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Autore: hinata 92    17/04/2020    1 recensioni
Il piccolo Goten, a causa di un evento traumatico, ha deciso di smettere di allenarsi. Oggi, a sedici anni, tutti lo considerano un fallito buono a nulla, tranne il suo fratellone e il suo migliore amico, che hanno un piano per ridargli un po' di fiducia in se stesso...
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Goten, Piccolo, Trunks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fiducia

 

Goten continuò ad allenarsi, sia nella Stanza dello Spirito e del Tempo che al di fuori di questa, pian piano scoprendo vantaggi e limiti delle tecniche che stava ideando.

Capì presto che la barriera con cui poteva assorbire i colpi dei suoi avversari doveva essere adattata all’aura, che avrebbe cambiato colore per ognuno di loro e, come scoprì affrontando contemporaneamente Trunks e Gohan, non funzionava con più di un avversario per volta. In compenso, scoprì di poter mettere più di una barriera alla volta e diventò così abile a imprigionare gli attacchi energetici che Pan per molte sere ebbe a disposizione fuochi d’artificio più spettacolari che a capodanno.

In famiglia le cose migliorarono, anche solo per il suo atteggiamento, decisamente meno ostile di qualche mese prima. I suoi voti a scuola si alzarono leggermente, ma soprattutto Goku smise totalmente di sgridarlo. Non gli era chiaro cosa stesse succedendo, ma vedeva Goten più sereno e sapeva che c’erano di mezzo Gohan e Junior, quindi non se ne preoccupò più di tanto.

Non aveva idea di quanto quel allenamento sarebbe potuto durare ancora, ma a Goten non importava. In cuor suo sperava solo che quel momento di pace potesse durare il più possibile.

 

«Sei proprio sicuro che non ti dispiaccia? Potremmo lasciare Pan alla mamma…»

Goten sorrise: «Ma figurati! Non capita mica tutti i giorni di poter andare a fare un giro turistico su Namek

Videl fece una smorfia: «Appunto, non vorresti venire anche tu?»

Il ragazzo fece una smorfia: «Ma no, se proprio ne avessi voglia potrei chiedere a papà di teletrasportarmi lì in qualsiasi momento… invece, riuscire a coordinare i vostri impegni di lavoro, quelli di Bulma e quelli di Crilin è una cosa davvero eccezionale! Andate e divertitevi a fare la rimpatriata.»

Gohan annuì: «E va bene, allora.»

L’uomo prese la figlia, la sollevò in aria, la baciò e le disse: «Mi raccomando, fai la brava con lo zio Goten

Pan sorrise: «Sì, papà!»

Poi, mentre la posava nuovamente a terra, si rivolse al fratello: «E fai il bravo anche tu.»

Goten, fintamente offeso, dichiarò con tono da attore melodrammatico per far ridere la nipotina: «Come osi avere dei dubbi sul sottoscritto? La cosa mi confonde e mi offende persino!»

Poi ridacchiò: «Rilassati, al massimo pizza da asporto da mangiare insieme a Trunks, se finisce i compiti in tempo, e serata cartoni animati. Tranquilla Videl, poi pulisco tutto.»

La donna ridacchiò: «Va bene. Allora noi andiamo!»

«Divertitevi! Ciao!»

 

La giornata passò tranquilla, tra un gioco con la cucina finta e qualche piccolo allenamento, il tutto condito dalla risata allegra e cristallina di Pan che riempiva il cuore di Goten di gioia e serenità.

Verso metà pomeriggio, lo zio chiese: «Hai voglia di fare merenda?»

La bambina esclamò: «Sì!!! Con i biscotti!»

«Quelli al cioccolato?»

«Quelli con le stelline! Così è come se sono vicina a mamma e papà che sono fra le stelle!»

Goten schioccò un bacio sulla fronte della bambina: «Mi sembra giusto. Dai, vado a prenderli, arrivo subito.»

«Ok!»

Il ragazzo si diresse in cucina. Prima di aprire lo sportello dell’armadio, chiuse un attimo gli occhi, fece un respiro profondo e provò a cercare di entrare in semi meditazione. Era un esperimento che aveva concordato da qualche giorno con Junior, per imparare a muoversi anche se completamente concentrato, e in quel momento gli era comodo per continuare a controllare Pan a distanza. Riuscì ad avvertire senza difficoltà la sua piccola aura e i suoi movimenti: stava tenendo qualcosa con la mano sinistra, mentre la destra andava su e giù in un movimento regolare. Quasi sicuramente stava ancora cercando di pettinare la bambola con i capelli rossi che si arruffavano sempre. Riaprì gli occhi e, cercando di tenere in un angolo della sua mente l’attenzione per la bambina, aprì finalmente l’anta e prese la scatola dei biscotti.  Sbuffò.

