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Autore: Hikari_1997    16/04/2020    0 recensioni
Nella valle protetta da generazioni dal clan Haruno, vi è un millenario albero di ciliegio, il rosa dei suoi petali riflesso ogni giorno nelle acque del lago che gli fornisce linfa vitale.
Ogni equinozio di primavera un piccolo e fragile bocciolo fiorisce a rimpiazzare quello sfiorito in autunno
Se il giorno 21 marzo la nuova vita nata sul ciliegio verrà distrutta, allora anche il mondo ne subirà le conseguenze.
Crossover tra Naruto, Inuyasha e Detective Conan
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Fece leva sui gomiti per sedersi, la caviglia le doleva ancora ma, a detta di Naeko, entro qualche giorno sarebbe stata di nuovo in grado di camminare normalmente.

Afferrò un mantello ocra dimenticato in un angolo della capanna che condivideva con Yukiko, scostò la tenda di canne e uscì.

La brezza mattutina le scompigliava i capelli castani, respirava a fondo l’odore salmastro del mare, osservando compiaciuta i raggi che colpivano timidamente le onde.

-Oh basta, non trattenermi! -

Si voltò riconoscendo la voce di Inuyasha, il demone camminava lungo la costa inseguito da Kagome.

-Lite d’amore- Kazuha venne affiancata di Yukiko -mi ricordano i genitori di Ran, anche loro non riescono a stare per più di cinque minuti senza litigare-

La giovane Toyama li scrutò –Dice che sono fidanzati? –

-Oh no- si corresse Yukiko –sono ancora nella fase della negazione.
Vedi cara, non tutti si sono resi fin da subito conto di amare qualcuno come è successo a te e ad Heiji.
Per la maggior parte delle volte le persone devono prima superare 3 livelli:
Realizzazione, negazione e ammissione.
Loro sanno di amarsi ma lo stanno ancora negando-

Kazuha guardò nuovamente il demone e la miiko che litigavano, notando poi la presenza di una minacciosa nuvola dirigersi verso il loro villaggio.

-È il palazzo di mio padre … allora i miei dubbi erano veri- pensò Inuyasha osservando una nuvoletta che scendeva fino a toccare il suolo.

Vi salì, Kagome sgranò incredula gli occhi notando quel fenomeno –dove vai? – gli chiese.

-Torno a palazzo, è una questione personale e non provare a seguirmi- sbottò lui mentre la nuvola si alzava in volo.

-Scordatelo- esplose lei aggrappandosi alla bianca coltre.

-Ehi scema che fai? Torna giù-

La nuvoletta si diresse velocemente verso il palazzo No Taisho, Inuyasha fu costretto ad afferrare un braccio della giovane, spingendola verso di sé.

Quando attraversarono il cumulonembo sul quale si ergeva il palazzo, Inuyasha e Kagome rotolarono per qualche metro a causa dell’impatto.

-Ahia!- si lamentò lei massaggiandosi il fondoschiena -Sono ancora intera-

-MA SEI FUORI DI TESTA? – Sbottò il demone cane –TI AVEVO DETTO DI RESTARE A TERRA-

-E quindi dovrei ascoltare ogni tua parola? Neanche per sogno, io faccio quello che mi pare, non mi faccio mettere i piedi in testa-

-Questo l’ho notato- appuntò lui –Ma non pensi che ci siano questioni dove non puoi ficcare il naso? –

-O sì, ma solo perché stai inspiegabilmente cercando di evitarmi- gli rinfacciò lei.

-Ehem-

I due ruotarono la testa di lato, notando Inu con un smagliante sorriso –Per curiosità, quanto tempo avete ancora intenzione di restare così? – chiese lui indicandoli; Inuyasha a terra, mentre Kagome era seduta a cavalcioni su di lui.

Realizzata la situazione, entrambi arrossirono fin sopra i capelli, allontanandosi alla velocità della luce.

-È colpa sua-

-È colpa sua-

Esclamarono in coro.

-Si, si, certo, per curiosità agite sempre co- Ahi! – I ragazzi rimasero stupiti nel vedere un ventaglio chiuso colpire in piena fronte il capo clan.

-Tesoro, cerca di trattenerti, abbiamo questioni più importanti da risolvere- disse Rumiko ritirando la provvisoria “arma”.

