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Autore: JAPAN_LOVER    18/04/2020    0 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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ARGINARE I DANNI
(Seconda parte)

 

LUCIA

Sono ancora scioccata per quello che è accaduto una settimana fa, per quello a cui io e Cristina, nostro malgrado, ci siamo ritrovate ad assistere. Forse è per questo motivo che oggi non sono riuscita a sorvolare sull'approccio di Startseva, su quelle sue grandi mani finite addosso a Giulia. Ci mancava un altro depravato!
Siamo state così bene in quei pochi giorni di allenamento con Paolo, prima che nominassero Gregor Startseva sostituto di quel porco di Pandolfi. Mi chiedo se fosse davvero necessario ingaggiare un nuovo allenatore quando ne abbiamo già uno valido, il nostro buffo e adorato Paolo!
"Stronzo! – Camilla scandesci con foga ogni singolara parola – è proprio uno stronzo!"
La sua voce stizzita ci accompagna, mentre attraversiamo il lungo corridoio per rientrare nello spogliatoio.
Con l'asciugamano, mi tampono bene la fronte imperlata di sudore e non posso fare a meno di concordare con la mia compagna. Startseva è un egocentrico, un presuntuoso, uno preoccupato per la sua carriera fino all'ossessione...veramente uno stronzo!
Entriamo finalmente nello spogliatoio e non vedo l'ora di gettarmi sotto la doccia e scrollare di dosso la fatica di una dura giornata di allenamento. Mi siedo sulla panca e per prima cosa mi libero delle ginocchiere bianche. Le faccio scivolare a terra, prima la destra, poi la sinistra...il fulcro della mia indispensabile corazza.
"Smettila di piagnucolare, Camilla! La stai facendo lunga!" taglia corto Rossella, sciogliendosi la traccia corvina.
Scalcio via le scarpe da tennis bianche, mentre seguo passivamente i discorsi delle mie compagne di squadra.
"Tu la fai facile! – replica con forza Camilla – non sei tu quella mandata allo sbaraglio. Io non sono una palleggiatrice, sono una schiacciatrice! Ho 25 anni, sono nel cuore della mia carriera e, vedermela rovinare in questo modo, permetti che mi fa rabbia"
"Anche io sono nella tua stessa situazione – osserva Cristina, senza entusiasmo – quando Startseva vorrà metterti in panchina o se ti dovesse capitare qualcosa, ci andrà di mezzo anche la mia carriera. Quindi abbozziamola, per favore, non possiamo farci niente!"
Ridacchio nel vedere Camilla toccarsi una tetta, in segno scaramantico di spergiuro.
"Giusto, atteniamoci alle direttive del boss !" sibilo, con tono canzonatorio.
"Lasciate in pace il coach Startseva – cinguetta sorniona Giulia, mentre sfila già nuda verso le docce – ha fatto la scelta migliore! Nessun'altra di noi è in grado di ricoprire quel ruolo. Vogliamo provare a vincerlo questo mondiale, oppure no?"
Vedo la mia amica Cristina inarcare maliziosamente un sopracciglio e inchiodare la rossa:
"Wow, Startseva ha già una super fun!"
Giulia ghigna maliziosa e fa spallucce:
"E che male c'è?" replica, mentre la sua schiena candida e sinuosa sparisce dentro una delle cabine doccia.
"Non è male... a me sembra piuttosto bravino! Scolastico, pignolo, ma bravino! Da qui ad amarlo ce ne vuole, però credo che stia dando il massimo" osserva Rossella.
"E' solo un mercenario! – sbotto, stufa di tutte quelle chiacchiere su quell' elemento – a me sembra solo concentrato su sé stesso, quello che gli preme di più è non fare brutta figura!"
"Tu lo detesti – mi incalza Cris divertita – neanche a me sta molto simpatico, però sembra andare d'accordo con Paolo, credo che siano amici, forse non è così male come sembra"
"Paolo è un angelo, neanche la persona più orribile del mondo riuscirebbe a non andare d'accordo con lui!"
"Ma vaaa!" mi rimbecca Cris, trascinandomi nella doccia.
Rido. Ho ancora il reggiseno sportivo addosso, e faccio appena in tempo a liberarmene prima che quelle gocce calde e concilianti raggiungano la mia pelle morbida e chiara .