«Vuota, ovviamente. Dove avranno messo quella di riserva?»

Fece per prendere il telefono, ma poi lo posò. Che stupido, i telefoni mica prendevano fin su Namek… doveva semplicemente guardarsi un attimo intorno per trovarli.

Goten cominciò ad aprire ante e armadi, cercando dove Videl avesse messo la scorta di biscotti. Fu però quando mise la testa dentro l’armadio più basso che il suo sesto senso gli diede un violento segnale di allarme, così improvviso da fargli sbattere la testa contro il ripiano.

Qualcosa si stava avvicinando a Pan, qualcosa dotato di un’aura strana, innaturale, potente.

 

La bambina si avvicinò alla nuova arrivata con un sorriso: «Ciao!»

«Ciao! Vuoi giocare con me?»

Pan sorrise: «Sì, certo! Ti piacciono le bambole?»

«Un sacchissimo

Pan si avvicinò alla bimba porgendole una bambola, ma dopo un passo fu costretta a bloccarsi.

«Uh?»

Allungò una mano, appoggiandola contro la parete violetta che era appena spuntata dal nulla. Non era spaventata, solo incuriosita. Conosceva bene quell’effetto.

«Zio… Goten

In un lampo, il ragazzo spalancò la porta con un calcio, con ancora in mano la scatola di biscotti vuota: «PAN!»

Nella cameretta della sua nipotina, quest’ultima ora protetta e isolata da una delle sue barriere, era comparsa un’altra bambina dall’aspetto innocuo e innocente, con indosso quella che sembrava una consunta camicia da notte vecchio stile e dei capelli a boccoli turchini. Lo guardava sorpresa, con gli occhi violacei spalancati dallo stupore. Il ragazzo invece sembrava solo preoccupato.

«Stai lontana da lei!»

Pan era confusa: «Ma Zio Goten, lei voleva solo giocare…»

Il ragazzo stava sudando freddo: «No, non credo…»

La bimba dai capelli turchini gli sorrise: «Vuoi giocare anche tu?»

Goten rispose freddamente: «Cosa sei?»

La creaturina rispose titubante: «Una… bambina umana?»

Il ragazzo fece una smorfia: «Le bambine umane non hanno la coda.»

Da sotto la veste da notte sbucò una lunga e sottile coda grigia. La bimba sorrise imbarazzata: «Non sapevo se dei sangue impuri avessero o meno la coda.»

Pan, confusa, ripeté: «Sangue impuri?»

La bimba sorrise ancora: «Voi.»

Goten afferrò il discorso: «Tu cerchi dei Sayan, vedo.»

La bambina sbatté le mani: «Esatto! Siete diventata merce rara nello spazio, ultimamente, e ammetto che avere a che fare con gli esemplari puri è un po’ problematico…»

Il ragazzo commentò: «In ogni caso, coda sbagliata. Non è quella di un gatto.»

La bimba si afferrò la coda, sorpresa: «Oh, davvero? Avevo poche informazioni e poco tempo, l’ho speso quasi tutto per imparare la vostra lingua e un minimo della vostra cultura.»

«Cosa vuoi da noi?»

La bimba mosse i capelli come se fossero degli arti, tirando fuori un timbro: «Oh, molto semplice. Mi piacerebbe potervi mettere questo segno. Ai bambini di questo pianeta piacciono i timbrini sulle mani, mi pare di aver capito.»

Goten posò la scatola di biscotti su un mobile: «E a che cosa servirebbe?»

«Semplicemente a segnalare che sareste di mia proprietà.»

«Spiacente, noi non siamo in vendita.»

La bimba sorrise: «Per ora. Come dicevo, i Sayan sono merce estremamente rara nell’universo, solo due esemplari puri, tre impuri e una ancora più impura… avete un’idea del vostro valore sul mercato nero? I collezionisti pagherebbero bene, e inoltre…»

La bimba iniziò a deformarsi in maniera inquietante. Goten fece giusto in tempo ad attivare una barriera anche intorno a sé, mentre i capelli turchini si allargavano e si ingrossavano, diventando simili a petali di una grossa pianta tropicale con al centro il corpicino della bimba, che ormai non era più nient’altro che un fantoccio senza vita, sbattuto di qua e di là a seconda dei movimenti della pianta, quasi come se fosse stato impiccato. Il corpo si era ingrandito tanto da stare a malapena nella stanza.

«… anche a me non dispiacerebbe una goccia del vostro sangue…»

Pan gridò terrorizzata, ma Goten s’impose di mantenere lo stato di semi meditazione e, semplicemente, creò una terza barriera con la quale spinse la creatura fuori dall’edificio, spaccando un muro.

«Non ho intenzione di lasciartelo fare, vampiro spaziale.»

