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Autore: TazzaBlu    17/04/2020    2 recensioni
"Tutto era cominciato in un pigro sabato di fine luglio, per l’esattezza il giorno in cui Harry Potter, suo marito da oramai dieci anni, festeggiava il suo trentesimo compleanno.
Severus era abituato alle stranezze del suo compagno di vita, ma quando lo aveva visto rientrare, Weasley al seguito, con un’espressione poco convinta e una scatola colorata fra le mani, di fattura più che certamente babbana, si era chiesto se la vita domestica lo avesse un po’ rincitrullito."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus, Ron/Draco
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Darò colpa al distanziamento sociale, per giustificare questa cosa che la mia mente ha partorito. E' un buon periodo per scrivere fluff, con una giustificazione plausibile. 
TazzaBlu

Tutto era cominciato in un pigro sabato di fine luglio, per l’esattezza il giorno in cui Harry Potter, suo marito da oramai dieci anni, festeggiava il suo trentesimo compleanno.
Severus era abituato alle stranezze del suo compagno di vita, ma quando lo aveva visto rientrare, Weasley al seguito, con un’espressione poco convinta e una scatola colorata fra le mani, di fattura più che certamente babbana, si era chiesto se la vita domestica lo avesse un po’ rincitrullito.
“Mi sono fatto un regalo, amore mio dolce” aveva esclamato tutto felice, e il rosso si era limitato a scuotere la testa, asserendo che apostrofare il suo ex professore come ‘dolce’, di certo avrebbe fatto gelare l’inferno.
Severus aveva resistito ad affatturarlo solo perché era il suo compleanno, ma più volte in seguito dovette ammettere a sé stesso che sarebbe stato il meglio, per la sua sanità mentale.
La babbana scatola colorata si rivelò l’involucro di uno sbattitore elettrico.
Se non avesse visto la foto, innaturalmente inanimata, che campeggiava sul libretto di istruzioni del diabolico strumento, Severus avrebbe sperato che fosse un qualcosa da utilizzare fra le lenzuola. Invece no, la giuliva donnina col grembiule, stampata su carta lucida, sembrava voler cucinare, non di certo applicarsi al sadomaso.
“Cosa dovresti fare, con questo coso, che non riusciresti a fare con la bacchetta?” aveva detto Severus, in tono di sufficienza, suscitando un gesto di approvazione da parte di Ron.
“Niente, in realtà. Però il sapore è diverso, le uova vengono più spumose, la panna più soda. Avrei potuto prendere una frusta tradizionale, ma di certo con questo si fatica di meno che- “
“Conosco solo un tipo di frusta tradizionale, e per quella è necessaria la tua nudità” lo aveva interrotto Severus, mentre prendeva fra due dita lo sbattitore con diffidenza e repulsione, per esaminarlo da più vicino.
“Sei un uomo fortunato, Severus” aveva aggiunto Ron con aria invidiosa, “Draco mi ha quasi buttato fuori di casa, quando ho tentato di ammanettarlo alla testiera del letto. Mi sembrava una cosa eccitante”.
“Per come l’hai riferita, più che eccitante sembrerebbe illegale, povero furetto” gli aveva risposto Harry da sopra l’opuscolo della massaia sorridente.
 
L’anno successivo, Harry era riuscito a trascinarlo a Diagon Alley, con il pretesto di cercare la più grossa scatola di cioccolatini con ripieno di Firewhiskey che fossero riusciti a trovare. Severus, a distanza di anni, a ripensarci, ancora si chiedeva come avesse fatto, quella serpe di suo marito, a trascinarlo in mezzo a negozi babbani, senza che lui se ne fosse ben reso conto.
Quando aveva realizzato che si erano infilati in un punto vendita di elettrodomestici, Harry aveva già preso accordi per farsi consegnare una lavastoviglie.
“Dovremo aggiungere delle prese elettriche in casa, altrimenti non funzionerà” aveva detto appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Merlino non voglia che non funzioni. Lavastoviglie, quindi lava i piatti, cosa che potresti tranquillamente fare in meno di mezzo secondo con la bacchetta” gli aveva soffiato Severus in un orecchio.
“Risparmio idrico” aveva risposto Harry con un sorriso luminoso.
 
“Ho trentadue anni, Severus. Comincio a sentire il peso dell’età” gli aveva detto Harry, sorseggiando il caffè fumante al tavolo della cucina, ancora in pigiama.
“L’ultima volta che ho verificato, Minerva era più propositiva di te riguardo alla sua età. Potrebbe essere la tua trisavola, anno più anno meno. E io tuo padre”
“Dio, Sev, non ricominciare” aveva sbuffato il marito, versandosi del latte per stiepidire la sua bevanda.
“Chiedi al dio dei babbani, tanto che l’hai nominato, se quest’anno mi farà la grazia di non trovare aggeggi di dubbia utilità in casa”
“Troppo tardi, avresti dovuto pregarlo” gli aveva risposto Harry, con un sorriso furbo a giocargli sulle labbra, “l’ordine è stato consegnato a casa di Hermione, arriverà a minuti”.
Severus aveva pesantemente sospirato, comunque schioccando un bacio all’altro.
La Granger era arrivata nondimeno una ventina di minuti dopo, con un largo e smagliante sorriso, aveva stretto entrambi in un abbraccio, e aveva lasciato due pacchi fra le mani di Harry. Uno si rivelò il regalo da parte sua, l’altro invece era palesemente il tradizionale auto-regalo babbano.
Pochi minuti dopo, Harry aveva estratto dal bitorzoluto pacco un rasoio, rigorosamente elettrico.
“Ma è fantastico!” aveva esclamato con entusiasmo, mentre suo marito e la sua migliore amica si scambiavano sguardi di comprensione reciproca.

