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Autore: JAPAN_LOVER    18/04/2020    0 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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ARGINARE I DANNI (PRIMA PARTE)


GREGOR

Ho trascorso le ultime notti insonni per guardare i video dello scorso campionato femminile.
Devo ammettere che la formazione schierata da Pandolfi è stata studiata davvero bene, probabilmente non avrei fatto diversamente.

Resta però il fatto che quest'ultimo mi ha lasciato una bella matassa da sbrogliare e, assolutamente, devo sbrigarmi a trovare una nuova regista * per la squadra.
In questi primi giorni di allenamento insieme, ho studiato attentamente le mie giocatrici, le ho divise in due squadre cosicché, a rotazione, ciascuna di loro provasse sotto rete il ruolo di palleggiatrice.
Odio sentirmi sotto pressione, ma il tempo stringe: lo sento scorrere inesorabile e sfuggirmi fra le dita. Con le ragazze sto facendo del mio meglio. Loro mi osservano, mi seguono, non replicano mai, rimangono ermetiche, chiuse a riccio nel loro gruppo. Non riesco a entrare in sintonia con loro e questo, per un coach come me che punta tutto sul gioco di squadra, è un grosso problema.
Neanche questa notte sarà diversa dalle altre. Mi preparo a trascorrerla così, in compagnia dei filmati e del mio blocchetto di appunti, disteso comodamente sul mio letto a una piazza e mezza, a gambe sciolte, in canotta bianca e pantaloncini blu.
Suona il campanello, e sono costretto a stoppare il video su una bella azione d'attacco di Capparelli. Salto giù dal letto e raggiungo, a piedi nudi, la porta d'ingresso, chiedendomi chi possa essere alle 9 di sera. Rimango un po' sorpreso nel trovarmi davanti Paolo, con due scatoloni di pizza.
"Qualcuno ha ordinato la pizza?" il mio amico strizza l'occhio, lieto della sorpresa riuscita.
"Ultimamente sei il mio salvavita, lo sai?" rispondo, sentendo un brontolio provenire dallo stomaco.
"Lo so, lo so, ci avrei scommesso che ancora non avessi mangiato!"
Lo faccio accomodare nel mio bilocale, essenzialmente arredato ma funzionale e adatto a un giovane single come me.
Paolo prende posto al tavolo, mentre predispongo tutto l'occorrente per una cena tra due scapoli: tovaglioli, due forchette, due coltelli e un cavatappi per due birre da gustare direttamente dalla bottiglia.
Paolo deve aver intravisto lo schermo acceso del mio computer, attraverso la porta della mia stanza da letto perché, con l'aria di chi ormai mi conosce bene, sospira:
"Ero sicuro che stessi ancora visionando quei filmati!"
Mi siedo e comincio a tagliare a spicchi la mia gustosissima capricciosa.
"Domani dovrò prendere una decisione, non c'è più tempo!"
Il mio amico manda giù un sorso di birra e annuisce silenziosamente. Il suo sguardo tacito è confortevole, in qualche modo mi dice che è certo che farò la scelta migliore.
"Gregor, cerca di rilassarti. Loro percepiscono la tua tensione"
Osservo distrattamente le bollicine salire placide nella bottiglia e vorrei davvero riuscire a rilassarmi, prendere tutto con la stessa leggerezza."Lo so, ma è tutto un gran casino. Pandolfi dà forfait a pochi giorni dall'inizio della competizione, lasciandomi senza palleggiatrice e con delle ragazzette ostili e capricciose"
Paolo increspa le labbra in un mezzo sorriso, ma questa volta non trova parole di supporto e rimane con uno spicchio di pizza sospeso a mezz'aria.
"Domani prenderò una decisione e la mia scelta mi renderà ancora più impopolare ai loro occhi"
"Questo è normale - considera Paolo - nessun professionista vorrebbe ritrovarsi a dover cambiare ruolo a pochi giorni da un campionato mondiale, ma sanno che qualcuno dovrà pur farlo. Quindi, fai la tua scelta con tutta serenità!"
Bevo tutto d'un sorso la bionda aspra, strizzo gli occhi per il retrogusto pungente, e non posso fare a meno di pensare a lei . Colei che più di tutte ha dimostrato insofferenza nei miei riguardi. Quella biondina dal viso armonioso e angelico, ma dallo sguardo penetrante e impertinente.
"Paolo, di te si fidano. Confido in te, se le cose dovessero degenerare"ù"Gregor, devi solo cercare un modo per ingraziartele! - mi suggerisce - cosa ti prende? Hai sempre avuto successo con le donne, sei sempre stato un piacione , sorridi di più, sfodera tutto il tuo fascino e il tuo carisma, e saranno tue!"
E conosco bene Poalo da sapere che il suo è un po' uno scherzo e un po' un suggerimento.
"Il mio presunto fascino sembra essersi dileguato!" replico, stringendomi nelle spalle.
"Punta a fare breccia su Lucia Capparelli, la capitana ha una forte influenza sulle altre. Vedrai che una volta che avrai conquistato la sua fiducia, tutto il resto verrà da sé!"
Ed è questa la nota dolente!
"La fai facile, peccato che la capitana è la più terribile. Quando mi vede, sembra che cambi faccia! Si può sapere cos'ha contro di me?"
"Addirittura? Ma vi conoscevate già?" domanda Paolo, stranito.
"Assolutamente!" alzo le mani, come scottato.
"Prova a cambiare strategia - riesce a consigliarmi soltanto - finora la tattica del coach autorevole non ha funzionato molto, prova a scendere al loro livello. Diventa loro amico"
Fare la parte dell'amico? Questa nuova prospettiva mi scuote un pò dal torpore in cui mi sono chiuso.
"Già, forse devo cambiare atteggiamento!"
"Almeno provaci!" ammicca Paolo, fiducioso.

