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Autore: LazySoul    17/04/2020    0 recensioni
[Terzo libro della serie "Mai scommettere col nemico", si consiglia la lettura dei due libri precedenti]
Trama:
Hermione Granger è tornata a scuola.
Il mondo magico non è più lo stesso dopo l'ultima guerra, quella contro Voldemort, che ha portato morte e sofferenza nei cuori di molti studenti di Hogwarts.
Hermione però non è sola, ha i suoi amici, oltre a Draco Malfoy, il ragazzo di cui è innamorata.
Non è facile però tornare alla solita e tranquilla routine scolastica.
Non lo è per Hermione, ma non lo è soprattutto per Pansy Parkinson, che sembra essersi allontanata molto dai suoi amici Serpeverde dopo lo scontro della settimana precedente, impedendo a chiunque di avvicinarsi più del dovuto.
Per non parlare di Luna e Blaise, ora una coppia a tutti gli effetti, sempre pronti a condividere la loro saggezza dando preziosi consigli a Daphne Greengrass e Padma Patil, che sembrano continuare a rincorrersi senza mai trovarsi.
Saranno vere le voci che girano? Bellatrix Lestrange vuole davvero vendicare la morte di Voldemort o sono solo pettegolezzi privi di fondamento?
Buona lettura ;)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista, Padma Patil, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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13. I'm here to save you



·≈· DAPHNE'S POV ·≈·


 

Una volta arrivata di fronte alla statua della Strega Orba avevo il fiato corto e il cuore mi martellava insistentemente in petto; non avevo mai corso tanto veloce in vita mia.

Zabini e la sua consorte si trovavano ai mei lati, anche loro paonazzi in volto stavano cercando di riprendere fiato.

«Lo sai che questa non è una gara di corsa, vero, Daph?», chiese Blaise, portandosi una mano sul fianco con una smorfia di dolore: «Prima Luna, poi tu, cos'è questa mania di correre sempre?»

Aggrottai la fronte, non capendo a cosa si stesse riferendo, ma decisi di ignorarlo, e dedicai tutte le mie attenzioni alla statua di fronte a me.

La prima che cosa che pensai fu che il volto della Strega Orba fosse a dir poco grottesco e sgraziato, stavo anche per commentare quel fatto ad alta voce, ma mi ricordai che non avevamo tempo per certe cose ed estrassi la bacchetta dal cappotto.

«Dissendium».

Rimasi con gli occhi sbarrati dalla sorpresa a fissare la gobba della statua, che si aprì con un forte e fastidioso rumore di pietra contro altra pietra.

«Ha funzionato», dissi con sorpresa, aprendo e chiudendo gli occhi un paio di volte per accertarmi che quello a cui avevo assistito fosse vero.

«Avevi dubbi, forse?», chiese Zabini, sporgendo il capo per osservare il passaggio che si era aperto di fronte a noi.

«Certo che sì», ammisi, usando l'incantesimo "Lumos" per illuminare l'ingresso di quel tunnel.

Notai subito le numerose ragnatele che decoravano le pareti basse ricavate dalla viva pietra e mi chiesi come avrei fatto a non spezzarmi l'osso del collo scendendo quei gradini irregolari e dall'aspetto poco sicuro.

«Potter non conosceva un passaggio segreto pulito?», borbottai, con una smorfia in viso, mentre mi facevo forza e iniziavo a scendere, facendo attenzione a dove mettevo i piedi e a tenere la testa più bassa possibile.

Arrivata al settimo gradino, iniziai a starnutire a causa della mia mia allergia agli acari della polvere.

«La vera domanda è: come faceva Potter a conoscere questo passaggio?», disse Blaise.

Sia lui che la Lovegood avevano a loro volta acceso la punta delle loro bacchette con un incantesimo "Lumos" e avevano iniziato a seguire i miei passi, Blaise apparentemente schifato quanto me dall'ambiente sporco, Luna invece guardava il mondo con la solita espressione stupita e affascinata di sempre.

«Lui è il Bambino Sopravvissuto, Blaise, appena messo piede ad Hogwarts la McGranitt gli avrà fornito l'elenco di tutti i passaggi segreti e metodi migliori per evitare Gazza e Mrs. Purr», dissi con tono tagliente, mentre evitavo l'ennesima ragnatela.