-Madre, cosa è successo esattamente? E- si bloccò, gli occhi ambrati fissi sul ciondolo al collo della nobile, preoccupati nel vedere dei segni rossi che macchiavano il pendente.

Gelò all’istante.

-Inuyasha che succede? – chiese Kagome sorpresa dal suo repentino cambiamento di umore.

-Si tratta della giovane Nara- spiegò Inu massaggiandosi la fronte.

Kagome si voltò verso di loro e fu in quel momento che scorse Sesshomaru appoggiato ad un pilastro poco distante.

I suoi taglienti occhi si spostarono su di lei –Miiko seguimi-

Disse per poi iniziare a camminare.

La giovane Higurashi annuì alzandosi, salendo i gradini che la separavano dal fratello di Inuyasha.

Rumiko guardò il figlio minore –So che te e Sesshomaru non andate sempre d’accordo, ma rispetta la sua decisione … non è stato facile-

Lui annuì –So che a volte litighiamo ma … non dovete preoccuparvi, non ho alcuna intenzione di farlo ora-

-Bene- disse lei.

-Dobbiamo dirigerci verso il palazzo Toyama- disse inseguito Inu –Sango e Shikamaru si trovano ancora lì-

*******************

Montagna Yoro.

-Mmmhhh-

Tsunade e JiraIya, accucciati a terra, fissavano pensierosi Naruto che, sdraiato sull’erba secca, scostava il tessuto del kimono dal simbolo apparso intorno al suo ombelico.

-Si, non c’è dubbio- disse JiraIya –è il segno del capo clan Uzumaki, un tempo lo aveva tuo padre sul braccio-

-In questo momento hai il potere di controllare la personificazione demoniaca del tuo clan Naruto- spiegò Tsunade –ovvero Kurama, quel segno richiama il legame che ora ti lega a lui-

-Kurama? – Chiese lui –Ma io lo conosco di già, vive nella grotta a lato del nostro palazzo, e so perfettamente che questo simbolo ce lo aveva mio padre … ma perché lo avrebbe passato a me? –

-Beh, sei suo figlio per iniziare- disse la miiko –sulla tempistica però non saprei, non la più pallida idea del perché te lo abbia passato proprio ora-

JiraIya continuava a osservare le linee demoniache perplesso.

In quanto capo clan, anche lui aveva il collegamento diretto con Kankuro, e la prova erano i segni rossi che segnavano il suo volto.

Ogni clan demoniaco aveva il suo marchio, che differiva dallo stemma.

Si avvicinò al demone, una seria espressione in volto –Permettimi di allenarti-

-Come? – chiese stupito Naruto.

-Sebbene apparteniamo a due clan diversi, mi piacerebbe allenarti.
Se tuo padre ha deciso di farti diventare capo clan così giovane io mi fido di lui; tuttavia non hai l’esperienza e devi imparare a calibrare il fuoco blu-

-È davvero necessario? – domandò Naruto.

-Come sarebbe a dire? Signorino comportati bene, in questo momento stai parlando con un capo clan come te! – sbottò Tsunade tirandogli un orecchio.

-Va bene, va bene … se ci tieni tanto non posso rifiutare, quando iniziamo? –

-Quando vuoi-

Naruto annuì sistemandosi il kimono, raggiungendo Sasuke che lucidava Chidori vicino alla cascata.

-Ehi, non è da te questo comportamento- disse Tsunade.

-Lo so- rispose lui –tuttavia credo in lui, ho come il presentimento che Naruto sia un diamante allo stato grezzo … ha solo bisogno di qualcuno che lo aiuti a comprendere quali siano le sue potenzialità-

-Em-

Il demone lupo e la miiko si voltarono, ritrovandosi di fronte Shiho, sguardo basso e le mani che torturavano le maniche del kimono.

-Shiho? Tutto bene? – chiese Tsunade.

-Volevo chiedere una cosa al signor Jiraiya- disse lei.

-A me? Quale onore porta una splendida don- si bloccò terrorizzato dall’aura apparsa intorno a Tsunade … chiara intimidazione per fargli abbandonare la vena mielosa.

-Dimmi pure- disse lui.

-Ho sentito che insegnerà a Naruto come gestire il fuoco fatuo blu e- fece una pausa –mi chiedevo se potevo unirmi anche io alle lezioni-

-Eh? Anche tu? – domandò Jiraiya.

