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Autore: cin75    17/04/2020    4 recensioni
I giorni di Jensen , per volere della Giustizia, stanno per finire in una fredda stanza del braccio della morte.
Jared è convinto che quello sia un enorme errore giudiziario e lotta per fermarlo.
E come in ogni storia, ci sarà chi li affiancherà e chi si muoverà contro di loro.
Dovranno combattere insieme, dovranno essere coraggiosi, dovranno trovare anche la forza per confessare quello che hanno iniziato a provare l'uno per l'altro, che paradossalmente, sembra far loro più paura.
BUONA LETTURA!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jeffrey Dean Morgan, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando la mattina , Jared aprì gli occhi, si rese conto di sentirsi decisamente bene. Le medicine avevano fatto il loro effetto durante la notte. Lui aveva dormito profondamente, anche grazie alle più  che “amorevoli cure” di Jensen, e ora era di nuovo pronto a rimettersi in strada.

Si girò, convinto di trovarsi accanto al corpo del compagno, ma quando guardò dall’altro lato, Jensen non c’era.
Cautamente si drizzò sui gomiti e lo richiamò.
Niente!
Alzò di più la voce, forse Jensen era in cucina con la radio o la tv accesa.
Niente ancora.
Allora iniziò a preoccuparsi. No! Non poteva essere uscito.
Jared non sapeva se la sorveglianza ordinata da JD era ancora in atto. Se fosse stato diversamente, Jensen non era guardato da nessuno e Milligan aveva già fatto la prima sciagurata mossa.
Afferrò il telefonino sul suo comodino e chiamò l’agente che aveva visto e riconosciuto in ospedale, sperando che fosse lui ancora assegnato alla sorveglianza.
“Abel?”
Sì.”
“Sono Jared...”
Sì, amico, ho il tuo numero in rubrica ma prima che tu possa dire altro: tranquillo. Il tuo ragazzo è uscito stamattina alle sette da casa tua, si è infilato nella tua macchina, è andato dritto a casa sua. Circa venti minuti  dopo è uscito con un borsone e non credo che abbia intenzione di fare un viaggio, dato che in questo momento sta per rientrare nella tua palazzina!
“Dio ti ringrazio!!” si ritrovò ad esclamare Jared.
Ehi!! che fai? Io faccio tutto il lavoro e tu ringrazi Dio?!”  fu la risposta divertita e ironica dell’amico poliziotto.
“A te  devo un doppio espresso e un’intera scatola di ciambelle!”
Ora sì che si ragiona!!!” e la comunicazione finì.

Subito dopo e prima che Jensen rientrasse nell’appartamento , Jared chiamò Morgan.
Ehi, amico. Come stai?!
“Molto meglio, grazie. Ma….”
Che succede?!
“Senti, JD. Dobbiamo dire a Jensen quello che è successo e quello che sta succedendo.”
Ne sei sicuro?!
“Non mi va di mentirgli così. Jensen non è un bimbetto indifeso, è capace di pensare agire e difendersi. E io mi sento come lo stessi prendendo in giro in questa maniera. E poi per quanto potrai portare avanti la cosa della sorveglianza. Stamattina, quando mi sono svegliato, non sapevo se gli agenti erano ancora attivi e Jensen non era in casa e mi è venuto un colpo. Le indagini sono aperte ufficialmente e Milligan ha già agito, quindi è ora di mettere fine a tutta questa storia. Una volta per tutte!”
D’accordo, Jay. In mattinata venite nel mio ufficio. Parleremo con Jensen, gli spiegheremo tutto. Anche io sono stanco di questa situazione. Chiudiamo la partita!

Jared, non appena mise giù il telefonino, sentì la porta di casa sua aprirsi.
Un momento dopo, Jensen entrava piano nella camera da letto.
“Ehi!!! ti sei svegliato!” fece sorridendo al sorriso di Jared.
“Anche tu!” rispose Jared. “E sei vestito di tutto punto. Non ero io quello mattiniero?!”
“Già! Ma tu ieri mi hai chiesto di stare qui e io avevo bisogno di un po’ di cose e qualche cambio.” disse indicando il borsone ai piedi della poltrona in camera. “Non posso andare avanti solo con la tua tuta.”
“No, decisamente.” convenne Jared. “Senti, l’armadio è grande, prendi il posto che ti serve!” disse, poi.
“No, tranquillo. Non vorrei sembrare troppo invadente.”
“Jensen...” lo fermò intuendo già l’imbarazzo che forse sentiva l’altro. “..per l’amor di Dio. Tira fuori quei vestiti dalla borsa e sistemali. Farlo, non significherà mandare l’invito di un matrimonio!!”
“Già, sì...no...cioè….ho capito, ok!!” balbettò , ora, decisamente in imbarazzo.