 

Trunks, concentrato sulle disequazioni di secondo grado, si fermò giusto per prendersi un bicchiere d’acqua.

«Uffa… quanto vorrei essere con Got, ora…»

Per curiosità, cercò di sentire l’aura dell’amico. Era anche molto facile, ora che i guerrieri più forti del pianeta erano assenti. Quando la sentì, ridacchiò.

«Goten sta facendo due barriere? Mentre fa da baby sitter? Ma non era lui quello che odiava gli allenamenti?»

Rimase in allerta ancora per un po’, poi un brivido, all’improvviso, gli attraversò la schiena, mentre lasciava cadere il bicchiere a terra, il quale andò in frantumi. Qualcosa di strano era comparso, e Goten aveva intensificato la sua aura e aumentato il numero di barriere. Immediatamente Trunks si lanciò da una finestra e spiccò il volo.

«Vadano a quel paese i compiti! Got non si sta allenando proprio per niente! Arrivo!!!»

 

Dall’alto del Santuario, un’altra persona stava osservando la scena e malediceva il fatto di essere stato lasciato da solo.

«Ma proprio oggi Dende doveva andare a salutare i parenti?»

Mr. Popo corse più veloce che poté dentro il Santuario, cercando disperatamente un quadernino che secondo quanto ricordava era stato lasciato vicino a un vecchio telefono, un modello a muro degli anni ’20, ma che in quel momento, ovviamente, non riusciva a vedere.

«Eppure la rubrica delle emergenze era qui, ne sono sicuro…»

 

Goten si morse un labbro. Non era affatto semplice mantenere lo stato di meditazione con un mostro in trasformazione davanti a sé e Pan che continuava a piangere disperata di fronte a quella scena da film horror. Il massimo che riusciva a fare era mantenere un minimo di controllo per non andare completamente nel panico e sostenere le sue barriere, ma non aveva idea di cosa dovesse fare. Abbassare la barriera e attaccare era fuori questione, il rischio era troppo alto. L’aliena per ora ce l’aveva solo con loro due, ma non poteva escludere che se non fosse riuscita ad attaccarli avrebbe cercato di prendersela con altre persone. Era in grado in quella situazione di creare abbastanza barriere da coprire potenzialmente l’intera popolazione mondiale?

Poi, in un lampo, Goten smise di pensare. Un’aura familiare si avvicinò a velocità elevata e lì, in un istante, si rese conto del rischio potenziale e agì d’istinto. Prima ancora che Trunks lanciasse il suo colpo energetico, una barriera verde acqua era sul terreno per proteggerlo dal colpo e immediatamente dopo che il ragazzo l’ebbe lanciato, Goten lo avvolse con una delle sue barriere viola e, con un colpo violento della mano sinistra, la mosse verso quella di Pan, unendole in una sola.

«Got, che stai facendo?»

«Ti salvo la pelle, Trà! La tizia qua non ha buone intenzioni con i Sayan! Ti prego, calma Pan, non riesco a concentrarmi con lei che piange!»

Trunks fece per replicare, ma osservò che il colpo che aveva lanciato, pur essendo andato a buon fine, staccando due petali alla creatura, non era stato molto utile. Nel giro di pochi secondi questi si erano rigenerati senza alcuno sforzo.

«Brutta storia…»

Il fiore gigante si agitò: «Oh sì! Sì! Un altro Sayan impuro! Caccia grossa, oggi!»

Trunks, continuando ad abbracciare Pan per calmarla, rispose: «Ok, mi sa che avevi ragione…»

Il fiore cambiò aspetto, assumendo quello di un’altra bestia strana, dal pelo rossiccio, vagamente simile a una volpe, ma con quattro teste e una saliva acida.

Trunks impallidì: «Got, qua la piccola avrà gli incubi per qualche decennio… e-e-e pure io…»

L’aliena continuò a parlare, sempre più eccitata: «Il sangue namecciano mi ha donato la rigenerazione, quello kurukkan questa forma… se avrò anche il vostro sarò molto più forte!»

Il ragazzo dai capelli viola deglutì, sempre cercando di non far vedere a Pan le orribili trasformazioni della creatura che avevano davanti. Qualunque cosa fosse quella davanti a loro, evidentemente, poteva prendere il DNA di varie specie aliene e combinarlo. Se davvero fosse riuscita a mettere le mani sul loro il rischio sarebbe stato davvero elevato: trasformarla in super Sayan o uno scimmione in grado di decuplicare la propria forza, oppure, peggio ancora, donarle la capacità di diventare più forte ogni volta che avesse messo a rischio la propria vita suonavano tutte come brutte opzioni. Rimanere dentro la barriera era sì la cosa più sicura per loro e per il mondo, ma impediva loro anche di attaccare. Oltre che proteggere Pan non sapeva cosa fare.