«Questo spiegherebbe come ha fatto tutti questi anni a salvare il Mondo Magico tutto da solo», aggiunse Zabini.

«Ora non esageriamo, aveva gli altri due paladini della giustizia ad aiutarlo», gli ricordai, starnutendo ancora una volta.

Mi fermai, portandomi una mano alla bocca, alla vista di un roditore che, qualche gradino più in basso, giaceva morto.

«Che schifo!», esclamai, sentendomi attraversare da un brivido: «Dite che è da pazzi usare l'incantesimo "Gratta e netta" ogni due scalini?», aggiunsi, continuando a scendere con cautela.

«Forse», disse Blaise, facendo spallucce: «Ma se vuoi ti do una mano».

Da quel punto in poi iniziammo a pulire il tunnel di ogni ragnatela e granello di polvere che ci si presentava di fronte e sentii, pian pianino, le mie vie respiratorie liberarsi e gli occhi che mi erano diventati lucidi, tornare normali.

Dopo qualche minuto le scale vennero sostituite da un corridoio altrettanto buio e irregolare, pieno di curve e zone in cui il soffitto era molto basso. Per me e Luna, entrambe poco più alte di un metro e sessanta non fu un problema, ma Blaise rischiò più volte di battere la fronte.

Quando riuscii finalmente a scorgere la fine del tunnel non riuscii a trattenere un urlo di gioia: «Vedo una porta!»

Pulii con un incantesimo "Gratta e netta" la maniglia in ottone fino a quando non divenne abbastanza pulita e solo allora la toccai per abbassarla.

Una volta oltre la porta mi sistemai i vestiti, controllando di non aver residui di ragnatela o altra sporcizia addosso. Osservandomi attorno, notai gli scaffali in legno su cui erano riposti barattoli in latta e scatole il cui contenuto era esplicitato da etichette colorate; una parete era occupata da una grossa insegna rovinata, accanto alla quale c'erano pile e pile di vecchi volantini pubblicitari e poster promozionali.

«Potter non mentiva», commentò Blaise, guardandosi intorno con espressione assorta, mentre Luna osservava con insistenza un angolo della stanza in cui non c'era niente.

In quel momento comparve Ambrosius Flume dalla rampa di scale in pietra che collegava la cantina e il negozio soprastante, aveva un barattolo in vetro vuoto tra le mani e un sorriso pensieroso sulle labbra.

«Voi come avete fatto a entrare qui?», chiese con voce sorpresa l'uomo, osservandoci confuso.

«Arriviamo dal castello», lo informai, indicando il passaggio alle mie spalle: «Siamo qua perché pensiamo che ci siano dei Mangiamorte nei paraggi e dobbiamo riportare gli studenti a Hogwarts, dove saranno più al sicuro».

Mantenni un tono di voce calmo e professionale mentre parlavo al signor Flume, sfoggiando il mio sorriso più rassicurante.

In un primo momento il proprietario di Mielandia mi parve terrorizzato e incerto sul da farsi, poi dopo aver preso un profondo respiro e aver raddrizzato la schiena annuì deciso: «Potete contare sul mio aiuto».

Sorrisi soddisfatta: «Grazie, signor Flume. Io e i miei amici ora andremo a cercare i nostri compagni, la prego di non allarmare nessuno con questa notizia per il momento», iniziai a salire la scala in pietra, avvicinandomi all'uomo: «Cercheremo di fare in fretta, così che lei possa poi chiudere il negozio e nascondersi con sua moglie».

Il proprietario di Mielandia mi fece segno di seguirlo nel retro bottega, poi nel negozio, dove un gruppo numeroso di studenti di Hogwarts stava osservando i dolciumi esposti: «Come può notare, signorina, molti sono già qua».

Annuii soddisfatta e, voltandomi verso Blaise e Luna dissi: «Occupatevene voi, io vado a cercare Padma».

Non diedi loro il tempo di ribattere e mi feci spazio tra la folla di ragazzini, diretta verso l'uscita.