°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°

Sono già pronta. Come ogni sera, aspetto fuori dagli spogliatoi Cris, Camilla e Rossella per raggiungere la metro. Anche se ormai è estate e le giornate sono più lunghe, evito di prendere da sola i mezzi pubblici dopo una certa ora.
Usciamo insieme dal palazzetto e ci incamminiamo verso il cancello. Ancora accaldata mi stringo nella felpa nera, e calo sulla testa il cappuccio dopo un'inavvertita folata di vento.
Camilla ancora non riesce ad accettare la scelta di Startseva, non riesce proprio a digerire la scelta ricaduta su di lei.
"Preferivo di gran lunga Pandolfi, sapete? – insiste, mentre insieme usciamo dal Palasport ormai semideserto – era rigido quanto volete, ma almeno ogni tanto dava qualche soddisfazione!"
Io e Cris ci lanciamo una tacita occhiata, su questo avremmo molto di cui dissentire con Camilla. Lei non ha idea di che persona viscida fosse davvero Pandolfi.
"Pandolfi ci faceva filare dritto, era un generale! A me non manca affatto!" replica Rossella, incrociando strette le braccia al petto.
" Nel 2006 ho vinto medaglia d'argento ai mondiali di Londra, nel 2008 medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio De Janeiro, nel 2010 medaglia d'oro agli Europei bla, bla, bla... ma chissenefrega?" Camilla imita sfrontatamente le parole di Startseva nel suo primo giorno di allenamento.
Ridiamo crudelmente, un po' come facciamo noi ragazze quando ci coalizziamo, varcando il cancello di ferro battuto. Ma il riso muore sulle nostre labbra quando vediamo lì, accanto all'inferriata, proprio Gregor Startseva.
Quelle profonde iridi grigie si posano su di noi, in uno sguardo assolutamente indecifrabile, e non abbiamo dubbi sul fatto che abbia sentito tutto.
Ci sentiamo raggelare e sbianchiamo tutte. Rimango caparbiamente a testa alta, ma persino io ho perso in un colpo solo tutta la mia spavalderia.
Camilla, pallida come un cencio, vorrebbe reagire ma le parole le si strozzano nella gola.
Startseva non proferisce nemmeno una parola, rendendo il nostro atto meschino ancora più mortificante. Prende tranquillamente da terra il suo borsone da palestra, ci volta le spalle e, a passo lento ma deciso, raggiunge la sua auto, posteggiata tutta solitaria nel parcheggio
"C...coach! Coach Startseva, aspetti...!" riesce finalmente a dire Camilla, mortificata come non mai.
Lui la ignora, sale in macchina e sparisce imboccando il viale.
Rimaniamo tutte atterrite, completamente senza parole. Solo dopo lunghi attimi, Cris riesce a spezzare quel silenzio imbarazzato, con una delle sue uscite sprezzanti
"Bella figura di merda, ragazze!"
"Mortificante!" conferma Rossella, deglutendo vistosamente.
Solo io non riesco ad ammettere il nostro sbaglio, o meglio, sono troppo fiera e orgogliosa per manifestarlo apertamente. Eppure, solitamente non sono una ragazza così ostinata, ma Startseva rappresenta tutte le ferite fresche che ancora mi pulsano vive nel petto.
Ogni giorno la sua presenza in palestra mi ricorda Mirko e il suo tradimento, nonché quella feccia di Pandolfi. Inconsapevolmente, Startseva mi ripropone tutto quello che mi è andato storto nell'ultimo burrascoso periodo.
"Ragazze, su andiamo, si sta facendo tardi!" le esorto semplicemente, mentre la luna si staglia ormai alta sul Palasport, tingendo tutt'attorno di notturno cielo.