Goten, dal canto suo, ora che Pan non piangeva più così forte, aveva cercato di isolarsi nuovamente dal mondo e di pensare a un piano. La creatura poteva rigenerarsi, e questo complicava ulteriormente le cose. I ricordi dell’unico avversario in grado di farlo che avesse affrontato, a distanza di anni, erano ancora lucidi nella sua mente. Per un attimo valutò l’opzione della fusione con Trunks, ma era rischiosa. Se nell’agitazione avessero sbagliato, il Gotenks malconcio che poteva uscirne avrebbe potuto servire su un piatto d’argento il loro sangue all’aliena. Senza contare che non aveva idea dell’effetto del sangue di un doppio mezzo Sayan

Un ricordo si fece nitido nella sua mente. Non era meno rischioso della fusione, non aveva mai provato niente del genere, ma era l’unico modo che conoscesse per distruggere un cattivo in grado di rigenerarsi e poteva tentare anche rimanendo dietro la barriera.

«Trà, se tutto va storto e la barriera crolla scappa con Pan. Io ci provo.»

«A fare cosa?»

Ma Goten non rispose più, chiuse gli occhi, si mise a gambe incrociate e iniziò a meditare profondamente. Non reagì neppure quando la creatura a quattro teste iniziò a cercare di azzannare la barriera dentro cui si trovava. Pan fece per gridare di terrore, ma Trunks le mise una mano sulla bocca.

«Tranquilla, tesoro, lo zio Goten sa quello che fa, basta solo non disturbarlo e vedrai che risolverà tutto…»

Ma non sapeva se lo stava dicendo più alla bimba o a se stesso.

Goten, intanto, si era immerso nella meditazione più profonda, quella che Junior gli aveva sconsigliato dopo quel primo esercizio nel deserto. Non sentiva più i rumori, era tornato in quello meraviglioso stato mistico in cui poteva avvertire il mondo solo attraverso le aure. Sentì quella dell’aliena, con le sue quattro bocche, cercare di azzannarlo attraverso la barriera, ma non se ne preoccupò minimamente, sapeva che la sua barriera avrebbe retto. Sentì l’aura di Trunks, dentro la barriera, continuare ad abbracciare quella di Pan e, attraverso il movimento delle sue labbra, riuscì a leggere cosa stesse dicendo alla bimba, parole di rassicurazione e di fiducia nei suoi confronti. Sentiva però anche la loro paura crescente e fu grato all’amico della fiducia che stava riponendo in lui. Poi si immerse ancora di più, fino a sentire nuovamente l’energia delle piante, dei fili d’erba, degli animali e delle persone che, giustamente, avevano notato il mostro in mezzo alla città e scappavano spaventate.

Si sentì immerso e protetto da quell’energia, così tanto da permettersi una piccola richiesta. Allungò la mano destra di fronte a sé, con il palmo rivolto verso l’alto.

Solo un pochino…

 

Nel suo pianetino tranquillo, Re Kaio stava proprio passando un bel pomeriggio rilassante, comodamente sdraiato in giardino. La lettura del libriccino di barzellette che gli avevano regalato per il compleanno l’aveva così coinvolto da non sentire il telefono squillare in continuazione dentro la casa.

Fu solo quando una sensazione familiare gli fece pizzicare le antenne che alzò la testa dal libro.

«Uh? Goku sta usando la mia tecnica?»

Si alzò dalla sedia e diresse la sua attenzione verso la Terra.

«E lo sta facendo pure male! Che…»

Non appena però vide la situazione, la sua espressione cambiò.

«Dov’è Goku quando serve?»

 

Il diretto interessato, nel frattempo, era su Namek a raccontare le loro imprese contro Cell, quando un grido mentale gli fece venire un’improvvisa e dolorosa fitta alla testa.

«GOKU CHE HAI FATTO??? SEI IMPAZZITO???»

Il Sayan saltò sulla sedia, tenendosi la tempia: «Urrrka! Oh, buongiorno Re Kaio! Qual buon vento?»

«Ma che vento e vento! Chi ti ha autorizzato ad insegnare l’Energia Sferica a tuo figlio???»

Goku, sempre più confuso, rispose: «Io non ho insegnato proprio nulla a Gohan

Il diretto interessato, sentendosi chiamare in causa ma non potendo udire la discussione, rivolse uno sguardo preoccupato a Junior.

«Ma non a lui, all’altro! Al piccolo!»

«A Goten? Ma assolutamente no! Non ne sarebbe neanche capace!»

«Bè, allora qualcosa non va, perché c’è una mercenaria mutaforma che sta cercando di azzannarlo e lui di risposta sta cercando di fare l’Energia Sferica!»