Quella era la prima volta che mettevo piede a Mielandia; l'avevo sempre trovato un posto poco adatto a una purosangue come me (sempre attenta alla linea e alla reputazione) eppure in quel momento, mentre notavo di sfuggita la meraviglia e l'eccitazione sui volti dei ragazzini del terzo anno, mi resi conto di aver perso per sempre la possibilità di sperimentare una gioia così innocente e pura.

Una volta uscita da Mielandia, osservai la strada poco trafficata e i negozi più vicini. Scartai subito l'atelier di Madame Polette; Padma aveva tante doti, ma il senso della moda non rientrava tra esse.

Decisi di tentare la sorte ai Tre Manici di Scopa, dove trovai altri studenti, che indirizzai verso Mielandia senza scatenare troppo il panico, ma di Padma nemmeno l'ombra.

Cominciai a preoccuparmi seriamente quando non la trovai nemmeno nel negozio dedicato agli oggetti di cancelleria.

Feci quasi per tornare verso l'atelier di Madame Polette, quando ricordai di averla vista più volte, all'inizio dell'anno scolastico, entrare nel negozietto di libri che avevo sempre snobbato: Books & Fun.

Si trovava in una viuzza laterale e da fuori aveva l'aspetto di un ambiente polveroso e poco ospitale.

Quando entrai, storcendo il naso per la puzza di muffa, non riuscii a trattenere uno starnuto, dettato dalla mia allergia.

La proprietaria, una signora sulla cinquantina con numerosi anelli alle orecchie e un gatto bianco acciambellato sul registratore di cassa, mi sorrise, sfoggiando la dentatura storta: «Benvenuta, se hai bisogno non hai che da chiedere».

Sfoggiai un sorriso di circostanza e mi nascosi alla vista della donna, imboccando il corridoio di scaffali e libri più vicino.

Non dovetti cercare molto prima di scorgere la chioma color ebano di Padma Patil che, dandomi le spalle, osservava i titoli della sezione "romanzi rosa" di fronte a sé.

Rimasi a osservarla per qualche secondo; ero meravigliata dal suo interesse per temi considerati comunemente frivoli e, allo stesso tempo, affascinata all'idea che dietro alla sua aria seria e impenetrabile si nascondesse un animo sensibile.

Padma allungò una mano per afferrare il dorso di un libro dalla copertina celeste, il cui titolo, "Accio marito", era scritto in oro.

Si spostò verso la finestrella alla sua sinistra, così da poter leggere la trama alla fioca luce esterna.

Non riuscii a trattenermi e starnutii ancora una volta.

Fu in quel momento che mi notò: i suoi espressivi occhi scuri si sollevarono dalla lettura, incrociando i miei.

«Cosa ci fai tu qui?», mi chiese bruscamente, posando il libro dalla copertina celeste sullo scaffale.

Grazie alla luce che giungeva dalla finestrella e le illuminava il viso, potei notare le sue gote arrossate.

«Sono qua per salvarti la vita», dissi, sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi.

La mia entrata in scena trionfale venne però rovinata dalla mia allergia agli acari, che mi fece starnutire di nuovo. 

Padma aggrottò brevemente le sopracciglia, poi con aria annoiata, sollevò gli occhi al cielo: «Se fai riferimento a un punto di vista spirituale cristiano e quindi alla concezione che le persone omosessuali, una volta morte, finiscono all'inferno, non ho bisogno di essere salvata. Sono atea e pronta a correre il rischio, grazie».

Socchiusi le labbra per la sorpresa, starnutii e poi sorrisi divertita: «Non sono cristiana, e comunque sarebbe molto ipocrita da parte mia cercare di salvare la tua anima, ma non la mia».

«Oh, giusto, perché anche tu sei omosessuale, certo», commentò con tono ironico, sfoggiando una smorfia annoiata.

«Senti», iniziai, prima di starnutire ancora una volta: «rimarrei qui a discutere con te del mio orientamento sessuale per ore, ma in questo momento non abbiamo tempo. Dobbiamo tornare al castello, molto probabilmente siamo sotto attacco e...», starnutii ancora: «... e Hogsmeade non è un luogo sicuro, sono qua per riportare ogni studente di Hogwarts indietro», dissi, recuperando il mio fazzoletto di cotone, sul quale erano ricamate le mie iniziali, per soffiarmi il naso.