-Ho vissuto nel terrore per anni, al solo rumore sobbalzavo temendo che Gin mi avesse raggiunto; percepivo le fiamme arancioni come mie nemiche e non come parti naturali di me quindi … la prego, mi aiuti a cambiare idea.
Voglio saperle maneggiare, voglio … reagire a quello che Gin ha cercato di strapparmi-

I due capi clan rimasero basiti da quelle parole.

Shiho sentì una mano sulla sua testa scompigliarle i capelli, alzò il volto incrociando gli occhi neri di Jiraiya –D’accordo- acconsentì.

Lei sospirò sollevata –Grazie-

Poco distante Akai osservava sereno la scena, quando Jiraiya e Tsunade si allontanarono raggiunse Shiho, circondandole le spalle con un braccio.

La Kitsune alzò il viso, incontrando le labbra del Tengu sulle sue.

Le sorrise sussurrandole –Sono fiero di te lo sai? –

Lei arrossì leggermente per poi affondare il viso nel suo petto, beandosi del suo caldo abbraccio.

********************

Hinata, Ran e Sakura sedevano sull’erba mentre sorseggiavano delle tazze di tè.

La giovane Haruno osservava il suo riflesso nel liquido verdognolo, le linee nere che marcavano un eccessivo uso del suo chakra erano scomparse grazie a Tsunade.

Si rannicchiò su sé stessa assaporando un altro po’ il tè.

-Allora- la voce di Ran la riportò con i piedi per terra.

-Che intenzioni hai nei confronti di Sasuke ora? –

Lei arrossì all’istante –Beh, ecco, Tsunade mi ha detto che dobbiamo imparare a scagliare attacchi combinati ma ecco … non-

-Ehi, ehi calma- disse Ran –se non te la senti non devi dircelo, ma sappi che dal punto di vista tecnico di combattimento puoi contare sul mio aiuto, non per niente sono una Mori-

Sakura sorrise –Grazie Ran, d’avvero-

Hinata appoggiò il bicchiere ormai vuoto, un chiacchiericcio lontano colse la sua attenzione; si trattava di Sasuke e di Naruto.

Naruto continuava a parlare concitato mentre Sasuke si limitava ad annuire e rispondere a monosillabi.

La ragazza si stupì di come due personalità così diverse potessero andare d’accordo, si ritrovò a sorridere teneramente senza accorgersi che l’Uzumaki si era avvicinato a lei.

-Hinata-chan? –

Spalancò gli occhi presa di sorpresa –Stavi ridendo da sola, sicura di stare bene? – domandò lui appoggiando la fronte a quella della ragazza –non hai la febbre vero? –

Hinata diventò paonazza indietreggiando all’istante.

-Naruto- sospirò Sasuke attirando su di sé lo sguardo di Naruto ancora confuso.

-Naruto-kun-

Il kitsune tremò sentendo la voce di Sakura, si girò lentamente vedendo la miiko circondata da una strana aura nera.

-Ohi, Sasuke è il tuo potere quello? – chiese timoroso.

-La mia aura demoniaca non c’entra niente- rispose Sasuke, parole che, però, furono coperte dai pugni suonati sulla testa del kitsune.

-Pensa prima di parlare- disse Sakura dopo averlo pestato per bene.

Ran sospirò seguendo Sakura mentre Hinata, ancora rossa in volto cercava di aiutare quel Kitsune che era la causa di tutti i suoi batticuori.

******************

Palazzo Toyama.

Temari era seduta a bordo del suo letto, sfiorava il ventaglio viola con inciso lo stemma dei Toyama, il simbolo datole da suo padre.

Se pensava che non avrebbe più potuto utilizzarlo, avrebbe dovuto piegare la testa alle regole dettate dal clan Nara … e lei questo, lo trovava ingiusto.

Lo strinse forte per poi uscire dalla camera, gli occhi turchesi scrutavano i territori sottostanti con un malinconico sguardo.

Alzò gli occhi verso il cielo, notando una nube avvicinarsi.

**********************

Sango e Shikamaru sedevano su due sedie in paglia e legno con un’espressione stupita rivolta verso il demone di fronte a loro.