Goku cadde dalle nuvole: «Goten sta facendo cooosa???»

Gohan gli mise una mano sulla spalla: «Papà, torniamo a casa.»

Junior fece lo stesso sull’altra spalla: «Ora.»

 

Trunks non stava capendo assolutamente cosa stesse cercando di fare Goten, ma aveva imparato che quando era in quello stato era meglio non disturbarlo. Sul palmo della sua mano stava accumulandosi dell’energia, ma era strana, instabile e sembrava quasi non appartenergli. L’aliena, però, a quel punto si era fermata e guardava la fonte di energia ammirata e rapita, come una falena davanti a una fonte di luce in piena notte.

Il ragazzo prese un mezzo sospiro di sollievo. Non aveva ancora capito cosa stesse facendo, ma stava funzionando e tanto gli bastava.

«E-ehi! Figlio di Vegeta! Mi senti?»

Trunks strizzò gli occhi e rispose: «Mi chiamo Trunks

«Ok, Trunks, allora! Sono Re Kaio e ti sto parlando telepaticamente!»

Il ragazzo trasalì, ricordando chi fosse dai racconti della madre, mentre Pan gli rispose: «Lo so come ti chiami.»

Trunks scosse la testa: «Un attimo, Pan, sto ricevendo una telefonata mentale… e non è neanche la cosa più assurda di oggi!»

«Mantieni la calma ragazzo, ho bisogno di sapere un paio di cose. Che sta combinando il tuo compagno di merende?»

«Goten

«Sì, lui! Il figlio piccolo di Goku! Ragazzi, vi riproducete troppo velocemente, non riesco a stare dietro ai nomi di tutti… comunque, volevo contattarlo telepaticamente ma non ci riesco, trovo la linea occupata!»

Trunks rispose imbarazzato, immaginando il segnale occupato nella testa di Goten: «C-credo che stia meditando profondamente, altro non so, non riesco a capire cosa stia combinando, ha detto che tentava un esperimento...»

«Sta cercando di fare l’Energia Sferica!»

Trunks ebbe un flash dalla sua infanzia: «Quella cosa che alzavamo tutti le mani al cielo e con cui Goku ha distrutto il Majinbu cattivo?»

«Sì, quello! Chi glielo ha insegnato?»

«N-nessuno, non mi pare nemmeno che Goku l’abbia più utilizzata da allora…»

Re Kaio per un momento non rispose: «Allora o è un pazzo o è un genio, suo padre aveva impiegato mesi per apprenderla, e ha dovuto lavorarci anni per perfezionarla… che non gli sia ancora esplosa fra le mani è un miracolo.»

Trunks iniziò a sudare freddo: «Ah…»

Pan, preoccupata, chiese: «Tutto bene?»

Il ragazzo annuì: «Alza le manine al cielo, aiutiamo lo zio Goten… e prega con me che sia un genio e non solo un pazzo…»

 

Goten non poteva avvertire nulla delle discussioni mentali che avvenivano attorno a lui, semplicemente si rese vagamente conto che Trunks si stava agitando. Tutta la sua concentrazione era dedita all’energia che aveva in mano, che ribolliva come una pentola sul fuoco. Aveva cercato di prendere un pochino di energia da ciò che lo circondava, ma far andare d’accordo, per esempio, l’aura delle piante con quella degli animali che di esse si cibavano stava diventando più complesso del previsto. Eppure era riuscito, in qualche occasione, a trasformare l’energia degli altri in sua. Forse erano semplicemente troppe aure e troppo diverse da armonizzare…

In quel momento Pan alzò le sue manine e fu come se un frammento della sua aura venisse spontaneamente da lui. Era un’aura che conosceva bene e che facilmente si adattò alla sua, a cingere e contenere quell’ammasso di energia che stava per sfuggirgli. Anche Trunks fece lo stesso, un frammento ben più grande di energia che però Goten sapeva manipolare e controllare perfettamente, dopo mesi di allenamenti.

Non sapeva perché i due l’avessero fatto, ma gli diedero un’illuminazione: fino a quel momento aveva cercato di costringere le diverse energie a unirsi, quando invece dovevano donarsi spontaneamente…

Goten si concentrò ancora di più sul suo respiro, fino quasi ad annullarlo, per diventare tutt’uno con la natura. Non aveva ancora cercato di comunicare usando la sua aura, ma era il momento di provare. Doveva spiegare alle piante e agli animali perché stava prendendo la loro energia, doveva convincerli ad aiutarlo… suo padre, alla fine, aveva fatto così contro Majinbu, con l’aiuto di Mr. Satan, se l’era quasi dimenticato…

 

«Incredibile! Stava perdendo il controllo dell’Energia Sferica e invece adesso la sta stabilizzando!»

