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Autore: Lost In Donbass    17/04/2020    2 recensioni
Midnight Olson è ribelle, testarda, violenta, sregolata. Non ha freni, non li ha mai avuti.
Denis Shostakovich è rabbioso, sfacciato, arrogante. Non è in grado di fermare la sua vita di eccessi.
Lei è una studentessa, lui il cantante della band metalcore più in voga del momento. Non si conoscono, e se si conoscessero si odierebbero. Ma caso vuole che Richard, fratello di lei e bassista nella band di lui, si porti dietro la sorella per strapparla ai guai nei quali si è cacciata. Così i mondi di Denis e Midnight vengono in contatto, e c'è da mettersi le mani nei capelli. Tra litigate epocali, tradimenti, violenza gratuita, droga, luci della ribalta e soprattutto tanta musica metalcore, ecco a voi la storia d'amore più sregolata di sempre. Perché noi siamo il rock'n'roll e non abbiamo intenzioni di fermarci. Nemmeno da morti.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO QUARTO: RECKLESS & RELENTLESS

I am rock and roll
Livin' the life that you can only dream of
I am rock and roll
At it's fucking finest

[Asking Alexandria – Reckless And Relentless]

 

Denis

 

Il nuovo pezzo era davvero forte, e sia io che i ragazzi ne eravamo entusiasti. Mi permettevo di pensare che io fossi anche un pochino più entusiasta di loro proprio perché quella canzone parlava di me. Sì, di Denis, dell'Ucraina, del mio passato, di mio fratello, della gente che avevo lasciato laggiù. Non sarà stato sicuramente esplicito ma quando avevo scritto quei versi (di notte fonda, stravaccato sul letto, una montagna di cicche accanto e una bottiglia di vodka sul pavimento) pensavo solamente a me stesso. A quello che avevo vissuto, a come mi ero comportato, a come avevo affrontato la mia vita. Avevo riversato il mio carattere, i miei problemi, i miei dubbi in quello che sarebbe stato sicuramente il singolo che avrebbe infiammato il nuovo disco. Sapevamo già come lo avremmo chiamato “Just some boys”, perché quel nostro nuovo album avrebbe sicuramente parlato di tutti noi. Delle dipendenze di Andrew, della fragilità di Richard, della famiglia disastrata di James, della mia rabbia mai repressa. Avevamo scritto tutto quello che ci aveva segnati fino a quel momento, mischiandolo con una sana dose di metalcore e una certa cattiveria nichilista di fondo che era il marchio di fabbrica dei Questioning Virginia. Dannazione, eravamo la band che avrebbe segnato un'epoca, lo sapevo e l'avrei sempre sostenuto. Avevamo torme di fans sofferenti che aspettavano solo una nostra nuova canzone per tornare a vivere, una nostra intervista per ridere. Sapevo con chi avevo a che fare, sapevo cosa cercavano i nostri fans e noi eravamo pronti a dare tutto perché anche noi quattro eravamo stati così: soli, sfiduciati, depressi, spaventati, forse anche spezzati. Anche noi avevamo cercato nella musica la nostra vita, sapevamo cosa voleva dire essere traditi dalla propria band preferita: noi non avremmo mai tradito i nostri fans buttandoci sul commerciale. Eravamo il metalcore, il post-hardcore ce l'avevamo nel sangue, l'etica emo era il nostro credo. Eravamo la fottuta band più in gamba del momento.

-Mi piace questo verso.- commentò James, mettendo da parte i fogli dove avevo febbrilmente scritto la mia vita – Ci starebbe un breakdown, secondo me.

-Sono d'accordo.- intervenne Richard, ma era freddo, e a stento mi guardava – Drew, vuoi provare a farci sentire quello che avevi in mente?

Andrew, prendendosi tutto il tempo del mondo, prese la chitarra e attaccò con un bel riff. Scollegato da tutto e fuso, come era lui, ma pur sempre valido. Andrew era andato completo, ma era un chitarrista come ce n'erano pochi. Quelle dita lunghe e un po' storte tiravano fuori degli assoli da brivido e io e i ragazzi ascoltammo curiosi i pezzetti che aveva ideato.

-E' un buon materiale.- dissi io – Dovremmo trovare un modo per usare tutto.

-Non c'è bisogno di concentrare tutto in un unico pezzo. Possiamo anche ricreare nuove melodie partendo dalla base che ha proposto Drew.- mi gelò Richard. Dire che era furioso era un eufemismo, ma, cazzo, non era colpa mia. Era quella Midnight che mi mandava fuori fase.

-Ricky, senti …

-Denis, evita, per piacere. Non sono in vena di discutere con te dopo quello che hai fatto ieri.

Richard era molto basso, molto magro, molto truccato e solitamente era la mamma del gruppo, ma, come ogni mamma che si rispetti, faceva anche una certa paura.

-Ragazzi, stiamo calmi.- intervenne James – Oggi avevamo detto che ci dedicavamo alla musica. Le liti, le lasciamo a dopo.