L'espressione di Padma si fece seria e preoccupata: «Cos'è successo?»

Starnutii ancora una volta, poi dissi: «Dobbiamo raggiungere Mielandia, posso raccontarti tutto durante il tragitto».

Padma annuì, poi mi puntò un dito contro: «Se scopro che questo è uno dei tuoi giochetti, Greengrass, me la paghi».

Sorrisi maliziosamente: «Se ti riferisci a punizioni corporali durante il sesso, potrebbero anche piacermi», le dissi, starnutendo ancora una volta.

«No, Greengrass, mi riferisco alle maledizioni senza perdono», disse con tono tagliente, poi mentre mi osservava le comparve un sorrise quasi tenero: «Sei allergica a qualcosa, Greengrass?»

«Sì, agli acari della polvere. Andiamo?», la incitai, dirigendomi verso l'uscita.

«Le consiglio di chiudere e nascondersi, gira voce che ci siano Mangiamorte in zona», dissi alla stramba proprietaria del negozio: «E magari potrebbe anche dare una pulita in giro, non so se ha notato, ma è tutto ricoperto di polvere».

Una volta fuori da quel luogo infernale, notai che aveva iniziato a piovere e i sampietrini delle strade erano diventati pericolosamente scivolosi.

Mi soffiai ancora una volta il naso e mi sfregai gli occhi lucidi e gonfi. 

Padma mi affiancò: «Tutto bene?»

«Sì, passerà a breve», la rassicurai, prima di iniziare a dirigermi con passo spedito verso Mielandia.

«É stata la Granger a dare l'allarme», iniziai a raccontarle, cercando di farmi sentire oltre al rumore della pioggia, che aveva iniziato a farsi più insistente: «a quanto pare Draco è stato rapito da quella che si crede essere Bellatrix Lestrange con l'aspetto della professoressa Bing. La McGranitt ha chiamato gli Auror, ma ci metteranno un po' ad arrivare, per questo sono venuta qua di nascosto con Lovegood e Zabini, per riportare gli studenti al sicuro al castello».

«Non ti facevo tanto coraggiosa e altruista, Greengrass».

«Infatti non lo sono», ammisi, guardandola: «Sono solo avventata e testarda».

Padma smise di camminare, costringendomi a fermarmi a mia volta in mezzo alla strada.

La pioggia aveva inzuppato il suo mantello e i suoi capelli, che le ricadevano in grosse ciocche appesantite dall'acqua sulle spalle. Si passò una mano sul viso, nel tentativo di asciugarselo: «Sei venuta qua per me? Perché sapevi che io ero ad Hogsmeade?»

«Se anche fosse?», dissi, facendo spallucce.

Padma annuì lentamente, osservando i sampietrini ai suoi piedi, poi sollevò lo sguardo su di me, non riuscivo a leggere le emozioni sul suo viso, ma rimasi incantata dal modo in cui l'acqua accarezzava la pelle ambrata del suo viso.

«Se entro domani tutto questo sarà finito, ci vediamo alle dieci e mezza alla torre di Astronomia».

Sbarrai leggermente gli occhi per la sorpresa, mentre un sorriso di pura gioia mi illuminava il viso.

«Non montarti la testa Greengrass, parleremo soltanto», aggiunse, riprendendo a camminare verso Mielandia.

La seguii, sostenendo il suo passo veloce e ogni tanto spiavo la sua espressione impassibile, chiedendomi quali emozioni e pensieri celasse.

Avevo desiderato così tanto la possibilità che mi stava dando, la possibilità di parlare con lei, di conoscerla e farmi conoscere, che continuavo a pensare che non poteva essere vero.

Entrammo a Mielandia poco dopo. Dentro al negozio di dolciumi c'era Blaise, appoggiato svogliatamente al registratore di cassa.

«Finalmente, Daph, cominciavo a pensare che fossi morta», disse Zabini, sospirando: «Andiamo, Luna è in cantina a gestire i bambini».

«Cantina?», chiese Padma, seguendo me e Zabini nel retrobottega.

«Oh, sì», dissi, sollevando le spalle: «Potter è stato così gentile da rivelarci la presenza di questo passaggio segreto, che dalla statua della Strega Orba al terzo piano ad Hogwarts porta alla cantina di Mielandia».