Trunks, sempre con una mano alzata, l’altra occupata a tenere Pan in braccio, aggiunse: «È buono, vero?»

«È semplicemente sbalorditivo!»

Il ragazzo però non riusciva a rilassarsi: «Perché la mutante non lo sta più attaccando?»

«Lei è una nisansayam, la sua specie è attratta dal sangue alieno… credo che un concentrato di così tante aure diverse sia quasi ipnotico, per loro. Come fosse davanti al menù di un banchetto! E Goten sta continuando ad aggiornarlo e cambiarlo, così la sua attenzione è sempre occupata.»

Trunks annuì poco convinto: «Ah, bello…»

«Comunque tranquillo, ho chiamato i rinforzi.»

«Ah, grazie!»

Poi rifletté meglio sulla frase.

«Aspetta, hai fatto cosa?»

 

Finalmente l’energia che stava manipolando iniziava ad essere regolare, quasi sferica. Non c’era ancora del tutto, ma stava iniziando a capirne il funzionamento.

In un angolo della sua coscienza, però, avvertì un flusso di energia familiare, che se non fosse stato in quello stato di meditazione l’avrebbe mandato in panico. Prima ancora che Goku si materializzasse insieme a tutta la compagnia, Goten mosse la mano libera alle sue spalle, dove creò una nuova barriera abbastanza grande da contenere tutti, e con un altro gesto la unì nuovamente a quella di Trunks e Pan. Fatto questo, prima che gli venisse una crisi d’ansia all’idea di essere giudicato da tutti quelli a cui finora aveva nascosto le sue abilità, annullò quasi completamente la sua coscienza e tornò sulla sfera di energia da armonizzare.

 

Goku si teletrasportò da Goten, portandosi dietro tutti coloro che lo avevano accompagnato su Namek: Gohan, Videl, Junior, Dende, Vegeta, Bulma, Crilin, C18, Majinbu e Mr. Satan. Invece che atterrare in casa, come si aspettava, però, si ritrovò rinchiuso in una bolla viola ovale.

«Uh? Che succede?»

«MAMMA!!! PAPÀ!!! NONNO GOKU!!! NONNO SATAN!!!»

Pan scivolò dalle mani di Trunks e si gettò fra le braccia dei suoi familiari. Goku osservò il mostro di fronte a sé ed esclamò: «Urka, che ci siamo persi?»

Vegeta guardò malissimo il figlio: «E soprattutto, perché tu non stai combattendo?»

Prima di venire sommerso da mille domande, Trunks si affrettò a zittire tutti: «Vi prego, non adesso, se perde la concentrazione è la fine!»

«Chi?»

«Cosa?»

«Perché?»

Una voce mentale fece trasalire tutti: «Il ragazzo ha ragione, è fondamentale che manteniate la calma e la tranquillità. Pensate alle vostre conversazioni, farò io da ponte mentale!»

Goku sorrise: «Oh, grazie, Re Kaio!»

Ma in tutto questo una persona, da quando era arrivata, non aveva fatto altro che attaccarsi alla parete violetta con ansia.

«Trunks, da quanto è in quello stato?»

Il ragazzo rispose a Junior: «Abbastanza.»

Il namecciano fece una smorfia: «Non va bene, sta esagerando, rischia di non svegliarsi più…»

Solo a quel punto Goku, lasciando andare la nipotina, si avvicinò a Junior: «È… è Goten? È davvero lui?»

«Sì.»

Vegeta, alle loro spalle, commentò: «Bè, questa è una sorpresa.»

Goku lo ignorò: «Era questo che stavate facendo?»

Junior alzò un sopracciglio: «Te ne eri accorto? E non hai detto nulla?»

Il Sayan sorrise imbarazzato: «Non sono bravo a capire e a trattare i miei figli, mi pare che lo avessimo stabilito proprio io e te al torneo di Cell… ho capito che tu e Gohan stavate facendo qualcosa per lui e mi sono fidato.»

Junior si mise una mano sugli occhi, facendo appello a tutta la sua pazienza per non ucciderlo, mentre Vegeta si fece nuovamente avanti: «Tu invece non hai ancora risposto. Com’è che stai facendo il pappamolla qua dentro a questa gabbia?»

Trunks sbuffò: «Papà, la tizia poteva potenziarsi con il sangue Sayan non appena l’avessi sfiorata, ti sembrava il caso di rischiare?»

Vegeta lo guardò scandalizzato: «Certo! Io lo avrei fatto!»

C18 ridacchiò: «Sicuro, e abbiamo visto tutti com’è finita con Cell…»

Ma prima che partisse l’ennesima discussione, Mr. Satan interruppe tutti con un grido mentale: «ADESSO BASTA!»