Dopo aver sistemato quelle poche cose, Jensen aspettò Jared in cucina e gli fece trovare colazione e medicine pronte.
“Wow!! che servizio!” esclamò sorpreso Jared.
“Niente di che. È tutto merito della caffetteria qui sotto!”
“E’ bellissimo comunque, Jensen. Grazie.” disse sinceramente e così dicendo si avvicinò al compagno e gli bacio le labbra ancora sorridenti e soddisfatte.
“E’ un piacere!” sussurrò Jensen, rispondendo al bacio.
Quando furono seduti uno di fronte all’altro, Jared sospirò a fondo, come uno che deve trovare il coraggio di dire qualcosa.
“Avanti , sputa il rospo.” lo incoraggiò Jensen, e Jared strabuzzò gli occhi. Possibile che già lo conoscesse così bene?
“Senti….quando stamattina tu non c’eri, mi sono sentito con JD!”
“Che succede!?”
“In mattinata vuole vederci.”
“Milligan?” e Jared annuì. “Lo sapevo. Sii sincero, Jared. In questi giorni ho fatto finta di niente. In verità ero più preoccupato per te che per quello che poteva accadere tutto intorno, ma lo so, l’ho capito, non sono stupido. Tu.. JD...cavolo, penso perfino Misha, mi state nascondendo qualcosa. Andiamo!!” lo incoraggiò a parlare.
“Ok! Ma tu ….”
“Se osi dire “devi stare calmo o non devi arrabbiarti” giuro che ti do una botta in testa e ti rimando in ospedale!”
Jared deglutì a quella decisione e poi decise di dire tutto.
“Il mio incidente...beh!, non è stato un incidente!”
“No?” sibilò appena, colpito da quell’uscita.
“Qualcuno ha cercato di….cioè….sì, insomma, qualcuno ha sparato alle gomme perché io uscissi di strada e tutto sembrasse un incidente!” rivelò con non poco timore.
“Hanno cercato di...” sussurrò Jensen, stranito.
“Hanno cercato di uccidermi!” disse alla fine , Jared, tutto di un fiato.
Il cuore di Jensen, per alcuni secondi smise di battere, il sangue di fluire, la mente si rifiutava di spostarsi dalle ultime cose che aveva sentito pronunciare da Jared: “hanno sparato alle gomme…..hanno cercato di uccidermi...hanno sparato alle gomme….hanno cercato di uccidermi...
Era come un loop.
“Stai….dicendo che...”
“Qualche giorno prima del mio ...chiamiamolo incidente, ho consegnato le carte della nuova indagine a Milligan. Volevamo spingerlo a fare un passo falso, a reagire!”
“Cazzo, se lo ha fatto!!” esclamò battendo i pugni sul tavolo e alzandosi con  un gesto nervoso. “E quando volevi dirmelo, eh??!”
“Jensen, io...”
“Perchè mentirmi, Jared? Perchè non dirmi niente?”
“Anche Morgan ha ritenuto che….”
“Non lo sto chiedendo a Morgan, lo sto chiedendo a te. Non sono uno stupido Jared. Perchè mi hai mentito????” gridò rabbioso.
“Perchè dovevo proteggerti!!!” urlò con quella stessa rabbia.
Jensen si zittì immediatamente. Non capiva il senso di quella semplice frase.
“Proteggermi...da chi….da cosa?!”

