto convinta. “Spero tu sappia ciò che fai.” “Lo so perfettamente” rispose Lily, rifiutandosi di credere il contrario.
 
--- 

“ Eccoti dove eri” Harry interruppe la colazione solitaria di James, che se ne stava a bere un tè su una sdraio rivolta verso il mare.“E’ andata bene la cena dai Castle ieri sera?”

“Bene” tagliò corto James, che non aveva alcuna voglia di raccontare allo zio quello che era successo. Ma lo zio non sembrava aver intenzione di troncare il discorso. “I signori Castle stavano bene?” “Sì, bene”  ripeté James, fingendo di non capire dove suo zio volesse andare a parare. Lui e suo zio erano sempre stati legati, era l’unica famiglia che avesse mai conosciuto ed era solito confidarsi con lui, pur con i suoi limiti, perché non si poteva dire che fosse un tipo espansivo. Ma c’erano delle eccezioni, e Lily Castle era fra quelle, dato che Harry aveva avuto un certo ruolo in quello che era successo due anni prima. A quel pensiero, fu trafitto da un lieve senso di colpa.

“Chi altro era presente?” lo distrasse suo zio dai suoi pensieri. James sospirò, consapevole di non poter fare altro che dire la verità. Poggiò la tazza di tè sul tavolino. “C’erano quasi tutti i ragazzi del vecchio gruppo, qualche amico di famiglia, e ovviamente tutti e tre i ragazzi Castle”
 
“E come è andata con lei?” James incrociò le braccia e, poggiando la schiena sul cuscino della sdraio, guardò lo zio negli occhi.  “Le ho a mala pena parlato. Abbiamo scambiato soltanto un saluto, per educazione”. Suo zio si accigliò perplesso. “Ma perché ti ostini a comportarti così?” “Dopo quel che mi avete fatto, come puoi rivolgermi questa domanda?”
 
“Non posso credere che stiamo ancora parlando di questo. Lei è Lily” gli ricordò Harry, accigliandosi. “Se io e lei abbiamo agito alle tue spalle, in passato, è stato per il tuo bene. E credo che tu sia stato già abbastanza crudele con lei” James si irrigidì, punto sul vivo dall’accusa. “Non sono stato crudele”
 
“Oh, sì che lo sei stato. Io mi ricordo la sua espressione quando è uscita da questa casa quel giorno. Ho sentito quello che le hai detto. Sei stato deliberatamente crudele, e io non avrei dovuto permettertelo -  mormorò, scuotendo il capo con incredulità. - Non conoscevo questo lato del tuo carattere.”
 
James emise uno sbuffo. “Non capisco a cosa ti riferisci zio.” “Non sapevo che tu potessi essere tanto vendicativo e rancoroso, così simile a…”

A tuo padre. Quelle parole gli restarono sospese sulla punta della lingua, ma Harry le trattenne. Era arrabbiato con James, ma non al punto di ferire la persona che più amava al mondo. Serrò la mascella e si voltò verso il nipote. “A volte non ti capisco. È di Lily che stiamo parlando. Lei non è certo una di quelle manipolatrici piene di sé che guardano solo al proprio interesse” A quelle parole, James si bloccò. “No?”” No, accidenti a te! E tu lo sai bene quanto me. La conosciamo da anni, entrambi. Giocavate insieme da ragazzini. Passavate intere giornate insieme! Non vedevi l’ora di tornare qui per l’estate, per rivedere lei. L’hai dimenticato?”
 
James non ebbe il coraggio di rispondergli subito, distolse lo sguardo da suo zio e lasciò che vagasse sul prato, verso la staccionata che separava il loro giardino da quello dei Castle, fino a quella porticina nascosta nel legno…
 
E nella sua testa, Lily era là, sulla soglia della porta, i capelli legati in una lunga treccia, pronta per uscire, con indosso una delle sue canotte e un paio di calzoncini di jeans.
 
“Perché ci metti tanto?” gli aveva chiesto. “Dovevamo uscire per la passeggiata mezz’ora fa. Di questo passo non arriveremo mai al bosco per l’ora di pranzo” Tentò di ricordare quanti anni avesse Lily a quel tempo. Era molto prima dell’università, persino del liceo. Doveva averne tredici o quattordici, perché era ancora alta e allampanata.
 
Lui le aveva sorriso. “Sarei arrivato da voi fra un minuto” Lui aveva lanciato un’occhiata alle sue gambe lunghe. “E con quella tua falcata, tu arriverai di certo in tempo anche per il brunch”

“Ti sembra questo il momento di prendermi in giro?” aveva replicato Lily, seria in volto. Lui sapeva come odiasse il fatto di essere così alta. Sembrava non smettesse mai di crescere, e svettava sopra tutti i ragazzini, con suo grande disappunto. Lui si dispiacque per quel commento un po’ pungente. “Ci sono cose peggiori che essere alte, anche se adesso ti pesa essere più alta di tutti”
 
“Ora parli soltanto per farmi contenta” aveva replicato lei. “Be’, comunque sia ci sarò sempre io ad essere più alto di te” la rassicurò “oltre che più veloce a correre” “Davvero?” gli aveva domandato lei, e una strana luce le aveva illuminato lo sguardo. “Davvero. L’ultimo che arriva a casa tua porta per tutto il tragitto lo zaino con i panini” aveva dichiarato lui. Con un grido Lily gli era schizzata davanti, correndo per il giardino, sparendo in un lampo davanti ai suoi occhi. E scomparve anche nel ricordo, così, dietro la staccionata.
 
“È passato molto tempo" disse, e tornò ad armeggiare con la tazza. Harry lo ignorò. “Il tempo non è una scusa per dimenticare il passato. E questo me lo dici sempre tu quando cerco di intercedere fra te e tuo padre. E adesso mi vieni a dire che alla prima occasione di rivedervi praticamente la ignori? Un comportamento così, da te...” “E va bene!” gridò James, irritato oltre ogni sopportazione da quell’accusa. “Va bene! Smetterò di ignorarla e alla prima occasione possibile mi scuserò. Ma solo questo”. Harry gli dette una pacca sulla schiena. “Ora sì che si ragiona. Posso uscire tranquillamente ora”
 
Un primo passo è stato fatto, rifletté Harry rientrando in casa. Era il caso di muovere qualche altra pedina.

 
   
 
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