Tutti si voltarono verso di lui. L’uomo, insieme a Gohan, Videl, Pan, Majinbu, Bulma, Crilin e Dende, aveva le mani al cielo.

«Ci siamo già passati da questa storia, e sappiamo che si vince solo se tutti collaborano! Re Kaio, se serve sono pronto a convincere di nuovo tutti gli abitanti del pianeta!»

C18 si unì subito a loro, mentre Goku esitò un momento. L’idea di mettere nelle mani di Goten una quantità eccessiva di energia, che non fosse poi in grado di gestire, lo spaventava. Era l’unico, fra loro, a conoscere i rischi di quella tecnica.

Junior gli mise una mano sulla spalla, alzando l’altra al cielo: «Può farcela. Tuo figlio è un genio, se si concentra a dovere, e non potrebbe essere più concentrato di così, al momento.»

Gohan aggiunse, con un sorriso: «Si è allenato tanto, fidati di lui, sta mettendo in gioco tutto se stesso. Ti prego, di me ti sei fidato anche troppo in passato, fai lo stesso con lui, per questa volta…»

Goku sorrise, rassicurato, e alzò le mani al cielo: «Certo che mi fido di lui!»

Bulma diede un calcetto al marito: «Vegeta…»

Il Sayan alzò un sopracciglio: «Mi stai seriamente chiedendo di affidare la mia energia a un ragazzino che non si allena da quasi dieci anni?»

Bulma gli sorrise: «Ti sto chiedendo di fidarti di me.»

Vegeta fece una smorfia e girò il palmo della mano verso l’alto: «Questo però era un colpo basso.»

 

Goten, che non poteva sentire cosa stesse avvenendo nella sua barriera, avvertì invece improvvisamente tanta energia che gli veniva donata e, per la prima volta, ne sentì quasi il sentimento: la fiducia di Videl, Bulma, Crilin, C18, Pan, Majinbu e Dende; l’affetto fraterno di Gohan e Trunks; il sostegno preoccupato ma orgoglioso di Junior; la gratitudine e l’ammirazione totale e incondizionata di Mr. Satan; la preoccupazione di Vegeta e, forse i sentimenti più inaspettati di tutti, l’orgoglio, l’affetto e il sostegno di suo padre. La sfera si ingrandì di colpo a dismisura, ma Goten ne mantenne perfettamente il controllo: conosceva quelle aure e quell’energia non solo gli era stata data spontaneamente, gli era stata donata, con tutto il cuore. Si sentì pronto, come mai in vita sua.

Fu un attimo.

In una frazione di secondo disattivò la sua barriera, rimanendo sollevato in aria a gambe incrociate, alzò la mano destra carica di energia e la lanciò verso la creatura, che al contatto iniziò a disintegrarsi senza fare rumore, senza gridare, ancora ipnotizzata da quella luce. Con la mano libera Goten creò un’ultima barriera, cristallizzando aliena e Energia Sferica in un’unica, enorme, sfera violetta. Se l’energia non fosse stata sufficiente, sarebbe bastato bloccarla al suo interno per sempre.

Subito dopo, con la stessa mano, liberò i suoi compagni e cercò di compiere l’operazione più difficile: liberare se stesso dalla prigione in cui si era rinchiuso.

 

Non appena tutti toccarono terra, molti cercarono di correre verso Goten, ma Junior li fermò.

«Ha bisogno di tempo per uscire da una meditazione così profonda.»

Gohan si avvicinò al suo vecchio maestro: «Ci riuscirà, vero?»

Il namecciano rispose con aria seria: «Non ci avevamo più riprovato dall’altra volta, e non era arrivato così lontano…»

Gohan sembrò impassibile alla notizia, ma Junior, che lo conosceva meglio di tutti, si affrettò ad aggiungere: «… ma se qualcuno può farcela, quello è tuo fratello.»

Rimasero tutti lì, in attesa. Goten planò verso terra, sempre con gli occhi chiusi e in stato di meditazione, sforzandosi di respirare profondamente con il naso e con la bocca. Appoggiò le mani all’ultima barriera che aveva creato e rimase lì, immobile, per un tempo che parve infinito, a testa china. Poi un rumore improvviso fece sussultare tutti, e poi un altro, e un altro ancora. Le mani di Goten scivolarono fino a terra, dove si sedette e, appoggiando la testa sul muro da lui stesso creato, si sentì libero di passare dai singhiozzi soffocati a un pianto vero e proprio. Gohan guardò Junior, e dopo aver ricevuto da lui un sorriso e un segno di assenso, corse dal fratello e lo abbracciò.

«Sono uno stupido, ho rischiato di far scoppiare tutto…»

Gohan lo strinse più forte: «Ma non l’hai fatto, sei stato bravissimo!»