°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°

Il rumore insistente del pallone rimbomba per tutto il Palasport.
Comodo nella mia tuta blu, osservo le prove appena fuori dal campo.
Sei contro sei, a dividerle c'è solo la rete di due metri, e ringrazio il cielo che almeno tra loro formano un gruppo compatto e unito. In questo momento, le due squadre si fronteggiano con Camilla Bigonciari sotto rete in un campo e Giulia Mandelli nell'altro.

Cristina Deledda in battuta. La ragazza dalla carnagione olivastra e dai capelli mogano raccolti in una crocchia serve la palla con violenza e precisione. Dall'altra parte, riceve De Brasi che indirizza la palla non troppo alta a Bigonciari, la quale alza in bagher per Capparelli, che infine attacca senza trovare ostacoli.
La capitana sfoga il suo sforzo lanciando un urlo e contraendo i pugni verso l'alto, e viene celebrata dalle compagne con un urlo liberatore. Io le faccio un cenno di assenso, e incito tutte a proseguire.
Bigonciari è piuttosto brava come palleggiatrice, l'avevo individuata fin da subito e inserita tra le potenziali alzatrici.
Quindi, continuo a seguire il loro gioco. Questa volta a servizio c'è la capitana. Appena fuori dalla linea del campo, Capparelli tasta il pallone facendolo rimbalzare un paio di volte sul parquet, poi lo solleva, prende la piccola rincorsa, salta e batte con forza.
Dall'altra parte, la palla viene intercettata da Deledda, la quale la passa a Mandelli, che a sua volta alza in favore di Rossella Certini per l'attacco. Certini è una diciannovenne molto promettente, un'altra ragazza vispa con gli occhi azzurri e una lunga treccia corvina. La schiacciata di Certini viene però intercettata dalle avversarie, che contrattaccano ancora una volta con il capitano.
A difesa, Mandelli e le sue compagne saltano a muro, però non riescono in alcun modo a contenere la palla. Mentre Capparelli e le compagne esultano nella loro metà campo, mi avvicino con discrezione a Mandelli.
"Giulia, quanto sei alta?" le domando affabilmente, chiamandola per nome.
Cerco di ridurre le distanze fra me e loro, proprio come mi ha suggerito Paolo. Questo non garantisce alcunché, ma voglio assolutamente provarci.
Lei mi guarda intensamente, un po' stordita per la fatica e un po' intimorita dalla mia imponente presenza.
"Coach... 1, 76 m..." risponde la ragazza rossa con il viso tempestato di graziose lentiggini.
Lei è minuta, una delle ragazze più basse in squadra, non ho dubbi che sia un libero. Lo avverto che un po' teme la mia vicinanza, ma faccio il possibile per metterla a suo agio.
"Bene, quando salti ti conviene calcolare meglio i tempi - le suggerisco - prima, quando Capparelli ha schiacciato, tu hai tardato troppo prima di saltare con le mani al muro. Prova a piegarti di più sulle ginocchia"
Lei flette un po' le ginocchia e salta, simulando l'azione.
"Di più, piegale di più!" insisto, serafico.
Lei tenta e ritenta, ma è evidente che tiene i muscoli delle gambe troppo contratti. Allora con la massima delicatezza le cingo i fianchi, mentre le mie dita l'accompagnano nel giusto movimento.
"Così..." le mostro, con tatto.
Quando sollevo lo sguardo, mi accorgo che due grandi occhi nocciola dall'altra parte del campo hanno seguito con circospezione ogni mio movimento. Per un lungo attimo, quelle fessure incandescenti mi inchiodano e mi sento come atterrito da quello sguardo pietrificante.