Inu no Taisho sorrideva ai due Nara, tutti i cuochi erano scappati lasciando la cucina deserta, spaventati dalla forte aura emanata dal demone.

-Em, signor no Taisho cosa … cosa le è successo alla fronte? - domandò piano Sango vedendo la striscia rossa orizzontale che si stagliava sul suo viso.

-O niente di preoccupante, solo un diverbio con mia moglie- spiegò tranquillo lui.

-Ah- annuì Shikamaru tremante.

-Il motivo della mia visita però è un altro, ben differente da piccoli battibecchi coniugali o dalla caccia all’Akatsuki … si tratta di vostra sorella Rin, purtroppo è stata ferita-

Entrambi i fratelli saltarono in piedi –Cosa? Che le è successo? -  chiese allarmata Sango

-Calmi, sta bene … però, la ferita riportata era molto profonda e ha rischiato parecchio.
Non vi voglio mentire. –disse lui –è viva per miracolo-

Sango tornò seduta, le mani coprivano il volto sconcertata.

-Signor no Taisho, mi permette di porle una domanda? –chiese Shikamaru.

Lui annuì –Per caso, è viva grazie a vostra moglie? –

Sango guardò il fratello confusa, inseguito Inu –Hai un grande intuito Shikamaru.

Esatto, vostra sorella è viva solo grazie al potere che custodisce mia moglie, una delle tre gemme della vita: Lo zaffiro dell’aldilà-
Fece una pausa massaggiandosi le tempie –Lo zaffiro permette ad un membro della nostra famiglia di salvare una vita altrui, sporcando il ciondolo col proprio sangue.
In questo modo anni della sua vita vengono ripartiti con quella della persona ferita, salvandogli la vita o rendendola più longeva in casi come questo-

-Quindi Rin adesso avrebbe una speranza di vita come la vostra? – domandò Sango.

-Non come la mia, ma come quella di mio figlio Sesshomaru- precisò Inu –è lui che l’ha salvata … per quanto anche a me risulta incredibile.
Vivranno la loro intera esistenza con la paura che se uno verrà ferito allora anche l’altro lo sarà, e quando la definitiva morte verrà per uno di loro … entrambi periranno.
Capisco che sarete confusi e arrabbiati ma … vostra sorella ha rischiato di morire-

Nella cucina cadde un silenzio tombale, rotto presto dal sospiro di Shikamaru –Devo dire la verità, prima o poi aspettavo questo momento-

Lo sguardo del capo clan no Taisho si posò stupito su Shikamaru –Dalla prima volta che l’ho vista sorridere allegra porgendo a vostro figlio una corolla di margherite-

Sango annuì –Abbiamo sempre saputo quello che Rin sentiva per Sesshomaru, gli saremo sempre riconoscenti per averla salvata-

Inu sospirò sollevato.

-Grazie, grazie d’avvero-

-Quando possiamo vederla? –domandò Sango

-Sta ancora dormendo- rispose Inu –quando vorrete, sarete sempre benvenuti a palazzo No Taisho-

*******************

Sentiva il suo corpo pesante, la mente riviveva l’aggressione.

La memoria nitida di una lama d’ombra sbucata dal nulla e degli occhi rossi che la scrutavano con ribrezzo.

Aveva pregato i Kami di far sì che Sesshomaru non si dimenticasse di lei, perché non avrebbe mai dimenticato il volto del demone.

Quel perfetto e impassibile volto era stato il suo ultimo pensiero.

Poi il nulla.

Ora sentiva il torpore che l’aveva circondata sparire lentamente, aprì le palpebre ancora pesanti, ritrovandosi a fissare il soffitto di assi dipinte di rosso.

Le ci volle un po’ per osservare tutta la stanza, non ci era mai stata prima d’ora ma era in una camera da letto, sontuosa e piena di kimono.

-Rin, sei sveglia! –

Voltò la testa verso quella voce intravedendo uno sfocato volto sorridente –Ka- Kagome? –

-Grazie al cielo ti sei ripresa, non sai quanti ci hai fatti spaventare- esclamò lei.

La giovane Nara si sedette sul letto.