Jared allora si alzò e raggiunse il compagno, mettendosi di fronte a lui.
“Milligan ha cercato di fermare me, perché sto portando avanti le indagini della morte di Celeste. Ma sia io che JD siamo più che convinti che possa colpire anche te. Ancora. Non so in che modo, ma so che potrebbe!!”
“Ma io….io sono stato scarcerato. Ritenuto innocente. Cosa può volere ancora da me?! Cosa può fare ancora a ….me!!?” riflettè cercando di rimanere lucido.
“Non lo so, ma comunque sia, JD ha disposto una sorveglianza nei tuoi confronti e...” e un attimo dopo si accorse dello sguardo quasi sconvolto del compagno, infatti...
“Aspetta...aspetta….io, io sono sotto sorveglianza?!” domandò sbalordito.
“Sì, da quando eravamo in ospedale!” confessò.
“In osped…..più di dieci giorni??!”
E Jared annuì.
“E tu non hai ritenuto utile avvisarmi che c’era qualcuno che mi avrebbe fatto da ombra per tutto questo tempo?!” fece puntandogli contro il dito indice, in segno di accusa.
“Jensen, io….”
Jensen si allontanò da lui, gli diede le spalle. Era ferito, era offeso. Era furioso. E cercando di rimanere comunque calmo, cercò di farlo capire anche a Jared, quello che significava quella mancanza di onestà.
“Sai qual’è la cosa che odiavo più della consapevolezza di essere in prigione da innocente? Sai la cosa peggiore del carcere qual’è, Jared!? ” ma Jared non rispose perché aveva capito che Jensen non voleva risposta. “E’ non sapere quando e quanto sei osservato. Non sapere chi ti sta guardando, mentre fai qualsiasi cosa, per capire se sei o meno innocente o colpevole. Sapere che ci sono persone che ti spiano anche quando dormi o sei semplicemente al cesso o sotto la doccia!”
“Jensen per favore, io….”
“Cazzo, Jared!” ringhiò avvilito Jensen. “Mi hai appena risbattuto in carcere. In quel buco di cella.” fece offeso e decisamente contrariato.
“Jensen, no...”
“Dimmi? com’è stato scoparsi un galeotto??!” e detto questo lasciò il compagno per andare verso la camera da letto, pronto a rimettere nella borsa quello che aveva appena messo nell’armadio.

Jared , in colpa, si rese conto di aver sbagliato a non essere stato sincero con Jensen, ma purtroppo, in lui era prevalsa la necessità di proteggerlo più di quella di essere sincero.
Forse amare qualcuno significava anche commettere errori del genere? Ma, razionalmente, il giovane, pensò che, ora come ora, andare in quella camera e confessare a Jensen il suo amore, sarebbe sembrata solo una scusa per tenerlo lì con lui, piuttosto che una vera confessione. Così decise di provare solo a calmarlo e farlo ragionare.