Ma che diamine? - sussulto - ancora lei!
Come scottato dalla violenza di uno schiaffo, non faccio più caso ai salti a rete della ragazza rossa che mi è accanto. Solo dopo un pò il sorriso e le parole riconoscenti di Giulia Mandelli, mi distolgono dallo sguardo ostile di Lucia Capparelli:
"Grazie tante, coach!"
"Prego... - sibilo in risposta, tornandomene fuori dal campo - avanti, continuate!"
Dovrei sentirmi fiero e appagato. Finalmente ho ricevuto una risposta da parte della mia squadra, ma nemmeno questo, nemmeno il sorriso di Giulia riesce a rendermi felice come dovrebbe. E non posso non sentirmi turbato da quanto è appena accaduto: è vero che non ho più a che fare con una squadra maschile, ma non ho fatto nulla di male. Nessuna malizia, nessun pensiero impuro mi ha attraversato la mente, mentre guidavo una mia allieva nei giusti movimenti. Davvero, io non ho nulla di cui giustificarti, eppure quelle pupille color gianduia mi hanno messo implacabilmente sotto accusa. Assurdo.
Solo quando Lucia Capparelli torna a concentrarsi sulla palla, riesco a rilassarmi e a tornare a respirare normalmente.
Ancora un pò e comunicherò alla squadra, chi di loro sarà la nuova palleggiatrice, la nuova regista della nazionale italiana femminile.
Vado in panchina, ancora sgomento, e svuoto tutta d'una volta la bottiglietta d'acqua minerale. Ho bisogno di ossigenarmi, di riprendermi dall'assurdità di quel momento.
Il mio amico Paolo è sommerso nelle formalità. Mentre io tento di addomesticare quelle leonesse, lui deve occuparsi della burocrazia e di curare i rapporti con l'esterno.
"Sono usciti i calendari!" mi annuncia.
Sgrano gli occhi e dimentico tutto, dimentico la difesa al muro, il sorriso di Mandelli, persino lo sguardo inceneritore di Capparelli.
Con impazienza, strappo dalle mani del mio amico i fogli e dalle sue labbra un sorriso divertito.
"Direi, che ci è andata bene!" mi anticipa, prima ancora che io riesca a scorrere i calendari.
"Meglio di quanto sperassi - confermo, alzando lo sguardo al cielo profondamente grato - nella prima fase dobbiamo affrontare il Cile, l'Azerbaigian e il Canada"
"Poteva andarci molto peggio. A parte il Canada a me sembrano tutte squadre piuttosto abbordabili..." osserva Paolo, fiducioso.
Io annuisco, il mio unico obbiettivo è qualificarci alla seconda fase. Non spero nella terza e men che meno nella semifinale. Con una situazione di partenza del genere, sarà già un successo passare la prima.
Ormai, il rimbombo delle pallonate non è che un sottofondo ovattato al nostro scambio di chiacchiere.
"Hai scelto, vero? Chi sarà la nostra palleggiatrice?" mi chiede Paolo, curioso.
"Bigonciari. È brava ed è molto in sintonia con le sue compagne, le capisce al volo e soprattutto riesce a concentrarsi sul suo gioco e a tenere contemporaneamente sotto controllo i movimenti delle avversarie, dall'altra parte del campo. Capisce a chi indirizzare la palla, per l'attacco.
Finora la percentuale delle sue azioni di successo sfiora il 90%, contro l'87% di Capparelli e l'84% di Deledda"
Paolo emette un fischio di stupore per il mio calcolo in percentuale, e poi osserva:
"Capparelli ci serve in attacco"
"Si, lo so - rispondo - ed è per questo che in caso di infortunio o chissà quale altra calamità, l'alzatrice di riserva sarà Deledda! Fortunati come siamo, non voglio lasciare niente al caso"