-Non devi sforzarti, sei ancora molto debole- disse Kagome precipitandosi a sistemare i cuscini dietro la schiena dell’amica –Stai qui a riposare, ne hai un gran bisogno, anche se hai dormito per due giorni interi-

La ragazza si toccava la testa, sentiva un forte senso di vertigini –Kagome, dove mi trovo?  -

-Al palazzo no Taisho, non preoccuparti sei al sicuro ora- rispose lei.

No Taisho?

Allarmata Rin sgranò gli occhi, tutti i pezzi dei suoi ricordi si stavano ricostruendo davanti a lei.

Slegò l’Obi come una furia –Rin ma che fai? – chiese allarmata Kagome nel vedere la giovane aprire il kimono, un’incredula espressione in volto mentre tastava la pelle del ventre perfettamente intatta.

Alzò lo sguardo verso la miiko –Dimmi che non lo ha fatto-

Lei non sapeva cosa risponderle –Rin, non so cosa dirti; per favore sistema il kimono e torna a-

-Dimmi che Sesshomaru non ha fatto quello che credo- ripeté lei

Kagome boccheggiò –Rin-

La ragazzina si sistemò il kimono per poi calciare via le coperte e scendere dal letto.

-Cosa stai facendo? sei ancora troppo debole-

-Kagome non seguirmi- disse lei uscendo dalla stanza.

Si reggeva in piedi a fatica, appoggiandosi alle pareti, traballante riuscì a giungere ad uno spiazzo.

Afferrò la balaustra osservando le nuvole che sorreggevano il palazzo, iniziavano a colorarsi di rosa e arancione, l’aria serale le penetrava nel tessuto del kimono facendole venire i brividi.

Kagome aveva ragione, era ancora debole, ma doveva assicurarsi una cosa.

-Forse è stato tutto un sogno, ti sei sentita male nella foresta e ti hanno portata qui, si Rin non c’è altra spiegazione-

Ma chi voleva prendere in giro?

Sapeva perfettamente che non era quello che era successo, ma non riusciva ancora ad accettarlo.

Si toccò il ventre dolorante, i segni della ferita erano scomparsi, ma sentiva ancora una fitta fastidiosa.

-Cosa ci fai già alzata? –

L’ennesimo brivido le percorse la spina dorsale, ma sapeva perfettamente che quello non era dovuto alla frescura dell’aria.

Si voltò piano, sempre aggrappata alla sbarra del palazzo.

Il vento muoveva le ciocche dei suoi capelli verso la figura che si ergeva poco distante.

Lo sguardo sempre fiero fisso sul suo obiettivo, quello sguardo impassibile e che non ti lasciava via di scampo.

La sua mente le ripeteva che doveva ascoltarlo, parlare era inutile perché non si può cambiare il passato; eppure, quella sua cocciuta testa la spinse a giocare il tutto, e per tutto.

-Perché mi ave- non riusciva a chiederglielo senza piangere.

Se ripensava a quello che lo aveva costretto a fare per salvarla –Perché mi-

-Non devo spiegarti l’evidente- rispose lui.

-No ma … io- asciugò una lacrima –Tu hai-

Sussultò nel vederlo avvicinarsi –So perfettamente quello che ho fatto-

La giovane piegò la testa, sentendo di sfiorargli l’armatura con la fronte –Perché … -

Il demone la guardava dall’alto verso il basso, muto … e la cosa era ancora più difficile per Rin.

-Io, mi dispiace- sussurrò lei.

Sesshomaru schiuse le labbra chiedendo –Rin dimmi perché ti stai scusando-

Era un ordine quello, non una domanda, la giovane raccolse tutte le sue forze quasi urlando –Perché non volevo costringerti a fare qualcosa contro la tua volontà-

Per una volta, l’impassibile e ferma espressione di Sesshomaru vacillò.

-Per colpa mia ora tu … insomma io- alzò la testa –Sono solo un fardello! –

Sesshomaru è sempre stata una persona razionale e distaccata, era lei quella emotiva che sussultava per un nonnulla.

Eppure in quel momento, stava succedendo qualcosa che la razionalità non sarebbe riuscita a spiegare.

Gli artigli del demone le avevano afferrato con veemenza il mento alzandolo verso il suo viso, gli occhi nocciola di Rin umidi dal fiume di lacrime che rigavano il suo volto.

L’inaspettato impatto spezzò i singhiozzi dalla ragazza, sostituiti dal forte stupore nel percepire il contatto con la bocca di Sesshomaru.