“Che fai?!” chiese quando vide Jensen riprendersi i vestiti dall’armadio.
“Metto fine alla convivenza più veloce della storia!” fece sarcastico Jensen.
“Jensen ….Jensen io ti….” e poi nella sua mente nonoraèsbagliato nonoraèsbagliato. “Io ti …..chiedo scusa!” preferì dire.
“Oh!! per favore!!” sbuffò Jensen, continuando a mettere, con rabbia , la sua roba nel borsone da viaggio appena svuotato.
“Solo dopo quello che mi hai detto di là ho capito sul serio l’errore che ho fatto. Il modo irrispettoso in cui ti ho trattato!” e il tono sincero con cui disse quelle parole, colpì profondamente Jensen che smise di fare quello che stava facendo e si voltò a guardarlo.
“Ti ascolto!”
Jared sospirò , grato di quella possibilità. “Non ti ho tenuto all’oscuro dell’ordine di Morgan perché non ti credo capace di difenderti. Ti ho tenuto all’oscuro di tutto perché sono io quello che ha paura di non essere in grado di difenderti.”
“Jared...”
“No, ascoltami. Per favore, ascoltami.” chiese con dolcezza e si rassicurò quando vide un accenno di assenso da parte dell’altro. “Non lo so perché mi sono comportato così. Forse perché ritengo che quel periodo che hai passato in carcere sia stata una sofferenza gratuita sufficiente, forse dirti quello che stava succedendo mi ha fatto pensare che avresti sofferto ancora. Per la miseria Jensen, tu volevi addossarti un omicidio e affrontare la pena di morte pur di non farmi finire nei guai e mi conoscevi appena. Così...così ho pensato che, dato quello che adesso c’è tra noi, se ti avessi detto che avevano cercato di uccidermi...ti avrebbe fatto andare fuori di testa , che avresti deciso di costituirti pur di...di...”
“Tenerti al sicuro?!” azzardò Jensen e non volendo essere ipocrita, specie con sé stesso, pensò che davvero sarebbe stato capace di una cosa del genere. Avrebbe dato a Milligan quello che voleva pur di tenere Jared al sicuro. Specie adesso che di Jared era innamorato.
“Sì!” disse senza esitare , Jared.
Jensen sorrise appena. Poi gli si fece finalmente, di nuovo , vicino. “Jared dobbiamo smetterla di volerci difendere ad ogni costo, da ogni cosa!” fece comunque, cercando aiuto a tutta la sua lucida razionalità.
“Io non so se ci riesco, Jensen. Non con te!”
“Anche per me è dura, credimi. Ma almeno proviamoci o che ne so?? proviamo almeno a non tenerci le cose nascoste. Dobbiamo imparare a dirci tutto, il bello e il brutto, se vogliamo che le cose tra noi funzionino.”
“Voglio che le cose tra noi funzionino!”
“Ok! Anche io. Mi piace stare con te. Mi piaci tu, mi piaci tanto e lo sai. Ma voglio essere libero di poter vivere la mia vita e voglio sentirmi consapevole di affrontarne ogni aspetto di questa vita. Tu devi permettermelo, Jared.”
“Ci tengo troppo a te!”
“Lo so, ma se mi vuoi al tuo fianco, vivi la mia vita con me, non al posto mio. Perché se lo farai ancora, se proverai ancora a mettermi sotto una campana di vetro…. mi perderai , Jared.”
“Non voglio perderti.”
“Neanch’io. Neanch’io!” fece ormai del tutto calmo Jensen, andandolo ad abbracciare.
Jared si rilassò in quell’abbraccio e ricambiò di slancio la stretta del compagno.
“Perdonami.” gli sussurrò davvero pentito.
“E tutto finito. Tranquillo, è tutto finito. Ora ci diamo una sistemata e andiamo da Morgan. Ho voglia di strapazzare anche lui!!”
“Questa non voglio perdermela!!” disse sorridendo Jared.

Come promesso, nell’ufficio del procurato, Jensen fece valere le sue ragioni e dopo aver spiegato anche a Morgan il modo in cui si era sentito, accettò ancora per qualche giorno la sorveglianza. JD si giustificò dicendo che almeno avrebbe saputo di essere osservato.

“Ormai siamo agli sgoccioli. Una squadra del capitano Speight fra due giorni, giusto i tempi burocratici, andrà a Boston. Recupererà Robert Milligan e lo porterà dritto dritto nel mio ufficio.”
“E se il padre lo avesse già informato di quello che sta accadendo qui?” si informò Jared.
“La polizia di Boston lo sta già tenendo sotto controllo. E stazioni e aeroporti o linee bus, hanno una sua foto. Quindi come si muove, è comunque nell’occhio del Grande Fratello!”
“E con il padre?!” chiese  ancora Jared.
“Lui è stato avvisato di quello che state facendo?!” si accodò Jensen
“Non ancora. Lasciamo che Robert arrivi qui e che sia lui a chiamare paparino. Poi, quando li avremo entrambi qui, metteremo sul tavolo tutte le carte.”
“Ti piace l’effetto sorpresa, eh?!” fece Jensen.
“Sì, quando so di vincere!” asserì soddisfatto il procuratore. “Ieri sera abbiamo avuto anche la conferma del calibro che hanno usato con te..” fece rivolto a Jared. “..un fucile vecchio stampo. Il tipo che l’ha usato lo aveva addirittura registrato, quindi risalire a lui è stato un gioco. E indovinate: una vecchia conoscenza di Milligan che lui ha fatto scagionare benchè colpevole.”
“Possibile che abbia fatto un errore simile?!” chiese il biondo.
“Farlo scagionare o usarlo contro Jared?!” domandò Morgan.
“Scegli tu!” ironizzò Jensen che ormai non si stupiva più di niente se c’era Milligan di mezzo.
“Riguardo al caso, controllerò perché Milligan abbia preferito perdere invece che mettere in carcere quel tipo. Riguardo al fatto di usarlo per uccidere Jared, beh!, se questo provetto cacciatore doveva un favore simile a Milligan evidentemente ha ricevuto la chiamata per riscattarsi e non si è potuto tirare indietro!” azzardò come ipotesi.
“Mio Dio!!” esclamò Jared. “JD, lo sai che significa questo?”
“Lo dici a me? Certo che lo so. Significa rivedere tutti i casi di Milligan!” fece frustrato da una simile prospettiva.