°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°•°

Entro nel palazzetto di buon mattino. Sulle spalle porto il peso del borsone e so già che sarà un'altra giornata impegnativa. Ormai siamo agli sgoccioli.
Questa notte non ho riposato bene come avrei dovuto fare a pochi giorni dalla partenza per il Giappone. Mi sono girata e rigirata nel letto in continuazione, cercando di immaginarmi che tipo di atmosfera avrebbe regnato quest'oggi in palestra.
Passando per il corridoio, noto con la coda dell'occhio Camilla e il suo caschetto scuro.
"Camiii!" la chiamo, ma lei non mi sente.
Allungo il passo per raggiungerla ma lei, con lo zaino in spalla e un sacchetto tra le mani, entra direttamente in palestra, senza passare prima per gli spogliatoi.
Mi avvicino, ma sento quella voce e mi blocco.
Rimango ferma dove sono, proprio dietro la porta, incapace di proseguire fino allo spogliatoio. Una strana curiosità mi costringe a restare lì in ascolto.
"Cosa significa?"
La voce di Startseva è particolarmente glaciale, sembra quasi infastidito.
"La prego, Coach..." la voce di Camilla è rotta, supplichevole.
"Questo è veramente troppo, siamo all'assurdo!" replica lui, perentorio.
"La prego, Coach, mi dispiace. Questo è solo un piccolo modo per scusarmi!"
"Non mi va di accettare, veramente!"
"Mi vergogno per ieri sera, sono stata sciocca e infantile!" Camilla è mortificata, al limite delle lacrime, tanto da far sembrare Startseva quello spietato.
C'è una piccola pausa di silenzio carica di tensione che a me, nascosta lì dietro, sembra davvero un'eternità. Quasi comincio a temere che mi abbiano scoperta.
"Non tollero questo tipo di comportamento nella mia squadra, non è questo l'atteggiamento che mi aspetto da voi. Non mi va proprio di passare per allenatore-despota, c'è un motivo se tra 12 ragazze ho scelto te. Ti dirò una cosa, Bigonciari, non sei tu quella che rischia di più in questo mondiale, hai 25 anni e hai tutto il tempo per riscattarti e credimi, lo farai, perché hai tutte le carte in regole per riuscirci. L'ho visto. Qui, sono io quello che ha solo da perdere dall'esito di questo campionato. Ho 34 anni, e molto più di voi ho a che fare con la Federazione e la stampa, che ti esaltano se hai successo e ti accantonano al primo fallimento. Cara Camilla, te lo dico per esperienza, sei l'unica in questa squadra in grado di sostituire la palleggiatrice e avrai tutto il tempo di dimostrare al mondo quanto vali. Quindi, ve lo chiedo per favore, veniamoci incontro, cerchiamo di collaborare. Una squadra che punta sull'unità è una squadra che può puntare a vincere!"
Ascolto quel lungo fluire di parole, che mi mette quasi i brividi. Le sue parole, la sua voce ferma e intensa. Sembra davvero che stia parlando con il cuore in mano.
"Adesso mi sento uno schifo ancora di più – risponde Camilla, a fil di voce – Coach, ha la mia parola, ce la metteremo tutta anche per lei!!"
Ancora un altro silenzio, che però questa volta mi sembra più rilassato.
"Al cioccolato o ai mirtilli?" domanda infine lui, spiazzandomi anche questa volta.
"Al cioccolato bianco e nero, Coach!" ride la mia compagna, e questa volta la sua voce è pregna di gioia.
Sento il rumore della carta accartocciata, e poi vedo Camilla uscire di corsa dalla palestra e sfrecciare verso il fondo del corridoio. Lei non mi ha visto, ma io ho notato un sorriso spuntare delle sue labbra.
Tiro un sospiro di sollievo, mi faccio ancora più piccola e cerco di attendere qualche attimo, prima di sgattaiolare a mia volta verso i. corridoio.
"Non lo sai che è cattiva educazione origliare le conversazioni private altrui?" la voce di Startseva mi manda in defibrillazione.
Vorrei sprofondare, ancora una volta quell'uomo ha la capacità di farmi sentire piccola. Io che sono una campionessa, una spilungona di 1,90 m mi sento minuscola davanti a lui.
A malincuore esco dal mio vergognoso nascondiglio, non ha più senso nascondersi.
"Mi sono ritrovata ad ascoltare per caso!" replico, varcando la porta blindata color verde acqua della palestra.
Lui è in piedi, proprio di fronte a me, con un grosso sacchetto bianco. In mano ha un dolcetto che conosco molto bene, uno dei famosi muffin di Camilla, che lui gusta golosamente.
"Mhm, davvero?" domanda masticando.
"Davvero!"
"Beh, allora sappi che il discorso che ho fatto a Bigonciari vale anche per te, anzi, vale per tutte quante voi!" mi risponde secco.
"Va bene!" rispondo io, semplicemente.
I suoi occhi grigi mi scrutano, sembrano proprio gli occhi di un falco. Profondi, intensi, cupi. Si vede lontano un miglio che non ha origini italiane, nonostante parli la nostra lingua alla perfezione.
Onde corvine incorniciano un viso diafano ma reso deciso dalla mascella volitiva, devo ammettere che è davvero un bell'uomo.
Tanto bello, quanto odioso! – non posso fare a meno di pensare."Va bene? – mi incalza – lo dici per via della bella parodia che ieri avete fatto di me o perché vi siete finalmente convinte a giocarvi questo mondiale?"
E' duro ma ha ragione, sin dall'inizio non siamo state molto amichevoli nei suoi confronti e io ancor meno delle mie compagne.
"Il motivo fa differenza?" trovo il coraggio di dire, ma la mia voce è malferma e tradisce tutta la mia tensione.
"No, non fa differenza, mi basta che vi siate decise a collaborare. Santo cielo, vi abbandonano il coach e la palleggiatrice in un colpo solo e voi vi mettere a fare le ragazzine capricciose? È incredibile, io sto solo cercando di arginare i danni!"
I nostri occhi sono incatenati, ma io vacillo. Lo fronteggio, lui è più alto di me di appena qualche centimetro, ma ugualmente mi ha il potere di atterrirmi.
"Collaboreremo!" è una promessa.
La mia voce è un sussurro, sto facendo una fatica pazzesca a sorreggere il suo sguardo.
"Grazie!" e mi sembra veramente sollevato.
Non so se sia più grato a me o al cielo, ma adesso sembra più sereno, rilassato... fiducioso.
Mi lasco distratte dalle voci delle mie amiche che corrono cariche lungo i corridoi. Guardo un'ultima volta Startseva e, senza proferire parola, raggiungo il resto della squadra negli spogliatoi.

 

   
 
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