Strinse la sua armatura con gli occhi ancora sgranati, tratteneva il respiro, ancora incredula del gesto.

Fu un bacio lungo e possessivo, che marcava la risposta del demone; e, questo era sicuro, una risposta che non ammetteva repliche.

-Rin- sussurrò lui rompendo il contatto, osservando la ragazza che, decisamente in imbarazzo, cercava di regolarizzare il respiro.

-Nessuno mi ha mai obbligato a fare qualcosa che non volessi, intesi? –

Lei strabuzzò incredula gli occhi –Quello che faccio, lo decido solo io.
Le mie azioni sono sempre motivate, e sappi che il prezzo da pagare era la tua vita … e non è un fardello-

Un artiglio intrappolò l’ennesima lacrima –Capito? – lei annuì singhiozzando.

-Sesshomaru … Sesshomaru-

Lo abbracciò forte.

Lui è un demone.

Lei è un’umana.

Non potrebbero essere così diversi, eppure Rin sapeva con certezza che non vi era alcuna distanza tra loro.

Rin tornò a guardarlo, poco prima che le loro labbra si unirono nuovamente in un abbraccio, celato ormai per troppo tempo.

********************

Camminava nella boscaglia furiosa, aveva visto come Sesshomaru si era precipitato da quell’inutile umana, come l’aveva trasportata il più in fretta possibile al proprio palazzo.

Ma era tutto inutile, perché lei ormai era spacciata.

Il solo fatto che respirava, era un grave affronto per la sua persona.

No, Kagura non poteva assolutamente permettere che una mocciosa del genere continuasse a vivere.

-Ma che bella trovata-

Riconobbe la voce di Naraku, era alle sue spalle.

-Non capisco di cosa stai parlando Naraku, forse sei tu che mi devi spiegazioni sul fallimento dagli Yoro-

Lui ghignò –Oh sì, ma mai quanto la tua brillante idea di attaccare a morte Rin Nara-

Lei sussultò, come faceva a saperlo?

-Sei stata poco furba- disse Naraku avvicinandosi –Sai, se usassi quel cervello che ti ritrovi in testa, sapresti che la famiglia del tuo prezioso demone, possiede una delle gemme della vita: Lo Zaffiro dell’aldilà-

Lei sgranò incredula gli occhi indietreggiando impaurita, non le piaceva il modo in cui Naraku le stava parlando.

-Sai, questa pietruzza permette di salvare la vita di una persona dandole anni di vita- rise leggermente nel vedere il volto di Kagura –Ora capisci dunque? Rin non è morta, è stata salvata da Sesshomaru stesso … cosa curiosa vero? –

-No, tu menti- disse lei –non potrebbe mai fare-

-Smettila, sei perfettamente conscia di quello che provano, altrimenti non saresti andata contro un mio ordine- continuò Naraku – Hai preso la missione troppo sul personale, hai lasciato che quei tuoi stupidi sentimenti unilaterali ti oscurassero la ragione … non sai quanto avrei preferito risparmiarti tutto questo ma-

-Cof- Kagura tossì, accorgendosi che una copia del Rinnegan era apparsa alle sue spalle, l’arto aveva penetrato il torace, vedeva la mano del demone fuoriuscire dal suo stesso corpo, imbrattata del suo sangue.

Sputò delle gocce ematiche dalla bocca, iniziando ad accasciarsi al suolo.

-Tutto sommato- disse l’ologramma di fronte a lei –ti ho fatto un favore, se non avessi agito io lo avrebbe fatto lui e fidati, sarebbe stato molto più doloroso e crudele … d’altronde hai quasi condannato a morte la sua dolce metà-

Lei rivolse lo sguardo verso il demone, vedendo le sue mani spostarsi sui propri occhi –E avrebbe sicuramente lasciato intatti i tuoi poteri … cosa che io non farò-

-No fermo non AAHAH- Gli artigli del Tengu penetrarono nella carne –I poteri del nostro clan saranno tutti miei cara Kagura, la tua capacità di creare lame d’ombra ora è mia-

Dissolse la visione del Rinnegan, lasciando cadere il corpo esanime della donna a terra, sola, mentre il suo sangue fluiva macchiando la vegetazione.

   
 
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