Padma mi osservò con gli occhi sbarrati dalla sorpresa e io annuii: «Lo so, lo so. Nemmeno noi sapevamo nulla, ma stiamo parlando di Potter, quello probabilmente conosce la scuola meglio della Preside».

Il ritorno ad Hogwarts fu veloce e grazie alle precedenti pulizie al tunnel, starnutii solo una volta o due. Padma mi rimase vicina per quasi tutto il tempo, senza dire una parola. Non avevo intenzione di lamentarmi però, non quando ero riuscita ad ottenere una qualche sorta di appuntamento per la sera dopo. Mi arrischiai soltanto a chiederle se stesse bene, ottenendo come risposta un cenno del capo.

Una volta arrivati al terzo piano del castello, Luna e Blaise si offrirono per accompagnare i più piccini nelle cucine di Hogwarts, mentre io e Padma facemmo strada agli studenti più grandi, che si erano detti disposti a combattere in caso di necessità, verso la Sala Grande.

«Nel caso non dovesse finire tutto entro domani, possiamo avere un giorno e un orario d'incontro alternativo?», le chiesi a bassa voce, facendo attenzione a non essere udita dagli altri studenti.

«Non è il momento, Greengrass», rispose lei, lanciandomi un'occhiataccia.

«Se lo dici tu», borbottai, sollevando gli occhi al cielo.

Arrivata in Sala Grande notai che la situazione era simile a quella che avevo lasciato poco prima, gli studenti erano divisi in diversi gruppetti, che si consultavano animatamente su quanto stesse accadendo, i professori anche facevano il punto della situazione borbottando tra di loro, mentre Harry Potter, seduto al tavolo Grifondoro, stava parlando da solo con la Preside.

Stavo per avvicinarmi alla prima divisa Serpeverde nei paraggi per chiedere cosa stesse succedendo, quando mi passò accanto una figura eterea. Sussultai per la sorpresa, credendo in un primo momento, che quello che avevo visto fosse un fantasma del castello. Mi dovetti ricredere quando misi a fuoco la creatura e mi resi conto che non era umana, ma era un cane.

Un Jack Russell Terrier si stava dirigendo verso Harry Potter.

Osservai la scena con la fronte aggrottata dalla confusione: «E quello cos'è?»

«Credo sia...», ma Padma non riuscì a finire la frase, perché Harry Potter la interruppe, attirando l'attenzione dell'intera Sala Grande su di sé: «Professoressa, quello è il patronus di Ron, dobbiamo andare al platano picchiatore, devono aver trovato Malfoy o Lestrange, o entrambi!».

L'istante dopo fu il caos.
 

 

****

Ciao a tutti*!

Eccoci arrivati alla fine di un altro capitolo, questa volta dal punto di vista di Daphne.

Intanto vi farei le solite domande di routine: cosa ne pensate? Vi è piaciuto il capitolo? Avete voglia e tempo di lasciarmi una recensione per farmi sapere il vostro pensiero al riguardo?

Non è stato facilissimo entrare nella testa di Daphne, ma direi che l'immedesimazione c'è stata, dato che mentre scrivevo il capitolo continuavo a starnutire e no, da quello che so io non ho allergie. 

(Vi giuro che è successo davvero, non me lo sto inventando)

Piccole precisazioni riguardo al capitolo: non ricordo (e non sono riuscita a trovare informazioni al riguardo), se nei negozi magici ci sono dei registratori di cassa simili a quelli babbani o meno. Io li ho inseriti comunque, ma nel caso qualcuno di voi sapesse qualcosa al riguardo, fatemelo sapere.

Per quanto riguarda i negozi che ho nominato oltre a Mielandia e i Tre Manici di Scopa, ossia l'atelier di Madame Polette, Books & Fun e il negozio di cancelleria, me li sono inventati di sana pianta.

Detto ciò, vi ricordo che, chi volesse, può seguirmi su Instagram (il nome dell'account è: lazysoul_efp), per sapere in anticipo aggiornamenti e informazioni sulle storie.

Vi auguro una buona giornata e vi abbraccio forte!

Un bacio,

LazySoul

 

  
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