Il trentatreesimo compleanno di Harry fu quello più assurdo. Avevano appena finito di fare l’amore, e si stavano coccolando fra le lenzuola, nella loro calda alcova, quando un lieve cambiamento nelle barriere di protezione della casa li avvertì dell’ingresso di un ospite.
Controvoglia, Severus si era alzato, buttandosi addosso la vestaglia. Non era esattamente la scelta d’abbigliamento più consona a ricevere un visitatore, ma almeno quello avrebbe capito di aver scelto un pessimo momento per presentarsi senza invito.
In salotto, già seduti sul divano aveva trovato Ron e Draco, davanti a loro un enorme scatolone avvolto di carta rossa e oro. L’auto-regalo di suo marito, senza dubbio.
“Harry ci ha chiesto di portarlo qui, è il suo compleanno, non potevamo dirgli di no”.
Poche ore dopo, quando comparve un esaltato Arthur Weasley ad armeggiare sul tetto di casa loro, per montare l’antenna, scoprì che si trattava di un televisore sessantacinque pollici.
Più volte, nei giorni successivi, svegliandosi col notiziario della BBC che vociava dal salotto, dovette trattenersi per non farlo saltare in aria.
 
Il trentun luglio dell’anno duemila quattordici giunse più in fretta di quanto si era immaginato.
“Cos’è esattamente quella diavoleria?” chiese Severus alzando la testa dal tomo che stava leggendo.
Harry aveva posizionato una grossa scatola sul tavolino da caffè, al centro del salotto, e stava armeggiando col nastro adesivo che la sigillava, per rimuoverlo.
“Sev, sul serio, quest’anno è il miglior auto-regalo di sempre,” gli replicò Harry, facendo un gesto vittorioso quando riuscì a trovare il capo dello scotch, e cominciando a tirarlo via. L’altro si alzò dalla poltrona di pelle su cui era seduto, ripose il libro da una parte, e si avvicinò al cartone, diffidente.
“Lo avevi detto anche di quella dannata televisione”.
 Strizzò leggermente gli occhi, accostandosi per poter leggere la dicitura sull’involucro:
Diffusore acustico Hi-Fi
“Questo marchingegno emette suoni?” chiese Severus, guardando il marito con aria sospettosa.
“Se dicessi in giro che sei mezzosangue, non mi ci crederebbe nessuno. Sembra che tu non abbia mai visto niente di babbano. Eppure, sono anni che provo a farti essere più tollerante” gli replicò Harry, estraendo dal pluriball una cassa scarlatta, “ha una batteria, non ci sarà bisogno di installare nuove prese elettriche”.
“E vorrei ben vedere” sbuffò Severus, dirigendosi verso la cucina, con la ferma intenzione di farsi una tazza di tè e dimenticare quell’arnese.
Harry gli trotterellò dietro allegramente, e lo cinse da dietro in vita quando lo raggiunse.
“Amore, non fare il solito brontolone. Vedrai che quando lo accenderò e collegherò il lettore mp3 ti piacerà da matti, Hermione ci ha messo un sacco di canzoni fighe” gli soffiò Harry sensuale in un orecchio.
“Il tuo lessico sta diventando sempre più simile a quelli dai gangster nei sobborghi londinesi” replicò altro, imperterrito. Appellò silenziosamente una tazza dalla credenza, con un gesto della mano, e cominciò la preparazione dell’infuso.
“Non sono sicuro che tu sappia qual è il lessico dei gangster londinesi” rise Harry, “poi non fare il sofisticato, lo so che spesso e volentieri tu e Hermione vi prendete in quanto a gusti”.
“Più tardi manderò un gufo a quella donna. Merlino, avrei dovuto cogliere il suo avvertimento, anni fa. Mi guardava stranita il giorno che ti ho sposato” sbuffò Severus, immergendo il naso adunco nella tazza, per sentire l’aroma che sprigionava il liquido al suo interno.
“Troppo tardi!” trillò felice Harry, indicando la sua fede al dito, “e comunque non vorrei demolire la tua autostima, ma quel giorno ti guardavano tutti straniti. La tua reputazione da tetro, impassibile, sadico pipistrello dei sotterranei, è crollata quando ho letto i miei voti”.
“Era rinite allergica” disse Severus riemergendo dalla tazza. Harry gli rubò un rapido bacio sulla bocca, poi corse in salotto, dal suo nuovo giocattolo. Lasciò che un sorriso tenero gli increspasse le labbra, nel segreto della cucina, irrefrenabile rigurgito del cuore.
“Scendo nel laboratorio” disse poco più tardi, indulgendo in una carezza fra i capelli indomabili, “non farti saltare in aria insieme a quest’attrezzo” aggiunse alla vista dell’uomo che armeggiava con dei cavi.