Junior tirò un sospiro di sollievo. Ancora una volta Goten era riuscito a uscire dalla meditazione senza rischiare il coma.

«Io la dovevo proteggere, la Terra, non rischiare di farla saltare in aria…»

Trunks si avvicinò all’amico, dandogli una pacca sulle spalle: «Siamo ancora tutti qua, e sei stato un grande, Got! Io mi sarei buttato a capofitto e avrei…»

Vegeta da lontano urlò: «Avresti fatto bene, diavolo! Sei mio figlio, ma dopo questa ti sto per disconoscere, Trunks

Il ragazzo, dopo essere diventato rosso, cercò di continuare come se nulla fosse: «… e avrei fatto un casino.»

Bulma diede una gomitata al marito: «Meno male che il cervello l’ha preso da me.»

Anche Goku si avvicinò al figlio, indeciso se fosse meglio abbracciarlo, dargli una pacca o dire qualcosa di bello, ma nel frattempo, in tutto quel caos, la piccola Pan si era avvicinata alla barriera, e aveva cominciato a prenderla a calci e a pugni come le avevano insegnato mamma e papà.

«Prendi questa, e questa, e questa!»

Goten alzò la testa dal petto del fratello: «P-Pan?»

La bimba continuò a fare le boccacce alla parete viola: «Così impari a far piangere il mio zietto! E se lo rifai ti picchio più forte!»

Gohan sospirò, alzando gli occhi al cielo: «E qua si vede tutto il suo spirito Sayan…»

Goten, invece, scivolò dall’abbraccio del fratello e corse ad abbracciare la nipotina.

«Grazie, non ho dubbi che saresti bravissima a difendermi.»

Una voce che Goten non conosceva lo fece trasalire, e gli fece stringere più forte la bimba a sé.

«Lo sei stato anche tu.»

La maggior parte dei presenti, invece, lo riconobbe e gli sorrise: «Kaioshin

Dende immediatamente s’inchinò imbarazzato: «Cosa ci fate qui, o Superiore?»

La divinità sorrise divertita: «Dato che nessuno ha risposto al primo numero utile per le emergenze, Mr. Popo ha chiamato un po’ più in alto…»

Re Kaio, improvvisamente e misteriosamente, smise di farsi sentire telepaticamente.

Kaioshin continuò: «Ma direi che anche se non serve più il mio intervento per rendere innocua la creatura, posso sempre far sparire questo ingombrante rifiuto in maniera che non possa più nuocere a nessuno.»

Goten, ancora col viso bagnato di lacrime, ridacchiò: «Sarebbe fantastico, effettivamente non sapremmo bene dove metterlo.»

La divinità annuì e si voltò verso Junior: «Sappi che, comunque, noi Kaioshin approviamo a prescindere il tuo piano e hai la nostra benedizione… e credo anche quella di Dende e Mr. Popo

Junior trasalì dalla sorpresa, mentre quasi tutti si voltarono a chiedere al namecciano di cosa stesse parlando.

Kaioshin ridacchiò: «Temo di aver parlato troppo presto, eh?»

Junior sbuffò: «Avrei aspettato ancora un paio d’anni almeno…»

La divinità sorrise: «Se vuoi posso toglierti questo onere, il ragazzo mi pare pronto.»

Junior chinò la testa, incapace di ribellarsi, e il Kaioshin si avvicinò a Goten.

«Son Goten…»

E si inginocchiò. Il ragazzo divenne tutto rosso.

«E-ehi! Ehi! Cos’è, una proposta di matrimonio? Mi dispiace, ma non sei il mio tipo!»

Kaioshin ridacchiò: «Non esattamente, non da parte mia, per lo meno…»

Goten era sempre più confuso: «Eh?»

«Non c’è un anello, come usate voi, ma è comunque una proposta da parte di tutta la Terra. Una Terra che hai dimostrato di amare, di voler proteggere con tutto te stesso, a costo di rischiare il tuo corpo, la tua mente, la tua vita. Se sei ancora disposto a dedicare tutto te stesso in queste cose, Son Goten…»

Kaioshin gli sorrise: «… vorresti essere il prossimo Supremo della Terra?»

 

 

E con questo domandone chiudiamo qua il penultimo capitolo. So bene che è molto più lungo dei precedenti, purtroppo non scrivendo da un po’ sono ricascata nell’errore che facevo tempo fa, quello di fare i capitoli molto sproporzionati… ma conto di riprenderci la mano al più presto. Curiosità: in questo capitolo ho nascosto riferimenti a una favola molto famosa, sapete riconoscerla?

Intanto ringrazio Millo_Pippo_Jo per il commento e vi aspetto al prossimo, ultimo capitolo.

Alla prossima!

Hinata 92

  
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