Quei giorni passarono molto lentamente, forse l’ansia per come sarebbe finita, forse la voglia stessa che tutto finisse il prima possibile. Fatto sta, che anche quando Jared non ebbe più bisogno effettivo di cure, chiese a Jensen di restare.
Lo fece una sera , dopo che ebbero cenato tranquillamente. Niente di particolare: una pizza sul divano, qualche birra, lo sport alla tv.
“Vorrei che tu restassi ancora qui. Fin quando tutta questa storia non sarà davvero finita.” propose Jared, ma senza sembrare prepotente.
Jensen ci pensò su un attimo. Sorrise. E non si spiegò come, ma gli venne in mente una sera in particolare.
“Ricordi...quello che ci siamo detti la prima volta che noi...insomma...che siamo stati insieme?”
Jared fece mente locale e anche lui si ritrovò a sorridere. Come dimenticare quel momento?
Così….
“Dimmi che non vuoi andare via?!”
“Chiedimi di restare!”
“Resta!”
“Resto!”

E come quella sera, il letto fu la loro meta ultima.
L’amore di quella notte fu particolarmente dolce. I due amanti si presero tutto il tempo possibile per accarezzarsi, toccarsi con le mani, saggiarsi con baci docili e gentili, annusare uno il profumo dell’altro, inebriarsi di quell’aroma così , ormai, familiare. Avevano, a questo punto della loro storia, imparato a riconoscere perfino l’odore della pelle.
Amarsi fu totalizzante. Appartenersi , indispensabile. Spingersi uno verso l’altro,  essenziale. Completarsi nel modo più profondo, un bisogno quasi vitale. Baciarsi fino alla perdita del respiro, inevitabile.
Le mani di Jensen si aggrappavano alle spalle del suo amante ogni volta che questi richiedeva un altro pezzetto di lui e Jensen glielo concedeva senza remore.
La bocca di Jared, si nutriva della pelle di Jensen e del sapore della sua bocca come se non esistesse altro cibo che potesse tenerlo in vita.
Erano uno l’esigenza dell’altro. Il respiro dell’altro. Il bisogno dell’altro.
Sembrava che in quel momento, in quel loro modo così coinvolgente e romantico di amarsi, l’uno non potesse esistere senza l’altro.
E quel loro legame così intimo e profondo , li accompagnò sensuale fino all’apice del piacere più estasiante e appagante, lasciandoli meravigliosamente sfiniti e appagati , uno tra le braccia dell’altro. Jared, dopo aver ripreso lentamente fiato, si spostò piano, sistemandosi alle spalle di Jensen. Lo abbracciò da dietro. Forte. Se lo strinse al petto e Jensen, piano, gli si fece vicino fino ad aderire perfettamente al corpo dell’altro, fino quasi a sentire il cuore di Jared battergli contro la pelle della schiena.
“Se tenerti così, stretto, tra le mie braccia, servirà a tenerti al sicuro da tutto, allora ti terrò così: stretto tra le mie braccia per sempre.” sussurrò dolce, all’orecchio del suo amante.
Jensen sorrise, emozionato da quella promessa.
“Se stare così, stretto tra le tue braccia, servisse a tenere al sicuro anche te, dal mondo fuori, allora ti permetterei di tenermi così per sempre!” rispose con altrettanta dolcezza.
Era il momento giusto per confessarsi il loro amore. Di certo lo era, ma la paura di dichiararsi e dover dare eventuali spiegazioni a quel loro sentimento, parve intimorire sia Jared che Jared.
E allora, l’uno all’insaputa dell’altro, decise di tacere e di lasciarsi coccolare da quell’abbraccio e da quella dolcissima spossatezza che fare l’amore aveva messo loro addosso, facendosi accompagnare fino ad un altrettanto dolcissimo sonno.

   
 
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