“Le pozioni mi risultano essere più esplosive dei lettori mp3, amore mio”
“Soltanto se le fai tu”.
 Severus era immerso nella preparazione di una pozione sperimentale particolarmente complicata, quando, dal piano di sopra, cominciarono a farsi udire dei suoni strani, piuttosto forti. Sospirando, gettò un incantesimo di stasi sul calderone, e si diresse per le scale. Salendo, il suono si faceva sempre più forte, e cominciava a distinguere delle parole. Era senza dubbio una canzone babbana.
I’m burning through the sky, yeah, two hundred degrees, that’s why they call me Mr. Fahrenheit
Per la barba di Merlino.
Si affacciò nel salotto e vide il marito dimenarsi a ritmo della musica incalzante, agitando la folta chioma corvina e il sedere. Certo, il lettore pp4, o come diamine si chiamava, aveva i suoi indiscutibili lati positivi. Dovette trattenere una poco caratteristica risata quando lo vide mimare veementemente un assolo con la chitarra. Di tutti i miliardi di abitanti del pianeta, solo Harry Potter riusciva a fargli quell’effetto.
Gli si avvicinò furtivamente da dietro, e lo avvolse a sorpresa in una stretta possessiva.
“Morgana indecente, mi hai fatto prendere un colpo Sev. Ero un po’ preso” esclamò lui, col fiato corto.
“Ho visto, Mr Fahrenheit, ho visto”.
Harry abbassò il volume della cassa, e trascinò giù il marito in un bacio leggero.
“Allora, almeno questo ti piace?” gli chiese con una carezza dolce.
“Diciamo che riesco a vederne dei risvolti positivi, questa volta” rispose Severus stringendolo a sé, e Harry si lasciò avviluppare nell’abbraccio.
“Mi chiedevo se, col passare del tempo, associando cose positive agli oggetti babbani, potessi finalmente arrivare a fare pace con la tua infanzia. So che questi oggetti non ti rievocano bei ricordi” gli sussurrò Harry dolcemente. Severus si rizzò improvvisamente al sentire quelle parole, gli occhi che tradivano molte sfumature di emozione.
Sì, la vita domestica l’aveva cambiato. Lo aveva ammorbidito, lo aveva reso pantofolaio, gli aveva fatto amare i giorni di pioggia, quelli in cui rientrava a casa e abbracciava suo marito sul divano. Gli aveva fatto apprezzare la condivisione degli spazi, del tempo e del futuro. Ogni tanto aveva comunque bisogno di solitudine, e allora si ritirava nel suo laboratorio, ma il bacio a fior di labbra di Harry, non appena riemergeva dalle scale, era come ricongiungersi al suo vero posto nell’universo.
Ma aveva ragione lui. Nella sua ormai lunga e felice vita matrimoniale, c’era una stanza residua, all’interno del suo cuore, che non aveva mai aperto. Una stanza buia, polverosa, piena di ricordi dolorosi come lame taglienti nella carne viva.
Severus non parlava mai della sua infanzia, non nominava mai suo padre e sua madre. Rifuggiva ogni riferimento al mondo babbano, in cui aveva vissuto gli anni più duri della sua vita.
E Harry, con il metodo meno invadente che avrebbe mai potuto immaginare, aveva tentato di esorcizzare quel dolore, di dare una bella ripulita a quella stanza.
“Harry” disse, e fu l’unica parola che riuscì ad uscire dalle sue labbra.
“E’ un primo passo. Con calma. Abbiamo tutto il tempo del mondo”.
 
 
“Merlino, siamo nel duemila venti e nessuno ha ancora inventato un caffè più potente del caffè normale” sospirò Harry, lasciandosi pesantemente cadere sul divano.
“Non vorrei deluderti proprio nel giorno del tuo compleanno, ma la pozione Rinvigorente esiste da centinaia di anni” gli disse Severus, allungando una mano pallida sulla sua coscia.
“Non è la stessa cosa, non sa di caffè” ribatté sconsolato il marito.
Severus allora si alzò, fece il giro del divano, ed estrasse un pacco da dietro alla porta che conduceva al suo laboratorio, avvolto in carta colorata. Harry lo guardò con un sopracciglio sollevato.
“Buon compleanno, Harry Potter, rovina della mia esistenza”.
Harry non badò troppo a controbattere, conoscendo fin troppo bene il marito. Si limitò a sorridergli amabilmente, afferrando il pacco e cominciando a scartarlo.
“Non ci posso credere, non l’hai fatto davvero. Non può essere… e invece sì! Oh, mio Dio, Severus, ma io ti amo!”
Fra le sue mani c’era una babbanissima cornice digitale, le loro foto, banalmente immobili, scorrevano sullo schermo.
Severus Snape era veramente cambiato.
“Ti amo anche io, Harry”.
   
 
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