Io feci per ribattere, ma l'occhiata fulminante del mio batterista mi fece tacere subito.

-Non litigate … - se ne uscì Andrew, scostandosi i capelli dal viso magro – Se no poi il coniglio potrebbe spaventarsi.

-Gli hai comprato un coniglio?!- sbottammo io e James all'indirizzo di Richard.

Lui si limitò ad alzare le mani

-Gli ho solo fatto intendere che potremmo prenderne uno, non attaccate subito, bestioni! E pensiamo piuttosto a darci da fare!

Lasciammo perdere liti in sospeso e conigli da adottare, e ci concentrammo a suonare. Nonostante ci fosse palesemente del nervosismo in sala, riuscimmo comunque a buttare giù delle idee niente male e a registrare addirittura tutta la batteria e il basso per ben due pezzi. Mi ero quasi convinto che sarei riuscito a scamparmela, che verso fine giornata, quando ormai avevo la voce roca e la voglia matta di bere una birra e dormire, Richard si avvicinò.

Ci guardammo un attimo negli occhi prima che io alzassi le mani in segno di resa

-Okay, drama queen, sono stato poco carino nei confronti di tua sorella.

-Poco carino?!- sbottò lui – Denis, l'hai trattata come una sgualdrina! Cosa che lei non è affatto. Okay, va bene, non sarà una suora ma tu non ti devi comunque permettere di parlarle in quel modo.

Sbuffai e roteai gli occhi al cielo, lasciandomi cadere per terra tra i cavi delle chitarre.

-Ricky, senti, lo sai come sono fatto. Non sono bravo a stare zitto, e a …

-Dovresti imparare, allora.- si piantò di fronte a me a braccia incrociate – Le ragazze non sono dei giocattoli con cui ti diverti una notte e poi le puoi buttare via. Sono persone, come te e me, per questo devi mostrare loro rispetto e non giocare con loro e trattarle male. Questo discorso vale per tutte, ma in particolar modo per Midnight. Denis, ti ricordo che l'ho fatta venire qui a Londra per aiutarla, non per aizzarla.

-Semmai è lei che aizza me!- mi lamentai – Anche lei mi insultava!

-Ha vent'anni, idiota! Ed è problematica. Pensi che sia facile per me ammettere che fosse una tossica? Che soffrisse di depressione? Che l'avessero ricoverata in una clinica psichiatrica? Non lo è! Ma prima di tutto, prima di essere una ragazzina sbalestrata, arrogante e quant'altro, è mia sorella e io le voglio bene, mi sono ripromesso di aiutarla e di starle vicino visto che quando ne aveva realmente bisogno io non c'ero perché ero qui con voi a costruirmi la mia carriera con i Questioning Virginia. Se permetti, voglio essere un faro nella vita di Midnight e tu, in qualità di amico, dovresti aiutarmi a difenderla da sé stessa. Non istigarla a comportarsi male!

Ho sempre ammirato Richard per il fatto di riuscire a controllarsi sempre, e anche in quel frangente era molto più lucido di quanto sarei stato io al posto suo. Aveva ragione, non lo negavo, ma io mi ero ritrovato completamente sopraffatto da Midnight e dai suoi occhi viola da non riuscire più a ragionare lucidamente. Lo ascoltai e mi resi conto che gli occhi di lei parlavano chiaramente di tutte le sofferenze che aveva passato, e di nuovo non potei fare a meno di pensare a me stesso quando me n'ero andato via da Donetsk. Ero come lei, ma io non avevo nessun Richard a proteggermi da me stesso, visto che il mio, di fratello maggiore, si era impiccato quando io avevo quindici anni. Mi veniva ancora difficile venire davvero a patti con la sua morte, nonostante fossero passati dieci anni. Ma quando entri in casa da scuola e trovi tuo fratello ventenne che penzola in salotto con ai piedi una lettera con scritto “scusa mamma, scusa Denisoch'ka”, sinceramente crescere normale diventava dannatamente complicato. Io non ero normale, e anche se a volte mi piaceva dare la colpa alla mia adolescenza disastrata in un'Ucraina bastarda, spesso mi rendevo conto di essere io il vero artefice della mia disfatta.

-Cosa devo fare, allora?- sbottai.

-Devi solo lasciarla in pace!

Annuii, ma sapevo da solo che non ce l'avrei mai fatta. Ci avrei provato, ma mi conoscevo e sapevo che il mio istinto sarebbe stato quello di trascinarla dietro di me e alla terra bruciata che mi lasciavo intorno. Ero un caso umano e anche lei lo era, ma quello non mi avrebbe fermato dal cercare di capire davvero chi fosse e cosa cercasse. Era troppo simile a me per poterla davvero lasciarla andare.