Lo vedo reprimere una risata, siamo stati tutt'altro che fortunati fino a questo momento. Si alza dalla sua postazione, mi dà una pacca amichevole sulla spalla e si congratula:
"Mi sembra un'ottima scelta!"
"Più di così non so cosa inventarmi!" concludo seccamente e con tutta sincerità.
Con un fischio, richiamo le ragazze in panchina per una pausa.
Sono sudate e con il respiro lievemente affannato, ma ancora piene di energie. Si idratano scolandosi intere borracce d'acqua e si rifocillano con bevande energetiche ricche di sali minerali. Quindi, ne approfitto per comunicare loro le buone nuove.
Con un colpo di tosse, Paolo richiama la loro attenzione. È emozionato, non vede l'ora di comunicare loro le buone nuove, mentre io temo davvero tanto il momento in cui nominerò ufficialmente il nome della nuova alzatrice. Il mio amico prende subito la parola:
"Dunque, abbiamo qui i calendari della prima fase. Siamo nel girone B, insieme al Cile, all'Azerbaigian e al Canada, tre squadre non molto impegnative, ma assolutamente da non sottovalutare" dice Paolo.
Le vedo sorridere, proprio non riescono a fare a meno di battere le mani e di commentare fra loro, con un chiacchiericcio, la notizia appena giunta.
"Ottimo, coach!" esulta Deledda, stingendo i pugni verso l'alto.
"Si, ma non cullatevi! Soprattutto tu, Cristina, che, spesso e volentieri, tendi a cullarti sugli allori" la rimbecca scherzosamente Paolo, mentre lei gli risponde confidenzialmente con una linguaccia.
E ora è il mio turno. Ringrazio tra me Paolo, sta proprio bene che lui, già molto amato e benvoluto dalle ragazze, faccia il portatore delle buone nuove, mentre io che mi sento ancora un corpo estraneo  all'interno di questa squadra, faccia l'annunciatore di quelle cattive.
Quindi, mi armo di coraggio e prendo la parola:
"Domani vi distribuirò i calendari e il programma per la partenza. Adesso torniamo a noi. Non mi è stato facile arrivare a questa scelta, ma i tempi stringono ed era ora di prendere una decisione. La nostra palleggiatrice di punta sarà Camilla Bigonciari, la seconda in sostituzione, avremo Cristina Deledda."
Silenzio, solo qualche sospiro di sollievo lambisce l'atmosfera rarefatta. Deledda alza gli occhi al cielo, ma smorza subito la tensione:
"D'accordo, coach!"
Invece, Bigonciari, contrariata, mantiene uno sguardo basso sul pavimento e proprio non riesce a guardarmi. È lampante che non si senta lusingata dalla mia scelta, e chi la biasimerebbe, parliamo della competizione più importante del mondo nella quale non giocherà nel ruolo per cui si è duramente allenata.
"Bigonciari?"
Lei annuisce e per un attimo i suoi occhioni azzurri si incatenano ai miei, grigi e intensi.
"Ricordiamoci, ragazze, il bene della squadra viene prima di tutto! - interviene Paolo, come a voler placare gli animi - se serve, dobbiamo essere disposti a tutto, anche a sacrificarci. Vogliamo puntare a questa medaglia, sì o no?"
Le ragazze sollevano i pugni e intonano uno strano grido, che deve essere il loro urlo d'incitamento, ed esortate dal mio secondo tornano in campo.
Paolo torna da me e mi poggia una mano sulla spalla.
"Non ti tormentare, vedrai ti ringrazieranno una volta scese in campo!"
Sospiro profondamente, poco convinto, e spero che prima o poi capiranno che davvero non avevo altra scelta.

   
 
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