 

Midnight

 

La prima grande domanda che mi ero posta stando in casa di Richard, oltre al perché avesse una toeletta rosa confetto, era perché lui e Andrew dormissero insieme. Era un loft gigante, ci sarebbe stato tutto lo spazio per due camere da letto e invece la sera prima erano tranquillamente entrati nella stessa stanza. Pensai che forse la mia stanza in realtà fosse quella di Andrew, anche se mi sembrava troppo “normale” per un cannato totale affascinato dai conigli. In realtà, mi ero anche chiesta perché quella mattina Richard avesse stampato un bacio sulla fronte del suo chitarrista, e il barlume di idea che forse stessero insieme mi attraversò il cervello. Cancellai subito quella sciocca idea: l'avrei saputo se mio fratello fosse stato gay! Me l'avrebbe detto. Che poi non l'avessi mai, mai, mai visto con una ragazza non c'entrava: era timido e poi con tutto quel trucco che aveva in faccia e quei vestiti emo non avrà avuto sicuramente chissà che fanclub di donne ai suoi piedi.

Comunque, in quel momento, i miei problemi erano degli altri: i ragazzi mi avevano detto che quella sera ci sarebbe stata una festa, e siccome Richard aveva paura a lasciarmi a casa da sola, sarei andata anche io con loro. Ero entusiasta: una festa a Londra con le rockstar più in voga del momento? Non potevo crederci. Avrei conosciuto i membri di un sacco di gruppi metalcore del momento, come i Take Out The Horizon, per i quali avevo una predilizione speciale. Per non parlare degli Speaking With Sirens. Ero in mutande di fronte all'armadio alla ricerca dei vestiti. Avevo deciso che avrei fatto morire Denis d'invidia per avermi trattata così male la sera prima e che, Richard permettendo, sarei andata a ronzare attorno ai Take Out The Horizon. Se non sbagliavo, avevano pure fatto un tour europeo con i Questioning Virginia, quindi presentandomi come la sorella di Richard Olson sicuramente mi avrebbe aiutato a farmi calcolare dalla mia band preferita. Quello stupido di Denis sarebbe rimasto a bocca aperta, ma io lo avrei ignorato tutta la sera. Volevo vedere che si mangiava le mani, quel cafone insopportabile.

Quando infatti Richard e Andrew rincasarono, io li aspettavo con la mia super mise che avrebbe dovuto fare strage di cuori.

-Midnight Elizabeth Olson, vatti subito a cambiare!

Lo strillo di Richard rimbombò immediatamente per tutto il loft.

-Richard, ho vent'anni, non dodici! Mi vesto come mi pare. E poi cosa vuoi, farmi andare vestita da suora a una festa con i Take Out The Horizon?

-Appunto! Se non ti cambi, chiamo la mamma!

-Non ci provare!

-Mi vuoi sfidare?

-Calma, ragazzi, calma.- intervenne pacifico Andrew – Va tutto bene. Sorella, Ricky intendeva solamente che magari alcuni potrebbero guardarti in modo non proprio carino … lo diceva per il tuo bene …

Era strafatto, ma mi sembrava ragionasse più lucidamente di mio fratello.

Li guardai con aria di sfida

-So difendermi da sola, grazie.

-Non mi importa, Midnight, tu così non ci vai alla festa.

-Invece sì! Faccio quello che voglio, e se ho intenzione di sbattermi uno dei Take Out The Horizon lo farò!

-Senti, Elizabeth …

-Non chiamarmi Elizabeth!

-Non me ne frega niente, tu stai lontana dai Take Out The Horizon più di quanto devi stare lontana da quel caprone di Denis. Lo sappiamo tutti che Sykes è un pervertito e …

Oddio, solo il nome di Asher Sykes mi fece battere il cuore. Oltre che essere il mio cantante preferito, era anche di una bellezza stratosferica. La sola idea di essere nella stessa stanza con lui mi faceva annodare lo stomaco dalla gioia. Altro che quel cretino di Denis.

Io e Richard stavamo per continuare a litigare come dei cani rabbiosi, che il campanello trillò e Andrew aprì la porta.

-Gente, ci siamo? Se non ci sbrighiamo la festa inizia senza di noi.- James fece capolino dall'uscio. Notai con piacere che non fece nessun commento sul mio abbigliamento. Cosa che invece Denis fece subito, fischiando.

-Facciamo strage di cuori, Midnight? Farei follie per te, stasera.

-Vorresti, Denis.

Sì, lui vorrebbe, e io vorrei saltargli addosso seduta stante, pensai. Con la camicia slacciata, gli skinny jeans aderentissimi, i capelli spettinati ad arte e la collana sul petto nudo era semplicemente uno spettacolo. Ma non potevo cadere nelle sue grinfie. Non quando probabilmente Asher Sykes e i Take Out The Horizon mi avrebbero aspettato alla festa. Quindi mi limitai a dare un'ultima pettinata ai capelli e mi avviai verso la porta ancheggiando sui tacchi vertiginosi.

Quando gli passai vicino, sentii il suo forte profumo di sigaretta, colonia e menta, e la testa mi girò per un attimo. Gli feci un sorrisino

-Vediamo chi conquisterai, stasera.- sussurrai.

-E' tutto da vedere, dolcezza.- disse lui di rimando, e quegli occhi mi incendiarono letteralmente.

Richard, in compenso, si mise a strillare come un'aquila.

  
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